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Pellegrinaggio
sui passi del Beato Chaminade
a 250 anni dalla nascita.
1761-2011
Maria segno
della presenza di Gesù
vincitore.
3-11 agosto 2011
di P. Pierangelo
Casella
Prendere l’aereo e volare in Francia sembra
effettivamente spostarsi in poco tempo
non solo geograficamente da una nazione
all’altra, ma anche storicamente nei secoli
passati alla ricerca di una persona
importante nella nostra vita.
Ripercorrere i luoghi in cui è vissuto Guglielmo
Giuseppe Chaminade
significa anche conoscere le diverse tappe della
sua vita con la sua ricerca di senso,
in un contesto storico molto ostile tanto da
sembrare di fare naufragare più volte ogni
speranza.
Il brano del Vangelo (Mt 14, 22-33) in cui gli
apostoli attraversano il mare di Galilea dopo una
giornata vissuta intensamente con Gesù,
presenta la difficoltà dell’attraversata per il
sopraggiungere della notte e del vento contrario
e l’assenza di Gesù che si trova sul monte a
pregare,
ma verso l’alba quando Gesù si avvicina a loro
camminando sulle acque, gli apostoli si
spaventano e gridano di paura…
Quanto assomiglia alla nostra vita l’esperienza
degli apostoli!
Guglielmo Giuseppe Chaminade aveva visto la
luce di questo mondo e della fede a Périgueux
e aveva incominciato a seguire Gesù fin
dall’infanzia con una fede salda acquisita in una
casa in cui il Vangelo era luce per ogni scelta di
vita,
e così Guglielmo Giuseppe percorse le varie tappe
della sua crescita alla ricerca della volontà di
Dio giungendo a consacrarsi a Lui totalmente.
La sua consacrazione trova così il fondamento nella
fede certa del credo professato in famiglia e
ricevuto con la fede del Battesimo,
trova la sua ispirazione in Maria che ha sempre
guidato la devozione non solo della sua famiglia
ma di tutto il popolo di Dio,
che la venera sempre come la donna scelta da Dio
per realizzare il disegno della redenzione,
trova il modo di realizzare la sua risposta di lavorare
per l’avvento del Regno di Dio facendo alleanza
con Maria
e vivere così la missione come realizzazione
dell’invito di Maria: “fate tutto ciò che Gesù vi dirà”.
La Vergine del Santuario di Verdelais
era entrata nel suo cuore di giovane
e ne aveva reso forte la fede in Dio,
guidandolo ad affidarsi totalmente a Gesù
che compie miracoli
per rendere idonei i suoi discepoli
a camminare sulla via della sua sequela.
I tempi storici difficili della sua formazione a
Mussidan e poi della sua missione a Bordeaux,
non gli impediscono di vivere la sua
consacrazione e continuare la missione ricevuta.
Diverse volte si è trovato sul punto di credere finita
la missione ricevuta per le potenze del male che
minacciavano direttamente la sua vita fisica
tanto da dover intraprendere la via dell’esilio.
Ma proprio davanti alla Vergine del Pilar a
Saragozza, in un contesto di estrema debolezza,
vede il segno che ispirerà la grandezza della
missione di Maria che coinvolgerà la sua vita e
quella dei suoi figli.
Se questa missione è grande e magnifica è perché
si sente chiamato da Maria a correre ovunque lo
chiamerà.
Lei è la Donna vestita di sole a cui è riservata la
vittoria sul male che minaccia il mondo.
Ritornato a Bordeaux vedrà la Provvidenza
mettergli sul suo cammino una comunità di
discepoli
pronti a vivere il carisma di rendere presente nella
Chiesa un popolo di santi:
comunità di fede in cui il Vangelo è vissuto come ai
tempi delle prime comunità cristiane.
La fragilità degli uomini e le debolezze dei suoi figli
non riusciranno tuttavia a estinguere il carisma
che Dio ha suscitato nella Chiesa tramite lui, ma
ne evidenziano ancora meglio la grandezza del
dono di Dio.
Così Guglielmo Giuseppe nell’ultima parte della
sua vita ha preferito portare su di sé le
conseguenze degli sbagli dei figli piuttosto che
cedere al male, tutto mette nelle mani di Dio.
Ripercorrere la vita del Beato Chaminade ha
suscitato nel mio cuore la gioia dei momenti
belli in cui ho sentito la presenza del Signore
che ha guidato la mia vita,
dall’infanzia in un contesto cristiano alla fede
ricevuta in famiglia, dalla formazione attraverso i
religiosi marinisti alla maturazione della
vocazione
fino alla consacrazione a Maria nella Società di
Maria, dalla missione insieme a tanti fratelli alla
vita vissuta in comunità di fede e di servizio.
Le difficoltà della vita religiosa di oggi sembrano
aggredire la gioia del dono proprio della fede e
smorzare la speranza del compimento del
progetto di Dio,
il pericolo di vedere dileguarsi il segno che era
apparso all’orizzonte della nostra vocazione e
che aveva riscaldato il nostro cuore,
sembra minare dall’interno la fiducia di fare
qualunque cosa Gesù ci dica, fiaccando così le
forze per una rinnovata missione.
Ma percorrere i passi del Fondatore ha ridato
anche a noi la gioia di attingere alla sorgente da
cui lui stesso ha bevuto,
lasciandoci riscaldare il cuore dalla presenza di
Maria la cui fede non venne mai meno,
neppure quando la vittoria della morte sembrava
aver annientato la speranza del compimento
della promessa.
Se la potenza di Maria non è diminuita è perché lei
è il segno che Dio stesso ha posto sul nostro
cammino come segno di vittoria, la Chiesa intera
guarda a lei come meta del suo cammino verso la
Gerusalemme del cielo.
Vivere la propria consacrazione a Maria
come Marianisti
significa credere
che le nostre deboli forze sono al suo servizio,
al servizio della sua vittoria
su ogni male in noi e nel mondo!
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