Elisa Zilio, Martina Nibbi, Alice Asnaghi, Pietro Fusi
Perché investire nella scienza?
E’ davvero il caso di spendere
grosse cifre per ambiziosi
programmi di ricerca scientifica
che, apparentemente, non
comportano nessun beneficio
per l’umanità?
Ma quali sono le ragioni
per investire in grandi
ricerche scientifiche
non direttamente
correlate al benessere
umano?
La ricerca medica è indubbiamente
fondamentale per la crescita
economica e il miglioramento
della qualità di vita.
Tecnologie “secondarie” ricavate dal contesto di una ricerca più ampia
Queste tecnologie secondarie sono spesso citate dai promotori di grandi programmi di ricerca,
dato che, quando si realizza un progetto da zero non tutta la tecnologia necessaria è
immediatamente disponibile. Occorre perciò investire in ricerca e sviluppo di tutta una serie di
tecnologie propedeutiche al raggiungimento del risultato finale.
Al CERN di Ginevra sono nati molti strumenti che oggi usiamo ogni giorno, basta pensare al World Wide
Web (WWW) che proprio a Ginevra 20 anni fa è stato inventato da uno degli scienziati del centro.
La tecnologia touchscreen è nata sempre al CERN, e se vogliamo fare un esempio più direttamente collegato
al nostro benessere, la risonanza magnetica che è oggi routine in tutti gli ospedali è stata sviluppata al CERN
Grandi programmi scientifici offrono migliaia di posti di lavoro, basti pensare al
programma Apollo che, al suo apice, dava lavoro a circa 400.00 persone.
Non bisogna dimenticare poi l’industria dell’indotto, gli spin-off tecnologici danno
spesso vita a nuove industrie e stabilimenti di ricerca privati che danno a loro
volta lavoro a centinaia o migliaia di persone.
Per fare un esempio, LHC ha portato alla nascita fiorenti aziende di
superconduttori, criogenica, informatica...
I soldi spesi in questi progetti non vanno insomma persi, gli esperti pensano che
per un euro investito nei programmi di ricerca spaziali se ne guadagnano 6!
Intrattenimento
Istruzione
Un altro aspetto dell’occupazione derivata dalla ricerca scientifica consiste
nell’intrattenimento della popolazione.
Documentari, riviste, blog e siti “campano” sulle scoperte scientifiche che, nel
bene o nel male, colpiscono l’opinione pubblica.
Ciò significa altri posti di lavoro, ma all’intrattenimento è collegato un altro punto
ancora più importante:l’istruzione.
Per esempio, come il programma spaziale Americano, culminato con il primo
allunaggio nel 1969, ha stimolato intere generazioni a dedicarsi a studi scientifici
e ciò ha permesso, in prospettiva, di realizzare altri clamorosi successi come la
stazione spaziale internazionale.
Molti di quei ragazzini che nel 69 guardavano stupiti Armstrong piantare la
bandiera a stelle e strisce nel suolo lunare meno di vent’anni dopo lavoravano
alla NASA.
Se gli Stati Uniti hanno speso miliardi, dagli anni 50 in poi, per i
programmi di esplorazione spaziale umana, era eminentemente
per motivi di prestigio.
La corsa allo spazio che vide USA e URSS competere per oltre
trent’anni in una serie vertiginosa di successi fu possibile perché
le due superpotenze volevano così dimostrare la loro superiorità
sull’altra.
E, nonostante i tempi della Guerra Fredda abbiano lasciato il
passo alla cooperazione internazionale, gli Americani non sono
per nulla soddisfatti della decisione di Obama di mandare in
soffitta gli Shuttle: dipendere dalla Russia sembra un grosso
smacco.
Cooperazione internazionale
Da sempre la scienza “spinge” alla cooperazione tra nazioni,
perfino durante la Guerra Fredda gli scienziati dei due blocchi si
incontravano in convegni per discutere le loro ultime scoperte.
Tutti i grandi programmi scientifici recenti sono fondati sulla
cooperazione internazionale, come l’LHC e tutte le missioni
spaziali Europee, ciò riduce di molto la spesa di ciascun paese,
dividendola tra più stati, massimizzando i guadagni
Per questo anche la futura missione umana su Marte sarà
realizzata con una grande partnership internazionale.
Europa
Asia
America
Italia
Per quanto riguarda gli investimenti nella
ricerca scientifica, non ci sono dubbi che l’Italia
sia parecchio indietro rispetto agli altri paesi
dell’UE.
Mentre la media Europea viaggia con il 3%
circa del PIL nella ricerca, l’Italia non
raggiunge neanche l’1%
Inoltre, in questi pochi progetti di ricerca non
mancano mai gli sprechi e i fallimenti.
Non sorprende dunque l’alto tasso di giovani
che, dopo la laurea, “fuggono” all’estero, dando
vita al famoso fenomeno chiamato “fuga di
cervelli”.
Negli ultimi 10 anni il numero di
espatri sono diminuiti, ma è anche
cambiato il profilo dell’emigrante
italiano:
Dal 2001 al 2010, i cittadini italiani
emigranti senza titoli di studio o con
la licenza media sono passati da
29.343 a 24.734
Quelli diplomati da 13.679 a 8.535
Mentre quelli laureati sono
aumentati da 3.879 a 6.276.
Sono molte le cause che spingono un giovane a trasferirsi all’estero, ma le
principali sono:
•
I laureati italiani che lavorano a tempo pieno all’estero guadagnano circa
500 euro più dei loro connazionali rimasti in patria
•
All’estero esistono migliori possibilità di formazione post laurea, e circa un
quinto degli emigranti hanno intrapreso un dottorato di ricerca all’estero
•
Oltre ad essere meglio retribuiti, a parità di formazione i posti di lavoro
all’estero sono più prestigiosi e più numerosi di quelli italiani.
Il fenomeno della fuga di cervelli non è presente solo in Italia, ma
anche nel resto del mondo.
Il vero problema sta nel fatto che se da un lato il paese perde giovani
laureati che potrebbero largamente contribuire allo sviluppo dello
stato, dall’altro accoglie gli immigrati i quali, per la maggior parte,
provengono da paesi più poveri e spesso non sono istruiti.
Altri paesi, come Stati Uniti, Canada o Francia, cercano in tutti i modi
di trattenere i propri cervelli, ma allo stesso tempo ne attirano altri,
selezionando molto l’immigrazione.
Italia e il Bosone di Higgs (1)
Italia e il Bosone di Higgs (2)
Un acceleratore di particelle anche in
Italia
Scoperta Italiana sul Grafene
Ricerca e Sviluppo: Italia ai livelli della
Bulgaria
Verso il rene artificiale
Il Regno Unito vanta uno dei mercati europei più all’avanguardia in termini di
soluzioni tecnologiche per l’istruzione, tanto che, in quasi ogni scuola, è
presente una lavagna interattiva.
Molti governi europei hanno iniziato a mettere la tecnologia al centro di
diverse iniziative di ampio respiro in ambito educativo. La spesa pubblica
per istruzione e scienza in Germania ammontava a 10 miliardi di euro nel
2009, e questa cifra è destinata a raggiungere la quota di circa 24 miliardi
di euro entro il 2015. In Spagna, sono stati stanziati 200 milioni di euro per
la digitalizzazione di tutte le aule spagnole entro il 2012, mentre in
Francia, il governo ha predisposto 67 milioni di euro per dotare le 6.700
scuole rurali di computer portatili.
Eco - tecnologia per un’ Europa più
sensibile
Lo sviluppo sensibile dell’Europa passa anche attraverso il
programma comunitario EveryAwaker un progetto nato a metà del
2011 dalla partnership tra università e centri di ricerca italiani, inglesi,
belgi e tedeschi che attraverso la partecipazione (e la coscienza
ambientale) di persone comuni si propone di creare un database
europeo sullo stato di salute dell’ambiente.
Lo sviluppo della tecnologia per l’educazione
in Europa
Il laser più potente al mondo sarà costruito in
Europa
Computer quantico (Regno Unito)
Benzina ricavata dall’aria (Regno Unito)
Se la combinazione di bassi salari e
autoritarismo e' stata la ricetta alla base dello
sviluppo economico asiatico, il vero salto di
qualità dell’ Asia orientale e' avvenuto quando
ha iniziato ha investire massicciamente nella
tecnologia, diventando così, un leader. Nel 2006
la Cina e' divenuta il secondo paese al mondo
per spese in Ricerca & Sviluppo (R&D). Le nuove
idee che vengono dall'Asia non riguardano
quindi solo gli aspetti sociali,sono invece intrise
di applicazioni e scoperte, di laboratori d'analisi
e di centri di sperimentazione. Esiste un
rapporto ormai inestricabile di causa ed effetto
tra le necessità dell'industria e la crescita
dell'intelligenza scientifica. In un circuito
virtuoso i governi e le aziende finanziano la
ricerca, anche se e' un investimento a redditività
differita. Sanno che coglieranno i frutti di tecnici
e scienziati.
Nella tecnologia insidia il primato dell’
Oriente
I poli della tecnologia in Oriente
I primi cinque poli tecnologici dell'area - Bangalore, Seul, Singapore, Tokyo e Pechino
- sono diventati negli anni punte di diamante che suscitano ovunque ammirazione per
i risultati raggiunti e l'impegno messo in campo.
Fra i cinque poli asiatici, Bangalore, può essere definita come la "Silicon Valley
indiana. La megalopoli coreana ha conquistato la cronaca per i sorprendenti
esperimenti di biotecnologia applicata alla genetica; mentre Singapore deve la sua
eccellenza alla scoperta di nuovi farmaci.
Il distretto di Zhongguancun a Pechino e' il "viale dell'elettronica", dove convivono
centri di ricerca, fabbriche ed attività commerciali.
Tokyo infine riassume le competenze dei settori più innovativi.
Vanta una lunga tradizione e progetta scenari futuri in ambiti accademici che sono
valsi a conferire premi Nobel ai suoi scienziati.
A 18 mesi da Fukushima il Giappone
dice addio al nucleare entro 20-25 anni.
Il Giappone diventa così il terzo paese,
dopo la Germania e la Svizzera a
scegliere la strada delle
"denuclearizzazione Tokyo approva
nuovo piano energetico nazionale
Una vittoria per le energie alternative
È una decisione che avrà profonde
ripercussioni politiche ed
economiche, sia all'interno sia sul
piano internazionale. Il messaggio è
chiaro: i grandi investimenti
dovranno essere effettuati sulle
energie alternative e nel frattempo
dovranno essere destinate maggiori
risorse all'importazione di fonti di
energia tradizionali.
Come la Fondazione Desertec e la
Japan Renewable Energy Foundation
che favorire il passaggio alle
rinnovabili. Insieme, vorrebbero
dare vita a un progetto affascinante
quanto futuribile: produrre energia
verde nel deserto dei Gobi, con un
parco eolico, e trasportarla fino alle
zone più industrializzate e
urbanizzate non solo del Giappone,
ma anche di Corea, Cina, Russia e
Mongolia.
Le conseguenze
Conseguenze Internazionali
Conseguenze sui mercati
Si tratta di una battuta d'arresto per
l'intero settore dell'energia nucleare
che, sta provocando preoccupazioni
in Usa, Francia e Gran Bretagna. La
diplomazia giapponese ha cercato di
rassicurare questi Paesi,
sottolineando che il nuovo piano
energetico è a lungo termine e
consentirà di gestire la transizione in
modo appropriato e flessibile.
Ci sarà meno domanda per l'uranio, ma
è probabile che ci sarà più Co2
nell'atmosfera, prima che l'arrivo di
avanzamenti tecnologici che
diffondano più rapidamente le
energie alternative consentano una
sua riduzione. L'incentivo agli
investimenti in questo campo si è
rafforzato. Anche fuori dal
Giappone.
Sarà Cinese il telescopio solare più grande
al mondo
(raccolta articoli sul Giappone)
Macchine agricole, avanti tutta sui mercati
esteri. Margini di crescita in Turchia, Russia
e Giappone
Gli Stati Uniti sono stati e sono ancora percepiti come il paese più avanzato
– il paese guida – nel “rettilineo” della civiltà.
In passato sono state investite grosse somme in progetti di ricerca
scientifica e tecnologica, purché avessero sbocchi in campo militare: Negli
anni ‘clou’ della Guerra fredda, chiunque riuscisse a ottenere una laurea in
fisica era destinato a una brillante carriera nel complesso militare-industriale
che lavorava per mantenere la leadership americana nella scienza in
contrapposizione all’Urss.
Tutt’oggi l’America è la più grande potenza militare, si potrebbe addirittura
dire che il primato scientifico/tecnologico e il “mito” americano poggino sul
Pentagono.
America oggi
All’inizio del 2012 ci si accorge che gli investimenti nella ricerca militare
vengono tagliati del 2,1% (passano da 72,7 a 71,2 miliardi), mentre quelli nella
ricerca civile vengono aumentati di un rotondo 5,0% (passando da 61,8 a 64,9
miliardi di dollari).
L’indicazione dell’Amministrazione americana è chiara: siamo nell’economia
della conoscenza e non c’è possibilità di competere e di svilupparsi senza
ricerca scientifica e sviluppo tecnologica. Anche se bisogna mettere i conti a
posto e tagliare la spesa pubblica, occorre comunque aumentare la spesa in
ricerca.
Ma anche in educazione. Barack Obama, infatti, ha aumentato gli investimenti
anche per le scuole (+ 2,5%) e intende assumere 100.000 professori di
matematica per migliorare la qualità dell’insegnamento scientifico.
La confezione del pacchetto Obama è tale da costituire una chiara indicazione
politica anche per altri paesi che hanno bisogno di diminuire la spesa pubblica
ma di aumentare la propria capacità di competere nell’economia mondiale.
Budget America 2012-2013
I fondi per tutti gli altri campi sono stati invece
incrementati, soprattutto il
commercio(104,5%). I fondi per la ricerca sono
stati aumentati notevolmente (3.3%) in
confronto ad altri, che hanno preferito investire
su campi più sicuri.
Possiamo notare che i fondi
per la difesa militare sono
stati tagliati notevolmente (del
2.1%). Altri campi come
l’agricoltura hanno subito,
anche se minimi, dei tagli.
Apple batte Samsung in tribunale
Apple non si accontenta del risarcimento e
parte ancora all’attacco
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contro Apple in Europa
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