L’AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE AUTONOMIA PROMUOVERE IL SUCCESSO FORMATIVO DI TUTTI GLI ALUNNI PROMUOVERE IL SUCCESSO FORMATIVO DI TUTTI GLI ALUNNI PROMUOVERE IL SUCCESSO FORMATIVO DI TUTTI GLI ALUNNI PROMUOVERE IL SUCCESSO FORMATIVO DI TUTTI GLI ALUNNI VIVERE LA NORMA COME RISORSA NON COME LIMITE ALL’AZIONE Occorre partire sempre dalla Costituzione, che è il supremo patto regolativo tra gli Italiani Nello Stato costituzionale l’ordinamento vive non solo di norme, ma anche di apparati finalizzati alla garanzia di diritti fondamentali. In tema di istruzione, poi, la salvaguardia di tale dimensione è imposta da valori costituzionali incomprimibili” (massima estratta da una sentenza della Corte Costituzionale) Significa: PARTIRE DA UN APPROCCIO GIURIDICO ALL’INTERPRETAZIONE DELLA NORMA , MA NON RESTARNE PRIGIONIERI, PERCHE’ DEBBONO ESSERE COSTESTUALMENTE UTILIZZATE ALTRE CHIAVI DI LETTURA DI NATURA PSICOPEDAGOGICA E SOCIOLOGICA LA TRIPARTIZIONE DI COMPETENZE “PER MATERIA” PREVISTA DALL’ART.117 DELLA COSTITUZIONE VIGENTE ………ED ANCHE DI QUELLA “DEVOLUNDA!” alle Istituzioni scolastiche Link 1 •La cosiddetta “entificazione” delle Scuole •Soggetto ausiliario in funzione servente (di chi? di che cosa?) Link 2 LE RAGIONI DELL’AUTONOMIA • Gli alti tassi di insuccesso scolastico • “Prove tecniche” di federalismo • Lo stretto rapporto tra formazione e territorio • La velocità del cambiamento • Le riforme europeo scolastiche in ambito LE RAGIONI DELL’AUTONOMIA IL RAPPORTO DELORS (UNESCO 1995) Per riuscire nei suoi compiti “”l’educazione deve offrire simultaneamente le mappe di un mondo complesso in perenne agitazione e la bussola che consenta agli individui di trovarvi la propria rotta””, organizzandosi attorno a quattro tipi fondamentali di apprendimento : Ai telespettatori della verità non frega un accidenti, vogliono essere “intrattenuti” da “Angeli e demoni! Di Dan Brown - Mondadori 2004, pagina 199” Imparare a vivere insieme Imparare ad essere Imparare a fare Imparare a conoscere LE RAGIONI DELL’AUTONOMIA LA COMMISSIONE DEI SAGGI - 1997 La scuola è chiamata a saper “anticipare le domande, i bisogni, i vincoli di un futuro possibile” con coordinate metodologiche salde : creazione di “ambienti idonei all’apprendimento che abbandonino la sequenza tradizionale lezione-studio individuale- interrogazione per dar vita a metodi di insegnamento capaci di valorizzare simultaneamente gli aspetti cognitivi e sociali, affettivi e relazionali di qualsiasi apprendimento. Si deve, pertanto, prevedere l’indicazione di traguardi irrinunciabili e una serie succinta di tematiche portanti. Bisogna operare un forte alleggerimento dei contenuti disciplinari a vantaggio di apprendimenti che usino strategicamente contenuti mirati allo sviluppo di abilità trasversali. Gli elementi distintivi dell’istituzione scolastica in regime di autonomia - I personalità giuridica di diritto pubblico Con tale personalità ogni istituzione cessa di essere amministrazione periferica di un apparato centrale, per diventare entità separata, e dunque, autonoma da esso, con una vita propria, propri poteri di azione, propri spazi, proprie responsabilità Elementi costitutivi della persona giuridica sono: a)una organizzazione di persone b)una organizzazione di mezzi c)uno scopo o interesse collettivo determinato e permanente da conseguire d)il riconoscimento formale da parte dello Stato G. De Francesco, voce Persona Giuridica, in Novissimo Digesto Italiano, vol. XII, pag. 1039 L’autonomia di cui all’art.21 si qualifica come autonomia didattica, autonomia organizzativa, autonomia di ricerca sperimentazione e sviluppo, autonomia finanziaria e negoziale (regolate dal Decreto 1° febbraio 2001 n°44) Si verifica un radicale passaggio dalla vecchia scuola-apparato (fondata e costruita, anche organizzativamente, sui principi del centralismo, verticismo burocratico e rigidità dei modelli organizzativi) alla nuova scuola-servizio, fondata e costruita sui principi di esatto segno opposto, cioè sui principi del decentramento, dell’autonomia e della flessibilità dei modelli organizzativi. In campo didattico questa sorta di mutazione genetica comporta il passaggio dal vecchio sistema del programma-programmazione, tipico e proprio della scuola-apparato, al nuovo sistema (tipico della scuola-servizio o scuola dell’autonomia) del curricolo, del pof, dello statuto degli studenti, della carta dei servizi di istituto, della trasparenza, efficacia, efficienza e risultati da conseguire. Una rivoluzione di tale portata comporta una profonda rivisitazione critica dei contenuti di merito che sono a fondamento della funzione docente, della funzione dirigente sia nella loro dimensione individuale sia nella loro dimensione collegiale. Come vedremo più avanti, nel quadro dell'autonomia si può fare tutto quello che non è esplicitamente vietato. Ma non si può –o quanto meno non si dovrebbe- andare in qualunque direzione . Quella voluta dal legislatore è una cosiddetta “autonomia di scopo” : l’autonomia deve essere funzionale al raggiungimento degli obiettivi formativi e degli standard di apprendimento e di qualità del servizio scolastico definiti a livello nazionale e alla realizzazione di interventi formativi coerenti con le esigenze di sviluppo delle comunità locali; deve essere , inoltre, finalizzata a garantire il successo formativo degli alunni , coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento. È IL FARO al quale bisogna costantemente far riferimento per tutte le azioni connesse all’autonomia delle istituzioni scolastiche si eredita solo il DNA, tutto il resto si sviluppa- Tanner, 1974 Il potenziamento della pluralità delle intelligenze Fino all’emanazione degli Orientamenti della Scuola dell’Infanzia del 1991 e soprattutto in virtù delle pur sempre valide teorie di Bruner e di Piaget alla scuola è stato affidato prevalentemente il compito di favorire apprendimenti. Da H.Gardner in poi con la teoria dell’esistenza di una pluralità di intelligenze, tutte da potenziare, il concetto di apprendimento, che non deve essere accantonato, viene sostituito da quello di successo formativo e alle scuole viene riconosciuta l’autonomia funzionale al perseguimento di tale obiettivo, inteso come valorizzazione strategica delle potenzialità di ogni alunno e traduzione di esse in concrete competenze, richieste, tra l’altro, dall’integrazione del nostro paese nel contesto europeo L’autonomia di ricerca e di sviluppo All’inizio di ogni anno scolastico le Scuole effettuano prove più o meno strutturate per definire i cosiddetti livelli di ingresso degli alunni. Ma, con dette prove, se va bene si scopre il grado di scostamento da standard conoscitivi parametrati sui livelli medi. Non si riesce a definire gli stili cognitivi, gli interessi, la motivazione ad apprendere,…; non si riesce, in buona sostanza, a scattare quella fotografia articolata e multidimensionale dell’alunno lungo il suo percorso formativo raccordato in verticale. Questa esigenza era stata già avvertita dalla C.M. 339/92, dedicata alla continuità orizzontale e verticale Ma sarà la direttiva ministeriale 210/99 (link 7)ad introdurre significativamente il concetto di scuola come laboratorio di sviluppo professionale con il connesso corollario dell’adozione della metodologia della ricerca come codice di comportamento professionale da parte dei docenti della scuola dell’autonomia Nello specifico è poi l’art. 6 (-link 8) del DPR 275/99 che fonda l’autonomia di ricerca di sperimentazione e di sviluppo “”Per condurre qualcuno, non importa dove, bisogna prenderlo dove egli è”” (Pestalozzi) Occorre conoscere, come già detto, gli stili cognitivi….. Il contributo di H.Gardner sulle intelligenze multiple ci aiuta a capire che le intelligenze si sviluppano coinvolgendosi le une con le altre : si può insistere su (o partire da) un’intelligenza più potenzialmente dotata, per far sviluppare abilità e competenze riconducibili ad altre intelligenze(es. dall’educazione musicale allo sviluppo dell’intelligenza matematica, …). Nel settore dell’handicap da anni ormai è stata abbandonata la concenzione dello sviluppo del soggetto attraverso pratiche di riabilitazione della “parte malata” e si lavora a partire dalla “parte sana” per far sviluppare le potenzialità della persona handicappata nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione. È solo facendo ricorso alla ricerca psicologica che la scuola può effettuare la importantissima operazione di autonomia didattica ed organizzativa consistente nella possibilità della compensazione del 15% tra le discipline. La ricerca psicologica a fondamento della professione docente, come condizione per l’efficacia dell’offerta formativa fattori che possono condizionare positivamente/negativamente l’apprendimento e, quindi, decretare il successo/l’insuccesso formativo : la motivazione ad apprendere Il transfert direttamente proporzionale all’idoneità dello stimolo proveniente dall’esterno l’abilità dell’allievo di trasferire da una disciplina all’altra principi, regole, tecniche, ossia di rinforzare l’apprendimento in settori diversi, utilizzando i contributi di studi relativi a discipline diversificate l’attenzione Il transfer capacità di trovare soluzioni alternative e convenienti ai problemi, espressione principale del cosiddetto pensiero divergente, che non significa pensiero “casinista,incasinato”, ma capacità di divergere costruttivamente dai percorsi tradizionali la creatività significatività apprendimenti legata alla presenza di stimoli emotivi, affettivi, alla fiducia in sé é la proiezione del soggetto in età evolutiva di atteggiamenti scaturenti da esperienze precedenti verso soggetti più forti con conseguente costruzione della personalità su basi più salde degli progettare apprendimenti che stimolino nel soggetto l’affinamento della capacità logico-critiche e le capacità di rielaborare La ricerca sociologica: ulteriore condizione per l’efficacia dell’offerta formativa La cultura individualistica dell’individuo solitario è ormai definitivamente tramontata : l’individuo o è parte di una funzione razionale collettiva o “non è” soprattutto come professionista dell’educazione I limiti “individualistici” della nostra bella Costituzione Il nuovo profilo professionale del docente link 9 e 10 La flessibilità organizzativa e didattica : unico antidoto alla “fine della scuola”: gli esiti di un recente convegno a Genova link 11 Raffaele Simone : “La terza fase” Nicolas Negroponte (I.T.C. Massachusetts) : il futuro è nel “peerto-peer” :da pari a pari La sindrome del burn-out possibile sbocco per gli insegnanti che non cambiano i propri stili “operativi” link 12 L’autonomia didattica è possibile solo se si concettualmente l’ordine fissato dal D.P.R. 275/99 rovescia La progressione prevista dal D.P.R. 275 La progressione funzionale al successo formativo (art.4-art.5-art.6) (art.6-art.5-art.4) Art.6 solo attraverso uno strategico utilizzo dell’autonomia di ricerca e sviluppo e dell’autonomia organizzativa (art.5) si può predisporre l’offerta formativa e la conseguente prestazione didattica (art.4) se non si utilizzano in maniera funzionale le altre forme di autonomia (di ricerca, di sviluppo e organizzativa), ha poco senso l’autonomia didattica LA RESPONSABILITA DEI DOCENTI (in senso etimologico : trovare “risposte abili” Nella scuola dell’autonomia il rapporto docenti-alunni-saperi appare più complesso in virtù del contemporaneo aumento dei poteri e delle responsabilità assegnati alle scuole autonome. Oggi i docenti non possono invocare l’alibi del mancato raggiungimento degli obiettivi formativi a causa della rigidità del sistema della scuola tradizionale. Nella scuola dell’autonomia ai docenti è stata concessa sul piano giuridico-istituzione l’autorizzazione alla flessibilità , alla scelta responsabile e documentata dei percorsi, … (art. 4 reg.autonomia). A scanso di equivoci , va ripetuto ad ogni passaggio dei nostri ragionamenti che autonomia è esercizio di responsabilità non colpo d’ala per qualunque esperimento estemporaneo. Soccorre l’art. 8 del Regolamento a stabilire i margini della discrezionalità funzionale della scuola L’art. 9 del Regolamento introduce come atto dovuto della scuola (con i necessari poteri di flessibilità dell’offerta formativa riconosciuti) l’ampliamento dell’offerta formativa all’interno del POF Il controllo dei risultati - 1 o Valutazione del raggiungimento dei risultati per motivi psicopedagogici La valutazione tradizionale era di tipo sanzionatorio con riferimento al livello di scostamento rispetto ad uno standard medio prefissato. La valutazione formativa, invece, è posta, invece, a fondamento del successo formativo degli alunni, in quanto non è a carico dell’alunno, ma include la valutazione dei percorsi di insegnamento / apprendimento : osservazione attenta e puntuale delle competenze, abilità e conoscenze acquisite da parte degli alunni, dei percorsi da essi seguiti e dalle motivazioni ad apprendere dimostrate, dall’esame costante della matrice cognitiva e dello stile di apprendimento di ciascuno, anche nelle loro modifiche ed evoluzioni Il controllo dei risultati - 2 La valutazione funzionale al successo formativo nella complessità del sistema scolastico Nella scuola dell’apprendimento (scuola-servizio) la valutazione non può che essere di sistema ed il controllo serve a garantire l’efficienza e l’efficacia dei percorsi. Occorre, pertanto, tener sotto controllo fattori di qualità indicatori dati da rilevare standard Le aspettative, i bisogni attesi, quali chiarezza, trasparenza, celerità, qualità, comunicazione,….. I parametri, le unità di misura, i metri che servono per misurare fino a quale punto sono stati realizzati i fattori di qualità, ma anche gli oggetti della misurazione Elementi quantitativi o qualitativi, cioè i tempi, il giudizio di soddisfazione dell’utente, …. Obiettivi, quantitativi o qualitativi, che in base alle aspettative interne ed esterne, ma anche e soprattutto in relazione alle risorse impiegabili, ci si propone di raggiungere Prima di discutere di quel che è possibile fare, val la pena di riflettere sulla metafora dell’iceberg di Michael Schratz direttore del Dipartimento per la formazione degli insegnanti e la ricerca sulla scuola dell’università di Innsbruck “Sappiamo, che soltanto un settimo di un iceberg è visibile. Ebbene, se l’iceberg rappresenta l’organizzazione che affronta il cambiamento (nel nostro caso, la scuola), nella parte superiore, sopra l’acqua, troviamo la normativa che cambia, le discipline, gli obiettivi, i curricoli, il sistema di valutazione degli alunni, gli orari scolastici e così via. Ma sappiamo anche che, in realtà, non è in superficie che il cambiamento avviene , ma in profondità sotto il livello dell’acqua .In superficie abbiamo i contenuti visibili che risultano da un cambiamento avvenuto in profondità nel come ci si relaziona e ci si confronta con e nel cambiamento. Scendendo sempre più sotto il livello dell’acqua vediamo che il cambiamento non può prescindere dalla volontà delle persone coinvolte, dalla loro apertura ( verso l’innovazione e la sua relazionalità), dalla loro motivazione e il loro interesse, dalle cose in cui credono e da quelle verso cui sono scettiche, dalla possibile spinta competitiva tra loro, dallo stress eccessivo a cui possono essere sottoposte, dagli aspetti della loro identità che vengono chiamati in causa e, in fondo all’iceberg, dalle loro stesse paure esistenziali”. REGOLANO tempi e svolgimento delle singole discipline Il monte-ore annuale di ciascuna disciplina POSSONO DISCIPLINARE la definizione di unità d’insegnamento non coincidente con l’unita’ oraria l’attivazione di percorsi didattici individualizzati Il coinvolgimento di alunni provenienti dalla stessa classe, da classi diverse e da diversi anni di corso L’aggregazione della discipline in ambiti e aree ASSICURANO modalità e criteri di VALUTAZIONE degli alunni i criteri per la VALUTAZIONE periodica del SERVIZIO offerto nella sua generalità il recupero dei debiti formativi INDIVIDUANO criteri per il riconoscimento dei CREDITI FORMATIVI (compresi quelli acquisiti nell’ambito dell’ampliamento dell’offerta formativa ) Il M.P.I. definisce gli OBIETTIVI FORMATIVI per ogni grado, tipo e indirizzo d’istruzione le DISCIPLINE e ATTIVITA’ fondamentali e obbligatorie e il relativo monte-ore annuale l’ORARIO OBBLIGATORIO ANNUALE COMPLESSIVO dei curricoli compre ndente: a)la quota nazionale obbligat oria b)la quota obbligatoria riservata alle singole istituzioni scolastiche I limiti della flessibilità temporale per realizz are compensazioni tra discipline e attività della quota nazionale gli standard (riferiti alla soglia di accettabilità delle competenze e della funzionalità ed effic acia del servizio erogato) relativi alla QUAL ITA’ DEL SERVIZIO ed agli OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO Metodi e scadenze per le rilevazioni periodiche (i nuovi modelli per la certificazione dovranno indicare le conoscenze, le competenze, i crediti e i debiti formativi Ogni istituzione scolastica compone Il curricolo obbligatorio o quadro unitario discipline fondamentali stabilite a livello nazionale (ambito QUOTA NAZIONALE) discipline e attività liberamente scelte (ambito QUOTA RISERVATA) INTEGRAZIONE tra le due quote Modalità di attuazione FLESSIBILITA’ TEMPORALE della AMPLIAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA in favore di •propri alunni •popolazione giovanile •adulti Le istituzioni scolastiche adottano ogni MODALITA’ ORGANIZZATIVA coerente con *gli obiettivi generali *il miglioramento dell’off.form. adattamento del calendario scolastico orario complessivo del curricolo orario destinato alle singole discipline ed attività (rispetto del monte-ore di ciclo) Utilizzazione diversificata dei docenti in funzione di esigenze metodologiche ed organizzative L'autoregolazione e l'autogoverno dell'Istituto si sviluppano all'interno di un sistema che poggia su tre assi fondamentali 1. un processo strutturato di definizione di obiettivi e di valutazione dei risultati, confacente alla gamma di processi/servizi da presidiare e sulla base dei quali far convergere gli interessi e gli sforzi dei singoli 2. un processo strutturato di interazione con l'ambiente esterno e con gli attori sociali che induca un confronto continuo e diffuso sui risultati e sulla efficacia organizzativa dell'istituto e quindi un adeguamento continuo dei suoi meccanismi operativi interni 3. un processo strutturato e diffuso di scambio di esperienze all'interno della comunità professionale dell'intero sistema scolastico GLI OBIETTIVI DELL'ISTITUTO DEVONO, PERTANTO, ESSERE •costituiti essenzialmente dai risultati di servizio didattici, economici e sociali che l'Istituto stesso si prefigge di conseguire •effettivamente raggiungibili, che tengano conto della effettiva struttura e organizzazione dei processi di servizio dell'Istituto •includenti tutte le dimensioni rilevanti della vita dell'Istituto scolastico (non solo la didattica, ma anche l'organizzazione e la gestione delle risorse di ogni tipo); •chiari e comprensibili in modo da orientare i comportamenti professionali degli operatori della scuola (dai dirigenti al personale ausiliario) •posti alla base del sistema di valutazione Si può formulare una tripartizione di competenze “per materia”: I) spetta alla legislazione esclusiva dello Stato la competenza in ordine alle “norme generali sull’istruzione” ed alla “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” II) spetta alla legislazione concorrente di Stato e regioni la competenza in ordine alla istruzione III)spetta alla legislazione esclusiva delle Regioni la organizzazione scolastica…… + quota regionale dei programmi scolastici In tutti i casi di legislazione esclusiva statale e regionale e di legislazione concorrente viene FATTA SALVA L’AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE Con l’inserimento in Costituzione di questa clausola di salvaguardia dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, si è realizzata la “entificazione” delle scuole . Si tratta ora di identificare con la massima precisione possibile il significato e le potenzialità di questa clausola, perché in proposito esistono almeno due scuole (quelle che io conosco) di pensiero : 1. le scuole sono sì enti autonomi, ma agiscono come “soggetti ausiliari dello Stato” ed in funzione servente 2. le scuole sono accomunate allo Stato da una stessa destinazione di scopo, che è il diritto del discente ad una prestazione qualificata degli operatori scolastici per il conseguimento dei livelli essenziali delle prestazioni determinate dal Miur. Ma esse agiscono certamente in funzione servente rispetto agli obiettivi determinati, ma non in funzione servente rispetto all’Amministrazione Centrale soprattutto nelle materie nelle quali sono abilitate ad agire con propri, distinti ed esclusivi poteri di autoregolamentazione Gli alti tassi di insuccesso scolastico nell’area scolastica a)assenza di continuità pedagogicodidattica =>forti scarti nelle classi-ponte =>mancato raccordo tra programmi e programmazione =>mancata conoscenza degli alunni in ingresso e in uscita c)scarsa attitudine alla relazioni interpersonali =>non considerazione dei problemi personali dei ragazzi =>proposizione di studi che non suscitano interesse(estraneità nei libri scolastici alla vita dei ragazzi in difficoltà) b)impreparazione dei docenti =>soprattutto nelle strategie di individualizzazione e nella pratica docimologica =>specie nell'animazione culturale dell'extrascuola =>prevalenza del carattere teorico dell'insegnamento rispetto alla necessaria operatività =>scarsa elaborazione di curricoli per disadattati e handicappati =>scarsa utilizzazione di strumenti alternativi (tecnologie) =>scarsa correlazione tra scuola e realtà attuale d)inadeguatezza delle strutture scolastiche ==>inadeguatezza delle strutture scolastiche e delle attrezzature didattiche (pluriclassi, doppi e tripli turni,edifici precari) ==>scarse opportunità che la scuola offre per il recupero dell'evasione scolastica ==>bassi livelli collaborativi sia all'interno delle unità scolastiche sia con le forze sociali ==>gli svantaggiati usufruiscono al massimo di buoni libri e di trasporto ==>sfiducia degli insegnanti rispetto alla riuscita scolastica dei ragazzi meno dotati o provenienti da famiglie di classe sociale "bassa" ==>scarsi o inconsistenti contatti e comunicazioni tra insegnanti e famiglie ==>utilizzo non adeguato dei servizi degli operatori presenti sul territorio Gli alti tassi di insuccesso scolastico nell’area extrascolastica a)origine economica e socio-culturale della famiglia livello sociale basso grado di istruzione estrazione socio-economica scarsi/e possibilità economiche interessi culturali interesse nei confronti della scuola interesse per carriera scolastica dei figli b)il lavoro --------->> lavoro a casa o lavoro nero durante la scuola dell'obbligo --------->> basse aspirazioni nei confronti del lavoro --------->> i non scolarizzati sono impegnati ai livelli più bassi della gerarchia professionale --------->> in una situazione di conflitto tra esigenze scolastiche ed esigenze di lavoro i ragazzi optano per il lavoro abbandonando la scuola prevalenza di una cultura di sopravvivenza c)la socializzazione extrascolastica ed extrafamiliare --------->>mancanza di tempo libero per attività ludicomotorie-espressive --------->>scarsa partecipazione a forme di aggregazione --------->>scarso uso (o uso distorto) di massa-media d)servizi sociali e territoriali carenza e inadeguatezza dei servizi sociali e psicologici di recupero e prevenzione è concausa indiretta in molte situazioni che determinano abbandoni Gli allievi che si trovano in situazione di dispersione scolastica °° vivono l'insuccesso scolastico in modo colpevolizzante °° vivono l'insuccesso scolastico in modo demotivante °° non frequentano corsi di recupero degli anni perduti Presentano situazioni di °°rischio di droga,alcolismo,devianza,violenza,…… °°forti disturbi della personalità °°mancanza assoluta di interesse per le cose insegnate a scuola rivalutare la cultura generale sviluppare l’attitudine all’occupazione La capacità di cogliere il significato delle cose occorrono nuovi sistemi di riconoscimento delle competenze che non sono necessariamente sancite da un diploma. Bisogna creare a livello europeo agenzie formative in grado di definire i metodi migliori per identificare le competenze indispensabili e le conoscenze più richieste avvicinare la scuola e l’impresa lottare contro l’emarginazi one possedere tre lingue comunitarie (art.1 comma 2- dpr 275/99 : L'autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento). Direttiva n. 210 del 3 settembre 1999 Art. 3 – Le scuole quali laboratori di sviluppo professionale 1. Le scuole e gli istituti educativi dovranno diventare, per il personale, laboratori di sviluppo professionale, adottando opportune soluzioni organizzative e funzionali secondo criteri d’efficacia e sulla base delle esperienze già maturate (referenti e commissione per l’aggiornamento, personale impegnato in progetti, ecc) e nella prospettiva delle nuove possibilità (funzioni-obiettivo, laboratori territoriali e altro). 2. Nelle strategie che le scuole adottano con riferimento prioritario al Piano dell’offerta formativa, possono rientrare, a titolo d’esempio e con gli accorgimenti indispensabili nella fase di transizione verso l’autonomia: a) l’organizzazione di corsi di formazione, normalmente in rete con altre scuole e l’attivazione di laboratori territoriali finalizzati; b) l’adesione, attraverso accordi e convenzioni, a consorzi pubblici e privati finalizzati al sostegno professionale del personale della scuola; c) la partecipazione di docenti a corsi offerti dall’università (corsi di perfezionamento, di formazione e di aggiornamento), dagli IRRSAE o da altri soggetti qualificati, con spese a carico delle scuole stesse; d) il potenziamento di processi di autoformazione, individuale o di gruppo, anche con prodotti multimediali di autoapprendimento e con l’avvio di progetti di ricerca-azione; e) l’adesione a progetti di formazione, locali, regionali, nazionali o europei, riconosciuti dall’amministrazione scolastica; f) la collaborazione di insegnanti a ricerche metodologiche e didattiche promosse dall’università e rivolte ad accrescere l’efficacia dell’azione formativa; g) l’inserimento di interventi formativi nell’ambito di progetti di miglioramento; h) la valorizzazione in senso formativo del lavoro degli insegnanti, soprattutto dei momenti collegiali e il sostegno alle domande individuali degli insegnanti secondo progetti personalizzati di sviluppo professionale; i) l’acquisto di servizi di consulenza e di assistenza offerti da esperti o da team esterni alla scuola, anche con apposite convenzioni con istituzioni, enti, associazioni e agenzie accreditate. 3. Per la realizzazione delle proprie strategie le scuole utilizzano in modo coerente ed integrato le risorse disponibili anche se provengono da fonti diverse e sono soggette a procedure differenziate. A tal fine definiscono un piano d’intervento, annuale o pluriennale, tenendo conto dell’art.13 del Contratto collettivo nazionale integrativo. In particolare, dovrà essere assicurato il raccordo con analoghe iniziative di formazione attivate ai sensi della Legge 440/97 . Art. 6 - Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo 1. Le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali e curando tra l'altro: a) la progettazione formativa e la ricerca valutativa; b) la formazione e l'aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico; c) l'innovazione metodologica e disciplinare; d) la ricerca didattica sulle diverse valenze delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e sulla loro integrazione nei processi formativi; e) la documentazione educativa e la sua diffusione all'interno della scuola; f) gli scambi di informazioni, esperienze e materiali didattici; g) l'integrazione fra le diverse articolazioni del sistema scolastico e, d'intesa con i soggetti istituzionali competenti, fra i diversi sistemi formativi, ivi compresa la formazione professionale. 2. Se il progetto di ricerca e innovazione richiede modifiche strutturali che vanno oltre la flessibilità curricolare prevista dall'articolo 8, le istituzioni scolastiche propongono iniziative finalizzate alle innovazioni con le modalità di cui all'articolo 11. 3. Ai fini di cui al presente articolo le istituzioni scolastiche sviluppano e potenziano lo scambio di documentazione e di informazioni attivando collegamenti reciproci, nonché con il Centro europeo dell'educazione, la Biblioteca di documentazione pedagogica e gli Istituti regionali di ricerca, sperimentazione e aggiornamento educativi; tali collegamenti possono estendersi a Università e ad altri soggetti pubblici e privati che svolgono attività di ricerca. La stessa nostra bella Costituzione (non quella che sta per essere riformata dalla devolution e dintorni!) ha, a mio parere, i suoi punti più deboli culturalmente nella prima parte in special modo nel “catalogo delle libertà individuali”. Più esplicitamente : i nostri padri costituenti , che in stragrande maggioranza avevano una caratterizzazione culturale cattolica oppure marxista, erano fortemente contaminati dalla cultura liberale di stampo crociano e, pertanto, per affrancare il cittadino dalla strage di legalità che aveva fatto il regime fascista, affermarono con forza il primato delle libertà individuali inviolabili . Utilizzarono il paradigma del diritto di proprietà (lo ius excludendi alios dal godimento del bene) piuttosto che quello , che sarebbe stato meglio sintonizzato sulle loro appartenenze culturali, della solidarietà e della partecipazione. Per quanto riguarda specificamente gli insegnanti, anche se alcune leggi di riforma ai giorni nostri vorrebbero prepontemente restituirli a quella sorta di enti autarchici di apprendimento e cultura che li aveva connotati per molto tempo, il Contratto collettivo Nazionale fortunatamente prende atto dell’emergere di una società gruppo-centrica ed afferma le contestuali dimensioni individuale e collegiale del docente, il cui profilo professionale è normativamente costituito da competenze disciplinari, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali e di ricerca, tra loro correlate ed interagenti. La scuola deve utilizzare, pertanto, tutte le strategie e le opportunità della flessibilità organizzativa e didattica per sintonizzare la sua offerta formativa senza ignorare come influisca la società sull’evoluzione, le aspirazioni, le aspirazioni, le tendenze ed il futuro di un soggetto. Se non si coglie bene il senso della nuove realtà sociale, possono prospettarsi scenari avveniristici ( si veda un recente convegno a Genova patrocinato da Tuttoscuola) : la scuola rischia di essere percepita dagli adolescenti di domani come un’istituzione inutile e nel 2015 potremmo registrare la fine della scuola. Gli scolari nati nel terzo millennio, cresciuti in un “brodo tecnologico”, abituati al compagno di banco straniero ,…, ad essere giovani in una società sempre più anziana, come guarderanno i loro professori, che nel 2015 saranno per l’80% (a causa anche dell’innalzamento dell’età pensionabile) gli stessi di oggi. Senza modifiche profonde, anche esistenziali, negli stili di insegnamento e di comportamento lo studente-tipo potrebbe chiedersi : “”ma cosa ha da insegnarmi quella signora!” . Non stanno meglio i dirigenti scolastici attualmente in servizio, la cui età media sfiora i 57 anni (il 28% ha anche superato i 60 anni. Solamente un dirigente su dieci non supera i 50 anni di età!) . Si accrescerà ulteriormente il gap generazionale tra genitori “giovani” (trentenni e dintorni) e docenti-dirigenti vecchi e sempre più “femminilizzati” La conoscenza, come sostiene il linguista Simone (“La terza fase…”) , attraverso computer e internet , non passa più (o prevalentemente) dalla parola scritta, analitica, sequenziale, astratta , ma dal recupero, in condizioni tecnologiche avanzate,della vista e dell’udito : viene, in estrema sintesi, attivata la “intelligenza simultanea” contrapposta alla “intelligenza sequenziale”. Nicolas Negroponte (dell’I.T.C. del Massachusetts) dice che il futuro è tutto nel “peer-to-peer”, da pari a pari . Quanti degli 800 mila insegnanti si avviano ad una pratica di scambio di informazioni, di “facilitazione” nel circuito di tali scambi ? Quanti tengono in conto il fatto che nel 2050 l’informazione contenuta in 100 milioni di libri tradizionali entrerà nelle tasche dei nostri blue jeans ? Quando avremo nelle nostre offerte formative l’uso diffuso di tecnologie digitali e di Internet ? . In assenza di un cambiamento radicale negli “stili” operativi degli insegnanti, una buona percentuale di essi percorrerà la via crucis della sindrome del burn-out (letteralmente : bruciato , scoppiato) che già oggi colpisce in maniera significativa i docenti molto di più di altre categorie di dipendenti pubblici D.P.R. 08.03.1999, n. 275: Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art. 21 della legge 15.03.1997, n. 59 (G.U. 10.08.1999, n. 186, S.O 152/L). Art. 4 - Autonomia didattica 1. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell'articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo. 2. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune e tra l'altro: a) l'articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività; b) la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione e l'utilizzazione, nell'ambito del curricolo obbligatorio di cui all'articolo 8, degli spazi orari residui; c) l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104; d) l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso; e) l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari. 4. Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche assicurano comunque la realizzazione di iniziative di recupero e sostegno, di continuità e di orientamento scolastico e professionale, coordinandosi con le iniziative eventualmente assunte dagli Enti locali in materia di interventi integrati a norma dell'articolo 139, comma 2, lett. b) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. Individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati. 5. La scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo, sono coerenti con il Piano dell'offerta formativa di cui all'articolo 3 e sono attuate con criteri di trasparenza e tempestività. Esse favoriscono l'introduzione e l'utilizzazione di tecnologie innovative D.P.R. 08.03.1999, n. 275: Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art. 21 della legge 15.03.1997, n. 59 (G.U. 10.08.1999, n. 186, S.O 152/L). Art. 8 - Definizione dei curricoli 1. Il Ministro della Pubblica Istruzione, previo parere delle competenti commissioni parlamentari sulle linee e sugli indirizzi generali, definisce a norma dell'articolo 205 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, sentito il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, per i diversi tipi e indirizzi di studio: a) gli obiettivi generali del processo formativo; b) gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni; c) le discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei curricoli e il relativo monte ore annuale; d) l'orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli comprensivo della quota nazionale obbligatoria e della quota obbligatoria riservata alle istituzioni scolastiche; e) i limiti di flessibilità temporale per realizzare compensazioni tra discipline e attività della quota nazionale del curricolo; f) gli standard relativi alla qualità del servizio; g) gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, il riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi; h) i criteri generali per l'organizzazione dei percorsi formativi finalizzati all'educazione permanente degli adulti, anche a distanza, da attuare nel sistema integrato di istruzione, formazione, lavoro, sentita la Conferenza unificata. 2. Le istituzioni scolastiche determinano, nel Piano dell'offerta formativa il curricolo obbligatorio per i propri alunni in modo da integrare, a norma del comma 1, la quota definita a livello nazionale con la quota loro riservata che comprende le discipline e le attività da esse liberamente scelte. Nella determinazione del curricolo le istituzioni scolastiche precisano le scelte di flessibilità previste dal comma 1, lettera e). 3. Nell'integrazione tra la quota nazionale del curricolo e quella riservata alle scuole è garantito il carattere unitario del sistema di istruzione ed è valorizzato il pluralismo culturale e territoriale, nel rispetto delle diverse finalità della scuola dell'obbligo e della scuola secondaria superiore. 4. La determinazione del curricolo tiene conto delle diverse esigenze formative degli alunni concretamente rilevate, della necessità di garantire efficaci azioni di continuità e di orientamento, delle esigenze e delle attese espresse dalle famiglie, dagli Enti locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio. Agli studenti e alle famiglie possono essere offerte possibilità di opzione. 5. Il curricolo della singola istituzione scolastica, definito anche attraverso un'integrazione tra sistemi formativi sulla base di accordi con le Regioni e gli Enti locali, negli ambiti previsti dagli articoli 138 e 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 può essere personalizzato in relazione ad azioni, progetti o accordi internazionali. 6. L'adozione di nuove scelte curricolari o la variazione di scelte già effettuate deve tenere conto delle attese degli studenti e delle famiglie in rapporto alla conclusione del corso di studi prescelto. Art. 9.- Ampliamento dell'offerta formativa 1. Le istituzioni scolastiche, singolarmente, collegate in rete o tra loro consorziate, realizzano ampliamenti dell'offerta formativa che tengano conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali. I predetti ampliamenti consistono in ogni iniziativa coerente con le proprie finalità, in favore dei propri alunni e, coordinandosi con eventuali iniziative promosse dagli enti locali, in favore della popolazione giovanile e degli adulti. 2. I curricoli determinati a norma dell'articolo 8 possono essere arricchiti con discipline e attività facoltative, che per la realizzazione di percorsi formativi integrati le istituzioni scolastiche programmano sulla base di accordi con le Regioni e gli Enti locali. 3. Le istituzioni scolastiche possono promuovere e aderire a convenzioni o accordi stipulati a livello nazionale, regionale o locale, anche per la realizzazione di specifici progetti. 4. Le iniziative in favore degli adulti possono realizzarsi, sulla base di specifica progettazione, anche mediante il ricorso a metodi e strumenti di autoformazione e a percorsi formativi personalizzati. Per l'ammissione ai corsi e per la valutazione finale possono essere fatti valere crediti formativi maturati anche nel mondo del lavoro, debitamente documentati, e accertate esperienze di autoformazione. Le istituzioni scolastiche valutano tali crediti ai fini della personalizzazione dei percorsi didattici, che può implicare una loro variazione e riduzione. 5. Nell'ambito delle attività in favore degli adulti possono essere promosse specifiche iniziative di informazione e formazione destinate ai genitori degli alunni. Art. 5 - Autonomia organizzativa 1. Le istituzioni scolastiche adottano, anche per quanto riguarda l'impiego dei docenti, ogni modalità organizzativa che sia espressione di libertà progettuale e sia coerente con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio, curando la promozione e il sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell'offerta formativa. 2. Gli adattamenti del calendario scolastico sono stabiliti dalle istituzioni scolastiche in relazione alle esigenze derivanti dal Piano dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni in materia di determinazione del calendario scolastico esercitate dalle Regioni a norma dell'articolo 138, comma 1, lettera d) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. 3. L'orario complessivo del curricolo e quello destinato alle singole discipline e attività sono organizzati in modo flessibile, anche sulla base di una programmazione plurisettimanale, fermi restando l'articolazione delle lezioni in non meno di cinque giorni settimanali e il rispetto del monte ore annuale, pluriennale o di ciclo previsto per le singole discipline e attività obbligatorie. 4. In ciascuna istituzione scolastica le modalità di impiego dei docenti possono essere diversificate nelle varie classi e sezioni in funzione delle eventuali differenziazioni nelle scelte metodologiche ed organizzative adottate nel piano dell'offerta formativa