FILOLOGIA
DELLA LETTERATURA ITALIANA
1
Presentazione corso
Il manoscritto
Cenni di paleografia
Il libro a stampa
L’originale
La tradizione
La copia
Fenomenologia della copia
Filologia è quella onorevole arte che esige dal suo cultore
essenzialmente una cosa, trarsi da parte, lasciarsi tempo, diventare
silenzioso, lento, essendo questa un'arte e una perizia di orafi della
parola, che deve compiere un finissimo attento lavoro e non
raggiunge nulla se non lo raggiunge lento. Ma proprio per questo
fatto è oggi più necessaria che mai. È proprio per questo mezzo
che essa ci attira e ci incanta quanto mai fortemente, nel cuore di
un'epoca del "lavoro", intendo dire della fretta, della precipitazione
indecorosa e sudaticcia, che vuol dire "sbrigare" immediatamente
ogni cosa, anche ogni libro antico e nuovo: per una tale arte non è
tanto facile sbrigare una qualsiasi cosa, essa insegna a leggere bene,
cioè a leggere lentamente, in profondità, guardandosi avanti e
indietro, non senza secondi fini lasciando porte aperte, con dita ed
occhi delicati.
Friedrich Nietzsche, Aurora
phìlos lògos
amante della parola, dei discorsi, delle lettere
In accezione moderna:
studio scientifico dei testi
↓
Lo studio della letteratura fa i conti prima di tutto con lo
studio della testualità, poi con le teorie e le ideologie
(P. Stoppelli)
La filologia è una disciplina pratica,
che aiuta a sviluppare un’attenzione microanalitica verso gli
aspetti testuali.
È un esame al microscopio della parola, che si interroga
sulla genesi del testo, sulle forme della sua diffusione, sulle
intenzionalità dell’autore, sul costituirsi dell’opera nei suoi
molteplici aspetti.
È, perciò, una disciplina complessa, che si avvale degli studi
di numerose altre discipline (e che, a sua volta, è
fondamentale per numerose altre discipline):
letteratura, linguistica, dialettologia, storiografia, paleografia,
codicologia, bibliografia.
Filologia del manoscritto
Filologia dei testi a stampa
Filologia digitale
Filologia d’autore
Codice 076 (88)
Cortona, Biblioteca Comunale e dell'Accademia Etrusca, c. 1r
Copista: Romolo Lodovici (XIV sec.)
NEL Meço del camin di n(ost)ra uita
mi ritrouai p(er) vna selua oscura
che la diricta uia era ismarrita
Et quanto a dire ell era cosa dura
esta selua seluaggia [.] aspra (et) forte
che nel pensier rinoua la paura
Tant e amara che poch e piu morte
ma p(er) tractar di quel ch io ui trouai
diro (et) delle cose ch i u o scorte
I non so ben ridir com io u entrai
tant era pien di son(n)o in su quel punto
che la uerace uia abandonai
’
te
NEL Meço
delcamin din(ost)ra
uita . Miritro
uai p(er) vna sel
ua oscura .
che ladiricta
uia era
ismarrita .
Et quanto adire ellera cosa dura
esta selua seluaggia [.] aspra (et) forte
che nelpensier rinoua lapaura
Tante amara che poché piu morte
ma p(er)tractar diquel chio uitrouai
diro (et) dellecose chiuo scorte
I nonso ben ridir comio uentrai
tantera pien dison(n)o in su quel punto
che lauerace uia abandonai
Codice Bodmer 56
Cologny (Ginevra) - Bibliotheca Bodmeriana , c. 1r
Nel mezo del camin di nostra vita
Mi ritrovai per una Selva oscura
Che lla diritta via era Smarita
E quanto a dire qual e cosa dura
Sta Selva salvagia et Aspra et forte
Che nel pensier rinova la paura
Tant e amara che poco e piu morte
Ma per trattar del ben ch i vi trovai
dirro de l altre cose ch i v o scorte
Io non so ben dire com v entrai
Tant era pien di sonno a quel punto
Che lla verace via abandonai
Codice 231 (Fondo Nazionale II.I. 36), Firenze – Bibl. Naz.
Centrale Copista: Giovanni Ciatini da Certaldo?
Nel meçço del caramin di nostra uita
mi ritrouuay per una selua scura
che la dirritta uia era smarrita
Et quanto a dire qual era e cossa dura
questa selua seluaggia [.] aspra e forte
che nel penssiere rinoua la paura
Tanto e amara che pocho e piu morte
ma per tractare del ben ch io vi trouay
diro di ll altre cose ch io v o scorte
Io non so ben <io ri>dire com io v entrai
tanto era pien di sonno a quel punto
che la verace via abandonay
P. Stoppelli, Filologia della letteratura italiana, Carocci
1. Concetti generali
La scrittura/Il testo/L’edizione
2. Filologia del manoscritto
Il manoscritto/L’originale/La copia
3. L’edizione unitestimoniale
Il censimento delle testimonianze/Un solo testimone/Il problema della
grafia
4. Il metodo di Lachmann
La recensio/L’examinatio e l’emendatio/ Un esempio di edizione critica
5. Limiti del metodo di Lachmann
Oggettività vs soggettività/Dopo Lachmann
6. Filologia dei testi a stampa
Il testo in tipografia/Riflessi filologici/L’Orlando furioso del 1532/Le
edizioni d’autore della Locandiera/La quarantana dei Promessi sposi
7. Filologia d’autore
L’autore e le sue carte/Il Canzoniere di Petrarca/I Canti di Leopardi
Questioni
Q1. La tradizione della Commedia
La prima storia del testo/La moderna filologia dantesca
Q2. L’edizione dei testi non-finiti
Problemi generali/Le Grazie di Foscolo/Lo Zibaldone di Leopardi
Q3. Altre tipologie testuali
I testi folclorici/I cantari/La poesia per musica/Le lettere
Q4. La filologia attributiva
Alla ricerca dell’autore/La questione del Fiore
Q5. La filologia nell’era dei computer
La codifica digitale/La filologia assistita dal computer/ Una nuova
ecdotica?
Bibliografia d’approfondimento
Indice di termini ed espressioni tecniche
Indice topografico dei manoscritti
Indice dei nomi
Manoscritto
vs
Libro a stampa
Manoscritto
Libro, da liber = sottile strato ligneo sottostante la corteccia di certi
alberi (Plinio, Nat. Hist. XIII, 69)
Volumen, da volvo = rotolo di papiro ‘avvolto’
Pergamena, da Pergamo (II a.c.), pelle di animale non conciata ma
levigata per renderla liscia e uniforme
Charta, designava in modo generico la superficie su cui si scriveva,
a prescindere dal materiale (la carta in cellulosa, probabilmente di
invenzione cinese, arrivò in Italia nel XII sec.)
Codex (originariamente ‘tronco d’albero’, poi ‘tavoletta su cui si
scrive’), si usa nel linguaggio filologico come sinonimo di
manoscritto
Esistono delle discipline specialistiche che forniscono informazioni sulla
data, sulla provenienza, sulla storia e sull’autenticità del
manoscritto/libro a stampa in esame, e sono tutte strettamente collegate
alla filologia:
- paleografia, che studia la scrittura
- codicologia, che ne studia la tecnica di confezione, la struttura, la
rilegatura
- bibliografia testuale (o filologia dei testi a stampa), che si occupa delle
caratteristiche materiali del libro a stampa (caratteri tipografici,
fascicolatura, ecc).
Il MANOSCRITTO
I fogli, pergamenacei o cartacei, vengon piegati a metà e
inseriti l’uno nell’altro → bifolio (4 facciate)
duerno → due piegature, 4 carte, 8 facciate
ternione → tre piegature, 8 carte, 16 facciate
quaternione o quaderno → quattro piegature, 16 carte, 32 facc.
quinterno → cinque piegature, 32 carte, 64 facciate
sesterno → sei piegature, 64 carte, 128 facciate
Per fascicolo, in filologia, si intende l’insieme delle carte ottenute
dalla piegatura del folio. Esso, può essere quindi un duerno, un
ternione, ecc…
I manoscritti non vengono numerati
progressivamente, ma per carte (cartulazione)
f. 1r/c. 1r (foglio ‒ o carta ‒ 1 recto)
f. 1v/c.1v (foglio ‒ o carta ‒ 1 verso)
ff. 1r-3v
cc. 1r-3v
Il CODICE
L’insieme dei fascicoli rilegati è denominato codice.
Esso può essere:
cartaceo
membranaceo, di pergamena)
misto, nel caso sia stata usata l’una e l’altra materia
palinsesto (o rescriptus) è un codice la cui superficie è
stata abrasa per essere riscritto
CODICE
- Autografo
- Idiografo, non materialmente scritto dall’autore ma da lui
sorvegliato
- Adespoto, senza l’indicazione dell’autore
- Anepigrafo, senza l’indicazione del titolo
- Apocrifo, attribuito a chi non ne è autore
- Miscellaneo, se riunisce testi eterogenei
- Raccogliticcio, codice, spesso autografo, risultante dall’aggregazione
di carte sciolte, spezzoni, frammenti di diverso genere e
provenienza: tali, sono, per es., alcuni codici di Leonardo da Vinci
- Acefalo, mancante di una o più carte all’inizio
- Mutilo, mancante di una o più carte all’interno o alla fine
- Composito, che rilega insieme codici originariamente indipendenti
I codici venivano spesso completati con:
- Miniature
- Rubriche
- Fogli di guardia bianchi
I piatti sono le copertine rigide poi unite dal dorso in sede di
rilegatura.
Spesso, però, la rilegatura originale dei manoscritti è stata
sostituita da una più recente, abolendo così la possibilità di
reperire importanti informazioni (note di possesso, scritture...)
Ciascun manoscritto è corredato da una segnatura, che
consta di due parti: il nome del fondo e/o della
biblioteca in cui è collocato e il suo numero d’ordine
interno:
Codice Vaticano latino 3195 (Petrarca, Rerum volgarium
fragmenta, idiografo)
Codice Vaticano latino 3196 (Petrarca, Codice degli abbozzi)
Codice Vaticano latino 3199
Codice Hamilton 90 (Boccaccio, Decameron)
Descrizione di un codice
- Segnatura
- Materia scrittoria
- Età
- Dimensioni
- Legatura
- Numero delle carte
- Costituzione dei fascicoli
- Disposizione della scrittura per carta
- Tipo di scrittura
- Ornamentazione
- Storia del manoscritto
- Autore
- Titolo dell’opera
- Contenuto (con eventuali incipit ed exlpicit)
- Notizie bibliografiche
Cologny (Ginevra) / Bibliotheca Bodmeriana / / Bodmer 56 /
(Ricasoli Firidolfi 21) / XV
Omogeneo, unitario. Cartaceo; prima metà XV sec.; carte II, 218, II'; cm 32,5 x
22,5.
Cartulazione a lapis nell'angolo inferiore destro, eseguita da Giuseppe Vandelli.
Bianche le carte 74, 146, 131v, 132r. Carte di guardia cartacee.
Fascicoli 21: 1 sesterno, 5 quinterni, 1 sesterno, 6 quinterni, 1 sesterno, 4 quinterni,
1 sesterno, 2 quinterni.
Quadro di giustificazione a piombo; mm 180 x 107 con doppia giustificazione, sx
e dx di mm 7. Le linee di scrittura variano da 30 a 36. Testo su una colonna.
Una sola mano.
Iniziali di cantica rubricate con fregio ad inchiostro nero. Nell'iniziale dell'Inferno è
raffigurato il mezzo busto di Dante, nelle altre due il giglio di Firenze. Iniziali dei
canti filigranate. Iniziali di terzina toccate di giallo. Rubriche.
Legatura di cm 33,5x23 in pelle su assi, con impressioni a secco su entrambi i
piatti.
Prima di entrare a far parte della Biblioteca Bodmeriana, nel 1962, il
codice si trovava presso il libraio Laurence Witten di New Haven e
prima ancora nella biblioteca dei baroni Ricasoli Firidolfi a Firenze.
Cc. 1r-218r, Dante Alighieri, Commedia.
Rubrica iniziale: Comincia la Comedia di Dante Alleghieri di Firenze
nella quale tratta delle pene et delli punimenti de' vicii et de' meriti et
premii delle virtù. Canto primo della prima parte la qual si chiama
Inferno nella quale l'autore fa prohemio a tutta l'opera.
Incipit: Nel mezo del camin di nostra vita.
Il copista rivela una patina linguistica settentrionale, forse veneta,
innestata su un antigrafo toscano.
Bibliografia minima: Petrocchi p. 562; Roddewig n° 74.
Giulio Rospigliosi (poi Papa Clemente IX), Codice fabroniano 268,
Adrasto
Segnatura: Ms 268
Ms cartaceo; in 4° (220x145 mm); 119 cc. più foglio volante (100x140 mm)
che presenta sul recto 7 versi vergati dalla stessa mano del testo; carta 119 v
bianca; numerazione moderna a matita; rilegato in cartone rosa dell'epoca
con legaccio di cuoio; la carta presenta come filigrana un cigno iscritto in un
cerchio; sul piatto della legatura "Giulio Rospigliosi Commedie", sul dorso
"Adrasto Tragedia".
Sul foglio di guardia annotazione manoscritta recente: "Autografo di Mons.
Rospigliosi".
Nel testo ci sono molte correzioni in interlinea o nei margini dei vari passi e
molti tratti a penna in senso verticale posti a margine a gruppi di versi di
consistenza diversa.
La Tragedia inizia a c. 1r. "Prologo"
c. 5r - c. 22v Atto I; c. 22v - c. 47v Atto II; c. 47v - c. 73r Atto III; c. 73r - c.;
95v Atto IV; c. 95v - c. 119r- Atto V.
Indicazioni bibliografiche per il reperimento dei manoscritti
On-line:
manusonline
Fondi manoscritti d’autore contemporanei
(soprattutto novecenteschi):
Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e
contemporanei, Pavia
Archivio del Novecento, Università la Sapienza di Roma
Per alcuni autografi di Leopardi, vd.
http://digitale.bnnonline.it/index.php?it/119/giacomo-leopardicanti
Cataloghi cartacei
IMBI, Inventari dei manoscritti della Biblioteche d’Italia (iniziato nel
1890 da Giuseppe Mazzantini) a cura di G. Boccanera, D.
Branciani , Firenze, Olschki, 1993, 107 voll.
Bibliografia di inventari e cataloghi a stampa dei manoscritti conservati
nelle biblioteche italiane, Roma, Istituto nazionale per il Catalogo
unico delle biblioteche italiane e per le informazioni
bibliografiche 1985-1989
P.O.Kristeller, Iter Italicum, London-Leinden, Warburg-Brill,
1963-92, 6 voll. (manoscritti umanistici non catalogati o
catalogati in modo parziale)
Paleografia
(v. file word)
Giovanni Boccaccio
Codice Hamilton 90
c. 8r
Berlino Staatsbibliothek
mm. 370-372 x 263-70, 112cc.
scrittura semigotica libraria italiana
.
Titulus
prōto = pronto
sēbra = sembra
Accento simil-circonflesso = re/ro
Asta tagliata (quasi come f) = de/le/
Pimo = primo
qando=quando
7 =et
& = et
9 = cum, con (et, e)
ß = ss
IL LIBRO A STAMPA
Stampa a caratteri mobili → Gutenberg 1455
I volumi pubblicati entro il 1500 prendono il nome di
incunamboli
All’inizio il libro a stampa non ha sostituito il manoscritto ma
gli si è affiancato, spesso riproducendone il formato, i
caratteri, le rubriche, le miniature
La Bibbia
di Gutenberg
A. Petrucci, Alle origini del libro moderno. Libri da banco,
libri da bisaccia, libretti da mano, in «Italia medievale e
umanistica», XII (1969), pp. 295-313
Il primo testo volgare ad esser pubblicato a stampa è il
Canzoniere petrarchesco, Venezia, Vindelino da Spira,
1470
Verso la fine del ’400: produzione di stampe popolari
(equivalenti ai manoscritti da bisaccia)
Aldo Manuzio, 1501: collana di testi latini e volgari in
piccolo formato (libri da mano) e privi di commenti
Corsivo aldino, con legamenti tra le parole
Corsivo
aldino
Editio princeps
NB. La priorità cronologica non è di per sé un criterio
preferenziale in critica del testo
Varianti in corso di stampa:
- dell’autore
- dello stampatore
Nuova edizione/Nuova emissione
Varianti tra stampe diverse della stessa opera (per es: Orlando
Furioso, 1516, 1521, 1532; edizioni del Decameron sottoposte
a censura)
Frontespizio
F. Barberi, Il frontespizio nel libro italiano del Quattrocento e del
Cinquecento Milano, Il Polifilo, 1969, 2 voll.
G. Zappella, le marche dei tipografi e degli editori italiani
del Cinquecento, Milano, Editrice Bibliografica, 1986, 2 voll.
Frontespizio di
I quattro primi libri
di architettura
di Pietro Cataneo
senese
Marca tipografica
Aldo Manuzio
(ancora con delfino)
Frontespizio de
L’Amadigi
di Bernardo Tasso,
editio princeps,
Venezia, Giolito
1560
Frontespizio de
L’Amadigi
di Bernardo Tasso,
nuova emissione
per l’editore
Zoppini, 1561
L. Dolce,
Ai lettori,
in
B. Tasso,
Amadigi,
Venezia,
Giolito,
1560
Nella classificazione tradizionale, il libro formato di
fogli interi non piegati si dice in formato atlantico
in-folio: una piegatura e 2 fogli, cioè con 4 facciate
in-quarto: 2 piegature e 4 fogli, cioè 8 pagine
in-ottavo: 3 piegature e 8 fogli, cioè 16 pagine
in-sedicesimo: 4 piegature e 16 foglietti, cioè 32 pagine
in-trentaduesimo: 5 piegature, 32 foglie, 64 pagine.
Indicazioni bibliografiche per il reperimento delle
cinquecentine:
ISBN on-line
EDIT 16: Le edizioni italiane del XVI secolo. Censimento
nazionale, Roma, Istituto centrale per il catalogo unico
delle biblioteche italiane e per le informazioni
bibliografiche, 1985-2007 (lettera D)
La banca dati è consultabile in rete:
http://edit16.iccu.sbn.it/web_iccu/ihome.htm
IGI, Indice generale degli incunamboli delle biblioteche d’Italia,
Roma, Istituto poligrafico dello stato, 1943-1981, 6 voll.
G. Melzi, P.A. Tosi, Bibliografia dei romanzi di cavalleria in versi e
in prosa italiani, Milano, Daelli, 1865
Annali tipografici delle antiche stamperie
OPAC delle biblioteche italiane ed europee
Alcune biblioteche italiane hanno riversato on-line i PDF
delle cinquecentine in loro possesso: vd., per es., la raccolta
drammatica della Biblioteca Nazionale Braidense,
http://www.braidense.it/cataloghi/
L’EDIZIONE
Edere, dare fuori
L’edizione critica consiste in un’operazione di restauro
del testo, condotta attraverso l’esame della tradizione
L’ecdotica è la teoria che soggiace a, e la tecnica che
permette l’edizione critica
Critica testuale è l’esame critico della tradizione
L’ORIGINALE
«Il concetto di originale, nel senso di testo autentico
esprimente la volontà dell’autore, è uno dei più
sfuggenti ed ambigui della critica del testo»
A.S. Avalle, Principi di critica testuale, Padova, Antenore, 1978, p. 33
Il testo originale può essere un autografo, un idiografo
o una stampa da lui controllata ed approvata.
Se, però, l’originale è andato perduto, l’edizione critica
consisterà in un’operazione di restauro congetturale
che mira a riportare il testo alla forma più possibile
vicina corrispondente a quella della volontà d’autore.
L’edizione critica tende all’originale ma non può
identificarsi con esso
Oltre a ciò, la creazione letteraria è un processo
dinamico, e dunque di un’opera possono darsi più
volontà d’autore
G. Leopardi, A Silvia, v. 1
Autografo 1828 ed ed. Canti 1831→ sovvienti
Ed. 1835→ rammenti
Ed. postuma 1845 → rimembri
Manoscritto autografo e originale non sono sinonimi e non
sempre coincidono:
L’idiografo di Malpaghini del Canzoniere
Manzoni copista delle parti cassate della Pentecoste
C’è una grande differenza tra un originale manoscritto
e un originale a stampa:
quest’ultima, per quanto sorvegliata dall’autore, è una
copia meccanica (si pensi al disappunto di molti autori
per l’edizione scorretta delle proprie opere)
Oltre a ciò, esistono opere stampate con delega
espressa dell’autore a curatori e persone di fiducia, (B.
Castiglione, Il Cortegiano) che non di rado
provvedevano ad una revisione grafica e fonomorfologica (Vite del Vasari, 1550 e 1568)
Bisogna poi ricordare che per la maggior parte degli
autori la lingua scritta italiana fu a lungo una lingua
morta, oggetto di interventi normativi contrastanti e
di applicazione non sempre facile
Ariosto, Orlando Furioso
Beccaria, Dei delitti e delle pene
Svevo, Senilità (postille alla I ed. del genero e del prof.
Triestino Marino Szombayhely)
LA TRADIZIONE
La prima copia derivata dall’originale è chiamata
apografo
L’antigrafo è una copia da cui ne viene tratta un’altra
I testimoni sono le copie (manoscritte o a stampa) che
conservano un’opera di cui si è perduto l’originale
Per lezione di un testimone si intende un determinato
passo, tramandatoci da quello specifico testimone
Per tradizione in filologia si intende l’insieme dei testimoni
che trasmettono un’opera. Essa può essere:
Diretta, quando il testo è trascritto in quanto tale
Indiretta, quando il testo è parzialmente trascritto, o è
tradotto (De Vulgari Eloquentia nella traduzione del Trissino),
parafrasato, parodiato
Manoscritta
A stampa
Mista
Plurima
Unitestimoniale
Lineare, una sola famiglia
Ramificata, più famiglie
Quiescente, nei passaggi di copia non si evidenziano
innovazioni significative
Attiva, nei passaggi di copia si evidenziano innovazioni
significative
Caratterizzata, in funzione del testo critico
Caratterizzante, in funzione dei modi attraverso cui si è
sviluppata la riproduzione e la circolazione dei testi
I testimoni possono essere anche molto tardi rispetto
all’originale perduto (fil. classica e romanza).
Il più antico manoscritto della Commedia è del 1336 ed è di
area settentrionale (Biblioteca Comunale Passerini Landi,
codice landiano 190 = La), ma il testimone che maggior
influenza ebbe sulla tradizione è il
Vat. Lat. 3199, da cui vennero tratti sia le copie boccacciane
sia quella bembiana (Vat. Lat. 3197), che, ortograficamente
revisionato e congetturalmente corretto, sarà a fondamento
della stampa aldina del 1502
VULGATA
(Editionem vulgatam, diffusa)
La tradizione include anche i
testi non autorizzati,
che, in alcuni casi, possono addirittura costituire
l’originale:
Eneide → Vario Rufo
Gerusalemme Liberata
Quasi tutta l’opera di Kafka → Max Brod
Gerusalemme Liberata
Nel 1579 in appendice ad una raccolta di rime edita a Genova (Scelta di rime di diversi
eccellenti poeti) appariva il solo canto IV, mentre nell’estate 1580 un’edizione
largamente parziale del poema era stampata a Venezia, per iniziativa di Celio
Malespini. Nel marzo del 1581 l’Ingegneri pubblicò per la prima volta l’insieme dei
venti canti (Parma, Viotti e Casalmaggiore, Canacci e Viotti). Tutte queste stampe
presentavano il titolo di La Gerusalemme liberata, scostandosi dal Goffredo cui a lungo
il Tasso aveva pensato. Ancora nel 1581 il gentiluomo ferrarese Febo Bonnà
organizzava due diverse edizioni del poema (la prima, in giugno, per lo stampatore
Baldini, la seconda in luglio per gli Eredi di Francesco De Rossi), in quella stessa
città nella quale il poeta, che continuava a non approvare il testo, si trovava
rinchiuso. La serie di stampe ravvicinate dice di un successo impetuoso, di un testo
subito apprezzato da un pubblico vasto. Nel 1582 la Liberata veniva stampata a
Napoli, mentre si tiravano ristampe a Venezia o Ferrara. Tra tutte quelle degli anni
successivi merita una menzione quella mantovana del maggio 1584, stampata da
Francesco Osanna, e che a lungo si è ritenuto fosse stata sorvegliata da Scipione
Gonzaga , e dunque derivante da manoscritti autorevoli. Il testo moderno, fissato
da Lanfranco Caretti, si fonda sulla seconda stampa Bonnà del 1581, criticamente
riveduta, ma per il nuovo testo della Liberata, ancora da determinare, sono ora
fondamentali gli studi di Luigi Poma (raccolti in L. Poma, Studi sul testo della
Gerusalemme liberata, Bologna, Clueb, 2005).
LA TRASMISSIONE DEI TESTI
La copiatura manuale
Copiare un testo è un atto che implica un aspetto
mentale ed uno materiale, e presuppone 5 fasi:
1. lettura
2. memorizzazioneù
3. dettato interiore
4. esecuzione
5. ritorno al modello
ERRORI DI LETTURA, spesso di origine
paleografica e dovuti al fraintendimento ottico dei
caratteri (e, c, t/ s, f/mia, ima, una), allo scioglimento dei
titoli, all’omissione di segni diacritici, ecc.
OMISSIONE DI PAROLE sintatticamente deboli
SCAMBIO tra parole che iniziano allo stesso modo
(omeoarchia) e proseguono in modo simile
(traduzione/tradizione, diagramma/digramma, Tullio/Tullo)
↓
BANALIZZAZIONI
SAUT DU MEME AU MEME
N. Macchiavelli, Principe (G=Gotha 70)
ALTERAZIONE FONETICA DEL TESTO
ragione/rason/razon/raxon
Codice 231 (Fondo Nazionale II.I. 36), Firenze
Nel meçço del caramin di nostra uita
mi ritrouuay per una selua scura
che la dirritta uia era smarrita
I codici della scuola siciliana ci sono stati tramandati da copisti
toscani, che intervennero sulla forma linguistica (il che è
evidente, per esempio, nelle rime imperfette dei codici toscani:
conduce: croce, uso:amoroso; avere: morire). Fondamentale è, perciò,
la trascrizione di alcune rime compiuta nel Cinquecento da
Giovanni Maria Barbieri
Re Enzo, S’eo trovasse pietanza :
Trascrizione Barbieri
Codice Vaticano 3793:
La virtuti ch’illi àvi
D’alcìrm’ e guariri
A lingua dir nu l’ausu
Per gran timanza ch’azo
[nu ll’isdegni
La vertute ch’il àve
D’ancider me e guerire
A lingua dir non l’auso
Per gran temenza c’agio
[no la disdigni
CLASSIFICAZIONE DEGLI ERRORI
Aplografia, omissione di una sillaba o una parola
(statale → stale; sperperare → sperare)
Dittografia, duplicazione di una sillaba o una parola
(sperare →sperperare; minimo→ miminimo)
Omoteleuto, due parole contigue che terminano in modo
identico vengono fuse in un’unica parola
Errore di anticipazione
Errore di ripetizione
Errore polare, sostituzione di una parola con una di
significato opposto
Errore monogenetico/ Errore poligenetico
ERRORI/VARIANTI
Inf. II, 60
E durerà quanto ’l mondo lontana
E durerà quanto ’l moto lontana
Una variante neutra, adiafora o equivalente è una lezione
che fornisce un senso compiuto e accettabile, tale per
cui sarebbe difficilmente riconoscibile se non si avesse
a disposizione una copia che reca una lezione
differente.
Le interpolazioni sono, invece, inserzioni di parti non
originali nel corpo del testo, la cui natura è spesso
incerta tra rifacimento, glossa esplicativa e
falsificazione.
Varianti d’autore
vs
Errori d’autore
aplografie, dittografie, citazioni erronee, uso di parole
tecniche, e persino errori polari:
«l’uomo non conosce ed ha ignoranza di tutto il tempo che dee
venire, che è infinito; e la ignoranza nostra è nel tempo futuro ancora»
F. Sacchetti, Le sposizioni dei Vangeli, XIV 18
Scarica

codice - Lumsa