Ripasso Laura Resmini a.a. 2013-2014 1 Struttura del compito • PARTE I (punti 10) Rispondete a due domande a vostra scelta (grafici, commenti e formule, per quanto non obbligatori, sono graditi) • 3 domande • PARTE II (punti 15) Discutete se le seguenti affermazioni sono VERE o FALSE. Argomentate brevemente la vostra risposta • 5 domande • PARTE III (punti 5+ 2) Rispondete ad almeno una domanda a vostra scelta • 3 domande 2 Esercizio 1 (parte I) Spiegate la relazione esistente tra Prodotto interno lordo e benessere Definizione di PIL Distinzione tra PIL nominale, PIL reale e PIL procapite. PIL indicatore imperfetto del benessere, in quanto: • Esclude i beni e i servizi che non hanno mercato (lavoro domestico non retribuito, volontariato, lavoro sommerso) • Non considera il valore dei beni che non hanno mercato (tempo libero); • Non considera la qualità dell’ambiente e, più in generale, la qualità della vita (salute, istruzione, ecc…) • Non fornisce informazioni sulla disuguaglianza e sulla povertà. Indicatori alternativi: HDI, BES, … 3 Esercizio 2 (parte III) Spiegate come ciascuna delle seguenti attività incide sul PIL • Aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici; • Riduzione dei sussidi di disoccupazione • Aumento delle vendite di beni nazionali a a clienti esteri • Vendita da parte di residenti di azioni di una società estera • Acquisto da parte di residenti di servizi di consulenza da fornitori esteri. Soluzione • Aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici: Aumenta il PIL (i servizi forniti dalla pubblica amministrazione sono parte del PIL e sono valutati in base al costo di produzione) • Riduzione dei sussidi di disoccupazione Nessuna variazione del PIL (i trasferimenti dello stato ai privati non rappresentano attività produttiva) • Aumento delle vendite di beni nazionali a clienti esteri Il PIL aumenta (aumento delle esportazioni) • Vendita da parte di residenti di azioni di una società estera Nessuna variazione del PIL (un investimento finanziario rappresenta un impiego della ricchezza, non un’attività produttiva) • Acquisto da parte di residenti di servizi di consulenza da fornitori esteri. Il PIL si riduce (i servizi sono forniti da non residenti, quindi vanno sottratti dal PIL. Si tratta di importazioni di servizi). Esercizio 3 (parte III) Un’ipotetica nazione produce tre beni, A, B e C. Di seguito sono riportati prezzi e quantità prodotte di questi tre beni per l’anno 1 e l’anno 2: Beni Anno 1 Anno 2 Quantità Prezzo Quantità Prezzo A 100 15 250 14 B 400 20 500 40 C 300 50 210 50 Ponendo l’anno 1 come anno base, calcolate il PIL reale ed il PIL nominale per entrambi gli anni. Tra l’anno 1 e l’anno 2, inflazione è aumentata o si è ridotta? Spiegate Soluzione 𝑃𝐼𝐿 = 𝑃𝑖 𝑥𝑄𝑖 𝑖 PILnom1 = (100x15)+(400x20)+(300x50)=1500+8000+15000=24500 PILnom2 = (250x14)+(500x40)+(210x50)=3500+20000+10500=34000 PILreale1=24500 PILreale2=(250x15)+(500x20)+(210x50)=3750+10000+10500=24250 Per calcolare l’inflazione devo costruire il deflatore del PIL nei due anni. Deflatore = PIL nom / PIL reale Defl1=1 Defl2=34000/24250=1.402 1.40 − 1 𝜋= = 0.40 = 40% 1 Esercizio 4 (parte II) Domanda: L’inflazione comporta una redistribuzione della ricchezza dai creditori ai debitori, ma poiché le perdite dei primi corrispondono ai guadagni dei secondi, per il sistema economico non si hanno costi aggiuntivi. Vero o falso? Risposta: Falso. L’inflazione (inattesa) redistribuisce la ricchezza tra i creditori ed i debitori. L’inflazione, infatti, erode il valore del circolante; dunque chi presta denaro riceverà, alla scadenza, in termini reali meno rispetto a quanto ha prestato. Viceversa il debitore rimborserà il prestito con moneta che, in termini reali, vale meno. Benché si tratti di redistribuzione e non di distruzione di ricchezza, il sistema economico ne sarà svantaggiato, poiché l’inflazione altera il sistema degli incentivi (i creditori sono meno propensi a prestare denaro). L’inefficienza genera costi aggiuntivi. 8 Esercizio 5 (parte I) Descrivete i diversi tipi di disoccupazione e le rispettive cause. Quale è il più costoso in termini economici e sociali? Disoccupazione frizionale: disoccupazione a breve termine dovuta al tempo necessario agli individui per trovare un impiego più conforme alle loro capacità. Cause: eterogeneità del mercato del lavoro; Il mercato del lavoro è dinamico e in costante evoluzione. Non ha costi né effetti negativi sul sistema economico. Disoccupazione strutturale: Disoccupazione a lungo termine, presente anche quando l’economia produce a un tasso normale. Cause: Caratteristiche strutturali del mercato del lavoro (Organizzazioni sindacali, leggi sui minimi salariali, LPO, ecc.); mancanza di competenze, barriere linguistiche, discriminazione (disoccupazione cronica o di lunga durata). Ha costi elevati sia per la società sia per gli individui Disoccupazione ciclica. Disoccupazione aggiuntiva che si manifesta quando l’economia vive una fase di recessione. Cause: Flessione della domanda di beni e servizi prodotti dall’economia Gli aumenti della disoccupazione ciclica sono di breve durata se i policy maker adottano le misure adeguate Esercizio 6 (parte I) Indicate con Nd e con Ns la domanda e l’offerta di lavoro, con W il salario monetario e P il livello dei prezzi. Il mercato del lavoro è descritto dalle seguenti equazioni: Nd= 2000 – 8W/P Ns=1000 + 12W/P a) Spiegate perché la domanda di lavoro dipende negativamente dal salario reale, mentre l’offerta di lavoro dipende positivamente dal salario reale. b) Calcolate il salario reale e l’occupazione di equilibrio c) Illustrate, anche eventualmente con l’ausilio di un grafico, l’effetto di una riduzione della produttività marginale del lavoro sul salario reale e sul livello di occupazione di equilibrio. 10 Soluzione/1 a) Nd= quanto più basso è il costo del lavoro, tanto più le imprese sono disposte ad assumere unità addizionali di lavoro. Ns= La relazione positiva tra salario e quantità di lavoro è legata all’effetto di sostituzione: all’aumentare del salario, gli individui sostituiscono il bene più caro (il tempo libero) con il bene meno caro (il lavoro). b) In equilibrio, domanda = offerta → 𝑊 𝑊 2000 − 8 = 1000 + 12 𝑃 𝑃 𝑊 2000 − 1000 = (12 + 8) 𝑃 𝑊∗ 𝑃 = 1000 20 = 50 e 2000 − 8 ∗ 50 = 1600 = 𝑁 ∗ 11 Soluzione/2 Una riduzione della produttività fa diminuire la domanda di lavoro, spostando verso sinistra la curva di domanda da D a D’. w* Il salario reale di equilibrio si riduce da w* a w*’; anche l’occupazione si riduce da N* a N*’ N* 12 Esercizio 7 (parte I) Spiegate in che modo i seguenti provvedimenti influenzano il tasso di disoccupazione di equilibrio: • i sussidi di disoccupazione non sono più soggetti ad imposte; • le indennità di licenziamento si riducono; • il sindacato negozia il salario per tutti i lavoratori, e non solo per i propri iscritti. Soluzione Si tratta di tre provvedimenti che incidono sulla struttura del mercato del lavoro, ovvero su quei fattori che ne influenzano l’efficienza e la flessibilità. In particolare: • Il sussidio di disoccupazione aumenta, rendendo meno problematica la situazione di chi è alla ricerca di un lavoro. Dunque chi è disoccupato metterà meno impegno nella ricerca del lavoro. Il periodo di disoccupazione tende ad aumentare: u* aumenta; • Se il governo riduce le indennità di licenziamento, rende meno oneroso per il datore di lavoro licenziare. La maggiore flessibilità del rapporto di lavoro dovrebbe aumentare le probabilità di trovare un lavoro. Il livello di disoccupazione potrebbe ridursi. • In tal caso, aumenta il potere di negoziazione dei sindacati. Di conseguenza, il sindacato riesce ad «imporre» un salario più elevato di quello di equilibrio. La disoccupazione di equilibrio tende ad aumentare. Esercizio 8 (parte I) Domanda: Commentate il ruolo del capitale fisico nel promuovere la crescita economica. Risposta: Il capitale fisico è uno dei 5 fattori in grado di stimolare la produttività del lavoro e, dunque, la crescita della produzione nel lungo periodo. La presenza di una maggiore quantità di capitale fisico permette, infatti, ai lavoratori di essere più efficienti nella produzione. In generale, l’aumento del capitale impiegato fa crescere sia il prodotto totale sia la produttività media del lavoro. Tuttavia, i benefici legati all’aggiunta di ulteriore capitale tendono a ridursi con l’aumentare del capitale (rendimenti marginali decrescenti). La quantità ottimale di capitale dipende dal tasso di rendimento di un investimento. Le imprese accumuleranno nuovo capitale fino a quando i benefici generati da una unità addizionale di capitale non eguagliano il costo del capitale: VMP>rPk VMP/Pk>r 15 Esercizio 9 (parte II) Domanda: La crescita della produttività media del lavoro non è un fattore chiave nella determinazione del tenore di vita nel lungo periodo. Vero o falso? Risposta: Falso. Il tenore di vita può essere approssimato dal PIL pro capite, il quale può essere scomposto nei seguenti fattori: Y Y N x POP N POP (Y/N) è la produttività media del lavoro, mentre (N/POP) è il tasso di attività. Mentre esistono dei limiti all’aumento del tasso di attività (pieno impiego e difficoltà di impiegare il fattore lavoro oltre il normale per lunghi periodi di tempo), l’unico fattore che garantisce un aumento costante del tenore di vita è la produttività del lavoro. 5 sono i fattori che incidono sulla produttività media del lavoro (capitale fisico, capitale umano, progresso tecnologico, qualità delle istituzioni, imprenditorialità). 16 Esercizio 10 (parte I) Domanda: Spiegate la relazione tra gap di produzione e disoccupazione Risposta: Gap di produzione: differenza tra produzione effettiva e produzione potenziale (= produzione che si ottiene quando le risorse produttive sono utilizzate ai livelli normali) La disoccupazione rappresenta un indicatore dell’utilizzo delle risorse. Una disoccupazione elevata implica che il fattore lavoro è sottoutilizzato, mentre una bassa disoccupazione indicata un utilizzo del lavoro al di sopra del tasso normale. Poiché disoccupazione frizionale e strutturale sono sempre presenti, solo la disoccupazione ciclica (differenza tra disoccupazione totale e tasso naturale) riflette i gap di produzione. u-u*>0 Y<Y* u-u*<0 Y>Y* 17 Esercizio 11 (parte III) Sulla base dei dati economici forniti sotto, calcolate il risparmio privato, il risparmio pubblico ed il tasso di risparmio nazionale • PIL= 3000 • Entrate fiscali = 600 • Trasferimenti pagati dal settore pubblico = 200 • Spesa per consumi = 2250 • Avanzo di bilancio pubblico = 100 S = (Y - T - C) + (T - G) S = [3000 – (600 – 200) – 2250] + 100= 450 S pubblico = 100 S privato = 350 Tasso di risparmio = (450/3000)*100=15 15% Esercizio 12 (parte I) In base all’analisi della domanda e dell’offerta di risparmio spiegate l’impatto sul tasso di interesse reale, sul risparmio nazionale e sugli investimenti di equilibrio dei seguenti eventi: • Una riduzione del prezzo dei beni capitali (impianti e macchinari); • Un improvviso aumento del deficit pubblico a seguito di una catastrofe naturale; • Il peggioramento della situazione economica aumenta il risparmio di tipo precauzionale Soluzione/1 La riduzione del prezzo dei beni capitali induce le imprese a investire di più (a parità di costo del finanziamento, il rendimento dell’investimento è maggiore). La domanda di investimenti aumenta e, a parità di offerta, il tasso di interesse reale aumenta. L’aumento del tasso di interesse stimola un maggiore risparmio. r S D’ D S, I Soluzione/2 L’aumento del deficit pubblico, implica una riduzione del risparmio pubblico. Il risparmio nazionale si riduce. Il tasso di interesse di equilibrio aumenta. In equilibrio si realizza un minor volume di risparmio e di investimenti r S’ S D S, I L’aumento del risparmio precauzionale aumenta il risparmio privato e, a parità di quello pubblico, anche il risparmio nazionale. Il tasso di interesse di equilibrio si riduce, facendo aumentare la domanda di investimenti. S S’ 21 D S, I Esercizio 13 (parte II) Una nota casa automobilistica annuncia un aumento dei dividendi che saranno distribuiti il prossimo anno. Il valore delle azioni in borsa aumentano. Vero o falso? Perché? Vero. Il prezzo delle azioni dipende dal rendimento futuro atteso. Quest’ultimo, a sua volta, è dato dai dividenti attesi e dai guadagni/perdite in conto capitale attesi in caso di vendita del titolo. Esercizio 14 (parte III) In una economia chiusa (NX=0) il consumo aggregato è dato da C = 100 + 0,8Y, mentre I=100 e G=250. • Dopo aver esplicitato la funzione della spesa aggregata programmata (PAE) e le condizioni che regolano il lato dell’offerta, calcolate il valore del PIL di equilibrio. • Che cosa succede se gli investimenti aumentano di 50? Mostrate graficamente come l’economia si muove dal vecchio al nuovo equilibrio. 23 Soluzione PAE= C+I+G+NX Y=PAE Y=100 + 0.8Y+100+250 (1-0.8)Y= 450 Y= (1/0.2)*450=5*450=2250 ΔI=50 ΔA=50 ΔY=5*500=2500 Y=PAE PAE E’ PAE’ PAE E Y ↑ 𝐼 →↑ 𝐴 →↑ 𝑃𝐴𝐸 →↑ 𝑌 Il moltiplicatore del reddito assicura che l’aumento della produzione di equilibrio sia superiore all’impulso iniziale (=50). 24 Esercizio 15 (parte II) Domanda: Un basso valore della propensione marginale ad importare comporta un alto valore del moltiplicatore del reddito. Vero o falso? Risposta: Vero. Ipotizzando che: M = M + mY Il moltiplicatore è pari a: 1/(1-c+m) Quindi quando più bassa è la propensione marginale ad importare, tanto maggiore è il moltiplicatore. Infatti, tanto più bassa è la propensione marginale ad importare tanto minore è la quota di reddito aggiuntivo destinata al consumo di beni di produzione estera. Di conseguenza, l’impatto sulla produzione economica di un dato aumento della spesa autonoma sarà tanto più alto quanto più bassa è la propensione marginale ad importare. 25 Esercizio 16 (parte I) Dopo aver brevemente descritto le caratteristiche della domanda e dell’offerta di moneta, spiegate se e come varia l’equilibrio sul mercato della moneta in seguito ai seguenti motivi: • La banca centrale riduce il coefficiente di riserva obbligatoria; • il reddito nazionale si riduce • Aumenta in modo considerevole l’uso di strumenti alternativi alla moneta (carte di credito) 26 Soluzione/1 Md=f(i,Y); -,+ Ms = è decisa autonomamente dalla BC i= costo opportunità della moneta Y= reddito Una riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria, riduce le riserve delle Ms Ms’ banche; il moltiplicatore e, di i conseguenza, l’offerta di moneta i* aumentano. Data la domanda, sul i mercato si crea un eccesso di offerta di moneta che, per essere riassorbito, necessita di una riduzione del tasso di interesse nominale (i): Md rr↓→ RES ↓→ MS ↑(da Ms a Ms’) → i ↓ M 27 Soluzione/2 Y↓→ Md↓ (da Md a Md’) → a parità di offerta (Ms), i ↓ L’uso di strumenti alternativi alla moneta riduce la domanda di moneta. Md↓ (da Md a Md’’) → a parità di offerta (Ms), i ↓ Ms Ms i i i* i i i* Md Md’ Md Md’’ M M 28 Esercizio 17 (parte I) Spiegate gli effetti di un aumento delle imposte sul tasso di interesse, sul reddito di equilibrio, sul consumo e sugli investimenti 𝑇 ↑→ (𝑌 − 𝑇) ↓→ 𝐶 ↓→ 𝑌 ↓ Y ↓→ 𝑀𝐷 ↓→ 𝑖 ↓ 𝑖 ↓→ 𝐶, 𝐼 ↑→ 𝑃𝐴𝐸 ↑→ 𝑌 ↑ Mercato dei beni Mercato della moneta Mercato dei beni LM i E E’ IS IS’ Y La politica fiscale restrittiva riduce sia il tasso di interesse sia il livello della produzione di equilibrio. In equilibrio, la composizione del PIL è diversa: E’ è caratterizzato da una maggiore presenza di investimenti privati rispetto ad E, mentre l’effetto sui consumi delle famiglie è ambiguo. 29 Esercizio 18 (parte II) Se il governo vuole stimolare l’investimento, ma tenere costante il reddito deve attuare una politica monetaria espansiva e una politica fiscale restrittiva. Vero o falso? Perché? Vero. Una politica monetaria espansiva riduce il tasso di interesse, aumentando il reddito di equilibrio. La politica fiscale restrittiva aiuta a ridurre il tasso di interesse, ma controbilancia l’effetto espansivo della politica monetaria LM i LM’ E i* E’ i’ IS IS’ Y* Y 30 Esercizio 19 (parte III) Se il governo aumenta le imposte e la spesa pubblica di uguale ammontare, il reddito di equilibrio rimane invariato. Vero o falso? Perché? L’effetto espansivo della spesa pubblica è solo parzialmente compensato da un aumento delle imposte. Infatti un aumento della spesa pubblica di 1€, aumenta la PAE (e la produzione) di 1€, mentre un aumento delle imposte di 1€ riduce i consumi e quindi la PAE in base alla propensione marginale al consumo che è minore di 1. Il reddito di equilibrio, dunque, aumenta. 1 ∆𝐴 1−𝑐 1 ∆𝑌 = (∆𝐺 − 𝑐∆𝑇) 1−𝑐 1 ∆𝑌 = ∆𝐺 − 𝑐∆𝐺 1−𝑐 1 ∆𝑌 = (1 − c)∆𝐺 1−𝑐 ∆𝑌 = ∆𝑌 = ∆𝐺 31 Esercizio 20 (parte I) Esaminate gli effetti di una politica fiscale espansiva sul reddito e sul tasso di interesse di equilibrio di una economia chiusa e confrontateli con quelli di una economia aperta in presenza di cambi fissi e di cambi flessibili. 32 Soluzione • Economia chiusa 𝐺 ↑→ 𝐴 ↑→ 𝑃𝐴𝐸 ↑→ 𝑌 ↑ 𝑌 ↑→ 𝑀𝐷 ↑→ 𝑖 ↑ 𝑖 ↑→ 𝐶, 𝐼 ↓→ 𝑌 ↓ • Economia aperta – cambi flessibili L’aumento del tasso di interesse, rende più redditizie le attività denominate in valuta nazionale. Aumenta la domanda di valuta nazionale, il tasso di cambio si apprezza e le partite correnti peggiorano. La produzione di equilibrio si riduce. La politica fiscale è meno efficace rispetto al caso di economia chiusa • Economia aperta – cambi fissi L’aumento del tasso di interesse, rende più redditizie le attività denominate in valuta nazionale, generando pressioni per un aumento del tasso di cambio. La BC interviene vendendo valuta nazionale in cambio di valuta estera. (La quantità di moneta in circolazione aumenta, facendo ulteriormente aumentare il reddito). 33 Esercizio 21 (parte I) Spiegate in che modo la curva di Phillips è collegata all’offerta aggregata La curva di Phillips evidenzia l’esistenza di una relazione inversa tra disoccupazione e inflazione: un aumento dell’inflazione comporta una minore disoccupazione. Questa osservazione è compatibile con la curva di offerta aggregata di breve periodo, secondo la quale un aumento della disoccupazione emerge in presenza di gap recessivi, ai quali corrisponde una inflazione decrescente, mentre gap espansivi sono caratterizzati da bassa disoccupazione e tendenze inflazionistiche nel sistema economico. Sia la curva di Phillips sia la SRAS includono le aspettative di inflazione. Quando gli agenti economici rivedono le loro aspettative di inflazione, entrambe le curve si spostano, favorendo il rientro verso l’equilibrio di pieno impiego, caratterizzato dalla presenza di un tasso di disoccupazione naturale (disoccupazione frizionale e disoccupazione strutturale di lunga durata). 34 Esercizio 22 (parte II) Uno shock positivo dal lato della domanda aumenta in modo permanente l’inflazione, mentre uno shock nominale positivo dal lato dell’offerta non ha alcun effetto sul tasso di inflazione di lungo periodo. Vero o falso? Perché? 35 Soluzione Vero. Uno shock positivo della domanda – causato da un aumento improvviso di una delle componenti della spesa autonoma o da cambiamenti nella gestione delle politiche fiscali e/o monetarie – genera un gap espansivo e successive spinte inflazionistiche che spingono il sistema economico verso il livello di produzione potenziale. Uno shock nominale dell’offerta, invece – generato da una variazione dei prezzi delle materie prime e/o degli altri fattori di produzione – genera sempre un gap espansivo, causato da uno spostamento verso destra della SRAS. Il processo di autocorrezione del sistema economico spinge la SRAS verso l’alto riportando il sistema verso l’equilibrio di pieno impiego, con livelli di produzione e di inflazioni invariati. Graficamente: Shock positivo da domanda Shock nominale positivo dell’offerta LRAS LRAS SRAS’ B SRAS inflazione A AD’ inflazione SRAS A SRAS’ B AD Y* output Y* AD 36 output Esercizio 23 (parte II) Imposte proporzionali al reddito aumentano il moltiplicatore. Vero o falso? Perché? Falso. Se T=tY Moltiplicatore = 1/[1-c(1-t)] In presenza di imposte proporzionali al reddito, l’impatto del moltiplicatore è minore, poiché parte dell’incremento del reddito viene versato alla stato sotto forma di imposte. Ciò non accade in presenza di imposte fisse. 37 Esercizio 24 (parte II) Un alto volume di scambi commerciali tra un gruppo di paesi implica che questi paesi debbano assolutamente adottare una moneta comune. Vero o falso? Perché? Falso. Una elevata integrazione commerciale riduce la probabilità di shock asimmetrici, riducendo i costi dell’unione monetaria (perdita dell’indipendenza della politica monetaria) e aumentando i potenziali benefici, legati all’eliminazione dei costi di transazione tra le valute. Secondo la teoria delle aree valutarie ottimali, la moneta unica deve essere adottata quando i benefici sono uguali ai costi, ovvero quando i partner hanno raggiunto un grado di integrazione ottimale. 38 Esercizio 25 (parte III) La funzione del consumo in una economia è C = 70 + 0.8(Y-T). Le tasse T sono pari a 50. Scrivete la funzione del risparmio. Disegnatela. Se il reddito disponibile aumenta di 200, di quanto aumenta il risparmio? 𝑆 = 𝑌 − 𝐶 − 𝑐 (𝑌 − 𝑇) S 𝑆 = 𝑌 − 70 − 𝑐𝑌 + 𝑐𝑇 𝑆 = 𝑌 − 70 − 𝑐𝑌 + 40 𝑆 = −30 + 1 − 𝑐 𝑌 Y ∆𝑆 = 1 − 𝑐 ∆𝑌 ∆𝑆 = 0.2 ∗ 200 = 40 -30 39 Esercizio 26 (parte II) In economia aperta e tassi di cambio flessibili, una politica monetaria restrittiva provoca una riduzione del reddito, un deprezzamento del tasso di cambio nominale e un miglioramento del saldo di bilancia commerciale. Vero o falso? Perché? Falso. Una politica monetaria restrittiva riduce il reddito di equilibrio e aumenta il tasso di interesse. Le attività denominate in valuta nazionale diventano più redditizie; la domanda di valuta nazionale contro valuta estera aumenta, facendo apprezzare il tasso di cambio nominale. Se il tasso di cambio nominale si apprezza, i beni nazionali diventano relativamente più cari dei beni esteri: le esportazioni si riducono e le importazione aumentano. Il saldo commerciale peggiora. 40 Esercizio 27 (parte II) Se il tasso di interesse reale (r) è pari al tasso di crescita del prodotto (g) il rapporto debito/Pil può dirsi stabilizzato. Vero o falso? Perché? Falso. Il rapporto debito/PIL è stabilizzato se è costante nel tempo. Nel caso presentato, l’uguaglianza tra r e g, garantisce che la maggiore ricchezza generata dalla crescita del PIL consente allo stato di generare le risorse necessarie a compensare il servizio del debito. Il rapporto debito/PIL, dunque, varierà solo in funzione del saldo primario. 41 Esercizio 28 (parte I) Considerate un modello IS-LM in cui le due curve abbiano l’inclinazione standard. Supponete che le autorità di politica economica desiderino realizzare sia un aumento del reddito sia un aumento del tasso di interesse. Quale manovra di politica economica dovrebbero adottare? Spiegate nel dettaglio come l’economia si muove verso il nuovo equilibrio. 42 Soluzione i LM IS: combinazioni (i,Y) che assicurano l’equilibrio sul mercato dei beni; LM: combinazioni (i,Y) che assicurano l’equilibrio sul mercato della moneta. Per aumentare sia il reddito sia il tasso di interesse il Governo deve adottare una politica fiscale espansiva (↑G e/o ↓T). Ciò sposterebbe la IS vs. destra. IS Y i LM IS’ IS Y In particolare: 𝐺 ↑→ 𝐴 ↑→ 𝑃𝐴𝐸 ↑→ 𝑌 ↑ (mkt dei beni) 𝑌 ↑→ 𝑀 𝑑 ↑→ 𝐸𝐷𝑀 → 𝑖 ↑ (mkt della moneta) 𝑖 ↑→ 𝐶, 𝐼 ↓→ 𝑃𝐴𝐸 ↓→ 𝑌 ↓ (mkt dei beni) Quest’ultimo effetto limita l’efficacia della manovra di politica fiscale. Esercizio 29 (parte I) Le nuove tecnologie dell’informazione hanno rivoluzionato molte attività aziendali, dal marketing alle vendite, alla comunicazione e ai rapporti con i clienti/fornitori. Utilizzando lo schema logico del modello AD-AS rispondete alle seguenti domande: • Le nuove tecnologie influenzano la domanda aggregata (AD), l’offerta aggregata di breve periodo (SRAS) o sull’offerta aggregata di lungo periodo (LRAS)? Perché? (Descrivete brevemente anche il significato economico delle tre curve menzionate) • La diffusione delle nuove tecnologie influenza in ciclo economico? In quale direzione? • Per correggere l’eventuale distorsione e riportare il sistema in equilibrio di breve e lungo periodo il Governo deve aumentare o ridurre la spesa pubblica? Con quali effetti sui prezzi? Esistono politiche alternative alla manovra fiscale? Se sì, discutetene gli effetti. Soluzione AD: relazione tra inflazione e produzione di equilibrio. Un aumento dell’inflazione riduce il potere d’acquisto degli individui; la spesa aggregata programmata si contrare, portando ad una riduzione della produzione e del reddito di equilibrio; SRAS: relazione tra inflazione e produzione effettiva. Un aumento dell’inflazione, stimola le imprese a produrre di più perché aumenta i ricavi (a parità di costi). LRAS: produzione potentiale o di pieno impiego, ovvero volume di output che si ottiene impiegando tutti i fattori della produzione in modo normale. Il prodotto potenziale dipende dalla disponibilità dei fattori produttivi e dalla loro produttività. E’ indipendente dall’inflazione. Lo sviluppo delle ITC influenza la capacità produttiva del sistema economico, aumentandone l’efficienza. Di conseguenza, le possibilità produttive aumentano, a parità di disponibilità dei fattori della produzione. Esso rappresenta uno shock reale dal lato dell’offerta. Dunque ha effetti su LRAS. π LRAS LRAS’ 1 SRAS’’ SRAS SRAS’ 2 3 AD’ AD 2) LRAS si sposta a destra (1). Si genera un gap recessivo che porta ad una riduzione delle aspettative di inflazione e ad uno spostamento vs dx della SRAS (2). Il nuovo equilibrio di LP è caratterizzato da una inflazione più bassa e da un più alto livello del reddito potenziale. Y 3) Per risolvere il gap recessivo è possibile utilizzare sia la politica fiscale sia la politica monetaria. Una manovra espansiva consentirebbe infatti di aumentare la spesa aggregata, spostando la AD verso l’alto fino a ripristinare l’equilibrio di LP (3). L’intervento del governo evita la fase recessiva ma porta ad un equilibrio di LP caratterizzato da una maggiore inflazione. Esercizio 30(parte I) Se la Banca centrale aumenta l’offerta di moneta l’inflazione effettiva aumenta, mentre l’inflazione attesa si riduce. Vero o falso? Perché? Falso. Un aumento della quantità di moneta determina un aumento sia dell’inflazione effettiva sia dell’inflazione attesa. Infatti: M↑(OMA di acquisto)→ Eccesso di offerta di Moneta →i ↓ (per riportare in eq. Il mercato della moneta) → C,I ↑ → PAE ↑→ Y ↑. Le imprese rispondono all’aumento della domanda aggregata aumentando sia la produzione sia i prezzi. L’inflazione effettiva aumenta. Si crea un gap espansivo (Y>Y*). Le aspettative di inflazione vengono riviste al rialzo, facendo nuovamente aumentare l’inflazione effettiva. Il sistema torna autonomamente in equilibrio, ma a prezzo di una maggiore inflazione