ARCHETIPI DELLE
DIPENDENZE
Parte seconda
L'USURAIO
La seduzione e l'inganno
dell'usuraio
 Se l’alcol o la droga può dischiudere l’estasi ogni volta
che lo si desidera, chi può rifiutare un simile dono?
 Lo può rifiutare solo chi ha letto attentamente i termini
del contratto che regola la donazione e ha potuto
constatare che questa non è un atto gratuito perchè
richiede, anche se non immediatamente, una
restituzione ad un tasso di interesse talmente
esorbitante che chi riceve il dono difficilmente potrà
restituirlo e che sino ad allora la sua vita non gli
apparterrà più
L’adescamento
Immagini dell’usuraio
 Mefistofele nel Faust di Goethe
 Il diavolo dell’Histoire du soldat di Stravinsky
L’usuraio è presente soprattutto nella psiche, è la figura interiore che
vuole convincerci che possiamo avere qualcosa subito senza dover dare
nulla in cambio sia un viaggio verso il paradiso sia la scorciatoia verso la
creatività.
All’inizio questa figura può apparire cordiale, addirittura gentile ma non
appena si diventa suoi debitori manifesta la sua crudeltà e il suo diabolico
potere e alla fine si paga molto di più di quanto si è ricevuto, a volte si
paga addirittura con la vita.
L’usuraio si impossessa della psiche, assume il controllo della vita della
persona sia attraverso i debiti che le accuse di colpevolezza.
Egli mantiene questo possesso inducendo la persona che ne è vittima a
credere che potrebbe liberarsi completamente dai suoi debiti.
Se lo ascolta e gli dà credito la persona rinforzerà ancora si più la sua
schiavitù perché sarà sommersa dal senso di colpa che credeva di poter
rimuovere e/o controllare.
Schuld: essere debitore equivalente a
essere colpevole
Heidegger fa notare che l’espressione tedesca Schuld rimanda
sia all’essere debitore che all’essere reo.
Questa equivalenza introduce l’immagine dell’usuraio.
La persona pensa di poter saldare il proprio debito e di liberarsi
dalla colpa come se egli fosse un oggetto che può essere portato
a compimento. Ma, come ricorda Heidegger, la persona non è la
fonte del proprio essere e, quindi, la colpa esistenziale di non
giungere a compiersi non scaturisce dalle sue azioni o dalle sue
omissioni. Questa è perciò una colpa paradossale che va
accettata come insita nella condizione umana e che è all'origine
del debito che ogni uomo condivide.
Il debito di ogni esistenza umana
 Il debito nasce dalla responsabilità di ogni uomo di realizzare
le proprie potenzialità. È un debito che però non può mai
essere saldato, da cui non ci si può liberare, anche perché
dovendo morire l'uomo non può realizzare tutto. È necessario
ricordare che ogni volta che un essere umano prende una
decisione o compie un'azione, di fatto, limita il modo in cui
possono essere messe in atto del suo essere in un determinato
momento.
 La coscienza è il luogo in cui deve avvenire giorno dopo
giorno, attraverso la saggezza, l'accettazione di ciò che non
può essere cambiato e il cambiamento coraggioso di ciò che
può essere cambiato.
Il trasferimento del debito
esistenziale all'usuraio
 Spesso le persone preferiscono le soluzioni facili, quelle che
(illusoriamente) sono in grado di controllare e questo favorisce
la comparsa dell'usuraio.
 Il dipendente si consegna all'usuraio sostituendo il debito
esistenziale della sua anima con quello verso il diavolo.
 Anziché riconoscere di essere quotidianamente in debito del
mistero della vita, cerca di controllare e di padroneggiare il
proprio debito mercanteggiando con il demonio.
 L'usuraio prende il mistero paradossale dell'essere umano e
cerca di ridurlo a un debito che può essere pagato. Ma il
pagamento che egli esige fino all'ultimo centesimo è l'anima
del debitore, come fa Mefistofele con Faust.
Il risveglio spirituale del
dipendente
 Il dipendente impersona sia il ruolo del colpevole sia
quello opposto dell'innocente autogiustificato.
 Nella dipendenza si evita di affrontare il nulla, lo spazio
aperto perché esso è anche la faccia oscura della
Totalità. È solo la coscienza che può condurre in questo
spazio che è di fronte alla morte e che consente la
scelta del vivere autenticamente.
 Quando il dipendente riconosce con umiltà la propria
colpa esistenziale, sperimenta un risveglio spirituale che
gli consente di accettare le ferite della dipendenza e
scoprire la forza redentrice che è presente nella sua
vita.La colpa esistenziale diventa un dono e il debito la
forza che risana.
IL GIOCATORE
Il giocatore di Dostoevskij
 Dostoevskij uscì dalla dipendenza del gioco della
roulette solo cinque anni dopo aver terminato il
"giocatore".
 Mentre nel progetto originale il protagonista alla fine si
sarebbe ravveduto nella stesura finale, introducendo
una chiara negazione, smetterà di giocare solo quando
sarà tornato in pareggio.
 Nelle lettere scritte dopo la fine del romanzo egli cerca
di giustificare la sua "passione" per il gioco sostenendo
che per lui il problema era solo quello di riuscire a
"riflettere senza perdere il controllo", a "giocare
freddamente", a"mantenersi con i nervi saldi", perché se
ci fosse riuscito avrebbe vinto.
L'usuraio e il giocatore agiscono
insieme
 Nella dipendenza dal gioco l'usuraio riceve il proprio
potere dal fatto che l'archetipo del giocatore spinge la
persona a rischiare sempre di più facendo in modo che
un rischio per quanto elevato non basti mai.
 Nel caso di Dostoevskij l'usuraio è impersonificato nella
ruota della roulette che con un solo giro può cambiare
tutto.
 Gli elementi essenziali del giocatore sono l'assunzione
del rischio, la paura e il pericolo. Ora mentre egli ha
una notevole capacità di affrontare i pericoli manca
completamente di quella di controllare gli impulsi che li
provocano.
La guarigione
 Il confine tra il gioco ricreativo e quello patologico è
molto labile e poroso.
 La spinta al gioco è spesso determinante per
l'instaurarsi della dipendenza, tuttavia lo è anche per
la guarigione soprattutto se diviene oggetto della
creatività della persona dipendente.
IL ROMANTICO
LA FIGURA ARCHETIPICA PIU' AVVINCENTE E PERICOLOSA
Il romantico è una delle figure più avvincenti, ma anche più
pericolose, della psiche del dipendente: se non la trasforma
lo può condurre alla morte. Se, invece, la trasforma può
condurlo alla trasformazione spirituale.
Infatti, la sua energia può strappare la psiche dalla presa del
mondo concreto per condurla negli ignoti reami del proibito.
Questa figura archetipica persegue la totale fusione della
persona con chi ama. Di solito si tratta di una persona che
anela a prendere il volo verso "qualche luogo al di sopra
dell'arcobaleno" o a dissolversi sperimentando l'unione con
l'infinito.
Quando il desiderio di fusione con l'infinito si impossessa
della vita di questa persona la riduce a una inutile e
insaziabile brama solitaria e il romanticismo diventa una
dipendenza patologica.
Tuttavia, dietro questa brama inquieta si nasconde l’anelito
dell’anima al divino e alla creatività, e in questo anelito che
nasce la possibilità di trasformazione. romanticismo
diventa una dipendenza patologica.
Dall’evasione dal mondo diurno
alla Liebestod
 Nella letteratura romantica tedesca lo struggimento per
il paradiso porta spesso a un’amara sensazione di
sradicamento, di evasione dal mondo diurno e a una
dipendenza dal modo della notte.
 Nell’amore per la notte il romantico può continuare a
sognare sfuggendo alla prigione della realtà. Ma la notte
da cui diventa dipendente spesso si trasforma
nell’ultima notte, nel Liebestod in cui l’amore è
possibile solo nella morte.
 Quando il romantico è deluso dalla vita perché è stato
frustrato il suo anelito alla fusione totale, il suo
romanticismo può degenerare nel rendimento cinico,
negatore della vita, che si manifesta nell’uomo del
sottosuolo descritto da Dostoevskij.
Liebestod e dipendenza
 Il romantico dipendente rifiuta di vivere nella tensione,
considera entità assolute l’amore e il mistero, e si ritrae dal
mondo ordinario cercando scampo nel liebestod.
 Nella tossicodipendenza la sostanza chimica preferita diviene
sempre il fine a cui sacrificare ogni altra cosa. Infatti, nel
dipendente romantico la sostanza è la passione dell’unione,
del fondersi.
 Consegnandosi all’alcol, alla droga, al potere, all’idealismo o
all’amore romantico, il dipendente cerca di sfuggire ai
conflitti e alle tensioni della vita. Spera così di sfuggire
l’antinomia che è insita nella condizione umana vivendo in un
unico polo. La dipendenza, infatti, mira agli estremi: o
l’idealismo o la disperazione e il cinismo assoluti.
Tristano e Isotta
 Nella visione romantica il polo dell’ideale appare
dapprima fulgido come un sogno, ma in esso finiscono
per infiltrarsi sia la luce della coscienza,il mondo diurno
della realtà, sia la gelosia e la possessività del mondo
delle tenebre.
 Quando ciò accade, piuttosto che sacrificare il loro
ideale gli amanti romantici, come Tristano e Isotta,
optano per il suicido
In sintesi
 Il romanticismo può essere una possente forma di
dipendenza.
 Questo archetipo compare nel dipendente quando tenta
di sfuggire allo stress del mondo presente nella vita
quotidiana.
 Attraverso una sostanza, una relazione o un
comportamento cerca di dare a questa stessa realtà un
senso assoluto e nel contempo di essere tutt’uno con
l’universo.
 In questa ricerca il romantico spesso si impiglia in un
paradosso: cercando di possedere e perpetuare il senso
della sua unicità la perde completamente.
L’UOMO DEL SOTTOSUOLO
Il risentimento
 Quando una persona dipendente frena la rabbia, questa si
congela nel risentimento, una forza distruttiva che può essere
rivolta verso gli altri, contro se stessi e contro l’universo
intero.
 Nelle memorie di Dostoevskij c’è un’analisi del risentimento
visto come il principale atteggiamento che cova nell’uomo del
sottosuolo uccidendone l’amore e la creatività.
 Nietzsche nella genealogia della morale la chiama la malattia
dell’untermensch, dell’individuo che teme la creatività e
vuole ucciderla in se stesso e negli altri.
 Gli A.A. hanno definito il risentimento il nemico pubblico
numero uno che più ogni altra cosa porta alla rovina gli
alcolisti.
Il risentimento secondo Nietzsche
 Nietzsche considera il risentimento l’antitesi della creatività,
l’atteggiamento che l’uomo assume quando vive una vita di
impotenza e di schiavitù, quando non vive la sfida creativa
della propria esistenza ma l’immiserimento della vita.
 Si manifesta spesso nella rispettabile facciata del moralismo,
ma origina l’odio e l’invidia che chiedono la vendetta della
vittima senza risorse che è gelosa della persona ch possiede
una forza creativa.
 Coloro che sono soggetti al moralismo della schiavitù vivono
reprimendo la loro aggressività in uno stato di ebete
tranquillità che maschera l’impotenza. È questa passività che
secondo Nietzsche alimenta l’occhio avvelenato del
risentimento, sia esso quello del moralista o del carnefice o
del sofferente che cerca scampo nell’intossicazione.
Il risentimento secondo Dostoevskij
 Nelle memorie del sottosuolo Dostoevskij rivela il tormento di un
uomo che soffre nell’abisso del risentimento e che come molti
dipendenti soffre del mal di fegato.
 Con la sua malignità l’uomo del sottosuolo ha scelto di vivere in un
angolo, convinto che nella società non ci sia posto per una persona
della sua intelligenza e che solo agli stupidi arrida il successo.
 l’uomo del sottosuolo sperimenta in sé il conflitto degli opposti, ma
non è disposto né ad affrontarlo e a conciliarlo, né a sopportare la
tensione che produce. La tensione che questo conflitto genera in lui
lo porta a definire cinicamente la coscienza una malattia. Infatti, è
proprio nel momento in cui egli sente tutto ciò che è “buono e
bello” che sprofonda in pensieri perversi e commette un atto odioso,
abominevole. E quando egli acquisisce la coscienza della propria
degradazione prova la gioia più intensa, come accade, ad esempio,
in quei momenti di disperazione in cui si gode di essere in una
posizione senza via d’uscita. È questa la maledizione della
coscienza.
 L’uomo del sottosuolo è un sognatore romantico diventato cinico.
L’uomo del sottosuolo: il lato oscuro
della natura umana
 L’uomo del sottosuolo è una creatura che ricorda ogni offesa fin
nei minimi particolari umilianti, che si tormenta escogitando con
la propria immaginazione anche altri insulti, che non perdona
nulla e vuole la vendetta, ma che cerca nei modi più insulsi, in
incognito, consapevole che la sofferenza che procurerà a stesso
sarà maggiore di quella che proverà la persona contro cui la
dirige.
 C’è un godimento nel dolore, un voluttuoso piacere nel soffrire
lamentandosi. Come rileva Dostoevskij: “ l’uomo, a volte, ama
immensamente la sofferenza, fino alla passione”.
 L’uomo del sottosuolo non rinuncerà alla paradossale libertà di
scegliere ciò che è distruttivo, caotico, offensivo per lui, perché
questa è la stessa libertà che sta a fondamento della sua
individualità e della sua creatività.
 Il risentimento e la distruttività sono compresi nel prezzo che
l’uomo paga per la sua libertà
I paradossi dell’uomo del sottosuolo
nel dipendente
 Come l’uomo del sottosuolo il dipendente è incapace di
conciliare i violenti paradossi che affliggono la vita
umana e si pone fuori della società, ma, da un lato, egli
disprezza l’uomo normale mentre, dall’altro lato,
vorrebbe essere come lui.
 Tuttavia, se il dipendente è consapevole del potere
umano di autodistruzione e della perversità che è insita
in esso, l’uomo normale è ignaro di queste forze oscure
interiori essendo malato di autoinganno (Sartre) e di
inautenticità (Heidegger).
 Né il dipendente, che sta nel sottosuolo, né l’uomo
normale vivono la tensione dell’esistenza. Per guarire
occorre vivere nella tensione dell’esistenza.
IL TRASGRESSORE
Il coraggio di essere diverso
 Il trasgressore è una figura affascinante, pericolosa e
romantica, simbolo dell’essere umano in contrasto con
la società, dell’individuo che ha il coraggio di essere
diverso.
 È come l’artista creativo, che spesso è circondato da un
alone romantico ed è temuto per la sua diversità.
 Il più delle volte le perone dipendenti, quando
raccontano la propria storia di vita, dicono di essersi
sentiti “diversi” già nell’infanzia e nell’adolescenza
La diversità come richiamo del Sé
 Una fantasia comune alle persone che si sentono
“diverse” è quella di essere orfani, nati da genitori
misteriosi, forse divini.
 Secondo Jung questa fantasia, che esprime il senso della
diversità, è originariamente il primo richiamo di un Sé
maggiore: l’espressione dell’archetipo del fanciullo
divino, del primo anelito allo spirito creativo.
 Hermann Hesse ha descritto questo richiamo nei
romanzi “Demian” e “Il lupo della steppa”.
Dal disadattamento e dalla
ribellione alla trasgressione
 Sembra che talvolta per essere creativi occorra
necessariamente essere disadattati o ribelli. Tuttavia, se
diventa assoluta, questa tendenza, anche se nata dal
richiamo della creatività, può trasformarsi nel disprezzo dei
propri simili. In questo caso il disadattato può diventare un
trasgressore o un Assassino.
 Nei suoi romanzi Dostoevskij mostra come il risentimento
dell’uomo del sottosuolo finisca per trasformarsi in un
atteggiamento che giustifica l’omicidio, come nel caso di
Raskolnikov in “Delitto e castigo”.
 La sensazione di eccezionalità e di unicità può essere deviata
dal proprio corso se si smarriscono la tensione del rapporto
con la società e si porta l’eccezionalità alle estreme
conseguenze.
Diversità e tossicodipendenza
 Molti individui che originariamente avvertivano
l’impulso alla creatività hanno cercato di essere diversi
imboccando le strade della tossicodipendenza,
ricevendo dalla droga o dall’alcol il “fluttuante
coraggio” di ignorare le proibizioni e acquisendo nello
stesso tempo un senso smisurato della propria
importanza.
 Nella dipendenza il trasgressore so riallaccia a molte
altre figure archetipe: il romantico, il giocatore, il
briccone, l’assassino e l’uomo del sottosuolo.
 I tossicomani che fanno uso di droghe diventano
automaticamente “trasgressori”, anche se l’archetipo
dell’aggressore non viene estrinsecato e agito. Esso è
comunque presente nella loro psiche.
L’uomo in rivolta
 Camus ha mostrato come il trasgressore possieda la capacità
di trasformazione di una realtà sociale degenerata, di porsi
contro le forme di tirannia e di schiavitù. Tuttavia, se manca
il legame di solidarietà con gli altri la rivolta del trasgressore
degenera proprio nelle forme di tirannia e schiavitù che
combatte e può trasformarsi in assassino, acquiescente al
delitto.
 Ribellandosi per mezzo di una dipendenza molti si tuffano
proprio nella tirannide e nella schiavitù cui cercano di
sfuggire. Essi autogiustificano la rivolta che li aliena dagli
altri esseri umani e si perdono nell’indulgenza verso se stessi.
In questo modo incorporano ciò contro cui protestano: la
trascuratezza di una società che non riesce a rispettare il
potenziale creativo degli individui e che asservisce la natura
ai propri fini.
Rivolta vs Risentimento
 Camus contrappone la rivolta al risentimento per
distinguere la passività-negatività del risentimento, che
si chiude in se stesso in un’autointossicazione,
dall’energia attiva, liberatrice della rivolta.
 Chi è preda del risentimento gode dell’umiliazione e del
dolore di coloro che irride. Ma il suo non è che
risentimento verso se stesso: egli vuole essere una
persona diversa da quella che è.
 Il ribelle, al contrario, difende la propria persona quale
essa è e non permette agli altri di violarla. La rivolta è
sempre un’appassionata affermazione dell’integrità
dell’essere umano.
La comunanza di solidarietà e solitudine
come via d’uscita dalla dipendenza
 Camus indica nella paradossale comunanza di solidarietà
e solitudine il significato originario dello spirito di
rivolta.
 Questa paradossale “estraneità che unisce” è leggibile
nella comune partecipazione di coloro che stanno
uscendo da una dipendenza. Nel loro riunirsi, nel
condividere con umiltà le loro sofferenze, avviene una
sorta di miracolo. L’Io umiliato, estraniato del
tossicodipendente che soffre diventa il Noi di quelli che
sono sulla via della guarigione e che stanno
trasformando se stessi e gli altri.
 Dice Camus: mi rivolto, dunque siamo.
Rivolta vs Trasgressione
 La rivolta implica l’accettazione della sofferenza, dei limiti
umani e la decisione di resistere; una decisone che non nasce
dall’obbedienza a dettami esterni, religiosi o politici, ma da
un vigoroso, intelligente confronto entro i limiti umani.
 Questa rivolta non conduce all’eccesso, come nella sindrome
del Trasgressore, bensì al contenimento e alla moderazione.
 La trasformazione della trasgressione in Rivolta è un atto di
coraggio che conduce al di fuori del nichilismo.
 Il ribelle, infatti, non abbandona la società, non vive nel
risentimento e nel rancore come fa il trasgressore, al
contrario torna alla vita, da amore, rifiuta l’ingiustizia e offre
speranza e dignità a chi è umiliato
 Il Trasgressore può trasformare il suo odio verso la
società in amore e generosità.
 Secondo Camus la sfida posta agli esseri umani è quella
di imparare a vivere, a morire e, per essere uomini, di
rifiutare di essere Dio.
 Per Camus il potere di trasformazione e di risanamento
non sta in un superiore ordine ma negli stessi esseri
umani che condividono le lotte per affermare e creare
le condizioni dell’umano.
IL BRICCONE
La bipolarità del Briccone
 Il Briccone divino (trickster) è l'ingannatore che si presenta sia come
l'idiota creativo sia come il saggio buffone. Egli, infatti, rappresenta
la duplicità e, quindi l'alto e il basso, il sublime e l'abietto, il dentro
e il fuori.
 Questo archetipo è sempre presente nella psiche della persona
dipendente in cui compare sotto le vesti del seduttore all'inizio della
dipendenza e più avanti in occasione di ogni negazione,
occultamento o autoinganno.
 L'affascinante Briccone si allea con l'Usuraio, il Giocatore, il
Romantico, l'Uomo del sottosuolo, il Trasgressore, la Pazza, il
Giudice e l'Assassino.
 Per il suo carattere bipolare egli è all'origine tanto della seduzione
che conduce alla dipendenza e della negazione che favorisce la
ricaduta, quanto all'uscita della dipendenza. Infatti, il Briccone può
allearsi sia con il "dio" sia con il "diavolo".
Sconfiggere il Briccone
 Per sconfiggere il lato oscuro del Briccone è necessario per
prima cosa riconoscerne la presenza nella psiche e
ammettere l'impotenza dell'Io a combatterlo da solo.
 Questa consapevolezza deve condurre alla ricerca di aiuto.
Infatti, è solo l'amore che può rompere il cerchio di potere
che imprigiona il dipendente. In altre parole è necessario
smettere di proiettare il male sugli altri e rendersi conto
della fraternità universale che lega l'umanità.
 Il Briccone può aprire a questa consapevolezza perché con i
suoi tiri mancini favorisce l'uscita della persona dalla
razionalità, dal controllo aprendola alla rivelazione di chi è
realmente come essere umano e, quindi, spingendola ad
affrontare con umiltà la propria impotenza e a volgersi verso
la domanda che abita la profondità del suo essere.
LA PAZZA
Follia e Dipendenza
 La pazza abita nel cuore della dipendenza, così come il
grembo della creatività.
 Follia e dipendenza sono sempre state associate nel
corso dei tempi poiché lo sbocco di ogni dipendenza è la
follia. Ma in quella follia c'è anche la fonte della
creatività.
 Proprio perché la società teme sia la follia che la
dipendenza la persona che vive l'una o l'altra o
entrambe è posta fuori dal confine della società.
Simmetricamente la persona dipendente tende a
rifiutare la società che la rifiuta, provando un segreto
piacere ogni volta che ha la possibilità di aggirare le
convenzioni della normalità.
La creatività delle dee delle
tenebre
 Quando la società rifiuta il femminile folle, l'energia di
questo è respinta nelle persone che la manifestano e ciò
impedisce di scorgere il senno creativo che è insito in
questa follia.
 Altre culture onorano invece la creatività delle dee
delle tenebre: Ecate, signora delle ombre e dei
fantasmi notturni; Ereshkigal, regina dell'oltretomba;
Kalì, dea della distruzione e della morte; Oya, dea
yoruba (Niger) dei cambiamenti e della devastazioni.
La pazza e la dipendenza
 La Pazza è anche la figura furiosa che chiude lo schiavo della
dipendenza nella cella sprangata della solitudine de
dell'alienazione.
 A volte la Pazza esplode all'esterno del proprio sentimento di
non essere amata e finisce in una dolorosa prigione di
paranoia.
 Nella dipendenza affettiva la Pazza può essere la vittima
ferita, respinta, amareggiata che rivolge la rabbia verso se
stessa mutandola in autodistruzione per mezzo dell'alcol,
della droga e dell'ingordigia. O può essere, invece,
l'aggressore che divora gli altri con le richieste, il controllo o
la rabbia, nella sua bramosia insaziabile di amore e di potere.
 La figura della Pazza trae alimento dalle proiezioni culturali
delle e sulle donne.
L'ASSASSINO
L'Assassino: dipendenza e
creatività, quale rapporto?
 Truman Capote che scrisse "A sangue freddo" morì di
droga e alcol;
 Eugene O' Neal, un alcolizzato che per continuare a
scrivere riuscì a smettere di bere,mostrò ne "L'uomo di
ghiaccio" come la dipendenza possa portare a uccidere
freddamente;
 Dostoevskij, giocatore d'azzardo compulsivo, descrisse
l'omicidio in romanzi come "Delitto e castigo", "L'idiota",
"I demoni" e "I fratelli Karamazov".
 La dipendenza – l'Assassino – uccide in coloro che ne sono
succubi l'amore e la creatività. Uccide anche il bambino che
ciascuno porta dentro di sé.
 In ogni sua forma – droga, alcol, gioco d'azzardo, bramosia di
potere, consumo compulsivo, passione romantica e
codipendenza – divora con la sua fame insaziabile il cuore della
creatività e ne prosciuga la linfa vitale come il vampiro succhia
il sangue delle sue vittime.
 Nel dipendente la capacità di essere spontaneo, vulnerabile,
ricettivo è gravemente lesa, come lo sono la speranza e la fede
nella vita e nell'amore.
Delitto e castigo
 In delitto e castigo Dostoevskij mostra il lavorio della mente
dell'assassino e indica la via della trasformazione.
 Nel romanzo gli assassini sono due: uno che può cambiare e
l'altro no (Svidrigajlov). Infatti, Svidrigajlov si è irrigidito e ha
oggettivato l'amore in indifferenza. In lui non c'è perdono. È
come posseduto dall'impossibilità di riuscire a sopportare nel
proprio intimo la tensione tra bene e male.
 Essendosi consegnato completamente ball forza distruttiva
demoniaca che induce all'annientamento Svidrigajlov finisce
suicida.
 L'altro assassino Raskolnikov soffre per il delitto che ha
commesso e ha dentro di sé la speranza di una rinascita
spirituale.
Confessione e senso di colpa
 Nonostante il senso di colpa e la confessione nella vita
di Raskolnikov non è presente quell'umiltà che porta alla
conversione. Egli è ancora dominato da un orgoglio
demoniaco. Sonja però rappresenta la possibilità di una
nuova vita, di una resurrezione.
 I due lati della personalità di Raskolnikov sono
rappresentati da Svidrigajlov e da Sonja. Il primo è
l'omicida freddo, calcolatore che non sente rimorso, la
seconda rappresenta la possibilità di perdonare se
stesso e di mare gli altri.
La negazione del femminile nella
dipendenza
 Delitto e castigo mostra con rigorosa precisione come nella
vita del dipendente il femminile venga angariato e ucciso
quando domina la protervia. Il tratto femminile di affetto e
sollecitudine è soffocato e, infine, ucciso dall'indifferenza e
dalla monomania del volere ciò che si vuole quando si vuole.
Svidrigajlov rappresenta l'estremo di questo atteggiamento
demoniaco. È la figura più spaventosa della psiche del
dipendente. È un personaggio che non si trasforma.
 La speranza insita nella figura di Sonja esige il perdono, la
confessione, il dolore. Esige che ci si inchini in umiltà. Ma
promette anche la redenzione in virtù del lato femminile: il
lato dell'amore e del rispetto per la vita.
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