I Disturbi del Comportamento
Alimentare
Peculiarità
nosografiche da
Morton ai nostri giorni
Pasquale Parise, Clinica Samadi,
R. Morton e l’Atrofia
Nervosa

Nel 1689 R. Morton descrive in un lavoro sulla
Tisiologia un quadro di “consunzione nervosa” o
“atrofia nervosa” caratterizzato da: “una consunzione
del corpo senza febbre, tosse, nè dispnea, ma
accompagnata da perdita dell’appetito e cattiva
digestione; da ciò derivano un languore di tutto il
corpo e un dimagrimento ingravescente di giorno in
giorno”
Phtisiologia, or Treatise of consumptions, 1989
R.Morton e l’Atrofia
Nervosa

“..nel mese di luglio ella ebbe una totale scomparsa del
ciclo mestruale a causa di una gran quantità di
preoccupazioni e passioni che erano nella sua mente (..)
Da quel momento il suo appetito cominciò a diminuire, e la
sua digestione divenne via via più difficile. La sua carne
divenne sempre più flaccida e cadente e l’aspetto sempre
più pallido (..) aveva l’abitudine di studiare durante la
notte, era continuamente china sui libri e si esponeva
giorno e notte alle ingiurie dell’aria (..) non ricordo di aver
mai visto in tutta la mia pratica medica una persona in così
grave stato di marasma, quasi uno scheletro vestito di
pelle. Tuttavia non c’era febbre, anzi tutto il corpo era
freddo; non tosse, nè dispnea, nè qualunque altra
affezione dei polmoni o di qualsiasi altro viscere .”
Fleury
Imbert

Nel 1840 viene pubblicata la sua opera “Trattato
teorico e Pratico sulle Malattie delle Donne” dove parla
di due tipi di anoressia: l’anorexie gastrique e
l’anorexie nerveuse. Queste erano considerate delle
“nevrosi dello stomaco” e la prima originava dallo
stomaco mentre la seconda da “una disfunzione della
materia grigia del cervello”. Queste pazienti rifiutavano
il cibo e deperivano a vista d’occhio.
Louis-Victor Marcé

Fu il primo a scrivere un trattato sulle
psicosi puerperali (1858). Qualche anno
dopo descrive una forma particolare di
delirio ipocondriaco riscontrato nelle
giovani in età puberale e caratterizzato da
rifiuto del cibo, disturbi dispeptici, forte
dimagramento, opposizione a qualsiasi
tentativo di alimentarle. “Queste pazienti
non erano dispeptiche, ma mentalmente
disturbate”
L’Anoressia di Gull e
Lasegue

E’ comunque nella seconda metà del XIX sec. che si è
soliti datare la nascita dell’ Anoressia Nervosa e i primi
inquadramenti nosografici riconosciuti si devono a
William Gull e Charles Lasegue che, nel 1873 quasi
contemporaneamente, descrissero una patologia che
colpiva giovani donne ed era caratterizzata da: grave
perdita di peso, rifiuto del cibo, amenorrea, iperattività
e passione eccessiva per l’esercizio fisico, presenza di
problemi familiari.
L’ Anoressia Isterica

“…Con la speranza di risvegliare l’appetito, la famiglia moltiplica le
prelibatezze della tavola; più la sollecitudine cresce, più la fame
diminuisce. La malata assaggia disdegnosamente le nuove pietanze e,
dopo aver così dimostrato la sua buona volontà, si considera esentata
dall’obbligo di fare di più. Si supplica, si reclama come un favore, come
sovrana prova d’affetto, che la malata si rassegni ad aggiungere un solo
boccone in più al pasto che dichiara terminato. L’eccesso di insistenza
provoca un eccesso di resistenza. E’ una legge ben conosciuta e conforme
all’esperienza di tutti, che il miglior mezzo per raddoppiare l’ostinazione
delle isteriche è di lasciare trapelare la supposizione, implicitamente o
esplicitamente espressa, che se esse volessero potrebbero dominare i
loro impulsi morbosi. Una sola concessione le farebbe passare dallo stato
di malate a quello di bambine capricciose e questo, metà per istinto e
metà per partito preso, non lo consentiranno mai.”
E.C.Lasègue, De l’anorexie hysterique, 1873
Pierre Janet e l’Anoressia
Isterica

Janet dedica una delle 15 conferenze tenute nel 1906 per
l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Harvard University di
Boston all’Anoressia Isterica, sottolineando come la soppressione di
necessità fisiologiche e sensazioni fondamentali, come la fatica, le
pulsioni sessuali, la fame, il dolore permettessero all’anoressica di
raggiungere un senso di euforia e di esaltazione “L’esaltazione
della forza, il sentimento di euforia, come lo si ritrova nelle
estasi dei santi, per esempio, elimina il bisogno di
nutrimento”
Freud e l’Anoressia Nervosa


Freud dedicò poco spazio nella sua opera all’
Anoressia Nervosa.
“Perdita di appetito: in termini sessuali, perdita della
libido” Così si esprimeva in un saggio sulla
Melanconia (1895), dove considerava l’anoressia
nervosa delle giovani donne “…una melanconia che
si verifica ove la sessualità non è sviluppata”. E
considerava l’anoressia isterica analoga all’anestesia
isterica: una negazione e deviazione della tensione
sessuale.

In realtà le pubblicazioni in lingua francese
cominciano ad avere un certo peso soltanto dal1890
in poi, e in Italia, dopo 2 casi pubblicati da Giovanni
Brugnoli nel 1875, e abbastanza misconosciuti, la
Rivista Sperimentale di Freniatria nell’arco del XIX
sec fa riferimento all’anoressia solo una volta, nel
1892, trattando dell’alimentazione nell’isteria e della
fobia del peso. Da allora il primo lavoro sull’anoressia
comparirà nel 1937 (Ottonello sulla Rivista di
Patologia Nervosa e Mentale)
Radici vittoriane
dell’Anoressia Nervosa

Tra il XVIII e il XIX sec, in Europa, avvengono una
serie di grandi cambiamenti culturali, sociali, politici:
-
rivoluzione agricola
rivoluzione demografica
rivoluzione industriale
rivoluzione politico-sociale
Radici vittoriane
dell’Anoressia Nervosa

Diffusione di un nuovo prototipo di famiglia
borghese: una famiglia nucleare limitata in genere a
due generazioni, in cui vi era una più netta
distinzione dei ruoli familiari tra uomini e donne, con
una nuova centralità assunta dai figli. Questo
rappresentava un superamento della famiglia
tradizionale della civiltà pre-industriale, che era una
famiglia allargata, spesso autosufficiente nelle
capacità di sostentamento, ancora strettamente
connessa al tessuto sociale
Radici vittoriane
dell’Anoressia Nervosa

Il ruolo della giovane donna, in questo tipo di
contesto familiare, era quindi estremamente
problematico e conflittuale: da una parte aveva
una coppia genitoriale molto più centrata su di lei
rispetto ai secoli precedenti, in quanto figlio/a
portatore di futuro; dall’altra venivano
scoraggiate le forme di autonomia e di
maturazione personale, in particolare per quello
che riguardava la sessualità e l’espressione dei
sentimenti, che dovevano essere sempre ben
controllati.

L’immagine della giovane della
buona borghesia vittoriana è
quindi sempre più improntata
ad un’ideale di bellezza
asessuata, pallida, esile,
languida
Radici vittoriane
dell’Anoressia Nervosa

Ruolo della donna nell’età vittoriana e
atteggiamenti nei confronti della
sessualità
L’industria delle diete nel XX
sec

L’ immaginario delle giovinette della borghesia
vittoriana era caratterizzato da standard di
bellezza del tipo: “pallida, magra, languida”.

L’appetito era spesso considerato un
“barometro della sessualità”.

Si cominciano a stilare le prime tabelle del
peso ideale
L’industria della moda nel XX
sec
La confusione con il m. di
Simmonds

Nel 1914 uscì il lavoro di Simmonds sulla cachessia
ipofisaria (lesioni gravissime dell’ipofisi con grave
dimagramento progressivo) e l’anoressia per molti
anni venne confusa con il m. di Simmonds; questo
portò i medici a trattare tutte le situazioni di estrema
denutrizione, anche se apparentemente volontarie,
come disturbi di origine endocrina. La confusione tra
m. di Simmonds e anoressia durò circa 20 anni e le
due entità nosografiche furono chiaramente distinte
soltanto verso la fine degli anni 30.
L’Anoressia Nervosa nel
Dopoguerra

Tra gli anni ’40 e gli anni ’60, in seguito anche alla
distinzione dal m. di Simmonds vennero
comunque recuperati gli aspetti psicologici e
prevalsero interpretazioni psicoanalitiche che
indicavano la sessualità all’origine del disturbo e
consideravano il sintomo anoressico come una
difesa da fantasie di fecondazione orale o da
impulsi perversi.
Hilde Bruch e l’Anoressia Nervosa

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Il 1973 rappresenta un momento di svolta importante
nella comprensione dei sintomi anoressici; in quell’anno
infatti esce il libro della Bruch sui Disturbi Alimentari in
cui si prendono le distanze dalle teorie freudiane del
conflitto intrapsichico descrivendo una triade di disturbi
percettivo-cognitivi di fondamentale importanza per una
psicopatologia esplicativa della anoressia:
la distorsione dell’immagine coroporea
l’incapacità di riconoscere sensazioni interne come la
fame, la sazietà o gli stati affettivi
un senso pervasivo di “ineffettualità” personale
(ineffectiviness)
Il Tema dell’Identità


La Bruch mise a fuoco come fossero centrali nella
patologia dei disturbi alimentari i temi
dell’autonomia e dell’identità; veniva quindi portata
l’attenzione sugli aspetti del Self, dell’identità
personale dell’anoressica
“Nella reale o primaria anoressia nervosa il tema
principale è la lotta per il dominio di sé, per un
senso d’identità, competenza ed efficienza”
H.Bruch
L’Anoressia Nervosa oggi

Oggi è abbastanza riconosciuto che
l’anoressia mentale e i disturbi
dell’alimentazione sono caratteristici delle
culture occidentali, incarnandone in
maniera esasperata e quasi caricaturale i
valori (magrezza come bellezza,
competenza e successo sociale). La
diffusione di questi valori è stata
supportata dalle tecnologie
dell’informazione che hanno reso i media
“il più potente e pervasivo comunicatore
di standards socioculturali”.
XXI secolo:
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Magre è bello
Becker et al (2002) lavoro alle isole Fiji
dopo l’introduzione della TV via
satellite: campione di ca 65 studentesse
di 17 anni: 11% si procurava il vomito,
29% era a rischio di disturbi alimentari
Garner & Garfinkel (1980) lavoro
sulle conigliette di Playboy e sulle
concorrenti di Miss America
Faree et al (1998) il 22% degli annunci
pubblicitari femminile iberiche
incoraggiavano le diete per estetica
Garfinkel et al (2001) insoddisfazione
per il proprio corpo e comportamenti
dietetici in bambine di 7-9 anni
Comportamenti anoressici e
identità

Questo ci riporta al cuore del problema delle
persone che mostrano disturbi alimentari, e cioè
il rapporto con la propria identità, la propria
autostima, le proprie sensazioni di efficienza e
“inneffectivness”, insomma alla costituzione del
proprio Self e alla costruzione dei propri
significati personali.
Comportamenti anoressici e
identità

E se nel Medio Evo il problema del rifiuto del cibo era
collegato ad aspirazioni di santità e ad una richiesta di
riconoscimento e legittimazione, nel nostro secolo il
comportamento anoressico esprime una problematica
più profonda e complessa del semplice rapporto con il
cibo e del semplice voler essere magre a tutti i costi, e
riguarda soprattutto il rapporto con il proprio corpo.

Ma qual é il corpo coinvolto nell’anoressia?
Quello inteso come organismo biologico, oggetto
d’attenzione soprattutto dalla medicina o quello
inteso come luogo generativo di sentimenti ed
emozioni, fondamento costitutivo
dell’intersoggettività.

Il corpo per l’anoressica é qualcosa che
“si ha”, oggetto di un ferreo controllo,
qualcosa spesso vissuta come distante
dal Self, strumento di lotta per il
raggiungimento di riconoscimento e
autonomia. Ed è invece difficilmente
vissuto come qualcosa che “si é”,
processo costitutivo della propria
identità.
Baerveldt C., Voestermans P., 1996

Da questo punto di vista il problema
dell’anoressica non è tanto quello della
“distorsione dell’immagine corporea”
(prospettiva che rimanda ad una lettura
oggettificata e dall’esterno della propria
corporeità), ma piuttosto quella di
un’esperienza alterata del terreno della
propria intersoggettività. Infatti non solo sono
problematici i propri comportamenti
alimentari, ma l’intero stile della corporeità è
caratterizzato da un restringimento delle
capacità di riconoscimento e articolazione
della propria vita emotiva.
“My soul seemed to grow as my body waned”
Il modello medico, occupandosi di un Self disincarnato o
di un corpo senza Self, finisce per riproporre la stessa
dualità mente-corpo che l’anoressica propone nella sua
patologia in maniera esasperata
La negazione del corpo diventa da una parte una dolorosa pratica
giornaliera che le fa sentire più forti, meno vulnerabili; dall’altra il
corpo dell’anoressica viene considerato niente di più di una macchina
che ha bisogno di essere riparata.
Lester, 1997
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Anoressia: da Gull e Lasegue ai giorni nostri