STORIA DELLA DEMOCRAZIA A.A. 2015-2016 Testo consigliato: Sabbatucci Viadotto Giardina Nuovi Profili Storici vol.3 Ed. Laterza Link: http://www.bovisiomagazine.it/materiali_unitre.html IL CORSO IN PILLOLE • 1° ora: Dibattito – su lezione precedente o su argomenti di attualità • 2° ora: Lezione – Rispettando la cronologia, riflessioni ed analisi di carattere politico, sociale ed economico sugli aspetti più significativi del XX secolo, alla luce dello sviluppo democratico in Europa e nel mondo. • Cosa vedremo: – Filmati, video clip, slide in Powerpoint, file multimediali, ecc. L’Europa dal 1800 al 1900 L’evoluzione politica, economica e sociale del XIX secolo come preludio al 1900. 1800 1900 LA STORIA POLITICA D’EUROPA NEL 1800 • Congresso di Vienna e rivincita dell’aristocrazia • Il nazionalismo democratico, i moti del ‘48 e il Risorgimento italiano • Destra e sinistra liberale al governo in Italia: dalla poesia alla prosa. • Dal nazionalismo democratico al nazionalismo aggressivo. Sviluppo del colonialismo imperialista. • L’esperienza della Comune di Parigi • La Germania di Bismarck e la costituzione del II Reich • La Chiesa e la civiltà moderna • Il fenomeno migratorio LA STORIA SOCIO-ECONOMICA D’EUROPA NEL 1800 • Sviluppo industriale e concentrazione capitalistica – Rivoluzione tecnologica, il motore a scoppio, l’illuminazione, impiego di metalli, fertilizzanti, esplosivi, telegrafo, cinema, ferrovie, navi a vapore, ecc. – Nascita delle grandi imprese monopolistiche. Banche e capitalismo finanziario – L’imperialismo come nuovo rapporto tra le nazioni. Spartizione sfere di influenza e lotta per la sopravvivenza e la distruzione dell’avversario. – L’organizzazione scientifica del lavoro. • Contemporaneo sviluppo delle forme aggregative della classe operaia – 1848: Marx scrive Il Manifesto – 1864-1876 Prima Internazionale di ispirazione rivoluzionaria – 1889 Nasce la Seconda internazionale senza la componente anarchica LA STORIA SOCIO-CULTURALE D’EUROPA NEL 1800 • La R.F. e il pensiero egualitario. Il conflitto tra democratici e liberali. • Marx: la storia come storia della lotta di classe • Il pensiero risorgimentale in Italia • Il romanticismo. • Il positivismo e la fiducia nel futuro • La crisi del razionalismo progressista e l’affermarsi di teorie anti-egualitarie – Dall’eguaglianza di Marx al superuomo di Nietzsche – Darwinismo sociale, antisemitismo, eugenetica, razzismo a sostegno del nazionalismo aggressivo e dell’imperialismo LE TRE ITALIE 1) L’ITALIA LIBERALE E MONARCHICA • È l’Italia cattolica e conservatrice, l’Italia governata prima dalla destra e poi dalla sinistra • Esponenti di questa Italia saranno i governi che dal 1861 si alternano al potere (Sella, Depretis, Cairoli, Crispi, Rudinì, Pelloux) • L’Italia liberale è incamminata sulla via della trasformazione economica e militare del Paese. 2) L’ITALIA LIBERALE • • • • • • RIFORME AMMINISTRETIVE SCOLARIZZAZIONE RIFORMA ELETTORALE GRANDE ESERCITO REPRESSIONE MOTI CONTADINI ED OPERAI ALTERNANZA DELLA DESTRA E DELLA SINISTRA LIBERALE AL POTERE 3) L’ITALIA DELLA SINISTRA • LA CRISI DELLA PRIMA INTERNAZIONALE • LA COABITAZIONE TRA SOCIALISTI ED ANARCHICI • OPPOSIZIONE ALLE CONQUISTE COLONIALI • EREDE DEL SOGNO REPUBBLICANO DI MAZZINI E GARIBALDI • DILEMMA: RIVOLUZIONE O RIFORME? • 1891: Nascono le Camere del Lavoro • 1892: Nasce il Partito dei Lavoratori italiani • 1894: nasce il Partito socialista L’ITALIA ALLA FINE DELL’800 • • • • • I Fasci siciliani e la lotta sul latifondo Crispi e la scelta di ‘imprigionare il conflitto’ Cio’ che vale è il DIRITTO DI PROPRIETA’ IL CONFLITTO VA REPRESSO La battaglia per il pane a Milano e lo stato d’assedio di Bava Beccaris. • A cavallo del secolo arriva GIOLITTI e ZANARDELLI: il CONFLITTO VA GOVERNATO • BRESCI E UMBERTO I LA GALASSIA LIBERALE E LO SCONTRO CON IL MARXISMO BORGHESIA CAPITALISTA LIBERALI DEMOCRATICI RADICALI DIRITTO DI VOTO RIFORME SOCIALI RIFORME DELLO STATO MARXISMO Alternativa rivoluzionaria allo Stato borghese. Lotta di classe. Internazionalismo. IL MONDO DEL LIBERALISMO ESERCITO CHIESA ARISTOCRAZIA Diritti dell’uomo Sistema costituzionale Limitazione dello Stato Idea di ‘nazione’ Salvaguardia della ‘proprietà’ CONSERVATORISMO CONFLITTO PROLETARI TRADIZIONE CONSERVAZIONE DIRITTI ACQUISITI MIRE IMPERIALISTE LE CLASSI SOCIALI ALLA FINE DELL’800 Aristocrazia fondiaria PICCOLA BROGHESIA Il suo peso è in calo. Gli interessi si estendono all’industria e alla finanza. E’ la borghesia sprovvista di mezzi finanziari.. non svolge lavori manuali. Ma tende a differenziarsi dalla ‘status’ dei proletari dell’industria. Cresce in numero e in ‘coscienza di classe’, In capacità organizzativa. Minacciati dalla disoccupazione, in lotta per le condizioni di lavoro, vedono nei socialisti e nel sindacato gli strumenti per aumentare il proprio peso nei confronti dello stato borghese E’ la classe dominante della società capitalistica. Si sentono borghesi i grandi capitalisti ma anche i professionisti (avvocati, giornalisti, professori, medici, ingegneri, il commerciante agiato. BORGHESIA PROLETARIATO FENOMENI SOCIALI A CAVALLO DEI DUE SECOLI • • • • • LA BELLE EPOQUE IL SUFFRAGIO LA QUESTIONE FEMMINILE L’ESERCITO DI MASSA RIFORME E LEGISLAZIONE SOCIALE LA BELLE EPOQUE • Spinte diverse, conflitti sociali e crescita del benessere, spinte pacifiste ed aggressioni militariste contrassegnano i 25 anni che precedono la Grande Guerra. • La belle epoque è la rappresentazione idilliaca di quel periodo, una specie di età dell’oro (non per tutti!), di progresso e spensieratezza. • Fu definita in tal modo per contrapporla agli anni successivi, contrassegnati dal primo conflitto mondiale. Lo zar di Russia Nicola II e il re d’Inghilterra Giorgio V qui fotografati assieme nel 1913, erano legati da rapporti di parentela, come quasi tutti i sovrani d’Europa (Giorgio V era cugino dell’imperatore di Germania Guglielmo II). Eppure questi sovrani avrebbero condotto i loro popoli a scontrarsi nella più devastante delle guerre. È questo uno dei tanti paradossi di quel periodo della storia europea che, a posteriori, fu chiamato belle époque. Un’epoca in cui la crescita economica, la moltiplicazione degli scambi, i progressi della democrazia politica e la stessa straordinaria vivacità delle attività culturali diedero a molti l’illusione di un avvenire di pace e prosperità. In realtà erano gli sviluppi dei rapporti fra le grandi potenze europee a porre le premesse per un conflitto generalizzato che molti temevano (o invocavano), ma nessuno immaginava così distruttivo come in effetti sarebbe stato. LA BELLE EPOQUE SUFFRAGIO UNIVERSALE, PARTITI DI MASSA, SINDACATI • In Europa, tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, il cammino verso la società di massa si accompagnò alla tendenza costante verso una più larga partecipazione alla vita politica. • Il segno più evidente di questa tendenza fu l’estensione del diritto di voto: tra il 1890 e il 1915, in quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale furono approvate leggi che allargavano il corpo elettorale fino a comprendervi la totalità o la stragrande maggioranza dei cittadini maschi maggiorenni. Con questo allargamento del diritto di voto si affermarono i partiti di massa e le confederazioni sindacali nazionali, che trasformarono profondamente le forme della lotta politica e sociale. LA QUESTIONE FEMMINILE • Tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 cominciò a emergere una «questione femminile». • I maggiori contatti col mondo esterno, le esperienze collettive, la partecipazione alle agitazioni sociali portarono le donne lavoratrici a una più viva coscienza dei loro diritti e delle loro rivendicazioni nei confronti della società. • Il movimento per l’emancipazione femminile rimase a lungo ristretto a minoranze operaie e intellettuali. Solo in Gran Bretagna riuscì a imporsi all’attenzione dell’opinione pubblica, concentrando la sua attività nell’agitazione per il diritto al suffragio («suffragette»). • 8 Marzo: Festa internazionale delle donne. ESERCITO DI MASSA • Un contributo notevole allo sviluppo della società di massa venne anche dalle riforme degli ordinamenti militari, fondate sul principio del servizio militare obbligatorio per la popolazione maschile. All’attuazione di questo principio, però, si opponevano ostacoli di carattere economico e politico. Alcuni potenti fattori, tuttavia, spingevano però per la trasformazione degli eserciti: senza la disponibilità di grandi masse non era infatti possibile avere un esercito in grado di assolvere quella funzione deterrente che ne faceva uno strumento indispensabile anche in tempo di pace. RIFORME E LEGISLAZIONE SOCIALE • Tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, grazie anche alla pressione delle organizzazioni sindacali, furono introdotte nei maggiori Stati europei forme di legislazione sociale. • All’azione dei governi si affiancò quella delle amministrazioni locali, soprattutto nei grandi centri urbani. • Per sopperire all’aumento delle spese, governi centrali e amministrazioni locali dovettero ricorrere a nuove forme di imposizione fiscale per accrescere le entrate: la tendenza sostenuta dalle forze politiche più avanzate fu quella di aumentare il peso delle imposte dirette a scapito di quelle indirette. IL CASO FRANCESE (L’affaire Dreyfus) • Un ufficiale ebreo condannato ai lavori forzati nel 1894 con l’accusa di aver fornito documenti riservati all’ambasciata tedesca. • La sentenza, era basata su indizi falsi o inconsistenti. Ma la cosa più grave non fu l’errore giudiziario in sé, quanto il fatto che una volta emersi i primi dubbi, le alte sfere militari si rifiutarono di procedere a una revisione del processo, falsificando i documenti e di coprire i veri colpevoli. Quando nel 1898 Emile Zola pubblicò il clamoroso atto d’accusa contro i tentativi messi in atto dallo Stato maggiore per nascondere la verità, fu processato e condannato per offese all’esercito. Ma il caso era ormai sollevato. Su di esso l’opinione pubblica si divise in due schieramenti: socialisti, radicali e una parte dei repubblicani moderati si batterono perché venisse riconosciuta l’innocenza dell’ufficiale condannato. Clericali, monarchici, nazionalisti di destra e non pochi moderati insistettero sulla tesi della colpevolezza. Tutto si trasformò in uno scontro politico. Nell’estate del 1899, si giunse alla revisione del processo, Dreyfus si vide confermata la condanna dalla corte marziale, nonostante fossero emerse prove della sua innocenza per rendergli la libertà fu necessario un atto di grazia dal presidente della repubblica. L’EUROPA TRA ‘800 E ‘900 • Si accende il conflitto sociale. • Scontro tra le forze rivoluzionarie (sinistra) e le forze conservatrici (destra) • Si espande il fenomeno imperialista e nazionalista. • La II° rivoluzione industriale crea il nuovo proletariato urbano. • Si affermano teorie sulla diseguaglianza • Il positivismo lascia il posto all’irrazionale • Attentati si susseguono in tutta Europa. IL CASO ITALIANO (L’età giolittiana) • L’età giolittiana inizia con la crisi istituzionale sorta dopo i governi di Rudinì (e BavaBeccaris) e di Pelloux. • Con le elezioni del 1900, la destra conservatrice perde il governo ed inizia con Saracco un periodo di distensione. • A Saracco succede Zanardelli che nomina Giolitti ministro degli Interni. IL CASO ITALIANO (L’età giolittiana) • Con Zanardelli e poi con Giolitti si avvia una legislazione sociale più avanzata e, di fronte al conflitto sociale, il governo assume una linea di neutralità. • Giolitti sale al governo nel 1903 vi rimarrà fino alla soglia del conflitto mondiale. • I suoi, sono governi di ‘centro’ con forte influenza delle correnti conservatrici. • L’Italia, a cavallo dei due secoli, conosce il primo vero decollo industriale. Giolitti: Istruzioni ai Prefetti • Giolitti al prefetto di Novara, Salvetti [Roma], 12 aprile 1901. Vedo che gravi fatti si preparano nella provincia di Novara e in specie nella Lomellina. Evidentemente siamo di fronte a un movimento economico irresistibile che tende al miglioramento delle condizioni dei contadini. Se così stanno le cose sarebbe inutile e forse impossibile opporsi a tale movimento. Perciò l’azione del governo deve tendere a regolarlo facendo sì che le domande degli operai siano tenute in limiti ragionevoli, e che i proprietari le esaminino con benevolenza e col proposito di accoglierle quando siano giuste. Governo non può attendere e fare sentire l’opera sua quando vi sarà da reprimere ma ha strettissimo dovere di prevenire e di procurare che invece di lotta si abbia un equo accordo. Attendo dalla sapiente opera sua che tale azione si svolga con calma e con fermezza verso tutti. La prego tenermi minutamente informato per telegrafo di quanto avviene trattandosi di quistioni che involgono le più gravi responsabilità politiche. Giolitti: Istruzioni ai Prefetti • Giolitti al prefetto di Genova, Garroni [Roma], 19 aprile 1901. Dal complesso delle informazioni sullo sciopero mi pare si sia giunti a un punto nel quale gli armatori con qualche concessione potrebbero por termine ad uno stato di cose pericolose e togliere ogni animosità della classe operaia contro di loro. Lo spingere gli scioperanti con resistenza eccessiva potrebbe creare pericoli nuovi e lascierebbe poi sempre strascichi molto più dannosi. • Giolitti al prefetto di Modena, Dall’Oglio [Roma], 14 maggio 1901. Ricevo suo rapporto 11 maggio n. 380. Se le occorre aumento forza pubblica per mantenere ordine pubblico e libertà lavoro ne faccia richiesta e provvederò subito. Le raccomando però vivamente di adoperarsi per conciliazione dimostrando proprietari essere ingiuste le misure di salari insufficienti alla vita. Rifiuto di concedere equa misura salari potrà creare condizione di cose assai più dannosa alla proprietà che non equo componimento. Raccomandi a tutti molta prudenza. L’ITALIA TRA IL 1800 E IL 1900 • Sviluppo delle ferrovie, del settore siderurgico, riforma del sistema bancario. • Nasce la Banca commerciale e il Credito italiano. Si sviluppano gli impianti industriali di Savona, Piombino, Bagnoli. • La Fiat è fondata nel 1899, cresce la produzione di energia elettrica ed aumenta il reddito pro-capite. • Calano le mortalità da malattie infettive ma persiste un forte analfabetismo. • Si assiste al fenomeno dell’emigrazione (8 milioni tra il 1900 e il 1914) • Si aggrava la questione meridionale, aumenta il divario tra nord e sud. • La lotta politica, specie nel sud, diventa clientelare e personalistica. LA POLITICA GIOLITTIANA • LE RIFORME: si statalizzano le ferrovie, nel 1912 si arriva al suffragio universale maschile, si attua la monopolizzazione statale delle assicurazioni, nel 1910 nasce la Confindustria. • Tendenza ad allargare gli interventi pubblici. • Controllo del Parlamento attraverso il ‘trasformismo’ e le ingerenze dell’esecutivo sul sistema elettorale (tramite i Prefetti). • Critiche feroci da parte dei socialisti rivoluzionari, dei cattolici democratici e delle forze liberali come Salvemini (Giolitti= ‘ministro della malavita’) ed Albertini (direttore del Corriere). LA POLITICA GIOLITTIANA • Sull’onda del crescente nazionalismo ed imperialismo, Vienna occupa nel 1908 la Bosnia Erzegovina mentre in Italia si avvia una campagna per la conquista della Libia (controllata dalla Turchia), in risposta all’occupazione francese del Marocco. • Nel 1911 è guerra contro la Turchia. L’Italia occupa la Libia, Rodi e il Dodecanneso. • Contrari sono i socialisti, i repubblicani e i radicali. A favore l’opinione pubblica borghese, i cattolicomoderati e il Banco di Roma. • Il confronto politico radicalizza le posizioni e rafforza le ali estreme dello schieramento politico. LA POLITICA GIOLITTIANA e il movimento socialista • Con la Guerra di Libia, si accentua lo scontro politico all’interno del PSI, tra riformisti (Turati) e rivoluzionari. • Al congresso di Bologna i rivoluzionari assumono la guida del partito, nel 1904 primo sciopero generale nazionale della storia italiana. • Nel 1906 nasce la CGL • Nel 1907 i riformisti riacquistano la guida del partito. I Rivoluzionari sono allontanati. • Con la guerra di Libia si spacca il fronte riformista. Bonomi, Bissolati ed altri riformisti sono espulsi. • Il PSI ritorna nelle mani degli intransigenti tra i quali spicca Benito Mussolini che diventa direttore dell’Avanti. LA POLITICA GIOLITTIANA e il movimento cattolico • Si sviluppano le organizzazioni sindacali ‘bianche’ sull’onda della Rerum Novarum di Leone XIII. • In Sicilia Luigi Sturzo guida il movimento cattolico contadino. • Nel 1913 nasce il ‘Patto Gentiloni’ con il quale i cattolici iniziano ad appoggiare la classe dirigente in contrapposizione al movimento socialista. LA POLITICA GIOLITTIANA e il movimento cattolico • IL «PATTO GENTILONI» La linea clerico-moderata ebbe piena consacrazione con le elezioni del novembre 1913 – le prime a suffragio universale maschile – quando il conte Ottorino Gentiloni, presidente dell’Unione elettorale cattolica, invitò i militanti ad appoggiare quei candidati liberali che si impegnassero, una volta eletti, a rispettare un programma che prevedeva fra l’altro la tutela dell’insegnamento privato, l’opposizione al divorzio, il riconoscimento delle organizzazioni sindacali cattoliche. Moltissimi candidati liberali, fra cui non pochi noti anticlericali, accettarono segretamente di sottoscrivere questi impegni, spinti dall’esigenza di assicurarsi i suffragi di un elettorato di massa. Nella prospettiva dello sviluppo di un movimento cattolico autonomo, il «patto Gentiloni» rappresentò una netta battuta d’arresto; e fu per questo duramente criticato dai democratici cristiani. D’altra parte, con le elezioni del ’13, i cattolici italiani acquistavano una capacità di pressione sulla classe dirigente mai avuta fin allora. LA POLITICA GIOLITTIANA e il suo esaurimento • LA CRISI DEL SISTEMA GIOLITTIANO I mutamenti in atto nel sistema politico italiano alla vigilia della Grande Guerra (sviluppo del nazionalismo, accresciuto peso dei cattolici, prevalenza dei rivoluzionari nel Psi) segnavano la progressiva crisi della politica giolittiana, sempre meno in grado di controllare la radicalizzazione politica che si stava verificando (e di cui, nel ’14, la «settimana rossa» fu un rilevante sintomo). In questa situazione la guerra che stava per iniziare avrebbe significato la fine del giolittismo. Gaetano Salvemini su Giolitti Ed ecco dove incominciano le responsabilità personali e consapevoli dell’on. Giolitti. Il quale approfitta delle miserevoli condizioni del Mezzogiorno per legare a sé la massa dei deputati meridionali: dà a costoro «carta bianca» nelle amministrazioni locali; mette, nelle elezioni, al loro servizio la mala vita e la questura; assicura ad essi e ai loro clienti la più incondizionata impunità; lascia che cadano in prescrizione iprocessi elettorali e interviene con amnistie al momento opportuno; mantiene in ufficio i sindaci condannati per reati elettorali; premia i colpevoli con decorazioni; non punisce mai i delegati delinquenti; approfondisce e consolida la violenza e la corruzione, dove rampollano spontanee dalle miserie locali; le introduce ufficialmente nei paesi, dove erano prima ignorate. L’on. Giolitti non è certo il primo uomo di governo dell’Italia una, che abbia considerato il Mezzogiorno come terra di conquista, aperta ad ogni attentato malvagio. Ma nessuno è stato mai così brutale, così cinico, così spregiudicato come lui nel fondare la propria potenza politica sull’asservimento, sul disprezzo del Mezzogiorno d’Italia; nessuno ha fatto un uso più sistematico e più sfacciato, nelle elezioni del Mezzogiorno, di ogni sorta di violenze e di reati. …..Nel 1901 il «ministro della mala vita» salì a governare l’Italia. E da allora in poi la mala vita è diventata in Puglia, in tempo di elezioni, una vera e propria istituzione dello Stato. Questi misfatti non possono essere scusati neanche con la considerazione che sono necessari per difendere i partiti dell’ordine contro la marea sovversiva – pur ammesso che l’ordine debba essere difeso coi metodi giolittiani. Dato il nostro sistema elettorale e data la esclusione dei contadini meridionali dal diritto di voto, le così dette «istituzioni» nelle elezioni meridionali sono quasi sempre inesistenti. Nel Mezzogiorno le lotte elettorali non avvengono quasi mai fra conservatori e democratici, ma fra conservatori e conservatori. In questi contrasti fra conservatori e conservatori, o fra conservatori e pseudodemocratici più o meno affaristi, o fra conservatori e affaristi, o fra affaristi e affaristi, Giovanni Giolitti interviene coi delitti dei suoi agenti, non per difendere un principio politico contro un altro, ma semplicemente per proteggere un amico personale, o un delinquente notorio, o un camorrista segnato a dito da tutti, sol perché è aggregato alla propria clientela, non importa contro chi, magari contro chi non avrebbe nessuna difficoltà a proclamarsi anch’egli giolittiano. [...] L’imperialismo giapponese LA GUERRA RUSSIA-GIAPPONE RIVOLUZIONE RUSSA DEL 1905 LA RIVOLUZIONE IN CINA