La gestione delle emozioni Siamo umani e non « Vulcaniani » Le Emozioni Significato Le emozioni servono a : • • • reagire in fretta ad avvenimenti inattesi prendere decisioni con prontezza stabilire con il prossimo comunicazioni non verbali Rapporti tra corteccia e lobo limbico • Nelle situazioni critiche il cervello “emotivo” ( lobo limbico ) assicura la nostra sopravvivenza perché riconosce subito le situazioni pericolose e predispone in tempi brevissimi reazioni pre-organizzate. • La corteccia in genere interviene in un secondo momento per organizzare le risposte a medio lungo termine. • Quanto più nel corso della nostra vita (attraverso l’educazione e l’imitazione di modelli soprattutto nella prima infanzia) abbiamo imparato a riconoscere e tenere sotto controllo le emozioni tanto più saremo in grado di reagire con risposte organizzate e razionali che miglioreranno sia il rapporto con noi stessi che le nostre relazioni sociali. La plasticità del cervello Questo è possibile nell’uomo grazie a : • la plasticità del cervello (costruzione progressiva e costante della rete neurale in base alle esperienze relazionali ed ambientali ) • I collegamenti tra corteccia frontale ed aree limbiche ( ipotalamo, amigdala, ippocampo ) Le emozioni possono essere gestite • Possiamo in altri termini allenare la nostra intelligenza emotiva in modo da armonizzare i rapporti tra il cavaliere ( ragione e volontà ) e il cavallo ( pulsioni ed emozioni ). • In questo modo la crescita della personalità è una lenta e graduale trasformazione di pulsioni in emozioni e di emozioni in sentimenti. • Un esempio è il graduale passaggio e l’armonizzazione tra la pulsione sessuale, l’innamoramento e l’amore. Un altro è quello della fame, la regolarità dell’alimentazione, la condivisione del cibo con gli altri e la gratitudine per quello che si mangia. Le emozioni possono essere gestite • L’uomo a differenza degli animali, il cui comportamento è grandemente controllato dalle emozioni e dagli istinti, può esercitare la volontà e la razionalità e quindi essere il guidatore e il condottiero delle proprie emozioni. • Questo non significa che noi possiamo decidere in ogni circostanza quali emozioni provare ( saremmo dei robot ) possiamo però capire cosa ci segnalano le emozioni e in quale direzione ci spingono. Le emozioni principali • -collera : si scatena quando abbiamo bisogno di una reazione più vigorosa : il sangue affluisce alle mani che dunque sono pronte ad agire, il battito cardiaco aumenta a causa della scarica di adrenalina che ci fa sentire “ più forti” e pronti a spaccare qualsiasi cosa • -paura : ci segnala un allarme e ci prepara ad affrontare una minaccia reale o presunta. Il sangue affluisce alle gambe e ci prepara alla fuga e si allontana dal volto che diviene pallido. Il corpo rimane per un istante come “paralizzato” per permetterci di valutare la reazione migliore : nascondersi, fuggire o attaccare. I centri del linguaggio sono parzialmente o totalmente inibiti ( si fa fatica a parlare o si balbetta). Le emozioni principali • -innamoramento : ci carica di energia in modo opposto di quanto avviene per la collera o la paura.. E’ rarissimo se non impossibile provare contemporaneamente per la stessa persona affetto accanto a paura o collera. In tutto l’organismo si realizza uno stato di rilassamento, benessere, affetto e simpatia. Ci sembra di essere in armonia con tutto. • -felicità : è prodotta da situazioni e stati d’animo particolari, blocca l’azione delle emozioni negative e ci pone in una situazione di motivazione ed entusiasmo. Il sentimento corrispettivo è la gioia e la serenità interiore. Più profonde e stabili, non strettamente collegate ad eventi o stati d’animo particolari ma frutto di un lungo lavoro di crescita e maturità personale. Le emozioni principali • -tristezza e malinconia: persino queste emozioni in determinate circostanze hanno una loro funzione. • Se non sono troppo profonde e persistenti ( depressione) hanno lo scopo di permetterci di riorganizzare la nostra vita dopo un dolore, una delusione, la caduta di una speranza. • Raccogliendoci in noi stessi, siamo così in grado di comprendere e analizzare il significato e le conseguenze degli eventi negativi e trasformare questa esperienza in successiva crescita e maturazione personale. Le emozioni principali • -il disgusto : caratterizzato dall’arricciamento del naso come se si volesse chiudere le narici proteggendosi da un odore sgradevole • -il sorriso e l’ilarità. Esiste un sorriso spontaneo ed uno forzato. La differenza sta nella contrazione del muscolo orbicolare dell’occhio, presente nel primo e assente nel secondo. E’ estremamente difficile “fingere” perché la contrazione è automatica e collegata con ciò che sente il cuore. Gli stimoli emotivi basilari • Fame, sete, sessualità, accudimento/attaccamento, territorialità/competizione, paura, aggressività/ira. • Da un punto di vista evoluzionistico non ci sono grossi cambiamenti nel genere umano. • L’uomo di oggi ha più o meno le stesse emozioni dei primi “Homo sapiens”. La meta emotività e lo specchio dell’altro • Le emozioni di per sé non hanno una connotazione etica ovvero non sono “né buone né cattive”. • Tuttavia possono esser utilizzate in maniera costruttiva ed evolutiva oppure divenire ostacolo alla nostra crescita personale ed ai contatti sociali. • Per poter utilizzare le nostre emozioni a fini evolutivi (crescita personale e miglioramento delle relazioni) è necessario sviluppare progressivamente la capacità di autoanalisi. Questo significa avere la possibilità di “poterci” vedere dall’alto come farebbe un osservatore esterno. E’ un compito molto difficile ed è per questo che abbiamo bisogno degli altri affinché ci facciano vedere lati e punti di vista di noi stessi che da soli non riusciremmo a cogliere. I principali obiettivi da raggiungere • sentire, accogliere e dare un nome alle emozioni che proviamo • accettare le nostre emozioni evitando qualsiasi tipo di censura • comprendere che le emozioni non sono per se stesse positive o negative ma che vanno interpretate come segnali per farci capire di più • abituarsi a captare i segnali corporei delle emozioni ( il corpo è molto preciso ) • descrivere le emozioni con la massima precisione possibile I principali obiettivi da raggiungere • cercare di approfondire le cause che scatenano i nostri stati emotivi (meditazione e preghiera) • accettare ed essere in grado di mostrare le nostre emozioni • ascoltare attivamente gli altri senza esprimere giudizi a priori. • a differenza dei segnali corporei che non mentono, essere consapevoli che la mente può « mentire» e che molte emozioni non sono strettamente collegate agli eventi ma sono amplificate da interpretazioni e distorsioni cognitive Principi generali • Le leggi che governano la materia ( il corpo) sono le stesse che governano la mente. • Per sviluppare le capacità corporee è necessario l’allenamento. • La stessa cosa vale per la mente. • Corpo e mente sono in costante correlazione, sono un’unità e non due “entità” distinte. • Siamo noi che le differenziamo per scopi didattici. • L’essere umano è un’unità psicosomatica. Visione olistica • Del resto è antica sapienza che le mente sana è il frutto di un corpo sano («mens sana in corpore sano» di Giovenale) e che il corpo è il tempio dello spirito ( Paolo di Tarso ) Interni (intrapsichici) Stimoli Esterni ( ambientali, relazionali) Meccanismi di Difesa Attivazione Valutazione Emozionale Cognitiva Determinanti genetici Esperienze infantili Sistema Endocrino Sistema Nervoso Vegetativo Sistema Immunitario Funzionamento circolare • Se uno stimolo esterno attiva una emozione questa a sua volta genera una risposta somatica ( ad esempio una espressione del volto o una certa postura/contrazione muscolare). Il percorso può anche essere inverso : • se assumo una certa espressione mimica ( per esempio sorrido ) o rilasso una determinata muscolatura ( per esempio attraverso il massaggio ) questo mi può far generare l’emozione o lo stato d’animo ad esso collegato attivando le reazioni neuro-vegetative. GENITORI • Dare l’esempio di autocontollo • Permettere l’espressività emozionale in famiglia • Condividere esperienze • Esprimere chiaramente i propri stati d’animo o spiegarli senza difendersi, simulare o stare in silenzio ( non ho niente! ) • Tenere la porta aperta e offrire ai figli una « base sicura» • Esercitare autorevolezza e non autorità • Chiedere aiuto se si è in difficoltà. • Saper ammettere i propri errori e chiedere scusa quando si sbaglia • Durante i primi anni dell’infanzia e con modalità meno direttive anche in seguito, saper dire «NO» e porre dei limiti. ( breve lettura di un brano dal libro « I no che aiutano a crescere» di Asha Phillips ) GENITORI • Ringraziare e riconoscere e non solo dirigere, non evidenziare solo le cose che non vanno e fare prediche • Esercitare un controllo «limitato» ( come il sale nella minestra ) sulla vita dei figli adolescenti • Quando i figli adolescenti ci criticano e ci sfidano lo stanno facendo per « separarsi». Non ce l’hanno personalmente con noi ma con il ruolo che rappresentiamo. • I genitori non sono perfetti. I figli non lo pretendono. La famiglia , lasciata da sola non può affrontare tutti problemi, deve essere sostenuta. A questo proposito sono importanti : - altre figure adulte di riferimento ( parenti, insegnanti, allenatori etc…) - i gruppi familiari di auto-mutuo-aiuto Emozioni, sviluppo del senso critico e nascita di conflitti • La comunicazione impulsiva e senza controllo dei propri stati d’animo emotivi può generare forti conflitti • E’ importante sviluppare la capacità di autocontrollo tramite lo sviluppo progressivo del senso critico. In questo modo i conflitti sono più gestibili. • Il conflitto non va né evitato né agito in modo aggressivo perché, così facendo, si dovranno in seguito gestire e metabolizzare le conseguenze distruttive • Il conflitto va affrontato perché di per sé non è negativo ma ci aiuta a crescere. • Le modalità di gestione dei conflitti verranno esaminate in un incontro dedicato a questo tema.