NOTA: se si gradisce ascoltare, durante la lettura, l’”Internazionale russa” o l’”Inno dell’ Unione Sovietica”, basta cliccare su i link corrispondenti http://www.youtube.com/watch?v=G1WZuMLpG-c http://www.youtube.com/watch?v=vYIilrOKc6s Sitografia: “Wikipedia”, “Anarchopedia” Articoli: •http://www.pressenza.com/it/2013/04/rapporto-di-amnestysulla-liberta-despressione-in-russia/ •http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/08/napolitanoimpossibile-non-riconoscere-fallimento-delcomunismo/493765/ Definizione ed origine dal pensiero di Marx e Engels Per Marx se le classi lavoratrici di tutti i paesi prendessero coscienza dei loro comuni obiettivi, si unirebbero per rovesciare il sistema capitalista. Dalle rovine del capitalismo sarebbe sorta una società in cui, dopo un periodo di transizione (dittatura del proletariato), lo Stato avrebbe controllato i mezzi di produzione. La dittatura del proletariato, come fase transitoria, veniva così a contrapporsi alla dittatura della borghesia. La proprietà privata sarebbe stata limitata agli effetti personali. La conseguenza della proprietà collettiva dei mezzi di produzione sarebbe stata, nell'ottica di Marx, la fine della divisione della società in classi sociali e, di conseguenza, la fine dello sfruttamento e la piena realizzazione dell'individuo, dove ognuno contribuisce in misura delle sue capacità e riceve secondo il suo bisogno. Il marxismo nel mondo • • • • Il pensiero marxista, rielaborato tenendo conto delle mutate situazioni storiche, ha costituito la base del leninismo e del maoismo, nelle due differenti concezioni affermatesi in Russia e in Cina. Succesivamente il comunismo si diffuse in estremo oriente grazie al maoismo, mentre in occidente(Cuba) grazie al leninismo. L’esperienza sovietica: dalla nascita.... L’esperienza cinese... L’ esperienza cubana Critiche al comunismo L’esperienza sovietica: dalla nascita.... Nel 1917 il Partito Operaio Socialista Democratico Russo (bolscevico, distinto dall'omonimo partito menscevico) partito leninista, conquista la maggioranza nei Soviet e prende il potere in Russia con la Rivoluzione d'ottobre, la quale successivamente, 1922, porterà alla fondazione della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Dopo la rivoluzione Lenin, che al termine del processo rivoluzionario era diventato leader incontrastato del movimento, propone alle fazioni rivoluzionarie dei socialisti marxisti di espellere la fazione riformista, cambiare il nome dei loro partiti in Partito Comunista e unirsi in una nuova Internazionale (la terza), 1919. Il regime comunista russo si caratterizzò per il fortissimo centralismo e per l'identificazione tra Stato e partito che tendevano ad annullare le libertà e i diritti individuali. La politica sovietica cambiarono radicalmente con l'ascesa del successore di Lenin, Stalin; questi elaborò un'ideologia diversa del marxismo dal suo predecessore. Alla nuova politica economica ricevuta in eredità da Lenin, egli vi sostituì una industrializzazione (specie di industria pesante) e collettivizzazione forzata, con una massiva e spietata repressione del dissenso e dei nemici veri o presunti, che venivano prima catturati dalla polizia segreta KGB e poi inviati nei gulag, provocando milioni di morti. L'industrializzazione sotto la rigidissima guida statale avevano per scopo il rafforzamento della nazione sovietica nei confronti delle potenze occidentali. Queste misure apparentemente violente erano giustificabili dall'esigenza di costruire il «socialismo in un solo paese» in un contesto internazionale ostile. Mentre sotto Lenin si era sperimentata la convivenza tra regime collettivistico e forme di proprietà privata, specie nelle campagne, Stalin optò definitivamente per la collettivizzazione forzata dell'agricoltura e la pianificazione dell’economia secondo "piani quinquennali", centrati sullo sviluppo accelerato dell'industria pesante. ...al crollo... Alla fine della seconda guerra mondiale il potere di Stalin e la sua ideologia si espansero nelle zone che l'Armata Rossa aveva liberato dal nazismo ed occupato. Dove esisteva un movimento comunista di massa, come in Cecoslovacchia, le purghe eliminarono presto i dirigenti non in linea con l'URSS o non sufficientemente malleabili, mentre i partiti non comunisti, maggioritari, venivano sciolti o posti sotto controllo dei partiti comunisti filosovietici. Alla fine l'Europa orientale vide nascere una cintura di Stati satelliti saldamente controllati dall'URSS e con sistemi politico-sociali ricalcati sul modello sovietico. La reazione dell'Occidente, che in quel momento voleva dire soprattutto Stati Uniti d'America, all'espansione dell'influenza dell'URSS portò ad un progressivo irrigidimento dei due grandi blocchi che si configurò come guerra fredda. Dopo la morte di Stalin nel 1953 ci furono da parte dei paesi e dei partiti satelliti dei tentativi di ribellarsi dal dominio sovietico ma questi tentativi vennero repressi duramente. I partiti comunisti dell'Europa occidentale seguirono le posizioni dell'URSS in linea generale fino al 1968, la Primavera di Praga, quando per la prima volta non furono d'accordo con le scelte fatte dalla dirigenza sovietica. Da quel momento in poi questi partiti si allontanarono sempre più dall'ideologia marxista-leninista fino a quando verso la fine degli anni settanta si spostarono su posizioni eurocomuniste. Verso la fine del secolo XX lo stato di necessità economica e sociale in cui si trovava l'URSS spinsero i vertici del partito comunista sovietico ed il Presidente Mihail Gorbačëv ad attuare una politica di rifondazione dello Stato e di apertura al mondo occidentale, definita al tempo Perestrojka. A partire da questo momento (1985) il cammino dell'URSS si farà sempre più aperto allentando la stretta sull'Europa orientale, fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989, seguita dallo scioglimento dell’ URSS nel 1991. • • ...alla Russia di oggi Politica La Federazione Russa è una democrazia federativa con un presidente, eletto direttamente per un mandato di sei anni, che detiene un notevole potere esecutivo. Il presidente, che risiede al Cremlino, nomina le più alte cariche ufficiali dello Stato, compreso il Primo ministro, che deve essere approvato dalla Duma, la camera bassa del parlamento. Se la Duma respinge per tre volte la candidatura proposta, il presidente può decretarne lo scioglimento. Il presidente può far passare dei decreti, senza il consenso del parlamento; è il capo delle forze armate e del consiglio nazionale di sicurezza. I forti poteri di cui è titolare hanno determinato una definizione della forma di governo russa come “presidenzialistica”. Esercito Le forze armate della Federazione Russa sono nate il 7 maggio 1992 sostituendo le forze armate dell'URSS, ormai sciolta. Dal 1992 ad oggi hanno partecipato a diversi conflitti: la guerra in Transnistria, la prima guerra cecena, la seconda guerra cecena e la guerra in Georgia; venendo spesso accusate di aver compiuto crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Le forze armate russe contano 1.040.000 di truppe attive e 2.035.000 riservisti, attestandosi al 5° posto mondiale come numero di truppe e 2° nella produzione mondiale di armi. • Economia Seriamente danneggiata nelle proprie infrastrutture dopo il collasso dell'Unione Sovietica nel 1992, la Russia sta ora tentando di sviluppare un'economia di mercato e di conseguire una ripresa economica consistente. Dopo il 1992, l'economia russa, in precedenza pianificata e controllata dalle autorità centrali, subì una severa contrazione per cinque anni, mentre governo e parlamento non riuscivano a porre in essere le necessarie riforme e l'antiquata struttura industriale del paese affrontava un serio declino. Comunque a partire dal 1999 l'economia russa comincia a riprendersi e nei primi anni del XXI secolo l’economia russa ha presentato tassi di crescita tra i più elevati a livello globale, tanto che la Russia è considerata uno dei cinque paesi a cui ci si riferisce con l’acronimo BRICS. La crisi finanziaria internazionale si è fatta però sentire duramente a partire dall’autunno 2008, mettendo in dubbio molte delle certezze acquisite in un decennio di espansione. FMI e Banca Mondiale considerano nel 2012 la Russia ancora un paese da classificare come in via di sviluppo. La Russia quindi, dopo il crollo dell’ URSS, ha saputo rialzarsi, affidandosi ad una economia capitalistica, tuttavia nel governo rimane sempre una nazione in cui la libertà di parola è spesso messa in silenzio. In seguito è riportato un articolo dell’ “Amnesty International”, che accusa la scarsa libertà di parola sotto il governo dell’odierno presidente Vladimir Putin, ex-agente della KGB. “L’ondata di proteste scaturita dalle elezioni parlamentari del dicembre 2011 e dal passaggio di consegne tra Medveded e Putin del maggio 2012 ha determinato una serie di restrizioni. Due nuove leggi sono state introdotte e altre 11 emendate nel contesto di un ampio giro di vite sul dissenso, sulle critiche e sulle proteste. Queste recenti iniziative legali hanno lo scopo dichiarato di garantire l’ordine pubblico e proteggere i diritti dei cittadini. Il loro effetto e’ stato l’opposto: persone note per le loro posizioni critiche, esponenti dell’opposizione, organismi di monitoraggio e singoli cittadini che avevano preso la parola su una serie di questioni si sono visti, nel corso dell’ultimo anno, limitare i loro diritti – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. L’uso eccessivo della forza da parte della polizia e gli arresti arbitrari hanno contraddistinto proteste come quelle di piazza Pushkinskaya e di piazza Lubianskaya nel marzo 2012, quella di maggio di piazza Bolotnaya e quelle organizzate dal movimento Strategia 31 o le passeggiate dei cittadini, sempre nel maggio scorso. Un’altra serie di nuove leggi e di emendamenti a quelle in vigore ha messo a rischio la liberta’ d’espressione. L’ampio ambito di applicazione e la formulazione generica della legge federale sul tradimento e lo spionaggio puo’ ora consentire facilmente l’incriminazione di difensori dei diritti umani e attivisti della societa’ civile che collaborano con organizzazioni internazionali. ‘Poco dopo l’inizio del suo mandato, il presidente Putin aveva parlato in favore di una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. La sua presidenza, pero’, assomiglia molto a una caccia alle streghe contro chi dissente e chi critica, mentre la societa’ civile rischia di essere soffocata e isolata, non dietro una cortina di ferro, ma dietro una cortina di leggi’ – ha aggiunto Dalhuisen.” ‘Il coinvolgimento dei cittadini e’ un prezioso capitale sociale ed e’ interesse della Russia investire su di esso. Invece, l’attuale governo lo sta riducendo al silenzio attraverso un’ampia gamma di violazioni dei diritti alla liberta’ d’espressione, associazione e riunione. Questa tendenza dev’essere urgentemente invertita’ – ha concluso Dalhuisen.” • Il marxismo nel mondo L’esperienza cinese... ...una realtà odierna di grande potenza economica e non solo • La Repubblica Popolare Cinese è ufficialmente una repubblica popolare. Il Partito Comunista, a capo del governo dal 1949, è il più grande partito del mondo, con più di 66 milioni di membri. Dagli anni '80 la Cina sta lentamente trasformando il suo sistema politico/economico in un sistema a socialismo di mercato. Il sistema politico elettivo degli organismi di governo è quello della democrazia popolare su modello dei soviet della Russia Sovietica. L'economia cinese è la seconda maggiore economia al mondo per PIL prodotto, alle spalle degli Stati Uniti d'America. Dalla nascita della Repubblica Popolare, nel 1949, il governo socialista portò avanti un modello di economia pianificata in stile sovietico. L'agricoltura venne collettivizzata e la pianificazione centrale avveniva attraverso la definizione di piani quinquennali; inoltre la Costituzione cinese fino al 2004 vietavala proprietà privata. Dopo la morte di Mao (1976), il controllo del Partito Comunista Cinese fu preso da Deng Xiaoping, che aprì le porte della Cina all’Occidente: migliorò infatti le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, ma soprattutto nel 1978 avviò la Cina al cosiddetto socialismo di mercato, un sistema economico che avrebbe avvicinato l'economia cinese al modello capitalista, sostituendo gradualmente la pianificazione centralizzata con un'economia liberale di mercato. Deng avviò al contempo il programma delle "Quattro modernizzazioni" (agricoltura, industria, scienza e tecnologia, apparato militare). Le terre non furono mai riprivatizzate, ma affidate ai contadini con contratti di usofrutto pluridecennale, il controllo centralizzato sui prezzi fu allentato, e venne incoraggiata la creazione di nuove imprese attraverso la liberalizzazione di alcuni settori e l'apertura agli investimenti esteri. Il forte sviluppo economico cinese degli ultimi tre decenni si è basato in larga parte sulla grande quantità di manodopera a basso costo reperibile, che ha attirato la delocalizzazione produttiva di molte imprese occidentali e giapponesi. La delocalizzazione è stata incoraggiata anche da un crescente livello delle infrastrutture e dei trasporti, da una politica governativa favorevole. La borsa di Shanghai è attualmente la quinta al mondo. Il sistema energetico è ancora inefficiente: sebbene oggi la Cina sia il maggior consumatore mondiale di elettricità, ha bisogno di molta più energia della media dei paesi OCSE per svolgere gli stessi processi industriali, e circa il 70% della produzione viene dalle centrali a carbone, il combustibile fossile di cui la Cina è più ricca. Per sostenere questo grande consumo energetico, il governo sta promuovendo fortemente fonti di energia più pulite: la Cina è il secondo paese al mondo per produzione di energia eolica dopo gli Stati Uniti, e sfrutta molto anche il suo potenziale idroelettrico (degna di nota è la Diga delle Tre Gole, la più grande al mondo); inoltre sono attive 4 centrali nucleari, per un totale di 11 reattori, e altri 17 sono in costruzione con l'obiettivo di soddisfare il 6% del fabbisogno energetico con l'energia nucleare entro il 2020. Inoltre molti studiosi hanno definito la Cina come la nuova superpotenza militare emergente; già nel 1964 riesce a sviluppare i suoi armamenti nucleari e mantiene dalla fine della seconda guerra mondiale l'esercito di terra più grande al mondo, il suo budget per la difesa è secondo solo a quello degli USA.Tuttavia, la Repubblica popolare cinese è ora di fronte a una serie di altri problemi, tra cui il rapido invecchiamento della popolazione a causa della politica del figlio unico, un ampliamento urbano-rurale, uno squilibrio economico tra regione costiere e interne, e il degrado ambientale. Il marxismo nel mondo L’ esperienza cubana • Singolare è l'esperienza cubana, in cui il comunismo fu instaurato grazie ai rivoluzionari barbudos del movimento 26 luglio (Ernesto Che Guevara,Fidel Castro, Camilo Cinfuegos, ecc.). La vittoria dei rivoluzionari e la cacciata del dittatore filo-statunitese Fulgencio Batista divenne "ufficiale" il 2 gennaio 1959 , quando la colonna del Che occupa la capitale di Cuba, La Habana Nonostante l'embargo statunitense, gli attentati terroristici degli anticastristi, i diversi tentativi controrivoluzionari (il più celebre fu la cosiddetta Baia dei Porci), la morte di Che Guevara e il crollo del regime sovietico (che era il suo principale partner commerciale), il governo cubano ha resistito sino ad oggi. Nel corso di tutti questi anni il regime cubano si è via via involuto e per questo molte critiche al castrismo sono giunte anche da esponenti della sinistra rivoluzionaria. Il marxismo nel mondo Critiche al comunismo Negli anni trenta alcuni militanti comunisti occidentali si accorsero della situazione in URSS, fra questi Boris Souvarine, André Gide e George Orwell. In Italia nel 1931 venne espulso Ignazio Silone dal Pci per aver criticato Stalin. Già dagli anni trenta importanti scrittori progressisti, come André Gide, dopo il viaggio in Unione Sovietica, organizzato dalle autorità sovietiche, criticarono la natura di quel sistema: « E io penso che in nessun paese oggi, fosse pure nella Germania di Hitler, lo spirito sia meno libero, altrettanto asservito, intimidito, schiavo. »(André Gide, Retour de l'URSS, 1936) Tra le testimonianze sui campi di concentramento staliniani a partire dagli anni trenta e quaranta e tra le opere letterarie di denuncia sulla repressione staliniana il romanzo Buio a mezzogiorno (1941) di Arthur Koestler, che aveva rotto con il comunismo proprio per questa ragione. Altri intellettuali che spezzarono il conformismo sull'URSS furono George Orwell, André Gide, Ignazio Silone (tutti e tre ex-comunisti). Anche Antonio Gramsci, l'ex segretario del Partito Comunista d'Italia, dal carcere dove era detenuto a causa della sua opposizione al fascismo, fece conoscere la sua opposizione al governo sovietico . Anche dopo la seconda guerra mondiale furono numerose le denunce e le testimonianze fra le quali quella di Alexander Solzhenitsyn. Queste sono solo le prime di moltissime critiche e opposizioni ai governi comunisti, basti pensare alla strage avvenuta in Piazza Tienanmen nel 1989 quando una prostesta contro il governo cinese da parte di alcuni studenti finì in un massacro di migliaia di persone. Sarebbero degni di riguardo le molteplici opere letterarie che accusano il comunismo scritti negli ultimi sessant’anni, ma ho preferito tener conto di un’intervista rilasciata al “fatto quotidioano” dal Presidente Italiano Giorgio Napolitano, in cui dichira il fallimento del sistema comunista. Napolitano: “Impossibile non riconoscere il fallimento del comunismo” di Redazione Il Fatto Quotidiano | 8 febbraio 2013 Il comunismo ha fallito. A dirlo è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a lungo dirigente del Pci (sia pure dell’ala destra). Il giudizio storico del capo dello Stato è affidato a un intervento sull’Osservatore Romano che fa parte di una raccolta di scritti (“Praedica verbum”), pubblicata in onore del settantesimo compleanno del cardinale Gianfranco Ravasi. “Certo, è stato impossibile – se non per piccole cerchie di nostalgici sul piano teoretico e di accaniti estremisti sul piano politico – sfuggire alla certificazione storica del fallimento dei sistemi economici e sociali d’impronta comunista” scrive Napolitano. Nel suo intervento sul giornale del Vaticano il presidente si è concentrato sul rapporto tra etica e politica parlando chiaramente delle fine delle ideologie, a partire da quella comunista, ma non dimenticando che dall’altra parte si affermò anche un certo “fondamentalismo di mercato”. Sempre sulla fine del comunismo, Napolitano ha parlato del “rovesciamento di quell’utopia rivoluzionaria che conteneva in sé promesse di emancipazione sociale e di liberazione umana e che aveva finito – come, con fulminante espressione, disse Norberto Bobbio – per capovolgersi, nel convertirsi di fatto nel suo opposto”. In parallelo, aggiunge il presidente, “l’ideologia conservatrice è sopravvissuta alla fine del comunismo, assumendo sempre più le sembianze di quel ‘fondamentalismo di mercato’, tradottosi in deregulation e in abdicazione della politica, che solo la crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008 avrebbe messo in questione”. Napolitano sollecita, nel suo scritto, la “rinascita della componente ideale e morale” della politica. Tale rinascita deve essere basata dal recupero degli ideali di libertà e di giustizia sociale. Si tratta di “secernere dalle ideologie contrapposte” del ’900 i loro “riferimenti positivi”.