“Famiglia e scuola: dalla partecipazione alla corresponsabilità educativa” Nardò, 19 giugno 2014 Anna Leda FARI’ “Né la scuola, né la famiglia possono farcela da sole oggi. Educare è troppo difficile, è un compito che non sopporta più la solitudine.” Milani P., Co-educare i bambini, Pensa MultiMedia, Lecce, 2009, p. 9. Sempre più sentita è l'esigenza di una partnership educativa tra scuola e famiglia, fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione delle parti nel reciproco rispetto delle competenze. Essa è riconosciuta come un punto di forza necessario per dare ai ragazzi la più alta opportunità di sviluppo armonico e sereno. Richiede rapporti di fiducia e continuità che vanno costruiti, riconosciuti e sostenuti. La corresponsabilità come emergenza sociale Uno degli ultimi documenti che ha riproposto il tema della corresponsabilità educativa tra docenti e genitori è il DPR n. 235 del 21 novembre 2007. Esso, con l’art. 3, formula la necessità di un Patto educativo di corresponsabilità “c. 1. Contestualmente all’iscrizione alla singola istituzione scolastica, è richiesta la sottoscrizione da parte dei genitori e degli studenti di un Patto educativo di corresponsabilità, finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie.” Ed ancora: …“ Le famiglie sono il contesto più influente per lo sviluppo affettivo e cognitivo dei bambini. Nella diversità di stili di vita,di culture, di scelte etiche e religiosa,esse sono portatrici di risorse che devono essere valorizzate nella scuola, per far crescere una solida rete di scambi comunicativi e di responsabilità condivise.”… Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo dell’Istruzione, MPI, 2012, p. 17. Ma allora: •Perché è così difficile costruire questa alleanza? •Quali sono gli ostacoli “interni” ed “esterni” nella quotidianità a scuola In primis le caratteristiche della FAMIGLIA di OGGI • Fragilità matrimoni e convivenze • Pluralità di tipologie di “famiglia” • Doppia carriera dei genitori • Transizione alla genitorialità in età sempre più avanzata e forte investimento sul figlio (spesso unico) • Mancanza di modelli educativi intergenerazionali e di reti di sostegno familiari e nella comunità • Scarsità di politiche familiari • Aumento delle incertezze occupazionali e delle difficoltà economiche LA FATICA DELL’EDUCARE OGGI •“Il contesto sociale attuale rende l’esercizio della funzione genitoriale particolarmente difficile: la mancanza di riferimenti normativi univoci, i ritmi di vita quotidiani incalzanti, l’impallidire e la scarsa incisività delle agenzie educative nel percorso di crescita delle nuove generazioni portano i genitori ad affrontare spesso in solitudine il loro compito educativo in una situazione connotata da una elevata complessità. •A ciò si aggiunge il fatto che i modelli educativi, gli stili di vita e le abitudini appresi nelle proprie famiglie e culture di origine appaiono spesso inappropriati per il rapido mutamento dei costumi e delle condizioni di vita. •La conseguenza è duplice: difficilmente si può far riferimento alla propria esperienza passata come modello, non necessariamente da imitare, ma almeno con cui confrontarsi; in secondo luogo, le generazioni precedenti, una volta considerate depositarie di un sapere prezioso sull’educazione dei bambini, non sono più vissute come fonte cui attingere conoscenze e indicazioni. •Questa frammentazione tra le generazioni, unitamente alla debolezza delle reti sociali, rende il legame genitoriale piuttosto fragile a fronte delle sfide sempre più ardue cui è sottoposto. •Iafrate I., Rosnati R., Riconoscersi genitori, Erickson,Trento, 2008, p. 17. GENITORI A SCUOLA OGGI… MA PERCHE’ OCCUPARSI ANCHE DELLE FAMIGLIE? E’ VERAMENTE UN COMPITO DEGLI INSEGNANTI? NON BASTANO I BAMBINI/RAGAZZI?! LA PROSPETTIVA ECOLOGICA DELLO SVILUPPO UMANO DI U. BRONFENBRENNER Secondo Bronfenbrenner, lo sviluppo del bambino è influenzato da una rete di sistemi ( MICRO – MESO ESO- MACRO sistema) che si influenzano a loro volta reciprocamente e che formano l’ambiente o l’ecosistema nel quale il bambino cresce. Gli studi di Bronfenbrenner mettono in rilievo il ruolo prioritario del coinvolgimento attivo della famiglia nell’educazione dei bambini in base al principio che i genitori conoscono il loro figlio meglio di chiunque altro: sono, quindi, una risorsa paritaria e complementare a educatori e operatori nella costruzione di un progetto comune. LA PROSPETTIVA ECOLOGICA DELLO SVILUPPO UMANO DI U. BRONFENBRENNER Ciò significa che un bambino non cresce bene solo perchè le relazioni sono positive dentro la situazione micro sistemica (il bambino ha una buona relazione con I genitori, il bambino ha una buona relazione con gli insegnanti), ma anche perchè esiste comunicazione e collaborazione tra i diversi sistemi. “Per educare un bambino è necessario sostenere i suoi genitori e creare una positiva dinamica di co-educazione nell’ambiente in cui questi vivono. (…) E’urgente trovare tempo e spazio (fisico e mentale) anche per i genitori e con i genitori.” P. Milani, Co-educare i bambini, Pensa MultiMedia, Lecce, 2008, pp. 10-11. Invece, se si fa un’analisi attenta e sincera sul tema della corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia si può affermare che essa è stata sancita sulla scorta di urgenze sociali, non già con intenti principalmente pedagogici. Si è ripetuto anche nel 2007 ( per contrastare il fenomeno del bullismo) ciò che avvenne negli anni Settanta, quando altre urgenze sociali portarono alla emanazione della Legge Delega del 30 luglio 1973 n. 477 e del successivo Decreto Delegato n. 416 del 31 maggio 1974. Anche queste ultime norme giuridiche, infatti, pur nella loro significatività, erano vincolate a una duplice preoccupazione pedagogicamente debole. La partecipazione scolastica stabilita dai Decreti Delegati del 1974 emerge soprattutto come strumento metodologico mediante il quale si cercò d’incanalare le tendenze conflittuali nella direzione della ricerca del consenso. Strettamente collegata a ciò appare l’altra preoccupazione posta alla base della Legge Delega: determinare formalmente l’ingresso dei genitori nella scuola e presentare loro il progetto scolastico, formulato dagli insegnanti, concernente il processo d’istruzione/educazione degli alunni. I Decreti Delegati, insomma, formalizzarono l’incontro tra due realtà istituzionali sino ad allora scarsamente collegate. Di esse, una (la scuola) era tenuta a mettere al corrente l’altra (la famiglia) circa quanto aveva progettato e intendeva perseguire per sostenere la crescita dei figli/alunni. Nel 1997, con la Legge n.59 art.21, si dà concreto avvio all’autonomia scolastica, che ripropone in maniera inedita il tema della partecipazione delle famiglie alla vita della scuola, ponendo la cooperazione e la corresponsabilità educativa come elementi concettuali in grado di fare della scuola una vera comunità educante. Ciò nonostante, le forze di governo che da allora si sono succedute alla guida del Governo, non hanno provveduto a riformulare la normativa riguardante composizione e competenze degli Organi collegiali della scuola e, di fatto, anche negli ultimi dieci anni, nonostante l’inversione di tendenza, l’istanza della reciprocità e corresponsabilità non ha trovato occasione per concretizzarsi in vere forme di scambio interistituzionale. Per entrambe non si è ancora provveduto ad evidenziare la peculiarità del contributo offerto in ordine all’educazione/istruzione dei minori per poter poi avviare reali forme di scambio e di integrazione. Ancora una volta, oggi come ieri, la famiglia non è stimata come interlocutore competente, con il quale confrontarsi e dal quale ricevere indicazioni, anche di tipo progettuale e operativo. Nei termini in cui la corresponsabilità è formulata, si ha l’impressione che tra insegnanti e genitori non sia possibile, ancora una volta, costruire un pur fragile ponte pedagogico, in virtù del quale far intervenire i genitori con competenza nella scuola e stimolare gli insegnanti, nello svolgimento della loro attività, a collaborare con la “risorsa” famiglia. La corresponsabilità come istanza pedagogica. Sotto l’aspetto pedagogico - educativo, la corresponsabilità poggia sulla capacità personale, di gruppo, istituzionale d’inserirsi autonomamente e con creatività nei vari contesti di esperienza formale e informale, concorrendo all’ideazione e alla conduzione di nuovi modelli di sviluppo e di azione. SCUOLA E FAMIGLIE: DIVERSI MODELLI DI RELAZIONE • FAMIGLIA COME UTENTE La famiglia è oggetto dell’intervento ed esterna alle decisioni per il figlio, perchè la scuola dà le cose che ritiene importanti : gli insegnanti detengono il “sapere” pedagogico e sono quindi al centro dell’azione educativa. • FAMIGLIA COME CLIENTE La famiglia è soggetto dell’intervento e decide le scelte che la scuola può/deve mettere in atto per il figlio: i genitori in questo caso hanno un potere negoziatore e “contrattuale”, per cui sono al centro dell’azione educativa. VERSO UN NUOVO MODELLO DI RELAZIONE TRA LA SCUOLA E LE FAMIGLIE: LA FAMIGLIA COME PARTNER Scuola e famiglia hanno ruoli, saperi e competenze paritari, complementari e interdipendenti; i genitori vengono considerati i maggiori “esperti”del proprio figlio; la famiglia può imparare dal “sapere tecnico” degli insegnanti e la scuola apprende dal “sapere intimo” dei genitori sul bambino/ragazzo; gli insegnanti incontrano i genitori nei diversi momenti individuali e collettivi, formali e informali, secondo i principi fondamentali della pedagogia della famiglia: -empowerment (risorse, competenze, fattori di protezione, promozione, autonomia, riappropriazione del compito genitoriale) - enabling (autodeterminazione, pluralità dei modi di essere un genitore “sufficientemente buono”, assenza di prescrizioni/”ricette” in educazione, equifinalità). Al centro dell’intervento si situa quindi il bambino/ragazzo con la sua famiglia nella scuola e nella comunità locale. VERSO UN NUOVO MODELLO DI RELAZIONE TRA LA SCUOLA E LE FAMIGLIE: IL PARTENARIATO Favorire lo sviluppo di relazioni di fiducia tra i partners induce la famiglia a mobilitare le proprie forze, ad appropriarsi delle proprie risorse e ad accrescere la propria percezione di competenza, attraverso un apprendimento reciproco. …“Non si tratta quindi di andare d’accordo per il piacere di andare d’accordo, ma il fatto di rendere soggetto la famiglia, di lavorare per riconoscere e attuare le competenze dei genitori fa sì che questi ultimi, un po’ alla volta, acquisiscano maggior sentimento di fiducia in se stessi come genitori, che si rendano sempre più consapevoli delle loro scelte educative, più riflessivi e dunque, infine, che diventino genitori migliori. Come può la famiglia evolvere se non è nelle condizioni di appropriarsi dei saperi necessari alle proprie responsabilità genitoriali né di avere il sentimento di competenza genitoriale?”… P. Milani, Co-educare i bambini, Pensa MultiMedia, Lecce, 2008, p. 79 “I genitori, come i loro figli, hanno molti punti deboli e molti punti di forza. E’ molto importante per gli insegnanti identificare i punti di forza dei genitori e costruire su quelli: i genitori hanno delle competenze e delle risorse complementari a quelle degli insegnanti, che vanno identificate prima e valorizzate poi. (…) Dimentichiamo che chi deve partire non sono i genitori, ma noi che siamo i professionisti dell’educazione.”… In generale, i bambini hanno maggiori probabilità di essere ben-trattati dai loro genitori quando i loro genitori sono stati ben-trattati dai differenti attori sociali coinvolti nella costruzione e nell’accompagnamento della loro genitorialità. I genitori più rispettati, più riconosciuti e più sostenuti nelle loro competenze e responsabilità potranno essere genitori più rispettosi e più protettivi nei confronti dei loro figli. P. Milani, Co-educare i bambini, Pensa MultiMedia, Lecce, 2008, p. 81-82 LA CORRESPONSABILITA’ EDUCATIVA TRA LA SCUOLA E LE FAMIGLIE: RIFONDARE L’ALLEANZA “Il nuovo patto sociale tra gli adulti che si occupano dell’infanzia e dell’adolescenza impone la regola che nessuno debba chiedere a qualcun altro di operare in modo migliore. E soprattutto per gli insegnanti, chiamati a contenere bambini e ragazzi sempre più indisciplinati, ribelli, disattenti e violenti, non colpevolizzare madre e padre della cattiva condotta dell’alunno e non rimandare alla famiglia la regolamentazione del ragazzo diventa un principio difficile da rispettare. Gli educatori professionali sono allora chiamati, per il benessere dell’allievo, a trovare le peculiari capacità di ogni genitore al fine di farle emergere e valorizzarle. Sgridare una mamma non solo è assurdo, ma è anche controproducente per lo sviluppo emotivo del bambino. Rimproverare un papà non solo è inutile, ma significa anche affievolire le sue competenze, correndo il rischio che, deprimendosi, si disinteressi del figlio.” Scalari P., Berto F., Incontrare mamme e papà, La Meridiana, Molfetta (BA), 1999. COSTRUIRE IL PARTENARIATO TRA LA SCUOLA E LE FAMIGLIE Quali occasioni formali e informali di incontro e di comunicazione con i genitori? • Comunicazioni e interazioni quotidiane • Incontri collettivi • Rappresentanza formale • Colloqui individuali • Laboratori • Feste • Uscite didattiche • Iniziative di apertura • Collaborazioni con il territorio • Coinvolgimento nella didattica all’interno della programmazione … GLI “OSTACOLI INVISIBILI” INDIVIDUALE NEL COLLOQUIO • Gli obiettivi di ciascuno sono impliciti, differenti e autocentrati; • Si introducono e si generalizzano come “veri” i propri stereotipi e pregiudizi: • La ricerca della causa diventa la ricerca del colpevole; • Si identifica un’unica soluzione alla situazione difficile, che corrisponde al cambiamento dell’altro; • Si rischia di identificare la parte con il tutto (per il ragazzo, per la famiglia, per la scuola); • La relazione si basa sul potere; • Nella relazione tra adulti “scompare” il ragazzo. GLI “OSTACOLI INVISIBILI” NEL COLLOQUIO INDIVIDUALE • Mancanza di tempo o tempi troppo ridotti da rispettare; • Mancanza di uno spazio adeguato; • Episodicità e convocazione solo nelle situazioni di criticità; • Pre-giudizi, interpretazioni, determinismo e causalità lineare; • Attribuzione di significato alla “relazione di aiuto” come prevalente/esclusivo cambiamento dell’altro; • “Barriere delle comunicazione”: messaggi di valutazione, di interpretazione, di consolazione, di indagine, di soluzione POSSIBILI MESSAGGI CHE DIVENTANO OSTACOLO ALL’ASCOLTO E ALLA COMUNICAZIONE (C. Rogers) • VALUTAZIONE: si deve…., non si deve…; bisogna…, non bisogna…; non si può non…; è giusto…., non è giusto…; è sbagliato…; è corretto…; è una buona cosa…, non è una buona cosa….; è bene…, non è bene…; • INTERPRETAZIONE: dice così perché…; se fa in questo modo probabilmente sarà perché…; poiché….allora…; • SOSTEGNO-CONSOLAZIONE: non si preoccupi, succede a tutti…; è naturale che…; vedrà che tutto si sistemerà…; sono sicuro che tutto andrà a posto…; è normale che….; vedrà che…; stia tranquillo perché…; • RISPOSTA INVESTIGATIVO-INQUISITORIA: mi chiedo…; non mi ha detto…; perché?; ha considerato il fatto che…; • RISPOSTA DI SOLUZIONE: basta che…; provi a…; io al suo posto farei…; penso che la migliore/possibile/unica strada sia…; se farà così, allora…; le consiglio di…..; faccia…; io al suo posto…; altri come lei hanno fatto/detto…; in casi simili …; IL COLLOQUIO INDIVIDUALE CON I GENITORI A SCUOLA Quali finalità? • conoscenza e fiducia reciproca; • ri-costruzione del bambino/ragazzo “mediato”; • comprensione della situazione: Per capire un bambino/ragazzo ho bisogno del suo genitore; • definizione concordata del progetto educativo. Quali caratteristiche? • sistematicità; • attenzione al setting non verbale; • cura della comunicazione verbale Il dialogo presuppone l’ascolto Non c’è dialogo senza ascolto partecipe dell’altro, senza il nostro impegno a comprendere quanto l’altro ci vuole comunicare. “E’ sbalorditivo come certe cose che sembrano insolubili diventano solubili se qualcuno ci ascolta, come una confusione che sembra irrimediabile si trasforma in un flusso che scorre con relativa limpidezza. Ho apprezzato profondamente le volte in cui ho sperimentato questo ascolto sensibile, empatico, concentrato.” - Carl Rogers L’ ASCOLTO COMPRENSIVO (C. Rogers; T. Gordon) • Ascolto passivo: Silenzio • Messaggi di accoglimento e inviti calorosi • Ascolto attivo: riformulazione(dei contenuti) verbalizzazione (delle emozioni, anche se non esplicitamente espresse) COSTRUIRE LA COM-PRENSIONE : ATTEGGIAMENTI E STRATEGIE COMUNICATIVE • Accogliere e dare credibilità a narrazioni plurime e complementari del bambino/ragazzo attraverso l’ascolto empatico e reciproco; • Utilizzare un linguaggio operazionale: descrivere dei comportamenti piuttosto che definire/interpretare delle caratteristiche generali e assolute; • Essere umili/curiosi e consapevoli di non sapere già tutto: Di quali informazioni ho ancora bisogno? Cosa potrei ancora chiedere e scoprire? • Non confondere le proprie ipotesi con la realtà; • Sospendere il giudizio per prendere tempo e cercare di capire; • Prestare attenzione più alle risorse che ai deficit nel funzionamento familiare (principio dell’empowerment nel partenariato); • Esplicitare i propri obiettivi e individuare traguardi condivisi all’interno di un progetto educativo da definire e concordare, con ruoli differenziati e secondo modalità che possono essere anche diverse. •Infine Il coinvolgimento diretto e responsabile di genitori e insegnanti pone una questione di particolare peso pedagogico, oltreché politico-culturale. •Essa concerne la determinazione di un sistema di valori condiviso da due istituzioni che ubbidiscono a differenti logiche di scelta e di proposta educativa. La risposta, evidentemente, va ricercata in ciò che politicamente e culturalmente fonda tanto la famiglia quanto la scuola: la carta costituzionale. •Da questa sono da desumere i “significati di quadro” atti a dare vigore al patto educativo. Si pensi, per esemplificare, ai valori della persona, della libertà, dell’uguaglianza, della pari dignità, del bene comune, della solidarietà, della partecipazione. L. Pati, LA PROFESSIONE DOCENTE OGGI NELLA SCUOLA CHE EDUCA, Bologna, 13-16 febbraio 2008)