Ferdinand de Saussure (lezione 4)
Sincronia e Diacronia
Dott.ssa Filomena Diodato
([email protected])
“(…) occorre una massa parlante perché vi
sia
una
lingua.
Contrariamente
all’apparenza, in nessun momento la lingua
esiste fuori del fatto sociale, perché essa è
un fenomeno semiologico. La sua natura
sociale è uno dei suoi caratteri interni”
(CLG, pp. 95-96)
Concezione della langue-usage (v. nota
161)
La lingua nel tempo, senza massa parlante,
non si altererebbe.
Se si considera la massa parlante senza il
tempo non si vedrebbe l’effetto delle forze
sociali sulla lingua.
Tempo e massa parlante sono elementi
cruciali nella realtà della lingua.
“Perciò la lingua non è libera, perché il tempo permetterà alle
forze sociali esercitantesi su di essa di sviluppare i loro effetti, e
si arriva al principio di continuità, che annulla la libertà. Ma la
continuità implica necessariamente l’alterazione, lo spostamento
più o meno considerevole dei rapporti”. (CLG, p. 97)
La concezione della lingua come fatto storico e sociale rimane ferma
in Saussure anche quando, per ragioni metodologiche, dovrà
introdurre la distinzione tra prospettiva sincronica e prospettiva
diacronica.
Che la lingua sia in costante mutamento non è in contraddizione con il
principio metodologico per cui "la lingua è un sistema di cui tutte le
parti possono e debbono essere considerate nella loro solidarietà
sincronica" (CLG, p. 106).
Vi sono scienze nelle quali si può prescindere dal fattore tempo
(astronomia, geologia ecc.) e scienze nelle quali esso impone un rigoroso
approccio metodologico.
Il TEMPO pone la linguistica (e altre scienze, come l'economia) di fronte a
due vie del tutto divergenti. Come le grandezze economiche hanno tra
loro relazioni indipendentemente dal momento storico, così i segni
linguistici assumono un valore in base alle loro relazioni reciproche,
indipendentemente dal fattore tempo (v. note 165, 166).
"Il fatto è che qui, come in economia politica, si è di fronte alla nozione di valore; in entrambe le
scienze ci si occupa di un sistema di equivalenza tra cose di ordini differenti: nell'una di un
lavoro e un salario, nell'altra un significato e un significante". (CLG, p. 99)
C
A
B
D
(AB) concerne i rapporti
tra cose coesistenti,
donde
è
escluso
l'intervento del tempo;
Su (CD) è possibile
considerare una cosa
alla volta, dove però
sono situate tutte le cose
del primo asse con i loro
cambiamenti.
In linguistica si ha la di distinguere il sistema di valori in sé dagli stessi
valori considerati in funzione del tempo.
Dal punto di vista del tempo, ogni segno ha la sua storia, mentre il
valore del segno si determina, indipendentemente dalla sua storia, in
relazione ai segni con cui coesiste nel sistema.
"Soprattutto al linguista questa distinzione si impone imperiosamente,
perché la lingua è un sistema di valori puri non da altro determinato
che dallo stato momentaneo dei suoi termini" (CLG, p. 99)
Il valore dei segni linguistici non è ancorato a nessun fatto naturale, non
dipende da nulla di esterno al sistema linguistico (referente, ecc.). Non
avendo base naturale, quindi aggancio nella realtà, il segno linguistico è
radicalmente arbitrario (v. note 167, 176).
Essendo, inoltre, il sistema molto complesso si impone la necessità
(metodologica) di distinguere:
(1) I rapporti del segno nel sistema (sincronia, linguistica statica, nota 174)
(2) L'evoluzione del segno nel tempo (diacronia, linguistica evolutiva)
La lingua vivante è temporale e storica. Sincronico e diacronico sono due
punti di vista, "due ordini di fenomeni relativi al medesimo oggetto".
Non è la lingua a essere sincronica o diacronica, ma il punto di vista che si
adotta per guardare da diverse angolazioni alla lingua come sistema.
"L'opposizione tra i due punti di vista è assoluta e non ammette
compromessi" (p. 102, v. nota 162).
Per il parlante la lingua è sempre sincronica, "si trova sempre dinanzi a uno
stato" (p. 100).
Se il linguista vuole comprendere uno strato di lingua deve congelare il
tempo: "un panorama deve esser preso da un solo punto". (p. 101)
Fatto diacronico 1: Lat. crispus, "ondulato, crespo", da cui radice
francese crép-, crépi "intonacare" e décrépir "togliere l'intonaco".
Fatto diacronico 2: lat. med. decrepitus "rovinato dal tempo", etim.
Incerta, da cui décrépit.
Oggi, sul piano sincronico, i parlanti francesi tendono a stabilire un
rapporto tra décrépi e décrépit (es. maison décrépite), anche se tra le
parole non c'è nessuna parentela (CLG, p. 102).
Etimologia e valore linguistico sono due cose distinte. (CLG, p. 116)
Gast 'ospite'
Sing.
Plur.
Antico altro tedesco
gast
gasti
Stadio successivo
gast
gesti
Oggi
Gast
Gäste
Il rapporto tra il singolare e il suo plurale si colloca, in ogni
momento, su un asse orizzontale. I fatti che hanno provocato quei
cambiamenti si collocano, invece, sull'asse delle successioni.
 Un fatto diacronico ha la sua ragion d'essere in se stesso; le conseguenze
sincroniche che possono derivarne gli sono completamente estranee.
 I fatti diacronici non tendono a modificare tutto il sistema. Detto altrimenti,
il sistema in se stesso è immutabile; è troppo complesso per poter essere
sottoposto a un mutamento che lo attraversa tutto. È la modifica di fatti
isolati che può avere ripercussione sul sistema, segnando il passaggio da
uno stato sincronico all'altro.
 Il carattere di uno stato è sempre fortuito (mutamento cieco).
 Fatti sincronici e fatti diacronici hanno natura diversa. In sincronia, il valore
è dato dall'opposizione tra elementi (Gast/Gäste). In diacronia, un elemento
(gasti) viene sostituito da un altro (Gäste).
"La lingua è un sistema in cui tutte le parti possono e debbono essere
considerate nella loro solidarietà sincronica.
Le alterazioni non agendo mai sul blocco del sistema, ma sull'uno o
sull'altro dei suoi elementi, non possono essere studiate se non fuori di
questo. Senza dubbio ciascuna alterazione ha il suo contraccolpo sul
sistema; ma il fatto iniziale ha inciso soltanto su un punto; non vi è
alcuna relazione interna con le conseguenze che possono derivarne
per l'insieme. Questa differenza di natura tra termini successivi e
termini coesistenti, tra fatti particolari e fatti riguardanti il sistema,
impedisce di fare degli uni e degli altri la materia di un'unica scienza".
(CLG, p. 106)
Una partita a scacchi è
come una realizzazione
artificiale di ciò che la
lingua ci presenta in
forma naturale (CLG, p.
107).
1. Il valore dei pezzi dipende dalla posizione nella scacchiera. Nella
lingua un segno ha il suo valore per l'opposizione con tutti gli altri;
2. Il sistema è momentaneo; varia continuamente da una mossa
all'altra. L'unica cosa che non cambia è la regola del gioco, che
nella lingua coincide con i principi generali della semiologia;
3. Per passare da uno stato a un altro basta lo spostamento di un solo
pezzo; non vi è rimaneggiamento generale.
a)
I cambiamenti riguardano elementi isolati;
b) Il cambiamento ha, però, incidenza su tutto il sistema e i suoi effetti sono
imprevedibili;
c)
Lo spostamento di un pezzo non dipende da ciò che è accaduto prima e ciò
che accadrà dopo. In ogni momento, la posizione degli elementi è
indipendente da quella precedente e da quella successiva.
I cambiamenti si originano sul piano della parole, che opera sempre in sincronia,
quindi non vi hanno posto i mutamenti che intervengono tra stati successivi.
Nella parole si trova il germe di tutti i cambiamenti: ciascuno è inizialmente
lanciato da un certo numero di persone prima di entrare nell'uso.
"Il giocatore di scacchi ha l'intenzione di operare lo spostamento e di
esercitare un'azione sul sistema; invece la lingua non premedita
niente: i suoi pezzi si spostano, o piuttosto si modificano,
spontaneamente e fortuitamente". (CLG, 109).
Non ha senso, quindi, parlare del mutamento in termini di evoluzione.
Il cambiamento linguistico è ineluttabile, ma non è guidato da un
progetto o da una finalità. Il mutamento non è valutabile in termini di
miglioramento/peggioramento.
L'aspetto sincronico domina su quello diacronico perché la massa
parlante è la vera e l'unica realtà.
La prospettiva sincronica è quella del parlante; un elemento è reale se
esiste nella coscienza dei soggetti parlanti (nozione di norma, intesa
come "apprezzamento collettivo", Hjelmslev, 1943, 1954 – cfr. Sulla
cosiddetta "competenza del parlante nativo", anche Chomsky).
La prospettiva diacronica mostra tanti mutamenti isolati, solo la
prospettiva sincronica mostra la lingua nel suo insieme.
Con maggiore precisione, la prospettiva sincronica dovrebbe
riguardare l'insieme dei fatti corrispondenti a ciascuna lingua (stadio
idiosincronico). La diacronica considera fatti appartenenti a diversi
sistemi sincronici, anzi a diverse lingue.
La legge (in senso giuridico) ha due caratteristiche:
- È imperativa
- È generale
Nessun fenomeno linguistico ha queste caratteristiche, quindi è improprio
parlare di leggi in linguistica.
Sul piano sincronico, la "legge" non è imperativa, anche se i fatti sincronici
presentano una certa regolarità.
Sul piano diacronico, le "leggi" non hanno carattere generale, anche se si
impongono alla lingua.
In linguistica possiamo adottare il termine legge nel senso delle
scienze fisiche e naturali, cioè come certi rapporti che si verificano
sempre e ovunque.
Con legge pancronica ci si riferisce, dunque, agli aspetti generali del
linguaggio, che si verificano sempre e comunque (per es. Il fatto che
vi siano sempre mutamenti fonetici).
Questi fatti, però, non hanno valore linguistico.
Linguistica
sincronica
La linguistica sincronica si
occuperà dei rapporti logici e
psicologici colleganti termini
coesistenti e formanti sistema,
così come sono percepiti dalla
stessa coscienza collettiva.
(CLG, p. 120)
Linguistica
diacronica
La
linguistica
diacronica
studierà i rapporti colleganti
termini
successivi
non
percepiti da una medesima
coscienza collettiva, e che si
sostituiscono gli uni agli altri
senza formar sistema tra
loro.(CLG, p. 120)
Tesi del Circolo di Praga 1929 (Jakobson, Karcewskij, Trubeckoj)
 Rifiuto della dicotomia sincronia/diacronia;
 I parlanti sono coscienti del fluire della lingua, quindi considerazioni
diacroniche sono ineliminabili dall'analisi sincronica;
 É possibile una diacronia 'strutturale' perché le trasformazioni avvengono
in vista del sistema; il sistema, cioè, tende alla sua riorganizzazione
(teleologia) – cfr. Dibattito sulla legge del minimo sforzo.
Trier (1931, 1934)
Von Wartburg (1946)
Coseriu (1958)
Saussure nega il teleologismo, cioè il fatto che i mutamenti accadano
in funzione di una riorganizzazione del sistema; non nega, invece, che i
mutamenti abbiano incidenza sul sistema (v. Metafora degli scacchi).
I mutamenti sono ciechi, accidentali. Non è possibile prevedere se e
come un mutamento verrà accolto, essendo la lingua vivante un
sistema radicalmente arbitrario, sottoposto alla duplice azione del
tempo e della massa parlante.
In questo senso, Saussure nega l'idea della lingua come organismo
vivente, con un vita e uno spirito proprio.
Scarica

Saussure (lezione 4)