ll grano, o frumento, tenero (Triticum aestivum) è originario del medio oriente. La sua farina è alla base di moltissime preparazioni: pane, pizze, focacce, torte, brioches, biscotti, dolci lievitati e così via. I più grandi produttori di grano tenero (fonte FAOstat) sono Cina, India, Usa e Russia. L’Italia nel 2007 era al 19° posto e non essendo autosufficienti importiamo il 70% del frumento che consumiamo. Siamo invece al secondo posto dietro il Canada come produttori di grano duro, che usiamo principalmente per produrre pasta, ma anche in questo caso siamo costretti a importarne il 40%. La superficie coltivata a grano, sia duro che tenero, in Italia è diminuita negli ultimi 20 anni Classificazione delle farine • Qui potete vedere una rappresentazione grafica di un chicco di grano o, più precisamente, di una cariosside. • La buccia esterna, i tegumenti, costituisce la crusca. • Abbiamo poi il germe o embrione • e infine l’endosperma, cioè la parte che, contenendo l’amido e le proteine che formano il glutine, più ci interessa. Nella produzione della farina il chicco viene privato del germe e dell’involucro esterno. L’endosperma viene poi rotto e macinato in fasi successive per produrre una farina del tipo desiderato. • Poiché la crusca è più ricca di minerali mentre l’endosperma, ricco di amido, ne contiene molti meno, la legge italiana ha deciso di classificare le farine in commercio in base al contenuto di minerali. O meglio, vengono classificate in base alle ceneri, cioè a quello che rimane dopo aver bruciato la farina (i minerali e i loro ossidi non bruciano). Più è basso il contenuto di ceneri, più la farina è stata prodotta con il solo endosperma, e più è bianca. La farina “integrale” avrà invece il massimo contenuto di ceneri perché tutto il chicco è stato utilizzato e sarà più scura. Analisi chimico-fisiche Le analisi chimico-fisiche servono a individuare • alterazioni cui possono andare incontro gli sfarinati • Truffe consistenti nel mescolamento con sfarinati di qualità inferiore o di altri cereali,o aggiunte fraudolente di sostanze atte a modificare alcune caratteristiche dei prodotti. Principali analisi Determinazione • Dell’umidità • Del tenore delle ceneri • Del contenuto proteico Determinazione dell’umidità • Gli sfarinati contengono acqua in quantità che per legge non deve superare il 14,50%. Tale quantità dipende dalle condizioni di conservazione, quali la temperatura e l’umidità esterne, nonchè dal quantitativo di acqua utilizzato nelle operazioni di lavaggio e condizionamento del grano nel corso della molitura. La determinazione dell’umidità di uno sfarinato si può effettuare utilizzando un metodo basato sull’evaporazione dell’acqua e misurando la riduzione di peso del campione. Determinazione delle ceneri • Il tenore in ceneri di uno sfarinato si esegue incenerendo il campione a 550°C e pesando il residuo finale. Questo dato analitico è importante in quanto costituisce un indicatore del tipo di sfarinato. Determinazione del tessuto proteico • Può essere effettuata applicando il metodo Kjeldahl, che consente di misurare il tenore di azoto organico presente. • Nell’industria molitoria di parla di abburattamento, cioè della percentuale di farina estratta da un chicco. La “resa” insomma. L’analisi delle ceneri di una farina è quindi una misura dell’abburattamento ottenuto. La legge italiana classifica le farine di grano tenero nei tipi 00, 0, 1, 2 e integrale. • La farina di grano tenero è composta per la maggior parte da amido (64%-74%) e proteine (9%-15%), principalmente glutenina e gliadina. Queste, a contatto con l’acqua e per azione meccanica, si legano fra loro e formano un complesso proteico chiamato glutine, creando una specie di maglia elastica. Il glutine assorbe una volta e mezzo il suo peso in acqua, e durante la lievitazione trattiene l’anidride carbonica sviluppata dal lievito. La percentuale relativa di gliadine e glutenine determina le proprietà dell’impasto: le glutenine lo rendono tenace ed elastico mentre le gliadine lo rendono estensibile. Tipo di Farina Umidità max Ceneri min Ceneri max Proteine min Abburattam ento 00 14.50% – 0.55% 9.00% 50% 0 14.50% – 0.65% 11.00% 72% 1 14.50% – 0.80% 12.00% 80% 2 14.50% – 0.95% 12.00% 85% Integrale 14.50% 1.30% 1.70% 12.00% 100% Determinazione della forza della farina • La proprietà più importante della farina è la sua forza, cioè la capacità di resistere nell'arco del tempo alla lavorazione. La forza della farina deriva dalla qualità del grano macinato per produrla, quindi dal suo contenuto proteico, in particolare di quello di unità proteiche insolubili in acqua gliadine eglutenine. • Queste proteine semplici poste a contatto con l'acqua e grazie all'azione meccanica proveniente dall' impastamento, formano un complesso proteico detto glutine che costituisce la struttura portante dell'impasto. Si tratta di un complesso viscoelastico stabilizzato da legami di natura covalente (ponti di solfuro, etc.) e non (legami idrogeno,ionici,iterazioni di tipo idrofobico, forze di Van der Waals, entaglements etc.) che trattiene sia i componenti dell'impasto, microrganismi compresi, sia i gas, metaboliti secondari etc. che si sviluppano all'interno nella struttura • In base alla proprietà reologiche della massa si parlerà di: Stabilità (S), tempo di sviluppo (T), caduta, forza (W), resistenza (P) ed elasticità (L) che permettono di classificare le farine in base all'utilizzo finale. Farine con elevati valori di S e W saranno farine in grado di sopportare tempi lunghi sia di impastamento sia di fermentazione e/o maturazione e quindi varierà anche il tempo necessario per la lievitazione.