di Alberto Paganelli La Casa d’Este a Ferrara. Le vicende di questa nobile e antichissima famiglia sono legate per secoli alla nostra città, fino ad essere elementi imprescinibili della storia dell’una e dello sviluppo dell’altra. Le origini del caso si perdono nelle nebbie della leggenda, ma dati storici certi collocando l’inizio dell’albero genealogico, nella famiglia degli Obertenghi, marchesi di nobiltà franca a cavallo tra X e XI. Da Azzo il, capostipite, discesero due rami, uno dei quali derivò il ramo d’Este. Pisanello, Leonello d’Este A Folco I, secondo figlio di Azzo, seguì il figlio di Obizzo I, che a sua volta lascerà la vita del casato al nipote Azzo VI, protagonista di un’operazione politico-dinastica che porterà gli Estensi a concentrare i propri interessi su Ferrara. Per diversi decenni infatti, Ferrara conoscerà innumerevoli diversi retti tra le famiglie più in vista per la gestione del potere. Ad Azzo VI succedette Azzo VII e, nel 1264, Obizzo II, nominato signore assoluto dal Consiglio cittadino. Nella forma e nella sostanza, terminò così l’esperienza comunale. Questi sono decenni in cui la successione dinastica rappresenta un momento traumatico per il territorio, consentendo così a fortezze di entrare nei confitti. Nel 1310 Ferrara tornò perciò sotto il domino della Santa Sede, finché, nel 1317, a seguito di un’insurrezione, il potere tornò agli Estensi, sotto forma di governo «collegiale» di più soggetti. Seguirono poi Obizzo III nel 1344, Aldobrandino III e, nel 1361, il fratello di quest’ultimo, Nicolò II, sotto il quale Ferrara conobbe uno sviluppo e un abbellimento notevoli, e i territori circostanti vennero bonificati. A lui si deve pure l’edificazione del Castello, detto di San Michele, realizzato a seguito di un’insurrezione cittadina (1385). Seguì poi Alberto, fondatore dell’Università, al governo per pochi ma, economicamente, importanti anni, e il figlio di questi, Nicolò III, ancora governato, nel 1393. Fece molto per la città e fu mediatore equilibrato fra le potenze italiane in lotta. Ebbe molti figli, tra cui Ugo, sfortunato protagonista della vicenda che lo accumunò nell’amore nella morte a Parsina. Baldassare D’Este BORSO D’ESTE Con Leonello, marchese dal 1441 al 1450, figlio di Nicolò III. Ferrara divenne snodo imprescindibile della cultura italiana del tempo intellettuale raffinato, realizza, attorno al celebre Studiolo di Belfiore un luogo di metabilizione, lettura, incontri con letterati e, nell’arte di governo, considera la pace l’unico mezzo per garantire la crescita del proprio domino. Alla sua morte subentrerò il fratello Borso, anch’egli signore dotato di notevole cultura, ma con maggiore propensione all’esercizio fisico e all’equitazione. Il suoi governo (1450- 1471) fu improntato alla pace e impreziosito dal prestigio portato al Casato con la nomina a duca di Modena e Reggio, concessa dall’imperatore, e con il privilegio del titolo di duca di Ferrara conferito da Papa Paolo III. Nel Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia e nella celebre Bibbia minata si DOSSO DOSSI ERCOLE I D’ESTE espresse la sua cura tra le arti. Alla sua morte si riaprirono le lotte per la successione tra il figlio di Leonello, Nicolò, ed Ercole fratello del defunto duca: ebbe la meglio quest’ultimo. Governò sul ducato dal 1471 al 1505 e, si sposò di Eleonora d’Aragona rinsaldò i legami con questo Casato. La sposa lasciò un segno indelebile nell’ambiente di corte ferrarese, con finezza in un tema di arti e saggezza nell’attività di governo. Da loro nacque Isabella, marchesa di Mantova, ed altri illustri personaggi che diedero lustro alla Casa d’Este come il cardinale Ludovico il Moro. Ercole I, «duca architetto» diede via all’impresa di sdoppiamento della superficie urbana della capitale, CESARE ARTEUSSI, ALFONSO l’Addizione Erculea, che fece di Ferrara il primo II D’ESTE. esempio di città In Europa. Con l’arrivo del figlio, Alfonso I, si riposero dissidi dinastici per le mire di altri pretendenti, alle quali seguirono dure repressioni interne alla famiglia. Seconda moglie del duca fu Lucrezia Borgia alla quale ebbe sei figli, tra cui Ercole II; suo successore. Poco prima della morte si unì a Laura Dianti, dalla quale ebbe figli che sfortunatamente non furono riconosciuti ufficialmente dalla Santa Sede come ramo cadetto legittimo della Casa, predicando diversi decenni, più in là, il destino degli Este a Ferrara. SEBASTIANO FILIPPI ALFONDO I D’ESTE Nel 1534 giunse il potere figlio Ercole II, allevato nello studio delle arti come nella preparazione fisica e militare. Sposo di Renata di Francia, cercò di improntare il suo regno alla neutralità e all’equilibrio e si distinse per i notevoli interventi urbanisti su delizie extraurbane, rafforzamento sulle natura cittadine e ristrutturazione del Castello. Siamo ormai al crepuscolo degli vicenda degli Estensi a Ferrara: nel 1559 ad Ercole li seguì il figlio Alfonso II che, malgrado tre matrimoni, non riuscì a dare l’erede alla Casa. L’ultimo spiraglio parve potersi trovare nel ramo cadetto frutto dell’unione tra Alfonso I e Laura Dianti, ma non si trovò prova certa del matrimonio, elemento includibile per la successione a Ferrara, secondo le indicazioni contenute nella bolla di Papa Pio V del 1567. Alla morte di Alfonso II nel 1597, il successore designato, Cesare, non verrà riconosciuto come tale dalla Santa Sede e, nel 1598, gli Estensi dovettero abbandonare Ferrara, tornata sotto il pieno domino papale, e dirigersi verso Modena, feudo imperiale sicuro e confermato, ducato Estense sino al 1859. Fine