ANFoV
Osservatorio Agenda Digitale Italia
Criticità e realizzazioni
Achille De Tommaso – Presidente ANFoV
Agenda Digitale Italiana: Non è un problema di
Risorse, ma di Governance.
Le buone leggi sono « tenute in ostaggio » dai
Ministeri.
AGENDA DIGITALE ITALIANA: LO STATO DELL'ARTE TRA DECRETO E ALTRE NORME
Possiamo sintetizzare l'azione del governo, verso l'Agenda digitale italiana, con tre
pilastri:
1. finanziamenti pubblici per eliminare il digital divide entro il2013 2014-2015 e
agevolazioni per mettere fibra ottica;
2. digitalizzazione dei rapporti azienda-cittadino con la Pubblica amministrazione e
del lavoro al suo interno;
3.
spinta alle aziende che fanno innovazione.
Il secondo pilastro è a sua volta basato su tre priorità (Anagrafe centralizzata, Identità
digitale, Fatturazione elettronica).
INFRASTRUTTURE BANDA LARGA : CI SONO I SOLDI ?
L’Agenda prevede di completare la copertura banda larga (almeno 2 Megabit) entro il 2014 (ma ora si
passerà al 2015) e di fare un po' di banda ultra larga.
I fondi disponibili
Gran parte del lavoro sull'Agenda (banda ultra larga, Pa digitale) si regge sui fondi della nuova
programmazione europea e su quelli nazionali Sviluppo e Coesione 2014-2020. Il quadro delle risorse
disponibili è però ancora incerto.
Rispetto ai fondi assegnati per lo sviluppo delle infrastrutture dovrebbero essere:
•
900 milioni di euro, da fonti comunitarie.
•
1,08 miliardi di euro del Piano nazionale banda larga del ministero allo Sviluppo economico. Di questi
fondi il ministero ha già speso 500 milioni. Considerando anche recenti fondi europei presi dalle Regioni, ci
sono ora 235 milioni per il digital divide d'accesso, più 121 milioni per il digital divide di backhauling, più
circa 41 milioni di euro per costruire un datacenter cloud per i servizi della PA.
•
Ci sono infine 547 milioni per la banda ultra larga al Sud : il piano nazionale banda ultra larga, di
Sviluppo economico, è stato approvato da Bruxelles a metà dicembre e riguarda Calabria, Molise,
Campania, Basilicata, Sicilia (la Puglia agisce da sola con un proprio piano).
Per la banda ultra larga l'obiettivo è dare i 30 megabit a tutti e i 100 megabit al 50 per cento degli italiani
entro il 2020 (sono gli obiettivi chiesti dall’Europa), sommando le coperture degli operatori con quelle fatte
dallo Stato.
PRONTI I VOUCHER DA 10 MILA EURO PER LA DIGITALIZZAZIONE DELLE PMI
Firmato il decreto attuativo per l'erogazione dei contributi a fondo perduto destinati all'acquisto
di software, hardware e servizi che consentano il miglioramento dell'efficienza aziendale.
01 Ottobre 2014
•
Partono i finanziamenti per la digitalizzazione delle Pmi previsti dal piano "Destinazione Italia".
Mise e Mef hanno firmato il decreto, che consente a micro, piccole e medie imprese di ottenere
un voucher fino a 10 mila euro per l'acquisto di software, hardware e servizi.
•
Il decreto attuativo, firmato dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e da quello
dell'Economia Pier Carlo Padoan, detta le regole tecniche per l'erogazione dei contributi a fondo
perduto per un totale di 100 milioni di euro. Si tratta di fondi che dovranno essere destinati
all'acquisto di software, hardware e servizi che consentano il miglioramento dell'efficienza
aziendale; la modernizzazione dell'organizzazione del lavoro ,tale da favorire l'utilizzo di
strumenti tecnologici e forme di flessibilita', tra cui il telelavoro, lo sviluppo di soluzioni di ecommerce, la connettività a banda larga e ultralarga; il collegamento a Internet (anche
mediante tecnologia satellitare) e la formazione qualificata, nel campo Ict, del personale.
•
Si tratta di una vasta platea di interventi che potranno consentire alle Pmi di accedere a un
contributo pari al 50% delle spese ammissibili.
ULTRABROADBAND
Giacomelli (dal 28 febbraio 2014 è Sottosegretario di Stato del Ministero
dello Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni ) «Per recuperare
questo gap, che penalizza consumatori e aziende e ci pone agli ultimi posti
delle classifiche europee e mondiali, per fine ottobre dovrebbe essere
completato il piano nazionale banda ultralarga con risorse per 7 miliardi di
euro che dovrebbero consentire di allinearci ai dettami dell’agenda digitale
europea.»
Quanto agli sgravi fiscali previsti dallo Sblocca Italia per gli investimenti nelle
infrastrutture a banda larga fissa e mobile, dice ancora Giacomelli, “…La
norma è una buona intuizione, stiamo lavorando a precisarla meglio per
evitare che si tratti solo di un contributo a fondo perduto senza effetti reali sul
Piano nazionale”.
L’obiettivo è quello di evitare reti doppione e di premiare progetti che
puntino sulla qualità e la convenienza economica.
Per accelerare la realizzazione del Piano, ha precisato comunque Giacomelli,
è essenziale lavorare con le Regioni, convincendole della necessità “di
programmare maggiori investimenti sull’ultrabroadband”.
MISURE FINANZIARIE PER AGEVOLARE LO SVILUPPO DELLE INFRASTRUTTURE:
• Credito di imposta per la realizzazione di nuove infrastrutture. Il decreto
Crescita 2.0, per favorire la realizzazione di nuove opere infrastrutturali,
per un valore superiore ai 500 milioni di euro, prevede un credito di
imposta a valere sull’IRES e sull’IRAP generate in relazione alla costruzione
e gestione dell’opera.
• Nel decreto Sblocca Italia (settembre 2014) si prevede la concessione fino
al 50% di credito d'imposta per la realizzazione di infrastrutture a banda
ultralarga fisse e mobili nelle aree cosiddette bianche (cioè a fallimento
di mercato).
•
La sua applicazione è demandata all'emanazione di decreti attuativi
da concertare fra i ministeri dello Sviluppo, delle Infrastrutture,
dell'Economia e l'Agenzia delle Entrate
MISURE NORMATIVE PER AGEVOLARE LO SVILUPPO DELLE INFRASTRUTTURE:
Nel decreto Crescita 2.0 sono state previste agevolazioni di vario genere:
• gli operatori di tlc hanno assicurato l'accesso alla parti comuni degli
edifici per le operazioni di posa della fibra ottica, ma con l'onere di
ripristinarle a proprie spese;
• c’è una maggiore flessibilità concessa alle misurazioni elettrosmog, il
che dovrebbe accelerare la copertura Lte anche in chiave anti digital
divide;
• per chi scava: dimezzati i tempi per le varie autorizzazioni e favorito
l'uso delle mini trincee, che permettono di ridurre fino al 75 per cento
i costi di scavo rispetto alle trincee tradizionali.
"PERCHÉ LA PA SPENDE POCO E MALE SUL DIGITALE" (*)
Stiamo parlando – per il 2013 – di quasi 7,5 miliardi di Euro.Una cifra che, sommata ai costi interni per la gestione
del personale addetto a funzioni e mansioni ICT, diventa superiore ai 9 miliardi di Euro.
Sono pochi se li paragoniamo alla media dei Paesi OCSE, dove però a una maggiore spesa corrisponde anche una
decisamente maggiore quantità di RISULTATI in termini di servizi digitalizzati.
Sono tanti se li rapportiamo ai risultati raggiunti. Con due “grandi” eccezioni (Agenzia delle Entrate e INPS) e con
qualche piccola eccezione a livello di singole Regioni o di singoli territori.
Continuano a imperversare le gare al massimo ribasso o comunque procedure di gara che finiscono
inevitabilmente per premiare i ribassi a tutto discapito della qualità.
Ulteriore dettaglio: si continuano a comprare, a centinaia di migliaia, giornate/uomo per sviluppare e/o
manutenere software rigorosamente custom. Anche laddove non ha più senso pensare al software
custom. Risultato: nessuna azienda fornitrice è messa in condizione di capitalizzare esperienze “rivendibili
altrove”. Puro body rental, in perfetto stile anni ’70.
Nel breve periodo le spese IT e TLC della PA siano destinate a continuare a calare. Sempre che non intervengano
gli auspicati “fatti nuovi”: a partire dalla concessione della deroga al patto di stabilità per investimenti in
innovazione e dalla possibile attivazione di mutui di Cassa Depositi e Prestiti finalizzati al perseguimento degli
obiettivi dell’Agenda Digitale. Di questa ipotesi se ne parla, girano addirittura bozze di articolato (nella legge di
stabilità? nel “Digital Act”, sempre ammesso che esista davvero e che arrivi al traguardo?) ma nessuna fonte
ufficiale si sbilancia per confermare o per smentire.
(*) L'ANALISI PAOLO COLLI FRANZONE DI OSSERVATORIO NETICS
IL FRENO ALL’AGENDA VIENE DALLE MODALITA’ DELLA SUA GESTIONE
l’ostacolo all’attuazione, quindi, non sta tanto nelle risorse quanto nelle modalità di
gestione dell’Agenda stessa che rischiano di rendere inefficace una ricetta che invece è
quella giusta.
Il vero freno non è la spending review ma la definizione degli obiettivi e la governance:
fino a che si stabiliranno obiettivi qualitativi generici e non si opterà per una governance
unica che superi il policentrismo di questi ultimi anni, l’Italia non riuscirà a fare grandi
passi avanti”.
Chi esercita la govenance deve poter esercitare un forte potere di veto e definire
target quantitativi in primo luogo, che possano facilitare il monitoraggio
nell’applicazione del piano digitale.
In questo contesto diventa fondamentale il ruolo delle Regioni. La Conferenza delle
Regioni ha elaborato un documento ad hoc - “Contributo delle Regioni per un’Agenda
digitale al servizio della crescita del Paese nella programmazione 2014-2020” – a
supporto della strategia digitale nazionale».
GOVERNANCE DELL'AGENDA
• L’ Agenzia per l'Italia digitale, di cui è uscito lo Statuto a febbraio è
sottoposta direttamente alla Presidenza del Consiglio,
• Lo Statuto prevede organi che saranno diretta emanzione della
Presidenza.
• Sono in corso di nomina i componenti :
- del Comitato d’Indirizzo; è stato nominato direttore Stefano
Quintarelli, direttore, che “metterà a disposizione le sue grandi competenze
e la sua esperienza in una struttura di supporto, politico e tecnico.”
(mancano ancora i rappresentanti dei Ministeri)
- del Tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda Digitale
(mancano gli esponenti delle imprese),
- è stato nominato come Digital Champion, Riccardo Luna.
I RITARDI DEI REGOLAMENTI E DEI DECRETI ATTUATIVI
la gran parte delle disposizioni dell’Agenda non è immediatamente operativa
e richiede l’adozione di decine di regolamenti e decreti attuativi che
avrebbero dovuto essere emanati secondo una serie di scadenze ben
definite. : il ritardo nell’adozione di questi provvedimenti può impedire il
raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale.
All’epoca, la risposta dei Ministri e dei loro staff fu netta: “tranquilli, la gran
parte delle regole tecniche è già pronta e sarà emanata prima delle
scadenze di legge”.
Purtroppo, nonostante le rassicurazioni, il bilancio – a più di un anno di
distanza – è assolutamente fallimentare.
La media dei ritardi per 55 i decreti attuativi monitorati è di 400 gg
V. http://www.agendadigitale.eu/tabella-scadenze
LE REGIONI SONO PIU’ AVANTI DI QUANTO SI CREDA
•
•
hanno tutte all’attivo assessori “delegati”, ossia che si occupano specificamente di innovazione e di Ict se
non ci sono assessori ad hoc sono i presidenti ad avere in capo la governance Ict .
non mancano i progetti (di cui moltissimi già portati a termine)
Le Agende digitali regionali ci sono dunque, ma come potranno integrarsi nel grande progetto nazionale?
Siamo sicuri che avere un’Agenda digitale nazionale e 21 Agende Regionali sia una strategia funzionale
all’ottenimento dei risultati sperati?
LA SOMMA DI 20 PIANI REGIONALI E' IL PIANO NAZIONALE? NO !
Quello che manca ( esempi):
- uso di indicatori comuni a tutte le regioni per effettuare analisi comparative oggettive sui reali andamenti
- definizione di obiettivi chiari per regione: con quali risorse precise ed entro quanto tempo (per ogni singola
iniziativa)
- descrizione delle specifiche tipologie di servizi pubblici che si è hanno deciso di erogare online,
- definizione dello status operativo della singola regione in fatto di: IDENTITA' DIGITALE (e servizi online correlati
inclusa la partecipazione dei cittadini/imprese alla governance territoriale in ottica di "smart city"),
- definizione del processo di digitalizzazione dei flussi di lavoro interni ad un ente pubblico, al fine di eliminare il
cartaceo.
ADI : I PROGETTI IN CORSO
Pubblica amministrazione digitale, Scuola, Sanità, Giustizia , Innovazione
Secondo il Decreto Semplificazioni, la Pa dovrà fare tutti i servizi via internet dal 2014 e il decreto Crescita 2.0 stabilisce responsabilità
disciplinari per chi non si adegua.
1.Documento digitale unificato e identità digitale.
2.Anagrafe nazionale della Popolazione Residente,
3.Domicilio digitale e Posta elettronica certificata (Pec
4.L'Agenzia per l'Italia Digitale sta lavorando per creare un numero ristretto di datacenter centrali (contro gli attuali circa 4 mila Ced da
cui la Pa eroga servizi)
5.Cloud computing nella PA
6.Fatturazione elettronica, è tra le priorità ed è a regime da giugno 2014 per le Pa centrali; da marzo 2015 per le altre.
7.Digitalizzazione delle procedure di acquisto di beni e servizi e riuso programmi informatici.
8.Il Miur ha stabilito che tutte le scuole devono essere online .A decorrere dall'anno scolastico 2014-2015, il collegio dei docenti (scuole
materne, medie, superiori) potrà adottare libri nella versione elettronica o mista Un accordo con le Regioni porterà inoltre internet,
tablet, computer, contenuti didattici digitali, per 40 milioni di euro. Il governo Letta ha stanziato inoltre 15 milioni di euro per la connessione
Wi-Fi nelle scuole e 10 milioni per la formazione digitale degli insegnanti.
9.con il decreto nasce il fascicolo sanitario elettronico, per ciascuno di noi
10.Le ricette farmaceutiche digitali gradualmente devono sostituire quelle cartacee. Dal 1° gennaio 2014,
11.Dal 30 giugno 2014 obbligatorio il processo civile telematico
12.Ricerca e Innovazione: nel decreto, 170 milioni di euro per finanziare i progetti di ricerca e innovazione. Miur, Mise e
Agenzia per l’Italia digitale deciderà i progetti da finanziare.
•13Smart Cities & Communities“Città e comunità intelligenti”. Il Miur ha emesso un bando nazionale da 665,5 milioni di euro e uno già
completato per il Sud, da 240 milioni
14. Startup: . La dotazione complessiva subito disponibile è di circa 200 milioni di euro. Una volta a regime, la norma impegnerà 110
milioni di euro ogni anno .
15.anche se l'Italia partecipa a un relativo programma europeo attraverso Anitec e AgID ha promosso a settembre 2013 l’avvio del
Programma Nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali. Si noti che in una proposta di legge bipartisan, ormai
decaduta, c'erano invece incentivi all'acquisto di tecnologie per le famiglie meno abbienti.
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