PDP per BES
Niente di nuovo sul fronte
occidentale?
Prof.ssa Anita Guadagnin
Novità della DM 27/12/2012 e della
CM 8 del 6/3/2013
Questi documenti rendono finalmente giustizia
alle istanze delle famiglie con alunni che, pur
non essendo affetti da DSA, presentano altre
situazioni clinicamente rilevanti per il
perseguimento del successo formativo e
diagnosticate: la legge 170/2010 li aveva
«esclusi» dalla possibilità di un percorso
didattico ad hoc e formalizzato.
Novità della DM 27/12/2012 e della
CM 8 del 6/3/2013
… ma la precedente affermazione è vera solo in
parte, se ripensiamo a quanto espresso nella
Legge 28 marzo 2003, n. 53 (la cosiddetta
LEGGE MORATTI), quando si pone l’accento sulla
personalizzazione degli apprendimenti.
Si aggiungono «nuovi BES»
La DM chiarisce che, fra gli alunni con BES, vanno
dunque annoverati gli alunni con ADHD e
«funzionamento cognitivo limite»;
un ulteriore passo in avanti è fatto dalla CM, che
parla di «disturbi evolutivi specifici», ma soprattutto
dell’ «Area dello svantaggio socioeconomico,
linguistico e culturale».
Tutto questo nel quadro dell’ampliamento del
concetto di BES, secondo l’interpretazione fornita
dall’antropologia bio-psico-sociale di ICF (OMS
2007).
Alcune osservazioni di Dario Ianes sui due
documenti ministeriali (Ianes et alii 2013, p. 21
e ss.)
- La lettura del «bisogno» diventa meno
clinicamente orientata, pronta a legittimare tutti
i BES, al di là delle differenti eziologie: ciò vuol
dire che non abbiamo presenza di una diagnosi
per iniziare a personalizzare percorsi di
apprendimento per alunni con serie difficoltà di
apprendimento, FORMALIZZANDO questa
azione pedagogica didattica.
Alcune osservazioni di Dario Ianes sui
due documenti ministeriali (Ianes et
alii 2013, p. 21 e ss.)
- Ne consegue una maggiore responsabilità
pedagogico-didattica dei docenti, che non
delegano il problema ai clinici ma se ne fanno
pieno carico, a partire dalla osservazione degli
aspetti problematici del funzionamento
dell’alunno a scuola: non ci serve lo psicologo per
vedere se e come un alunno «non funziona» e
soprattutto, per iniziare ad intervenire!
- E’ una grande libertà – responsabilità!
Alcune osservazioni di Dario Ianes sui
due documenti ministeriali (Ianes et
alii 2013, p. 21 e ss.)
- Una maggiore inclusività della didattica, una
maggiore adattabilità e flessibilità per accogliere
individualizzazioni e personalizzazioni, passando
per quattro aree strategiche:
- La scelta dei materiali didattici con livelli graduati
di difficoltà
- L’attenzione alle diverse modalità di
apprendimento
- Incentivazione delle mediazioni dei pari
- Più spazio alla didattica laboratoriale (a tu per tu
con contesti reali, problemi veri …)
QUAL E’ il PRIMO STRUMENTO di questa
didattica inclusiva per tutti e per i BES?
Non tanto il PDP …
… quanto piuttosto
• I nostri piani di lavoro per le classi
• Le nostre programmazioni didattiche
Qui un piccolo esempio pratico
2^ G piano di lavoro 201314.docx
Una buona programmazione di classe
e di materia/disciplina
Può fare subito emergere un buon livello di
inclusività
- Nella capacità di riflettere sulla classe
 Nel suo complesso (sintalità)
 Nelle sue componenti individuali
- col porre l’accento anche sui punti di forza
- Nel proporre delle scelte educative che
coinvolgano tutto il CdC e siano portate avanti da
tutti con COERENZA
L’insegnante «inclusivo»
I. Sa valutare la diversità degli alunni –
la differenza tra gli alunni è per lui anche
una risorsa e una ricchezza
II. Sa sostenere gli alunni – i docenti devono
coltivare aspettative alte sul successo
scolastico degli studenti (non accontentarsi
che «non rompano» …)
III.
Saper lavorare con gli altri (siano essi i
propri studenti o i colleghi) – la
collaborazione e il lavoro di gruppo sono
approcci essenziali per tutti i docenti
IV. Punta all’aggiornamento professionale
continuo – l’insegnamento è una attività di
apprendimento e i docenti hanno la
responsabilità del proprio apprendimento
permanente per tutto l’arco della vita (deve
emergere questa esigenza dal PAI, magari
accordandosi in rete con gli istituti del
territorio!)
Ma delle strategie inclusive per
alunni BES e per l’intera classe
parleremo nelle prossime
puntate …
Veniamo al PDP per i BES che non
rientrano nella L. 104 e nella L. 170
- Secondo la CM n. 8, la scuola ha l’obbligo di
identificare gli alunni che hanno bisogno di
una personalizzazione degli apprendimenti,
formalizzata in un PDP (qui c’è bisogno di un
PDP, perciò questo alunno è BES):
- Tale formalizzazione deve essere opportuna e
necessaria, cioè conveniente.
Un’osservazione di S. Nocera in Ianes
et alii 2013, p. 94
«In verità, a differenza del PEI, in questo caso [il
PDP] ci si deve limitare ad indicare: il nome
dell’alunno con BES, la data della delibera del
Consiglio di Classe, le discipline per le quali egli
necessita di strumenti compensativi e/o
dispensativi. Ciò non dovrebbe dunque
comportare un carico di lavoro eccessivo …».
Solo dunque un espletamento
burocratico?
E’ sicuramente vero che conta più la sostanza che il
pezzo di carta, ma se è vero che il PDP deve
contenere, come dice Flavio Fogarolo, indicazioni
- Significative
- Realistiche
- Coerenti
- Concrete e verificabili
allora la dichiarazione di S. Nocera non mi vede
d’accordo …
Perché il PDP non può essere solo «a crocette»
(con buona pace dei nostri colleghi «più
recalcitranti»)
Senza incorrere in esagerazioni come un PDP di venti-trenta pagine, il PDP
non può assolutamente ridursi a «due paginette» di crocette: esso infatti
- testimonia la riflessione pedagogica compiuta dal Consiglio di Classe sul
ragazzo BES
- «cuce un vestito su misura» rispetto ai bisogni particolari dell’alunno
- Deve mostrare chiaramente di quali strategie didattiche inclusive previste
per la classe in cui è inserito beneficia lo studente BES
- Non può essere redatto in un solo momento, ma richiede più momenti di
intervento, di correzione
- Se poi il PDP va a supportare situazioni problematiche temporanee va
anche nel corso dell’anno rimodulato e verificato
- È azione che collega le programmazioni di classe ed individuali al PAI e alle
risorse per l’inclusione lì indicate
Insomma, pur non essendo il Portfolio di morattiana memoria, non è
nemmeno un’inutile scartoffia in più!
a.s. 2013/14: sperimentiamo modelli
di PDP
- A partire dagli attori e dalle azioni dell’inclusività di istituto
che costituiscono il perno del PAI da presentare a fine anno
scolastico e che sono parte del GLI ma soprattutto
dell’intero istituto;
- Ma soprattutto a partire dall’offerta formativa di Istituto
Ogni istituto deve concepire il suo modello di PAI. Si possono
condividere delle linee di stesura generali, come la struttura
modulare e l’ordine delle diverse parti (che rispecchia una
struttura «a scatola cinese» dell’azione di inclusione), ma
ogni istituto deve avere un suo modulo, che può essere
chiara espressione, come dice Ianes, dell’ «orgoglio
pedagogico-didattico» dei docenti di quell’Istituto.
Un esempio assolutamente
perfettibile
Rosà Rilevazione e PDP BES.doc
Già in questo documento ci sono molti
aspetti da migliorare
• Parte relativa alla rilevazione:
- Prevedere una differenziazione delle voci per
singola sfera a seconda dell’ordine di scuola in un
IC;
- Oppure utilizzare una scheda secondo il modello
ICF – CY 2007
 maggior rigore oggettivo nell’osservazione
Necessaria però adeguata formazione dei
docenti, o si ricade nella dipendenza dal
docente di sostegno o da una figura esperta
Sempre nella rilevazione
• Nella griglia di rilevazione bisognerebbe
graduare alcune voci
• Per questo è possibile inserire anche delle
parti discorsive, con riferimento a fatti ed
avvenimenti significativi perché testimoniano
la pervasività del problema relativamente al
corretto funzionamento dell’alunno nel
contesto scuola
MA COME APPRENDE L’ALUNNO BES?
• Non viene fatto esplicito riferimento nella fase
di rilevazione alla modalità preferita di
apprendimento dell’alunno
Sulla base delle teorie di
- Gardner  intelligenze multiple
- Sternberg  Modello triarchico delle
intelligenze
- Cornoldi stili cognitivi
Sapere come apprende preferibilmente il
nostro alunno con BES …
• Ci permette di partire da
questa modalità preferito
con il nostro intervento di
supporto, agendo sul
senso di autoefficacia e
sulla motivazione;
• Ci deve guidare nella
scelta delle strategie
didattiche per tutti in
classe;
Nella parte della proposta educativa e
didattica
• Va ricordata la metafora dello scaffolding: anche
in corso d’anno il supporto può essere rivisto ed
eventualmente tolto;
• Lasciare in bianco le voci che non interessano?
No, piuttosto toglierle, snellendo ulteriormente la
procedura di compilazione.
• Grande attenzione anche alle proposte pratiche
ed operative (laboratoriali) in cui un BES può
essere coinvolto (nel senso di una promozione
delle intelligenze multiple e degli stili cognitivi).
Alla fine di tutto questo …
In fondo è bene che i colleghi
siano «un po’ scoraggiati» nello
scegliere di formalizzare per molti
alunni della classe un PDP:
- È una scelta che va ponderata
- Esistono altri modi per
personalizzare
l’apprendimento
- Vale sempre il criterio di
convenienza e quello di
economicità (usare risorse
solo per chi ne ha veramente
bisogno: nella scuola sono così
poche!)
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