Sogno o son desto? Pillole rosse, caverne, e geni maligni… Matrix (A. e L. Wachowski, 1999) Matrix? un test di Rorschach per filosofi… (S.Zizek) Thomas Anderson crede di vivere la propria vita nel 1999 come impiegato durante il giorno e come hacker su internet di notte…In realtà egli si trova nel 2199 durante la guerra tra uomini e macchine, le quali tengono prigionieri gli uomini in uno stato di perenne sonno, con dei cavi direttamente collegati al cervello e connessi a Matrix… …un programma di neurosimulazione attiva che illude le menti umane di vivere una vita normale, mentre in realtà esse partecipano ad un grande sogno collettivo. Thomas viene scollegato e liberato da un gruppo di ribelli che vedono in lui Neo, l’Eletto, il Prescelto che secondo una profezia dovrà salvare l’umanità dal giogo delle macchine… H.Putnam: il cervello in vasca In un suo libro del 1981, Hillary Putnam immagina che i nostri cervelli siano stati chirurgicamente separati dal resto del corpo e messi in una vasca piena di sostanze chimiche cerebro-nutritive; un computer invia impulsi elettrici ai cervelli dando origine a illusioni sensoriali di vario tipo. Dopo avere prospettato questo scenario, evidentemente noto ai registi del film, Putnam pone una questione di carattere scettico: «Come facciamo a sapere che non ci troviamo realmente in questa situazione?» E’ la versione aggiornata di un vecchio argomento… Cartesio: la funzione eversiva del dubbio Nel primo dialogo tra Morpheus, leader dei ribelli, e Neo, il primo tenta di spiegare cos’è Matrix: Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo. E’ quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore […] E’ il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi per nasconderti la verità […] che sei uno schiavo, Neo […] sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore: una prigione per la tua mente. René Descartes (1596-1650) Quando Cartesio si pone il problema di una rifondazione metodologica del sapere, nel Discorso sul metodo (1638) e nelle Meditazioni metafisiche (1641) considera l’attività del dubitare come il punto di partenza irrinunciabile per giungere alla verità. Oltre al dubbio metodico, quello che mette tra parentesi tutto il sapere che abbiamo accumulato nel tempo… …Cartesio elabora la nota finzione del dubbio iperbolico, secondo il quale dobbiamo ipotizzare l’esistenza di un genio maligno che impiega tutta la propria intelligenza per ingannarci circa la realtà fisica che ci circonda, compresa la nostra stessa corporeità: Supporrò quindi che […] un qualche genio maligno, e inoltre sommamente potente e astuto, abbia posto tutta la sua attività nel far in modo che io mi ingannassi: crederò che il cielo, l’aria, la terra, i colori, le figure, i suoni e tutte le cose esteriori non siano altro che burle di sogni, con le quali ha teso insidie alla mia credulità; considererò me stesso come privo di mani, di occhi, di carne, di sangue, di sensibilità, e di essere in errore quando io ritenga di possedere tutte queste cose […] E’ proprio il dubitare che, secondo Cartesio, ci consente di sfuggire all’ipotesi del genio maligno, applicando la prima delle quattro regole del suo metodo: Senza dubbio, quindi, ci sono anch’io, se mi inganna; e mi inganni pure quanto può, egli non potrà mai fare in modo tuttavia, che io non sia nulla, fintanto che io penserò di essere qualcosa […] questa proposizione: «Io sono, io esisto», tutte le volte che è da me pronunciata […] è vera. L’autoevidenza del cogito non può essere revocata in dubbio; Morpheus ha il compito di sollecitare in Neo un atteggiamento scettico e critico che lo porti a dubitare di ciò che vede e percepisce… Quella che in Cartesio è una semplice ipotesi metafisicometodologica, nella finzione di Matrix diventa realtà: gli uomini non abitano più nella verità, ma vivono nella menzogna, prigionieri di una realtà finta, sprofondati in un’illusione e in un sogno di cui non sono nemmeno consapevoli. Il problema è che la menzogna ha le sembianze della verità… Welcome to the desert of the real! Neo può essere considerato l’incarnazione del metodo cartesiano: la sua curiosità e il suo dubitare sono un habitus, un’attitudine mentale, un tarlo che lo hanno tormentato per tutta la sua breve esistenza: Morpheus: Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c’è. E’ tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l’avverti. E’ un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. E’ questa sensazione che ti ha portato da me. Non un dubbio scettico, dunque, fine a se stesso; ma un dubbio critico, amico della verità, che pone in questione non solo lo statuto della conoscenza ma anche dell’agire: a Neo viene chiesto di prendere posizione: scegliere la pillola rossa significa intraprendere un viaggio alla ricerca della verità, in piena libertà e alla scoperta di sé… Verità, libertà, identità: la pillola rossa consente di optare per tutte e tre queste cose, e Neo-Anderson sceglierà di costruire finalmente la propria personalità secondo un progetto consapevole e deliberato, non più eterodiretto dalle macchine (o da qualunque forma di potere). Socrate: conosci te stesso! E in diverse occasioni Neo mostra di avere acquisito progressivamente consapevolezza di sé, in particolare quando deve combattere contro l’agente Smith (che lo chiama con il cognome Anderson, l’identità che Neo ha nel mondo fittizio): S.: Lo senti quello, signor Anderson? Quello è il suono dell’inevitabilità. E’ il suono della tua morte. Addio, signor Anderson! N.: Mi chiamo Neo…mi chiamo Neo! Il motto Conosci te stesso! campeggia sopra la porta della cucina dell’Oracolo: secondo Socrate, conoscere se stessi significa conoscere la propria psychè, la propria anima. Anzi, l’uomo è la sua psychè, e il corpo non è altro che una sorta di macchina con cui intervenire nel mondo, qualcosa di estraneo al vero sé dell’uomo. Questa preminenza della mente sul corpo è ribadita da Morpheus durante l’addestramento di Neo tramite Struttura, il programma che simula le diverse situazioni che si possono incontrare nella Matrice: N.: Credevo non fosse reale. M.: La tua mente lo rende reale. N.: Se vieni ucciso in Matrix, muori qui? M.: Il corpo non sopravvive senza mente. In generale, la funzione educativa che esercitano l’Oracolo e Morpheus nei confronti di Neo ricorda l’ironia e la maieutica socratiche: M.: Tu davvero credi che il mio essere più forte o più veloce sia legato soprattutto ai miei muscoli in questo posto? Credi sia aria quella che respiri ora? Morpheus insegna a Neo a sbarazzarsi delle sue false credenze… …mentre l’Oracolo ricorda a Neo che la verità è in noi, e che da noi deve essere «partorita»: O.: Voglio confidarti un piccolo segreto: essere l’Eletto è come essere innamorato: nessuno può dire se sei innamorato, lo sai solo tu; te ne accorgi per istinto. Platone: prigionieri delle apparenze - Strana immagine è la tua, disse, e strani sono quei prigionieri. - Somigliano a noi, risposi. In seguito, continuai, paragona la nostra natura, per ciò che riguarda educazione e mancanza di educazione, a un’immagine come questa… M.: Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro, ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d’affari, insegnanti, avvocati, falegnami: le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema che combatterebbero per difenderlo. Cypher, il traditore, sceglie la menzogna al posto della realtà, per lui troppo dura e invivibile: il criterio di scelta di Cypher non è quello della verità ma quello dell’utile personale e egoistico. Se il prezzo della libertà è troppo alto da pagare, allora è meglio congedarsi dalla realtà e tornare ad essere schiavi della menzogna: Cypher a Smith: […] io so che questa bistecca non esiste. So che quando la infilerò in bocca, Matrix suggerirà al mio cervello che è succosa e deliziosa. Dopo nove anni, sa cosa ho capito? Che l’ignoranza è un bene! Cypher a Trinity: Liberati? Questa la chiami libertà? Se dovessi scegliere tra questo e Matrix, sceglierei Matrix! T.: Matrix non esiste, Cypher! C.: Non sono d’accordo, Trinity. Io ritengo che Matrix sia più reale di questo mondo. Meglio una schiavitù tranquilla e serena piuttosto che una libertà scomoda e pericolosa: antisocratico e antiplatonico, Cypher incarna l’aspetto più deteriore dell’uomo-misura protagoreo e sofista… In conclusione: l’enigma metafisico di Matrix Il «mondo» di Matrix è caratterizzato fondamentalmente da due categorie generali, utilizzate dalla metafisica sin dai tempi dei Presocratici: apparenza e realtà, spesso sostituite nel film con aggettivi, come «reale», «virtuale», «onirico», etc. • appartengono alla categoria del «reale»: le menti degli uomini, i loro corpi, le macchine, gli impulsi elettrici, il pianeta Terra; • appartengono alla categoria dell’«irreale»: le immagini simulate, l’immagine di sé che ha Neo, i programmi informatici, la stessa matrice. La distinzione metafisica tra reale e irreale è possibile per il fatto che queste due serie di «sostanze» hanno uno statuto ontologico diverso: mentre il mondo reale sussiste di per sé, o quantomeno noi non ne conosciamo l’origine prima, il mondo virtuale è generato da Matrix, a sua volta generato da macchine intelligenti. Inoltre, il mondo irreale dipende, per la propria esistenza, da elementi del mondo reale… Dunque, una metafisica dualistica? Due mondi totalmente incompatibili tra loro? A prima vista sembrerebbe di sì; ma, a ben guardare, questo schema è messo in crisi da alcune incongruenze: 1) la morte: morire in Matrix significa morire anche nel mondo reale perché la mente (reale) scambia la morte (virtuale) per vera e la realizza nel corpo; 2) l’amore: ciò che Trinity prova per Neo getta un ponte sulla linea di confine tra i due mondi… Questa apparente incongruenza si risolve se pensiamo che tutti gli esseri umani - sia i ribelli che i prigionieri - vivono in entrambi i mondi: le loro menti sono collegate a Matrix ma i loro corpi sono nel mondo reale (seppure in ceppi…) Ciò di cui i prigionieri hanno bisogno è l’integrazione delle loro menti coi loro corpi e l’adeguata comprensione della distinzione tra apparenza e realtà. Solo questo li renderà liberi ma, perché la cosa si realizzi, dovranno essere salvati individualmente (come è successo a Morpheus, Trinity, Neo) o Matrix dovrà essere distrutta. I sequel del film mostreranno l’uno o l’altro dei due modi di liberazione…