Sintesi degli argomenti principali per le classi I liceo classico IL SENSO RELIGIOSO (1^ PARTE) Prima Premessa: Realismo «Il metodo con cui si affronta qualcosa è determinato dall’oggetto» Il metodo di ricerca è imposto dall'oggetto: una riflessione sulla propria esperienza Per un’indagine seria su qualsiasi avvenimento o «cosa» occorre realismo. Intendo con questo riferirmi all'urgenza di non privilegiare uno schema che si abbia già presente alla mente rispetto alla osservazione intera, appassionata, insistente del fatto, dell'avvenimento (cfr documento1) L'esperienza religiosa è un fatto, anzi il fatto statisticamente più diffuso nell' attività umana. L'interrogativo del senso religioso è: «Che senso ha tutto?». Questa è la domanda emergente nel comportamento dell'uomo di tutti i tempi, e che tende ad investire tutta l'attività umana. MICHELANGELO, Sibilla Delfica, 1508-1512 Il metodo di ricerca è imposto dall'oggetto: una riflessione sulla propria esperienza Il realismo esige che, per osservare un oggetto in modo tale da conoscerlo, il metodo non sia immaginato, pensato, organizzato o creato dal soggetto, ma imposto dall’oggetto L‘applicazione del metodo del realismo all'esperienza religiosa porta ad un’indagine esistenziale. Siccome l'esperienza religiosa è un fenomeno che avviene in me, è su me stesso che devo riflettere. Mi occorre un'indagine su me stesso, un'indagine esistenziale. (cfr documento2) MICHELANGELO, Geremia, 1508-1512 L'esperienza implica una capacità di valutazione - Criterio pe la valutazione L'esperienza coincide, certo, col «provare» qualcosa, ma soprattutto coincide col giudizio dato su quel che si prova. Ciò che caratterizza l'esperienza è il capire una cosa, lo scoprirne il senso. L'esperienza quindi implica intelligenza del senso delle cose Il criterio per giudicare in modo corretto l'esperienza religiosa si deve cercare dentro di noi, perché, se fosse mutuato da qualcosa che è fuori di noi, cadremmo nell'evenienza alienante. MICHELANGELO, Creazione di Adamo, 1508-1512 L’esperienza elementare Che il criterio per valutare l'esperienza religiosa è immanente a n0i significa che è attinto dalla nostra natura, vale a dire è immanente alla struttura originaria della persona. (cfr documento3) Quando la Bibbia utilizza il termine «cuore» si riferisce all'esperienza elementare, a quel complesso di esigenze fondamentali (bellezza, bontà, felicità, giustizia, verità …) in forza delle quali l'essere umano affronta e giudica ogni aspetto della realtà. (cfr documento4) MICHELANGELO, Gli antenati di Cristo, 1508-1512, particolare L'uomo, ultimo tribunale? Solo l'anarchico e l’uomo autenticamente religioso salvano interamente la statura dell'essere umano perché la natura dell'uomo è rapporto con l'infinito. Però mentre l'anarchico è l'affermazione di sé all'infinito, l'uomo autenticamente religioso è l'accettazione dell'infinito come significato di sé. Realmente l'anarchia costituisce la tentazione più affascinante, ma è tanto affascinante quanto menzognera. E la forza di tale menzogna sta appunto nel suo fascino, che induce a dimenticare che l’uomo prima non c'era e poi muore. È pertanto pura violenza ciò che può far dire: «lo mi affermo contro tutti e contro tutto» perché l'uomo afferma veramente se stesso solo accettando il reale, accettando cioè qualcosa che non si è dato da sé. L’esigenza della bontà, della giustizia, del vero, della felicità costituiscono il volto ultimo, l’energia profonda con cui gli uomini di tutti i tempi e di tutte le razze accostano tutto, al punto che essi possono vivere tra loro un commercio di idee oltre che di cose, possono trasmettersi l’un l’altro ricchezze a distanza di secoli, e noi leggiamo con emozione frasi create migliaia di anni fa dagli antichi poeti con un’impressione di suggerimento al nostro presente, come talvolta non deriva dai rapporti quotidiani. MICHELANGELO, Gli antenati di Cristo, 1508-1512, particolare Ascesi per una liberazione Per abituarsi a paragonare tutto con l'esperienza elementare occorre un «lavoro ascetico», dove con la parola «ascesi» si indica l'opera dell'uomo in quanto cerca la maturazione di sé, in quanto è direttamente centrato sul cammino al destino. MICHELANGELO, Giudizio Universale, 15361541, particolare dei Beati Come questi uomini salgono a Dio purificati. Così il lavoro ascetico è un cammino al destino Documenti DOCUMENTO1 DOCUMENTO1 REALISMO REALISMO Il cammino verso la conoscenza richiede una posizione di realismo nella quale l’osservazione coincide con un’apertura al reale in cui la priorità viene data coscientemente al dato così come esso emerge. In questa pagina A. Carrel reclama una prevalenza dell’osservazione sul ragionamento non peruna sminuire il valore della capacità logica della ragione, ma per Il cammino verso la conoscenza richiede posizione di realismo nella quale rendersi conto che ogni momento della conoscenza richiede un attaccamento tenace al dato osservato nella sua l’osservazione coincide con un’apertura al reale in cui la priorità viene data coscientemente completezza. Peraltro, sottomettere continuamente la propria interpretazione parziale al dato reale comporta una fatica, un al dato così come esso emerge. In questa pagina A. Carrel reclama una prevalenza sacrificio. dell’osservazione sul ragionamento non per sminuire il valore della capacità logica della Nello snervante comodo della vita moderna la massa delle regole che danno consistenza alla vita si è spappolata;(..) la ragione, madelle perfatiche rendersi conto che ogni momento della conoscenza maggior parte che imponeva il mondo cosmico sono scomparse e con esse èrichiede scomparsoun anche lo sforzo creativo della personalità (..).alLadato frontiera del bene enella del male è svanita, (..) la divisione regna ovunque (..). Ci siamo attaccamento tenace osservato sua completezza. Peraltro, sottomettere confinati nelle astrazioni anziché andare incontro alla realtà concreta. Certo, è difficile cogliere la realtà concreta e il nostro continuamente la propria interpretazione alsuggerisce dato reale comporta una fatica, spirito sceglie il minimo sforzo. Forse la pigrizia naturale parziale dell’uomo gli la semplicità dell’astratto anzichéun la complessità del concreto. sacrificio. E’ meno duro salmodiare formule o sonnecchiare sui principi che cercare laboriosamente come sono fatte le cose e quale sia il metodo per servirsene. Osservare è meno facile che ragionare. E’ risaputo che scarse osservazioni e molti ragionamenti sono causa di errore. Moltavita osservazione e poco ragionamento alla verità. Maconsistenza sono assai più gli Nello snervante comodo della moderna la massa delleconducono regole che danno spiriti capaci di costruire un sillogismo che quelli che sanno cogliere esattamente il contrario. (..) La nostra è un'epoca di alla vita si è spappolata;(..) la maggior parte delle fatiche che imponeva il mondo cosmico ideologie, nella quale invece che imparare dalla realtà in tutti i suoi dati costruendo su di essa, si cerca di manipolare la sono scomparse e condi esse è scomparso lo sforzo creativo della personalità (..). La realtà secondo le coerenze uno schema fabbricato anche dall'intelletto (A. Carrel – Riflessioni sulla condotta della vita) frontiera del bene e del male è svanita, (..) la divisione regna ovunque (..). Ci siamo confinati nelle astrazioni andare incontro è difficile la «Attenersi ai fatti» è ilanziché criterio metodologico dichiaratoalla da unrealtà grande concreta. osservatore Certo, come Charles Darwin:cogliere «Devo cominciare da una buona base di e non da un principio, che il sospetto sempre essereForse fallace». da unnaturale fisico sperimentale realtà concreta e fatti, il nostro spirito sceglie minimo sforzo. la Come pigrizia quale era Michael Faraday che ne fa aperta professione in una lettera ad André M. Ampère. dell’uomo gli suggerisce la semplicità dell’astratto anziché la complessità del concreto. Signore, E’ meno duro salmodiare formule o sonnecchiare sui principi che cercare laboriosamente (..) sono privo sfortunatamente di conoscenze matematiche e quindi della possibilità di penetrare nei ragionamenti astratti; come sonocostretto fatte lea trovare cose elaquale sia seguendo il metodo per servirsene. Osservare è meno facile cheche sono dunque mia strada la stretta concatenazione dei fatti, cosicché avviene spesso Un po’ di cinema e musica Vivere (Ikiru) di Akira Kurosawa – Giappone 1952 The Truman Show (id.) di Peter Weir – Usa 1988 Lars e una ragazza tutta sua (Lars and The Real Girl) di Craig Gillespie - Usa 2007 Inception (id.) di Christopher Nolan - Usa 2010 **** Simple Man, Lynyrd Skynyrd, 1973 Sunday Bloody Sunday, U2, 1983 Via con me, Paolo Conte, 1981 Seconda Premessa: Ragionevolezza “Preoccupazione ed amore ad una razionalità” La ragionevolezza: esigenza strutturale dell’uomo Con il termine «ragionevolezza» si indica l'attuarsi del valore della ragione nell'agire umano, con il termine «ragione» il fattore distintivo di quel livello della natura che chiamiamo uomo, e cioè la capacità di rendersi conto del reale secondo la totalità dei suoi fattori. Nell'esperienza il «ragionevole» appare tale non solo quando l'atteggiamento dell'uomo si palesa con delle ragioni: occorre che esse siano adeguate. Se la ragione è rendersi conto della realtà, il rapporto col reale si deve sviluppare in modo ragionevole, perché è la natura del soggetto a determinare le modalità di questo rapporto. E la natura del soggetto è quella di avere la ragione! CLAUDE MONET, a) Il Portale e la Torre Saint-Romain. Armonia bianca. Effetto-Mattino. 1894; b) Il Portale. Armonia blu. Sole mattutino, 1894; c) Il Portale visto di fronte. Armonia bruna, 1894; d) Il Portale. Armonia Grigia. Tempo grigio, 1894 Uso riduttivo della ragione – Diveristà di procedimenti La capacità di dimostrare (ripercorrere, cioè, tutti i passi di un procedimento che pone in essere qualcosa ) è un aspetto della ragionevolezza, ma il ragionevole non coincide con la capacità di dimostrare perché proprio gli aspetti originali più interessanti della realtà non sono dimostrabili. Il ragionevole non si identifica nemmeno con la logica perché la logica è un ideale di coerenza: ipotizzate delle premesse, svolgetele coerentemente e avrete una «logica». Però se le premesse sono errate, la logica perfetta darà un risultato sbagliato. (cfr documento3) La ragione è apertura alla realtà, capacità di afferrarla e affermarla nella totalità dei suoi fattori. Ma vi è anche chi la intende come «misura» delle cose (fenomeno che si avvera quando c'è una diretta dimostrabilità). (cfr documento1) Non è giusto ridurre la ragione al metodo logico-dimostrativo perché così viene anchilosata e rattrappita, come ha fatto tanta filosofia moderna. La ragione invece è molto più vasta, agile, ricca, polivalente, va da tutte le parti, percorre tante strade, sviluppa cammini diversi a seconda dell'oggetto cui si riferisce. (cfr documento2 e 4) Un procedimento particolarmente importante Il metodo logico-dimostrativo esaurisce non la capacità della conoscenza umana. Vi sono delle realtà, dei valori, la cui conoscenza non rientra nell’ambito del metodo logico-dimostrativo. È il campo delle realtà o verità «morali», quelle che riguardano il comportamento umano. La ragione arriva a certezze sul comportamento umano con un metodo che è più paragonabile a quello del genio e dell'artista. Come il genio e l'artista arrivano alla percezione del vero da segni, così la dimostrazione per una certezza morale è un complesso di indizi il cui unico senso adeguato è la certezza sul comportamento dell' altro. (cfr documento5) Due rilievi importanti: Il primo. lo sarò tanto più abilitato ad aver certezza su di te, quanto più sto attento alla tua vita, cioè condivido la tua vita. Il secondo. Inversamente, quanto più uno è potentemente uomo, tanto più è capace da pochi indizi di raggiungere certezze sull'altro Quanto più uno è veramente uomo tanto più è capace di fidarsi, perché intuisce i motivi adeguati per credere in un altro. (cfr documento6) Un'applicazione del metodo della certezza morale: la fede La fede è aderire a quello che afferma un altro. Posso raggiungere la certezza che una persona sa quel che dice e non mi inganna, tanto che ripetere con certezza ciò che essa dice è coerenza con me stesso, attraverso il procedimento della certezza morale. (cfr documento7) In questo senso il problema della certezza morale è il problema capitale della vita come esistenza, ma attraverso essa anche della vita come civiltà e cultura Documenti DOCUMENTO1 LA RAGIONE APRE ALLA REALTA’ Il brano del teologo J. Zverina chiarisce il significato del termine «ragione» e sottolinea come caratteristica fondamentale della ragione sia 1'apertura a tutta la realtà. «Siamo dunque in grado di continuare, per intraprendere analoghe considerazioni sul secondo termine, l'aprire. Aprire la finestra significa permettere alla luce di farci vedere gli oggetti in una stanza. Aprire la porta significa a sua volta invitare qualcuno ad entrare, per condividere la nostra intimità, accogliere la presenza, rendere possibile il confronto e il dialogo. Aprire non significa creare o produrre un oggetto, ma accettare l'altro come dono, come segno di carità: chi entra da invitato diventa una persona reale, un essere aperto alla condivisione. Nasce così la comunicazione e la comunione. Le parole raggiungono il loro vero scopo, la verità trova un nuovo spazio, la carità si apre alla gioia. Ecco perché si dice che Dio ha "le mani aperte"; ecco perché si chiede all'uomo di avere "il cuore aperto". Così la ragione si apre, funziona come mente, diviene saggezza, logos. L'ultimo passo verso il mistero è già visibile. "La vera ragione è una finestra che si spalanca verso il vasto mondo", ha scritto L. Giussani. Il mistero non è né un problema da risolvere né uri enigma insolubile. Più che una parola, mistero è tutta la realtà. La parola non è capace di interpretarlo; s'avvicina ad esso senza poterlo raggiungere mai, senza poterlo definire mai, senza potere Un po’ di cinema e musica Il buio oltre la siepe (To Kill a Mockingbird) di Robert Mulligan – Usa 1962 Solaris (Soljaris) di Andrej Tarkovskij – U.R.S.S. 1971 12 (id.) di Nikita Mikhalkov - Russia 2007 Terza premessa: Incidenza della moralità sulla dinamica del conoscere “come si fa a fidarsi di una persona?” La ragione inscindibile dall’unità dell’io Lorenzo Lotto, Fra Gregorio C'è una «unità profonda», una relazione organica fra lo strumento della ragione e il resto della nostra persona. L' uomo è uno, e la ragione non è una macchina che si può disarcionare dal resto della personalità per farla agire da sola come il meccanismo a molla di un giocattolo. La ragione è immanente a tutta l'unità del nostro io, è organicamente relata. Per questo non la si utilizza bene in presenza di un dolore o in presenza di rabbia o delusione per l'incomprensione altrui Belo, 1547 L'intensità profonda dello sguardo e la decisione del gesto ci suggeriscono come nell'uomo c'è profonda unità tra la ragione e il resto della persona La ragione legata al sentimento – L’ipotesi di una ragione senza interferenze – Una questione esistenziale e una questione di metodo La ragione non è un meccanismo disarticolabile dal resto del nostro io, essa è legata al sentimento, ne è condizionata, la ragione per conoscere l'oggetto deve fare i conti col sentimento, con lo stato d'animo. È filtrata dallo stato d'animo, ne è comunque implicata L'ipotesi di una ragione senza interferenze nasce dalla concezione razionalistica e illuministica, che considera la ragione come una capacità di conoscenza che si sviluppa nei confronti dell'oggetto senza che niente debba interferire. Con oggetti di conoscenza come il problema del destino, il problema affettivo, il problema politico, la cultura razionalistica sostiene che non si può raggiungere la certezza obiettiva, perché vi gioca troppo la posizione personale nel suo aspetto di sentimento. Le conclusioni sull'uso della ragione a cui perviene la cultura razionalistica sono che solo nel campo scientifico e matematico può essere percepita e affermata la verità sull'oggetto. L'ipotesi di una ragione senza interferenze non risponde adeguatamente all'esigenza di conoscenza dell'essere in primo luogo perché è contraddittorio che la natura, quanto più mi fa interessare ad una cosa, tanto più mi impedisce di conoscerla e quindi prima di giungere a tale conclusione è ragionevole cercare qualche altra soluzione. In secondo luogo perché un principio esplicativo che per risolvere la questione debba avere la necessità di eliminare un fattore in gioco è un principio non adatto. Un altro punto di vista Lorenzo Lotto, Nozze mistiche di santa Caterina con santi, 1524 Il sentimento va immaginato come una lente: l'oggetto da questa lente viene convogliato più vicino all'energia conoscitiva dell'uomo; la ragione lo può conoscere più facilmente e più sicuramente. Allora il sentimento è una condizione importante per la conoscenza, è un fattore essenziale alla visione. Non nel senso che sia esso a vedere, ma nel senso che rappresenta la condizione per cui l'occhio o la ragione vedono secondo la loro natura. Il problema non è che il sentimento venga eliminato, ma che il sentimento sia al suo posto giusto. Tale problema non è un problema scientifico, ma è un problema di atteggiamento, è cioè un problema «morale», un problema che riguarda il modo di porsi di fronte alla realtà. Il centro del problema conoscitivo umano è una posizione giusta del cuore, un atteggiamento esatto, un sentimento al suo posto, una moralità, e non una particolare capacità di intelligenza. Quanto più una cosa interessa, cioè è valore, e quanto più è vitale, tanto più genera 'sentimento' come in santa Caterina davanti a Gesù" La moralità nel conoscere Nell'applicazione al campo della conoscenza questa è la regola morale: l'amore alla verità dell'oggetto più di quanto si sia attaccati alle opinioni che già ci siamo fatti su di esso. Sinteticamente si potrebbe dire: «Amare la verità più di se stessi». Amare la verità più dell'idea che su di essa già ci siamo fatti, vuol dire essere liberi dai preconcetti . (cfr documento1) Per amare la verità più di se stessi, per amare la verità dell'oggetto più dell'immagine che ci siamo fatti su di esso, occorre un processo e un lavoro. Questo processo faticoso si chiama «ascesi», cammino personale che l'uomo intraprende verso la verità. Ciò che può persuadere l'uomo a intraprendere la via dell'ascesi è l'amore al suo destino, cioè al suo compimento, alla sua realizzazione piena. È questa commozione ultima, è questa mossa suprema del cuore che persuade alla virtù vera. Lorenzo Lotto, Adorazione dei pastori, 1524 L’atteggiamento del povero, come nei pastori, è fondamentale nella dinamica del conoscere Documenti DOCUMENTO1 AMARE LA VERITA’ PIU' DI SE STESSI Gesù ha spesso ricordato quanto sia importante amare la verità più di se stessi, esprimendosi con affermazioni molto sintetiche e decise. Ne riportiamo alcune. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli». (Mt 5,3-10) «Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia». (Gv 7,18) «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli». (Mt 18,3) Un po’ di cinema e musica Nel nome del padre (In the Name of Father) di Jim Sheridan – Gran Bretagna/Irlanada 1993 The next three days (id.) di Paul Haggis Usa 2010 Senna (id.) di Asif Kapadia - Gran Bretagna 2010 Il senso religioso Vincent Van Gogh, Notte stellata e cipresso, 1889 Partire da se stessi Poiché quella religiosa è un'esperienza umana, per comprenderne gli aspetti essenziali è necessario partire da se stessi Partire da se stessi significa partire dalla propria persona osservata in azione dentro la vita quotidiana. (cfr documento1) VINCENT VAN GOGH, Camera di Van Gogh ad Arles, 1889 Partire da sé è osservarsi nell'esperienza quotidiana L’io-in-azione – L’impegno con la vita San Tommaso nel De Veritate dice: «Un uomo capisce di avere un'anima, di vivere e di essere dal fatto che pensa, sente e compie altre attività dello stesso tipo». Vale a dire: uno capisce di esistere dal fatto che pensa, sente e compie altre simili attività. (cfr documento2). VINCENT VAN GOGH, a) Sien che cuce, 1883I b) Contadino che zappa, 1885 c) Contadino con la falce, 1885 d) Il seminatore, 1882 e) Taglialegna, 1885 f) Bottega del fabbro, 1882 g) Tessitore, 1884 Un uomo pigro in modo grave e serio nel senso che potendo fare 10 fa 0 o 1 -, quest'uomo è in condizioni tali da non poter capire se stesso, o da poterlo fare con molta più difficoltà. Ciò che caratterizza l’azione dell’io dentro la vita quotidiana è l’impegno con la vita intera e non con l'uno o l'altro dei suoi aspetti. Tanto più l'uomo è impegnato con tutta la vita, tanto più nella singola esperienza coglie i fattori fondamentali della vita stessa. I fattori costitutivi dell’umano si percepiscono quando l’uomo è in azione Aspetti dell’impegno La tradizione è il primo aspetto dell'impegno dell'uomo con la vita. Essa è quella complessa dote di valori, di immagini di vita, di ricchezza del passato con cui la natura mette l'uomo dentro l'esistenza e che funge da ipotesi di lavoro nell'affrontare la realtà (cfr documento3). Perché la tradizione possa realizzarsi come ipotesi di lavoro davvero attiva, occorre che la ricchezza tradizionale sia applicata alla problematica della vita attraverso il vaglio critico di quella che chiamiamo «esperienza elementare», vale a dire quel complesso di esigenze ed evidenze con cui l'uomo è proiettato dentro il confronto con tutto ciò che esiste (esigenze di felicità, di verità, di giustizia ... ) Un secondo aspetto fondamentale dell'impegno dell'io, per scoprire i fattori di cui è costituito, è il valore del presente. Tanto più uno è uomo, quanto più abbraccia e vive nell'istante presente tutto ciò che l'ha preceduto e lo circonda (cfr documento4). MASACCIO, Distribuzione dei beni e la morte di Anania, 1424-1427 VINCENT VAN GOGH, Donna con bambino in grembo, 1882 La tradizione è quella dote con cui la natura ci mette nel grande cantiere della vita Duplice realtà L'osservazione che il soggetto fa di se stesso in azione gli rivela che il suo io è fatto di due realtà diverse, una misura bile e modificabile, l'altra non quantificabile e permanente; tentare di ridurre l'una all' altra sarebbe negare l'evidenza dell'esperienza che le presenta diverse. Queste due realtà, con caratteristiche irriducibili, potevano essere chiamate in molti modi: le hanno chiamate «materia» e «spirito», «corpo» e «anima». Quello che è importante è tenere ben ferma l'irriducibilità dell'una all'altra (cfr documento5). COSTITUZIONE ITALIANA Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Il senso religioso: sua natura1 L’aspetto fondamentale della realtà spirituale è il senso religioso, in quanto definisce la natura dell'impegno dell'uomo con la vita intera. Il senso religioso definisce la natura dell'uomo, in quanto esprime le domande sul senso ultimo della vita. (cfr documento6 e 7) VINCENT VAN G OGH, Cielo stellato sul Rodano, 1888 "A che tante facelle? I Che fa l'aria infinita, e quel profondo infinito seren? […] ed io che sono?" Il senso religioso: sua natura2 Le domande che costituiscono il MASOLINO E MASACCIO , La predica di san Pietro, 1425-1427 senso religioso sono inestirpabili perché costituiscono la stoffa di cui è fatto l’essere umano In quelle domande l'aspetto decisivo è offerto dagli aggettivi e dagli avverbi: qual è il senso ultimo della vita? In fondo di che cosa è fatta la realtà? Per che cosa vale veramente la pena che io sia, che la realtà sia? Sono domande che esauriscono tutta l'energia di ricerca della ragione. Sono domande che esigono una risposta totale. (cfr documento6 e 7) "Qual è il senso ultimo della vita? Per cosa vale la pena ch 'io sia?" Il senso religioso: sua natura3 Quanto più uno s'addentra nel tentativo di rispondere a quelle domande, tanto più ne percepisce la potenza, e tanto più scopre la propria sproporzione alla risposta totale. L'inesauribilità della risposta alle esigenze costitutive del nostro io è strutturale. Fra un milione d'anni la questione posta da quelle domande sarà caso mai esasperata, ma non risposta. «Forse s'avess'io l'ale da volar su le nubi, e noverar le stelle ad una ad una , o come il tuono errar di giogo in giogo, più felice sarei, dolce mia greggia, più felice sarei, candida luna». (G. Leopardi, «Canto notturno .. .», vv 133 -13 8) Centocinquanta anni dopo Leopardi, l'uomo «erra come tuono di giogo in giogo» con i suoi jet; e «novera le stelle ad una ad una» coi suoi satelliti. Ma si può dire che nel frattempo l'uomo sia diventato un briciolo solo più felice? (cfr documento9) MASACCIO, San Pietro risana gli infermi con la propria ombra, 14251427, particolare I mendicanti raffigurati vogliono sottolineare che, quanto più l'uomo tenta di rispondere alla domanda di essere, tanto più percepisce la propria sproporzione Il senso religioso: sua natura4 La coscienza della sproporzione dell'uomo di fronte alla risposta totale conduce a riconoscere che la risposta alle domande del senso religioso è una «x» incommensurabile, un «insondabile mistero». (cfr documento10 e 11) Una nota. Una dittatura non ha mai interesse che la ricerca sull'uomo sia libera, perché una ricerca libera sull'uomo è il limite più pericoloso al potere, è sorgente incontrollabile di possibilità d'opposizione. Il carattere fondamentale di una persona consapevole della sproporzione di fronte alla risposta totale è la tristezza, ossia la coscienza drammatica della sproporzione tra il destino ideale dell'uomo e tutto ciò che si fa per raggiungerlo. Se la tristezza è scintilla che scatta dalla vissuta «differenza di potenziale» tra la destinazione ideale e l'incompiutezza storica, l'appiattimento di quella «differenza» - comunque avvenuto - crea l'opposto logico della tristezza, la disperazione. (cfr documento12 e 13) Dalla coscienza della sproporzione tra le domande ultime e la possibilità di una risposta deriva che la natura dell’io è promessa in quanto la vita e le sue esigenze non sono volute dall’uomo, ma date. L’essere umano porta dentro fin dall’origine la promessa di una risposta soddisfacente alle sue domande ultime, così che la vita diventa attesa che questa promessa si compia. (cfr documento14) Il senso religioso: sua natura5 MASACCIO, San Pietro risana gli infermi con la propria ombra, 1425-1427 Il senso religioso definisce la natura dell'uomo come domanda di un significato totale. Questa domanda, che vibra nella solitudine, pone la radice di una compagnia ancor più originaria, in quanto la vita e le sue esigenze non sono generate dal volere dell'uomo, ma sono date. Se l'uomo è domanda del senso ultimo della vita e della realtà può rispondere solo con l'ipotesi di Dio, in quanto solo l’esistenza del mistero come realtà è adeguata al livello delle domande con cui si esprime il senso religioso. (cfr documento15) Il senso religioso non può rimanere una domanda senza risposta perché, per ciò stesso che un uomo vive, pone la domanda sul perché vivere. E non solo pone la domanda, ma vi risponde, affermando un significato «ultimo»: perché per ciò stesso che uno vive cinque minuti, afferma l'esistenza di un quid per cui valga la pena in fondo in fondo vivere quei cinque minuti. (cfr documento16) II passo deciso di Pietro rivela come il senso religioso è l’ardore radicale da cui si sprigiona l'inesauribile mossa umana Documenti DOCUMENTO1 LA VITA E’ RICERCA DI SE STESSI Lo scrittore Cesare Pavese esprime in questo brano del suo diario la ricerca fondamentale che sta sotto tutte le esperienze umane. Molti secoli prima sant'Agostino aveva già scoperto la stessa dinamica e insieme a essa anche la risposta ricevuta nella fede cristiana. «8 Agosto. La vita non è ricerca di esperienze, ma di se stessi. Scoperto il proprio strato fondamentale ci si accorge che esso combacia col proprio destino e si trova la pace». (C. Pavese, Il mestiere di vivere, op, cit) «Eppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatto per te, e il nostro cuore non ha posa finché riposa in te». (Sant'Agostino, Le confessioni, cap, 1) DOCUMENTO2 L’IMPEGNO CON LA VITA Lo scopo della vita umana che Gesù definisce con la sua presenza e la sua parola rivela la Un po’ di cinema e musica La strada (id) di Federico Fellini – Italia 1954 Blade Runner (id) di Ridley Scott – Usa 1982 Hereafter (id.) di Clint Eastwood - Usa 2010 **** Blowin’ in the wind, Bob Dylan, 1963 I principali atteggiamenti irragionevoli Edvard Munch, Il grido, 1893 Negazione teoretica delle domande Vorrei adesso elencare, sia pure sommariamente, le principali posizioni «irragionevoli» nell’approccio a quelle domande che costituiscono il senso religioso. Sono posizioni irragionevoli perché affrontano gli interrogativi ultimi senza considerare tutti i fattori in gioco, dimenticandone o escludendone alcuni. Faccio un elenco di sei posizioni: La «negazione teoretica delle domande» è quell'atteggiamento che definisce «senza senso» le domande ultime, così che diventa inutile porsele, in quanto non vi è possibilità di darvi risposta. (cfr documento1 e 2) Nel Disegno storico della Letteratura Italiana Natalino Sapegno esprime questa posizione scrivendo: «Le domande in cui si condensa la confusa e indiscriminata velleità riflessiva degli adolescenti, la loro primitiva e sommaria filosofia (che cosa è la vita? a che giova? quale il fine dell'universo? e perché il dolore?), quelle domande che il filosofo vero ed adulto allontana da sé come assurde e prive di un autentico valore speculativo e tali che non comportano risposta alcuna né possibilità di svolgimento, proprio quelle diventarono l'ossessione di Leopardi, il contenuto esclusivo della sua filosofia». Quindi Leopardi e, con lui, Omero, Sofocle, Virgilio, Dante, Dostoevskij, Beethoven sarebbero degli adolescenti, perché tutta la loro espressione è determinata da quelle domande, grida quelle esigenze che - come diceva Thomas, Mann - danno «fuoco e tensione a ogni nostra parola, urgenza a ogni nostro problema» Sostituzione volontaristica delle domande Per sostituzione volontaristica della domanda s’intende quell'atteggiamento che, avendo svuotato di contenuto le domande ultime, finalizza l'energia di ogni azione umana all'affermazione di sé. Lo strumento di questa affermazione è la volontà. (cfr documento3) Essa può prendere spunto: da un modo di vivere interamente fondato su un proprio gusto personale; da un sentimento utopico per cui l'energia della volontà non è attivata da una meta riconosciuta, ma da una meta che essa stessa pone; da un progetto sociale che dimentica il contenuto più autentico e personale dell'esistenza. Negazione pratica delle domande La negazione pratica delle domande ultime corrisponde con l’impostare e affrontare la vita in modo che esse non siano nemmeno percepite. Nell' esperienza quotidiana la negazione delle domande si manifesta in tre modi: HIERONYMUS BOSCH, Trittico del fieno, 1485-1490 il primo è non pensarci, il secondo è identificabile negli interessi che la società crea per oscurate la domanda di senso, il terzo è l'ideale stoico dell’atarassia (un ideale di controllo di sé, di imperturbabilità di fronte alle domande ultime che nasce dal fatto che si ritiene impossibile darvi risposta). (cfr documento4, 5, e 6) Ciò che accomuna gli atteggiamenti di negazione teoretica, sostituzione volontaristica e negazione Pratica delle domande ultime è il tentativo di vuotare e rendere insignificanti gli interrogativi ultimi della vita. La società, come rappresentata nel Trittico del fieno, crea degli interessi per oscurare l'Interrogativo essenziale Evasione estetica o sentimentale L'uomo accetta le domande, le misura e le calibra con il sentimento, ma non c'è impegno personale dell'io. Non c'è un impegno della propria libertà nella ricerca della risposta; ma soltanto compiacimento espressivo del riverbero emotivo che l'interrogativo suscita. (cfr documento7) HIERONYMUS BOSCH, I sette peccati capitali, 1470-1480 L’uomo riduce le domande al loro riverbero emotivo La negazione disperata EDVARD MUNCH, Autoritratto (uomo che passeggia di notte), 1923-1924 Di tutti gli atteggiamenti questo è il più drammatico. La negazione disperata è l’atteggiamento di chi prende sul serio le domande ultime, ma, a causa delle difficoltà a rispondervi arriva in modo sofferto a dire che non c'è possibilità di risposta (cfr documento8). La disperazione impressa su questo volto fa percepire come sia difficile per l'uomo affermare la possibilità di una risposta positiva per sé L’alienazione L’alienazione di fronte agli interrogativi ultimi consiste nel far risiedere il significato della vita in una ipotetica evoluzione nel futuro, a che tutti gli uomini dovrebbero concorrere come unico significato del vivere, senza che questo abbia senso per ognuno di loro personalmente (cfr documento9, 10 e 11). Dopo questa serie analitica di posizioni mi preme ricordare che il valore dialettico della nostra denuncia è uno: esse non corrispondono interamente ai fattori che l'esperienza ci mostra in gioco. Sono sogni dimentichi di ciò che sta prima, di ciò da cui si parte, sono errori in cui la tensione o passione per il fine fa dimenticare i dati originali e perciò fa impazzire. Tutte hanno un aspetto giusto, o un pretesto verosimile, cui però si è dato sproporzionato rilievo. La verità più evidente è quella di Dostoevskij: «L'ape conosce la formula del suo alveare, la formica conosce la formula del suo formicaio, ma l'uomo non conosce la propria formula». Perché la formula dell'uomo è rapporto libero con l'infinito, e perciò non sta in nessuna misura e sfonda le pareti di qualsiasi dimora in cui la si voglia arrestare. Conseguenze degli atteggiamenti irragionevoli di fronte all’interrogativo ultimo Lo smarrimento del significato, come conseguenza dello svuotamento o della riduzione delle domande, porta conseguenze culturalmente gravi. La prima conseguenza è la rottura col passato. Perché laddove l'uomo ha smarrito il significato della sua vita, il criterio del rapporto con la realtà diventa la pura reazione dell'istante, con la conseguenza che si tagliano i ponti con la ricchezza del passato, con la tradizione. Ma, se si sfuoca il senso del passato e il presente appare e si afferma come pura reattività, si inaridisce anche la fecondità del fu turo . senza tradizione, senza storia, senza passato non vi sono fondamenta su cui costruire. EDVARD MUNCH, Disperazione, 1892 Se viene meno il rapporto con Il passato l'uomo non sa dare direzione precisa al suo presente Incomunicabilità e… Lo sfocarsi del senso del passato riduce il dialogo e la comunicazione umana perché le persone non impegnate con la vita in tutti i suoi fattori non hanno nulla di importante di cui parlare, tanto che riducono il dialogo a chiacchiera superficiale. I fattori che generano la comunicazione sono la memoria come capacità di custodire la ricchezza dell' esperienza e il giudizio dato sull'esperienza. EDVARD MUNCH, Morte nella camera della malata, 1895 Senza significato, l'uomo non può comunicare … solitudine La solitudine non è essere fisicamente da soli, ma è l' assenza di un significato. Si può anche stare in mezzo a milioni di persone ed essere soli, quando non vi è un significato che unisce. (cfr documento12). L'attrattiva consistente del presente viene dalla ricchezza di cui è pieno, perciò viene dalla eredità del passato, altrimenti si assottiglia enormemente, come è sottile e arida l'attrattiva di una pura reattività. La vecchiaia a vent' anni e anche prima, la vecchiaia a quindici anni, questa è la caratteristica del mondo d'oggi. In tale situazione l'individuo si trova sempre più vulnerabi1e dentro il tessuto sociale. È l'esito più pericoloso della solitudine. EDVARD MUNCH, Sera sulla via Karl Johan, 1892 L’incomunicabilità aumenta il senso tragico di solitudine Perdita della libertà L’uomo può definire la libertà partendo dall’esperienza che ha del sentirsi libero, altrimenti assume come definizioni quelle della mentalità dominante, che sono alienanti, in quanto non pertinenti all’io e alle sue esigenze Sperimentalmente l’uomo si sente libero per la soddisfazione di un desiderio. Però non solo la libertà di un momento, o anche di mille occasioni, può soddisfare il desiderio dell’uomo; essere libero significa esserlo sempre La libertà è il compimento totale dell’io. Siccome un Altro è la realizzazione piena dell’uomo, allora la libertà e la capacità di Dio. L’uomo sarà libero quando la sua adesione a Dio sarà piena e totale, per questo esistenzialmente la libertà non è ancora compiuta, ma è tensione al compimento Se Dio è la verità, posso dire a Dio: la mia verità sei tu, il mio io sei tu, secondo la formula di Shakespeare, in Romeo e Giulietta ROMEO - Oh, vuoi lasciarmi così insoddisfatto? GIULIETTA - Insoddisfatto? E qual soddisfazione pensavi tu d’aver da me stasera? ROMEO - Sentirmi ricambiar dalla tua bocca il mio voto d’amore. GIULIETTA - Te l’ho dato, ancor prima che tu me lo chiedessi; se pur vorrei che fosse ancor da dare. ROMEO - Vorresti ritirarlo? E perché, amore? GIULIETTA - Per potermi mostrare generosa, e dartelo di nuovo, a piene mani. Io non desidero che quel che ho. La mia voglia di dare è come il mare, sconfinata, e profondo come il mare è l’amor mio: più ne concedo a te, più ne possiedo io stessa, perché infiniti sono l’una e l’altro. Precarietà della libertà L’origine della libertà si spiega facendo riferimento all’origine dell’uomo Se l’uomo fosse l’esito dei suoi antecedenti fisico-biologici e dipendesse dal loro flusso materiale la sua condizione si troverebbe a dipendere dalla realtà, che a livello umano si chiama «umanità» e più concretamente «società». La società poi è un ordine determinato dal potere, per cui, se l’uomo fosse l’esito dei suoi antecedenti materiali, si troverebbe a dipendere dal potere. EDVARD MUNCH, La danza della vita, 1899-1900 Nelle figure che danzano in modo meccanico e indifferente fra loro, sì vuole evidenziare come l'uomo in balia del potere è totalmente alienato· Fondamento della libertà L'unico caso in cui l'uomo è libero è il caso in cui si suppone che l'uomo non derivi dalla tradizione biologica dei suoi antecedenti, ma sia diretto rapporto con l'infinito. La libertà sta nella religiosità. L'uomo o dipende dal flusso dei suoi antecedenti materiali, ed è schiavo del potere, o dipende da ciò che sta all'origine del flusso delle cose, oltre esse, cioè da Dio. L'unica obiezione al potere è la religiosità. Solo concependo l’uomo come rapporto con l'infinito si pone un limite al possesso che incombe in ogni rapporto umano. Infatti l'antipotere è l'amore, e il divino, in quanto affermazione dell'uomo come capacità di libertà, è amore (cfr documento13). HIERONYMUS BOSCH, Cristo portacroce, 1515-1516 Il volto di Cristo attorniato dai ghigni e dagli aguzzini chiarisce come chi ha Il potere è tentato di odiare la vera religiosità Documenti DOCUMENTO1 NEGAZIONE TEORETICA DELLE DOMANDE Lo zoologo Richard Dawkins, illustre ricercatore inglese, in un articolo apparso sulla rivista «Le Scienze», esprime con preoccupante lucidità l'atteggiamento di negazione teoretica delle domande in opposizione all' esigenza che caratterizza la natura della ragione. In questo modo si esprime il noto scienziato: «È giusto chiedersi "a che scopo" a proposito dei parafanghi di una bicicletta o della diga di Kariba; ma non si deve credere che la stessa domanda abbia senso quando la si ponga a proposito di un masso, di una disgrazia, del monte Everest o dell'universo. Certe domande sono semplicemente assurde, per quanto ben intenzionato sia chi le formula. [...] Prima di Darwin anche le persone colte, che non si domandavano più "a che scopo" di fronte a rocce, torrenti ed eclissi, ritenevano comunque legittimo porre questa domanda a proposito degli esseri viventi. Oggi solo chi non abbia cultura scientifica potrebbe nutrire una curiosità del genere». (R. Dawkins, La natura: un universo di differenza, in «Le Scienze», gennaio 1996) La negazione teoretica della domanda sul significato della vita è presente tra gli uomini del nostro tempo soprattutto tra coloro che si occupano di scienza e tra alcuni intellettuali e giornalisti che divulgano una mentalità dominante più che approfondirne le ragioni. Ciò Un po’ di cinema e musica Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany) di Blake Edwards – Usa 1961 Braveheart (id.) di Mel Gibson – Usa 1995 **** Francesco Guccini, Stelle Enrico Ruggeri, Senza terra