Facoltà di Economia Università degli Studi di Parma Corso di Economia Industriale Cap. 2 Anno Accademico 2015-16 1 Quesiti principali • Cosa è e quali obiettivi persegue l’impresa? • Che relazione c’è tra costi e efficienza? • Quali fattori influenzano le dimensioni dell’impresa? 2 L’impresa 3 Definizione di impresa • L’impresa è una organizzazione produttiva che trasforma input (fattori di produzione) in output (prodotti venduti sul mercato ad un dato prezzo). 4 Obiettivi dell’impresa Massimizzazione dei profitti nel lungo periodo 5 Obiettivi dell’impresa • La massimizzazione dei profitti è una ipotesi di carattere descrittivo e di carattere prescrittivo 6 Obiettivi dell’impresa • La massimizzazione dei profitti è una ipotesi di carattere descrittivo e di carattere prescrittivo 7 Vincolo di efficienza L’impresa per max deve: • vendere la quantità ottima (non max) • produrre in condizioni di efficienza tecnica 8 Vincolo di efficienza L’impresa per max deve: • vendere la quantità ottima (non max) • produrre in condizioni di efficienza tecnica Efficienza tecnica: • data una certa quantità di fattori di produzione, si dovrà max l’output utilizzando la tecnologia più avanzata disponibile in un dato momento 9 Ipotesi alternative • Ipotesi manageriale (Marris) • Ipotesi evolutiva (Nelson e Winter) • Ipotesi di x-inefficiency (Leibenstein) 10 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale • Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse 11 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale • Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse • Il manager max status, remunerazione e stabilità dell’incarico 12 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale • Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse • Il manager max status, remunerazione e stabilità dell’incarico • L’azionista max il rendimento azionario di breve periodo 13 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale • Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse • Il manager max status, remunerazione e stabilità dell’incarico • L’azionista max il rendimento azionario di breve periodo • L’azionista soffre di asimmetria informativa 14 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale • Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse • Il manager max status, remunerazione e stabilità dell’incarico • L’azionista max il rendimento azionario di breve periodo • L’azionista soffre di asimmetria informativa • Il manager max la crescita sotto il vincolo di una reddititività media 15 Obiettivi dell’impresa Ipotesi evolutiva • L’impresa è il luogo di accumulazione di competenze tecnologiche e organizzative (tecnologia endogena) 16 Obiettivi dell’impresa Ipotesi evolutiva • L’impresa è il luogo di accumulazione di competenze tecnologiche e organizzative (tecnologia endogena) • Il sapere societario è il principale fattore di efficienza 17 Obiettivi dell’impresa Ipotesi evolutiva • L’impresa è il luogo di accumulazione di competenze tecnologiche e organizzative (tecnologia endogena) • Il sapere societario è il principale fattore di efficienza • Nel breve periodo la max del profitto può essere in conflitto con lo sviluppo del sapere societario 18 Obiettivi dell’impresa Ipotesi evolutiva • L’impresa è il luogo di accumulazione di competenze tecnologiche e organizzative (tecnologia endogena) • Il sapere societario è il principale fattore di efficienza • Nel breve periodo la max del profitto può essere in conflitto con lo sviluppo del sapere societario • Obiettivi di max del profitto di breve periodo possono essere sacrificati a vantaggi dell’accumulazione di sapere societario 19 Obiettivi dell’impresa Ipotesi di x-inefficiency • L’impresa come agente collettivo è soggetta a vincoli di razionalità limitata 20 Obiettivi dell’impresa Ipotesi di x-inefficiency • L’impresa come agente collettivo è soggetta a vincoli di razionalità limitata • Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative non sono massimizzanti 21 Obiettivi dell’impresa Ipotesi di x-inefficiency • L’impresa come agente collettivo è soggetta a vincoli di razionalità limitata • Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative non sono massimizzanti • L’organizzazione interna non può essere perfettamente monitorata e quindi permangono margini di inefficienza 22 Obiettivi dell’impresa Ipotesi di x-inefficiency • L’impresa come agente collettivo è soggetta a vincoli di razionalità limitata • Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative non sono massimizzanti • L’organizzazione interna non può essere perfettamente monitorata e quindi permangono margini di inefficienza • Il profitto non è massimo, ma workable (ragionevole) 23 Costi e efficienza dell’impresa 24 Motivazioni all’analisi dei costi L’analisi dei costi è necessaria: • per ottenere indicazioni operative relative alle scelte dei livelli e della composizione della produzione; • per comprendere i vantaggi di entrata e di uscita da un settore • per analizzare le forme di concorrenza presenti in un settore • per individuare i vantaggi di specifiche politiche di concorrenza • per prevedere gli effetti delle politiche industriali 25 Tipologia di base dei costi • • • • Costi fissi (F) Costi variabili (VC) Costi totali (C) Costi marginali (MC) 26 Def. Costo fisso • Un costo è fisso quando non varia al variare del livello di produzione • (es. canone telefonia; affitto di un immobile; canone leasing di un macchinario; ecc.) 27 Def. Costo variabile • Un costo è variabile se varia al variare del livello di produzione • (es. materie prime; collegamento internet dial; semilavorati; ecc.) 28 Def. Costo totale • Il costo totale è la somma dei costi fissi e variabili con riferimento ad un dato volume di output (q) 29 Def. Costo marginale • Il costo marginale è l’incremento di costo derivante dalla produzione di una unità addizionale di output • MC=dC(q)/dq 30 Costo irrecuperabile • Quota dei costi fissi che non può essere recuperato se l’impresa cessa l’attività • es: investimento pubblicitario; investimento in ricerca di mercato 31 Costi medi • Costo variabile medio: rapporto tra costo variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q 32 Costi medi • Costo variabile medio: rapporto tra costo variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q • Costo fisso medio: rapporto tra costo fisso e quantità prodotta: AFC=F/q; 33 Costi medi • Costo variabile medio: rapporto tra costo variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q • Costo fisso medio: rapporto tra costo fisso e quantità prodotta: AFC=F/q; • Costo medio: rapporto tra costo totale e quantità prodotta: AC=C(q)/q=AVC+AFC 34 Tipologie di costi C 0 Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40 35 Tipologie di costi C AFC 0 Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40 36 Tipologie di costi C AVC 0 Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40 37 Tipologie di costi C AVC MC 0 Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40 38 Tipologie di costi C AFC AVC MC 0 Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40 39 Tipologie di costi C AFC AC AVC MC 0 Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40 40 Precisazioni sui costi(controllare) AVC<AC <=>AFC AFC<AC <=> AVC MC<=>AC <=>AVC 41 Costi medi e fungibilità/specializzazione degli impianti • Si immagini che il bene Y possa essere prodotto con due tecnologie: • T1AC1= tecnologia fungibile • T2AC2= tecnologia specializzata 42 Fungibilità e specializzazione degli impianti C q 43 Fungibilità e specializzazione degli impianti C q1 q4 q 44 Fungibilità e specializzazione degli impianti C AC1 q1 q4 q 45 Fungibilità e specializzazione degli impianti C AC2 AC1 q1 q4 q 46 Fungibilità e specializzazione degli impianti C AC2 AC1 q2 q3 q 47 Fungibilità e specializzazione degli impianti C AC2 AC1 q1 q2 q3 q4 q 48 Conclusioni In contesti ad elevata variabilità della domanda gli impianti fungibili tendono ad essere più efficienti di quelli specializzati 49 Breve e lungo periodo • Per breve periodo si intende l’arco temporale durante il quale gli input di produzione sono dati. Ogni cambiamento nella combinazione degli input genera costi. 50 Breve e lungo periodo • Per breve periodo si intende l’arco temporale durante il quale gli input di produzione sono dati. Ogni cambiamento nella combinazione degli input genera costi. • I costi di modificazione della combinazione degli input vengono definiti costi di aggiustamento 51 Breve e lungo periodo • Per breve periodo si intende l’arco temporale durante il quale gli input di produzione sono dati. Ogni cambiamento nella combinazione degli input genera costi. • I costi di modificazione della combinazione degli input vengono definiti costi di aggiustamento • Per lungo periodo si intende l’arco temporale durante il quale è possibile attuare cambiamenti negli input di produzione con costi di aggiustamento nulli 52 I costi medi nel breve e nel lungo periodo • Se l’impresa attua scelte razionali, il costo medio di lungo periodo (LRCA) risulta sempre uguale o inferiore al costo medio di breve periodo (SRAC) 53 Relazione tra curva LRAC e curve SRAC • Ne consegue che la curva dei LRAC è costituita dall’inviluppo delle curve di breve periodo, SRAC. • La curva dei LRAC è costituita dall’insieme dei segmenti delle curve dei SRAC che consentono di produrre ai costi più bassi. 54 Curva di inviluppo C AC1 0 q 55 Curva di inviluppo C AC1 0 q 56 Curva di inviluppo C AC1 0 q 57 Curva di inviluppo C AC1 AC2 0 q 58 Curva di inviluppo C AC1 C1 C2 0 AC2 q 59 Curva di inviluppo C AC1 AC2 0 q 60 Curva di inviluppo C AC1 AC2 0 q 61 Curva di inviluppo C AC1 AC2 AC3 0 q 62 Curva di inviluppo C AC1 AC2 AC3 0 q 63 Curva di inviluppo C AC1 AC2 AC3 0 q 64 Curva di inviluppo C AC1 AC4 AC2 AC3 0 q 65 Curva di inviluppo C AC1 AC4 AC2 AC3 0 q 66 Curva di inviluppo C LRAC 0 q 67 Costo opportunità Il costo opportunità di una azione (per es. investimento) è il rendimento che deriverebbe dall’impiego delle stesse risorse nella migliore alternativa disponibile. (es. acquistare o affittare una abitazione; lavoro autonomo o dipendente) 68 Economie di scala: Si registrano economie di scala quando i costi di produzione diminuiscono all’aumentare dei volumi di produzione 69 Economie e diseconomie di scala: Rendimenti crescenti C AC1 Q70 Economie e diseconomie di scala: Rendimenti decrescenti C AC3 Q71 Economie e diseconomie di scala: Rendimenti costanti C AC2 Q72 Economie e diseconomie di scala: Rendimenti crescenti, costanti e decrescenti C AC3 AC2 AC1 Q73 Economie e diseconomie di scala: C Q1 Q2 Q3 Q474Q Economie e diseconomie di scala: C Rendimenti crescenti Q1 Q2 Q3 Q475Q Economie e diseconomie di scala: C Rendimenti costanti Q1 Q2 Q3 Q476Q Economie e diseconomie di scala: C Rendimenti decrescenti Q1 Q2 Q3 Q477Q Origine delle economie di scala • • • • Presenza di costi fissi Specializzazione delle funzioni Costi di riassetto Legge dei grandi numeri e costi delle scorte 78 Origine delle diseconomie di scala • Costi di trasporto delle materie prime (multilocalizzazione) • Costi di distribuzione del prodotto finito • Costi di approvigionamento di input specialistici (lavoro qualificato) • Costi di controllo (coordinamento) 79 La scala efficiente minima • Livello di produzione al di sotto del quale i costi medi aumentano in modo significativo 80 Scala efficiente minima C Q1 Q2 Q 81 Scala efficiente minima C Mes Q1 Q2 Q 82 Fattori influenti sulla dimensione dell’impresa 83 Fattori influenti sul numero e la dimensione relativa delle imprese in un settore 1.Economie di scala (efficienza tecnica) (+) 2. Economie di specializzazione (-) 3. Economie di varietà (di scopo) (+) 4.Integrazione verticale (+) 5.Acquisizioni/fusioni (+) 84 1) Economie di scala 85 Economie di scala La presenza di economie di scala indica la possibilità di ottenere miglioramenti di efficienza attraverso l’aumento delle dimensioni 86 Esempio: • L’impresa 1 produce l’input α che è destinato al prodotto finito A. La quantità prodotta di α (funzione della domanda finale di A) è q1 con un costo pari a c1. 87 Economie e diseconomie di scala: C C1 AC αtot Q1 Qα 88 La quantità q1 si trova nel tratto discendente di AC e quindi un aumento della produzione (delle dimensioni) determina un aumento di efficienza (riduzione dei costi). 89 Economie e diseconomie di scala: C AC αtot C Q4 Qα 90 2) Economie di specializzazione 91 Def. Economie di specializzazione • L’economie di specializzazione hanno origine in incrementi di efficienza (riduzione dei costi) derivanti dall’ampliamento della divisione del lavoro tra le imprese. 92 Economie di specializzazione • L’impresa 1 produce il bene finale Y in quantità pari a x1. • Per realizzare Y l’impresa 1 necessita di due input intermedi (A e B) che produce internamente (con costi ACa e ACb). • La gestione dell’attività produttiva richiede inoltre costi di coordinamento pari a ACc. 93 Economie di specializzazione e integrazione verticale C ACa ACc ACb Q94 Economie di specializzazione C ACa ACc ACb x1 Q95 Economie di specializzazione • In X1, input a è prodotto ad ACa Min, ma non l’input b. • L’input b non è prodotto in modo efficiente. Per migliorare la propria competitività l’impresa può decidere di limitatre la produzione ad a. • Le dimensioni diminuiscono 96 3) Economie di varietà (di scopo) 97 Economie di varietà (di scopo) Si registrano economie di varietà quando produrre congiuntamente due o più beni determina vantaggi in termini di produttività o di efficienza • es. processo di cracking 98 Economie di varietà (di scopo) C(q1,q2) < [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo subadditiva C(q1,q2) = [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo additiva C(q1,q2) > [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo superadditiva 99 Economie di scopo (di varietà) C(q1,q2) < [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo subadditiva C(q1,q2) = [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo additiva C(q1,q2) > [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo superadditiva 100 Economie di varietà (di scopo) C(q1,q2) < [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo subadditiva C(q1,q2) = [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo additiva C(q1,q2) > [C(q1,0) + C(0,q2)] Funzione di costo superadditiva 101 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva C(q) q2 0 q1 102 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva C(q) C(q1,0) q2 0 q’1 q1 103 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva C(q) C(0,q2) q’2 q2 0 q1 104 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva C(q) C(q1,0) C(0,q2) q’2 q2 0 q’1 q1 105 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva C(q) C(q1,0) C(0,q2) q’2 q2 0 q’1 q1 106 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo superadditiva C(q) C(q1,0) C(0,q2) q’2 0 q2 q’1 q1 107 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo additiva C(q) C(q1,0) C(0,q2) q’2 0 q2 q’1 q1 108 Origine delle economie di varietà Economie tecniche di produzione congiunta Economie di varietà in senso proprio: a) presenza di risorse inoperose; b) risorse non soggette a vincoli di disponibilità • Economie di varietà derivanti da esternalità 109 4) Integrazione verticale 110 Integrazione verticale Impresa A (Y=100) C=15 F1 C=30 F2 C=55 F3 111 Integrazione verticale Impresa B (Y=100) C=15 C=30 C=55 Impresa C Impresa D F1 F2 F3 112 Integrazione verticale Impresa A (Y=100) C=15 F1 C=30 F2 C=55 F3 Impresa B (Y=100) Impresa C Impresa D F1 F2 F3 113 Integrazione verticale Impresa A= (Y=100) = C(F1)+C(F2)+C(F3)=(15+30+55)=100 Impresa A = C/Y=1 114 Integrazione verticale Impresa A= (Y=100) = C(F1)+C(F2)+C(F3)=(15+30+55)=100 Impresa A = C/Y=1 L’impresa A è verticalmente integrata 115 Def. Integrazione verticale ‘Quando un impresa produce internamente gli input del proprio processo produttivo , invece di acquistarli all’esterno, si dice che essa è integrata verticalmente’ 116 Integrazione verticale Impresa B=(Y=100) = (C(F1)=15) Impresa B = C/Y=0,15 117 Integrazione verticale Impresa B=(Y=100) = (C(F1)=15) Impresa B = C/Y=0,15 L’impresa B presenta un basso grado di integrazione verticale 118 5) Acquisizioni e fusioni 119 Acquisizioni e fusioni • Acquisizione: quando l’impresa A acquisisce tutto il capitale dell’impresa B, o una sua parte • Fusione: quando l’impresa A e l’impresa B si fondono per dare vita a una nuova impresa, C (tranne fusioni per incorporazioni), per cui A e B, come entità separate, scompaiono 120 Tipologie di acquisizioni • acquisizioni orizzontali • acquisizioni verticali • acquisizioni conglomerali 121 Acquisizioni orizzontali L’impresa acquisita opera nello stesso settore dell’impresa acquirente o in settori strettamente correlati dal punto di vista tecnologico. Viene considerata acquisizione orizzontale anche il caso in cui l’impresa acquisita opera nello stesso settore, ma in un mercato geograficamente diverso da quello dell’acquirente; 122 Acquisizioni verticali L’impresa acquisita produce o può produrre input necessari alla realizzazione del bene dell’impresa acquirente oppure si colloca in una fase produttiva a valle rispetto all’impresa acquirente; 123 Acquisizioni conglomerali L’impresa acquisita opera in settori diversi da quello dell’acquirente 124 Motivazione delle acquisizioni • Miglioramento dell’efficienza • Incremento del potere di mercato 125 Motivazioni di efficienza • economie di scala (via specializzazione impianti e max capacità produttiva) • Eliminazioni sovrapposizioni produttive • Riduzione duplicazione sforzi R&S • Eliminazione distorsione prezzi per potere di mercato operatore monopolista a valle o a monte (integrazione verticale) • Riduzione costi di transazione elevati (investimenti specifici) • Ottenimento di sinergie (raggiungimento economie di scopo) 126 Motivazioni di potere di mercato a) l’impresa acquirente attraverso l’aumento delle quote di mercato controllate o l’eliminazione (diretta o indiretta) di un concorrente è in grado di modificare la forma del mercato in modo da poter praticare un prezzo superiore a quello iniziale; b) l’extraprofitto così conseguito è superiore al costo opportunità delle risorse impiegate nell’acquisizione. 127 Un modello generale : Market for corporate control (Manne 1963; Jensen e Ruback 1983) Mercato di risorse manageriali in cui agiscono meccanismi selettivi tipici dei mercati concorrenziali. I manager più efficienti acquisiscono il controllo delle imprese condotte da manager meno efficienti, estromettendoli dalla gestione. Questo processo selettivo assicura agli azionisti un potere di controllo dei confronti dei manager. 128 L’Hp di market for corporate control evidenzia il rischio di essere oggetto di acquisizione e agisce come incentivo esogeno al contenimento dei costi di coordinamento. 129 Market for corporate control • • • • • • • x= f(D) con x= efficienza (tecnica; economica) dell’impresa D= efficienza delle risorse manageriali B=Beneficio atteso s=impresa acquisita r=impresa acquirente • xs(Dr)=xs(Ds) Bs=0 Acquisizione No • xs(Dr)>xs(Ds) Bs>0 Acquisizione Si 130 Prescrizioni a) Le imprese acquirenti dovrebbero presentare una redditività superiore alla media mentre le imprese target dovrebbero essere caratterizzate da efficienza/profittabilità inferiore alla media. b) Le imprese, dopo il trasferimento del controllo, dovrebbero essere gestite con un’efficienza maggiore rispetto a quanto avveniva nella fase pre-acquisizione. 131 Imprese acquisite Differenziali rispetto alla media t-2 t-1 t t+1 t+2 t+3 ROE - Grandi - Medie - 4.86 - 4,89 - 0,27 0.22 - 2,00 0,15 14,39 3,05 11,46 15,50 ROI - Grandi - Medie - 2,66 - 3,62 - 2,22 - 1,03 - 3,05 - 1,69 - 2,27 - 1,05 - 1,48 - 1,19 ROS - Grandi - Medie - 1,72 - 2,91 - 1,78 - 1,34 - 1,17 - 2,00 - 1,19 - 1,88 - 0,69 - 0,39 Fonte Guelpa 1993 132 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica? a) Costi informativi e di negoziazione non prevedibili ex ante 133 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica? a) Costi informativi e di negoziazione non prevedibili ex ante b) Effetti di misure anti-takeover 134 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica? a) Costi informativi e di negoziazione non prevedibili ex ante b) Effetti di misure anti-takeover c) Costi di integrazione (ipotesi evolutiva) 135 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica? a) Costi informativi e di negoziazione non prevedibili ex ante b) Effetti di misure anti-takeover c) Costi di integrazione (ipotesi evolutiva) d) Incertezza (hubris (Roll 1986))( errori di valutazione da parte dell’acquirente sulle performance potenziali dell’acquisita) 136 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica? e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero (Mueller 1991)) 137 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica? e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero (Mueller 1991)) f) Obiettivi difensivi (le acquisizioni appaiono motivate da finalità di sopravvivenza nel lungo periodo piuttosto che da obiettivi di efficienza da conseguire il periodi più brevi) 138 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica? e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero (Mueller 1991)) f) Obiettivi difensivi (le acquisizioni appaiono motivate da finalità di sopravvivenza nel lungo periodo piuttosto che da obiettivi di efficienza da conseguire in periodi più brevi) g) Acquisizioni educative (Teece 1986) 139 La questione dimensionale in Italia 140 La questione dimensionale Fonte: Pagano e Schivardi 2003 141 ● 142 La questione dimensionale Fonte: CSC 2009 . 143 La questione dimensionale . 144 Fonte: Brandolini e Bugamelli 2009 La questione dimensionale . Fonte: Barba Navaretti et al. 2010 145 La questione dimensionale Fonte: Barba Navaretti et al. 2010 . 146 La questione dimensionale Fonte: Barba Navaretti et al. 2010 . 147 La questione dimensionale . 148 La questione dimensionale . Fonte: Bartelsman et al. 2007 149 La questione dimensionale Fonte: Bartelsman et al. 2003 150 La questione dimensionale Fonte: Bartelsman et al. 2007 . 151 La questione dimensionale . 152 Fonte: CSC 2009 La questione dimensionale . Fig. 6 - Numero delle imprese e loro dimensione media nell'industria manifatturiera 200 1971 180 1981 2009m 160 2009 140 2007m 1991 2007 1961 2001 120 100 1951 80 75 80 85 90 95 100 105 110 1951-2001: censimenti; 2001-2009 ASIA. 1951-1991: Ateco 1991; 1991-2007: Ateco 2002; 2007-2009: Ateco 2007. 2007m e 2009m: i dati comprendono le imprese a controllo nazionale residenti all'estero. Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT. 153 Conclusioni • Il fenomeno delle acquisizioni è spiegato da una pluralità di fattori (modelli multicausali) • La minaccia di essere oggetto di acquisizione è un incentivo all’efficienza manageriale (min costi di coordinamento) • La sua efficacia comunque non è assoluta 154 Principali temi/concetti analizzati • • • • • • • • • • • Obiettivi dell’impresa Costi e efficienza Dimensione dell’impresa Economie di scala Economie di specializzazione Economie di varietà Integrazione verticale Acquisizioni Motivazioni delle acquisizioni Minaccia di acquisizione e costi di controllo La questione dimensionale in Italia 155