SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI
 Roma 21 OTTOBRE 2015
AVVISO DOMANI
Giovedì 22 OTTOBRE SASSEN E
GIOVANNINI si confrontano su
Crescita inclusiva e disuguaglianze
c/o Centro Congressi-via Salaria
ore 10
E-mail: [email protected]
Stanza B12 Via Salaria113, tel.: 06 49918446ricevimento giovedì 11.30-13
1
2 SETTIMANE FA
Giovedì 8 Sul liberismo e neo-liberismo
Quali istituzioni per governare la crisi
Il mercato e i suoi limiti
Esplosione del debito la “mancanza” di regole
Gli effetti sulle classi sociali- elite transnazionale
in crescita- classi medie in crisi. Aumento
povertà e lavoro precario
 Non raggiungimento Obiettivi del Millennio e
altre contraddizioni





2
Contraddizioni della crisi
 biocarburanti prodotti espellendo contadini
e aggravando la fame nel mondo sono
Green economy?
 tagli alla spesa pubblica: Meno istruzione,
meno salute→ meno speranza di vita +
lavoro minorile (anche con alta
disoccupazione! )
 Megalopoli e Slums sempre più presenti:
dal 5% nel 1980 al 20% nel 2000, potrebbero diventare 2mld nel 2030 (UN habitat,
2008), anche perché la popolazione urbana
ha da qualche anno superato quella rurale
3
Finanzcapitalismo sta provocando
cambiamenti su più piani





Crisi finanziaria: esplosione del debito e poi indebitamento
stati→ le banche non svolgono il ruolo di prestare denaro
alle imprese: specie le Pmi non possono quotarsi in Borsa e
ricorrono all’auto-finanziamento o a prestiti onerosi →crisi
economica
Politica→ sottomessa all’economia, non in grado di
contrastarne la deriva
sociale → aumento disuguaglianze e peggioramento delle
condizioni di vita dei ceti medio-bassi con i tagli al welfare in Ue e
con aggressioni all’ambiente attraverso guerre e inquinamento
umana → disoccupazione, precariato e corrosione del carattere in
Occidente, sfruttamento ed espulsione di popolazione nei paesi più
poveri (nei Bric aumento della ricchezza e delle disuguaglianze)
ideologica →neo-liberismo da teoria economica a teoria politica
neo-conservatrice che si rafforza col crollo del muro di Berlino a
teoria del tutto (influenza individui, cultura, società e economia)
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La crisi sistemica come conseguenza
inevitabile del finanzcapitalismo
 Dopo 30 anni di finanzcapitalismo sono
insostenibili gli squilibri
 nella distribuzione del reddito
 e nei rapporti internazionali: gli Usa da
30 anni indebitati con Cina e altri paesi,
grazie alla propria
 potenza militare e al
 dollaro assunto come moneta di
riferimento negli scambi internazionali
5
Quali interventi dopo la crisi?
 Riforma di Wall Street del 2010 introduce
qualche nuova regola, ma il muro che
dovrebbe separare controllori e controllati è
pieno di porte girevoli
Gli intrecci tra finanza e politica li ostacolano:
 Ad es. M.Draghi, da nov.2011 direttore
della Bce, dal1996 al 2002 direttore
generale del Tesoro, poi vice-presidente
della Goldman Sachs per l’Europa
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Teorie economiche che imitano le
scienze naturali
 Gli economisti neo-liberisti ignorano le
conseguenze sociali delle politiche
economiche→ i costi umani della crisi
 Questa crisi durerà fino al 2018-20 e con tali politiche
sarà pagata dai più deboli: disoccupati, lavoratori di
bassa qualifica, precari, poveri, immigrati
 Utile porsi in un ottica di lungo periodo come fa
Wallerstein, ma anche un economista Kondratiev
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I cicli o onde lunghe di Kondratiev
Nikolaj Kondrat'ev (1892-1938), economista russo
primo a porre attenzione agli andamenti di lungo
periodo del capitalismo nel suo libro I maggiori
cicli economici (1925).
1. Rivoluzione industriale 1771
2. Era del vapore e delle ferrovie 1829
3. Era dell'acciaio, dell'elettricità e dell'ingegneria
pesante 1875
4. Era del petrolio, dell'automobile e della produzione
di massa 1908
5. Era dell'informatica e delle telecomunicazioni 1971
Questi sono i picchi delle onde lunghe (fasi di
espansione legate a una nuova tecnologia già
viste).
 2007 è il giro di boa tra la 5° e la 6° onda di
Kondratiev secondo Wallerstein
8
T.K. Hopkins e I. Wallerstein ( ed.)
L'era della transizione. Le traiettorie
del sistema mondo 1945-2025, Asterios
1997
 con approccio multidisciplinare e
sistemico analizzano i cambiamenti dal
dopoguerra
 del sistema storico-sociale:.
l’economia mondo capitalista,
iniziata nel ‘500
 i cicli sono un meccanismo entro
cui guardare a tali cambiamenti.
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Un sistema sociale è caratterizzato da un’unica
divisione del lavoro.
Un mini-sistema ha un’unica struttura economica,
politica e culturale.
2 tipi di sistema mondiale
a)Economia mondo ↓
→
b)impero mondo
ha + strutture politiche, ∕
ha 1 sola struttura ↓
spesso conquistate da b) ∕
es. Cina, Egitto, Roma
NB L’impero britannico del XIX sec non è un impero
mondo, ma uno stato con colonie in posizione egemonica
nell’economia mondo capitalistica
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Le prime economie mondo nascono alla fine del
Medioevo:
 le città stato italiane con al centro Venezia
 le città delle Fiandre e della Lega Anseatica
poi colpite dalle crisi economiche, demografiche ed
ecologiche del periodo 1300-1450
Nell’Europa del XVI sec nasce un’economia mondo
capitalistica (che è in equilibrio con altri sistemi
mondiali: gli imperi ottomano e russo e la protoeconomia mondo dell’oceano indiano).
Al Centro ci sono la Spagna e le Città stato italiane e in
periferia l’America
11
Stadi/ Centro……
Semi-periferia Periferia…..
anni
II: il Centro scambia manufatti con prodotti agricoli
della periferia.
1650 Olanda→
Spagna
Resto Europa
↕ Inghilterra
Usa
America
1815 Francia→
Germania
Latina
III capitalismo industriale in tutto il globo
1815- Inghilterra fino Ex mini
Ex colonie
↕ al 1873
sistema russo americane +
1915 Usa
Giappone
Spagna+ Asia
+Africa
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IV consolidamento economia mondo nel globo
1917-8
Urss semiEuropa Est
↕
ritiro
Altri
1945- Usa massima mercantilistico continenti
65
egemonia
Europa
occidentale
V 1967-73 -1990 (prima parte ciclo) fase di stagnazione
del sistema mondo: comincia il declino dell’ egemonia
Usa
V (seconda parte del ciclo) 1990 – 2025 l’economia
rallenta, il quadro geo-politico cambia: previsione di
una situazione di una grande confusione negli anni 2000
→ si aprirà un VI ciclo capitalista?
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Ancor prima di Wallerstein
Utili spunti per capire la attuale crisi si
hanno da Polanyi, che 60 anni fa già
rifiutava un approccio economicista
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Polanyi K., 1974 (ed. or. 1944), La
grande trasformazione, Einaudi
Testo interdisciplinare, tra la storia, l’economia
la sociologia e antropologia
 Capovolge l’idea che la società di mercato
sia il punto di approdo naturale della
società umana→ estrema artificiosità di
un’economia sottratta al controllo sociale e destinata
a chiudersi con una crisi violenta
 Società di mercato innaturale (≈ eccezionale) rispetto
alla storia precedente (occidentale e non), ma un
mercato regolato è più utile della pianificazione
socialista
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Il mercato del lavoro, della terra e
della moneta sono artificiali
 Non sono merci perché non sono stati
prodotti per essere venduti
 la terra è solo un altro nome per natura
 lavoro = attività umana che si accompagna
alla vita stessa → la sua trasformazione incide sulle
relazioni di parentela e vicinato
 Moneta è un simbolo del potere d’acquisto
Eppure questi 3 “mercati” artificiali sono ambiti necessari
all’economia di mercato→ ma non possono essere
lasciati a se stessi, pena la distruzione della società
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I danni di una fede cieca nel
progresso spontaneo
Tale fede ha accompagnato l’industrializzazione,
come emerge dalla storia della rivoluzione
industriale inglese↓
 Tra gli interventi in controtendenza →legge delle 10
ore di lavoro del 1847 in GB opera di reazionari illuminati
Tale rivoluzione avviene nel contesto della pace dei 100
anni (1815-1914) ↓
1. equilibrio di potere tra le grandi potenze→ cade con la
guerra
2. Base aurea internazionale → finisce con la crisi del ‘29
3. Mercato autoregolato e stato liberale a livello
nazionale → finisce col fascismo o socialismo e provoca
la grande crisi
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Il mercato autoregolato è un’utopia: la grande crisi ne è il frutto
 E’ impossibile autoregolare i mercati a
livello internazionale → infatti i singoli
stati tra il 1879 e il 1929 seguirono politiche
protezionistiche + tentativi di guidare la
moneta centralmente senza riuscire a
controllare la finanza internazionale
 Durante e dopo la crisi vi furono governi
popolari o reazionari fino alla guerra
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La libertà in una società complessa
“La debolezza congenita della società del XIX
secolo non consisteva nel fatto che era
una società industriale, ma che era una
società di mercato” (Polanyi, 1944, p.313)
 Lavoro, terra e moneta vanno tolti dal mercato
→ la loro regolazione non mina la libertà ma spesso la estende↓

cambiamenti interni ai paesi, ma anche nelle
relazioni tra paesi che possono essere di cooperazione,
anziché essere egemonizzate da poche grandi potenze
 la scoperta della società è l’ancora della libertà
→ è il riconoscimento di un limite che come quello della
morte ci fa più maturi e veramente liberi
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Chi può cambiare le cose?
 Marx pensava alla classe operaia dei paesi
più sviluppati
 Polanyi pensava al contro-movimento che
cercava di proteggere la società dall’eccessiva espansione del mercato tra il sec.XIX e
il XX: non era un soggetto politico unitario.
→ I migliori risultati si ottennero con la
legislazione antitrust dal 1890 al 1920 e poi
il New Deal tra il 1932 e 1939 negli Usa
 Oggi chi può cambiare le cose?
20
Chi può cambiare le cose oggi?
 Non c’è un contro-movimento unitario neanche
oggi ma diverse realtà:
Dai No global del 2000 ai movimenti contro la
finanziarizzazione (Occupy Wall Street) o i
governi autoritari (primavera araba e Occupy
Hong Kong)
I movimenti pacifisti e le organizzazioni non
governative
La Federazione europea o mondiale dei sindacati
Le associazioni contadine di resistenza in America
latina, Africa e Asia
I governi avanzati di qualche paese emergente?
L’Unione europea?
21
Chi può cambiare le cose
oggi?
Volete aggiungere qualche gruppo?
Oppure toglierlo?
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Identità europea o progetto europeo?
Identità indispensabile all'unificazione
 potrebbe essere costruita a complemento delle identità
nazionali locali
identità progettuale programma di obiettivi sociali e
istituzionali condivisi

Libertà, eguaglianza, fraternità,
difesa del welfare, della solidarietà sociale, dell'occupazione e
dei diritti dei lavoratori, attenzione ai diritti umani universali e
alla condizione del 4° mondo
 a ciò che esprimono gli attori sociali che si oppongono
alla globalizzazione economica, senza regredire nel
comunitarismo identitario
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Da Mahastrict alla strategia di Lisbona:
sviluppo umano e investimento nella società
della conoscenza
Trattato di Mahastrict 1991 parla già di un Europa che punta
ad investire nella società della conoscenza
Strategia di Lisbona del 2000, rilanciata nel 2005, ritiene
cruciale

l’investimento in formazione e ricerca, per
affrontare le sfide della globalizzazione economica,
 riuscire a mantenere il welfare tramite l’aumento dei
tassi di occupazione, specie femminile.
24
La nuova strategia Europa 2020
(del 2010): OBIETTIVI PRINCIPALI
1. tasso di occupazione popolazione
20 - 64 anni dal 69% al 75%;
2. investire il 3% del PIL in R&S,
migliorando il settore privato
3. definire un nuovo indicatore dei
progressi in innovazione;
4. – ridurre tasso abbandono
scolastico al 10% (è 15%) →
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La nuova strategia Europa 2020
(del 2010): OBIETTIVI PRINCIPALI 2
5. portare la quota della popolazione 30-34
anni in possesso di un diploma
universitario dal 31% ad almeno il 40%;
6. – ridurre le emissioni di gas a effetto serra
del 20% rispetto ai livelli del 1990 o del
30%,
7. portare al 20% la quota di energia
rinnovabile nel nostro consumo finale di
energia e migliorare del 20% l'efficienza
energetica;
8. – ridurre del 25% il numero di europei che
vivono al di sotto delle soglie di povertà
nazionali, facendo uscire dalla povertà più
di 20 milioni di persone
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CRESCITA INTELLIGENTE
SOSTENIBILE INCLUSIVA
 Intelligente→ innovazione, istruzione,
società digitale
 sostenibile→"Un'Europa efficiente sotto il
profilo delle risorse” modernizzando il
nostro settore dei trasporti. Una politica
industriale per l'era della
globalizzazione"
 inclusiva→OCCUPAZIONE E COMPETENZE
LOTTA ALLA POVERTÀ
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Buoni propositi, ormai spariti?
 Se ne tiene conto, quando si fanno
proposte contro la crisi?
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Mercato puro (Crouch)
requisiti
fallimenti
1. Prezzi confrontabili e
tutti i beni oggetto di
compravendita
2. No barriere
d’ingresso, +
fornitori e acquirenti
3. Mantenimento di un
elevato volume di
transazioni
4. Informazione perfetta per gli attori di
mercato
5. Separazione tra
economia e politica
1. Incapacità di gestire
esternalità, beni pubblici
e senza prezzo
2. Barriere d’ingresso ineliminabili in molti settori
→ disparità di ricchezze e
poteri
3. Venditori e clienti sfiduciati
non entrano nel mercato
4. Ostacoli pratici e disparità
di accesso alle informazioni
5. Centri d’interesse potenti
creati dai fallimenti
29
Dilemmi di una legislazione anti
monopoli posti da Giuliano Amato
 Avvicinarsi al mercato puro ( tante
imprese rivali) → come nella classica
legislazione antitrust Usa che vietava alle
banche di espandersi oltre il proprio stato
 o accettare che sopravvivano poche
grandi imprese → ne bastano 3 per il
benessere dei consumatori
 Se si opta per poche grandi imprese, fino a che
punto un governo può intervenire?
30
Il paradosso del governo nel
pensiero neo-liberista
 Non importa chi è favorito tra
azionisti e consumatori, perché la
distribuzione del reddito è un
problema politico
 Ma l’intervento statale è al tempo
stesso più nocivo del fatto che poche
imprese restringano la capacità di
scelta dei consumatori
31
Insufficienze dei servizi pubblici/
apertura al mercato/ nuovi problemi
creati dall’apertura al mercato
 Scarsa attenzione ai consumatori,
accentramento e distanza dagli utenti
/privatizzazione/ la regolamentazione pubblica
rimante importante + sviluppo di imprese
insider
 Sfavorevole rapporto costi efficacia; alta
tassazione/mercati interni/ scarsa applicabilità
meccanismi di prezzo
 Servizi pubblici senza cultura d’impresa/ criteri
imprenditoriali nella prassi amministrativa/le
imprese insider rendono + difficile la
separazione tra politica ed economia
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Conclusioni Crouch
 La critica neoliberista ha individuato
problemi reali dei servizi pubblici ma ha
offerto cattivi rimedi (ad es. sanità R.U. nel
2008 spinta a far aggregare i medici di base →
si risparmia ma si elimina vicinanza agli utenti)
 Si è tolto potere alle professioni dei servizi
pubblici a vantaggio dei fornitori privati
 Ruolo politico della grande impresa equiparata
impropriamente al mercato, specie se manca
legislazione antimonopolistica
 L’efficienza non può essere l’unico obiettivo: in
democrazia debbono valere anche altri
parametri
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Joseph E. Stiglitz
Bancarotta
L’ECONOMIA GLOBALE IN CADUTA LIBERA
COME NASCE UNA CRISI 2010
Il prezzo della
disuguaglianza
Come la società divisa di oggi
minaccia il nostro futuro 2013
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Chi è Stiglitz
 Economista keynesiano
 Nobel per l’economia
 Ha lavorato nella Banca Mondiale dove si è
interessato delle crisi dei Pvs → quando la crisi
colpì paesi periferici ci si preoccupò più di salvare le
banche occidentali, che la vita degli abitanti delle
nazioni colpite
 È stato consulente di Clinton
 Si autodefinisce riformista di centro, ma si
dichiara deluso da Obama che ha fatto
peggio di Clinton, continuando in molte
cose la politica di Bush
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Stiglitz: analisi della crisi e
conseguenze della crisi
 Il testo “Bancarotta” fa un’analisi
della crisi che assomiglia a quella di
Gallino a breve
 “Il prezzo della disuguaglianza” si
concentra sulle conseguenze
dell’aggravamento delle
disuguaglianze negli Usa tra l’1% che
non capisce che il suo destino
dipende anche dall’altro 99%
36
Il quadro generale
L’ECONOMIA GLOBALE E’ SOGGETTA A
SCOSSE SISMICHE
Paesi sviluppati: tendenza al passaggio dal
settore manifatturiero al terziario
Globalizzazione: delocalizzazione della produzione
•Vantaggio comparato in Cina, India e in altri paesi
emergenti
•Paesi poveri che prestano soldi a quelli più ricchi:
deficit insostenibile
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Che fare secondo Stiglitz
 C’è bisogno di nuove regole
 Un nuovo ordine capitalistico con un
nuovo ruolo dello stato
 Innovazione va indirizzata al
risparmio energetico e di risorse
naturali e non di posti di lavoro→ è
paradossale avere molti disoccupati in un
mondo sull’orlo del disastro ambientale
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Gallino: gli effetti del
finanzcapitalismo sulle imprese
 Mercati borsistici non servono più per
emettere nuove azioni→ le imprese si
indebitano con le banche o si autofinanziano
 Le banche più grandi riducono i prestiti (la
loro funzione) e speculano dentro e fuori
bilancio
 Dato che le operazioni finanziarie rendono
più di quelle produttive le imprese si
finanziarizzano a danno dei lavoratori e
della R&S→ es. gruppo Fiat che già da anni ha una
holding finanziaria, apre una banca in Argentina
39
La trasformazione delle imprese
industriali in enti finanziari
 Banche che vendono automobili (o
imprese di automobili che acquistano
banche?) → almeno l’80,5% degli scambi
sono unicamente speculativi
 La esternalizzazione della produzione
→accrescimento irresponsabilità sociale
 Le ricadute sul management→ più
attento a soddisfare gli azionisti con operazioni
finanziarie, che non a migliorare la produzione
40
l’uomo economico un modello
diventato carne e ossa
 istituzioni-scuola, mercato, produzione,
consumo, media, intrattenimento, PA e
politica operano come se ognuno fosse un
homo oeconomicus→ avanza una
mutazione antropologica che rischia di farci
essere attenti solo al nostro interesse
immediato e di non essere capaci di
distanza dal finanzcapitalismo.
 Anche il sé corporeo è plasmato dalla
cultura dominante
41
L’estrazione di valore dal lavoro
umano
 Interconnessione totale rischia di farci
lavorare più che ai tempi di Dickens
 C’è voluta una sentenza negli Usa per
vietare ai datori di lavoro di obbligare
i dipendenti a rispondere al cellulare
fuori orario e durante le vacanze
42
Estrazione di valore dalla natura
 L’assalto al sistema agroalimentare
 Il degrado civile legato alle
disuguaglianze
 Fragilità sistemica del
finanzcapitalismo
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Riforme forse impossibili, ma
necessarie
 Necessità di investimenti socialmente
responsabili da parte dei fondi
pensione
 Riforme finanziarie che la Ue
dovrebbe introdurre per regolare la
palude del sistema finanziario
eccessivamente complesso e
inconoscibile
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È possibile incivilire il
finanzcapitalismo?
 Necessario, ma non sufficiente ridurre il
dominio della finanza
 Alla ricerca di un contro movimento
(Polanyi)
 Democratizzare la globalizzazione
 L’incivilimento dipende anche dalle
tecnologie di assoggettamento e dai
processi di soggettivazione→liberazione da
comportamenti infantilistici e consumisti
→consumi responsabili e promozione
dello sviluppo umano
45
Conclusioni prima parte del corso
 oltre a Gallino e Crouch,
 Wallerstein, Stiglitz, Castells e Polanyi
ci chiariscono perché stiamo vivendo
una fase di forte trasformazione
 Tutti gli autori citati non credono che
sia utile lasciar agire i mercati e
pensano che lo stato e/o altri soggetti
debbano agire
46
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6 SISt-ORG-2015