STRATEGIE E GESTIONE STRATEGICA SU DIVERSI LIVELLI LA GESTIONE STRATEGICA Da cosa dipende il successo di un’impresa Definizione di strategia e di gestione strategica Un modello Se il modello è debole … … come migliorare le decisioni strategiche INTRODUZIONE Per quale motivo in presenza delle stesse condizioni esterne, o di condizioni molto simili, alcune organizzazioni hanno successo mentre altre falliscono? LE PRIME DIECI IMPRESE 1964 2014 WAL-MART AT&T EXXON MOBIL GENERAL MOTORS CHEVRON STANDARD OIL of N.J. BERKSHIRE HATHAWAY IBM APPLE TEXACO PHILLIPS 66 DUPONT GENERAL MOTORS SEARS FORD MOTOR GENERAL ELECTRIC GENERAL ELECTRIC GULF OIL VALERO ENERGY EASTMAN KODAK Dalla classifica possiamo notare come ben poche siano le imprese rimaste allo stesso posto, molte sono addirittura scomparse ! LA TESI Le strategie (in particolare quelle di sviluppo/stabilità/contrazione) adottate da un’impresa hanno un forte impatto sui risultati rispetto a quelli dei concorrenti. DEFINIZIONE DI STRATEGIA Sono varie. Hanno in comune: La definizione di obiettivi a lungo termine Lo sviluppo di azioni miranti ad orientare la gestione delle imprese verso gli obiettivi L’acquisizione e l’allocazione delle risorse necessarie per costruire e difendere vantaggi sui concorrenti DEFINIZIONE DI GESTIONE STRATEGICA (Strategic management) Per gestione strategica si intende il processo mediante il quale il management sceglie le strategie. In passato questo concetto era indicato con “business policy”. UN MODELLO DI GESTIONE STRATEGICA Definizione della “mission” dell’impresa e dei principali obiettivi di lungo termine Analisi dell’ambiente esterno all’organizzazione allo scopo di individuare minacce e opportunità UN MODELLO DI GESTIONE STRATEGICA Analisi dell’ambiente operativo interno all’organizzazione al fine di individuare punti di forza e di debolezza Selezione delle possibili strategie Realizzazione delle strategie Questo approccio implica il convincimento che attraverso un processo razionale sia possibile formulare e sviluppare una strategia di successo. Tale convincimento è tuttavia ampiamente contestato. TRE FASI ANALISI STRATEGICA SCELTE DELLE STRATEGIE REALIZZAZIONE DELLE STRATEGIE ANALISI STRATEGICA ANALISI INTERNA S, W “MISSION” E OBIETTIVI ANALISI ESTERNA O, T SCELTE STRATEGICHE S. W. O. T. S.W.O.T. STRENGTHS: risorse che l’impresa possiede e capacità che l’impresa ha sviluppato sulle quali può costruire vantaggi competitivi sostenibili. Sono un qualcosa che l’impresa fa meglio delle altre. S.W.O.T. WEAKNESSES: risorse e capacità carenti che impediscono all’impresa di sviluppare vantaggi competitivi sostenibili. Sono qualcosa che l’impresa fa peggio di altre. S.W.O.T. OPPORTUNITIES: tendenze positive o cambiamenti dell’ambiente che possono contribuire a migliorare i risultati di un’impresa. S.W.O.T. THREATS: tendenze negative dell’ambiente o cambiamenti che peggiorano i risultati di un’impresa. SCELTA DELLE STRATEGIE STRATEGIE CORPORATE STRATEGIE BUSINESS STRATEGIE FUNZIONALI TRE LIVELLI DI STRATEGIC MANAGEMENT CORPORATE BUSINESS FUNZIONALE IMPRESA DIVERSIFICATA (MULTI-BUSINESS) Responsabilità del top management dell’impresa STRATEGIA CORPORATE Responsabilità del top management delle business unit STRATEGIE DI BUSINESS UNIT Responsabilità dei capi delle singole funzioni STRATEGIE FUNZIONALI (marketing, finanza, R&D, produzione, risorse umane) CAMBIAMENTO DELLE STRATEGE STRUTTURA ORGANIZZATIVA REALIZZAZIONE DELLE STRATEGIE SISTEMI DI CONTROLLO STRATEGIE + STRUTTURE + CONTROLLO Cosa fa scattare il processo di cambiamento strategico? Crisi di risultati Nuova leadership Minaccia di takeover Nuovi azionisti di riferimento LA LEADERSHIP STRATEGICA Chi prende le decisioni strategiche? I REQUISITI DELLA LEADERSHIP “Vision” Impegno personale Essere informato Capacità di delegare “Politicamente avveduto” LA GESTIONE STRATEGICA NELLA REALTA’ THE HONDA STORY 1965: il governo britannico chiede al Boston Consulting Group le strategie per rianimare l’industria motociclistica in crisi. La diagnosi è: difficile fronteggiare la strategia Honda per dominare il mercato mondiale. Classico esempio di strategia pianificata. THE HONDA STORY 1982: dalle interviste ai dirigenti giapponesi che erano stati protagonisti dell’entrata di Honda nel mercato americano emerge un quadro molto diverso. C’era ben poco di pianificato. L’obiettivo iniziale era di vendere 6000 motociclette da 50 cc l’anno. THE HONDA STORY “Un giorno ricevemmo una telefonata da parte di un buyer di Sears. Ci chiedeva di vendere le nostre moto nei grandi magazzini”. Così nacque il nostro successo. CRITICHE AL MODELLO TRADIZIONALE “Sono in circolazione almeno quaranta libri con il titolo Strategic management. Promettono al lettore i fondamenti delle strategie delle imprese. Sono venduti a un prezzo che si aggira intorno alle 25 sterline … … C’è qualcosa di paradossale in questi libri. Se i segreti delle strategie potessero essere acquisiti per 25 sterline, allora non dovremmo pagare tanto i direttori generali e gli amministratori delegati” (Whittington) MODELLO DEBOLE Assegnare le strategie esclusivamente al vertice dell’organizzazione allontana le decisioni dai problemi reali Rischio di porre in secondo piano la ricerca di future opportunità DAL BASSO VERSO L’ALTO (MINTZBERG) STRATEGIE PIANIFICATE (INTENDED STRATEGIES) STRATEGIE EMERGENTI (EMERGENT STRATEGIES) STRATEGIE REALIZZATE MISSION E OBIETTIVI DEL CORPORATE MISSION E OBIETTIVI CORPORATE Definire la mission Obiettivi aziendali del corporate Obiettivi economici Obiettivi non economici BEN & BERRY HOMEMADE INC. Ben & Jerry Homemade Inc. nasceva nel 1978 nel Vermont per iniziativa di due hippy. Il business concept era produrre il miglior gelato di elevata qualità e prezzo accessibile a tutti. Ebbe successo fin dall’apertura. Nel 1981 fu definito dalla rivista Time “il miglior gelato del mondo”. A metà anni ’90 superava il leader del mercato dei gelati Haagen Dazs. Oltre 100 punti vendita negli Stati Uniti portavano le sue insegne. La mission fu definita in tre orientamenti nel convincimento che fosse possibile conseguire simultaneamente business mission e social mission. product mission: qualità con ingredienti naturali provenienti da fattorie del Vermont. social mission: acquisto di ingredienti dalle comunità e riserve indiane, latte senza utilizzo di ormoni sintetici, iniziative di pace. economic mission: gestire su solide basi finanziarie, aumentare valore per gli azionisti creando opportunità per i dipendenti. Nel 1994 le vendite di Ben & Jerry cominciarono a ristagnare. I profitti calarono e prezzi delle azioni si dimezzarono. Nel 2000 Ben e Jerry furono costretti a vendere la propria attività alla multinazionale Unilever. Unilever la cederà in franchising sui mercati internazionali e con obiettivi sociali più ristretti come il recupero del lake Champlain negli Stati Uniti e la campagna contro l’over-fishing in Svezia). Dove hanno sbagliato Ben e Jerry? L’orientamento della mission era troppo ampio. LA MISSION E’ un’enunciazione molto ampia degli scopi che il corporate persegue • individua grandi aree di attività nel campo economico – sociale I QUATTRO PRINCIPALI ELEMENTI PER DEFINIRE UNA MISSION MISSION DEFINIRE GLI OBIETTIVI DI LT DEFINIRE IL BUSINESS DEFINIRE LE POLITICHE ED I VALORI DEFINIRE I RAPPORTI FRA “BUSINESS ETHICS” E RISULTATI ECONOMICI DEFINIRE GLI OBIETTIVI DI LT Gli obiettivi di LT del corporate dovrebbero indicare con precisione cosa deve essere fatto ed entro quanto tempo. 1. Riguardano i problemi più importanti della gestione. 2. Sono impegnativi ma realistici. 3. Raramente sono definiti in termini quantitativi. DEFINIRE GLI OBIETTIVI DI LT STRATEGIC INTENT obiettivi ambiziosi SHAREHOLDER VALUE creare valore per gli azionisti OBIETTIVI NON ECONOMICI E CORPORATE STAKEHOLDERS DEFINIRE IL BUSINESS Single business Modello di Abell 1. A quale gruppo di clienti rivolgersi? 2. Quali esigenze soddisfare? 3. Come soddisfare le attese dei clienti individuati? DEFINIRE IL BUSINESS Multibusiness 1. Quali business aggiungono valore? 2. Quali business sottraggono valore? 3. Incorporarli o lasciarli indipendenti? LE POLITICHE E I VALORI I valori: Etica Difesa dell’ambiente Protezione del consumatore Responsabilità sociale del corporate BUSINESS ETHICS Che cosa s’ intende per Business ethics? • Nel business è etico il comportamento che rispetta le norme, i principi e gli standard fissati dalla società circa il modo di condurre un’ attività economica (Trevino e Nelson) • L’ etica nel business riguarda le regole di condotta in base alle quali vengono prese le decisioni all’ interno delle organizzazioni (Jones e Pollit). ETICA E LAVORO Disney: alcuni lavoratori addetti alla produzione erano costretti a lavorare 16 ore al giorno, 7 gg alla settimana e con remunerazione fissa senza straordinari (Cina). Mattel: sulle linee di montaggio gli abusi erano la regola: orari troppo lunghi e paghe basse (Cina). Nike: commissionava alle imprese coreane e taiwanesi che fabbricavano in Indonesia con salari bassi e utilizzando principalmente bambini. Quale risposta da parte delle tre imprese? Molto è stato fatto per migliorare le condizioni di lavoro. Disney e Mattel hanno adottato codici di condotta. Nuove regole ai subfornitori di Nike. OBIETTIVI ECONOMICI DEL CORPORATE GLI OBIETTIVI DELL’IMPRESA La teoria economica tradizionale definisce l’impresa come l’insieme di risorse trasformate in prodotti per rispondere alla domanda dei consumatori. L’OBIETTIVO PRINCIPALE DELL’IMPRESA E’ LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO EVOLUZIONE DELLE IMPRESE Sempre più spesso crescono le dimensioni, assumono la conformazione di gruppi aziendali e le azioni sono possedute da tanti azionisti (es. “public company”). Gli interessi di managers e proprietari possono in certi casi divergere! EVOLUZIONE DELLE IMPRESE Nei gruppi aziendali le holding (o le società che detengono il controllo) hanno adottato obiettivi aziendali che possano soddisfare l’esigenza della gestione unitaria, spesso sono obiettivi economici prioritari a cui si accostano obiettivi non economici. La mission aziendale riporta le linee che si intendono perseguire e gli obiettivi generali del corporate. PRINCIPALI OBIETTIVI ECONOMICI ● LIVELLI DI FATTURATO ● CONTENIMENTO DEI COSTI ● LIVELLI DI PROFITTO ● DISTRIBUZIONE DI DIVIDENDI E CREAZIONE DI VALORE PER AZIONISTI LA CREAZIONE DI VALORE PER GLI AZIONISTI SHAREHOLDER VALUE Massimizzare il return per gli azionisti attraverso dividendi e aumento del valore capitale Il successo di questo obiettivo in genere è decretato da misure finanziarie (ROE, ROI , Cash flow, creazione di valore, ecc.) SHAREHOLDER VALUE Il valore di mercato di un’impresa è il valore attuale del flusso futuro di cash flow calcolato sulla base di un tasso di interesse pari al costo del capitale. Costo del capitale = rendimento che gli investitori potrebbero ottenere da un investimento alternativo di pari rischio. L’investitore si aspetta un rendimento pari a quello di un investimento senza rischio più una maggiorazione proporzionale al rischio che corre. Flusso futuro = Dividendi + (Prezzo di vendita delle azioni – Prezzo di acquisto) Se il valore attuale di questo flusso è superiore a quello di un investimento di pari rischio: l’ impresa crea valore. OBIETTIVI DEL MANAGEMENT PRIORITA’ AGLI AZIONISTI REMUNERAZIONE PERIODICA REDDITIVITA’ AZIENDALE STRATEGIE DI MEDIO E LUNGO PERIODO INCREMENTO VALORE AZIONI RISCHIO PERCEPITO DAI MERCATI COMUNICAZIONE/ FIDUCIA DA PARTE DEI MERCATI IL POTERE DEGLI AZIONISTI Negli ultimi anni sono molti i gruppi aziendali che hanno messo in primo piano gli azionisti (proprietari) negli obiettivi dell’impresa. Shareholder value La teoria del SV si è diffusa principalmente negli U.S.A. e G.B. a partire dalla metà degli anni ’80. SHAREHOLDER VALUE Le ragioni della sua rapida diffusione possono essere ricercate negli Stati Uniti a partire dalla metà degli anni ‘80: 1. Difesa dai “raiders” 2. Crisi dei sistemi pensionistici 3. Investitori istituzionali 4. Stock options SHAREHOLDER VALUE In seguito altri fattori hanno favorito la diffusione anche se contenuta in Europa, America Latina ed Asia: 1. Globalizzazione 2. Deregulation dei mercati dei capitali 3. Liberalizzazione dei mercati 4. Information tecnology SHAREHOLDER VALUE Numerose sono le critiche alla teoria del Shareholder value: • Spinge a decidere avendo un orizzonte di breve termine • E’ pura finanza • Ignora la necessità di investire nell’interesse di tutti gli stakeholders SHAREHOLDER VALUE Repliche dei sostenitori: • Il mercato azionario valuta anche con una prospettiva di lungo termine • La prospettiva finanziaria coagula più criteri • L’impresa che crea valore per gli azionisti lo crea anche per gli altri stakeholders SHAREHOLDER VALUE Prove a favore del metodo del SV (Mc Kinsey): • Negli USA e UK, in cui è preferito il metodo dello shareholder value, si creano più posti di lavoro: l’ azionista investe infatti nelle imprese con progetti migliori selezione naturale fra le imprese mobilità del lavoro. Value Based Management Il nuovo atteggiamento manageriale Il focus dell’azione manageriale diviene la creazione di valore per gli azionisti, garantendo una redditività superiore al costo-opportunità del capitale e quindi alla remunerazione giudicata equa o soddisfacente dall’azionista. Value Based Management Value Based Management Value Based Management non costituisce una nuova tecnica di gestione, quanto piuttosto la consapevole, sistematica, prevalente applicazione di un insieme di metodi tradizionali specificatamente diretti, nel loro complesso, a rendere massimo il valore creato per gli azionisti. VBM Secondo Mc Taggart, Kontes e Mankins (1994), “is a formal, or systematic, approach to managing companies to achieve the governing objective of maximizing wealth creation and shareholder value over time” . Per Arnold (2000), “Value-based management is a managerial approach in which the primary purpose is long-term shareholder wealth maximization. The objective of a firm, its systems, strategy, processes, analytical techniques, performance measurements and culture have as their guiding objective shareholder wealth maximization” . LE PRINCIPALI SCUOLE DI PENSIERO 1. VBM come progetto 2. VBM come approccio a due stadi 3. Dalle strategie corporate ai “key performance indicators” 1. VALUE BASED MANAGEMENT COME PROGETTO Commitment da parte del top management Individuazione degli obiettivi dell’impresa Lavorare in team Progetto pilota Implementazione modulare VALUE BASED MANAGEMENT COME PROGETTO Individuare le risorse necessarie Apertura al cambiamento Comunicazione Applicazione dei principi stabiliti Revisione frequente 2. VALUE BASED MANAGEMENT AS A TWO-STAGE APPROACH STAGE 1 CREATE A VALUE BASED MANAGEMENT FRAMEWORK ORGANISATIONAL ORGANISATIONAL OBJECTIVES STRUCTURE CULTURE STAGE 2 DEVELOP INTEGRATED VALUE BASED MANAGEMENT SYSTEMS STRATEGY RESOURCE ALLOCATION MANAGERIAL REWARDS TARGET SETTING AND PERFORMANCE MEASUREMENT 3. DALLE STRATEGIE CORPORATE AI “KEY PERFORMANCE INDICATORS” Top 1. Decide di adottare VBM 2. Decide le misure Management chiave 3. Pianifica il processo di comunicazione Senior Management Traduce gli obiettivi del VBM in azioni Operational Progetta il processo pianificazione per Management diffondere i principi del VBM all’interno dell’impresa STRATEGIA DI CORPORATE MISURE DI PERFORMANCE FINANZA TSR/EVA MARGINE DI PROFITTO PREZZO DI VENDITA VOLUMI QUOTE DI MERCATO COSTI CAPITALE CIRCOLANTE SCORTE ATTIVITA’ FISSE “VALUE DRIVERS” UTILIZZO GG CREDITORI SVILUPPO DEL MERCATO GG DEBITORI INVESTIMENTI Le value metrics della creazione di valore Il management e la creazione di valore per gli azionisti I risultati ottenuti dall’impresa sono in relazione al settore e alla nazione in cui essa opera, alle strategie adottate, alle risorse e alle capacità di cui dispone. Nei gruppi aziendali i proprietari affidano i propri capitali al management che ha quindi la responsabilità di gestire l’impresa ed ottenere massimi risultati. Il management e la creazione di valore per gli azionisti Un aspetto fondamentale riguarda la misurazione dei risultati ottenuti in rapporto alle risorse di cui il management ha potuto disporre. Occorre quindi scegliere gli indici adeguati per misurare il successo delle strategie di un’impresa e l’efficacia della gestione corrente. Il management e la creazione di valore per gli azionisti Per lunga tradizione sono state adottate le misure tratte dalla contabilità principalmente basate sugli utili di bilancio e quelle di redditività. Tuttavia se si adotta la creazione di valore come obiettivo primario nessuno di questi indici è in grado di esprimerla. Il management e la creazione di valore per gli azionisti La creazione di valore, infatti, è basata su due postulati fondamentali: 1) l’obiettivo del management è la massimizzazione del rendimento economico per gli azionisti. Il management è un “agente” il cui compito è gestire nell’interesse degli azionisti (...); Il management e la creazione di valore per gli azionisti 2) i mercati azionari valutano le azioni di un’impresa sulla base delle attese degli investitori circa il valore attuale del cash flow, che sarà generato dall’impresa stessa (...). Il management e la creazione di valore per gli azionisti Rappaport individua tre debolezze principali negli indici basati sugli utili di bilancio: 1) i criteri di valutazione essere differenti; possono 2) gli investimenti in capitale fisso ed in capitale circolante sono esclusi dal calcolo degli utili; 3) la contabilità non tiene conto del valore del denaro nel tempo. Il management e la creazione di valore per gli azionisti Altri autori (Martin, Petty) sviluppano i punti deboli delle misure tradizionali mettendo in evidenza che le misure di matrice contabile non tengono conto: - del rischio degli investimenti; - del costo opportunità del capitale investito; - delle prospettive future del reddito. MISURE BASATE SU DATI CONTABILI Possono essere distinte in due grandi aree: 1.Misure operative: esprimono come l’impresa è stata gestita a livello operativo; 2.Misure di redditività: misure dei risultati dal punto di vista di chi ha conferito capitale. Misure operative MISURE OPERATIVE ROS ROI CASH FLOW ROS = Risultato operativo Vendite Limiti del ROS fornisce una visione parziale perché ignora le variazioni nel patrimonio e nella cassa; Sia il numeratore che il denominatore possono essere calcolati in modo diverso a seconda delle convenzioni contabili. ROI = Risultato operativo Capitale investito Vantaggi del ROI Rispetto al ROS ha un maggiore significato in quanto lega i risultati conseguiti alle risorse investite. Limiti del ROI Il calcolo può subire variazioni per effetto delle convenzioni contabili adottate. Cash flow Ha lo scopo di stabilire se l’impresa stia generando sufficiente cassa per dare valore futuro ai propri azionisti. E’ considerata misura significativa per valutare l’impresa. E’ difficile da stimare oltre il breve termine. Misure di redditività Possono essere distinte in due grandi aree: 1. Dati contabili: sono le elaborazioni di dati resi noti dall’impresa; 2. Mercati azionari: sono elaborazioni che legano i dati contabili alle quotazioni dei mercati azionari. MISURE DI REDDITIVITA’ DATI CONTABILI ROE EPS DIVIDEND COVER MERCATI AZIONARI VALORE AGGIUNTO PRICE TO BOOK RATIO PRICE / EARNINGS RATIO DIVIDEND YIELD Dati contabili ROE = ____Utile______ Capitale equity Vantaggi del ROI: Per l’investitore è un buon indicatore in quanto indica l’utile ottenuto rispetto al capitale di equity Limiti del ROE: Per le imprese quotate l’attenzione maggiore degli investitori è per il prezzo delle azioni, che il ROE non incorpora. EPS = ________Utile_____________ Numero medio di azioni emesse E’ il più usato nonostante i suoi limiti: Non si presta a confronti fra imprese di settori diversi; Non considera il valore del denaro in relazione al tempo; Non è correlato con l’andamento del prezzo delle azioni. DIVIDEND COVER= _____Utile_____ Dividendi E’ di fondamentale interesse per gli azionisti: indica quale parte degli utili conseguiti dall’impresa viene loro distribuito. Mercato azionario Price to book ratio= _Capitalizzazione__ Capitale azionario Price/earnings ratio= ___Prezzo corrente di un’azione__ Utili per azione Dividend Yield= ___Dividendo per azione__ Prezzo corrente di un’azione Il management e la creazione di valore per gli azionisti Nel tempo altre misure sono state introdotte proprio per dare anche maggiori indicazioni in termini di shareholder value. Value metrics della creazione di valore Possono essere distinte in due grandi aree: 1. “Market based” o esterne: il punto di riferimento sono i mercati azionari; 2. Interne: fanno riferimento ad analisi interne VALUE METRICS MARKET BASED MVA MBR MISURE INTERNE EP EVA SVA CFROI TSR TBR Market Value Added MVA = Capitalizzazione di mercato – Capitale proprio Limiti di MVA Indica il valore che il management ha aggiunto con la propria gestione Questo valore dipende dalle convenzioni contabili adottate per calcolare il capitale proprio. Il valore attuale delle immobilizzazioni può essere molto diverso da quello storico. MVA può risultare sopravvalutato (per le grandi imprese). Capitalizzazione di mercato Numero delle azioni emesse X Prezzo attuale unitario delle azioni Market value added VALORE AGGIUNTO DAL MANAGEMENT CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO (valore attuale di tutte le azioni emesse) CAPITALE PROPRIO (capitale azionario + utili reinvestiti) Market Book Ratio MBR = Capitalizzazione di mercato ...................Capitale investito Market to book ratio (MBR) è simile al MVA, ma anzichè mettere in evidenza la misura assoluta della differenza tra il valore creato per gli azionisti e il costo del capitale che vi ha contribuito, MBR rappresenta un valore relativo. Total Shareholder Return TSR = div. per azioni + ∆ prezzo delle azioni ...............prezzo delle azioni all’inizio del periodo E’ facile da calcolare e da interpretare, non si basa su informazioni tratte dalla contabilità e non è soggetto quindi a distorsioni dovute ai criteri di valutazione, non subisce gli effetti delle dimensioni dell’impresa a differenza di MVA, che avvantaggia sensibilmente le grandi imprese. Misure interne: Economic Profit EP = Valore della produzione – costi sostenuti – costo del capitale di debito Economic profit (E.P.) ha il vantaggio di usare i dati della contabilità, quindi è più adatto per: - costruire un sistema integrato di valutazione e quindi di misura e valutazione dei risultati delle SBU; - misurare le prestazioni del corporate; - valutare il corporate al fine della remunerazione dello stesso. Economic Value Added EVA = NOPAT – (WACC * IC) Economic value added (EVA) è il metodo sviluppato dalla società di consulenza americana: Stern Stewart & Co. EVAR è un marchio registrato da Stern Stewart & Co. negli Stati uniti, Gran Bretagna, Italia e altri Paesi nel mondo, i cui diritti sono riservati. È una versione perfezionata del concetto di Economic Profit di cui cerca di correggere alcune debolezze. Il calcolo dell’EVA Supponendo un capitale investito caratteristico pari a IC = 50, ed un costo medio WACC = 10%, il calcolo del’EVA è apparentemente semplice: + Vendite - Costo del venduto = MOL 100 - 65 = 35 - Ammortamenti - 11 - Spese generali e amm.tive - 9 = Reddito Operativo = 15 - Imposte 43% - 6,45 = NOPAT = 8,55 - IC WACC - 5 = EVA = 3,55 Shareholder Value Analysis SVA è una variante del DCF ma concentra l’analisi su sette value drivers: 1) tasso di crescita delle vendite; 2) margine di utile operativo; 3)“cash tax rate” (imposte da pagare espresse in percentuale degli utili operativi prima delle imposte); 4) investimenti in capitale fisso (nel periodo); 5) investimenti in capitale circolante nel periodo; 6) orizzonte di pianificazione (numero di anni ai quali si estende la previsione delle vendite); 7) costo del capitale. Cash Flow Return on Investment CFROI = cash flow generato ............... capitale investito Cash flow return on investment (CFROI) misura il rapporto tra il cash flow generato da un’impresa (o da una SBU) ed il capitale investito nella stessa. Quali misure adottare? Per ogni obiettivo, esistono metodi di misura dei risultati che sono utili ed altri che non lo sono. In altre parole non esistono misure che sono sempre migliori di altre, quale che sia l’oggetto al quale si applicano. Cornelius e Davies (1997) suggeriscono di partire analizzando quattro criteri, chiedendosi: 1. quale utilità per la pianificazione e valutazione di una strategia? 2. quale utilità per misurare i risultati e ricompensare il management per i risultati ottenuti? 3. quale grado di accuratezza/affidabilità nell’esprimere il valore creato? 4. quale grado di complessità?