XXVII Convegno Nazionale di Economia e Politica Industriale
“L’INDUSTRIA EUROPEA FRA STATI UNITI
E NUOVI ORIENTI”
La crescita economica in Europa:
ritardi e opportunità
Ignazio Visco
Banca d’Italia
Parma, 26-27 Settembre 2003
Crescita economica in Europa: ritardi e opportunità
• Perché i paesi OCSE hanno tassi di crescita così
diversi? E perché l’Europa non cresce?
• Nuova economia e Tecnologie dell’informazione e
delle comunicazioni: non solo una bolla speculativa!
• Determinanti della crescita: capitale fisico, umano
e di conoscenze, regolamentazione dei mercati,
efficienza amministrativa
• I ritardi europei: quali risposte per la politica
economica?
• Alcune sparse notazioni riguardo all’Italia...
Crescita economica, TIC e Nuova Economia
• Dopo l’euforia. Non solo una bolla speculativa…
– Risultati progetto OCSE (Ministeriale 1999)
• The New Economy: Beyond the Hype, 2001
• The Sources of Economic Growth, 2003
• www.oecd.org; The Policy Agenda for Growth, 2003
• Il tasso di crescita della produttività di trend si è
alzato negli USA e in altri paesi ma non nei
principali paesi UE né in Giappone (perché si è
arrestato il catching-up?)
– Risposte sulla base di dati macroeconomici, settoriali e
d’impresa, anni ‘80 e ‘90
• Gradi diversi di utilizzo del lavoro
• Ruolo del progresso tecnico, incorporato e non
TIC e crescita economica
• TIC = Tecnologia di applicazione generale? (come
elettricità, motore a combustione interna, radio…)
– In che senso le TIC sono “nuove”?
– Sono visibili nelle statistiche della produttività?
• TI sì (Bob Solow)
• TC forse non ancora (ma quasi, Bill Gates)
• L’innalzamento della crescita del potenziale non ha portato alla
fine del ciclo economico, né probabilmente alla fine dell’inflazione
• Perché le differenze tra i paesi OCSE?
– Una questione complessa, che va quindi affrontata da punti di
vista complementari (macro, settori, imprese)
– Nella ricerca delle determinanti della crescita della produttività,
attenzione al ruolo della politica economica e delle istituzioni
Dati aggregati, prodotto e occupazione
• Crescita tendenziale del prodotto e della
produttività del lavoro
– Fenomeno non uniforme per il complesso dei paesi OCSE, in
maggioranza in rallentamento, con la dispersione in aumento
– Accelerazione PIL e PIL/H negli USA tra anni ‘80 e ‘90, vs.
decelerazione nei principali paesi europei e in Giappone
• In sintesi (1980-90 vs. 1995-2000, dati di trend):
PIL
H
PIL/H
US 3.3-4.1 2.0-2.5 1.3-1.6
UE 2.5-2.6 -0.2-0.9 2.7-1.6
– Livello produttività del lavoro in USA in aumento quando già
era, in molti settori, più elevato che altrove: maggiore crescita
ma non a scapito del lavoro (con utilizzo del lavoro in aumento e
disoccupazione in netto calo; in UE: eurosclerosi)
Dati aggregati: PIL & Ore lavorate
(Tassi di crescita di trend, 1980-2000)
Usa
Canada
Australia
Finlandia
Francia
Germania
Italia
UK
Giappone
PIL
80-90 90-00 95-00
3.3 3.6 4.1
2.7 3.1 4.0
3.5 4.1 4.5
2.6 2.9 4.9
2.3 2.1 2.6
2.3 1.8 2.1
2.5 1.9 2.1
3.1 2.0 2.6
4.1 1.7 1.0
Ore lavorate
80-90 90-00 95-00
2.0 2.2 2.5
1.5 1.6 2.4
2.1 2.0 2.2
- 1.0 - 0.7 1.5
- 0.9 0.1 0.8
- 0.2 - 0.1 0.5
0.1 - 0.1 0.5
0.7
0.7 1.2
0.7 - 0.6 - 0.9
“Contabilità” della crescita: produttività del
lavoro e produttività totale dei fattori
• Lavoro come input di produzione
– occupati, ore lavorate, aggiustamento per qualità
(ponderazione per livelli di istruzione)
• Capitale come input di produzione
– stock di K vs. servizi di K (costo d’uso), mutamenti nella
composizione (disaggregazione e rendimenti diversi),
aggiustamento per qualità (es. TIC e prezzi edonici)
• Produttività di ciascun fattore e produttività
totale (PTF)
– PTF = crescita del prodotto oltre quella imputata direttamente
(con pesi pari a stime dei “rendimenti”) a capitale e lavoro
– PTF può essere stimata in vari modi: residuo date stime di
produttività dei singoli fattori, incorporando o meno
aggiustamenti per utilizzo di lavoro e capitale (ore vs.
occupazione, stock vs. servizi), per composizione e per qualità
– Residuo di Solow non aggiusta, quello di Jorgenson sì
Produttività del lavoro e dei fattori
(tassi di crescita di trend, 1980-2000)
Prod. lavoro
80-90 90-00 95-00
Usa
1.3 1.4 1.6
Canada
1.2 1.5 1.6
Australia 1.4 2.1 2.2
Finlandia 3.7 3.7 3.3
Francia
3.2 2.0 1.8
Germania 2.5 1.9 1.6
Italia
2.4 2.0 1.6
UK
2.3 1.4 1.5
Giappone 3.3 2.3 1.9
TFP(Solow)
80-90 90-00 95-00
0.9 1.1 1.3
0.6 1.3 1.7
0.6 1.3 1.4
2.4 3.2 3.6
1.9 1.0 1.1
1.5 0.9 0.8
1.5 1.0 0.7
1.0 0.7 1.0
2.2 1.0 0.7
PTF e progresso tecnico
• Quindi negli USA negli anni ’90 non solo PIL/H ma
anche PTF in accelerazione; il contrario nell’UE
• TIC hanno giocato un ruolo importante
– PTF del settore produttore (assente nell’Europa continentale)
– investimento degli altri settori (con diminuzione prezzi
hardware del 10-20% all’anno, prezzi software del1’1-4%)
– PTF degli altri settori (spillover, effetti di rete, ecc.)
– contributo TIC a crescita PIL: 0.2/0.3% di maggiore crescita
per il primo fattore in USA nella seconda metà anni ‘90, e 0.9%
per il secondo (contro circa 0 e 0.3% in UE e Giappone)
• Progresso tecnico: somma di TFP “aggiustata” e
progresso tecnico “incorporato”
– TFP al netto delle variazioni per miglioramenti capitale umano
e fisso: progresso tecnico (PT) scorporato; variazioni per
qualità e composizione capitale fisso = PT incorporato
– risultati deludenti nei grandi paesi UE e in Giappone; grandi
progressi in Nord America, Australia e paesi del Nord Europa
PTF(agg.) & progresso tecnico incorporato
(tassi di crescita di trend, 1980-2000)
PTF(agg.)
Usa
Canada
Australia
Finlandia
Francia
Germania
Italia
UK
Giappone
Progr. tec. (inc.)
80-90 90-00 95-00 80-90 90-00 95-00
0.5 0.6 0.7
0.2 0.3 0.4
0.3 0.8 1.0
0.2 0.2 0.3
..
0.9 1.0
0.2 0.3 0.4
1.9 2.3 2.5
0.2 0.3 0.4
1.4 0.3 0.4
0.2 0.2 0.2
..
0.5 0.7
0.2 0.2 0.2
..
0.3 0.1
0.2 0.2 0.2
.. - 0.1 0.0
..
0.2 0.3
..
..
..
0.2 0.2 0.2
Determinanti della crescita economica
• Stime macroeconomiche su un panel di 21 paesi,
1971-98
– controllo per movimenti ciclici
– crescita PIL pro capite dovuta a
• convergenza a sentieri di crescita bilanciata specifici per ogni
paese
• movimenti nei livelli di steady state per demografia e investimenti
in capitale (fisico, “umano” e R&S)
• progresso tecnico (livello e crescita PTF per gli effetti di politiche e
istituzioni)
• Variabili esplicative
– non solo investimenti in K, L e R&S
– ma anche variabili (di policy e istituzionali) per spiegare PTF
•
•
•
•
stabilità macroeconomica
spese pubbliche e imposizione fiscale
apertura commerciale
fattori finanziari
Effetti degli investimenti
• Investimenti in capitale (fisico e “umano”)
– +1% quota investimenti: +1.3% Q/N
– +1 anno istruzione (10% +HK): +4-7% Q/N
• Intensità investimenti in R&S
– effetti soprattutto per investimenti privati (in eccesso rispetto a
R&S incorporata negli investimenti in capitale fisico)
– +0.1% quota su PIL (=10% di intensità media): +1.2% Q/N
– interpretazione anche in termini di crescita endogena (NB:
specificazione econometrica non la esclude): circa 0.2%
maggiore crescita
– altre stime dirette su PTF (con interazioni e complementarità):
• +1% R&S privata: +0.13% PTF
• +1% R&S pubblica: +0.17% PTF
• +1% R&S importata: +0.46% PTF
[ma è necessario un adeguato livello domestico di conoscenze]
Effetti degli altri fattori
• Stabilità macroeconomica
– -1% variabilità inflazione (metà riduzione degli ultimi 20
anni) = +2% Q/N
– -1% inflazione (1/4 degli ultimi 20 anni) = +0.13% Q/N
• Imposizione fiscale e spesa pubblica
– pressione fiscale: +1 punto % (poco meno degli ultimi 20
anni) = -0.6% Q/N (incluso effetto via investimenti privati)
– effetto positivo ma debole e incerto degli investimenti pubblici
• Apertura commerciale
– quota PIL esposta a concorrenza internazionale: +10 punti %
(come negli ultimi 20 anni) = +4% Q/N
• Fattori finanziari
– forte legame con capitalizzazione di borsa (via investimenti)
Produttività e regolamentazione
• Premessa
– crescita della produttività e regolamentazione dei mercati
possono essere collegate
• Indicatori OCSE di regolamentazione
– vincoli economici (controllo pubblico, peso dello stato
nell’economia, barriere all’entrata e limiti alla concorrenza)
– vincoli amministrativi (permessi, efficienza P.A.)
– protezione dell’occupazione (EPL)
• La regolamentazione è particolarmente elevata in
Europa
– vi è evidenza di una correlazione negativa tra variazioni dei
tassi di crescita della PTF e indicatori di regolamentazione
PRODUTTIVITA' TOTALE DEI FATTORI E REGOLAMENTAZIONE
ECONOMICA
Variazione del tasso di crescita della PTF tra 1980-1990 e 1990-2000 1
1,0
Irlanda
Finlandia
Australia
Canada
Nuova Zelanda
Norvegia
Danimarca
Svezia
Stati Uniti
0,5
0,0
Austria
-0,5
Belgio
Germania
Olanda
Italia
Francia
-1,0
Giappone
Spagna
Coefficiente di correlazione -0,52
-1,5
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
Regolamentazione interna dei mercati dei prodotti, 1998 1
Fonte: OCSE
1. La scala dell'indicatore va da 0 a 6, per un grado di regolamentazione crescente
PRODUTTIVITA' TOTALE DEI FATTORI E AUMENTO DELLA
CONCORRENZA
Variazione del tasso di crescita della PTF tra 1980-1990 e 1990-2000
1,0
Irlanda
Finlandia
Canada
0,5
Norvegia
Svezia
Danimarca
Australia
Nuova Zelanda
Stati Uniti
0,0
Austria
-0,5
Belgio
Italia
Olanda
Germania
Francia
-1,0
Giappone
Spagna
Coefficiente di correlazione 0.47
-1,5
0,2
0,4
0,6
0,8
Riforme a favore della concorrenza, 1975-98
(% di riduzione dell'indicatore di regolamentazione 1 )
Fonte: Ocse
1. Media semplice degli indicatori di controllo pubblico e barriere all'entrata
PRODUTTIVITA' TOTALE DEI FATTORI E REGOLAMENTAZIONE
AMMINISTRATIVA
Variazione del tasso di crescita della PTF tra 1980-1990 e 1990-20001
1,0
Finlandia
Australia Irlanda
Canada
Nuova Zelanda
Norvegia
Danimarca
Svezia
Stati Uniti
0,5
0,0
Austria
-0,5
Germania
Olanda
Belgio
Italia
Francia
-1,0
Giappone
Coefficiente di correlazione -0.69
Spagna
-1,5
0,5
1,0
1,5
2,0
Fonte: OCSE
1. La scala dell'indicatore va da 0 a 6, per un grado di regolamentazione crescente
2,5
3,0
3,5
Regolamentazione amministrativa, 1998 1
PRODUTTIVITA' TOTALE DEI FATTORI E PROTEZIONE
DELL'OCCUPAZIONE
Variazione del tasso di crescita della PTF tra 1980-1990 e 1990-2000
1,0
Irlanda
Australia
Canada
Finlandia
Norvegia
0,5
Nuova Zelanda
Danimarca
Svezia
Stati Uniti
0,0
Austria
Italia
Belgio
-0,5
Germania
Olanda
Francia
-1,0
Giappone
Coefficiente di correlazione -0.52
Spagna
-1,5
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
Protezione dell'occupazione, 1998 1
Fonte: OCSE
1. La scala dell'indicatore va da 0 a 6, per un grado di regolamentazione crescente
Stime settoriali, regolamentazione e R&S
• Regressioni su dati di settori industriali
– 19 paesi, 23 settori, 1984-1994
– specificazione dinamica e “gap” tecnologico
– concorrenza, regolamentazione e R&S
• Obiettivo e specificazione
– Spiegazione delle differenze tra i paesi OCSE nell’attività di
innovazione e nell’adozione delle tecnologie più avanzate
– PTF (progresso tecnico/innovazioni) = funzione di fattori
specifici (di paesi o settori) con un termine di catching-up (che
misura la distanza di ciascuna industria dalla frontiera
tecnologica)
– Effetti diretti e indiretti (via catching up) della
regolamentazione sulla PTF
Produttività, R&S e regolamentazione economica
• La produttività cresce di più
– quanto più alta è la distanza dalla frontiera della produttività
nei settori dove la tecnologia è più standardizzata
– laddove è più favorita la concorrenza (con modesti interventi
diretti dello Stato, basse barriere per vincoli amministrativi e
limitazioni all’entrata)
• Gli investimenti in R&S hanno effetti
particolarmente significativi
– nei settori meno avanzati e, tra quelli più avanzati, in quelli
dove prevalgono grandi imprese di frontiera e più alti sono i
rendimenti della ricerca
– per le imprese di maggiori dimensioni
– quando sono ridotti il peso dello Stato nell’economia e le
barriere al commercio
• La regolamentazione economica generalmente
riduce l’attività di R&S
Produttività e istituzioni del mercato lavoro
• L’effetto della regolamentazione del mercato del
lavoro sulla TFP è mediato dal sistema di relazioni
industriali
• EPL stringente è chiaramente negativa dove la
contrattazione salariale è settoriale
– dove la contrattazione salariale è coordinata centralmente,
l’aggiustamento agli shock tecnologici ha luogo con la
riqualificazione degli occupati già presenti nelle imprese
– dove la contrattazione salariale è fortemente decentrata,
l’aggiustamento ha luogo con il ricorso al mercato (con
implicazioni diverse per l’occupazione)
Innovazioni e istituzioni del mercato lavoro
• L’attività di R&S tende a diminuire al crescere
della EPL e a salire al crescere del coordinamento
della contrattazione salariale
• L’effetto della EPL è però differenziato
– l’effetto è chiaramente negativo nei settori tecnologicamente
meno avanzati
– L’effetto è positivo nei settori più avanzati solo quando la
concentrazione è elevata e vi sono processi d’innovazione
cumulativa (es. aerospaziale)
• Dove le relazioni industriali sono più decentrate e
l’EPL è minore, l’innovazione è soprattutto elevata
nei settori con tecnologie multiple e in rapida
evoluzione (es. TIC)
Analisi a livello di impresa
• Primo tentativo di studiare caratteristiche e ruolo
della demografia delle imprese per un ampio
numero di paesi OCSE:
– 10 paesi
– dati armonizzati
– periodi variabili per paesi nell’intervallo 1987-1997
• Scomposizione della produttività del lavoro e della
PTF
– all’interno delle imprese esistenti
– tra le imprese esistenti e quelle emergenti
• Demografia delle imprese
– turnover e sopravvivenza
– crescita
Risultati a livello di impresa: la produttività
• La crescita della produttività del lavoro è
dovuta a imprese esistenti anziché a movimenti
tra imprese
– le imprese esistenti aumentano la produttività del lavoro
accrescendo l’intensità di capitale e riducendo
l’occupazione
• La crescita della FTP, proxy dell’innovazione,
dipende invece dall’entrata di nuove imprese
– le nuove imprese contribuiscono maggiormente
all’efficienza complessiva
– la crescita complessiva è innalzata significativamente
dall’ingresso di nuove unità nei settori più avanzati
• La regolamentazione dei mercati colpisce
soprattutto le PMI
Risultati a livello di impresa: la demografia
• Il turnover delle imprese è simile tra i diversi
paesi OCSE, così come la loro sopravvivenza
– i tassi di entrata e uscita non sono marcatamente diversi
(ancor meno se si considera il numero delle imprese coinvolte,
tra l’8 e il 12 per cento, amziché i loro dipendenti), nonostante i
vincoli diversi alla formazione e alla chiusura delle imprese
– i tassi di sopravvivenza dopo 2 anni sono pari a circa il 50/60%
• La crescita delle imprese che sopravvivono è però
diversa tra USA e UE
– negli USA le nuove imprese sono più piccole, relativamente a
quelle già presenti nel mercato, ma crescono molto di più se
hanno successo (da 10 a 26 dipendenti dopo 2 anni, contro da
10 a 11/12 in UE)
– i limiti all’entrata più che riflettersi sul turnover delle imprese
si riflettono quindi sulla loro crescita
Tassi di turnover delle imprese nei paesi OCSE, 1989-94
1
(per cento, in termini di occupazione; medie della somma dei tassi annui di entrate e uscite )
24
2
Settore privato
20
Industria manifatturiera
Servizi
16
12
8
4
0
Germania
Ovest
Canada
Olanda
Stati Uniti Portogallo
Francia
Italia
Danimarca Finlandia
Regno
Unito
Fonte: OCSE
1. Tassi di entrata e uscita pari all'occupazione nelle imprese interessate in rapporto all'occupazione della popolazione delle imprese
2. Totale economia al netto dell'agricoltura e dei servizi delle comunita'
Guadagni netti di occupazione a orizzonti diversi. Totale economia
1
(anni '90)
1,600
dopo 2 anni
1,200
dopo 4 anni
dopo 7 anni
0,800
0,400
0,000
Finlandia
Francia
Portogallo
Italia
Fonte: OCSE
1. Occupazione delle imprese superstiti in rapporto alla loro occupazione iniziale.
Germania Ovest
Stati Uniti
Guadagni netti di occupazione a orizzonti diversi. Industria manifatturiera
1
(anni '90)
1,600
dopo 2 anni
dopo 4 anni
1,200
dopo 7 anni
0,800
0,400
0,000
Finlandia
Regno Unito
Francia
Germania Ovest
Portogallo
Fonte: OCSE
1. Occupazione delle imprese superstiti in rapporto alla loro occupazione iniziale.
Italia
Stati Uniti
I ritardi dell’Europa: le linee generali
• Da che dipendono le differenze tra UE (con
qualificazioni) e i paesi a più alta crescita?
• Nella successione di analisi qui seguita:
– il PIL pro capite dipende da utilizzo del lavoro (occupazione e
ore lavorate) e produttività del lavoro
– la produttività del lavoro dipende da intensità di capitale
(quantità e qualità) fisico e umano e PTF
– la qualità del capitale e la PTF dipendono da progresso tecnico
e innovazioni, e quindi da R&S (e anche da capitale umano)
– PTF e R&S dipendono da istituzioni di mercato (in interazione
con altre variabili)
• Lungo tutte queste dimensioni l’Europa è in ritardo!
I ritardi dell’Europa: PIL pro capite, utilizzo e
produttività del lavoro
• Il PIL pro capite nell’UE
– inferiore di 1/3 a quello USA (di 1/4 vs. Giappone)
– il divario rischia di allargarsi
• Tassi di occupazione e ore lavorate sono di circa un
sesto inferiori che negli USA e in Giappone,
– quindi la produttività del lavoro per occupato e soprattutto
quella oraria sono meno distanti dai rispettivi valori USA (e
superiori che in Giappone), ma la distanza si amplia
• Problemi e opportunità sono quindi la bassa
partecipazione al lavoro (soprattutto di giovani,
donne e anziani) e il suo basso utilizzo (inclusa la
maggiore disoccupazione strutturale)
– risultato forse di scelte a priori ma anche di rigidità esistenti
– vanno anche considerati, specie per il futuro, i trend
demografici
Produttività e utilizzo del lavoro, 2000
USA Giappone
PIL/Pop
Occ/Pop
PIL/Occ
Ore/Occ
PIL/Ore
Fonte: OCSE
UE
Italia
100
75
67
67
100
103
87
74
(0,49) (0,51)
(0,43) (0,36)
100
72
76
92
100
99
88
89
(1834) (1821) (1610) (1631)
100
73
86
103
I ritardi dell’Europa: l’accumulazione di capitale
fisico e di capitale umano
• Gli investimenti privati sono più alti in UE, ma la
loro qualità sembra inferiore a quella USA
– Investimenti in TIC sono un buon esempio: nonostante un
certo recupero recente la loro quota sul totale degli
investimenti è vicina al 30 per cento negli USA ma ancora a
circa la metà nella UE (e in Giappone)
• La quantità e la qualità di capitale umano sono
anche carenti
– Pur in aumento, gli anni di studio nei paesi europei (con
l’eccezione tedesca, dove peraltro sembrano esservi seri
problemi di qualità, come in Italia: v. PISA) sono ancora
inferiori di 2-3 anni a quelli USA (il Giappone è intermedio)
– La spesa e il livello medio d’istruzione in Europa sono anche
inferiori
Spesa e livelli d’istruzione
Spesa/PIL
%
USA
Giappone
UE
Italia
Fonte: OCSE
6.5
4.7
5.5
4.8
% Popolazione 25-64
Secondaria. sup. Università
50
49
44
35
37
24
21
10
I ritardi dell’Europa: il capitale di conoscenze
• Nella UE gli investimenti in R&S sono, com’è noto,
bassi in rapporto al PIL
– negli anni ‘90 si sono ridotti nei principali paesi europei (Francia
esclusa), soprattutto nella componente privata
– si collocano attualmente nella UE tra l’1,5 e il 2% del PIL,
contro quasi il 3 % negli USA e in Giappone (circa 1% in Italia)
– La quota di scienziati e ricercatori nella forza lavoro è nella UE
di 5,4 per 1000, contro 8,1 negli USA e 9,3 in Giappone
• Anche se l’investimento pubblico non è molto più
basso che negli USA, vi è in Europa poca sinergia
tra università e investimenti privati in R&S
• Altre misure di “innovazione” (ad es. i brevetti)
danno simili indicazioni
I ritardi dell’Europa: la regolamentazione
• Negli USA bassi costi amministrativi di start up e
regolamentazione meno stringente stimolano
imprenditori potenziali a iniziare su scala modesta,
testare il mercato e, se hanno successo, a
espandersi rapidamente per raggiungere la scala
minima efficiente (ben più alta che in UE)
• In periodi di rapida diffusione di nuove tecnologie
(IT) ciò può fare la differenza
• Anche se ex post il successo può essere simile, ex
ante negli USA si rischia (e quindi si cresce) di più:
possibile ruolo importante delle strutture
finanziarie e delle condizioni normative
• La frontiera della regolamentazione
FRONTIERE DELLA REGOLAMENTAZIONE
vincoli amministrativi
1
3
GIAPPONE
1998
2
ITALIA 1998
1
ITALIA 2000
UE 19982
USA 1998
0
0
1
2
3
4
vincoli economici1
Fonte: OCSE
1. La scala dell'indicatore va da 0 a 6, per un grado di regolamentazione crescente
2. Al netto dell'Italia
Il costo di aprire un’impresa (fine anni ‘90)
N. pratiche
Francia
10
Germania
6
Italia
18
Olanda
2
Spagna
7
Settimane
6
16
10
12
24
Costo stimato (€)
3400
1400
2200
1000
330
Svezia
Regno Unito
3
1
3
1
1130
420
Australia
Giappone
USA
1
6
1
1
3
1
340
4000
500
Fonte: OCSE
Alcune altre differenze…
• Il peso delle imposte è particolarmente alto nella
UE, ed è aumentato negli anni ‘90 nei paesi
dell’Europa continentale
• La capitalizzazione di borsa è aumentata
(nonostante la bolla…) ovunque ma meno nell’Europa
continentale e in Giappone
• Con l’eccezione di Olanda, Regno Unito e Svezia, il
venture capital è molto più basso in Europa che
negli USA (e in Canada e Australia)
Le (difficili) risposte della politica economica
• Oltre che difficili… le “solite” risposte!
– ricomporre e aumentare qualità capitale fisico (incluse TIC),
quantità e qualità capitale umano (tassi di partecipazione e
disoccupazione; settori e livelli di istruzione), capitale di
conoscenze (R&S, istruzione superiore, networks)
– accrescere concorrenza nei mercati dei prodotti e ridurre oneri
amministrativi per le imprese; ridurre protezione eccessiva
dell’occupazione e introdurre politiche attive del mercato del
lavoro
– ridurre oneri fiscali sulle imprese e sul lavoro
– accrescere spessore dei mercati finanziari ed efficienza delle
relative strutture
• Se nel breve periodo l’offerta non crea la
domanda…
– politiche macroeconomiche (moneta, bilanci pubblici, cambio)?
– incentivi a investimenti (domanda) in capitale umano e R&S
(re: analisi costi/benefici…)
– riduzione dell’incertezza: informazione e comunicazione?
Sparse notazioni sull’Italia
• Un’economia in declino?
– Difficoltà nella crescita, incertezza e limiti delle politiche macro
comuni a resto dell’UE
– Problemi strutturali, anche nel confronto UE, più gravi
• nella partecipazione e nell’utilizzo del lavoro, nella quantità e
qualità di capitale umano, nella generazione di R&S
• vincoli di regolamentazione economica e ammministrativa
generalmente maggiori che altrove (con qualche progreso)
• La perdita di competitività
– caratteristica non condivisa finora con altri paesi UE
– la decelerazione della produttività si combina con
• bassa concorrenza nei servizi : aumento nei prezzi relativi
• specializzazione produttiva che soffre l’apertura dei mercati (di
cui ha molto beneficiato!)
• dimensione delle imprese: non facilita l’innovazione (al di là dei
soliti distretti!), anche se è flessibile nei cfr. di shock macro
• In buona parte, quindi, i soliti nodi irrisolti tra
Stato e Mercato (sotto nuova luce)
In sintesi (macro)
• Le differenze nei tassi di crescita tra i paesi
OCSE si sono ampliate, in particolare nell’utilizzo
del lavoro: nella UE, scelta consapevole o rigidità?
• Le TIC hanno innalzato la crescita in alcuni paesi
soprattutto via nuovi investimenti, molto poco nei
principali paesi UE: opportunità di recupero?
• Il progresso tecnico ha giocato un ruolo
importante negli USA, molto meno in Europa, dove
si è fermato il “catching up”
• Investimenti in capitale fisico, capitale umano
(istruzione) e conoscenze (R&S) costituiscono
determinanti fondamentali della crescita e sono
particolarmente carenti in Europa, dove vi è anche
un peso generalmente elevato dello Stato
In sintesi (micro)
• Variazioni nei trend di produttività sono legate alla
riallocazione delle risorse all’interno di ciascun
settore industriale e all’entrata di nuove imprese
• Riallocazione e crescita della produttività hanno
risentito favorevolmente dell’allentamento della
regolamentazione nei mercati del prodotto e del
lavoro, ancora più alta nella UE che altrove
• Politiche che favoriscono la concorrenza sono anche
di stimolo alla crescita: il mercato interno europeo…
• La riduzione dei vincoli all’entrata di nuove piccole
imprese “innovative” è una condizione importante,
purché crescano! E questo sembra difficile in
Europa, e a fortiori in Italia
Alcuni riferimenti
• Bassanini A. and E. Ernst, OECD Economics Department, WP. 316,
2002
• Bassanini A., Scarpetta S. and Visco I., OECD Economics Department,
WP. 259, 2000
• Bassanini A. and Scarpetta S., OECD Economic Studies, 33, 2001
• Bassanini A. and Scarpetta S., Oxford Economic Policy Review, 2002
• Colecchia A. and P. Schreyer, Review of Economic Dynamics, 5, 2002
• Nicoletti G., S. Scarpetta and O. Boylaud, OECD Economics
Department, WP. 226, 1999
• Nicoletti G. and S. Scarpetta, Economic Policy, April 2003
• OECD, The New Economy: Beyond the Hype, 2001
• OECD, The Sources of Economic Growth in the OECD Countries,
2003
• Scarpetta S. and T. Tressel, OECD Economics Department, WP. 342,
2002
• Scarpetta S. et al., OECD Economics Department, WP. 248, 2000
• Scarpetta S. et al., OECD Economics Department, WP. 329, 2002
• Visco I., Il Mulino, 1, 2003
• Visco, I., Aspenia, 21, 2003
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La crescita economica in Europa: ritardi e opportunità