PLATONE • Discepolo di Socrate, Aristocle - detto "Platone" per le sue larghe spalle, ovvero per il suo stile ampio - è uno dei più grandi filosofi dell'antichità; al suo pensiero si sono ispirati pensatori di tutti i tempi. LA VITA Nasce ad Atene da famiglia aristocratica, intorno al 428 a. C. Verso i 20 anni incontra Socrate, ne diventa discepolo e segue i suoi insegnamenti sino alla sua morte nel 399 a. C. Vive in pieno il dramma della crisi della poleis. LA VITA Dopo la morte di Socrate, Platone si reca a Megara presso Euclide, poi in Egitto e a Cirene. Nulla sappiamo di questi viaggi, di cui egli non parla. Parla invece del viaggio che fece nell’Italia Meridionale, dove conobbe le comunità pitagoriche, e a Siracusa (388 a. C.) dove strinse amicizia con Dione, zio di Dionigi il giovane, figlio di Dionigi il vecchio, tiranno della città, che tenta di convincerà ad attuare dei cambiamenti nel suo sistema di governo. LA VITA Nel 387 a.C. è ad Atene; dove, acquistato un parco dedicato ad Academo, vi fonda una scuola che intitola Accademia in onore dell'eroe e la consacra ad Apollo e alle Muse. Sull'esempio opposto a quello della scuola fondata da Isocrate nel 391 a.C. e basata sull'insegnamento della retorica, la scuola di Platone ha le sue radici nella scienza e nel metodo da quella derivato, la dialettica; per questo motivo, l'insegnamento si svolge attraverso dibattiti, a cui partecipano gli stessi allievi, diretti da Platone o dagli allievi più anziani, e conferenze tenute da illustri personaggi di passaggio ad Atene. LA VITA Per circa vent’anni Platone non si muove da Atene, ma nel 377, morto Dionigi il vecchio, è invitato da Dione, zio di Dionigi il giovane, a Siracusa per insegnare la filosofia al giovane tiranno. Platone trova una grande tensione tra Dione e Dionigi , e il primo venne esiliato. Nel 365 scoppia una guerra in Sicilia e Platone ne approfitta per tornare ad Atene. Nel 361 a. C., persuaso dalle promesse di Dionisio di richiamare dall’esilio Dione, si reca nuovamente a Siracusa, dove però si rende conto dell’illusorietà delle promesse di Dionisio e dell’impossibilità di fare del tiranno un filosofo. Gli fu impedito di andarsene, riuscì a tornare ad Atene con il pretesto di un ambasceria, con una nave appositamente inviatogli. LA VITA ♣ 360 a. C. Platone rientra ad Atene ♣ 348 Platone muore, ottantenne, mentre Filippo di Macedonia era già entrato in conflitto con la città. GLI SCRITTI La tradizione ha conservato sino a noi gli scritti di Platone. Questi furono composti nell’arco di una cinquantina d’anni, a partire dalla morte di Socrate Gli storici moderni hanno ricostruito questo probabile ordine cronologico: Scritti giovanili o socratici Dialoghi della maturità Dialoghi della vecchiaia 13 lettere SCRITTI GIOVANILI O SOCRATICI 399-388 CIRCA Apologia di Socrate, Critone, Ione, Eutifrone, Carmide, Lachete, Liside, Ippia maggiore, Ippia minore, Protagora DIALOGHI DELLA MATURITÀ 387-367 Gorgia, Menone, Fedone, Eutidemo, Menesseno, Clitofonte, Repubblica, Cratilo, Simposio, Fedro. DIALOGHI DELLA VECCHIAIA 365-348/47 Teeteto, Parmenide, Sofista, Politico, Filebo, Timeo, Crizia, Leggi 13 LETTERE Discussa autenticità Lettera VII, forse composta da Platone negli ultimi anni di vita una sorta di autobiografia racconta le esperienze decisive della sua vita, i sui giorni a Siracusa I DIALOGHI PLATONICI E IL SOCRATE PERSONAGGIO DEI DIALOGHI • Platone ha esposto la sua "filosofia" nei "dialoghi", cioè in opere in cui alcuni personaggi espongono le loro opinioni, in modo tale che dal confronto, e quindi dalla critica delle opinioni sbagliate, venga fuori la "verità". • Nel far questo, egli ha preso a modello il modo di filosofare di Socrate, che non scrisse nulla e ridusse tutta la sua attività di maestro a un dialogare con i discepoli. Platone distingue due tipi di dialoghi scritti: il dialogo drammatico: ogni personaggio pronuncia direttamente le proprie battute; il dialogo indiretto: il narratore (a volte Socrate stesso) riferisce una conversazione avvenuta in precedenza. LA FORMA LETTERARIA: IL DIALOGO Lo scritto non può sostituire integralmente l’indagine filosofica condotta oralmente da persone in carne ed ossa attraverso domande e risposte in un rapporto continuativo. il sapere non è qualcosa a cui tutti possono accedere in qualsiasi momento ed allo stesso modo: richiede gradualità, il libro, invece, può andare direttamente nella mani di chiunque (cfr. Fedro) Nei dialoghi, protagonista sarà per lo più Socrate (anche quando si affrontano argomenti che Socrate non ha trattato), ma protagonista è anche il lettore dei dialoghi, perché la verità (cioè, ciò che Platone vuole insegnare in quel dialogo) non viene esposta in modo sistematico, ma emerge dall'analisi e dal ragionamento che il lettore riesce a fare insieme ai personaggi. Lo stesso Socrate, più che limitarsi ad esporre il "punto di vista" di Platone, opera criticando le opinioni altrui e mostrandone la non-verità. Ovviamente, il Socrate dei "dialoghi" non coincide con il Socrate realmente esistito, ma è una specie di portavoce dello stesso Platone. SOCRATE E PLATONE la fedeltà all’insegnamento e alla persona di Socrate è il carattere dominante dell’intera attività filosofica di Platone. non tutte le dottrine filosofiche di Platone possono essere attribuite a Socrate, anzi le dottrine tipiche e fondamentali del platonismo non hanno nulla a che fare con la lettera dell’insegnamento socratico. lo sforzo costante di Platone è quello di rintracciare il significato vitale dell’opera e della persona di Socrate. La ricerca platonica tende a configurarsi come uno sforzo di interpretazione della personalità filosofica di Socrate. IL MITO Non sempre qualsiasi questione può essere affrontata e risolta in modo dialettico. In questi casi Platone ricorre non all’esposizione in forma dialogica, ma a lunghi discorsi continui, a racconti di come verosimilmente devono stare le cose. Il mito viene considerato inferiore alla dialettica e alle argomentazioni, ma appare utile quando si tratta di convincere ascoltatori non sufficientemente preparati dal punto di vista filosofico. RECUPERO E NUOVO SIGNIFICATO DEL "MITO" IN PLATONE • Può sorgere un dubbio: come mai Platone, che attribuisce tanta importanza alla "ragione" (logos), alla riflessione razionale come strumento del filosofare - tanto è vero che considera la vera realtà non quella che appare ai nostri sensi (vista, udito, olfatto,...), ma quella che possiamo cogliere con la ragione, e che lui chiama "idea" - ha usato il "mito", che è una forma di narrazione "fantastica"? • Che senso ha il "mito" per Platone? MITO • Il "mito" suggerisce la verità, piuttosto che spiegarla razionalmente. • Perciò Platone vuol farci capire che alcune verità non possono semplicemente essere trasmesse dal filosofo all'allievo, ma richiedono, da parte di quest'ultimo, uno sforzo di rielaborazione personale, un impegno a "ricercare" la verità, sulla strada che il maestro ha indicato. LA CRISI DELLA PÓLEIS Tramonto dell’età d’oro della Grecia periclea, piano politico: sconfitta d’Atene e conclusione della guerra del Peloponneso (404), fallimentare esperimento aristocratico dei Trenta Tiranni (404-403), il deludente ritorno alla democrazia, diversa da quella precedente e presto bagnata dal sangue di Socrate (399) piano culturale: esasperazione della Sofistica dissoluzione del socratismo nella varie scuole minori. PROGETTO DI UNA RIFONDAZIONE DELLA POLITICA ALLA LUCE DEL SAPERE Platone registra la crisi della propria epoca in modo “filosofico”, ritenendo che soltanto nuove certezze di pensiero possano offrire solide basi per una riedificazione esistenziale e politica dell’uomo. La connessione tra platonismo e passione politica risulta evidente dalla vita stessa del filosofo.