L’asparago è probabilmente originario della Mesopotamia antica e delle zone circostanti i fiumi Tigri ed Eufrate. Il termine Asparago deriva dal latino Asparagus, che significa germoglio. I Romani diedero questo nome alla pianta dell’Asparago per due motivi: in primo luogo perché la parte commestibile è soltanto quella apicale del germoglio, secondo perché si riteneva che l’Asparago possedesse delle benefiche proprietà curative in grado di rigenerare il corpo umano e ridargli nuova linfa. L’Asparago è stata una pianta molto apprezzata nell’antichità sia come medicamento che come cibo. Per i Romani era una vera e propria leccornia: Plinio confessa nei suoi scritti di esserne ghiottissimo e di mangiarne molto spesso, oltre ad apprezzarli per gli aspetti medicinali ed afrodisiaci. L’asparago, pianta appartenente alla famiglia delle Liliacee, è una specie dioica che porta cioè fiori maschili e femminili su piante diverse: i frutti (prodotti ovviamente solo dalle piante femminili) sono piccole bacche rosse contenenti semi neri. Turione o pollione fornito di squame. Se non vengono raccolti per il consumo dai turioni si dipartono gambi di lunghezza variabile da 1 a 1,5 m. Rizoma fusto sotterraneo ramificato. L'asparago è una pianta erbacea, fornita di un corto rizoma sotterraneo dal quale, in primavera, sorgono i giovani germogli detti turioni . ASPARAGUS OFFICINALIS L’Asparagus officinalis è coltivato dalla più remota antichità. La sua fortuna moderna è legata all'eccelso gusto di gourmand di Luigi XIV, il Re Sole: proprio a lui, e alla sua insofferenza per gli arbitri stagionali della natura, si devono le prime coltivazioni dell'asparago in serra, concepite allo scopo di consentire agli esigenti palati di Versailles di gustare i preziosi ortaggi anche nei mesi autunnali e invernali. Gli asparagi coltivati sono normalmente suddivisi in tre categorie: Asparagi bianchi: vengono coltivati in assenza di luce durante la crescita; Asparagi violetti: asparagi bianchi che riescono a fuoriuscire dal loro sito e, vedendo la luce, la punta diventa lilla ; Asparago verde: germoglia all'aria aperta portando a compimento il suo processo naturale di fotosintesi clorofilliana. ASPARAGUS ACUTIFOLIUS L’Asparagi acutifolius ovvero l’asparago selvatico è una pianta spontanea, tipica della Macchia Mediterranea, che cresce tra i sassi, nell’intrico di ginestre e di rovi. In passato questa pianta, il turione e non solo…, veniva utilizzata dai ceti meno abbienti che non potevano acquistare gli asparagi coltivati. Secondo Plinio il Vecchio la natura aveva “voluto” che gli asparagi fossero selvatici perchè se ne potessero cibare anche i poveri. Per quanto riguarda i valori nutrizionali, risultano leggermente diversi a seconda che si parli di asparagi di campo o di serra. Di seguito le tavole con i valori forniti dall’Istituto Nazionale della Nutrizione: Asparago di serra - Parte edibile 87% - Acqua 91.4g - Proteine 3.6g - Lipidi 0.2g - Glucidi disponibili 3.3g - Fibra alimentare 2.1g - Energia 29kcal - Sodio 0mg - Potassio 0mg - Ferro 1.2mg - Calcio 25mg - Fosforo 77mg - Niacina 1mg - Vitamina C 18mg Asparago selvatico - Parte edibile 52% - Acqua 92g - Proteine 3g - Lipidi 0.1g - Glucidi disponibili 3g - Fibra alimentare 2.1g - Energia 24kcal - Sodio 0mg - Potassio 0mg - Ferro 1mg - Calcio 24mg - Fosforo 65mg - Niacina 0.9mg - Vitamina C 24mg A titolo di curiosità si può rammentare che dall'asparago fu isolato, nel lontano 1806, il primo aminoacido trovato in natura: quello denominato, non per caso, "asparagina". Grazie alle sue sostanze l'asparago aumenta la fluidità del sangue, ha un effetto rimineralizzante e può stimolare l'intestino pigro; la sua proprietà più significativa è però quella diuretica, che facilita l'eliminazione dall'organismo dei liquidi in eccesso e delle scorie prodotte dal metabolismo. Alcuni dei componenti dell'asparago sono metabolizzati ed espulsi tramite l'urina, dandole un tipico e forte odore sgradevole. Da questa notissima proprietà degli asparagi prende spunto Marcel Proust per dare, a una sua pagina di delicata tessitura poetica, una conclusione comica del tutto inattesa: …“l'essenza preziosa” di questi ortaggi “aspersi d'oltremare e di rosa”, venati di “sfumature celesti” e di “colori nascenti d'aurora”, sarebbe appunto quella che riesce, per tutta la notte successiva alla cena, “a mutar il [suo] vaso da notte in un'anfora di profumo”. Omnia munda mundis. USO OFFICINALE DELL’ASPARAGO Le radici (come diuretico) DECOTTO : 4 g in 100 ml di acqua. Bere 2\3 tazze al giorno lontano dai pasti. (non aggiungere zucchero). Le radici(come antisudorifero) INFUSO : 5 g ogni 100 di acqua Bere 2\3 tazzine al giorno. L'infuso va consumato tiepido. AZIONE AFRODISIACA DEGLI ASPARAGI Dal Medioevo in poi gli asparagi trovarono largo impiego sia nella cucina popolare sia in quella ufficiale per la potente azione afrodisiaca che veniva loro ascritta: essi comparivano quindi regolarmente in ogni “manuale d’amore” e in ogni ricetta medica contro “le debolezze”sessuali. Madame de Pompadour non ne aveva certo bisogno, ma per mettere al sicuro la prosperosa, comprovata e redditizia libido che la contrassegnava, trangugiava regolarmente capaci coppe d’acqua di bollitura di asparagi. CURIOSITA’ Edouard Manet (1832- 1883, Parigi) negli ultimi anni della sua vita si dedica a dipingere nature morte di piccole dimensioni, con un numero di soggetti limitati. Fa parte di questo gruppo di opere l’Asparago (1880, Olio su tela, 16,5x 21,5 cm, Musée d’Orsay, Parigi). Manet all’epoca era un artista noto e alcune sue opere erano acquistate a prezzi elevati. Proprio nella vicenda della vendita di un quadro si inserisce la creazione di questa tela. Manet aveva, difatti, venduto un’altra opera, “Un mazzo di Asparagi”, a Charles Ephrussi. Il prezzo di vendita era 800 franchi, ma Ephrussi, molto soddisfatto del risultato, pagò l’artista con mille franchi. Manet quindi dipinse questo quadro e lo spedì al suo compratore con un biglietto con su scritto: “al vostro mazzo mancava un asparago”. In questo modo il suo acquirente aveva asparagi per i mille franchi spesi!