Guernica
Pablo Picasso - tempera su tela (351 x 782 cm.) 1937
Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid
Un massacro di 1600 persone in poco più di tre ore
Nel pomeriggio del 26 aprile 1937, numerose incursioni aeree tedesche e italiane rasero al suolo
la città di Guernica. Un attacco contro la popolazione civile e contro un simbolo, che aveva
l’evidente scopo di piegare la resistenza basca distruggendo il morale della popolazione.
Secondo anno della Guerra civile spagnola, Guernica era una delle poche città basche che
ancora resisteva alla falangi franchiste. Anche se l’importanza politica e strategica della cittadina
(che contava poche migliaia di abitanti) era ormai finita da tempo, essa aveva solo un’enorme
rilievo simbolico. Vi si trovava infatti l’antico Parlamento e l’albero secolare che rappresentava
l’orgoglio e l’autonomia del popolo basco. Proprio per questo fu scelta come bersaglio per un atto
bellico inedito per l’Europa, prodromo dei tanti disastri delle guerre a venire.
Così racconta l'episodio il quotidiano britannico Times del 28 aprile 1937:
'Il lunedì a Guernica è giorno di mercato per la gente delle campagne. Alle 16,30,
quando la piazza era affollata, e molti contadini stavano ancora arrivando, la
campana diede l'allarme. Cinque minuti dopo un bombardiere tedesco volteggiò
sulla città a bassa quota, quindi lanciò le bombe mirando alla stazione. Dopo altri
cinque minuti ne comparve un secondo, che lanciò sul centro un egual numero di
esplosivi. Un quarto d'ora più tardi tre Junker continuarono l'opera di demolizione e
il bombardamento si intensificò ed ebbe termine solo alle 19,45, con l'approssimarsi
dell'oscurità. L'intera cittadina, con settemila abitanti e oltre tremila profughi, fu
ridotta sistematicamente a pezzi. Per un raggio di otto chilometri, tutt'intorno, gli
incursori adottarono la tecnica di colpire fattorie isolate. Nella notte esse ardevano
come candele accese sulle colline.
Case in fiamme, morte e
distruzione, così si presentava
Guernica all’alba del giorno dopo.
Nei primi giorni del 1937 Picasso aveva ricevuto l’incarico da parte del governo repubblicano spagnolo
di dipingere un’opera per il padiglione iberico all’Esposizione Internazionale di Parigi che si doveva
tenere in quello stesso anno. Esposizione dedicata al lavoro, al progresso, alla pace.
Nei mesi successivi il pittore aveva realizzato numerosi studi e bozzetti per quest’opera, non
riuscendo però ancora a rimodularli in una composizione organica.
L'opera inizialmente non rappresentava il bombardamento
della cittadina spagnola, era nata per commemorare la
morte di un famoso torero dell'epoca e si intitolava
“Lamento en muerte del torero Joselito”.
Appassionato di corride, colpito dalla morte di un suo
beniamino, il pittore di Malaga aveva cominciato a dipingerne
la fine nell'arena. Solo dopo il bombardamento della città
basca, l’artista, apportò al lavoro una serie modifiche che
venne così risemantizzato in modo da esprimere l'orrore di
una nazione e di un popolo di fronte alla strage di Guernica
e più in generale della guerra.
Del progetto iniziale
permangono nell’opera
le figure del toro e del
cavallo del picadòr.
Rispettando le linee generali del Cubismo anche se questa esperienza
pittorica era ormai terminata da tempo, l’artista spagnolo esprime in
Guernica la sua opposizione ai regimi totalitari che si erano diffusi in
Europa nel corso della prima metà del XX secolo.
Uccidendo i cittadini di Guernica gli aviatori tedeschi hanno deliberatamente,
freddamente stroncata la vita, come natura e come storia. Ora ogni cittadino del
mondo è obbligato a scegliere, non si può volere insieme la civiltà e il nazismo come
non si può volere insieme la vita e la morte.
Picasso non racconta la storia
da semplice spettatore, non vuole
essere un comune narratore.
Picasso entra prepotentemente
dentro la storia, esprime il suo
giudizio morale, e… condanna!
Naturalmente un artista non pronuncia un giudizio così
decisivo e non pone al mondo un dilemma cosi
perentorio se non è consapevole della propria autorità
morale e del significato storico del proprio gesto.
La visione di Guernica è la visione della morte in atto: il
pittore non assiste al fatto con terrore e pietà, ma è
dentro il fatto, non commemora o commisera le vittime,
ma è tra le vittime, e con esse muore !
L’opera dalle grandi dimensioni (3,5x7.82 metri), impone i
contenuti con evidenza immediata. Enormi dimensioni che
furono scelte perché questo quadro doveva anche
rappresentare una sorta di manifesto che "esponesse" al
mondo la crudeltà e l'ingiustizia della guerra, qualunque
essa fosse.
Presentazione dell’opera
L’alto senso drammatico nasce dalle deformazioni dei corpi, dalle linee che si tagliano vicendevolmente, dalle
lingue aguzze che fanno pensare a urli disperati e laceranti, dall’alternarsi di campi bianchi, grigi, neri, che
accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l'assenza di vita a Guernica.
In Guernica non c'è colore: solo nero, bianco, grigio. E escluso che Picasso si sia servito del monocromato
per dare al quadro una tonalità cupa, tragica: tutto è chiaro, le linee disegnano con precisione i piani
destinati a colmarsi di colore, ma il colore non c'è, è andato via, com’è andato via il rilievo.
Il colore e il rilievo sono due qualità con cui la natura si dà alla percezione sensoria, si fa conoscere.
Eliminare il colore e il rilievo è tagliare il rapporto dell'uomo col mondo: tagliandolo, non c’è più la natura o la vita.
Nel quadro c'è, invece, la morte; e non è rappresentata con le sembianze della natura o della vita, perché quella
morte non è il termine naturale della vita, è il contrario.
Interpretazione dell’opera
Il toro che appare nella parte sinistra del quadro: esso rappresenta il Minotauro, figura
mitica e simbolo di bestialità, che contribuisce proprio ad universalizzare il significato
del quadro.
Questa figura, ha anche un altro significato. E’ il
simbolo della Spagna offesa. Di una Spagna che
concepiva la lotta come uno scontro leale e ad armi
pari.
Uno scontro leale come quello della corrida dove un
uomo ingaggia la lotta con un animale più forte di lui
rischiando la propria vita. Invece il bombardamento
aereo rappresenta quanto di più vile l’uomo possa
attuare, perché la distruzione piove dal cielo senza
che gli si possa opporre resistenza.
Interpretazione dell’opera
La lampada ad olio posta al centro dell’opera indica la ragione che non comprende il
bombardamento e la distruzione.
Tutta la scena non prende luce da
un’unica fonte, anzi, le varie figure sono
illuminate diversamente e da angolature
diverse con un gioco di chiaro scuro per
rendere più drammatico l’evento e
confondere l’osservatore.
Interpretazione dell’opera
Il cavallo agonizzante simboleggia il popolo spagnolo degenerato, trafitto dalla
barbara violenza dei suoi stessi simili.
Il cavallo sembra essere ferito ed
è raffigurato in una posizione innaturale
con le fauci dolorosamente spalancate
da cui fuoriescono strazianti nitriti.
Forse impazzito dal rumore assordante
del bombardamento. Nella bocca ha una
sagoma che ricorda quella di una bomba.
È lui la figura che simboleggia la violenza
del bombardamento che sconvolge la vita
quotidiana della cittadina basca.
Interpretazione dell’opera
La violenza e la sofferenza traspaiono esplicitamente guardando, sulla sinistra
dell’opera, la madre che grida al cielo, disperata e impotente, con il figlio senza vita
tra le braccia.
Lo slancio rettilineo del collo accentua il grido
emesso dalla bocca spalancata. Una mano
sostiene il corpo totalmente abbandonato del
bambino. L'altra, aperta, è segnata dalla stessa
stella spenta che ritroviamo sulla mano dell’uomo
abbattuto alla base del dipinto.
Interpretazione dell’opera
In basso nel dipinto c'è un cadavere di un soldato, egli ha una stigmata sulla
mano sinistra come simbolo di innocenza verso la crudeltà nazi-fascista e
nella mano destra reca un pallido fiore, simbolo di speranza per il futuro.
La spada spezzata rappresenta il risultato di
una battaglia impari. Sta a ricordare la lealtà
perduta di uno scontro che vedeva gli uomini
affrontarsi ad armi pari. La furia assassina
delle bombe, travolge impietosamente i suoi
rivali.
Interpretazione dell’opera
La narrazione dell’evento è affidata alla parte destra del quadro.
Una casa in fiamme e una donna, che disperata
guarda verso il cielo, rivolgendosi ai messaggeri di
morte con un atto pieno di clemenza.
Un’altra donna, si affaccia
come per rendersi conto di
quello che sta succedendo. E’
la stessa donna che allunga il
braccio, tenendo in mano il
lume che è raffigurato al
centro del dipinto.
La figura in basso si dirige verso il centro. Il suo tentativo di accorrere in aiuto viene annullato dalle
braccia allargate, che danno tutto il senso di una completa impotenza rispetto a quello che sta
accadendo.
Collocazione dell’opera
Museo nacional centro de arte Reina Sofía - Madrid
Il dipinto è attualmente esposto al Museo nacional centro de arte Reina Sofía di Madrid Museo
nacional centro de arte Reina Sofía di Madrid. L'esatta collocazione fu al centro di controversie in
Spagna. Picasso dichiarò che doveva essere esposto nel Museo del Prado, ma solo dopo che la
Spagna si fosse liberata dall’oppressione politica generata dalla dittatura di Francisco Franco. Dopo
la morte di Picasso il dipinto fu collocato al MoMA di New York , in attesa che si potesse realizzare la
volontà dell’artista.
Comunque, alla fine del 1900 il Prado spostò tutte le sue collezioni d'arte successive all'inizio del
XIX secolo, in alcuni palazzi circostanti, per ragioni di spazio. Il Reina Sofía, che ospita la collezione
nazionale della capitale di arte del XX secolo, sembrò la sede appropriata per il dipinto. Una galleria
speciale venne costruita per esporre al meglio il capolavoro. I nazionalisti baschi sostennero che
dovesse essere portato nei Paesi Baschi, specialmente dopo la costruzione dei Guggenheim
Museum di Bilbao.
(Risposta di Picasso ad un ufficiale tedesco,
in visita al suo studio, alla visione di Guernica)
« L'avete fatto voi, maestro?»
«No, l'avete fatto voi ! »
Pochi giorni prima che Colin Powell presentasse al Consiglio di sicurezza dell'Onu le prove della presunta colpevolezza di
Saddam, fra i vari funzionari dell'ONU intenti a organizzare l'attesissimo intervento del segretario di stato si rifletteva
sull'opportunità o meno di lasciare in background la copia del ben noto Guernica di Picasso. Così, l’arazzo del celebre
dipinto antimilitarista, donato nel 1985 da Nelson A. Rockfeller all'ONU e da allora appeso fuori dalla sala del consiglio di
sicurezza, per l'occasione è stato nascosto da un drappo blu e da una fila di bandiere. All'ONU si giustificano dicendo che
intendevano creare uno sfondo più efficace per le telecamere, ma tra le righe si intuisce anche un forte imbarazzo per il
segretario di stato che avrebbe dovuto fare il suo discorso sulla necessità di un bombardamento contro l'Iraq di fronte a
un quadro che mostrava le vittime di un attacco aereo.
GUERNICA
CONTRO TUTTE LE GUERRE DEL MONDO
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