Sistemi locali di welfare Lavinia Bifulco Quadro europeo linee di cambiamento politiche sociali Rescaling Localizzazione Attivazione Negoziazione e partecipazione Integrazione Locale e localismi Eccesso di individuazione spaziale L’Europa : politiche di coesione Le politiche di coesione • La coesione economica e sociale esprime la solidarietà tra gli Stati membri e le regioni dell'Unione Europea, favorisce lo sviluppo equilibrato e sostenibile, la riduzione del divario strutturale tra regioni e paesi e le pari opportunità tra le persone. La coesione si concreta in una pluralità di interventi finanziari, in particolare attraverso i Fondi strutturali. Parole-chiave: solidarietà, sviluppo sostenibile, pari opportunità Coesione Coerentemente con la sua matrice durhkeimiana, il termine coesione sottolinea dimensioni quali la connettività, la condivisione, l’interdipendenza. Secondo Berger Schmitt (2000) il concetto di coesione incorpora due dimensioni che possono essere analiticamente distinte: la prima riguarda la riduzione delle disparità, delle diseguaglianze, dell’esclusione sociale; la seconda concerne le relazioni e i legami sociali e in generale tutti gli aspetti che normalmente vengono ricondotti al capitale sociale. Coesione La coesione indica l’esigenza di coordinare le politiche economiche, del lavoro, sociali e ambientali in modo da renderne evidente la reciproca interdipendenza; e di orientare la crescita economica a parametri di sostenibilità. Una nozione ambigua, perciò si diffonde e “si attacca” a pratiche, politiche, prospettive di azione differenti. Di coesione si parla molto, per esempio, a proposito delle politiche dello sviluppo locale o urbano. La sfida che questo tema rappresenta per la costruzione di un modello sociale europeo è molto impegnativa: riuscire a coniugare competitività e inclusione, sviluppo economico e sviluppo sociale. Gli strumenti principali sono i finanziamenti disponibili grazie a diverse linee di programmazione. Coesione Nel primo ciclo (2000- 2006) lo sforzo di integrare la dimensione sociale con quella economica, di promuovere insieme crescita e inclusione sociale è ben visibile in programmi come Equal e come Urban, molto noti a chi opera nelle politiche sociali e nello sviluppo locale. Il ciclo successivo (2007-2013) è tutto concentrato sulla crescita, sull’occupazione, sulla creazione di infrastrutture e posti di lavoro. Nonostante persista l’ambiguità, sembra prevalere un’idea economica della coesione incardinata sulla competitività. • Convergenza (finanziato da FESR, FSE e Fondo di coesione); • Competitività Regionale e occupazione (finanziato da FESR e FSE); • Cooperazione territoriale europea (finanziato dal FESR). Conflitto fra attori che si ispirano a soluzioni di mercato e attori che provano a trovare contrappesi agli effetti socialmente indesiderabili di quelle stesse soluzioni. Come osserva Leonardi (2009) la dimensione sociale è poco valorizzata anche a causa della stessa predominanza degli attori politici economici − cioè dei ministri dell’economia - al livello europeo. L’Europa: fondi strutturali Le politiche di coesione sono definite, realizzate e controllate mediante un’azione costante di partenariato. Il dialogo sociale costituisce, infatti, uno dei pilastri del modello sociale dell’Unione europea e ha un ruolo centrale nella programmazione dei Fondi strutturali. Altro campo di azione fondamentale del Fondo Sociale europeo è l’ambito delle politiche sociali. Esse agiscono nella prospettiva di un sistema integrato di azioni di prevenzione, promozione e partecipazione, al fine di garantire pari opportunità a tutti nell’accesso all’istruzione, alla formazione, all’occupazione, all’alloggio, ai servizi collettivi, all’assistenza sanitaria. Europa: summit di Lisbona In occasione del Consiglio europeo di Lisbona (marzo 2000) i capi di Stato o di governo hanno avviato una strategia detta « di Lisbona » con lo scopo di fare dell’Unione europea (UE) l’economia più competitiva del mondo e di pervenire alla piena occupazione entro il 2010. Sviluppata nel corso di diversi Consigli europei successivi a quello di Lisbona, questa strategia si fonda su tre pilastri: un pilastro economico che deve preparare la transizione verso un’economia competitiva, dinamica e fondata sulla conoscenza. L’accento è posto sulla necessità di adattarsi continuamente alle evoluzioni della società dell’informazione e sulle iniziative da incoraggiare in materia di ricerca e di sviluppo ; un pilastro sociale che deve consentire di modernizzare il modello sociale europeo grazie all'investimento nelle risorse umane e alla lotta contro l'esclusione sociale. Gli Stati membri sono invitati a investire nell'istruzione e nella formazione e a condurre una politica attiva per l'occupazione onde agevolare il passaggio all'economia della conoscenza; un pilastro ambientale aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göteborg nel giugno 2001 e che attira l’attenzione sul fatto che la crescita economica va dissociata dall’utilizzazione delle risorse naturali. Europa- Lisbona tasso di crescita dell'economia pari al 3% tasso di occupazione pari al 70% della popolazione attiva tasso di partecipazione della forza lavoro femminile attiva pari al 60% Europa “diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. Nel 2005, rilancio della strategia di Lisbona, con due obiettivi principali: crescita economica e occupazione Metodo aperto di coordinamento (MAC o OMC) La cooperazione tra Stati membri sulle politiche è stata perseguita a partire dal 2000 (Consiglio Europeo di Lisbona) usando il Metodo aperto di coordinamento (Mac). Uno strumento che, nel rispetto della suddivisione di responsabilità prescritte nei Trattati tra Stati membri e Comunità europea, fornisce un nuovo strumento di cooperazione tra Stati membri nell’ottica della convergenza delle politiche nazionali e nel raggiungimento di alcuni obiettivi condivisi. E’ basato su: • identificazione e definizione congiunta degli obiettivi da raggiungere • definizione comune di indicatori che consentano agli Stati membri di conoscere la loro posizione in un dato momento, nonché i loro progressi nell’ambito degli obiettivi definiti • strumenti di cooperazione comparativa (benchmarking) finalizzati allo stimolo dell’innovazione, della qualità e della rilevanza dei programmi (disseminazione di buone pratiche, progetti pilota, ecc.). Europeizzazione Il concetto di europeizzazione si riferisce a: un processo di (a) costruzione, (b) diffusione, e (c) istituzionalizzazione di regole formali e informali, di procedure, paradigmi di policy, stili, “modi di fare”, nonché di credenze condivise e norme che sono inizialmente definite e consolidate nella formazione delle politiche e della politics dell’Unione Europea, e successivamente incorporate a livello nazionale nella logica del discorso, nelle identità, nelle strutture politiche e nelle politiche pubbliche Radaelli C., 2003, The Europeanization of Public Policy, in Featherstone e Radaelli, eds., The Politics of Europeanization, Oxford, Oxford University Press, p. 30. Attivazione Partecipazione al lavoro, in alcuni casi obbligata (workfare) Consumerismo: libertà di scelta del cliente/consumatore Responsabilizzazione individuale (accezione morale) Empowerment, capacitazione (capabilities) partecipazione alle scelte