Gesù proclama la legge storico-salvifica valida per ogni fedele: "Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" [Lc 14,11]. Questa è anche la chiave di comprensione della vicenda di Maria di Nazareth. Lo storico Senofonte stabilisce un principio che regge la storia del mondo: "Spesso Dio gioisce nell’innalzare i piccoli e nell’abbassare i grandi". Si tratta di una "teologia ondulatoria" (G. Gossens), secondo cui si alternano epoche di oppressione e periodi di pace, in base ad un’azione specifica di Dio nei riguardi dei deboli e dei potenti. Un principio di azione divina abbraccia l’intero arco della storia della salvezza: la predilezione di Dio per i poveri concretizzata nello schema della bassezzainnalzamento. inno escatologico, canto di ringraziamento componimento di genere misto ? nella prima parte Il magnificat appare come il canto di ringraziamento di una serva liberata prodigiosamente dalla sua condizione di miseria, canto nel quale molti oranti possono riconoscersi senza difficoltà nella seconda parte che si stacca ulteriormente dal contesto redazionale il canto celebra con grande vigore e accento marziale l’intervento decisivo di Dio in difesa dei poveri, oppressi dai potenti La maggioranza degli studiosi ritiene che il Magnificat sia un salmo preesistente opportunamente ritoccato da Luca e incastonato nel racconto. Questa soluzione sembra l’unica veramente rispettosa del cantico e del contesto in prosa che, nonostante i punti di contatto, appaiono differenti e non si postulano reciprocamente Il Magnificat, nonostante la forma e il linguaggio arcaico, celebra un evento straordinario nel quale trovano compimento le promesse (v. 55). E’ una composizione prelucana sorta in ambito liturgico, nell’ambiente giudeopalestinese delle origini, in lingua ebraica o aramaica, comunque semitica. Il linguaggio del Magnificat è vicino ai salmi canonici di cui conserva il dinamismo e la varietà del linguaggio biblico, privilegiando la storia della salvezza. La differenza più evidente è data dalla gioia che vi esplode in contrasto con i cantici giudaici profondamente segnati da tribolazioni di tempi difficili. La doulè celebra il Signore ed esulta per la sua salvezza. Pur esprimendo i propri sentimenti lascia il centro della scena al Signore. L’importanza e la centralità di Dio appare, oltre che dai verbi di cui egli è soggetto, anche dalla sua posizione dominante nei confronti della serva e di tutti coloro che lo temono. L’azione di Dio raggiunge i potenti oppressori e i piccoli depauperati capovolgendone completamente le sorti. Dio è proclamato grande (v. 46) a motivo delle grandi opere che ha compiuto (v. 49). Signore e Salvatore guarda verso il basso e risulta misericordioso e sollecito verso il suo popolo (Es 3,7ss). Il Potente è coinvolto in modo diretto e attivo nel trasformare la povertà e oppressione in gioiosa esperienza di libertà. L’uso dell’aoristo testimonia il compimento della salvezza, già storicamente avvenuto: la serva sollevata dalla sua miseria sarà proclamata beata da tutte le generazioni. Ciò che ha operato verso di lei è il parametro di ciò che fa con tutti quelli che lo amano. Israele suo servo (v. 54) è in continuità con la doulè (v. 48). La fondamentale unità del cantico pur nelle due parti che lo compongono (vv. 46b50 e vv. 51-55) è sorretta dall’asse grandezza-piccolezza con il conseguente capovolgimento di situazione. Il magnificat non è un semplice salmo di ringraziamento individuale, come diversi altri nella tradizione biblica, ma il canto di tutta una comunità, intonato da una persona, che la precede e la rappresenta davanti a Dio. [Anna: 1 Sam 2,1-10; Sir 10,14-17; Canto del mare: Es 15,1-18.21) Il Magnificat è il canto dei tempi messianici, nel quale “confluì il tripudio di Abramo che presentiva il Messia (cf Gv 8,56) e risuonò, profeticamente anticipata, la voce della Chiesa”. In Maria, Israele e la Chiesa, proclamano al mondo che la salvezza di Dio è più forte delle ingiustizie e delle violenze ancora tragicamente presenti nella storia. In particolare i cristiani credono che la sconfitta delle forze del male è già avvenuta in Cristo (cf Gv 16,33) e che il principe di questo mondo è stato cacciato fuori (cf Gv 12,31). Gioia e grandezza dominano implicitamente tutto il cantico che celebra la salvezza di Dio e la festa dei redenti. Nell’opera lucana la salvezza è premessa e condizione della gioia e la gioia è segno e conseguenza dell’esperienza salvifica. Il Magnificat è canto di Maria e della comunità dell’alleanza ormai aperta a tutte le genti. Come vivere e cantare il Magnificat oggi? L’evento-Cristo, che resta il centro della storia e ha dato senso nuovo a tutte le cose. In lui ha fatto irruzione nel mondo la rivoluzione del Regno, che ha trasformato ogni realtà secondo l’originario progetto di Dio. Questo è l’atteggiamento di fede in un evento decisivo storicamente compiuto che abbiamo il compito di portare agli altri. «Il censimento romano, segno di schiavitù, ci ricorda che Cristo nasce da un popolo oppresso, e in mezzo a quei poveri che i potenti considerano pedine insignificanti sullo scacchiere dei loro giuochi politici. Eppure il figlio di Maria sarà il centro del tempo e della stessa famiglia umana. Sarà proprio questo bambino povero a segnare nella storia i secoli in un "prima" e in un "dopo" di lui». Nel Vangelo la Vergine non appare mai da sola: è nodo di relazioni, presenza che apre. Per questo la figura isolata della Vergine senza il Figlio è rara nell’iconografia antica, e si limita alla Vergine orante di certe absidi musive (Torcello) e del modulo bizantino della Blachernitissa, dove però la Vergine è immediato segno di passaggio che invoca ed evoca una Presenza, soglia subito varcata verso l’Altro. La Madonna nell’attesa del parto a volte chiamata Madonna del Magnificat è un'iconografia sorta non per motivi di devozione popolare, ma strettamente connessa a disquisizioni teologiche sulla natura umana e divina del Cristo e quindi promossa dalla Chiesa ufficiale contro le eresie. Dopo l'affermazione nel Concilio di Efeso (431) della Divina Maternità di Maria si diffuse questo tema, secondo l'iconografia bizantina della Platytera, la Madonna che porta sul ventre la mandorla con la raffigurazione del Cristo vivente, che raggiunse presto anche l'Italia, soprattutto le aree connotate da forti contatti e scambi con Bisanzio, Venezia e la costa adriatica. Gli iconografi devono affrontare anche altri problemi: come evitare nell’immagine naturalistica della gravidanza riferimenti e allusioni alla sessualità umana; come indicare insieme anche la verginità, il concepimento senza intervento di uomo; come esprimere la dignità della gravidanza, la bellezza della donna nell’attesa. Il visibile accenna all’invisibile, questa è la logica della immagine, della teologia dell’immagine; nel frammento, il tutto. Eppure nella Donna gravida visibile è solo il nascondersi di Dio, la sua kenosis: «Quando volle apparire egli si nascose ancora di più» (M. Lutero). • Ma in questa perla di luce e di sangue che fa inarcare il grembo di Maria come una vela al soffio dello Spirito, in quel fremito del grembo è contenuto il vangelo della vita. Nel frammento, il tutto. Forse è necessario molto silenzio per ascoltare lo stupefatto silenzio di Dio, e per finalmente comprendere che tutti siamo “attesi” e portati da un Amore che di noi non è stanco. • COMPETENZE IN USCITA • (cfr. DPR n. 122/04; n. 39/2006) Gli studenti dovrebbero essere in grado di: • Leggere e spiegare il Magnificat • Descrivere il fondamento della gioia in esso espressa • Attualizzare con i giornali le situazioni che Dio innalza secondo la testimonianza di Maria • Comprendere gli effetti positivi nella vita e nella storia del Magnificat Quale situazione scolastica predisporre? Quali contenuti proporre? Quali mezzi e strumenti utilizzare? Come procedere? Come monitorare l’interesse e la partecipazione?