Corso di Sociologia delle Relazioni Internazionali 2012-2013
- 1. Giuseppe Anzera: Geopolitica dello stato e Processi
rivoluzionari, 2011, Bonanno
-
2. Massimo Campanini: Storia del Medio Oriente, 2006, Il Mulino
(da pag.103 a pag. 240)
- 3. Roberto Gritti, Giuseppe Anzera: I partigiani di Ali, 2007, Guerini
- 4. Giuseppe Anzera: Flussi di armamenti e politica internazionale,
2010, Guerini
La sociologia delle relazioni internazionali
Il termine relazioni internazionali si riferisce alle forme di
interazione, sostenute o meno dai governi, tra i membri di
società separate
L’analisi delle relazioni internazionali descrive e spiega le
caratteristiche e le dinamiche dell’insieme dei rapporti
che gli stati intrattengono tra di loro e con altri attori
operanti a livello internazionale (organi intergovernativi,
Ong, associazioni transnazionali, ecc.)
Titolo Presentazione
01/03/11
Titolo Presentazione
01/03/11
Titolo Presentazione
Gli approcci e le metodologie per l’analisi delle relazioni
internazionali
• Approcci e dibattiti
1. La natura della politica internazionale
REALISMO vs. IDEALISMO
2. Oggetto di studio delle relazioni internazionali
STATOCENTRISTI vs. GLOBALISTI
3. Metodologie di analisi delle relazioni internazionali
COMPORTAMENTISTI vs. CLASSICI
Modelli di sicurezza statocentrici
Risoluzione
del dilemma della
sicurezza
Tecniche (anche)
violente
Tecniche non violente
REALISMO
Balance of power
Deterrenza
convenzionale e
nucleare
IDEALISMO
Sicurezza collettiva
Trattati sul disarmo
MULTILATERALISMO E LA SFIDA DEL
CAMBIAMENTO
L'etichetta “post-bipolare”
La retorica del disordine
“After Victory” - La ri-costruzione dell'ordine da parte del vincitore
La peculiare conclusione della Guerra fredda e l'unipolarismo
3 fasi di peacemaking: 1989-91 e l'espansione del liberalismo,
1992-2001 e l'ascesa del multilateralismo, 2001-2008: l'era
dell'unilateralismo
Il ruolo delle armi nucleari e la fine delle 'guerre costituenti'
L'ascesa dei conflitti interni agli stati e la privatizzazione della sicurezza
Il problema della governance e del mutamento delle regole costitutive
Il mondo postbipolare: le grandi novità rispetto
all'era della guerra fredda
1
La fine del sistema
westphaliano e la
perdita di centralità dello
stato-nazione
2
La diminuzione delle guerre
interstatali e l'aumento
della conflittualità
intrastatale
Il modello della turbolenza e la dottrina
multicentrica (Rosenau)
Gli stati non sono più gli unici attori fondamentali del sistema
internazionale: interazione continua tra attori sovereignty free vs.
attori sovereignty bound
organi sovrastatali
Movimenti
transnazionali
religiosi e
politici,
terrorismo
internazionale
STATO
gruppi etnici
Attori economici
Fattore
Mondo statocentrico
Mondo multicentrico
Numero di attori
essenziali
Principale scopo degli
attori
Meno di 200
Migliaia
Sicurezza e conservazione
dell’integrità nazionale e della
sicurezza fisica
Forza armata
Autonomia e aumento delle
interconnessioni nei processi
di globalizzazione
Stimolo alla governance
Alleanze formali quando
possibili
Relativamente bassa
Coalizioni temporanee
Risorse ultime per
realizzare i propri scopi
Modalità di
collaborazione
Suscettibilità al
cambiamento
Relativamente alta
Il multicentrismo e la prospettiva
sociologica
Caratteristiche e criticità:
– Eterogeneità degli attori
– Problemi di predicibilità degli eventi
– Incapacità di identificare i centri di potere
– Il rapporto tra stati e attori non statali
– Lo stato tra fine e resurrezione: lo stato è ancora la più
importante forma di organizzazione collettiva planetaria
L'imperfetta alleanza (Susan Strange): stato e attori
non statali
Attori non statali in conflitto con lo stato
organizzazioni criminali con connessioni e interessi transnazionali
Attori non statali in relazione positiva con lo stato:
grandi compagnie assicurative o di consulenza
Attori non statali in posizione ambigua rispetto allo stato
multinazionali e cartelli transnazionali (Hertz – La conquista silenziosa).
Attori sovrastatali
Fondo Monetario Internazionale e la World Bank.
Le Ong
Il numero delle Ong e dei loro affiliati è cresciuto enormemente negli ultimi decenni.
:
Il WWF (World Wildlife Fund) Greenpeace
Importanza delle ONG e il rapporto con gli stati:
1. Per il numero degli affiliati
2. Per le capacità di influenza sui governi
3. Per il sostegno popolare
4. Per esperienza tecnica e come fonti di informazione
Rapporto con gli stati mutevole:
In certi casi dei preziosi alleati per gli stati, ma in altre situazioni irritante fonte di imbarazzo
Esempio: Amnesty International.
Le nuove sfide per lo stato
Le sfide del XXI secolo e la dimensione “intermestica”
- Integrazione politico- economica tra aree avanzate e
Cina, India, Asia meridionale e Mercosur (riforma del
CdS dell'Onu)
- La governance della globalizzazione economicofinanziaria (WB e FMI)
- Le prospettive di crescita degli stati poveri:il Bottom Billion
tra forme di cooperazione, questione del debito e
sviluppo democratico
Il revival etnonazionalistico
- Il braccio di ferro tra sovranità e autodeterminazione:
Autodeterminazioni: la prima ondata (seconda metà dell'Ottocento),
la seconda ondata dopo la prima guerra mondiale (Europa orientale,
Balcani), la terza ondata con la fine del colonialismo in Africa e in Asia
La sovranità durante la guerra fredda
Tipologie di conflitto nell'era bipolare: conflitti tra stati divisi (Corea e
Vietnam), intervento delle superpotenze contro stati 'riottosi'
(Nicaragua, Grenada, Ungheria, Cecoslovacchia), intervento delle
superpotenze per sostenere governi 'amici' (Salvador, Afghanistan),
conflitti avulsi dalla guerra fredda (India e Pakistan, Medio Oriente,
Falkland)
La politica dell’identità nelle RI
•
L’ascesa di nuovi attori substatali dopo il bipolarismo: mobilitazione politica
etnie, nazionalismi e appartenenza religiosa
•
Oltre l’immutabilità dello stato: le comunità immaginate (Anderson), processi di
morte e resurrezione degli stati
•
Conseguenze: creazione dei failed states, aumento delle diaspore, diffusione
delle reti transnazionali di tipo etnico, ma anche terroristico o criminale (la
società ‘incivile’ globale)
•
I rischi (Kaldor): pol. delle identità vs. pol. delle idee, creazione di entità
sovrane monoetniche e non democratiche, effetto domino dell’epidemia
separatista, il rischio di un mondo di micro-stati.
•
Le spiegazioni di tipo geopolitico
Parker: sovraestensione etnica
Horowitz: squilibri socio-economici interni, clima del sistema internazionale
(autodeter o sovranità), aiuti esterni
Hechter: presenza di organizzazione politica regionale, bassa dipendenza
economica, percezione della debolezza dello stato
I problemi connessi al'etnonazionalismo
Fonte di disgregazione per gli stati e instabilità del sistema internazionale
a) crisi di confini rispettati e stabiliti da tempo
b) problemi di riconoscimento politico dei neo-stati (es. Kosovo, Abkhazia,
Ossezia del sud)
c) rifugiati e IDP
d) destabilizzazione regionale mediante un conflitto etnico (es. area dei Grandi
Laghi in Africa)
e) crisi della non ingerenza
f) gestione delle crisi e difficoltà per la comunità internazionale; la costruzione
del consenso, le condizioni per un intervento efficace di peacekeeping.
La previsione dei conflitti etnici
- Eterogeneità situazionali
- Difficile identificazione delle parti in causa
Problematiche nella prevenzione da parte della comunità internazionale
- Difficoltà di intervento in questioni interne agli stati
- Paura della destabilizzazione.
- Scarsa sensibilità delle opinioni pubbliche
- Necessità di assenso da parte dei governi in crisi
- Riluttanza dei governi a cedere il controllo delle proprie forze armate
- Costi elevati delle operazioni di peacekeeping
La previsione dei conflitti etnici
- Eterogeneità situazionali
- Difficile identificazione delle parti in causa
Problematiche nella prevenzione da parte della comunità internazionale
- Difficoltà di intervento in questioni interne agli stati
- Paura della destabilizzazione.
- Scarsa sensibilità delle opinioni pubbliche
- Necessità di assenso da parte dei governi in crisi
- Riluttanza dei governi a cedere il controllo delle proprie forze armate
- Costi elevati delle operazioni di peacekeeping
L'intervento della comunità internazionale
- Il tasso di violenza dei conflitti etnici: l'ascesa del numero delle vittime tra i
civili
Peacekeeping inefficace quando:
- i negoziati sono falliti o hanno una scarsa probabilità di successo
- è imminente un’azione violenta da una delle parti
- dopo crescenti ostilità ed un aumento delle capacità di offesa le parti avviano una
spirale violenta
Peacekeeping efficace quando:
- le parti in conflitto hanno già sperimentato le conseguenze della violenza
- li belligeranti hanno una potenziale possibilità di scegliere opzioni non violente
- le parti in conflitto hanno qualcosa da guadagnare dal successo della pacificazione.
Le variabili cruciali:
Legittimazione nei confronti dell'intervento di peacekeeping, livello di forza applicata,
organizzazioni militari coinvolte (militari, guerriglia, paramilitari).
Partitioning o macchie di leopardo?
Ripartizione territoriale o coesistenza?
Le due soluzioni: modus vivendi senza secessioni o ripartizione territoriale?
Ripartizione territoriale diviene molto complessa quando si scende da un piano teorico ad uno
pratico
Gli argomenti filo – partizionisti:
a) è sbagliato cercare la pace a tutti i costi;
talvolta la separazione è preferibile alla disomogeneità
b) La coesistenza non soddisfa il dilemma della sicurezza
Gli argomenti anti – partizionisti:
a) Le divisioni territoriali su basi etniche non incoraggiano analoghe (e pacifiche) divisioni in altre
aree di scontro.
b) Gli stati derivati dalla spartizione territoriale possono essere nuove fonti di conflitti etnici.
c) La cooperazione etnica è possibile senza che sia necessaria una netta divisione.
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