La lezione come incontro sociale
Aspetti specifici dello stile
comunicativo dell’insegnante
 Lo stile comunicativo ha un impatto sulla classe; si rivela
un indice dell’insegnamento efficace ed è predittivo
dell’apprendimento dal punto di vista affettivo e
comportamentale
 La maggior parte degli insegnanti non ha consapevolezza
dell’impatto del proprio stile comunicativo sugli studenti
 Esistono discrepanze percettive nello stile comunicativo
degli insegnanti: questi ultimi si vedono in generale come
migliori comunicatori ed insegnanti efficaci rispetto a
quanto ritengono gli studenti
Prof.ssa L.Portolano
Il modello
 Saluto
 Stabilire una relazione
 Affrontare il compito della lezione
 Concludere la relazione
 Commiato
Prof.ssa L.Portolano
Gli assiomi della comunicazione (
Watzlawick)
 Non si può non comunicare
 Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno
di relazione.
 Ogni comunicazione è composta da un modulo
numerico e da un modulo analogico.
 L’interpretazione del messaggio dipende dalla
punteggiatura.
 Le comunicazioni sono simmetriche e complementari,
a seconda che sono basate sull’uguaglianza o sulla
differenza.
Prof.ssa L.Portolano
La distorsione
 In ogni scambio comunicativo è inevitabile la distorsione e la






dispersione del messaggio.
In qualsiasi messaggio che passa tra due persone che comunicano, si
verifica una perdita di efficacia dello stesso da 100 a 10 dovuta alla
dispersione:
Ciò che ho intenzione di dire
100
Ciò che dico veramente
70
Ciò che l’altro ha sentito
40
Ciò che l’altro ha capito
20
Ciò che l’altro ha ritenuto
10
Prof.ssa L.Portolano
La percezione
 La percezione crea in ciascuno, una differente “mappa del
mondo”, o punto di vista, non oggettivo, in base al quale si
reagisce e ci si comporta nel mondo.
 Un aspetto da sottolineare riguarda il fatto che la mappa
del mondo di ciascun individuo non è il mondo, il mondo
esiste oggettivamente e bisogna evitare l’indiscutibilità
della propria percezione. Infatti, non percepiamo la realtà
tutti allo stesso modo, ma elaboriamo solo ciò che siamo
motivati a percepire, grazie ad una disposizione mentale,
ad una differente cultura, al nostro umore, oltre che ai
nostri particolari fisici individuali.
Prof.ssa L.Portolano
Il processo di conoscenza
MONDO ESTERNO
Rappresentazione mentale
convinzioni
Elementi
Conglomerati
modelli
OGGETTI
A cura della prof.ssa Portolano
La conoscenza dell’interlocutore
 Un altro aspetto fondamentale in un processo di comunicazione è la







conoscenza del nostro interlocutore, importante per riuscire ad
ottenere una comunicazione efficace. Quindi, nello scambio con il
nostro interlocutore, dobbiamo sempre rivolgerci alcune domande:
A chi mi rivolgo?
In che ambito lavora?
Qual è il ruolo del mio interlocutore?
Qual è il suo modello culturale?
Quali sono le sue aspettative?
Che tipo di linguaggio usa?
Quale relazione devo attivare?
Prof.ssa L.Portolano
La comunicazione interattiva
 Tali interrogativi ci permettono, quindi, di conoscere
la persona che abbiamo di fronte e, di conseguenza, di
usare modalità differenti di comunicazione, attraverso
la flessibilità e la capacità di saper modulare il
linguaggio e le proprie “teorie del mondo” per facilitare
il processo di comunicazione “interattiva”.
Prof.ssa L.Portolano
Interazione insegnante classe
Sguardo dell’insegnante
Gradevole
Severo
Comico
Interrogativo
Prof.ssa L.Portolano
 Sguardo (risposta) della
classe
Vigile
Svogliato
Impertinente
Allegro
I gesti
Rigidi, formali, nervosi, brillanti,
rilassati, agitati, esplosivi, affrettati,
lenti, incerti, affabili, gioviali.
Prof.ssa L.Portolano
Osservando gli insegnanti
 Gli alunni colgono:
 Informazioni su di essi che
Influenzano il loro stesso comportamento che
a sua volta dà un feed back di segnali verbali e
non verbali
Prof.ssa L.Portolano
Informazioni sociali
 Stile nel vestire
 Modo di acconciarsi i capelli
 L’insieme dei libri , fogli o altro materiale che ha con sé
Prof.ssa L.Portolano
L’insegnante efficace
 È conscio di tutte le sfumature delle interazioni sociali
 È preparato ad emettere i segnali corretti:gesti di
benvenuto, di amicizia, suggerimento di un modello di
unità interpersonale
 Accetta il contesto nel quale vivono i ragazzi, senza
abbandonare la propria identità sociale.
Prof.ssa L.Portolano
La natura delle comunicazioni
 Egocentrica (diretta verso se stessi)
 Socialmente diretta (ordini, domande, informazioni,
discorso informale, emozioni espresse, trasmissione di
atteggiamenti, abitudini sociali e messaggi latenti.
Prof.ssa L.Portolano
La comunicazione in classe
 La maggior parte degli interscambi con gli alunni
assume la forma di ordini e di informazioni.
 Spesso gli insegnanti costruiscono barriere fra loro e la
classe o, al contrario esagerano nell’approccio
amichevole
Prof.ssa L.Portolano
La comunicazione è efficace
 Se le domande alla classe sono maggiori degli ordini o
delle informazioni
 Se si sprona la classe a pensare, a ragionare, a dedurre
 Se si utilizza un linguaggio informale per incoraggiare
un’atmosfera amichevole e rilassata
 Se si incoraggia la libera espressione delle emozioni
quando ciò risulta utile all’apprendimento
Prof.ssa L.Portolano
Analisi delle interazioni
 L’analisi della comunicazione risulta facilitata quando i
singoli insegnanti utilizzano uno dei tanti sistemi
disponibili per codificare e classificare le interazioni
all’interno della classe
 E’ necessario che un osservatore sieda al fondo
dell’aula e veda cosa accade ogni volta che l’insegnante
comunica all’interno della classe
Prof.ssa L.Portolano
Le categorie di Flanders per l’analisi
delle interazioni
Parla l’insegnante
Risposte
1.Accetta l’espressione dei sentimenti: accetta e chiarisce il carattere delle
emozioni degli alunni in modo non minaccioso; i sentimenti possono essere
positivi o negativi; ciò comprende il prevedere e il far rivivere i sentimenti.
2.Elogi e incoraggiamenti: elogia e incoraggia l’azione e il comportamento degli
alunni; scherza per allentare la tensione (non a spese di un altro individuo),
annuendo con la testa o dicendo: “Mmm,mm” oppure “Vai avanti”.
3. Accetta o utilizza idee degli alunni: chiarisce, organizza e sviluppa idee
suggerite da un alunno
Prof.ssa L.Portolano
Le categorie di Flanders per l’analisi
delle interazioni
Domande
4. Fa domande: formula una domanda utilizzando idee sue circa il contenuto o
la procedura, con l’intento di stimolare la risposta dello studente.
Iniziativa
5. Lezione: fornisce fatti o opinioni circa il contenuto o la procedura, con
l’intento di stimolare la risposta dello studente.
6. Dà indicazioni: dà suggerimenti, comandi o ordini a cui è legittimo prevedere
che un alunno si conformi.
7. Critica o giustifica la sua autorità: fa osservazioni volte a modificare il
comportamento degli alunni: manda qualcuno fuori; spiega perché l’insegnante
sta facendo ciò che fa; si riferisce spesso a se stesso.
Prof.ssa L.Portolano
Le categorie di Flanders per l’analisi
delle interazioni
Parla l’alunno
Risposte
8. Risposta: dà una risposta predicibile all’insegnante
Iniziativa
9. Iniziativa: comincia a parlare, fa domande; formula affermazioni originali in
risposta alle sollecitazioni dell’insegnante.
10. Silenzio o confusione: pause, brevi periodi di silenzio e periodi di
confusione nei quali la comunicazione non può essere compresa
dall’osservatore
Prof.ssa L.Portolano
Come funzionano le categorie di
Flanders
 Il sistema di Flanders permette all’osservatore di
registrare semplicemente ciò che accade
 Se lo scopo è quello di registrare la percentuale di
tempo impiegato a parlare, dall’insegnante o dallo
studente, allora lo strumento di Flanders è l’ideale
Prof.ssa L.Portolano
La scuola non cambia, semplicemente si adatta:
usa l'adattamento come tecnica di sopravvivenza
I principali adattamenti registrati dalla scuola in
questi ultimi anni sono:
 l'introduzione degli audiovisivi e dell'informatica;
 l'utilizzazione degli insegnanti in modi diversi da quelli
tradizionali (team teaching, classi aperte, etc.);
 la revisone dei "curricula", dei programmi, degli orari, dei
criteri di valutazione;
 la sperimentazione di nuove metodologie e didattiche....
Prof.ssa L.Portolano
La scuola secondo Gordon
 Questi adattamenti hanno ottenuto occasionali successi, in
qualche caso sono risultati fallimentari, e comunque non
hanno quasi mai mutato profondamente la prassi
educativa.
 L'analisi dei sistemi ci permette di distinguere questi
adattamenti camaleontici di primo livello, che non
modificano il sistema, dai cambiamenti di secondo livello
che hanno la forza di incidere sull'intero sistema,
modificandone in modo sostanziale lo schema di
riferimento teoretico e il modo abituale di
comportamento.
Prof.ssa L.Portolano
Gordon sostiene che
 in un sistema educativo l'obiettivo fondamentale da
raggiungere è quello di aiutare un giovane ad educare se stesso.
 all'educatore spetta il compito di <promuovere la realizzazione
di un "setting" educativo che faciliti nell'individuo e nei gruppi
questa impresa di progressiva autogestione del progetto di
comprendere ed essere se stesso.>
 ciò può avvenire se nella scuola, la cui logica relazionale è
stata sempre quella del " c'è chi vince e chi perde", si sostiene
la collaborazione:
Prof.ssa L.Portolano
Insegnante efficace
all'insegnante direttivo, centrato
sul compito e sul controllo
dell'efficienza produttiva, Gordon
sostituisce una "persona" che
promuove l'espressione dei bisogni,
delle idee e delle emozioni e si libera
dalla paura di perdere il controllo
della classe.

Prof.ssa L.Portolano
Il processo di codifica
 Tutti i messaggi verbali sono codici, equivalenti
linguistici dei nostri sentimenti, non i sentimenti in se
stessi.
 Certe volte i messaggi codificati sono abbastanza
chiari.
 Spesso, però, i messaggi non sono codificati in modo
chiaro:il contenuto del messaggio è correlato al
sentimento ma non esprime il sentimento stesso
Prof.ssa L.Portolano
Ciò che l’insegnante non coglie
 L’insegnante non riesce ad aiutare lo studente perché
non potrà mai sapere che cos’è che lo preoccupa
 L’insegnante che risponde solo al codice comunica allo
studente che non lo capisce, il che provoca un ulteriore
deterioramento del rapporto fra insegnante e studente.
Prof.ssa L.Portolano
ASCOLTO ATTIVO
 CODIFICA: Faremo presto una verifica?
 DECODIFICA: E’ preoccupato
 FEEDBACK: Sei preoccupato di avere presto una
verifica
Prof.ssa L.Portolano
Conversazione
 Studente: No, è che non so che tipo di verifica ci farà fare e ho paura






che sarà un saggio.
Insegnante: Oh, ma ti preoccupi del tipo di verifica che faremo.
Studente: Sì, non riesco bene nei saggi
Insegnante: Capisco, pensi che potresti fare meglio con un altro tipo di
verifica.
Studente: Sì, ho sempre preso dei brutti voti sui saggi.
Insegnante: Ma potrebbe darsi che sia una verifica con varie possibilità
di scelta.
Studente: Che sollievo! Non mi sento più così preoccupato adesso.
Prof.ssa L.Portolano
Requisiti
L’insegnante:
 deve avere profonda fiducia nelle capacità degli studenti di





risolvere i problemi
accettare sinceramente i sentimenti espressi dagli studenti
capire che i sentimenti sono abbastanza transitori
disposto ad aiutare gli studenti e a trovare il tempo per
farlo
sentirsi partecipe con ogni studente che stia attraversando
dei problemi, ma non al punto di immedesimarsi
completamente
rispettare la natura confidenziale del colloquio
Prof.ssa L.Portolano
L’ascolto attivo
 Non è una bacchetta magica.
 E’ un metodo specifico per l’applicazione funzionale di
una serie di atteggiamenti nei confronti degli studenti,
dei loro problemi e del ruolo dell’insegnante.
Prof.ssa L.Portolano
Didattica cognitivista
 La didattica cognitivista non è un metodo, non è
basata su una procedura o su un protocollo, ma veicola
una serie di considerazioni sulla pedagogia, sulle
neuroscienze, sulla sociologia, su tutti quegli aspetti
dell’agire del pensiero che hanno a che fare con la
mente umana
Prof.ssa L.Portolano
Nuovo modello
 Nel Novecento una nuova concezione della mente
(pensiero, intelligenza, processi cognitivi) e delle sue
espressioni (cultura, linguaggi, comportamenti) influenza
le procedure educative e terapiche. Queste si caricano di
complessità, pluralità, imprevedibilità, e responsabilità,
perché configurano un’azione didattica ed una pratica
dell’educazione che si approccia ad un individuo pensante
inteso nella sua globalità mentale, determinata da processi
cognitivi, da apprendimento e conoscenza, da stili di
pensiero, metacognizione e autoregolazione, autobiografia
e progettazione.
Prof.ssa L.Portolano
Didattica come scienza
 Considerare tutte queste variabili nel campo della didattica significa
uscire da un approccio meramente intuitivo e avvicinarsi a un’idea
scientifica che promana direttamente dalla teoria dell’apprendimento
e dello sviluppo mentale.
 Abbandonata la concezione di Giovanni Gentile secondo la quale la
didattica esiste solo quando la si esegue e, pertanto, non ammette
nessuna riflessione filosofica e teorica, avente per oggetto se stessa, in
pedagogia e in didattica si è introdotto il concetto di modulo che, pur
rimandando ad una serie di elementi non univoci, ma plurali, assume
un valore prescrittivo, di schema operativo utilizzato nella scuola per
realizzare azioni educative.
Prof.ssa L.Portolano
L’impianto teorico
 Se è vero che non può esistere un metodo, è anche vero che esistono
tante pratiche dell’insegnamento che nel corso degli anni hanno avuto
consensi in campo pedagogico e cognitivista. Il nodo da sbrogliare
riguarda l’impianto scientifico da dare alle strategie, affinché queste
non diventino mere tecniche, ma tecnologie (2) che legittimano una
consapevolezza didattica che congiunga il sapere con l’agire in un
percorso di costruzione orientato verso la crescita professionale. A
volte, risulta inevitabile che l’insegnante ragioni sul suo andare
random, sui suoi percorsi fuori dagli schemi, illineari, immediati, non
previsti, ma è importante che metta a confronto le riflessioni con le
formalizzazioni teorizzate, che non hanno niente di immediato e
imprevisto.
Prof.ssa L.Portolano
Lo stile di insegnamento
 Prende forma in questo modo lo stile individuale
dell’insegnamento. Bruner parla di insegnamento
come arte, intendendo con ciò, una competenze che si
forma come evento personale e contestualizzato.
 L’agire didattico diventa, quindi, uno stile didattico nel
momento in cui viene adattato, reso plastico,
convissuto, riflesso, orientato verso una teoria
scientifica, ma anche personalmente prodotto.
Prof.ssa L.Portolano
La didattica cognitivista
 La didattica diventa cognitivista quando si presenta come
mediazione, come relazione di aiuto all’interno di un rapporto che vede
come protagonisti l’insegnante e l’allievo.
 L’insegnamento e l’apprendimento, pur essendo due processi distinti, si
intrecciano per effetto della stessa natura cognitiva, l’uno si curva
all’altro e a quanto interpreta nel pensiero dell’altro.
 Per questo l’apprendere si arrovella intorno a tutto ciò che è fonte di
insegnamento: la parola, il gesto, l’immagine, l’esempio.
L’apprendimento è, quindi, un’interazione tra soggetti, tra un soggetto
e la sua cultura, il suo linguaggio, il contesto, un testo, ecc. e il processo
cognitivo è mediato dalla relazione umana.
Prof.ssa L.Portolano
Gli stili cognitivi
 Nella prassi didattica, è importante che l’insegnante
conosca il proprio stile di insegnamento per poter
modulare gli interventi didattici sugli stili cognitivi
degli alunni.
 Ormai, negli ambiti pedagogici, è consolidata
l’osservazione che gli individui pensano e apprendono
in modi diversi che non hanno nulla a che fare con
l’efficacia dell’intelligenza.
Prof.ssa L.Portolano
Gli stili
 Lo stile intellettivo si riferisce all’intelligenza e alle sue particolari attitudini
che può assumere in diversi soggetti, gruppi o popoli secondo le teorie
elaborate da Olson, Gardner, Goleman. Le nove formae mentis elaborate da
Gardner attengono ai seguenti campi di esercizio: logico-matematico,
linguistico, musicale, corporeo-cinestesico, visivo-spaziale, inter-personale,
intra-personale, naturalista, esistenziale che appartengono a settori della
cultura nei quali gli individui hanno una spiccata attitudine e non al campo
delle strategie con le quali l’individuo esercita le attività di pensiero.
 6) Lo stile apprenditivo è il modo in cui riattiva l’apprendimento nel senso della
prima e personale registrazione delle informazioni (costruzionista, intuitivo,
rappresentativo, auditivo, globale).
 Lo stile cognitivo accoglie tutte le prestazioni mentali che si prolungano nella
elaborazione delle informazioni (dati, percezioni, nozioni). E’ l’insieme delle
procedure che consente all’individuo di collegare le informazioni con quelle
pregresse e con il reticolo dei concetti e dei linguaggi. Si riferisce alla
cognition, ossia al processo in cui si riconosce la conoscenza.
Prof.ssa L.Portolano
Il campo semantico di stile
 “Uno stile non è un’abilità ma una preferenza” La
distinzione tra abilità e stile è importante . L’abilità è il
grado di bravura con cui un individuo fa qualcosa. Lo
stile è il modo in cui un individuo fa qualcosa.
 Lo stile si presenta con pluralità nello stesso individuo;
così tutti possiedono diversi stili che si differenziano a
seconda delle abilità che mettono in atto nelle diverse
situazioni, in relazioni a compiti o a problemi che
richiedono prestazioni mentali differenti.
Prof.ssa L.Portolano
Flessibilità cognitiva
 L’individuo è dotato di flessibilità cognitiva, ossia può passare da uno







stile all’altro a seconda della necessità. Gli stili sono determinati
dall’ambiente, ma possono anche essere insegnati.
E’ possibile individuare le seguenti caratteristiche:
Le persone hanno diversi stili
Gli stili variano a secondo dei compiti e delle situazioni
Le persone differiscono nella forza e nella flessibilità delle preferenze
Gli stili possono essere insegnati
Gli stili che sono validi in una situazione non sono necessariamente
validi in un’altra
Gli stili non sono né buoni, né cattivi; è solo questione di
congruenza/incongruenza
Prof.ssa L.Portolano
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La comunicazione a scuola - Istituto Comprensivo Sant`Elia