Continuità e innovazione nel sistema
universitario italiano. Valutazione dei
processi organizzativi e dei fenomeni
della dispersione
11-12 Ottobre 2012
Continuità e innovazione nel sistema
universitario italiano. Valutazione dei
processi organizzativi e dei fenomeni della
dispersione
 Il programma di lavoro prevede la realizzazione di un
disegno di ricerca valutativo che ha lo scopo di individuare
le criticità e i punti di forza dell’implementazione del DM
509/1999 sul sistema universitario italiano.
 L’obiettivo cognitivo che l’intero studio persegue fa
riferimento alla possibilità di illustrare i fenomeni di drop
out, di ritardo nel conseguimento del titolo di studio e
dello scarso numero di laureati seguendo il modello di
analisi di tipo input-throughput-output in grado di
monitorare le carriere universitarie mettendo in relazione
le caratteristiche di ingresso delle matricole e con le
variabili di percorso e di esito (cfr. Agnoli e Fasanella,
1999).
Parte I – La Sapienza in cifre: caratteristiche di
accesso e di percorso degli immatricolati
Le unità d’analisi sono gli immatricolati “puri” a sedici anni accademici (dal
1991-1992 al 2006-2007).
I dati sono forniti dal S.A.T.I.S. Servizio Applicazioni Tecnologiche
Informatiche della Sapienza).
La popolazione si riferisce complessivamente a 400.216 studenti.
40000
35000
30000
25000
20000
15000
10000
5000
0
Le caratteristiche di accesso:
il genere

6
Nel suo complesso, l’Ateneo si presenta come femminilizzato
(55,6%).
5
4
Ateneo
3
Ingegneria
Psicologia
2
Psicologia1
Psicologia2
1
0
Le caratteristiche di accesso:
il genere

In riferimento agli anni successivi al Dm 509/99, elevando il livello
di stratificazione, aggiungendo cioè al primo livello (le facoltà) la
durata legale del corso di studi (variabile “duratacorso”) si osserva
un particolare fenomeno: le donne sembrano preferire corsi di
laurea di durata superiore ai tre anni.
Durata legale cdl (anni)
Facoltà
Architettura Quaroni
Architettura V. Giulia
Farmacia
Giurisprudenza
Ingegneria
Medicina e Chirurgia 1*
Medicina e Chirurgia 2*
2001-2002
3
5-6
2002-2003
3
5-6
Anno Accademico
2003-2004
2004-2005
3
5-6
3
5-6
0,84
1,39
3,38
0,99
1,14
1,02
0,92
1,04
1,37
0,25
2,18
1,98
1,54
1,14
2,33
0,84
1,55
1,38
* facoltà che offrono corsi di laurea sestennali
0,24
2,05
2,20
1,00
1,22
2,30
1,13
1,53
1,26
0,26
2,19
1,38
1,03
1,50
2,46
1,00
1,51
1,51
1,18
1,10
1,22
0,26
2,14
1,51
1,91
1,58
2,13
1,01
1,80
1,88
2005-2006
3
5-6
2006-2007
3
5-6
1,12
1,04
1,36
1,23
0,96
1,54
1,66
0,33
1,71
1,55
0,29
1,68
1,65
1,27
1,50
2,10
0,77
1,13
1,27
1,27
1,45
4,14
1,76
1,51
1,33
1,43
Le caratteristiche di accesso:
l’età
Fra gli obiettivi della Riforma 509 vi era quello di avvicinare al mondo
universitario persone in età superiore ai 19 anni, che dunque non si
immatricolano immediatamente dopo il conseguimento del diploma.
100%
90%
80%
70%
60%
26 anni e oltre
50%
23-25 anni
40%
30%
20%
10%
0%
20-22 anni
Fino a 19 anni
Le caratteristiche di accesso: l’età
Introducendo come variabile di stratificazione la facoltà notiamo come
la facoltà con il maggior numero di Over 26 sia la facoltà di
Psicologia 2 (dal 2002-2003, 26,7% 36,4%, 41%, 38,2% e 26,2%).
Questa facoltà nasce con la riforma 509 e si pone sul mercato
dell’offerta dell’Ateneo Sapienza con dei corsi diretti esplicitamente
all’ambito organizzativo e del lavoro, mentre la Facoltà di Psicologia
1 ripropone i percorsi clinici. Sembra pertanto che l’offerta
formativa della Facoltà di Psicologia 2 sia direttamente indirizzata
ad un target differente rispetto a quello della Facoltà da cui essa
gemma, avvicinando al mondo universitario persone
precedentemente escluse, che magari, con l’introduzione del
sistema dei crediti formativi universitari, hanno potuto godere di un
riconoscimento di precedenti esperienze lavorative o di precedenti
percorsi di studi interrotti.
Analizzando i dati nel loro complesso si osserva come la percentuale di
immatricolati in età pari o superiore ai 26 anni sia salita dal
9,2% al 11,7% passando dal Vecchio al Nuovo ordinamento e come
sia cresciuta anche la quota di persone che si immatricolano con un
età mediamente elevata (23-25enni), che passa dal 4,9 al 5,2%.
Le caratteristiche di accesso:
la provenienza geografica

Il dato amministrativo relativo alla provenienza geografica,
diversamente da quelli sino a qui analizzati è un dato per il quale è
importante sottolineare il periodo di aggiornamento dei dati in
quanto lo studente, nel corso dei propri studi, ha facoltà di cambiare
la propria residenza e, comunicandolo all’Ateneo, tale dato è
modificato nell’archivio elettronico.

Inoltre si tratta del primo dato che incontriamo che presenta dei
valori mancanti, circa il 2% nelle coorti tra il 1991 ed il 1993 e lo
0,8% tra il 2001 ed il 2002.

Dal dato percentualizzato si nota come vi sia una graduale
riduzione degli immatricolati provenienti da Roma e provincia e
ad una relativa stabilità della quota di studenti provenienti dalle
altre provincie del Lazio. Pertanto, parallelamente si registra una
sostanziale interregionalizzazione dell’Ateneo con un
incremento di 10,5 punti percentuali in relazione alla quota di
immatricolati provenienti da altre regioni diverse dal Lazio.
Le caratteristiche di accesso:
la provenienza geografica

Un’analisi più attenta, basata su valori assoluti e non percentuali,
evidenzia come la riduzione della numerosità degli studenti non sia
una riduzione trasversale alle tre modalità della variabile in esame
ma il calo di immatricolazioni colpisce prevalentemente gli studenti
provenienti dalla capitale.

Parte della riduzione della domanda di formazione da parte di
studenti romani è sicuramente dovuta alla crescita degli altri Atenei
della città di Roma: oltre la già presente Università di “Tor Vergata”,
il 1992 vede la nascita del terzo polo universitario, “Roma Tre”, nato
proprio per far fronte alla crescente domanda di formazione che
aveva visto protagonista l’Università Sapienza. Consultando
l’anagrafe degli studenti resa disponibile dal Miur, si nota come fra
gli immatricolati in questi Atenei vi sia una netta prevalenza di
studenti romani (per l’a.a. 2003-2004 la percentuale di romani
immatricolati a Roma Tre è dell’80%, mentre per l’università di Tor
Vergata tale percentuale è di circa il 77% (http://anagrafe.miur.it/).
Le caratteristiche di accesso:
la provenienza geografica

Stratificando la popolazione per facoltà si nota come la facoltà che
nel v.o. attrae maggiormente gli studenti da altre regioni sia la
Facoltà di Psicologia (valori compresi tra il 34,6% del 1994-1995 e
il 41,8% del 1991-1992).

La Facoltà più “romana” è Scienze Politiche con percentuali
superiori all’80% per gli anni accademici dal 1999-1992 al 19931994

Aggiungendo come livello di stratificazione la durata del corso di
studi, sempre in riferimento al VO, si nota come le quote di
popolazione studentesca proveniente da altre regioni italiane non
vari in riferimento alla durata legale del corso di studi. In relazione
alle coorti di immatricolati successive al Dm 509/99 la percentuale
di immatricolati provenienti da altre regioni è superiore per i corsi di
laurea di durata maggiore (quinquennale rispetto alla quadriennale,
quinquennale e sestennale rispetto alla triennale).
Le caratteristiche di accesso:
il limite dei dati amministrativi

La qualità dei dati amministrativi spesso dipende dalla loro
importanza all’interno del processo amministrativo da cui e per cui
vengono prodotti. La discrepanza tra le finalità di questo processo e
le necessità informative di chi utilizza i dati come fonti statistiche, è
spesso significativa e può rappresentare un considerevole
impedimento al loro utilizzo.

Il dato relativo al tipo e al voto di diploma presenta valori mancanti
per tutte le coorti in analisi.

Il record relativo al tipo di diploma manca in quote variabili dallo
0,4% al 13,6% (nell’a.a. 1995-1996), ma dal 1999-2000 in poi
sempre inferiori all’1%. La quota di valori mancanti per il voto di
diploma è sempre superiore all’1%, con un massimo registrato
nell’a.a. 1995-1996 (dell’83,6%, 80,7% per l’a.a. successivo)

E’ dunque opportuno sottolineare come in relazione a tipo ed al voto
di diploma sia necessario usare grande cautela nella lettura dati
proprio perché tale lettura, anche se solo descrittiva, prevede il
confronto (diacronico) tra distribuzioni con differenti, talora in
maniera molto consistente, quote di valori mancanti.
Le caratteristiche di accesso:
tipo di diploma

Un altro problema è relativo alla natura stessa del dato
amministrativo. Soprattutto in riferimento al tipo di diploma la
variabile originale era una variabile stringa. Dopo le opportune
ricodifiche si è creata una nuova variabile a sette modalità.

Osservando i dati proprio in corrispondenza delle coorti con quelli
più incompleti è possibile individuare significative discontinuità:
l’anno accademico 1995-1996 è il primo in cui la quota di iscritti
provenienti da licei scientifici supera quella dei provenienti
da istituti tecnici e inizia il trend di diminuzione della quota di
immatricolati con voti di diploma bassi e di aumento di quelli con
voti alti e medio-alti

L’istituzione di corsi di studio di durata triennale sembrerebbe
avere attratto studenti con una formazione non liceale, che nelle
coorti immediatamente precedenti alla riforma rappresentavano il
30% o poco più degli immatricolati.
Le caratteristiche di accesso:
tipo di diploma
40
35
30
25
20
15
10
5
0
1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 1996-97 1997-98 1998-99 1999-00 2000-01 2001-02 2002-03 2003-04 2004-05 2005-06 2006-07
liceo scientifico
liceo classico
liceo socio-psico-pedagogico e sitituto magistrale
altri tipi di liceo
istituto tecnico
istituto professionale
altri titoli di studio italiani e stranieri
Le caratteristiche di accesso:
voto di diploma

In riferimento alla votazione conseguita è possibile evidenziare un
trend generale di aumento della quota di immatricolati che hanno
conseguito votazioni alte al termine degli studi superiori. La
votazione conseguita è stata ricondotta a quattro categorie: bassa
(includente i voti da 60 a 69), medio-bassa (da 70 a 79), medio-alta
(da 80 a 89), alta (da 90 a 100).
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Basso
Medio-basso
Medio-alto
Alto
Annotazione metodologia:
i 4 “momenti” di osservazione di ciascuna
coorte di immatricolati
Le analisi precedenti si riferivano ad un unico momento nel tempo:
l’immatricolazione (T0).
Per le analisi che seguono bisogna tenere sempre a mente che sono
stati individuati 4 distinti momenti della carriera universitaria
degli studenti nei quali sono state effettuate le osservazioni:

T1  Secondo anno del corso di studi

T2  Termine della durata legale del corso di studi

T3  Primo anno fuoricorso

T4  Doppio del tempo della durata legale del corso di studi.
Le caratteristiche di percorso:
esami sostenuti e crediti conseguiti

La commissione guidata da Martinotti (1996) era incaricata di
redigere (in un anno) un rapporto su Autonomia didattica e
innovazione dei corsi di studio a livello universitario e postuniversitario, con il compito di formulare proposte di modifiche da
apportare al sistema universitario.

La terza parte di tale bozza conteneva le proposte fattuali
dell’intervento, prima fra tutti l’introduzione dei crediti formativi
universitari, conforme al sistema ECTS già in vigore in Europa.

Il sistema dei crediti formativi è introdotto nel sistema universitario
dalla Riforma 509. Il cfu è «la misura del volume di lavoro di
apprendimento, compreso lo studio individuale, richiesto ad uno
studente in possesso di adeguata preparazione iniziale per
l'acquisizione di conoscenze ed abilità nelle attività formative
previste dagli ordinamenti didattici dei corsi di studio» (art. 1,
lettera l) e ad ogni cfu «corrispondono 25 ore di lavoro per
studente»

Dunque si tratta di comparare due sistemi diversi di
valutazione.
Le caratteristiche di percorso:
esami sostenuti e crediti conseguiti
Dalle analisi relative alla produttività vengono esclusi:
gli studenti che hanno usufruito del « […] riconoscimento totale o
parziale dei crediti acquisiti da uno studente ai fini della prosecuzione
degli studi in altro corso della stessa università ovvero nello stesso o
altro corso di altra università, compete alla struttura didattica che
accoglie lo studente, con procedure e criteri predeterminati stabiliti nel
regolamento didattico di ateneo» (art. 5, comma 5, D.m. 509/1999)
questo per evitare di paragonare carriere universitarie “normali” con
altre fortemente velocizzate e facilitate da un forte riconoscimento di
crediti.
Gli studenti che hanno effettuato un cambio di ordinamento
didattico, in quanto fra i dati in nostro possesso mancano quelli relativi
al numero dei crediti riconosciuti ai singoli studenti all’atto del
passaggio di ordinamento.
Le caratteristiche di percorso:
esami sostenuti e crediti conseguiti
In riferimento al primo momento di osservazione (T1) si notano dei
trends generali che caratterizzano le coorti del vecchio ordinamento
e quelle del nuovo.

Nel vecchio ordinamento la produttività all’inizio della carriera
accademica rimane molto bassa. Solo l’1% circa degli
immatricolati a corsi “pre-riforma” riesce a superare con profitto la
metà degli esami previsti nei primi due anni di corso, questa
percentuale sale al 3,5% solo nell’ultima coorte, quella del 20002001.

Con il passaggio all’ordinamento “509”, che per la sola facoltà di
ingegneria avviene già nell’2000-2001, la produttività degli studenti
fa segnare un sensibile miglioramento. Gli studenti molto
produttivi sfiorano il 40% nei primissimi anni di azione della riforma
che, però, sembra perdere la sua efficacia già dalla coorte del 20032004, anno in cui la quota di chi riesce a conseguire più della metà
dei crediti inizia a scendere fino a toccare il 25,3% nelle ultime
coorti indagate.
Le caratteristiche di percorso:
esami sostenuti e crediti conseguiti
In T2 è possibile constatare la presenza di una tendenza al
miglioramento nelle performances degli studenti nelle ultime coorti
del vecchio ordinamento. A questo miglioramento nella produttività
degli studenti corrisponde un effettivo aumento della quota dei
laureati entro la durata legale del corso.
In T3 il miglioramento della nella produttività del nuovo ordinamento è
presente solo nelle coorti del 2001-2002 e del 2002-2003. Già nella
coorte del 2003-2004, l’ultima che può essere seguita fino al T3, i
molto produttivi tornano a livelli pre-’98.
In T4 nelle coorti di VO la quota degli studenti che non hanno sostenuto
esami aumenta gradatamente dal 1995-1996 fino a raggiungere il
valore massimo del 36,7% nella coorte del 1999-2000. Nel NO
(dove è possibile seguire solo una coorte al doppio della durata
legale) diminuisce nettamente la quota di chi non consegue crediti
(21%), con un miglioramento di quasi 17 punti percentuali rispetto
all’ultima coorte del vecchio ordinamento.
Le caratteristiche di percorso:
i crediti conseguiti
La Riforma ha inciso in maniera molto differente sui due fenomeni
principali il fuoricorsismo e il dropping-out.

È riuscita ad ottenere dei risultati molto positivi nel limitare gli
abbandoni, in special misura quelli “sotto l’albero di natale”
(abbandoni precocissimi e precoci, che avremo modo di
approfondire in seguito).

Ed è riuscita a diminuire la quota di studenti che risultano avere
0 crediti al momento della seconda osservazione che passano da
un valore che si aggirava attorno al 32% delle coorti pre-riforma a
un valore di circa dieci punti percentuali nelle coorti di nuovo
ordinamento.

Per quel che riguarda il fuoricorsismo, la riforma non è stata in
grado di ottenere risultati soddisfacenti e che fossero anche stabili
nel tempo.
Le caratteristiche di percorso:
i crediti conseguiti
Durata media degli studi (in anni) dei laureati di primo livello
(corsi di laurea triennali) ed anno solare di conseguimento del
titolo
5
4.85
4.8
4.71
4.6
4.39
4.4
4.2
4.13
4
4.06
4.52
4.19
3.8
3.6
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Fonte: “Undicesimo Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario" - CNVSU
Le caratteristiche di percorso:
votazione media
Un altro modo per valutare gli effetti della Riforma è quello di
analizzare l’andamento della media voto nei quattro tempi di
osservazione per le coorti di Vecchio e di Nuovo ordinamento.
La media voto è stata calcolata sia per il Vecchio che per il Nuovo
ordinamento adottando una ponderazione per numero di esami
sostenuti. Questo tipo di ponderazione ha permesso di includere
anche gli studenti che nel corso della loro carriera accademica
hanno effettuato il passaggio dal vecchio ordinamento a quello
nuovo.
La votazione media è stata ricodificata in cinque classi:
•nessuna votazione,
•votazione bassa (18-21),
•votazione medio-bassa (21,01-24)
•votazione medio-alta (24,01-27)
•votazione alta (27,01-30).
Le caratteristiche di percorso:
votazione media in T1
Le caratteristiche di percorso:
votazione media in T4
Parte II – Le carriere in sintesi:
le rappresentazioni multidimensionali

Lo strumento metodologico delle RM consente di osservare il
percorso di ogni singolo studente per ciascuna coorte di
immatricolazione nei quattro differenti istanti di osservazione
illustrati in precedenza.

Il trattamento di dati diacronici permette di monitorare in maniera
puntuale il percorso di ogni studente facente parte di una
determinata generazione mediante la ricostruzione delle
informazioni relative all’iscrizione agli anni accademici successivi al
primo.

Il vantaggio di tale strategia di analisi risiede nel proposito di
cogliere la processualità delle carriere universitarie in maniera tale
da poter rintracciare elementi significativi e rilevanti in grado di
esplicitare le modalità di accesso, di conduzione dei percorsi
formative e il raggiungimento dei risultati finali.
Le carriere in sintesi:
le rappresentazioni multidimensionali
La prospettiva longitudinale si propone pertanto di restituire un quadro
più preciso ed affidabile dei fenomeni di dispersione universitaria
rispetto a quello illustrato nei rapporti delle principali agenzie di
valutazione. Gli studi di tipo trasversale o per contemporanei,
infatti, considerando gli studenti iscritti ad una determinata facoltà
al tempo selezionato t indipendentemente dall’anno di
immatricolazione, permettono una comparazione ante/post di tipo
semplicistico, cristallizzando i fenomeni in analisi e considerandone
unicamente il loro aspetto statico. Una delle principali distorsioni
connesse all’utilizzo di questo modus operandi riguarda
principalmente il calcolo del tasso di abbandono, ottenuto
semplicemente per differenza tra la quota di soggetti iscritti al
secondo anno e il numero di immatricolati all’anno precedente.
Inoltre, ulteriori limiti sono legati all’impossibilità di discernere
coloro che abbandonano il proprio percorso da coloro che effettuano
un trasferimento ad un altro ateneo e di calcolare i diversi livelli di
gravità nel ritardo del conseguimento del titolo (cfr. Fasanella,
Benvenuto e Salerni, 2010).
Le carriere in sintesi:
le rappresentazioni multidimensionali
N. anni
monitorati
16
15
14
13
12
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
Anno di
immatricolazione
1991/1992
1992/1993
1993/1994
1994/1995
1995/1996
1996/1997
1997/1998
1998/1999
1999/2000
2000/2001
2001/2002
2002/2003
2003/2004
2004/2005
2005/2006
2006/2007
Durata del corso di laurea di immatricolazione
2 anni
3 anni
4 anni
5 anni
6 anni
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
3 RM
2 RM
-
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
3 RM
3 RM
2 RM
1 RM
-
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
3 RM
3 RM
3 RM
2 RM
1 RM
1 RM
-
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
3 RM
3 RM
3 RM
3 RM
2 RM
1 RM
1 RM
1 RM
-
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
4 RM
3 RM
3 RM
3 RM
3 RM
3 RM
2 RM
1 RM
1 RM
1 RM
1 RM
-
Le carriere in sintesi: gli indicatori alla base
delle rappresentazioni multidimensionali

Posizione amministrativa
•
iscritto: se all’inizio dell’anno accademico di rilevazione (Tr) la
posizione amministrativa corrisponde a prosecuzione, passaggio
o trasferimento di corso (intra-facoltà o extra-facoltà);
•
laureato: se all’inizio dell’anno accademico Tr oppure Tr-1
oppure Tr-n la posizione amministrativa indica il conseguimento
del titolo;
•
abbandono: se la posizione amministrativa all’inizio o durante
l’anno accademico Tr oppure Tr-1 oppure Tr-n equivale ad
abbandono o trasferimento extra-ateneo.
 Regolarità
•
regolare: se la durata del corso di laurea nel quale lo studente
risulta iscritto è superiore o uguale all’anno accademico Tr ;
•
irregolare: se la durata del corso di laurea nel quale lo studente
risulta iscritto è inferiore all’anno accademico Tr.
Parte II – Le carriere in sintesi: gli indicatori alla
base delle rappresentazioni multidimensionali
 Continuità
•
continuo: se nella posizione amministrativa dal tempo T+1, al
T+r non figura mai il codice 888
•
discontinuo: se nella posizione amministrativa dal tempo T+1,
al T+r figura almeno una volta il codice 888 (tale codice è stato
utilizzato in matrice per indicare lo stato di carriera successivo
all’abbandono ed è stato utilizzato fino all’eventuale rientro nel
sistema Sapienza)
 Tipo di corso di laurea
•
laurea di primo livello;
•
laurea specialistica;
•
laurea magistrale a ciclo unico;
•
laurea di Vecchio ordinamento;
•
corso di diploma universitario.
Le carriere in sintesi:
la posizione amministrativa al tempo T1
Le carriere in sintesi:
la posizione amministrativa al tempo T2
Le carriere in sintesi:
la posizione amministrativa al tempo T3
Le carriere in sintesi:
totale laureati, laureati NO e VO per Ateneo, in T3
Parte II – Le carriere in sintesi:
la posizione amministrativa al tempo T4
Parte IIIa – Analisi della posizione di iscritto
Tra i 38 tipi empirici individuati nel processo di costruzione delle RM, 9
di questi identificano delle posizioni afferenti allo condizione
amministrativa di ancora iscritto in uno dei quattro istanti di
osservazione.

iscritto regolare continuo NO

iscritto regolare continuo VO

iscritto regolare discontinuo NO

iscritto regolare discontinuo VO

iscritto irregolare continuo NO

iscritto irregolare continuo VO

iscritto irregolare discontinuo NO

iscritto irregolare discontinuo VO
Parte IIIa – Analisi della posizione di iscritto
La posizione amministrativa di ancora iscritto è considerato come un
indicatore di tre distinti fenomeni, a seconda dell’istante di
tempo T in cui si effettua l’osservazione.
In T1 indica la capacità di retention del sistema Sapienza e delle
singole facoltà nei confronti degli studenti.
In T2 lo status di iscritto può essere interpretato come un indicatore
ibrido: da un lato evidenzia comunque l’assenza di fenomeni di
dropping out nel corso regolare degli studi, d’altro canto indica il
passaggio alla condizione di studente fuoricorso.
In T3 è un indicatore capace di rappresentare l’entità di una forma
moderata di fuoricorsismo entro l’Ateneo ed entro le singole
facoltà analizzate.
In T4 rappresenta la presenza del fenomeno del fuoricorsismo, che
assume dei contorni critici.
Parte IIIa – Analisi della posizione di iscritto
Per quanto concerne la capacità di retention dell’ateneo si evidenzia,
oltre ad una costante crescita del numero degli (ancora) iscritti, un
congruo numero di studenti rappresentati dal tipo iscritto regolare
continuo che effettuano un passaggio dal Vecchio al Nuovo
ordinamento. Per la generazione del 2000/2001, l’unica per la quale
è possibile rilevare la presenza “mista” dei due ordinamenti, gli
iscritti regolari continui No ammontano al 19,04%. In particolare,
sul totale degli immatricolati dell’a.a. 2000/2001 si evidenzia la
presenza di un 1,58% di iscritti irregolari discontinui di Nuovo
ordinamento. Ciò a significare che questa quota di studenti era
uscita dal sistema formativo in regime di Vecchio ordinamento,
rischiando di abbandonare definitivamente l’Università, ma è stata
spinta a rientrare nel sistema Sapienza dalla possibilità di ottenere
un riconoscimento degli esami pregressi in regime di Nuovo
ordinamento o comunque restando attratta dall’istituzione dei nuovi
ordinamenti didattici post-riforma.
Parte IIIa – Analisi della posizione di iscritto
La scomposizione analitica del dato riferito alla semplice posizione
amministrativa per la RM T3 consente di circoscrivere due effetti
del DM 509/99 sul fenomeno del fuoricorsismo di entità
moderata.

Il primo effetto è la diminuzione della quota di fuoricorso in T3
per le coorti di immatricolati post riforma. Nel novero degli ancora
iscritti al T3, per le leve post riforma, troviamo inoltre piccole quote
sempre più consistenti di soggetti che da corsi di laurea triennale
transitano in corsi di laurea di durata superiore (cfr. ibidem).

Il secondo effetto è legato all’ impatto retroattivo della riforma,
osservabile al T3 per le leve di immatricolati comprese tra l’anno
accademico 1995/1996 e 2000/2001. Quote sempre più
crescenti di studenti di queste coorti sono stati attratti degli
ordinamenti didattici di nuovo ordinamento, per la stragrande
maggioranza dei casi di durata inferiore al proprio ordinamento
didattico originario. L’introduzione dei nuovi ordinamenti didattici,
inoltre, ha attratto soggetti fuoricorso di Vecchio ordinamento che
hanno mutato la propria posizione, divenendo così studenti
irregolari in regime di No
Parte IIIb – Analisi della posizione di drop out
Dalla costruzione delle RM derivano 6 modalità differenti di
dispersione studentesca:

abbandono precocissimo

abbandono precoce

abbandono al secondo semestre del secondo anno

abbandono entro la durata legale

abbandono al primo anno fuoricorso

abbandono al doppio della durata legale
Con il fine di cogliere in maniera più dettagliata possibile il fenomeno
del dropping out universitario, nella RM T1 i tipi che discendono
da questa modalità sono tre: l’abbandono precocissimo,
l’abbandono precoce e l’abbandono al secondo semestre del
secondo anno.
Parte IIIb – Analisi della posizione di drop out

Per quasi tutte le leve circa la metà degli studenti che abbandona
il sistema universitario lo abbandona tra il primo e secondo anno
(abbandono precoce). Tale fenomeno appare più marcato per le
coorti di Nuovo ordinamento con valori superiori al 50%.

Gli abbandoni precocissimi, cioè coloro che abbandonano il corso
di laurea di immatricolazione al primo semestre del primo anno, non
seguono un andamento preciso rappresentando per tutti gli anni
accademici presi in esame circa un terzo del totale di studenti
dispersi, mentre gli abbandoni al secondo semestre del
secondo anno assumono il valore più alto in corrispondenza della
leva di immatricolati nel 1997/1998 (21,67%) per poi decrescere
gradualmente con l’implementazione del Dm 509/1999 e assestarsi
al di sotto del 13%.

La riforma del “3+2” ha anticipato il fenomeno del dropping out
ai primissimi mesi di esperienza universitaria in un periodo in cui lo
studente non ha ancora portato a termine un processo adattativo
adeguato al nuovo contesto formativo
Parte IIIb – Analisi della posizione di drop out
L’andamento di coloro che lascia il sistema formativo entro la durata
legale (T3) appare nell’arco di tempo considerato decrescente nel
passaggio dal Vecchio al Nuovo ordinamento con valori per le leve
post riforma stabilmente inferiori 8% sul totale della coorte. Questo
fenomeno può essere letto alla luce dei cosiddetti “falsi
abbandoni”, cioè studenti che dopo aver effettuato un abbandono
nei primissimi mesi o nel primo anno della loro esperienza formativa
rientrano successivamente nel sistema Sapienza.
In primo luogo, la forma più tardiva di abbandono (T4), rappresentata
per l’appunto dal tipo abbandono successivo al primo anno fuori
corso è per tutte le leve prese in esame numericamente superiore al
tipo di drop out specifico della RM T3, l’abbandono al primo anno
fuoricorso
Parte IIIc – Analisi della posizione di laureato
Il livello di produttività del sistema Sapienza è qui inteso come
capacità di condurre gli studenti al conseguimento del titolo.
I tipi analitici delle RM derivanti dalla posizione amministrativa di
laureato sono per i quattro tempi di osservazione in totale 24.
Nella RM T2 ne sono presenti 8:

laureato regolare continuo NO

laureato regolare continuo VO

laureato regolare discontinuo NO

laureato regolare discontinuo VO

laureato irregolare continuo NO

laureato irregolare continuo VO

laureato irregolare discontinuo NO

laureato irregolare discontinuo VO
Nella RM T3, oltre ai tipi sopra
illustrati, sono riportati ulteriori
8 tipi che comprendono i
soggetti laureati al tempo T2 . E
così altri 8 tipi per la RM T4.
Parte IIIc – Analisi della posizione di laureato
Nel novero dei laureati in T1 il tipo più rappresentato è il laureato
regolare continuo (95%). Quote residuali sono rappresentate da
soggetti che hanno conseguito il titolo effettuando una pausa di
percorso (laureato discontinuo) oppure da soggetti che hanno
effettuato un passaggio ad un corso di laurea inferiore rispetto a
quello di immatricolazione (laureato irregolare).
La RM T3 consente di effettuare un focus sul fenomeno del
fuoricorsismo moderato. Nell’arco di tempo monitorato il numero
dei laureati irregolari continui cresce costantemente arrivando
a sfiorare quota 13% nel caso della leva del 2001/2002.
È interessante dare risalto al dato riferito ai passaggi di laureati
fuoricorso da un ordinamento all’altro che oscillano tra lo
0,08% per la leva del 1995/1996 e il 3,80% per la leva del
2000/2001.
Parte IIIc – Analisi della posizione di laureato
Le analisi mostrano in maniera evidente come la quota di laureati in
corso sia fortemente minoritaria, fino ad assumere proporzioni
quantitativamente residuali per determinate facoltà ed per
determinate coorti di immatricolazione. In maniera particolare per le
prime coorti di immatricolati osservate nei primi anni novanta.
Nella RM T4, per la coorte 1999/2000 si evidenzia ancora la retroazione
della riforma: il tipo laureato irregolare continuo VO è in quota
12,81%. Infatti, quasi il 3% degli immatricolati in quell’anno
accademico effettua un passaggio dal Vecchio al Nuovo
ordinamento. Per l’unica coorte post riforma il valore relativo ai
laureati fuoricorso con un percorso continuo è pari al 13,63%
Parte IV – Analisi delle RM per facoltà
Duplicità dell’ottica di tale analisi:

longitudinale analizza gli iter formativi in un’ottica intragenerazionale analizzando nel tempo i fenomeni droppingout/retention,

trasversale, studia un segmento di popolazione di studenti iscritti a
differenti facoltà in un determinato anno accademico.
Al fine di sintetizzare il dato per una sua più facile diffusione sono state
utilizzate misura di tendenza centrale e dispersione calcolate oltre che
per l’intero arco di osservazione anche su tre intervalli di tempo:
•
coorti di immatricolati dal 1991/1992 al 1995/1996 per illustrare il
contesto universitario di Vecchio ordinamento;
•
coorti di immatricolati dal 1996/1997 al 2000/2001 per mettere in
luce la retroazione della riforma data dalla coesistenza di profili
studenteschi afferenti sia al Vecchio che al Nuovo ordinamento;
•
coorti di immatricolati dal 2001/2002 al 2003/2004 con lo scopo di
seguire gli esiti di studenti di Nuovo ordinamento.
Analisi delle RM per facoltà:
il fenomeno di retention

Alti tassi di ancora iscritti per le facoltà dell’area medica. In
un’ottica longitudinale i valori massimi sono stabilmente registrati
dalle facoltà di Medicina e Chirurgia 1 e 2 ad eccezione della leva del
1998/1999 dove il valore più alto si registra in corrispondenza della
facoltà di Architettura.

Psicologia vede migliorare il proprio trend a seguito dello
sdoppiamento della facoltà e della contemporanea introduzione
della riforma. Infatti, i valori medi passano dal 66,84% del primo
intervallo a un 72,41% per il secondo fino a balzare all’ 81,95% per
Psicologia 1 e al 79,25% per Psicologia 2 nel terzo intervallo di
tempo considerato.

Lo stesso miglioramento ha interessato anche un’altra facoltà
gemmata, Lettere e Filosofia.

Fanalini di coda sono Sociologia e Scienze politiche con valori
costantemente sotto il 70% per tutti gli anni di osservazione
Analisi delle RM per facoltà:
il fenomeno dell’Early drop out
Le facoltà con il minor numero di abbandoni si confermano quelle di
Medicina e Chirurgia 1 e 2.
I dati più preoccupanti sono relativi a Sociologia e Scienze
politiche rispettivamente con una media di studenti dispersi 40,47% e
42,51%.
I valori relativi a Economia, Scienze MM FF NN, Lettere e Filosofia
pre-riforma e Giurisprudenza si aggirano al di sotto del 35%
collocando queste facoltà in una fascia medio-alta su una ipotetica
scala di gravità relativa al fenomeno dell’abbandono.
Le facoltà con il maggior tasso di studenti dispersi sono Scienze
politiche con una media del 55,62% e Sociologia con una media del
50,66%,
I valori relativi alla facoltà di Psicologia diminuiscono sensibilmente
dopo la sua scissione passando da una media di 44,41% al 29,71% di
Psicologia 2 e al 26,16% di Psicologia 1
Analisi delle RM per facoltà:

Per quanto concerne le facoltà che sono interessate da processi di
gemmazione, Psicologia, Architettura e Lettere e Filosofia
migliorano le performance dei propri immatricolati dopo lo
sdoppiamento di sede.

Tra le facoltà con una media di laureati regolari più bassa
troviamo Architettura (1,45%), Giurisprudenza (1,97%), Scienze
politiche (2,09%) e Sociologia (3,60%).
Analisi delle RM per facoltà:
il fenomeno del Fuoricorsismo

Nella RM T3 è possibile concentrare l’attenzione su due fenomeni
principali: il fuoricorsismo moderato e il tasso di laureati fuoricorso.

La gran parte delle facoltà confermano la tendenza al decremento
dei fuoricorso. Tale andamento risulta più marcato per la facoltà di
Architettura Ludovico Quaroni che passa dal 64,44 % (periodo
1996/1997-2000-2001) del Vecchio ordinamento ad una media di
36,31% nel Nuovo ordinamento (periodo 2001/2002-2003/2004) e
per le facoltà di Medicina e Chirurgia 1 e 2 che riducono gli iscritti
all’incirca di un terzo.

La situazione dell’ateneo nei primi anni novanta appariva per il
numero dei laureati irregolari più omogenea rispetto alle leve postriforma, oscillando da un minimo di 10,82 per la generazione del
1992/1993 ad un massimo di 18,91 per la prima generazione di
Nuovo ordinamento.
Analisi delle RM per facoltà:
il fenomeno del Fuoricorsismo
Lo stesso trend è rintracciabile anche per la RM T4. Infatti, fermo
restando un miglioramento complessivo costante per l’intero
sistema “Sapienza”, la massima disomogeneità si registra per le
leve del 1998/1999 e 1999/2000 dove appare più marcato l’effetto
delle retroazione della riforma.
Secondo una scala riferita al numero dei laureati al doppio della durata
legale ai primi posti, come risulta facile prevedere, si collocano
Medicina e Chirurgia 1 e 2 con una media di 79,45% e di
89,87%, mentre gli ultimi posti sono occupati da Scienze politiche
(17,04%), Giurisprudenza (25,49%) e Sociologia (27,39%).
Per l’analisi del fuoricorsismo cronico, si può constatare che a livello
di ateneo vi è un trend costantemente decrescente per tutte le
facoltà esaminate. la quota di soggetti che sono ancora presenti
nel sistema universitario al doppio della durata del corso di
immatricolazione oscillano tra il 2,5 di Medicina e Chirurgia e il
25,37 di Architettura
Prime conclusioni: RM T1

Innalzamento delle quote di iscritti accompagnato da uno speculare
calo del numero di abbandoni.

“Effetto retroattivo della riforma” che ha portato un numero
sempre maggiore di studenti a effettuare un cambio di
ordinamento.

Gli iscritti in corso con un percorso continuo registrano (nella RM
T1) quote più alte, mentre per quanto concerne il fenomeno della
dell’early dropping out il tipo con valori più alti è l’abbandono
precoce;

Medina e Chirurgia 1 e 2 presentano continuamente il tasso
maggiore di iscritti regolari rispetto a tutte le facoltà in ciascuna
delle coorti in analisi.

Al contrario, Scienze politiche e di Sociologia presentano
costantemente la quota maggiore di abbandoni .

I soggetti immatricolati a corsi di laurea del settore medico
mostrano una più chiara propensione al fenomeno della retention,
mentre al contrario quelli immatricolati alla facoltà di Scienze
politiche e Sociologia abbandonano più facilmente il proprio corso di
studi.
Prime conclusioni: RM T2

Il numero dei laureati cresce costantemente nel passaggio tra il
Vecchio e il Nuovo ordinamento; tale tendenza si stabilizza per le
coorti post-riforma assestandosi intorno al 14%.

Si evidenzia come la condizione di ancora iscritto sia un
indicatore ibrido; per quanto preluda all’entrata formale nella
condizione di fuoricorso, può indicare paradossalmente l’efficienza
delle facoltà e la loro capacità di retention degli studenti, per le leve
di Vecchio ordinamento che presentavano una scarsissima quota di
laureati in corso.

In riferimento agli abbandoni vi è un abbassamento complessivo dei
valori relativi ai tipi peculiari della RM T1 (abbandono precocissimo,
abbandono precoce e abbandono al secondo semestre del secondo
anno) dovuta ai rientri di studenti che hanno effettuato una pausa
di percorso; allo stesso tempo, la modalità di abbandono specifica
per l’istante T2, l’abbandono alla durata legale, non supera il 16%
per le generazioni di Vecchio ordinamento per poi calare al 6-7%
per quelle di Nuovo.
Prime conclusioni: RM T2

In riferimento ai laureati le facoltà dell’area medica si confermano
come le più produttive: in particolare per Medicina e Chirurgia 2
uno studente su due consegue il titolo senza alcuna forma di
ritardo.

Sociologia e Scienze politiche registrano il più alto numero di
studenti che hanno abbandonato il loro iter formativo e un relativo
basso tasso di laureati regolari (come già accadeva nel tempo T1).

Miglioramento complessivo delle performance degli studenti
immatricolati a facoltà che sono interessate da processi di
gemmazione (Psicologia, Architettura e Lettere e Filosofia)
Prime conclusioni: RM T3

La retroazione positiva della riforma produce una congiunta
diminuzione della quota di studenti irregolari: costante calo
nel tempo della quota di soggetti fuoricorso in T3, che passa
complessivamente da circa il 45% per la coorte di immatricolati nel
1991/1992 a circa il 31% per l’ultima leva di immatricolati
osservabile, quella immatricolata nel 2003/2004.

Continua il trend positivo, riscontrato già nella RM T2, per i
laureati; questo andamento è dovuto principalmente a studenti che
si sono iscritti inizialmente ad un corso di laurea VO e che
successivamente hanno conseguito il titolo effettuando un cambio di
ordinamento.

In riferimento al late dropping out, si può asserire che la
numerosità degli abbandoni ad una anno dalla durata legale non
supera per tutte le coorti prese in esame il 5%.

Medicina e Chirurgia 1 e 2 mantengono il primato di facoltà con il
più alto numero di studenti laureati seppur irregolari e con un
esiguo tasso di soggetti drop out.
Prime conclusioni: RM T4

Le coorti di immatricolati negli anni novanta vedono quasi
dimezzare la quota dei cosiddetti “studenti a vita” (cfr. Fasanella,
2007) passando da un livello di fuoricorso di lunga durata di circa il
20% per la leva 1991/1992 a circa l’11% per la leva 1999/2000.

L’andamento dei “laureati tardivi” conferma anche in questa RM il
trend positivo riscontrato nei tempi di osservazione precedenti con
picchi del 48,67% in corrispondenza della coorte del 1999/2000, per
poi scendere al 40,98% per l’unica leva di Nuovo ordinamento;

Rispetto all’analisi complessiva dell’abbandono: la prima evidenza
empirica concerne la superiorità numerica del tipo abbandono entro
la durata legale rispetto al tipo abbandono al I anno fuoricorso. I
progressi più rilevanti si registrano per Psicologia, Architettura e
Lettere e Filosofia post gemmazione.

Sul versante del numero di laureati i fanalini di coda sono
rappresentati dalle facoltà di Scienze politiche, Giurisprudenza e
Sociologia dove in particolare, ad almeno 6 anni
dall’immatricolazione, solo uno studente su quattro ha conseguito il
titolo di laurea
Parte V – Retention e fuoricorsismo:
la doppia veste della posizione amministrativa
di ancora iscritto
Nuovi obiettivi:

Identificare quali sono le caratteristiche di ingresso che si
associno allo status di ancora iscritto nei quattro tempi e dunque ad
una condizione di regolarità degli studi e di fuoricorsismo, con
contorni più o meno marcati.

L’interpretazione sostantiva del fenomeno del fuoricorsismo e
della sua relazione con i profili di ingresso degli immatricolati.

Stima della produttività degli studenti.
Nello studio sull’Ateneo La Sapienza, le caratteristiche di ingresso degli
studenti al momento dell’immatricolazione non sono impiegate solo
come chiavi di interpretazione o predittori del fenomeno del drop
out. L’analisi proposta mira a connotare in funzione dei profili di
ingresso il fenomeno del fuoricorsismo. Un problema storico della
formazione universitaria italiana e ancora cogente per l’Ateneo,
nonostante la sua evoluzione temporale
Retention e fuoricorsismo, la doppia veste della
posizione amministrativa di ancora iscritto
L’innovazione metodologica delle Rappresentazioni multidimensionali di
carriera consente di descrivere puntualmente in quattro istanti sotto
il profilo longitudinale il processo (inteso come sequenza di eventi
che connotano le singole carriere dello studente), che conduce
all’esito delle carriere individuali e genera a livello aggregato le
performance in termini di variabili di output dell’Ateneo, superando
parte dei problemi insiti negli studi di carattere trasversale o per
contemporanei.
Una serie di studi recenti sul tema della dispersione e della produttività
universitaria nel contesto italiano ha identificato delle regolarità
empiriche relative ai fattori di successo nel percorso universitario

Il genere femminile

L’età regolare di prima immatricolazione

Studi precedenti di tipo liceale

L’essere un “fuorisede” (soprattutto per gli immatricolati nel NO)
Caratterizzazione di profili dei tipi
emersi dalle RM
Per identificare i fattori di influenza sulle carriere universitarie e nello
stesso tempo valorizzare la sensibilità analitica dello strumento delle
Rappresentazioni multidimensionali, restituendo
contemporaneamente un quadro sintetico dei risultati, i singoli tipi
sono stati sottoposti ad una procedura di caratterizzazione dei
profili alla luce delle proprietà individuali.
La procedura di caratterizzazione delle Rappresentazioni
multidimensionali (RM) alla luce delle variabili di ingresso, è stata
effettuata su tre specifiche coorti di immatricolati, selezionate
per un insieme di motivazioni di ordine sostantivo e metodologico:

la coorte di immatricolazione 1991-1992

la coorte 1999-2000

la coorte 2001-2002.
Esempio di caratterizzazione del tipo iscritto
regolare continuo Vo
(casi: 23462 - % 66.48) della coorte 1991-1992 al T1 per le variabili di ingresso
Variabile
Modalità
caratteristica
% della
modalità nel tipo
% della
modalità nella
popolazione
della coorte
% del tipo nella
modalità
Valeur-Test
età
tipo di diploma
tipo di diploma
voto di diploma (classi)
genere
voto di diploma (classi)
provincia
fino a 19 anni
liceo classico
liceo scientifico
alto
femmina
medio- alto
domicilio locale
69,97
23,67
30,38
22,15
54,80
21,21
73,24
58,26
19,08
25,72
18,53
51,86
19,37
72,80
79,84
82,45
78,53
79,46
70,24
72,79
66,88
62,91
32,23
28,95
25,46
15,54
12,46
2,56
provincia
domicilio nazionale
liceo socio-psicopedagogico/ istituto
magistrale
altri titoli di studio
istituto professionale
maschio
20-22 anni
basso
23-25 anni
istituto tecnico
26 anni e oltre
13,24
13,58
64,79
-2,64
4,00
4,22
62,95
-2,90
2,36
4,85
45,21
20,43
27,58
3,78
26,63
5,82
2,77
6,12
48,14
24,12
32,41
6,83
34,01
10,79
56,59
52,66
62,43
56,32
56,57
36,75
52,06
35,86
-6,49
-13,69
-15,54
-22,48
-27,05
-30,92
-40,78
-40,99
tipo di diploma
tipo di diploma
tipo di diploma
genere
età
voto di diploma (classi)
età
tipo di diploma
età
Retention e fuoricorsismo: principali risultati
per la coorte 1991-1992
Per la coorte 1991-1992 il tipo delle RM che rappresenta la capacità di
retention dell’Ateneo si caratterizza per un profilo connotato
dall’associazione con un’età regolare degli studenti al momento
dell’immatricolazione, la provenienza liceale, specificatamente
con formazione scientifica e classica, un alto voto di diploma
ed il genere femminile (associato stabilmente per tutte le 16
coorti).
Ad un anno dal termine della durata legale degli studi (T2), i profili
degli iscritti irregolari continui si connotano per una costellazione
di caratteristiche che indicano paradossalmente un’alta dotazione di
capacità in ingresso dello studente (formazione liceale classica o
scientifica, alte votazioni alla maturità, età di immatricolazione
regolare) la posizione di studente fuoricorso viene raggiunta
da buona parte degli studenti dai profili di ingresso più
virtuosi.
Retention e fuoricorsismo: principali risultati
per la coorte 1991-1992
Estremamente differente appare invece il profilo molto meno
consistente numericamente dei fuoricorso discontinui interessati
dal fenomeno dello stopping out, che hanno effettuato
un’interruzione della carriera universitaria, per poi riscriversi
nell’Ateneo. In questo senso si è in presenza di un tipo connotato da
un profilo di ingresso nettamente più debole (formazione
tecnica, genere maschile, basse votazioni di diploma) a cui
aggiungere un’età di prima immatricolazione irregolare (20-22 anni)
ma non avanzata. Ciò può far supporre di trovarsi in presenza di
una classe minoritaria di studenti che si connota per un percorso
universitario con interruzioni a cui si potrebbe associare un parallelo
percorso professionale segnato da incostanza o incertezza
Osservando le carriere universitarie della leva, in T4 si ravvisa una
quota estremamente elevata di studenti fuoricorso (iscritto
irregolare continuo), che ricomprende ancora più di un quinto
degli immatricolati in possesso di maturità classica, scientifica ed
alta votazione di diploma.
Retention e fuoricorsismo: principali risultati
per la coorte 1999-2000
Quadro più articolato, dovuto principalmente al fenomeno di
retroazione della riforma sulla coorte con i conseguenti transiti
dal regime di Vecchio al Nuovo ordinamento.
Il tipo dell’iscritto regolare continuo VO mostra una marcata
attrazione con le modalità che delineano un profilo robusto in
relazione alle proprietà di ingresso degli studenti nel sistema
universitario.
Caso particolare è la facoltà di Ingegneria che sperimenta la riforma
del 3+2 già dall’a.a. 2000-2001, dove al T1 l’iscritto regolare
continuo NO è caratterizzato dalla modalità maschio della variabile
genere.
I fuoricorso continui mantengono le caratteristiche di un profilo di
ingresso robusto; anche se rispetto al 91-92 siamo in presenza di
una consistente diminuzione della consistenza del tipo iscritto
irregolare continuo al T3 sia della quota di immatricolati con
maturità classica, maturità scientifica e voto di diploma elevato
all’interno del tipo stesso.
Retention e fuoricorsismo: principali risultati
per la coorte 1999-2000
Differenti rispetto alla leva 1991-1992 sono i profili di ingresso per gli
iscritti irregolari che transitano dal Vecchio al Nuovo
ordinamento; in questo caso, infatti, siamo in presenza di tipi
lievemente più deboli che si connotano statisticamente per
votazioni di diploma medio – basse.
Di estremo interesse i risultati a cui si perviene per i tipi di fuoricorso
discontinui passati al nuovo ordinamento. Questi studenti
rientrano nel sistema universitario negli anni successivi
all’abbandono, transitando verso il nuovo ordinamento didattico,
probabilmente sospinti da una sorta di effetto annuncio legato
all’introduzione della riforma e alla percezione della possibilità di
conseguire titoli di studio triennali con percorsi più agevoli.
Un importante mutamento che interviene tra la situazione della coorte
1991-1992 e la leva 1999-2000 si delinea chiaramente osservando i
differenti tipi di fuoricorsismo di lunga durata in T4: oltre che
una diminuzione della loro entità numerica tipi che rappresentano il
fenomeno i connotano per profili di ingresso più deboli età di
immatricolazione irregolare, voto basso, diploma tecnico.
Retention e fuoricorsismo: principali risultati
per la coorte 2001-2002
L’unico elemento che si aggiunge nella connotazione del profilo
dell’iscritto regolare continuo (rispetto alle altre due coorti
analizzate) è l’attrazione con le modalità di domicilio regionale e
domicilio nazionale. Il fenomeno è parzialmente da ascriversi ad
un processo di autoselezione in termini di caratteristiche di ingresso
dei fuorisede in entrata nei primi anni duemila che vedono al loro
interno sottorappresentati gli studenti con formazione tecnica e
professionale rispetto ai colleghi residenti in provincia di Roma.
In T3 non si ravvisa più l’attrazione tra la condizione di iscritto e la
maturità classica ed un’elevata votazione di diploma. Il
fuoricorsismo osservato al T3 si colloca in una posizione
mediana, tra i profili di ingresso estremamente deboli degli
abbandoni ed le caratteristiche di eccellenza dei laureati ad un anno
dal termine della durata legale degli studi.
Retention e fuoricorsismo: principali risultati
per la coorte 2001-2002
Così come evidenziato per la leva del 1999-2000, il profilo di ingresso
degli studenti fuoricorso osservati al doppio della durata legale del
corso di studi (T4) si connota per fattori di debolezza in entrata. Il
tipo iscritto irregolare continuo esercita l’attrazione di basse e
medio basse votazioni di diploma ed età di prima
immatricolazione irregolare.
Dunque al contrario delle evidenze emerse per la leva del 1991-1992,
per cui l’Ateneo si connotava per una minor produttività e selettività
nel suo complesso, a partire dagli immatricolati di fine anni novanta
e continuativamente per le prime coorti di Nuovo ordinamento il
fenomeno del fuoricorsismo di lunga durata assume una
connotazione di marginalità, in relazione alla dotazione di
ingresso degli studenti.
La produttività degli studenti in corso e
fuoricorso
Il livello più basso di produttività è dato per la leva 1991-1992, con una
tendenza al miglioramento per le due coorti successive.
Sommando la quota degli studenti che pur restando iscritti al secondo
anno non hanno ancora conseguito alcun esame, alla quota di
abbandoni, si raggiunge il 38% degli immatricolati per la leva 19911992. La situazione migliora nettamente per la leva di Nuovo
ordinamento 2001-2002, dove la somma raggiunge il 22%.
Per quel che concerne il rendimento in termini di votazione agli esami,
invece, non è possibile apprezzare particolari variazioni inter-coorte
eccezion fatta per l’incremento della classi di votazioni basse e
medio- basse per la leva di NO da imputare alla concomitante
diminuzione degli studenti che non conseguono alcun esame al
passaggio tra primo e secondo anno di corso.
La produttività degli studenti in corso e
fuoricorso
In T2 si osserva per tutte le coorti esaminate la bassa produttività degli
studenti discontinui (stopping out).
La leva di immatricolazione più produttiva in T2 appare il 1999-2000
dove peraltro i soggetti che permangono in regime di Vecchio
ordinamento mostrano una sovra rappresentazione delle categorie
di votazioni elevate rispetto ai colleghi passati al Nuovo
ordinamento. Perché? Sono proprio gli studenti con profili di
ingresso più deboli ad essere sovra rappresentati nei passaggi al
Nuovo regime didattico.
I dati presentati sembrano mostrare un calo complessivo della
produttività a seguito dell’introduzione della riforma. Il calo della
produttività è però degli studenti che risultano ancora iscritti
nell’istante T2, a fronte invece, di un incremento complessivo della
performance della prima coorte di Nuovo ordinamento, soprattutto
in termini di laureati regolari e leggermente fuoricorso.
La produttività degli studenti in corso e
fuoricorso
In relazione al profitto della leva di Nuovo ordinamento, si può
osservare come vi sia una crescita delle modalità centrali di
votazione (medio-bassa e medio-alta), ad indicare come nella
coorte permanga una quota minore di studenti totalmente
improduttivi, ma come per chi permane nel sistema universitario
senza riuscire a conseguire il titolo nei termini prestabili vi sia un
livellamento verso votazioni medie del profitto agli esami.
Le analisi per il momento T3 mostrano il divario in termini di
produttività tra studenti continui e studenti interessati dal fenomeno
dello stopping-out. La leva del 1999-2000 si conferma la più
produttiva, anche alla luce del fenomeno di autoselezione e
spostamento verso il regime di Nuovo ordinamento.
I fuoricorso irregolari continui della leva 2001-2002 presentano un
livello di produttività inferiore rispetto ai fuoricorso con le stesse
caratteristiche della coorte 1991-1992.
La produttività degli studenti in corso e
fuoricorso
In T4, infine, si ripresentano i medesimi fenomeni a livello di criticità
della condizione della minoranza degli studenti fuoricorso interessati
in carriera da stopping- out e calo della produttività dei fuoricorso
della prima leva di NO.
Si ampliano dunque le differenze in termini di produttività, in favore
degli irregolari continui della leva 1991-1992 (76,14% dei
fuoricorso irregolari continui con oltre la metà degli esami
conseguiti) nei confronti della leva 2001-2002 (51, 08 % dei
fuoricorso irregolari continui con oltre la metà dei crediti
conseguiti).
Si evidenzia una diminuzione in termini di rendimento agli esami dei
fuoricorso della leva 2001-2002, comparati con le due coorti di
Vecchio ordinamento selezionate.
Seconde conclusioni
Retention: relativa stabilità nelle tre coorti analizzate. La possibilità di
permanere nel sistema formativo si associa costantemente a fattori
che delineano profili robusti in termini di dotazioni all’ingresso
dello studente a cui aggiungere per le leve di Nuovo ordinamento la
condizione di fuorisede.
Fuoricorsismo: processo di marginalizzazione considerando l’Ateneo
nel suo complesso, per cui l’incidenza di studenti fuoricorso
diminuisce nel tempo e cambia i suoi connotati nella direzione di
una maggior debolezza dei profili.
Un elemento di estremo interesse che è stato possibile isolare grazie
allo strumento delle Rappresentazioni multidimensionali è la
connotazione specifica che assumono i tipi che indicano il fenomeno
dello stopping out ed il passaggio di studenti immatricolati in
regime di Vecchio ordinamento, che transitano all’ordinamento post
riforma collocandosi in posizione di fuoricorso.
Seconde conclusioni
Relativamente alle caratteristiche di percorso degli iscritti, si possono
trarre almeno tre distinte considerazioni conclusive.

In primo luogo, se si osserva la produttività al passaggio tra il primo
ed il secondo anno di corso per l’Ateneo considerato nel suo
complesso, si ravvisa un tendenziale incremento della quota del
percorso didattico portata a termine.

Secondariamente operando il confronto intra – coorte negli istanti
T2, T3 e T4, si evince come gli studenti interessati da stopping out
abbiano un percorso didattico estremamente più accidentato
rispetto ai loro colleghi continui, con una quota di esami o crediti
conseguiti marcatamente più bassa.

Per quel che concerne le caratteristiche di percorso degli iscritti
osservati oltre il termine della durata legale del corso di studi,
infine, si è osservato un andamento in controtendenza rispetto a
quanto evidenziato in T1. La leva NO appare meno produttiva
delle restanti leve selezionate. Aumenta la quota del carico
didattico ancora da portare a termine e si assiste ad un livellamento
verso votazioni medie o basse del profitto agli esami.
Analisi degli abbandoni
Già con l’analisi delle RM avevamo potuto constatare come al livello di
Ateneo il passaggio tra primo e secondo anno (T1) in VO sembrasse
rappresentare un momento di profondo disagio per gli studenti (val.
min 30,1% (1994-95 ) val. max. 33,9% (1996-97)); nella migliore
delle circostanze, quindi, 3 studenti su 10 abbandonavano
l’Ateneo dopo meno di un anno di permanenza.
Successivamente con il NO il tasso di abbandono dell’Ateneo fa
registrare un decremento per i primi due anni (25,9% nell’a.a.
2001-02, 24,9% nel 2002-03), per poi ricominciare a salire (27,9%
nell’a.a. 2003-04), facendo registrare risultati certamente non
paragonabili agli obiettivi che il Dm 509/1999 mirava a raggiungere.
La stragrande maggioranza degli abbandoni, risulta concentrata tra gli
abbandoni precocissimi e quelli precoci.
Inoltre l’analisi per sottotipi, evidenzia come uno degli effetti della
riforma sia consistito nell’anticipazione del fenomeno del
dropping out ai primissimi mesi di ingresso nel sistema
universitario
Analisi degli abbandoni
Anche nel medio periodo (T2), è possibile notare in prospettiva
longitudinale un calo nel tasso di drop out.
L’analisi in prospettiva longitudinale, a differenza degli studi crosssectional che effettuano una fotografia in un dato istante, consente
di avanzare l’ipotesi che tale decrescita non sia un effetto puro e
diretto del processo di riordino dell’assetto didattico, ma anzi mette
in luce come la riforma si innesti su un processo già attivo in
regime di Vecchio ordinamento.
Anche con riferimento agli abbandoni osservati al I anno fuori corso
(T3) e al doppio della durata legale (T4) si è potuto osservare un
trend decrescente già a partire dall’a.a. 1996-97
Profili di ingresso degli studenti drop out coorte
1991-1992
Per ciascuno dei sei tipi di abbandono nella maggior parte le
caratteristiche degli studenti risultano essere le medesime per
ciascuno dei quattro tempi considerati (1991-92, 1999-00, 200102) .
L’abbandono nel passaggio tra il primo ed il secondo semestre del
primo anno (precoce) si caratterizza per la spiccata associazione
con un tipo di formazione tecnico-professionale conclusa con
votazione bassa o medio-bassa, un’età all’immatricolazione non
propriamente a ridosso del completamento del percorso di
istruzione secondaria.
Viceversa, il profilo che presenta una maggiore repulsione con la
condizione di abbandono precocissimo è caratterizzato nei termini
del genere femminile, con una formazione di tipo liceale votazione
alta ed età regolare rispetto al momento dell’immatricolazione
Modalità simili possono essere rintracciate anche con riferimento
all’abbandono precoce seppur con differenze legate ai valeur-test,
che segnalano un’associazione ancor più forte tra modalità
Profili di ingresso degli studenti drop out coorte
1991-1992
In particolare quelle che presentano maggiore attrazione rispetto a tale
condizione sono l’età avanzata (26 anni e oltre) uno o più anni di
ritardo nell’immatricolazione rispetto all’età prevista formazione
tecnica-professionale conseguita con votazione bassa e genere
maschile .
Passando invece all’analisi delle associazioni tra le caratteristiche
individuali degli studenti e la condizione di abbandono successivo
al secondo anno alle modalità fin ora evidenziate se ne
aggiungano delle altre, quali ad esempio una formazione di tipo
liceale (altri tipi di liceo) e una votazione medio-bassa.
In T3 la condizione di abbandono continua ad attrarre studenti con uno
o più anni di ritardo rispetto all’età generalmente prevista per
l’immatricolazione e diplomati con votazioni basse.
Col passare del tempo (T4) il profilo dell’abbandono perde la
connotazione forte e definita individuata fino a questo momento e
va ad interessare fasce sempre meno definite di studenti .
Profili di ingresso degli studenti drop out coorte
1999-2000
Dopo 8 anni (1999-2000) poco o nulla sembra cambiato, anche se si
registrano debolissimi segnali di miglioramento sul piano della
capacità di retention dell’Ateneo.
Quale che sia il semestre o l’anno accademico considerato in cui gli
studenti abbandonano l’Ateneo, le modalità rispetto alle quali si
registrano le associazioni più forti risultano essere sempre le
medesime rispetto alla coorte precedentemente analizzata (199192).
Rispetto agli studenti del 1991-1992, il profilo di quelli immatricolati
nell’a.a. 1999-2000 che abbandonano gli studi al secondo
semestre del secondo anno appare scarsamente definito
(deboli associazioni con votazioni basse o medio-basse).
Una dotazione in ingresso sostanzialmente debole caratterizza anche
l’abbandono dopo diversi anni dall’immatricolazione anche per
questa coorte di immatricolati (le caratteristiche peculiari sono l’età
irregolare, votazioni basse conseguite presso istituti tecnici o
presso altri tipi di liceo)
Profili di ingresso degli studenti drop out coorte
2001-2002
Per la leva 2001-2002 le modalità che delineano i profili degli
abbandoni precocissimi sono il domicilio nazionale e la
formazione liceale (prevalentemente socio-psico-pedagogico) o
professionale terminata con votazione bassa, congiuntamente
ad un lieve ritardo nell’età all’immatricolazione (come per le
due leve di VO).
Mentre nelle coorti 1991-92 e 1999-00 l’abbandono precocissimo
interessava fasce più ampie di studenti (20-22, 23-25 e 26 anni e
oltre), nel 2001-02 la modalità caratteristica è 20-22 anni, ad
indicare una maggiore capacità di retention dell’Ateneo con
riferimento agli studenti non tradizionali.
Mentre nelle coorti di Vecchio ordinamento le uniche modalità ad
associarsi con l’abbandono al II semestre del II anno erano le
votazioni basse e medio-basse, le modalità associate con tale
condizione sono un voto di diploma basso, il domicilio nella
regione sede degli studi e l’essere maschio.
Profili di ingresso degli studenti drop out coorte
2001-2002
Gli abbandoni al I anno fuori corso della coorte 2001-02 si
associano con il genere maschile e con il domicilio locale,
modalità che invece non risultavano caratterizzanti per le coorti di
Vecchio Ordinamento.
Sul piano della retention la formazione liceale non sembra più essere
in grado di mettere al riparo dalla condizione di abbandono, mentre
lo sono, nuovamente, il genere femminile ed il domicilio
nazionale.
In conclusione si può affermare che, almeno per quanto riguarda le
caratteristiche di input degli studenti, l’analisi fin qui condotta
consente di evidenziare l’immutata associazione tra le
caratteristiche in ingresso degli studenti e l’esito del percorso
universitario, associazione che taglia trasversalmente il sistema
Sapienza passando dal Vecchio al Nuovo ordinamento.
Analisi degli abbandoni alla luce delle
caratteristiche di percorso
Tra i drop-out della prima leva osservati in un tempo doppio rispetto
alla durata legale del corso di studi (T4), l’87,8% degli abbandoni
precocissimi e il 96,3% dei precoci non ha conseguito esami,
mentre tra quanti fuoriescono dal sistema Sapienza al II semestre
del II anno la percentuale di completamente improduttivi è pari al
50,4%.
Tra quanti abbandonano superato l’ostacolo del II anno (entro la
durata legale, al I anno fuori corso e in un anno successivo a
quest’ultimo), inoltre, si segnalano quote maggioritarie e crescenti
di studenti che hanno sostenuto fino alla metà del numero di
esami previsti dal corso di laurea (rispettivamente 56,1%, 67,2% e
64,4%), con quote più elevate nella classe di votazione medio-alta il
che potrebbe far pensare – nella migliore delle ipotesi – ad una
fuoriuscita dal Sistema caratterizzata nei termini del ri-orientamento
formativo.
Analisi degli abbandoni alla luce delle
caratteristiche di percorso
Tra gli abbandoni precocissimi e precoci la percentuale di
completamente improduttivi è pari rispettivamente al 76,8% ed al
94,3%, mentre tra gli abbandoni tra I e II anno è possibile
registrare un picco tra quanti hanno sostenuto almeno la metà degli
esami previsti (49,6% nella leva 1991-92 a fronte del 71,0% tra gli
abbandoni del 1999-2000), circostanza legata plausibilmente ad un
precedente transito tra Ordinamenti con conseguente conversione di
esami in cfu, processo che non sembra comunque essere stato in
grado di arginare la dispersione.
Un margine di miglioramento si osserva dall’analisi della produttività
per gli abbandoni della coorte di Nuovo ordinamento (2001-02):
aumenta in maniera diffusa la quota di quanti hanno sostenuto in
T4 fino a 90 cfu e parallelamente diminuisce la quota dei
completamente improduttivi anche tra quanti abbandonano gli studi
intrapresi alla Sapienza dopo diversi anni di permanenza
Facoltà a confronto: l’evoluzione longitudinale
delle performance nel sistema Sapienza
Per rappresentare sinteticamente le differenze interne all’ateneo e
l’evoluzione temporale delle loro performance, vengono presentati
una serie di grafici a dispersione, che permettono di descrivere in
termini puntuali ma nello stesso tempo facilmente interpretabili il
confronto relativo tra gli esiti delle carriere universitarie tra le varie
facoltà.
I grafici a dispersione rappresentano la proiezione della posizione delle
facoltà dell’Ateneo in relazione a due proprietà di base: la
percentuale dei laureati e la percentuale di abbandoni.
L’origine degli assi indica il valore medio complessivo dell’Ateneo
sulla quota dei laureati (asse delle ascisse) e sulla quota di
abbandoni (asse delle ordinate).
I grafici si riferiscono a tre intervalli di leve di immatricolati: le coorti di
immatricolati dal 1991/1992 al 1995/1996; le coorti di immatricolati
dal 1996/1997 al 2000/2001; le coorti di immatricolati dal
2001/2002 al 2003/2004.
Di seguito sono riportati solo i grafici a dispersione relativi al termine
della durata legale del corso di studi (T2) dei tre intervalli.
Facoltà a confronto: l’evoluzione longitudinale
delle performance nel sistema Sapienza
Le facoltà sono state proiettate sul piano cartesiano e per ciascuna di
esse le relative coordinate rimandano sull’asse delle X allo scarto
tra il valore medio dei laureati per la facoltà e quello di ateneo;
sull’asse delle Y allo scarto tra il tra il valore medio degli
abbandoni per la facoltà ed il valore medio dell’Ateneo.
Nel I quadrante si collocano le facoltà con sia una quota di laureati,
sia una quota di abbandoni superiori alla media;
Nel II quadrante sono proiettate le facoltà che complessivamente
hanno una posizione di ritardo relativo, con una quota di laureati
inferiore alla media dell’Ateneo e una quota di abbandoni superiore
alla media dell’Ateneo.
Nel III quadrante vi sono le facoltà che presentano uno scarto
negativo rispetto alla media in termini di laureati e una quota di
abbandoni inferiore alla media
Di converso nel IV quadrante troviamo proiettate le facoltà che
presentano una posizione migliore rispetto alla media dell’Ateneo.
20,00
SCIENZE POLITICHE
+ abbandoni
SOCIOLOGIA
10,00
PSICOLOGIA
- laureati
0,00
GIURISPRUDENZA
+ laureati
SCIENZE MMFFNN
ECONOMIA
LETTERE E FILOSOFIA
FARMACIA
INGEGNERIA
SCIENZE STATISTICHE
-10,00
ARCHITETTURA
-20,00
MEDICINA E CHIRURGIA 1
-30,00
- abbandoni
-10,00
0,00
10,00
20,00
30,00
Proiezione delle facoltà sugli scarti dal valore di ATENEO dei laureati e sugli
scarti dal valore di ATENEO degli abbandoni al T2 (valori medi per le coorti
di immatricolati nell’intervallo tra gli a.a. 1991/1992- 1995/1996)
+ abbandoni
SCIENZE POLITICHE
20,00
10,00
ECONOMIA SOCIOLOGIA
GIURISPRUDENZA
SCIENZE MMFFNN
- laureati
+ laureati
0,00
LETTERE E FILOSOFIA
PSICOLOGIA
FARMACIA
INGEGNERIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE
-10,00
SCIENZE STATISTICHE
ARCHITETTURA VALLE GIULIA
-20,00
ARCHITETTURA
MEDICINA E CHIRURGIA 1
ARCHITETTURA LUDOVICO QUARONI
MEDICINA E CHIRURGIA 2
-30,00
- abbandoni
-40,00
-10,00
0,00
10,00
20,00
30,00
Proiezione delle facoltà sugli scarti dal valore di ATENEO dei laureati e sugli
scarti dal valore di ATENEO degli abbandoni al T2 (valori medi per le coorti
di immatricolati nell’intervallo tra gli a.a. 1996-1997/ 2000-2001 )
40,00
+ abbandoni
SOCIOLOGIA
20,00
SCIENZE POLITICHE
FARMACIA
10,00
ECONOMIA
GIURISPRUDENZA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE
LETTERE E FILOSOFIA
+ laureati
SCIENZE MMFFNN
0,00
- laureati
STUDI ORIENTALI
FILOSOFIA
INGEGNERIA
SCIENZE UMANISTICHE
PSICOLOGIA 2
ARCHITETTURA VALLE GIULIA
SCIENZE STATISTICHE
PSICOLOGIA 1
-10,00
ARCHITETTURA LUDOVICO QUARONI
MEDICINA E CHIRURGIA 2
- abbandoni
-20,00
-20,00
0,00
MEDICINA E CHIRURGIA 1
20,00
40,00
Proiezione delle facoltà sugli scarti dal valore di ATENEO dei laureati e sugli
scarti dal valore di ATENEO degli abbandoni al T2 (valori medi per le coorti
di immatricolati nell’intervallo tra gli a.a. 2001/2002-2004/2005 )
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
Obiettivo stimare il rischio di dispersione universitaria degli
immatricolati nel sistema Sapienza alla luce delle caratteristiche di
ingresso e di percorso degli studenti.
Ottica del raffronto intercoorte, finalizzata ad identificare le
trasformazioni che occorrono tra le tre leve selezionate, soprattutto
seguendo la prospettiva comparativa tra condizioni rilevanti pre e
postriforma.
Come?
Due diversi modelli di regressione logistica multinomiale, con
inserimento in blocco delle variabili indipendenti, replicati per istanti
di osservazione T3 e T4 per tre coorti.
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
Il primo modello comprende le variabili di ingresso in posizione
indipendente affiancate dalla facoltà di immatricolazione dello
studente, ciò con l’intento specifico di valorizzare la rilevanza dei
fattori organizzativi e di percorso sulla carriera universitaria, indicati
indirettamente dall’appartenenza a diverse facoltà.
Il secondo modello, invece, aggiunge alle variabili indipendenti del
primo anche le caratteristiche di percorso nella carriera
universitaria, rappresentate dal rendimento agli esami dello
studente osservato nel passaggio tra il primo ed il secondo anno di
corso.
Il secondo modello incrementa la sua capacità previsionale rispetto al
primo, moderando fortemente, però, la rilevanza delle variabili di
ingresso rispetto alla variabile rendimento agli esami. Così facendo
si ottiene un modello dalla miglior valenza predittiva, che appare
però circolare nell’ottica di una seppur parziale spiegazione del
fenomeno.
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
Il modello multinomiale vede come variabile dipendente la
posizione amministrativa dell’immatricolato: iscritto, abbandono
e laureato
Tale modello assume come categoria di riferimento la modalità
laureato, stima il contributo delle modalità delle variabili
indipendenti all’incremento della probabilità che si verifichi un esito
della carriera universitaria all’insegna del fuoricorsismo (posizione
di ancora iscritto) o dell’abbandono degli studi, rispetto all’esito
positivo della carriera universitaria (conseguimento del titolo).
Il primo modello, relativo all’istante di osservazione T3, classifica
correttamente il 67% dei casi, dimostrando però una scarsa
capacità di predire la possibilità di conseguire il titolo in tempi
relativamente brevi da parte degli studenti.
A parità di condizioni rispetto all’insieme delle variabili indipendenti, il
decremento nella votazione di diploma, il profilo di formazione
tecnico-professionale ed un’età elevata di immatricolazione
producono un incremento relativo estremamente marcato della
probabilità di abbandono dello studente.
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
Gli elementi di maggior interesse vengono dai risultati della variabile
genere e domicilio. A parità di variabili indipendenti il genere
femminile non comporta un incremento relativo per la probabilità di
abbandono degli studi entro un anno dal termine della durata legale
del corso di studi.
Assumendo inoltre come categoria di riferimento l’appartenenza alla
facoltà di Lettere e Filosofia quasi tutte le facoltà attivano una
diminuzione della probabilità relativa di abbandono universitario,
con il consueto buon valore della facoltà di Medicina e Chirurgia, che
sostanzialmente indica come vi sia quasi un annullamento della
probabilità relativa di abbandono a parità di condizioni rispetto alla
facoltà di Lettere e Filosofia.
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
L’analisi che stima la probabilità di rimanere invischiato in una
condizione di fuoricorsismo entro un anno dal termine della durata
legale del corso di studi (T3), restituisce dei risultati che si
discostano dal modello che stima il rischio di abbandono.
Si restringono le differenze relative entro le singole variabili, per la
votazione di ingresso, il tipo di diploma e in maniera particolare per
l’età , con gli studenti con età di immatricolazione tra i 20 e 25
anni che presentano una probabilità relativa di rimanere
fuoricorso maggiore di circa l’80% rispetto ai colleghi entrati nel
sistema universitario entro i 19 anni.
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
Ricordiamo che le analisi della coorte 1999/2000 hanno evidenziato un
incremento complessivo della quota dei laureati (in T3), in parte
anche a seguito del cambio di ordinamento.
Con l’incremento della consistenza della quota di studenti laureati,
appare più elevata rispetto alla coorte 1991-1992 la possibilità di
classificare correttamente la posizione degli studenti, prevedendo la
consistenza del numero dei laureati.
Anche se rimangono estremamente rilevanti l’età di immatricolazione,
la votazione di diploma ed il tipo di formazione nella progressione
incrementale della probabilità di rimanere fuoricorso (e, in maniera
ancor più marcata, nella progressione della probabilità di
abbandonare gli studi) emergono alcuni elementi che indicano una
prima trasformazione temporale. Il vantaggio dei diplomati del
liceo classico nei confronti dei diplomati con maturità
scientifica in relazione al fuoricorsismo appare restringersi
fino ad annullarsi.
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
Il sistema nel suo complesso, inoltre, vede un miglioramento
complessivo delle performance, ma questo miglioramento non si
distribuisce uniformemente tra le varie facoltà.
Assumendo come categoria di riferimento la facoltà di Lettere e
Filosofia troviamo quindi un forte incremento relativo della
probabilità di abbandono e fuoricorsismo, legato in maniera
particolare alla facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza.
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
La stima del modello per i corsi di laurea triennale della prima leva
post-riforma conferma la robusta valenza predittiva delle variabili di
ingresso votazione di diploma, tipo di diploma ed età di
immatricolazione.
Diminuzione delle differenze relative in termini di incremento della
probabilità di abbandono e fuoricorsismo tra le diverse classi di età
di votazioni di diploma e in maniera particolare tra i diversi tipi di
diploma di scuola superiore.
Per la prima volta, per di più, appare significativa la relazione tra la
provenienza geografica e l’esito della carriera universitaria a
parità di altre condizioni, con la provenienza extraregionale dei
fuorisede che si configura come un fattore moderatore del rischio
di dispersione universitaria.
Previsione del rischio di dispersione
universitaria
Sempre assumendo come categoria di riferimento Lettere e Filosofia, a
livello di confronto interfacoltà le differenze relative sembrano
invece marcarsi, specialmente per l’osservazione in T3.
L’appartenenza alle facoltà di Scienze politiche, Sociologia ed
Economia, a cui si aggiunge la facoltà di Farmacia, produce un
forte incremento relativo della probabilità di abbandono.
Di converso, sempre a parità di profili di ingresso degli studenti, gli
immatricolati dei corsi triennali in professioni sanitarie vedono
praticamente annullarsi la loro probabilità di abbandono, così come
hanno valori relativi negativi altre facoltà con prevalenza o totalità
di corsi ad accesso programmato (Architettura Lodovico
Quaroni, Psicologia 1 e 2).
Conclusioni
Sotto il profilo diacronico, la replica del modello per le tre leve indica
come il sistema Sapienza si evolva nel tempo, divenendo meno
selettivo in relazione ai profili di ingresso degli studenti.
Nella leva di Nuovo ordinamento si restringono le differenze tra
studenti in ingresso, in maniera specifica per il tipo di diploma.
L’analisi, in associazione con la lettura dei grafici a dispersione, mostra
come la riforma non impatti in alcun modo trasversalmente ed in
maniera univoca su tutto l’Ateneo.
Per la leva di Nuovo ordinamento, anche a parità di caratteristiche di
ingresso degli immatricolati, permangono forti differenti a livello di
singola facoltà.
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materiali/18.12.42_3a_4a lezione