Continuità e innovazione nel sistema universitario italiano. Valutazione dei processi organizzativi e dei fenomeni della dispersione 11-12 Ottobre 2012 Continuità e innovazione nel sistema universitario italiano. Valutazione dei processi organizzativi e dei fenomeni della dispersione Il programma di lavoro prevede la realizzazione di un disegno di ricerca valutativo che ha lo scopo di individuare le criticità e i punti di forza dell’implementazione del DM 509/1999 sul sistema universitario italiano. L’obiettivo cognitivo che l’intero studio persegue fa riferimento alla possibilità di illustrare i fenomeni di drop out, di ritardo nel conseguimento del titolo di studio e dello scarso numero di laureati seguendo il modello di analisi di tipo input-throughput-output in grado di monitorare le carriere universitarie mettendo in relazione le caratteristiche di ingresso delle matricole e con le variabili di percorso e di esito (cfr. Agnoli e Fasanella, 1999). Parte I – La Sapienza in cifre: caratteristiche di accesso e di percorso degli immatricolati Le unità d’analisi sono gli immatricolati “puri” a sedici anni accademici (dal 1991-1992 al 2006-2007). I dati sono forniti dal S.A.T.I.S. Servizio Applicazioni Tecnologiche Informatiche della Sapienza). La popolazione si riferisce complessivamente a 400.216 studenti. 40000 35000 30000 25000 20000 15000 10000 5000 0 Le caratteristiche di accesso: il genere 6 Nel suo complesso, l’Ateneo si presenta come femminilizzato (55,6%). 5 4 Ateneo 3 Ingegneria Psicologia 2 Psicologia1 Psicologia2 1 0 Le caratteristiche di accesso: il genere In riferimento agli anni successivi al Dm 509/99, elevando il livello di stratificazione, aggiungendo cioè al primo livello (le facoltà) la durata legale del corso di studi (variabile “duratacorso”) si osserva un particolare fenomeno: le donne sembrano preferire corsi di laurea di durata superiore ai tre anni. Durata legale cdl (anni) Facoltà Architettura Quaroni Architettura V. Giulia Farmacia Giurisprudenza Ingegneria Medicina e Chirurgia 1* Medicina e Chirurgia 2* 2001-2002 3 5-6 2002-2003 3 5-6 Anno Accademico 2003-2004 2004-2005 3 5-6 3 5-6 0,84 1,39 3,38 0,99 1,14 1,02 0,92 1,04 1,37 0,25 2,18 1,98 1,54 1,14 2,33 0,84 1,55 1,38 * facoltà che offrono corsi di laurea sestennali 0,24 2,05 2,20 1,00 1,22 2,30 1,13 1,53 1,26 0,26 2,19 1,38 1,03 1,50 2,46 1,00 1,51 1,51 1,18 1,10 1,22 0,26 2,14 1,51 1,91 1,58 2,13 1,01 1,80 1,88 2005-2006 3 5-6 2006-2007 3 5-6 1,12 1,04 1,36 1,23 0,96 1,54 1,66 0,33 1,71 1,55 0,29 1,68 1,65 1,27 1,50 2,10 0,77 1,13 1,27 1,27 1,45 4,14 1,76 1,51 1,33 1,43 Le caratteristiche di accesso: l’età Fra gli obiettivi della Riforma 509 vi era quello di avvicinare al mondo universitario persone in età superiore ai 19 anni, che dunque non si immatricolano immediatamente dopo il conseguimento del diploma. 100% 90% 80% 70% 60% 26 anni e oltre 50% 23-25 anni 40% 30% 20% 10% 0% 20-22 anni Fino a 19 anni Le caratteristiche di accesso: l’età Introducendo come variabile di stratificazione la facoltà notiamo come la facoltà con il maggior numero di Over 26 sia la facoltà di Psicologia 2 (dal 2002-2003, 26,7% 36,4%, 41%, 38,2% e 26,2%). Questa facoltà nasce con la riforma 509 e si pone sul mercato dell’offerta dell’Ateneo Sapienza con dei corsi diretti esplicitamente all’ambito organizzativo e del lavoro, mentre la Facoltà di Psicologia 1 ripropone i percorsi clinici. Sembra pertanto che l’offerta formativa della Facoltà di Psicologia 2 sia direttamente indirizzata ad un target differente rispetto a quello della Facoltà da cui essa gemma, avvicinando al mondo universitario persone precedentemente escluse, che magari, con l’introduzione del sistema dei crediti formativi universitari, hanno potuto godere di un riconoscimento di precedenti esperienze lavorative o di precedenti percorsi di studi interrotti. Analizzando i dati nel loro complesso si osserva come la percentuale di immatricolati in età pari o superiore ai 26 anni sia salita dal 9,2% al 11,7% passando dal Vecchio al Nuovo ordinamento e come sia cresciuta anche la quota di persone che si immatricolano con un età mediamente elevata (23-25enni), che passa dal 4,9 al 5,2%. Le caratteristiche di accesso: la provenienza geografica Il dato amministrativo relativo alla provenienza geografica, diversamente da quelli sino a qui analizzati è un dato per il quale è importante sottolineare il periodo di aggiornamento dei dati in quanto lo studente, nel corso dei propri studi, ha facoltà di cambiare la propria residenza e, comunicandolo all’Ateneo, tale dato è modificato nell’archivio elettronico. Inoltre si tratta del primo dato che incontriamo che presenta dei valori mancanti, circa il 2% nelle coorti tra il 1991 ed il 1993 e lo 0,8% tra il 2001 ed il 2002. Dal dato percentualizzato si nota come vi sia una graduale riduzione degli immatricolati provenienti da Roma e provincia e ad una relativa stabilità della quota di studenti provenienti dalle altre provincie del Lazio. Pertanto, parallelamente si registra una sostanziale interregionalizzazione dell’Ateneo con un incremento di 10,5 punti percentuali in relazione alla quota di immatricolati provenienti da altre regioni diverse dal Lazio. Le caratteristiche di accesso: la provenienza geografica Un’analisi più attenta, basata su valori assoluti e non percentuali, evidenzia come la riduzione della numerosità degli studenti non sia una riduzione trasversale alle tre modalità della variabile in esame ma il calo di immatricolazioni colpisce prevalentemente gli studenti provenienti dalla capitale. Parte della riduzione della domanda di formazione da parte di studenti romani è sicuramente dovuta alla crescita degli altri Atenei della città di Roma: oltre la già presente Università di “Tor Vergata”, il 1992 vede la nascita del terzo polo universitario, “Roma Tre”, nato proprio per far fronte alla crescente domanda di formazione che aveva visto protagonista l’Università Sapienza. Consultando l’anagrafe degli studenti resa disponibile dal Miur, si nota come fra gli immatricolati in questi Atenei vi sia una netta prevalenza di studenti romani (per l’a.a. 2003-2004 la percentuale di romani immatricolati a Roma Tre è dell’80%, mentre per l’università di Tor Vergata tale percentuale è di circa il 77% (http://anagrafe.miur.it/). Le caratteristiche di accesso: la provenienza geografica Stratificando la popolazione per facoltà si nota come la facoltà che nel v.o. attrae maggiormente gli studenti da altre regioni sia la Facoltà di Psicologia (valori compresi tra il 34,6% del 1994-1995 e il 41,8% del 1991-1992). La Facoltà più “romana” è Scienze Politiche con percentuali superiori all’80% per gli anni accademici dal 1999-1992 al 19931994 Aggiungendo come livello di stratificazione la durata del corso di studi, sempre in riferimento al VO, si nota come le quote di popolazione studentesca proveniente da altre regioni italiane non vari in riferimento alla durata legale del corso di studi. In relazione alle coorti di immatricolati successive al Dm 509/99 la percentuale di immatricolati provenienti da altre regioni è superiore per i corsi di laurea di durata maggiore (quinquennale rispetto alla quadriennale, quinquennale e sestennale rispetto alla triennale). Le caratteristiche di accesso: il limite dei dati amministrativi La qualità dei dati amministrativi spesso dipende dalla loro importanza all’interno del processo amministrativo da cui e per cui vengono prodotti. La discrepanza tra le finalità di questo processo e le necessità informative di chi utilizza i dati come fonti statistiche, è spesso significativa e può rappresentare un considerevole impedimento al loro utilizzo. Il dato relativo al tipo e al voto di diploma presenta valori mancanti per tutte le coorti in analisi. Il record relativo al tipo di diploma manca in quote variabili dallo 0,4% al 13,6% (nell’a.a. 1995-1996), ma dal 1999-2000 in poi sempre inferiori all’1%. La quota di valori mancanti per il voto di diploma è sempre superiore all’1%, con un massimo registrato nell’a.a. 1995-1996 (dell’83,6%, 80,7% per l’a.a. successivo) E’ dunque opportuno sottolineare come in relazione a tipo ed al voto di diploma sia necessario usare grande cautela nella lettura dati proprio perché tale lettura, anche se solo descrittiva, prevede il confronto (diacronico) tra distribuzioni con differenti, talora in maniera molto consistente, quote di valori mancanti. Le caratteristiche di accesso: tipo di diploma Un altro problema è relativo alla natura stessa del dato amministrativo. Soprattutto in riferimento al tipo di diploma la variabile originale era una variabile stringa. Dopo le opportune ricodifiche si è creata una nuova variabile a sette modalità. Osservando i dati proprio in corrispondenza delle coorti con quelli più incompleti è possibile individuare significative discontinuità: l’anno accademico 1995-1996 è il primo in cui la quota di iscritti provenienti da licei scientifici supera quella dei provenienti da istituti tecnici e inizia il trend di diminuzione della quota di immatricolati con voti di diploma bassi e di aumento di quelli con voti alti e medio-alti L’istituzione di corsi di studio di durata triennale sembrerebbe avere attratto studenti con una formazione non liceale, che nelle coorti immediatamente precedenti alla riforma rappresentavano il 30% o poco più degli immatricolati. Le caratteristiche di accesso: tipo di diploma 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 1996-97 1997-98 1998-99 1999-00 2000-01 2001-02 2002-03 2003-04 2004-05 2005-06 2006-07 liceo scientifico liceo classico liceo socio-psico-pedagogico e sitituto magistrale altri tipi di liceo istituto tecnico istituto professionale altri titoli di studio italiani e stranieri Le caratteristiche di accesso: voto di diploma In riferimento alla votazione conseguita è possibile evidenziare un trend generale di aumento della quota di immatricolati che hanno conseguito votazioni alte al termine degli studi superiori. La votazione conseguita è stata ricondotta a quattro categorie: bassa (includente i voti da 60 a 69), medio-bassa (da 70 a 79), medio-alta (da 80 a 89), alta (da 90 a 100). 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Basso Medio-basso Medio-alto Alto Annotazione metodologia: i 4 “momenti” di osservazione di ciascuna coorte di immatricolati Le analisi precedenti si riferivano ad un unico momento nel tempo: l’immatricolazione (T0). Per le analisi che seguono bisogna tenere sempre a mente che sono stati individuati 4 distinti momenti della carriera universitaria degli studenti nei quali sono state effettuate le osservazioni: T1 Secondo anno del corso di studi T2 Termine della durata legale del corso di studi T3 Primo anno fuoricorso T4 Doppio del tempo della durata legale del corso di studi. Le caratteristiche di percorso: esami sostenuti e crediti conseguiti La commissione guidata da Martinotti (1996) era incaricata di redigere (in un anno) un rapporto su Autonomia didattica e innovazione dei corsi di studio a livello universitario e postuniversitario, con il compito di formulare proposte di modifiche da apportare al sistema universitario. La terza parte di tale bozza conteneva le proposte fattuali dell’intervento, prima fra tutti l’introduzione dei crediti formativi universitari, conforme al sistema ECTS già in vigore in Europa. Il sistema dei crediti formativi è introdotto nel sistema universitario dalla Riforma 509. Il cfu è «la misura del volume di lavoro di apprendimento, compreso lo studio individuale, richiesto ad uno studente in possesso di adeguata preparazione iniziale per l'acquisizione di conoscenze ed abilità nelle attività formative previste dagli ordinamenti didattici dei corsi di studio» (art. 1, lettera l) e ad ogni cfu «corrispondono 25 ore di lavoro per studente» Dunque si tratta di comparare due sistemi diversi di valutazione. Le caratteristiche di percorso: esami sostenuti e crediti conseguiti Dalle analisi relative alla produttività vengono esclusi: gli studenti che hanno usufruito del « […] riconoscimento totale o parziale dei crediti acquisiti da uno studente ai fini della prosecuzione degli studi in altro corso della stessa università ovvero nello stesso o altro corso di altra università, compete alla struttura didattica che accoglie lo studente, con procedure e criteri predeterminati stabiliti nel regolamento didattico di ateneo» (art. 5, comma 5, D.m. 509/1999) questo per evitare di paragonare carriere universitarie “normali” con altre fortemente velocizzate e facilitate da un forte riconoscimento di crediti. Gli studenti che hanno effettuato un cambio di ordinamento didattico, in quanto fra i dati in nostro possesso mancano quelli relativi al numero dei crediti riconosciuti ai singoli studenti all’atto del passaggio di ordinamento. Le caratteristiche di percorso: esami sostenuti e crediti conseguiti In riferimento al primo momento di osservazione (T1) si notano dei trends generali che caratterizzano le coorti del vecchio ordinamento e quelle del nuovo. Nel vecchio ordinamento la produttività all’inizio della carriera accademica rimane molto bassa. Solo l’1% circa degli immatricolati a corsi “pre-riforma” riesce a superare con profitto la metà degli esami previsti nei primi due anni di corso, questa percentuale sale al 3,5% solo nell’ultima coorte, quella del 20002001. Con il passaggio all’ordinamento “509”, che per la sola facoltà di ingegneria avviene già nell’2000-2001, la produttività degli studenti fa segnare un sensibile miglioramento. Gli studenti molto produttivi sfiorano il 40% nei primissimi anni di azione della riforma che, però, sembra perdere la sua efficacia già dalla coorte del 20032004, anno in cui la quota di chi riesce a conseguire più della metà dei crediti inizia a scendere fino a toccare il 25,3% nelle ultime coorti indagate. Le caratteristiche di percorso: esami sostenuti e crediti conseguiti In T2 è possibile constatare la presenza di una tendenza al miglioramento nelle performances degli studenti nelle ultime coorti del vecchio ordinamento. A questo miglioramento nella produttività degli studenti corrisponde un effettivo aumento della quota dei laureati entro la durata legale del corso. In T3 il miglioramento della nella produttività del nuovo ordinamento è presente solo nelle coorti del 2001-2002 e del 2002-2003. Già nella coorte del 2003-2004, l’ultima che può essere seguita fino al T3, i molto produttivi tornano a livelli pre-’98. In T4 nelle coorti di VO la quota degli studenti che non hanno sostenuto esami aumenta gradatamente dal 1995-1996 fino a raggiungere il valore massimo del 36,7% nella coorte del 1999-2000. Nel NO (dove è possibile seguire solo una coorte al doppio della durata legale) diminuisce nettamente la quota di chi non consegue crediti (21%), con un miglioramento di quasi 17 punti percentuali rispetto all’ultima coorte del vecchio ordinamento. Le caratteristiche di percorso: i crediti conseguiti La Riforma ha inciso in maniera molto differente sui due fenomeni principali il fuoricorsismo e il dropping-out. È riuscita ad ottenere dei risultati molto positivi nel limitare gli abbandoni, in special misura quelli “sotto l’albero di natale” (abbandoni precocissimi e precoci, che avremo modo di approfondire in seguito). Ed è riuscita a diminuire la quota di studenti che risultano avere 0 crediti al momento della seconda osservazione che passano da un valore che si aggirava attorno al 32% delle coorti pre-riforma a un valore di circa dieci punti percentuali nelle coorti di nuovo ordinamento. Per quel che riguarda il fuoricorsismo, la riforma non è stata in grado di ottenere risultati soddisfacenti e che fossero anche stabili nel tempo. Le caratteristiche di percorso: i crediti conseguiti Durata media degli studi (in anni) dei laureati di primo livello (corsi di laurea triennali) ed anno solare di conseguimento del titolo 5 4.85 4.8 4.71 4.6 4.39 4.4 4.2 4.13 4 4.06 4.52 4.19 3.8 3.6 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Fonte: “Undicesimo Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario" - CNVSU Le caratteristiche di percorso: votazione media Un altro modo per valutare gli effetti della Riforma è quello di analizzare l’andamento della media voto nei quattro tempi di osservazione per le coorti di Vecchio e di Nuovo ordinamento. La media voto è stata calcolata sia per il Vecchio che per il Nuovo ordinamento adottando una ponderazione per numero di esami sostenuti. Questo tipo di ponderazione ha permesso di includere anche gli studenti che nel corso della loro carriera accademica hanno effettuato il passaggio dal vecchio ordinamento a quello nuovo. La votazione media è stata ricodificata in cinque classi: •nessuna votazione, •votazione bassa (18-21), •votazione medio-bassa (21,01-24) •votazione medio-alta (24,01-27) •votazione alta (27,01-30). Le caratteristiche di percorso: votazione media in T1 Le caratteristiche di percorso: votazione media in T4 Parte II – Le carriere in sintesi: le rappresentazioni multidimensionali Lo strumento metodologico delle RM consente di osservare il percorso di ogni singolo studente per ciascuna coorte di immatricolazione nei quattro differenti istanti di osservazione illustrati in precedenza. Il trattamento di dati diacronici permette di monitorare in maniera puntuale il percorso di ogni studente facente parte di una determinata generazione mediante la ricostruzione delle informazioni relative all’iscrizione agli anni accademici successivi al primo. Il vantaggio di tale strategia di analisi risiede nel proposito di cogliere la processualità delle carriere universitarie in maniera tale da poter rintracciare elementi significativi e rilevanti in grado di esplicitare le modalità di accesso, di conduzione dei percorsi formative e il raggiungimento dei risultati finali. Le carriere in sintesi: le rappresentazioni multidimensionali La prospettiva longitudinale si propone pertanto di restituire un quadro più preciso ed affidabile dei fenomeni di dispersione universitaria rispetto a quello illustrato nei rapporti delle principali agenzie di valutazione. Gli studi di tipo trasversale o per contemporanei, infatti, considerando gli studenti iscritti ad una determinata facoltà al tempo selezionato t indipendentemente dall’anno di immatricolazione, permettono una comparazione ante/post di tipo semplicistico, cristallizzando i fenomeni in analisi e considerandone unicamente il loro aspetto statico. Una delle principali distorsioni connesse all’utilizzo di questo modus operandi riguarda principalmente il calcolo del tasso di abbandono, ottenuto semplicemente per differenza tra la quota di soggetti iscritti al secondo anno e il numero di immatricolati all’anno precedente. Inoltre, ulteriori limiti sono legati all’impossibilità di discernere coloro che abbandonano il proprio percorso da coloro che effettuano un trasferimento ad un altro ateneo e di calcolare i diversi livelli di gravità nel ritardo del conseguimento del titolo (cfr. Fasanella, Benvenuto e Salerni, 2010). Le carriere in sintesi: le rappresentazioni multidimensionali N. anni monitorati 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 Anno di immatricolazione 1991/1992 1992/1993 1993/1994 1994/1995 1995/1996 1996/1997 1997/1998 1998/1999 1999/2000 2000/2001 2001/2002 2002/2003 2003/2004 2004/2005 2005/2006 2006/2007 Durata del corso di laurea di immatricolazione 2 anni 3 anni 4 anni 5 anni 6 anni 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 3 RM 2 RM - 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 3 RM 3 RM 2 RM 1 RM - 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 3 RM 3 RM 3 RM 2 RM 1 RM 1 RM - 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 3 RM 3 RM 3 RM 3 RM 2 RM 1 RM 1 RM 1 RM - 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 4 RM 3 RM 3 RM 3 RM 3 RM 3 RM 2 RM 1 RM 1 RM 1 RM 1 RM - Le carriere in sintesi: gli indicatori alla base delle rappresentazioni multidimensionali Posizione amministrativa • iscritto: se all’inizio dell’anno accademico di rilevazione (Tr) la posizione amministrativa corrisponde a prosecuzione, passaggio o trasferimento di corso (intra-facoltà o extra-facoltà); • laureato: se all’inizio dell’anno accademico Tr oppure Tr-1 oppure Tr-n la posizione amministrativa indica il conseguimento del titolo; • abbandono: se la posizione amministrativa all’inizio o durante l’anno accademico Tr oppure Tr-1 oppure Tr-n equivale ad abbandono o trasferimento extra-ateneo. Regolarità • regolare: se la durata del corso di laurea nel quale lo studente risulta iscritto è superiore o uguale all’anno accademico Tr ; • irregolare: se la durata del corso di laurea nel quale lo studente risulta iscritto è inferiore all’anno accademico Tr. Parte II – Le carriere in sintesi: gli indicatori alla base delle rappresentazioni multidimensionali Continuità • continuo: se nella posizione amministrativa dal tempo T+1, al T+r non figura mai il codice 888 • discontinuo: se nella posizione amministrativa dal tempo T+1, al T+r figura almeno una volta il codice 888 (tale codice è stato utilizzato in matrice per indicare lo stato di carriera successivo all’abbandono ed è stato utilizzato fino all’eventuale rientro nel sistema Sapienza) Tipo di corso di laurea • laurea di primo livello; • laurea specialistica; • laurea magistrale a ciclo unico; • laurea di Vecchio ordinamento; • corso di diploma universitario. Le carriere in sintesi: la posizione amministrativa al tempo T1 Le carriere in sintesi: la posizione amministrativa al tempo T2 Le carriere in sintesi: la posizione amministrativa al tempo T3 Le carriere in sintesi: totale laureati, laureati NO e VO per Ateneo, in T3 Parte II – Le carriere in sintesi: la posizione amministrativa al tempo T4 Parte IIIa – Analisi della posizione di iscritto Tra i 38 tipi empirici individuati nel processo di costruzione delle RM, 9 di questi identificano delle posizioni afferenti allo condizione amministrativa di ancora iscritto in uno dei quattro istanti di osservazione. iscritto regolare continuo NO iscritto regolare continuo VO iscritto regolare discontinuo NO iscritto regolare discontinuo VO iscritto irregolare continuo NO iscritto irregolare continuo VO iscritto irregolare discontinuo NO iscritto irregolare discontinuo VO Parte IIIa – Analisi della posizione di iscritto La posizione amministrativa di ancora iscritto è considerato come un indicatore di tre distinti fenomeni, a seconda dell’istante di tempo T in cui si effettua l’osservazione. In T1 indica la capacità di retention del sistema Sapienza e delle singole facoltà nei confronti degli studenti. In T2 lo status di iscritto può essere interpretato come un indicatore ibrido: da un lato evidenzia comunque l’assenza di fenomeni di dropping out nel corso regolare degli studi, d’altro canto indica il passaggio alla condizione di studente fuoricorso. In T3 è un indicatore capace di rappresentare l’entità di una forma moderata di fuoricorsismo entro l’Ateneo ed entro le singole facoltà analizzate. In T4 rappresenta la presenza del fenomeno del fuoricorsismo, che assume dei contorni critici. Parte IIIa – Analisi della posizione di iscritto Per quanto concerne la capacità di retention dell’ateneo si evidenzia, oltre ad una costante crescita del numero degli (ancora) iscritti, un congruo numero di studenti rappresentati dal tipo iscritto regolare continuo che effettuano un passaggio dal Vecchio al Nuovo ordinamento. Per la generazione del 2000/2001, l’unica per la quale è possibile rilevare la presenza “mista” dei due ordinamenti, gli iscritti regolari continui No ammontano al 19,04%. In particolare, sul totale degli immatricolati dell’a.a. 2000/2001 si evidenzia la presenza di un 1,58% di iscritti irregolari discontinui di Nuovo ordinamento. Ciò a significare che questa quota di studenti era uscita dal sistema formativo in regime di Vecchio ordinamento, rischiando di abbandonare definitivamente l’Università, ma è stata spinta a rientrare nel sistema Sapienza dalla possibilità di ottenere un riconoscimento degli esami pregressi in regime di Nuovo ordinamento o comunque restando attratta dall’istituzione dei nuovi ordinamenti didattici post-riforma. Parte IIIa – Analisi della posizione di iscritto La scomposizione analitica del dato riferito alla semplice posizione amministrativa per la RM T3 consente di circoscrivere due effetti del DM 509/99 sul fenomeno del fuoricorsismo di entità moderata. Il primo effetto è la diminuzione della quota di fuoricorso in T3 per le coorti di immatricolati post riforma. Nel novero degli ancora iscritti al T3, per le leve post riforma, troviamo inoltre piccole quote sempre più consistenti di soggetti che da corsi di laurea triennale transitano in corsi di laurea di durata superiore (cfr. ibidem). Il secondo effetto è legato all’ impatto retroattivo della riforma, osservabile al T3 per le leve di immatricolati comprese tra l’anno accademico 1995/1996 e 2000/2001. Quote sempre più crescenti di studenti di queste coorti sono stati attratti degli ordinamenti didattici di nuovo ordinamento, per la stragrande maggioranza dei casi di durata inferiore al proprio ordinamento didattico originario. L’introduzione dei nuovi ordinamenti didattici, inoltre, ha attratto soggetti fuoricorso di Vecchio ordinamento che hanno mutato la propria posizione, divenendo così studenti irregolari in regime di No Parte IIIb – Analisi della posizione di drop out Dalla costruzione delle RM derivano 6 modalità differenti di dispersione studentesca: abbandono precocissimo abbandono precoce abbandono al secondo semestre del secondo anno abbandono entro la durata legale abbandono al primo anno fuoricorso abbandono al doppio della durata legale Con il fine di cogliere in maniera più dettagliata possibile il fenomeno del dropping out universitario, nella RM T1 i tipi che discendono da questa modalità sono tre: l’abbandono precocissimo, l’abbandono precoce e l’abbandono al secondo semestre del secondo anno. Parte IIIb – Analisi della posizione di drop out Per quasi tutte le leve circa la metà degli studenti che abbandona il sistema universitario lo abbandona tra il primo e secondo anno (abbandono precoce). Tale fenomeno appare più marcato per le coorti di Nuovo ordinamento con valori superiori al 50%. Gli abbandoni precocissimi, cioè coloro che abbandonano il corso di laurea di immatricolazione al primo semestre del primo anno, non seguono un andamento preciso rappresentando per tutti gli anni accademici presi in esame circa un terzo del totale di studenti dispersi, mentre gli abbandoni al secondo semestre del secondo anno assumono il valore più alto in corrispondenza della leva di immatricolati nel 1997/1998 (21,67%) per poi decrescere gradualmente con l’implementazione del Dm 509/1999 e assestarsi al di sotto del 13%. La riforma del “3+2” ha anticipato il fenomeno del dropping out ai primissimi mesi di esperienza universitaria in un periodo in cui lo studente non ha ancora portato a termine un processo adattativo adeguato al nuovo contesto formativo Parte IIIb – Analisi della posizione di drop out L’andamento di coloro che lascia il sistema formativo entro la durata legale (T3) appare nell’arco di tempo considerato decrescente nel passaggio dal Vecchio al Nuovo ordinamento con valori per le leve post riforma stabilmente inferiori 8% sul totale della coorte. Questo fenomeno può essere letto alla luce dei cosiddetti “falsi abbandoni”, cioè studenti che dopo aver effettuato un abbandono nei primissimi mesi o nel primo anno della loro esperienza formativa rientrano successivamente nel sistema Sapienza. In primo luogo, la forma più tardiva di abbandono (T4), rappresentata per l’appunto dal tipo abbandono successivo al primo anno fuori corso è per tutte le leve prese in esame numericamente superiore al tipo di drop out specifico della RM T3, l’abbandono al primo anno fuoricorso Parte IIIc – Analisi della posizione di laureato Il livello di produttività del sistema Sapienza è qui inteso come capacità di condurre gli studenti al conseguimento del titolo. I tipi analitici delle RM derivanti dalla posizione amministrativa di laureato sono per i quattro tempi di osservazione in totale 24. Nella RM T2 ne sono presenti 8: laureato regolare continuo NO laureato regolare continuo VO laureato regolare discontinuo NO laureato regolare discontinuo VO laureato irregolare continuo NO laureato irregolare continuo VO laureato irregolare discontinuo NO laureato irregolare discontinuo VO Nella RM T3, oltre ai tipi sopra illustrati, sono riportati ulteriori 8 tipi che comprendono i soggetti laureati al tempo T2 . E così altri 8 tipi per la RM T4. Parte IIIc – Analisi della posizione di laureato Nel novero dei laureati in T1 il tipo più rappresentato è il laureato regolare continuo (95%). Quote residuali sono rappresentate da soggetti che hanno conseguito il titolo effettuando una pausa di percorso (laureato discontinuo) oppure da soggetti che hanno effettuato un passaggio ad un corso di laurea inferiore rispetto a quello di immatricolazione (laureato irregolare). La RM T3 consente di effettuare un focus sul fenomeno del fuoricorsismo moderato. Nell’arco di tempo monitorato il numero dei laureati irregolari continui cresce costantemente arrivando a sfiorare quota 13% nel caso della leva del 2001/2002. È interessante dare risalto al dato riferito ai passaggi di laureati fuoricorso da un ordinamento all’altro che oscillano tra lo 0,08% per la leva del 1995/1996 e il 3,80% per la leva del 2000/2001. Parte IIIc – Analisi della posizione di laureato Le analisi mostrano in maniera evidente come la quota di laureati in corso sia fortemente minoritaria, fino ad assumere proporzioni quantitativamente residuali per determinate facoltà ed per determinate coorti di immatricolazione. In maniera particolare per le prime coorti di immatricolati osservate nei primi anni novanta. Nella RM T4, per la coorte 1999/2000 si evidenzia ancora la retroazione della riforma: il tipo laureato irregolare continuo VO è in quota 12,81%. Infatti, quasi il 3% degli immatricolati in quell’anno accademico effettua un passaggio dal Vecchio al Nuovo ordinamento. Per l’unica coorte post riforma il valore relativo ai laureati fuoricorso con un percorso continuo è pari al 13,63% Parte IV – Analisi delle RM per facoltà Duplicità dell’ottica di tale analisi: longitudinale analizza gli iter formativi in un’ottica intragenerazionale analizzando nel tempo i fenomeni droppingout/retention, trasversale, studia un segmento di popolazione di studenti iscritti a differenti facoltà in un determinato anno accademico. Al fine di sintetizzare il dato per una sua più facile diffusione sono state utilizzate misura di tendenza centrale e dispersione calcolate oltre che per l’intero arco di osservazione anche su tre intervalli di tempo: • coorti di immatricolati dal 1991/1992 al 1995/1996 per illustrare il contesto universitario di Vecchio ordinamento; • coorti di immatricolati dal 1996/1997 al 2000/2001 per mettere in luce la retroazione della riforma data dalla coesistenza di profili studenteschi afferenti sia al Vecchio che al Nuovo ordinamento; • coorti di immatricolati dal 2001/2002 al 2003/2004 con lo scopo di seguire gli esiti di studenti di Nuovo ordinamento. Analisi delle RM per facoltà: il fenomeno di retention Alti tassi di ancora iscritti per le facoltà dell’area medica. In un’ottica longitudinale i valori massimi sono stabilmente registrati dalle facoltà di Medicina e Chirurgia 1 e 2 ad eccezione della leva del 1998/1999 dove il valore più alto si registra in corrispondenza della facoltà di Architettura. Psicologia vede migliorare il proprio trend a seguito dello sdoppiamento della facoltà e della contemporanea introduzione della riforma. Infatti, i valori medi passano dal 66,84% del primo intervallo a un 72,41% per il secondo fino a balzare all’ 81,95% per Psicologia 1 e al 79,25% per Psicologia 2 nel terzo intervallo di tempo considerato. Lo stesso miglioramento ha interessato anche un’altra facoltà gemmata, Lettere e Filosofia. Fanalini di coda sono Sociologia e Scienze politiche con valori costantemente sotto il 70% per tutti gli anni di osservazione Analisi delle RM per facoltà: il fenomeno dell’Early drop out Le facoltà con il minor numero di abbandoni si confermano quelle di Medicina e Chirurgia 1 e 2. I dati più preoccupanti sono relativi a Sociologia e Scienze politiche rispettivamente con una media di studenti dispersi 40,47% e 42,51%. I valori relativi a Economia, Scienze MM FF NN, Lettere e Filosofia pre-riforma e Giurisprudenza si aggirano al di sotto del 35% collocando queste facoltà in una fascia medio-alta su una ipotetica scala di gravità relativa al fenomeno dell’abbandono. Le facoltà con il maggior tasso di studenti dispersi sono Scienze politiche con una media del 55,62% e Sociologia con una media del 50,66%, I valori relativi alla facoltà di Psicologia diminuiscono sensibilmente dopo la sua scissione passando da una media di 44,41% al 29,71% di Psicologia 2 e al 26,16% di Psicologia 1 Analisi delle RM per facoltà: Per quanto concerne le facoltà che sono interessate da processi di gemmazione, Psicologia, Architettura e Lettere e Filosofia migliorano le performance dei propri immatricolati dopo lo sdoppiamento di sede. Tra le facoltà con una media di laureati regolari più bassa troviamo Architettura (1,45%), Giurisprudenza (1,97%), Scienze politiche (2,09%) e Sociologia (3,60%). Analisi delle RM per facoltà: il fenomeno del Fuoricorsismo Nella RM T3 è possibile concentrare l’attenzione su due fenomeni principali: il fuoricorsismo moderato e il tasso di laureati fuoricorso. La gran parte delle facoltà confermano la tendenza al decremento dei fuoricorso. Tale andamento risulta più marcato per la facoltà di Architettura Ludovico Quaroni che passa dal 64,44 % (periodo 1996/1997-2000-2001) del Vecchio ordinamento ad una media di 36,31% nel Nuovo ordinamento (periodo 2001/2002-2003/2004) e per le facoltà di Medicina e Chirurgia 1 e 2 che riducono gli iscritti all’incirca di un terzo. La situazione dell’ateneo nei primi anni novanta appariva per il numero dei laureati irregolari più omogenea rispetto alle leve postriforma, oscillando da un minimo di 10,82 per la generazione del 1992/1993 ad un massimo di 18,91 per la prima generazione di Nuovo ordinamento. Analisi delle RM per facoltà: il fenomeno del Fuoricorsismo Lo stesso trend è rintracciabile anche per la RM T4. Infatti, fermo restando un miglioramento complessivo costante per l’intero sistema “Sapienza”, la massima disomogeneità si registra per le leve del 1998/1999 e 1999/2000 dove appare più marcato l’effetto delle retroazione della riforma. Secondo una scala riferita al numero dei laureati al doppio della durata legale ai primi posti, come risulta facile prevedere, si collocano Medicina e Chirurgia 1 e 2 con una media di 79,45% e di 89,87%, mentre gli ultimi posti sono occupati da Scienze politiche (17,04%), Giurisprudenza (25,49%) e Sociologia (27,39%). Per l’analisi del fuoricorsismo cronico, si può constatare che a livello di ateneo vi è un trend costantemente decrescente per tutte le facoltà esaminate. la quota di soggetti che sono ancora presenti nel sistema universitario al doppio della durata del corso di immatricolazione oscillano tra il 2,5 di Medicina e Chirurgia e il 25,37 di Architettura Prime conclusioni: RM T1 Innalzamento delle quote di iscritti accompagnato da uno speculare calo del numero di abbandoni. “Effetto retroattivo della riforma” che ha portato un numero sempre maggiore di studenti a effettuare un cambio di ordinamento. Gli iscritti in corso con un percorso continuo registrano (nella RM T1) quote più alte, mentre per quanto concerne il fenomeno della dell’early dropping out il tipo con valori più alti è l’abbandono precoce; Medina e Chirurgia 1 e 2 presentano continuamente il tasso maggiore di iscritti regolari rispetto a tutte le facoltà in ciascuna delle coorti in analisi. Al contrario, Scienze politiche e di Sociologia presentano costantemente la quota maggiore di abbandoni . I soggetti immatricolati a corsi di laurea del settore medico mostrano una più chiara propensione al fenomeno della retention, mentre al contrario quelli immatricolati alla facoltà di Scienze politiche e Sociologia abbandonano più facilmente il proprio corso di studi. Prime conclusioni: RM T2 Il numero dei laureati cresce costantemente nel passaggio tra il Vecchio e il Nuovo ordinamento; tale tendenza si stabilizza per le coorti post-riforma assestandosi intorno al 14%. Si evidenzia come la condizione di ancora iscritto sia un indicatore ibrido; per quanto preluda all’entrata formale nella condizione di fuoricorso, può indicare paradossalmente l’efficienza delle facoltà e la loro capacità di retention degli studenti, per le leve di Vecchio ordinamento che presentavano una scarsissima quota di laureati in corso. In riferimento agli abbandoni vi è un abbassamento complessivo dei valori relativi ai tipi peculiari della RM T1 (abbandono precocissimo, abbandono precoce e abbandono al secondo semestre del secondo anno) dovuta ai rientri di studenti che hanno effettuato una pausa di percorso; allo stesso tempo, la modalità di abbandono specifica per l’istante T2, l’abbandono alla durata legale, non supera il 16% per le generazioni di Vecchio ordinamento per poi calare al 6-7% per quelle di Nuovo. Prime conclusioni: RM T2 In riferimento ai laureati le facoltà dell’area medica si confermano come le più produttive: in particolare per Medicina e Chirurgia 2 uno studente su due consegue il titolo senza alcuna forma di ritardo. Sociologia e Scienze politiche registrano il più alto numero di studenti che hanno abbandonato il loro iter formativo e un relativo basso tasso di laureati regolari (come già accadeva nel tempo T1). Miglioramento complessivo delle performance degli studenti immatricolati a facoltà che sono interessate da processi di gemmazione (Psicologia, Architettura e Lettere e Filosofia) Prime conclusioni: RM T3 La retroazione positiva della riforma produce una congiunta diminuzione della quota di studenti irregolari: costante calo nel tempo della quota di soggetti fuoricorso in T3, che passa complessivamente da circa il 45% per la coorte di immatricolati nel 1991/1992 a circa il 31% per l’ultima leva di immatricolati osservabile, quella immatricolata nel 2003/2004. Continua il trend positivo, riscontrato già nella RM T2, per i laureati; questo andamento è dovuto principalmente a studenti che si sono iscritti inizialmente ad un corso di laurea VO e che successivamente hanno conseguito il titolo effettuando un cambio di ordinamento. In riferimento al late dropping out, si può asserire che la numerosità degli abbandoni ad una anno dalla durata legale non supera per tutte le coorti prese in esame il 5%. Medicina e Chirurgia 1 e 2 mantengono il primato di facoltà con il più alto numero di studenti laureati seppur irregolari e con un esiguo tasso di soggetti drop out. Prime conclusioni: RM T4 Le coorti di immatricolati negli anni novanta vedono quasi dimezzare la quota dei cosiddetti “studenti a vita” (cfr. Fasanella, 2007) passando da un livello di fuoricorso di lunga durata di circa il 20% per la leva 1991/1992 a circa l’11% per la leva 1999/2000. L’andamento dei “laureati tardivi” conferma anche in questa RM il trend positivo riscontrato nei tempi di osservazione precedenti con picchi del 48,67% in corrispondenza della coorte del 1999/2000, per poi scendere al 40,98% per l’unica leva di Nuovo ordinamento; Rispetto all’analisi complessiva dell’abbandono: la prima evidenza empirica concerne la superiorità numerica del tipo abbandono entro la durata legale rispetto al tipo abbandono al I anno fuoricorso. I progressi più rilevanti si registrano per Psicologia, Architettura e Lettere e Filosofia post gemmazione. Sul versante del numero di laureati i fanalini di coda sono rappresentati dalle facoltà di Scienze politiche, Giurisprudenza e Sociologia dove in particolare, ad almeno 6 anni dall’immatricolazione, solo uno studente su quattro ha conseguito il titolo di laurea Parte V – Retention e fuoricorsismo: la doppia veste della posizione amministrativa di ancora iscritto Nuovi obiettivi: Identificare quali sono le caratteristiche di ingresso che si associno allo status di ancora iscritto nei quattro tempi e dunque ad una condizione di regolarità degli studi e di fuoricorsismo, con contorni più o meno marcati. L’interpretazione sostantiva del fenomeno del fuoricorsismo e della sua relazione con i profili di ingresso degli immatricolati. Stima della produttività degli studenti. Nello studio sull’Ateneo La Sapienza, le caratteristiche di ingresso degli studenti al momento dell’immatricolazione non sono impiegate solo come chiavi di interpretazione o predittori del fenomeno del drop out. L’analisi proposta mira a connotare in funzione dei profili di ingresso il fenomeno del fuoricorsismo. Un problema storico della formazione universitaria italiana e ancora cogente per l’Ateneo, nonostante la sua evoluzione temporale Retention e fuoricorsismo, la doppia veste della posizione amministrativa di ancora iscritto L’innovazione metodologica delle Rappresentazioni multidimensionali di carriera consente di descrivere puntualmente in quattro istanti sotto il profilo longitudinale il processo (inteso come sequenza di eventi che connotano le singole carriere dello studente), che conduce all’esito delle carriere individuali e genera a livello aggregato le performance in termini di variabili di output dell’Ateneo, superando parte dei problemi insiti negli studi di carattere trasversale o per contemporanei. Una serie di studi recenti sul tema della dispersione e della produttività universitaria nel contesto italiano ha identificato delle regolarità empiriche relative ai fattori di successo nel percorso universitario Il genere femminile L’età regolare di prima immatricolazione Studi precedenti di tipo liceale L’essere un “fuorisede” (soprattutto per gli immatricolati nel NO) Caratterizzazione di profili dei tipi emersi dalle RM Per identificare i fattori di influenza sulle carriere universitarie e nello stesso tempo valorizzare la sensibilità analitica dello strumento delle Rappresentazioni multidimensionali, restituendo contemporaneamente un quadro sintetico dei risultati, i singoli tipi sono stati sottoposti ad una procedura di caratterizzazione dei profili alla luce delle proprietà individuali. La procedura di caratterizzazione delle Rappresentazioni multidimensionali (RM) alla luce delle variabili di ingresso, è stata effettuata su tre specifiche coorti di immatricolati, selezionate per un insieme di motivazioni di ordine sostantivo e metodologico: la coorte di immatricolazione 1991-1992 la coorte 1999-2000 la coorte 2001-2002. Esempio di caratterizzazione del tipo iscritto regolare continuo Vo (casi: 23462 - % 66.48) della coorte 1991-1992 al T1 per le variabili di ingresso Variabile Modalità caratteristica % della modalità nel tipo % della modalità nella popolazione della coorte % del tipo nella modalità Valeur-Test età tipo di diploma tipo di diploma voto di diploma (classi) genere voto di diploma (classi) provincia fino a 19 anni liceo classico liceo scientifico alto femmina medio- alto domicilio locale 69,97 23,67 30,38 22,15 54,80 21,21 73,24 58,26 19,08 25,72 18,53 51,86 19,37 72,80 79,84 82,45 78,53 79,46 70,24 72,79 66,88 62,91 32,23 28,95 25,46 15,54 12,46 2,56 provincia domicilio nazionale liceo socio-psicopedagogico/ istituto magistrale altri titoli di studio istituto professionale maschio 20-22 anni basso 23-25 anni istituto tecnico 26 anni e oltre 13,24 13,58 64,79 -2,64 4,00 4,22 62,95 -2,90 2,36 4,85 45,21 20,43 27,58 3,78 26,63 5,82 2,77 6,12 48,14 24,12 32,41 6,83 34,01 10,79 56,59 52,66 62,43 56,32 56,57 36,75 52,06 35,86 -6,49 -13,69 -15,54 -22,48 -27,05 -30,92 -40,78 -40,99 tipo di diploma tipo di diploma tipo di diploma genere età voto di diploma (classi) età tipo di diploma età Retention e fuoricorsismo: principali risultati per la coorte 1991-1992 Per la coorte 1991-1992 il tipo delle RM che rappresenta la capacità di retention dell’Ateneo si caratterizza per un profilo connotato dall’associazione con un’età regolare degli studenti al momento dell’immatricolazione, la provenienza liceale, specificatamente con formazione scientifica e classica, un alto voto di diploma ed il genere femminile (associato stabilmente per tutte le 16 coorti). Ad un anno dal termine della durata legale degli studi (T2), i profili degli iscritti irregolari continui si connotano per una costellazione di caratteristiche che indicano paradossalmente un’alta dotazione di capacità in ingresso dello studente (formazione liceale classica o scientifica, alte votazioni alla maturità, età di immatricolazione regolare) la posizione di studente fuoricorso viene raggiunta da buona parte degli studenti dai profili di ingresso più virtuosi. Retention e fuoricorsismo: principali risultati per la coorte 1991-1992 Estremamente differente appare invece il profilo molto meno consistente numericamente dei fuoricorso discontinui interessati dal fenomeno dello stopping out, che hanno effettuato un’interruzione della carriera universitaria, per poi riscriversi nell’Ateneo. In questo senso si è in presenza di un tipo connotato da un profilo di ingresso nettamente più debole (formazione tecnica, genere maschile, basse votazioni di diploma) a cui aggiungere un’età di prima immatricolazione irregolare (20-22 anni) ma non avanzata. Ciò può far supporre di trovarsi in presenza di una classe minoritaria di studenti che si connota per un percorso universitario con interruzioni a cui si potrebbe associare un parallelo percorso professionale segnato da incostanza o incertezza Osservando le carriere universitarie della leva, in T4 si ravvisa una quota estremamente elevata di studenti fuoricorso (iscritto irregolare continuo), che ricomprende ancora più di un quinto degli immatricolati in possesso di maturità classica, scientifica ed alta votazione di diploma. Retention e fuoricorsismo: principali risultati per la coorte 1999-2000 Quadro più articolato, dovuto principalmente al fenomeno di retroazione della riforma sulla coorte con i conseguenti transiti dal regime di Vecchio al Nuovo ordinamento. Il tipo dell’iscritto regolare continuo VO mostra una marcata attrazione con le modalità che delineano un profilo robusto in relazione alle proprietà di ingresso degli studenti nel sistema universitario. Caso particolare è la facoltà di Ingegneria che sperimenta la riforma del 3+2 già dall’a.a. 2000-2001, dove al T1 l’iscritto regolare continuo NO è caratterizzato dalla modalità maschio della variabile genere. I fuoricorso continui mantengono le caratteristiche di un profilo di ingresso robusto; anche se rispetto al 91-92 siamo in presenza di una consistente diminuzione della consistenza del tipo iscritto irregolare continuo al T3 sia della quota di immatricolati con maturità classica, maturità scientifica e voto di diploma elevato all’interno del tipo stesso. Retention e fuoricorsismo: principali risultati per la coorte 1999-2000 Differenti rispetto alla leva 1991-1992 sono i profili di ingresso per gli iscritti irregolari che transitano dal Vecchio al Nuovo ordinamento; in questo caso, infatti, siamo in presenza di tipi lievemente più deboli che si connotano statisticamente per votazioni di diploma medio – basse. Di estremo interesse i risultati a cui si perviene per i tipi di fuoricorso discontinui passati al nuovo ordinamento. Questi studenti rientrano nel sistema universitario negli anni successivi all’abbandono, transitando verso il nuovo ordinamento didattico, probabilmente sospinti da una sorta di effetto annuncio legato all’introduzione della riforma e alla percezione della possibilità di conseguire titoli di studio triennali con percorsi più agevoli. Un importante mutamento che interviene tra la situazione della coorte 1991-1992 e la leva 1999-2000 si delinea chiaramente osservando i differenti tipi di fuoricorsismo di lunga durata in T4: oltre che una diminuzione della loro entità numerica tipi che rappresentano il fenomeno i connotano per profili di ingresso più deboli età di immatricolazione irregolare, voto basso, diploma tecnico. Retention e fuoricorsismo: principali risultati per la coorte 2001-2002 L’unico elemento che si aggiunge nella connotazione del profilo dell’iscritto regolare continuo (rispetto alle altre due coorti analizzate) è l’attrazione con le modalità di domicilio regionale e domicilio nazionale. Il fenomeno è parzialmente da ascriversi ad un processo di autoselezione in termini di caratteristiche di ingresso dei fuorisede in entrata nei primi anni duemila che vedono al loro interno sottorappresentati gli studenti con formazione tecnica e professionale rispetto ai colleghi residenti in provincia di Roma. In T3 non si ravvisa più l’attrazione tra la condizione di iscritto e la maturità classica ed un’elevata votazione di diploma. Il fuoricorsismo osservato al T3 si colloca in una posizione mediana, tra i profili di ingresso estremamente deboli degli abbandoni ed le caratteristiche di eccellenza dei laureati ad un anno dal termine della durata legale degli studi. Retention e fuoricorsismo: principali risultati per la coorte 2001-2002 Così come evidenziato per la leva del 1999-2000, il profilo di ingresso degli studenti fuoricorso osservati al doppio della durata legale del corso di studi (T4) si connota per fattori di debolezza in entrata. Il tipo iscritto irregolare continuo esercita l’attrazione di basse e medio basse votazioni di diploma ed età di prima immatricolazione irregolare. Dunque al contrario delle evidenze emerse per la leva del 1991-1992, per cui l’Ateneo si connotava per una minor produttività e selettività nel suo complesso, a partire dagli immatricolati di fine anni novanta e continuativamente per le prime coorti di Nuovo ordinamento il fenomeno del fuoricorsismo di lunga durata assume una connotazione di marginalità, in relazione alla dotazione di ingresso degli studenti. La produttività degli studenti in corso e fuoricorso Il livello più basso di produttività è dato per la leva 1991-1992, con una tendenza al miglioramento per le due coorti successive. Sommando la quota degli studenti che pur restando iscritti al secondo anno non hanno ancora conseguito alcun esame, alla quota di abbandoni, si raggiunge il 38% degli immatricolati per la leva 19911992. La situazione migliora nettamente per la leva di Nuovo ordinamento 2001-2002, dove la somma raggiunge il 22%. Per quel che concerne il rendimento in termini di votazione agli esami, invece, non è possibile apprezzare particolari variazioni inter-coorte eccezion fatta per l’incremento della classi di votazioni basse e medio- basse per la leva di NO da imputare alla concomitante diminuzione degli studenti che non conseguono alcun esame al passaggio tra primo e secondo anno di corso. La produttività degli studenti in corso e fuoricorso In T2 si osserva per tutte le coorti esaminate la bassa produttività degli studenti discontinui (stopping out). La leva di immatricolazione più produttiva in T2 appare il 1999-2000 dove peraltro i soggetti che permangono in regime di Vecchio ordinamento mostrano una sovra rappresentazione delle categorie di votazioni elevate rispetto ai colleghi passati al Nuovo ordinamento. Perché? Sono proprio gli studenti con profili di ingresso più deboli ad essere sovra rappresentati nei passaggi al Nuovo regime didattico. I dati presentati sembrano mostrare un calo complessivo della produttività a seguito dell’introduzione della riforma. Il calo della produttività è però degli studenti che risultano ancora iscritti nell’istante T2, a fronte invece, di un incremento complessivo della performance della prima coorte di Nuovo ordinamento, soprattutto in termini di laureati regolari e leggermente fuoricorso. La produttività degli studenti in corso e fuoricorso In relazione al profitto della leva di Nuovo ordinamento, si può osservare come vi sia una crescita delle modalità centrali di votazione (medio-bassa e medio-alta), ad indicare come nella coorte permanga una quota minore di studenti totalmente improduttivi, ma come per chi permane nel sistema universitario senza riuscire a conseguire il titolo nei termini prestabili vi sia un livellamento verso votazioni medie del profitto agli esami. Le analisi per il momento T3 mostrano il divario in termini di produttività tra studenti continui e studenti interessati dal fenomeno dello stopping-out. La leva del 1999-2000 si conferma la più produttiva, anche alla luce del fenomeno di autoselezione e spostamento verso il regime di Nuovo ordinamento. I fuoricorso irregolari continui della leva 2001-2002 presentano un livello di produttività inferiore rispetto ai fuoricorso con le stesse caratteristiche della coorte 1991-1992. La produttività degli studenti in corso e fuoricorso In T4, infine, si ripresentano i medesimi fenomeni a livello di criticità della condizione della minoranza degli studenti fuoricorso interessati in carriera da stopping- out e calo della produttività dei fuoricorso della prima leva di NO. Si ampliano dunque le differenze in termini di produttività, in favore degli irregolari continui della leva 1991-1992 (76,14% dei fuoricorso irregolari continui con oltre la metà degli esami conseguiti) nei confronti della leva 2001-2002 (51, 08 % dei fuoricorso irregolari continui con oltre la metà dei crediti conseguiti). Si evidenzia una diminuzione in termini di rendimento agli esami dei fuoricorso della leva 2001-2002, comparati con le due coorti di Vecchio ordinamento selezionate. Seconde conclusioni Retention: relativa stabilità nelle tre coorti analizzate. La possibilità di permanere nel sistema formativo si associa costantemente a fattori che delineano profili robusti in termini di dotazioni all’ingresso dello studente a cui aggiungere per le leve di Nuovo ordinamento la condizione di fuorisede. Fuoricorsismo: processo di marginalizzazione considerando l’Ateneo nel suo complesso, per cui l’incidenza di studenti fuoricorso diminuisce nel tempo e cambia i suoi connotati nella direzione di una maggior debolezza dei profili. Un elemento di estremo interesse che è stato possibile isolare grazie allo strumento delle Rappresentazioni multidimensionali è la connotazione specifica che assumono i tipi che indicano il fenomeno dello stopping out ed il passaggio di studenti immatricolati in regime di Vecchio ordinamento, che transitano all’ordinamento post riforma collocandosi in posizione di fuoricorso. Seconde conclusioni Relativamente alle caratteristiche di percorso degli iscritti, si possono trarre almeno tre distinte considerazioni conclusive. In primo luogo, se si osserva la produttività al passaggio tra il primo ed il secondo anno di corso per l’Ateneo considerato nel suo complesso, si ravvisa un tendenziale incremento della quota del percorso didattico portata a termine. Secondariamente operando il confronto intra – coorte negli istanti T2, T3 e T4, si evince come gli studenti interessati da stopping out abbiano un percorso didattico estremamente più accidentato rispetto ai loro colleghi continui, con una quota di esami o crediti conseguiti marcatamente più bassa. Per quel che concerne le caratteristiche di percorso degli iscritti osservati oltre il termine della durata legale del corso di studi, infine, si è osservato un andamento in controtendenza rispetto a quanto evidenziato in T1. La leva NO appare meno produttiva delle restanti leve selezionate. Aumenta la quota del carico didattico ancora da portare a termine e si assiste ad un livellamento verso votazioni medie o basse del profitto agli esami. Analisi degli abbandoni Già con l’analisi delle RM avevamo potuto constatare come al livello di Ateneo il passaggio tra primo e secondo anno (T1) in VO sembrasse rappresentare un momento di profondo disagio per gli studenti (val. min 30,1% (1994-95 ) val. max. 33,9% (1996-97)); nella migliore delle circostanze, quindi, 3 studenti su 10 abbandonavano l’Ateneo dopo meno di un anno di permanenza. Successivamente con il NO il tasso di abbandono dell’Ateneo fa registrare un decremento per i primi due anni (25,9% nell’a.a. 2001-02, 24,9% nel 2002-03), per poi ricominciare a salire (27,9% nell’a.a. 2003-04), facendo registrare risultati certamente non paragonabili agli obiettivi che il Dm 509/1999 mirava a raggiungere. La stragrande maggioranza degli abbandoni, risulta concentrata tra gli abbandoni precocissimi e quelli precoci. Inoltre l’analisi per sottotipi, evidenzia come uno degli effetti della riforma sia consistito nell’anticipazione del fenomeno del dropping out ai primissimi mesi di ingresso nel sistema universitario Analisi degli abbandoni Anche nel medio periodo (T2), è possibile notare in prospettiva longitudinale un calo nel tasso di drop out. L’analisi in prospettiva longitudinale, a differenza degli studi crosssectional che effettuano una fotografia in un dato istante, consente di avanzare l’ipotesi che tale decrescita non sia un effetto puro e diretto del processo di riordino dell’assetto didattico, ma anzi mette in luce come la riforma si innesti su un processo già attivo in regime di Vecchio ordinamento. Anche con riferimento agli abbandoni osservati al I anno fuori corso (T3) e al doppio della durata legale (T4) si è potuto osservare un trend decrescente già a partire dall’a.a. 1996-97 Profili di ingresso degli studenti drop out coorte 1991-1992 Per ciascuno dei sei tipi di abbandono nella maggior parte le caratteristiche degli studenti risultano essere le medesime per ciascuno dei quattro tempi considerati (1991-92, 1999-00, 200102) . L’abbandono nel passaggio tra il primo ed il secondo semestre del primo anno (precoce) si caratterizza per la spiccata associazione con un tipo di formazione tecnico-professionale conclusa con votazione bassa o medio-bassa, un’età all’immatricolazione non propriamente a ridosso del completamento del percorso di istruzione secondaria. Viceversa, il profilo che presenta una maggiore repulsione con la condizione di abbandono precocissimo è caratterizzato nei termini del genere femminile, con una formazione di tipo liceale votazione alta ed età regolare rispetto al momento dell’immatricolazione Modalità simili possono essere rintracciate anche con riferimento all’abbandono precoce seppur con differenze legate ai valeur-test, che segnalano un’associazione ancor più forte tra modalità Profili di ingresso degli studenti drop out coorte 1991-1992 In particolare quelle che presentano maggiore attrazione rispetto a tale condizione sono l’età avanzata (26 anni e oltre) uno o più anni di ritardo nell’immatricolazione rispetto all’età prevista formazione tecnica-professionale conseguita con votazione bassa e genere maschile . Passando invece all’analisi delle associazioni tra le caratteristiche individuali degli studenti e la condizione di abbandono successivo al secondo anno alle modalità fin ora evidenziate se ne aggiungano delle altre, quali ad esempio una formazione di tipo liceale (altri tipi di liceo) e una votazione medio-bassa. In T3 la condizione di abbandono continua ad attrarre studenti con uno o più anni di ritardo rispetto all’età generalmente prevista per l’immatricolazione e diplomati con votazioni basse. Col passare del tempo (T4) il profilo dell’abbandono perde la connotazione forte e definita individuata fino a questo momento e va ad interessare fasce sempre meno definite di studenti . Profili di ingresso degli studenti drop out coorte 1999-2000 Dopo 8 anni (1999-2000) poco o nulla sembra cambiato, anche se si registrano debolissimi segnali di miglioramento sul piano della capacità di retention dell’Ateneo. Quale che sia il semestre o l’anno accademico considerato in cui gli studenti abbandonano l’Ateneo, le modalità rispetto alle quali si registrano le associazioni più forti risultano essere sempre le medesime rispetto alla coorte precedentemente analizzata (199192). Rispetto agli studenti del 1991-1992, il profilo di quelli immatricolati nell’a.a. 1999-2000 che abbandonano gli studi al secondo semestre del secondo anno appare scarsamente definito (deboli associazioni con votazioni basse o medio-basse). Una dotazione in ingresso sostanzialmente debole caratterizza anche l’abbandono dopo diversi anni dall’immatricolazione anche per questa coorte di immatricolati (le caratteristiche peculiari sono l’età irregolare, votazioni basse conseguite presso istituti tecnici o presso altri tipi di liceo) Profili di ingresso degli studenti drop out coorte 2001-2002 Per la leva 2001-2002 le modalità che delineano i profili degli abbandoni precocissimi sono il domicilio nazionale e la formazione liceale (prevalentemente socio-psico-pedagogico) o professionale terminata con votazione bassa, congiuntamente ad un lieve ritardo nell’età all’immatricolazione (come per le due leve di VO). Mentre nelle coorti 1991-92 e 1999-00 l’abbandono precocissimo interessava fasce più ampie di studenti (20-22, 23-25 e 26 anni e oltre), nel 2001-02 la modalità caratteristica è 20-22 anni, ad indicare una maggiore capacità di retention dell’Ateneo con riferimento agli studenti non tradizionali. Mentre nelle coorti di Vecchio ordinamento le uniche modalità ad associarsi con l’abbandono al II semestre del II anno erano le votazioni basse e medio-basse, le modalità associate con tale condizione sono un voto di diploma basso, il domicilio nella regione sede degli studi e l’essere maschio. Profili di ingresso degli studenti drop out coorte 2001-2002 Gli abbandoni al I anno fuori corso della coorte 2001-02 si associano con il genere maschile e con il domicilio locale, modalità che invece non risultavano caratterizzanti per le coorti di Vecchio Ordinamento. Sul piano della retention la formazione liceale non sembra più essere in grado di mettere al riparo dalla condizione di abbandono, mentre lo sono, nuovamente, il genere femminile ed il domicilio nazionale. In conclusione si può affermare che, almeno per quanto riguarda le caratteristiche di input degli studenti, l’analisi fin qui condotta consente di evidenziare l’immutata associazione tra le caratteristiche in ingresso degli studenti e l’esito del percorso universitario, associazione che taglia trasversalmente il sistema Sapienza passando dal Vecchio al Nuovo ordinamento. Analisi degli abbandoni alla luce delle caratteristiche di percorso Tra i drop-out della prima leva osservati in un tempo doppio rispetto alla durata legale del corso di studi (T4), l’87,8% degli abbandoni precocissimi e il 96,3% dei precoci non ha conseguito esami, mentre tra quanti fuoriescono dal sistema Sapienza al II semestre del II anno la percentuale di completamente improduttivi è pari al 50,4%. Tra quanti abbandonano superato l’ostacolo del II anno (entro la durata legale, al I anno fuori corso e in un anno successivo a quest’ultimo), inoltre, si segnalano quote maggioritarie e crescenti di studenti che hanno sostenuto fino alla metà del numero di esami previsti dal corso di laurea (rispettivamente 56,1%, 67,2% e 64,4%), con quote più elevate nella classe di votazione medio-alta il che potrebbe far pensare – nella migliore delle ipotesi – ad una fuoriuscita dal Sistema caratterizzata nei termini del ri-orientamento formativo. Analisi degli abbandoni alla luce delle caratteristiche di percorso Tra gli abbandoni precocissimi e precoci la percentuale di completamente improduttivi è pari rispettivamente al 76,8% ed al 94,3%, mentre tra gli abbandoni tra I e II anno è possibile registrare un picco tra quanti hanno sostenuto almeno la metà degli esami previsti (49,6% nella leva 1991-92 a fronte del 71,0% tra gli abbandoni del 1999-2000), circostanza legata plausibilmente ad un precedente transito tra Ordinamenti con conseguente conversione di esami in cfu, processo che non sembra comunque essere stato in grado di arginare la dispersione. Un margine di miglioramento si osserva dall’analisi della produttività per gli abbandoni della coorte di Nuovo ordinamento (2001-02): aumenta in maniera diffusa la quota di quanti hanno sostenuto in T4 fino a 90 cfu e parallelamente diminuisce la quota dei completamente improduttivi anche tra quanti abbandonano gli studi intrapresi alla Sapienza dopo diversi anni di permanenza Facoltà a confronto: l’evoluzione longitudinale delle performance nel sistema Sapienza Per rappresentare sinteticamente le differenze interne all’ateneo e l’evoluzione temporale delle loro performance, vengono presentati una serie di grafici a dispersione, che permettono di descrivere in termini puntuali ma nello stesso tempo facilmente interpretabili il confronto relativo tra gli esiti delle carriere universitarie tra le varie facoltà. I grafici a dispersione rappresentano la proiezione della posizione delle facoltà dell’Ateneo in relazione a due proprietà di base: la percentuale dei laureati e la percentuale di abbandoni. L’origine degli assi indica il valore medio complessivo dell’Ateneo sulla quota dei laureati (asse delle ascisse) e sulla quota di abbandoni (asse delle ordinate). I grafici si riferiscono a tre intervalli di leve di immatricolati: le coorti di immatricolati dal 1991/1992 al 1995/1996; le coorti di immatricolati dal 1996/1997 al 2000/2001; le coorti di immatricolati dal 2001/2002 al 2003/2004. Di seguito sono riportati solo i grafici a dispersione relativi al termine della durata legale del corso di studi (T2) dei tre intervalli. Facoltà a confronto: l’evoluzione longitudinale delle performance nel sistema Sapienza Le facoltà sono state proiettate sul piano cartesiano e per ciascuna di esse le relative coordinate rimandano sull’asse delle X allo scarto tra il valore medio dei laureati per la facoltà e quello di ateneo; sull’asse delle Y allo scarto tra il tra il valore medio degli abbandoni per la facoltà ed il valore medio dell’Ateneo. Nel I quadrante si collocano le facoltà con sia una quota di laureati, sia una quota di abbandoni superiori alla media; Nel II quadrante sono proiettate le facoltà che complessivamente hanno una posizione di ritardo relativo, con una quota di laureati inferiore alla media dell’Ateneo e una quota di abbandoni superiore alla media dell’Ateneo. Nel III quadrante vi sono le facoltà che presentano uno scarto negativo rispetto alla media in termini di laureati e una quota di abbandoni inferiore alla media Di converso nel IV quadrante troviamo proiettate le facoltà che presentano una posizione migliore rispetto alla media dell’Ateneo. 20,00 SCIENZE POLITICHE + abbandoni SOCIOLOGIA 10,00 PSICOLOGIA - laureati 0,00 GIURISPRUDENZA + laureati SCIENZE MMFFNN ECONOMIA LETTERE E FILOSOFIA FARMACIA INGEGNERIA SCIENZE STATISTICHE -10,00 ARCHITETTURA -20,00 MEDICINA E CHIRURGIA 1 -30,00 - abbandoni -10,00 0,00 10,00 20,00 30,00 Proiezione delle facoltà sugli scarti dal valore di ATENEO dei laureati e sugli scarti dal valore di ATENEO degli abbandoni al T2 (valori medi per le coorti di immatricolati nell’intervallo tra gli a.a. 1991/1992- 1995/1996) + abbandoni SCIENZE POLITICHE 20,00 10,00 ECONOMIA SOCIOLOGIA GIURISPRUDENZA SCIENZE MMFFNN - laureati + laureati 0,00 LETTERE E FILOSOFIA PSICOLOGIA FARMACIA INGEGNERIA SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE -10,00 SCIENZE STATISTICHE ARCHITETTURA VALLE GIULIA -20,00 ARCHITETTURA MEDICINA E CHIRURGIA 1 ARCHITETTURA LUDOVICO QUARONI MEDICINA E CHIRURGIA 2 -30,00 - abbandoni -40,00 -10,00 0,00 10,00 20,00 30,00 Proiezione delle facoltà sugli scarti dal valore di ATENEO dei laureati e sugli scarti dal valore di ATENEO degli abbandoni al T2 (valori medi per le coorti di immatricolati nell’intervallo tra gli a.a. 1996-1997/ 2000-2001 ) 40,00 + abbandoni SOCIOLOGIA 20,00 SCIENZE POLITICHE FARMACIA 10,00 ECONOMIA GIURISPRUDENZA SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE LETTERE E FILOSOFIA + laureati SCIENZE MMFFNN 0,00 - laureati STUDI ORIENTALI FILOSOFIA INGEGNERIA SCIENZE UMANISTICHE PSICOLOGIA 2 ARCHITETTURA VALLE GIULIA SCIENZE STATISTICHE PSICOLOGIA 1 -10,00 ARCHITETTURA LUDOVICO QUARONI MEDICINA E CHIRURGIA 2 - abbandoni -20,00 -20,00 0,00 MEDICINA E CHIRURGIA 1 20,00 40,00 Proiezione delle facoltà sugli scarti dal valore di ATENEO dei laureati e sugli scarti dal valore di ATENEO degli abbandoni al T2 (valori medi per le coorti di immatricolati nell’intervallo tra gli a.a. 2001/2002-2004/2005 ) Previsione del rischio di dispersione universitaria Obiettivo stimare il rischio di dispersione universitaria degli immatricolati nel sistema Sapienza alla luce delle caratteristiche di ingresso e di percorso degli studenti. Ottica del raffronto intercoorte, finalizzata ad identificare le trasformazioni che occorrono tra le tre leve selezionate, soprattutto seguendo la prospettiva comparativa tra condizioni rilevanti pre e postriforma. Come? Due diversi modelli di regressione logistica multinomiale, con inserimento in blocco delle variabili indipendenti, replicati per istanti di osservazione T3 e T4 per tre coorti. Previsione del rischio di dispersione universitaria Il primo modello comprende le variabili di ingresso in posizione indipendente affiancate dalla facoltà di immatricolazione dello studente, ciò con l’intento specifico di valorizzare la rilevanza dei fattori organizzativi e di percorso sulla carriera universitaria, indicati indirettamente dall’appartenenza a diverse facoltà. Il secondo modello, invece, aggiunge alle variabili indipendenti del primo anche le caratteristiche di percorso nella carriera universitaria, rappresentate dal rendimento agli esami dello studente osservato nel passaggio tra il primo ed il secondo anno di corso. Il secondo modello incrementa la sua capacità previsionale rispetto al primo, moderando fortemente, però, la rilevanza delle variabili di ingresso rispetto alla variabile rendimento agli esami. Così facendo si ottiene un modello dalla miglior valenza predittiva, che appare però circolare nell’ottica di una seppur parziale spiegazione del fenomeno. Previsione del rischio di dispersione universitaria Il modello multinomiale vede come variabile dipendente la posizione amministrativa dell’immatricolato: iscritto, abbandono e laureato Tale modello assume come categoria di riferimento la modalità laureato, stima il contributo delle modalità delle variabili indipendenti all’incremento della probabilità che si verifichi un esito della carriera universitaria all’insegna del fuoricorsismo (posizione di ancora iscritto) o dell’abbandono degli studi, rispetto all’esito positivo della carriera universitaria (conseguimento del titolo). Il primo modello, relativo all’istante di osservazione T3, classifica correttamente il 67% dei casi, dimostrando però una scarsa capacità di predire la possibilità di conseguire il titolo in tempi relativamente brevi da parte degli studenti. A parità di condizioni rispetto all’insieme delle variabili indipendenti, il decremento nella votazione di diploma, il profilo di formazione tecnico-professionale ed un’età elevata di immatricolazione producono un incremento relativo estremamente marcato della probabilità di abbandono dello studente. Previsione del rischio di dispersione universitaria Gli elementi di maggior interesse vengono dai risultati della variabile genere e domicilio. A parità di variabili indipendenti il genere femminile non comporta un incremento relativo per la probabilità di abbandono degli studi entro un anno dal termine della durata legale del corso di studi. Assumendo inoltre come categoria di riferimento l’appartenenza alla facoltà di Lettere e Filosofia quasi tutte le facoltà attivano una diminuzione della probabilità relativa di abbandono universitario, con il consueto buon valore della facoltà di Medicina e Chirurgia, che sostanzialmente indica come vi sia quasi un annullamento della probabilità relativa di abbandono a parità di condizioni rispetto alla facoltà di Lettere e Filosofia. Previsione del rischio di dispersione universitaria L’analisi che stima la probabilità di rimanere invischiato in una condizione di fuoricorsismo entro un anno dal termine della durata legale del corso di studi (T3), restituisce dei risultati che si discostano dal modello che stima il rischio di abbandono. Si restringono le differenze relative entro le singole variabili, per la votazione di ingresso, il tipo di diploma e in maniera particolare per l’età , con gli studenti con età di immatricolazione tra i 20 e 25 anni che presentano una probabilità relativa di rimanere fuoricorso maggiore di circa l’80% rispetto ai colleghi entrati nel sistema universitario entro i 19 anni. Previsione del rischio di dispersione universitaria Ricordiamo che le analisi della coorte 1999/2000 hanno evidenziato un incremento complessivo della quota dei laureati (in T3), in parte anche a seguito del cambio di ordinamento. Con l’incremento della consistenza della quota di studenti laureati, appare più elevata rispetto alla coorte 1991-1992 la possibilità di classificare correttamente la posizione degli studenti, prevedendo la consistenza del numero dei laureati. Anche se rimangono estremamente rilevanti l’età di immatricolazione, la votazione di diploma ed il tipo di formazione nella progressione incrementale della probabilità di rimanere fuoricorso (e, in maniera ancor più marcata, nella progressione della probabilità di abbandonare gli studi) emergono alcuni elementi che indicano una prima trasformazione temporale. Il vantaggio dei diplomati del liceo classico nei confronti dei diplomati con maturità scientifica in relazione al fuoricorsismo appare restringersi fino ad annullarsi. Previsione del rischio di dispersione universitaria Il sistema nel suo complesso, inoltre, vede un miglioramento complessivo delle performance, ma questo miglioramento non si distribuisce uniformemente tra le varie facoltà. Assumendo come categoria di riferimento la facoltà di Lettere e Filosofia troviamo quindi un forte incremento relativo della probabilità di abbandono e fuoricorsismo, legato in maniera particolare alla facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza. Previsione del rischio di dispersione universitaria La stima del modello per i corsi di laurea triennale della prima leva post-riforma conferma la robusta valenza predittiva delle variabili di ingresso votazione di diploma, tipo di diploma ed età di immatricolazione. Diminuzione delle differenze relative in termini di incremento della probabilità di abbandono e fuoricorsismo tra le diverse classi di età di votazioni di diploma e in maniera particolare tra i diversi tipi di diploma di scuola superiore. Per la prima volta, per di più, appare significativa la relazione tra la provenienza geografica e l’esito della carriera universitaria a parità di altre condizioni, con la provenienza extraregionale dei fuorisede che si configura come un fattore moderatore del rischio di dispersione universitaria. Previsione del rischio di dispersione universitaria Sempre assumendo come categoria di riferimento Lettere e Filosofia, a livello di confronto interfacoltà le differenze relative sembrano invece marcarsi, specialmente per l’osservazione in T3. L’appartenenza alle facoltà di Scienze politiche, Sociologia ed Economia, a cui si aggiunge la facoltà di Farmacia, produce un forte incremento relativo della probabilità di abbandono. Di converso, sempre a parità di profili di ingresso degli studenti, gli immatricolati dei corsi triennali in professioni sanitarie vedono praticamente annullarsi la loro probabilità di abbandono, così come hanno valori relativi negativi altre facoltà con prevalenza o totalità di corsi ad accesso programmato (Architettura Lodovico Quaroni, Psicologia 1 e 2). Conclusioni Sotto il profilo diacronico, la replica del modello per le tre leve indica come il sistema Sapienza si evolva nel tempo, divenendo meno selettivo in relazione ai profili di ingresso degli studenti. Nella leva di Nuovo ordinamento si restringono le differenze tra studenti in ingresso, in maniera specifica per il tipo di diploma. L’analisi, in associazione con la lettura dei grafici a dispersione, mostra come la riforma non impatti in alcun modo trasversalmente ed in maniera univoca su tutto l’Ateneo. Per la leva di Nuovo ordinamento, anche a parità di caratteristiche di ingresso degli immatricolati, permangono forti differenti a livello di singola facoltà.