Eleonora Puce, Gaia Paglialunga, Simone Giannoccolo, Giada Siciliano Charles Darwin, nel 1871, fu il primo ad affermare , nel suo libro “The descent of man” (L’origine dell’uomo), che anche noi siamo esseri viventi come tutti gli altri e che quindi siamo soggetti alle stesse leggi che governano i fenomeni naturali. L’uomo, pertanto, deve aver avuto degli antenati, i quali, a loro volta, dovevano possedere delle caratteristiche simili a quelle degli animali cui egli oggi assomiglia di più, cioè le scimmie. In realtà l’uomo non può derivare da un animale che gli è contemporaneo, così come uno di noi non può essere figlio della propria cugina. Darwin, affermò quindi che uomo e scimmia dovevano aver avuto, in un tempo non molto lontano, antenati comuni. L’uomo, come sappiamo, appartiene all’ordine dei Primati, cioè a quel gruppo di animali al quale appartengono anche le scimmie. L’origine di questi animali può essere fatta risalire alle fine del Mesozoico, circa 70 milioni di anni fa. Nel supercontinente di Laurasia e lungo la fascia equatoriale che la attraversava, si andavano formando estese foreste di Angiosperme, le piante con i fiori. Su quegli stessi alberi trovarono il loro habitat naturale gli Insettivori che in precedenza vivevano a terra. Questi, si adattarono gradualmente al nuovo ambiente sviluppando zampe prensili e una notevole agilità trasformandosi in Proscimmie. Nel Montana, su una collina chiamata dai paleontologi Purgatory Hill, furono rinvenuti alcuni denti e dei frammenti di piccole mandibole riferibili ad un’animale poco più grande di uno scoiattolo, che potrebbe rappresentare il progenitore di tutti i Primati viventi. Circa 40 milioni di anni fa le Proscimmie conobbero un declino improvviso prodotto, presumibilmente, da una graduale riduzione dell’ambiente forestale, ma forse anche dalla concorrenza di altri Primati caratterizzati da un maggiore sviluppo celebrale e da modificazioni strutturali delle estremità degli arti. Questi nuovi animali erano i progenitori delle scimmie Platirrine, dette anche scimmie del nuovo Mondo. Si tratta di scimmie dotate di lunga coda prensile e le narici divaricate. Le scimmie Catarrine (cioè dal setto nasale stretto), dette anche scimmie del Vecchio Mondo, ebbero origine in Asia 40 milioni di anni fa, ma ben presto si trasferirono in Africa dove vivono tutt’ora. Da vari studi si è scoperto che 2 milioni di anni fa vivevano contemporaneamente, in Africa, due tipi diversi di Ominidi: gli Australopiteci e quelli del genere Homo. Gli Australopiteci, il cui termine letteralmente significa ‘’ Scimmie Australi’’ (cioè scimmie del sud) in realtà non erano scimmie, ma uomini primitivi che si sono estinti senza lasciare discendenti. Gli altri, gli Ominidi del genere Homo, sono i nostri più diretti antenati e si sono evoluti fino a pervenire alla nostra specie. Le scoperte più sensazionali di questi ultimi anni sono rappresentati dalla famosissima Lucy e dalle tracce dei passi che i tre individui lasciarono sulla cenere ancora calda di un vulcano dell’africa più di tre milioni e mezzo di anni fa. Si tratta, in entrambi i casi, di Australopiteci che vivevano nella savana e che avevano già acquisito un eccellente adattamento all’andatura eretta. Insieme ad ossa di coccodrilli, di roditori e di elefanti vennero ritrovate, nella valle desertica degli Afar in Etiopia, alcuna ossa di Ominidi che poi furono riconosciute ad un unico individuo. Quell’individuo era una giovane femmina vissuta più di 3 milioni di anni fa. Dalla struttura dello scheletro si poteva facilmente dedurre che essa era in grado di camminare in posizione eretta. L’anno successivo al ritrovamento di Lucy su fianco eroso di una collina furono individuati i resti di un gruppo di individui che probabilmente morirono tutti insieme tutti in seguito ad una catastrofe naturale, forse un’inondazione. Furono recuperati centinaia di frammenti ossei, appartenenti ad almeno 13 individui che qualcuno pietosamente battezzò ‘’Prima famiglia’’. Si trattava di esemplari con caratteristiche simili a quelli di Lucy. A tutti questi ominidi venne alla fine assegnato il nome di Australopithecus afarensis. L’Australopithecus afarensis era un individuo di bassa statura tarchiato e con un marcato dismorfismo sessuale: le femmine erano molto più piccole dei maschi. La posizione del corpo era invece decisamente eretta. Nel 1961 nella gola del Olduvai, sono stati rinvenuti due frammenti di cranio e una mandibola incompleta di un Ominide apparentemente più evoluto dell’Australopitecus. Si trattava di un individuo di costituzione un po’ meno robusta di qualsiasi altro Australopiteco noto e due anni più tardi fu estratto un cranio di 663 cm₃ con affianco alcuni ciottoli lavorati . La lavorazione del materiale fu attribuita all’ Ominide che fu chiamato Homo habilis, cioè ‘’Uomo abile’’ e quindi in grado di usare le mani. Il ritrovamento delle ossa di Omindi più progrediti degli Australopiteci faceva ritenere che intorno ai due milioni di anni fa vissero sullo stesso territorio due diversi tipi di individui, entrambi con caratteristiche umane, ma un po’ diversi nei particolari: Gli uni avevano l’encefalo piccolo e molari grossi ed erano gli Austraolopiteci, gli altri avevano encefalo grande e molari piccoli, ed erano gli Ominidi del genere Homo. I primi si sono estinti mentre i secondi si sono evoluti fino a diventare gli uomini attuali. L’Homo habilis successivamente si sarebbe differenziato prima in Homo Erectus e poi nell’attuale specie di Homo Sapiens. L’Homo erectus visse fra un milione e mezzo e 200 mila anni fa, età in cui comparve sulla scena l’Homo Sapiens. L’Homo Erectus no solo era capace di scheggiare la pietra, ma imparò anche a servirsi del fuoco. L’uso del fuoco avvantaggiò questo ominide, perché gli consentì di spingersi alla conquista di luoghi freddi e anche perché gli permise di sfruttare e conservare meglio gli alimenti. L’Homo Sapiens si differenziò in Homo Sapiens Neanderthalensis e in Homo Sapiens Sapiens. L’Africa è stata quindi per due volte la culla dell’uomo: una prima volta con gli Austrolopiteci e, successivamente, con l’Homo Sapiens, il nostro vero direttto antenato.