Monachesimo eremitico Indice Monachesimo eremitico • Etimologia • Storia • Eremo • Sant’Antonio Abate • Sant’Antonio nell’arte Monachesimo eremitico Etimologia La parola eremita deriva dal greco erémités, da érèmos, cioè solitario. L’eremita è una persona che vive solitaria in luoghi nascosti per pregare e mortificarsi. Paolo Uccello, Episodi di vite di eremiti (Tebaide) Storia Fin dall'inizio del Cristianesimo esistettero cristiani che si ritiravano in luoghi solitari per dedicarsi interamente alla contemplazione: questa forma di vita religiosa è testimoniata per la prima volta in Egitto, nel III secolo, e san Paolo di Tebe è il più antico eremita finora conosciuto. Sant'Antonio attirò un grande numero di discepoli nel deserto dell'Alto Egitto: di qui gli eremiti si diffusero in tutto l'Oriente e soprattutto in Palestina e in Cappadocia. Per la loro santità, molti di questi eremiti meritarono il nome di padri del deserto. A un eremita egiziano, san Pacomio, risale l'istituzione della vita cenobitica fondata sulla comunità. Gli eremiti o anacoreti orientali avevano diversi generi di mortificazione: alcuni, gli stazionari, si condannavano a vivere sempre in piedi; altri, gli stiliti, vivevano su una colonna (il primo fu Simeone di Siria del V sec.); vi erano pure, gli erranti o passanti, che non avevano una dimora fissa. La vita eremitica si diffuse in Occidente grazie a sant'Atanasio e a san Girolamo; dal IV secolo troviamo eremiti in Africa e in Europa, soprattutto nella Gallia, nella Bretagna e nell'Irlanda. San Simeone Stilita, tavola in pino Eremo Eremo L’eremo è un luogo di difficile accesso, dove gli eremiti o anacoreti si ritirano escludendosi volontariamente dalla società. In Italia, in particolar modo in Abruzzo, c’è un grande numero di eremi. Eremo delle Carceri, Assisi Sant’ Antonio Abate Biografia Sant’ Antonio Abate fu un eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati. Antonio nacque a Coma in Egitto intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica, così, distribuiti i beni ai poveri, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità. Condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carità. Lo consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo, allora si chiuse in una tomba scavata nella roccia nei pressi del villaggio di Coma. Visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì ultracentenario il 17 gennaio 357. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto. Icona raffigurante Sant’Antonio Abate Sant’ Antonio nell’arte La popolarità di sant’Antonio, esempio degli ideali della vita monastica, spiega il posto centrale che la sua raffigurazione ha costantemente avuto nell’arte sacra. A causa della diffusissima venerazione, troviamo immagini del santo nei codici miniati, nei capitelli, nelle vetrate (come in quelle del coro della cattedrale di Chartres), nelle sculture lignee destinate agli altari ed alle cappelle, negli affreschi, nelle tavole e nelle pale poste nei luoghi di culto. Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola del Pisanello conservata alla National Gallery di Londra, che raffigura una visione della Madonna col Bambino che appare ad un rude e barbuto Sant'Antonio e ad un San Giorgio elegantemente vestito; ed ancora la tavola con il nostro santo accovacciato assieme a San Nicola di fronte alla scena della Visitazione in una tavola di Piero di Cosimo conservata alla National Gallery of Art di Washington. Pisanello, Madonna col Bambino • Il Monachesimo Stilita • Simeone Stilita Il Vecchio Gli stiliti erano monaci cristiani solitari che vivevano nel Vicino Oriente a partire dal V secolo e avevano la particolarità di trascorrere la propria vita di preghiera e penitenza su una piattaforma posta in cima ad una colonna rimanendoci per molti anni e spesso sino alla morte. Questa pratica era una dimostrazione pubblica di fede. Lo stilita voleva simboleggiare se stesso come un esempio vivente di vita cristiana. Il termine stilita deriva dai nomi scolpiti sulle colonne dei cittadini Ateniesi che avevano tradito la patria o commesso qualche altro delitto. Ai tempi cristiani si diede questo nome a certi anacoreti che per la loro penitenza vivevano sopra una colonna o a un pilastro. Questa era una pratica molto diffusa in Oriente soprattutto ad Antiochia e nella Siria. Gli stiliti più ricordati sono: Simeone Stilita il Vecchio (secolo V) e Simeone Stilita il Giovane (secolo VI). Il fondatore di questa forma di ascetismo è San Simeone. I confratelli degli stiliti ,una volta al giorno, provvedevano a rifornirli di cibo e di acqua. Non erano avvicinati da altre persone, anche a causa del fetore provocato dai loro bisogni corporali, che ricadevano ai piedi della colonna. Rappresentazione di due stiliti: Niceta e Simeone Stilita il Vecchio Simeone Stilita Il Vecchio Fu un asceta cristiano, che visse per 37 anni su di una piccola piattaforma posta in cima ad una colonna, nella zona nord di quella che è oggi la Siria Simeone nacque nei pressi di Antiochia nel nord della Siria, figlio di un pastore. Allo scopo di isolarsi dalla massa sempre crescente di pellegrini che venivano a trovarlo, Simeone creò una piccola piattaforma sulla sommità di un pilastro che trovò nelle vicinanze, e su questa decise di vivere per il resto della sua vita. Simeone non permetteva alle donne di avvicinarsi al suo pilastro, neanche a sua madre, dicendo loro "se saremo degni, ci vedremo nella vita a venire". Icona del XVI secolo di Simeone Stilita. Alla base del pilastro è il corpo della madre. (Museo Storico a Sanok, Polonia). La chiesa di San Simeone Stilita è stata costruita tra il 476 e il 491 attorno alla colonna sopra della quale, l'asceta, passò la gran parte della vita. I resti della chiesa sorgono sulla vetta di una montagna del Massiccio Calcareo settentrionale a circa 40 chilometri a ovest di Aleppo in prossimità del confine con la Turchia. Per secoli questa chiesa fu meta di numerosi pellegrini. I pelegrinaggi continuarono anche dopo il terremoto, nel VI secolo ed il successivo incendio che inflisse ingenti danni alla chiesa, e durante l'occupazione araba del VII secolo. Nel X secolo i bizantini lo riconquistarono e cercarono di riportare il santuario agli antichi fasti ma nel 985 il principe hamdaide lo riconquistò e portò il santuario al definitivo declino. Il monachesimo orientale cenobitico; San Pacomio e il cenobitismo; San Basilio; Le migrazioni dei monaci; Il monastero. Il monachesimo cenobitico. Si ritiene solitamente che il monachesimo cristiano sia nato in Egitto con l'anacoreta Antonio (+356) e con il cenobita Pacomio (+346-347): di lì si sarebbe diffuso con rapidità verso la Palestina, la Siria, la Cappadocia, la Gallia, Roma, l'Africa. In effetti, si deve credere che sia Antonio che Pacomio fondarono le proprie esperienze su precedenti manifestazioni di monachesimo, che con la loro autorità e il loro prestigio contribuirono poi ad estendere grandemente. Il primato dell'Egitto e della Siria mesopotamica si limita, quindi, a una certa priorità cronologica: in particolare, però, occorre dire che l'opera di mediazione e di equilibrio svolta dal grande Atanasio, che inserì nel corpo vivo della Chiesa l'azione dei Monaci, contribuì senz'altro a dare forza e solidità a esperienze isolate e spesso senza continuità, facendo affermare un modello che avrebbe trovato altrove importanti e durature imitazioni. C'erano, dunque, forze ascetiche preesistenti al monachesimo orientale, che possiamo sintetizzare nell'ascetismo del mondo antico in declino e nel giudaismo, e, nell'ambito più strettamente cristiano, sebbene in forme eterodosse, nella gnosi, nel manicheismo, nell'encratismo. Non bisogna, inoltre, dimenticare l'influsso dei fattori economici e sociali. Su questo vasto patrimonio di esperienze si colloca la figura e l'opera di Antonio. S. Pacomio e il cenobitismo. San Pacomio nacque nell'Alto Egitto, l'anno 287, da genitori pagani. Arruolato a forza nell'esercito imperiale all'età di vent'anni, finì in prigione a Tebe con tutte le reclute. Tornato in libertà, adempì al voto aggregandosi a una comunità cristiana di un villaggio del sud, l'attuale Kasr-es-Sayad, dove ebbe l'istruzione necessaria per ricevere il battesimo Per qualche tempo condusse vita da asceta, dedicandosi al servizio della gente del luogo, poi si mise per sette anni sotto la guida di un vecchio Monaco, Palamone. Durante una parentesi di solitudine nel deserto, una voce misteriosa lo invitò a fissare la sua dimora in quel luogo, al quale presto sarebbero convenuti numerosi discepoli. Alla morte dell'Abate Pacomio, i Monasteri maschili erano nove, più uno femminile. Del Santo restò sconosciuto il luogo della sepoltura, poiché sul letto di morte si era fatto promettere dal discepolo Teodoro di nascondere le sue spoglie, per evitare che sulla tomba erigessero una Chiesa, a imitazione dei «martyria» o cappelle erette sulle tombe dei martiri. Pacomio è il primo a dare alla sua comunità una regola, che stabiliva minutamente le norme per la preghiera e per le pratiche di pietà, per il vestito, per il lavoro manuale e per la disciplina. Il capo spirituale di una comunità, al quale gli inferiori dovevano obbedienza incondizionata, si chiamava Abate, cioè padre. Il monachesimo in tal modo si poneva su una via che doveva rivelarsi ricca di prospettive figure, costituendo per molti secoli il modello essenziale per la vita religiosa. Nacque a Cesarea di Cappadocia verso il 330, da una famiglia profondamente cristiana. Dopo aver frequentato le scuole della sua città natale e di Costantinopoli, fu inviato ad Atene nel 351 per perfezionare i suoi studi di retorica. Tornato a Cesarea verso il 356, dopo aver esercitato per breve tempo la professione di retore, vi rinunciò per abbracciare la vita monastica. Ricevette il battesimo e intraprese un viaggio attraverso l'Egitto, la Palestina, la Siria e la Mesopotamia per incontrare gli asceti che vivevano in quelle regioni. Al ritorno fondò parecchi Monasteri e compose le sue due famose Regole della vita monastica. Nel 364 fu ordinato sacerdote e nel 370 divenne vescovo e metropolita della sua città natale. Basilio seppe creare nella sua vita un meraviglioso equilibrio tra pensiero e azione. Morì nel 379. San Basilio è il dottore per eccellenza dell'ascetismo monastico nella Chiesa d'oriente. Senza voler entrare nel merito della autenticità delle opere a lui attribuite fin dall'antichità, Basilio ripudiò l'anacoretismo e creò il monachesimo orientale. Le Costituzioni ascetiche, che si collocano nel solco della tradizione basiliana, costituiscono un esempio della fecondità del suo insegnamento. Per quanto è possibile il Monaco è invitato a cercare un lavoro conciliabile con la sua scelta di vivere in Monastero, anche se non è del tutto esclusa la possibilità di un lavoro all'esterno; del resto, l'esperienza insegna che anche la vita in solitudine, nella quiete, non porta sempre all'intimità con Dio. Il vincolo che unisce i Fratelli nella vita comune è «indissolubile ed eterno». Il Monaco resta fedele al Fratello peccatore, intercede per lui presso il Signore, continua ad amarlo anche quando viene osteggiato e odiato. Il monachesimo eremitico orientale fece le sue prime apparizioni nell’estremo sud-Italia intorno al VII secolo. i Monaci giunsero in tre ondate successive, determinate da necessità storiche e comunque favorite da affinità morfologiche tra il nostro territorio e le terre di provenienza. Un primo movimento migratorio si verificò nella prima metà del secolo VII e richiamò Monaci dalla Siria, dalla Palestina e dall'Egitto, quando quelle regioni subirono l'invasione di Persiani e Arabi. Una seconda più massiccia ondata migratoria avvenne durante la persecuzione iconoclasta nel periodo tra il 726 e 1'843 d.C. in seguito alla condanna dell'iconoclastia, dalla fase lauritica si sarebbe passati a quella cenobitica e i Monaci sarebbero usciti dalla «penombra mistica delle laure», avrebbero trasformato gli antri in «decorosi ipogei» e costruito sulle cripte Chiese e cenobi. Una terza immigrazione monastica proveniente dalla Sicilia si ebbe infine nei secoli X e XI, quando l'isola passò sotto il Contin ..I Monasteri diventarono così centro di rinascita economica e alimentarono il sorgere delle grancie o «omas». Si trattava di piccoli centri eretti nei possessi di un Monastero, su cui si estendeva l'autorità giuridica, religiosa e amministrativa dell'egumeno, il capo del Monastero che si occupava dell'osservanza della regola, impartiva castighi e penitenze e amministrava il patrimonio. Attorno ad esso abitavano i contadini e tutti coloro che abbandonavano la città per sfuggire al fiscalismo bizantino. I Monaci spingevano inoltre le popolazioni locali a formare altri villaggi, nei territori abbandonati, a organizzare le proprietà terriere, introducendo i primi contratti di enfiteusi e di colonia, ad instaurare, con notevole anticipo sui comuni dell'Italia centro-settentrionale, rapporti reciproci e civili con gli abitanti rupestri. Questi ultimi, d'altro canto, non rimanevano insensibili alla cultura filo-greca che cercavano di assimilare non solo nella lingua e nei costumi, ma anche nelle costruzioni ecclesiastiche. Monastero di Montecassino L'abbazia di Montecassino è un celebre monastero benedettino del Lazio, in provincia di Frosinone, nel comune di Cassino. Fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia sul luogo di un'antica torre e di un tempio dedicato ad Apollo ha subito nel corso della sua storia alterne vicende di distruzioni, saccheggi, terremoti ed una conseguente ricostruzione. Nel 584, durante l'invasione dei Longobardi, il monastero venne distrutto per la prima volta e la comunità dei monaci, con le spoglie del Santo fondatore, dovette ripararsi a Roma. Diffusero,così, il loro modo di vivere in comunità. Ricostruita intorno al 717 sotto l'impulso di Petronace di Montecassino, l'abbazia venne distrutta una seconda volta dai Saraceni nel 883, poi riedificata per volere di papa Agapito II solo nel 949. Per tutto il medioevo, l'abbazia fu un centro vivissimo di cultura attraverso i suoi abati, le sue biblioteche, i suoi archivi, le scuole scrittorie e miniaturistiche, che trascrissero e conservarono molte opere dell'antichità. Continua.. Il più illustre dei suoi abati fu forse Desiderio - il futuro Papa Vittore III - che alla fine dell'XI secolo fece ricostruire completamente l'abbazia ed ornò la chiesa di preziosissimi affreschi e mosaici. L'abate Desiderio impiegò sforzi e capitali notevoli per la ricostruzione della chiesa abbaziale. La maggior parte delle decorazioni erano costituite da pitture, come le Storie dell'Antico e Nuovo Testamento nell'atrio. Distrutta da un terremoto nel 1349 e nuovamente ricostruita nel 1366, l'abbazia assunse nel XVII secolo l'aspetto tipico di un monumento barocco napoletano, grazie anche alle decorazioni pittoriche di numerosi artisti. ~ Monachesimo lauritico ~ Di: Rosettani Marta e Tosoni Federica "Ammirai la severità della loro vita, la fermezza nel travaglio, fui stupito della loro applicazione alla preghiera, del modo in cui dominavano il sonno e si piegavano di fronte a nessuna necessità della natura. Essi serbavano sempre elevati e liberi i sentimenti dell'anima. Mostravano con gli atti cosa significhi vivere quaggiù pellegrini ed avere cittadinanza del cielo. Tutto ciò attirò la mia ammirazione e stimai beata la vita di questi uomini". san Basilio il Grande Introduzione Cos’è il monachesimo Il monachesimo (dal greco monachos, persona solitaria) è un fenomeno religioso per cui, nelle maggiori religioni, individui si allontanano dalla consueta vita sociale, per realizzare nel modo più completo, in vita solitaria o da comunità, le norme della fede, rinunciando agli interessi terreni. Lo stadio intermedio Il monachesimo bizantino passa attraverso tre stadi di sviluppo, il secondo dei quali è detto lauritico: il monaco vive solo, per lo più in una grotta, mentre in altre grotte vicine vivono altri monaci. In alcune occasioni particolari però, come feste, uffici e preghiere speciali, tutti si riuniscono insieme per le celebrazioni ed è per questo che il monachesimo laurita può essere visto come lo stadio intermedio tra il monachesimo eremitico e quello cenobitico, il monaco vive cioè una vita a metà tra la completa solitudine e la vita comune. La giornata di un laurita I monaci lauriti vivevano sia una vita comunitaria, sia eremitica; infatti svolgevano le varie attività come normali monaci, cioè dedicandosi all’agricoltura, alla raccolta delle erbe a scopo medico e alla trascrizione di testi sacri, ma molte volte si ritiravano nelle laurie per consolidare la loro fede religiosa attraverso la meditazione, l’osservanza di una vita in raccoglimento e la totale solitudine. Monastero di S. Giovanni Calibita Caloveto, paesino calabrese carico di storia, nacque nel secolo IX quando un gruppo di monaci lauriti vi si stabilì scavando nella roccia una serie di grotte che diventarono il monastero di San Giovanni Calibita (in cui venerare il loro santo), che funge anche da chiesa e da approvvigionamento idrico. Col tempo attorno al monastero si addensò una piccola comunità agricola che diede origine a Caloveto. Monachesimo Cistercense • • • • • • • • • La fondazione di Citeaux La storia del fondatore: Roberto La storia del Monastero Sant'Alberico, il secondo Abate Il terzo Abate: Santo Stefano Le monache cistercensi San Bernando Architettura Cistercense Abbazia di Fiastra La fondazione di Citeaux Nel 21 marzo 1098, 21 Monaci lasciarono il Monastero di Molesme per fondare, nella Borgogna francese, un nuovo insediamento monastico, che fu chiamato «Nuovo Monastero». A capo dei 21 Monaci c'era l'Abate di Molesme, Roberto, che aveva avuto in precedenza l'approvazione del legato del Papa. Più tardi il monastero verrà chiamato Cistercium. Indice La storia del fondatore: Roberto Roberto nacque verso il 1028 in un paesino della Champagne da nobili genitori e presto entrò nell' Abbazia di Moutier-la-Celle presso Troyes, dove, verso il 1053, divenne priore. Nel 1068 fu eletto Abate di S. Michel de Tonnerre, poi, per ragioni ignote, ritornò a Troyes e subito dopo fu eletto priore di S. Ayoul. Nel 1074 realizzò il suo desiderio di vita eremitica ritirandosi nei boschi di Collan. Presto altri eremiti si raggrupparono attorno a lui e il gruppo divenne così numeroso da consigliare la fondazione di un Monastero, Molesme, nel 1075. Indice La storia del Monastero La sua esperienza, la fama della sua Santità, il desiderio di riformare la vita monastica imitando i Padri del deserto, resero possibile fondare priorati e abbazie dipendenti; si calcola fossero una quarantina nel 1100. Un notevole successo, quindi, ma ben presto il piccolo numero di eremiti fondatori si trovò in minoranza e l'Abbazia divenne in tutto simile alle tanti esistenti all'epoca. Non era decadenza, lo sviluppo lo attesta, ma le donazioni comportavano privilegi per i nobili, che venivano almeno ogni anno con la loro corte; vi erano servi e contadini; la povertà e la solitudine erano scomparse, come la possibilità di seguire fedelmente la Regola di San Benedetto. Ecco le ragioni che spinsero i più fervorosi tra i Monaci di Molesme a fondare il Nuovo Monastero. In Italia e in Francia nascono vari Monasteri, ma tutti con le stesse riforme; tutte o quasi hanno la stessa ispirazione: una vita più semplice e povera, più solitaria e separata dal mondo, più vicina al grande modello dei primi Monaci. Nascono non in reazione a un periodo di crisi, ma sulla spinta di una crescita spirituale e materiale. È evidente che anche i Cistercensi si inseriscono in questo movimento e il loro grande successo è dovuto all'aver saputo interpretare le esigenze, le aspirazioni e la cultura della società di quel tempo. I tre fondatori dell'Abbazia di Cîteaux: Santo Stefano Harding, San Roberto di Molesme e Sant‘Alberico di Cîteaux Indice Santo Alberico, il secondo Abate Possiamo riprendere la storia cistercense interrotta all'inizio della fondazione, storia subito movimentata perché solo un anno dopo la partenza dei 21 Monaci fondatori, la situazione a Molesme divenne critica: il successore di Roberto non aveva un prestigio paragonabile al suo e la partenza dei Monaci più fervorosi fece sospettare gravi abusi, con la conseguente perdita di stima e quindi di sovvenzioni dei nobili locali. L'unico rimedio sembrò il ritorno di Roberto: ci si appellò al Papa, il quale decise di accogliere le richieste di Molesme. Nel 1099 i cistercensi dovettero eleggere un nuovo Abate nella persona di Sant'Alberico, uno degli eremiti di Collan, che aveva seguito Roberto a Molesme e vi era stato nominato priore. Favorevole a una riforma del suo Monastero, aveva subìto una vera persecuzione, con ingiurie, prigione e battiture. Era l'uomo più sicuro per impedire una nuova rapida decadenza e mantenere lo spirito originale. Spostò il Monastero in un luogo favorevole, circa 1 km più a nord. Fece costruire la prima Chiesa di Citeaux, consacrata nel 1106 e si preoccupò di ottenere dal Papa un privilegio che metteva il Monastero sotto la protezione di Roma, sottraendolo alla pressione del vescovo e della nobiltà locale. In particolare si affermava la scelta della povertà e di un luogo solitario per il Monastero, l'obbligo del lavoro manuale per i Monaci, per provvedere al proprio sostentamento, rifiutando le decime e i benefici ecclesiastici. Alberico fece appena in tempo a consolidare la fondazione perché morì nel gennaio 1109, avendo come priore Stefano, che fu eletto subito Abate. Indice Il terzo Abate: Santo Stefano Stefano Harding era di famiglia nobile inglese ed entrò a Molesme al ritorno da un viaggio a Roma, attratto dalla fama di questo Monastero. Si associò ben presto ai più fervorosi che desideravano una vita più austera e fece parte dei ventun Monaci che fondarono Citeaux. Ebbe subito la fiducia dei nobili vicini, che con le loro donazioni accrebbero la proprietà del Monastero, proprio quando le vocazioni cominciavano a farsi numerose. Si volle però premunire dal rischio di ritornare alla situazione di Molesme e proibì ai donatori di venire a visitare il Monastero per trattenervisi con la loro corte a scopo devozionale. Questa misura radicale, in contrasto con gli usi del tempo, non gli alienò la simpatia e l'aiuto dei potenti. Stefano era uno studioso: migliorò la liturgia facendo anche ricerche, difficili per quei tempi, per avere degli inni autentici di Sant' Ambrogio; curò le ricerche accurate dei libri della Bibbia, anche sui testi ebraici originali con l'aiuto di rabbini eruditi e il risultato fu una preziosa Bibbia che fece miniare dallo scriptorium di Cìteaux e che è giunta fino a noi. Indice Le monache cistercensi Vi furono anche le monache cistercensi, la cui vita iniziò successivamente ed ebbe il massimo sviluppo e fulgore un secolo più tardi, nel XII secolo. Il primo Monastero femminile fu quello di Tart, nel 1125, 16 km a nord di Citeaux, dove si raccolsero alcune donne devote, che volevano imitare l’esempio dei Cistercensi. Dapprima i Monaci non vollero assumere la responsabilità di questa e altre comunità; fu solo nel 1147 che Tart venne riconosciuta come fondazione di Citeaux. Il Capitolo Generale dei Cistercensi cominciò a occuparsi attivamente delle monache solo verso la fine del secolo, ma già nel 1220 si dovette proibire l'incorporazione di nuovi Monasteri femminili per l'onere che ne derivava: cappellani e sostegno economico. Tale proibizione non fu osservata e dovette essere ripetuta, ma le monache aggiravano la difficoltà ottenendo un breve papale. Il risultato fu che i Monasteri femminili divennero più numerosi di quelli maschili, anche se il computo preciso è difficile. Indice San Bernando Se Roberto, Alberico e Stefano sono all'origine dell'avventura cistercense, definendone lo spirito e la struttura, l'ordine cistercense fu segnato dall'influenza geniale di una quarta personalità, divenuta figura emblematica del suo tempo, Bernardo di Clairvaux. Nato nel 1090, già nel 1110 avrebbe preso in considerazione il progetto di entrare a Citeaux, progetto che mise in atto nel 1113, arrivando al Monastero con una trentina di compagni. Il prestigio personale di Bernardo, il suo potere di convincere fanno, continuamente, crescere la sua influenza nell'ordine, nella Chiesa e nel mondo. Questa influenza si esercita seguendo due linee principali: prima di tutto, il consolidamento dell'ordine cistercense e il riconoscimento dell'eccellenza della sua osservanza; in seguito, la riforma della Chiesa. Nel 1115 Bernardo è mandato, con un gruppo di Monaci, a fondare Clairvaux e vi resta tutta la vita come Abate, rifiutando ogni altra dignità ecclesiale. Nel IIIS Clairvaux fonda la sua prima casa figlia. Alla sua morte, nel 1153, l'ordine di Cìteaux conta 345 Monasteri, di cui 167 risalgono a Clairvaux, sia che si tratti di fondazioni o di Monasteri che chiedono di essere incorporati nell'ordine. L'anno 1130 è una data chiave per la vita di Bernardo: fino ad ora si è unicamente consacrato alla vita della sua comunità e del suo ordine, ora entra, in modo attivo e decisivo, nella vita della Chiesa, aiutando a risolvere la situazione di crisi che deriva dalla duplice elezione di Innocenza II e di Anacleto II, situazione che provoca uno scisma, durato otto anni, e che diviene l'occasione dei primi viaggi di Bernardo, in Italia. Durante la sua permanenza in Italia Bernardo produce un'attività letteraria considerevole - è il più grande scrittore del suo tempo - nonostante il suo stato di salute molto precario, a causa delle austerità che si impone. È impossibile, in poche righe, focalizzare l'opera di San Bernardo e la sua originalità. Diciamo solamente, che Bernardo, come tutti gli altri autori cistercensi del suo tempo, ha, fondamentalmente, cantato l'«amore», l'amore di Dio per l'uomo, l'amore di un Dio che si è fatto uomo, e l'amore dell'uomo per Dio. Un amore che, da solo, è sorgente di vera conoscenza è su questo punto che egli diverge con Abelardo e la teologia scolastica nascente - un amore nuziale tra Dio e colui o colei che sa essere in suo ascolto. Ed è questo messaggio che ha parlato al cuore di tanti uomini e donne del suo secolo e che ha popolato numerosissimi Monasteri. Indice Architettura Cistercense Un primo periodo romanico dell’architettura cistercense rappresenta, un nuovo genere architettonico che nel secolo XII diventa rapidamente familiare in tutta Europa, adattandosi tuttavia alle correnti stilistiche locali. La semplificazione monumentale, la sobrietà, il rifiuto dell’eccesiva decorazione in favore della purezza che si ispira alla vita apostolica, l’uso della pianta basilicale a croce latina senza deambulatorio per il culto delle reliquie, sono gli elementi della nuova architettura, che corrisponde alla riforma religiosa dei Cistercensi nel segno dell’austerità. Abbazia di Clairvaux 1130 Abbazia di Morimondo Indice L’Abbazia di Fiastra L'Abbazia Cistercense di S.Maria di Chiaravalle di Fiastra è considerata la più importante Abbazia fiorita nel Piceno e rappresenta uno dei monumenti più pregevoli e meglio conservati dell’architettura cistercense in Italia. La facciata si presenta semplice con un avancorpo formato da un portico a tre campate -rinnovato nel 1904- con volte a crociera che poggiano su colonne addossate ai muri. E’ illuminato da quattro trifore a colonne binate e ha un bel portale in marmo grigio, terminante in un arco a tutto sesto. Vi si accede con tre gradini dall'ampio piazzale. La facciata che termina con un profilo a frontone, è abbellita da un gran rosone e da una fascia di archetti. Indice Indice 1. 2. 3. 4. 5. 6. Monachesimo cluniacense Riforma cluniacense Abbazia di Cluny Cluny e le arti Architettura cluniacense Varie ricostuzioni Riforma cluniacense 1. 2. 3. 4. La riforma cluniacense fu un movimento di riforma ecclesiale dell'alto medioevo, che ebbe la sua origine nell'abbazia benedettina di Cluny, in Borgogna, movimento di riforma che dapprima rinnovò l'ordine benedettino, e che poi s'estese a tutta la Chiesa. I fondamenti della riforma erano: applicazione stretta della regola benedettina stretta osservanza della celebrazione quotidiana della messa attenzione alla devozione di ogni singolo monaco Accanto a questo vi era una riforma dell'organizzazione del convento e la sottrazione dei conventi dall'autorità dei vescovi. I conventi e gli ordini vennero resi immediatamente dipendenti dal pontefice romano. Nella lotta per le investiture Cluny evitò di prendere esplicitamente partito, ma fu a fianco dei papi riformatori per quanto riguardava la simonia ed il celibato sacerdotale Monachesimo cluniacense La Congregazione di Cluny, o cluniacense, dell'Ordine di San Benedetto venne istituita il 2 settembre 909, quando Guglielmo I, duca d'Aquitania, donò la villa di Cluny a Bernone, abate di Baume, per fondarci un monastero di dodici monaci sotto la regola di san Benedetto L'abate Bernone stabilì nel monastero tale regola secondo la riforma di Benedetto d'Aniane. Fu però sotto l'abate Odone che la regola detta cluniacense fu adottata da altri monasteri, che formarono intorno a Cluny un vero e proprio impero monastico di priorati autonomi ma sottomessi al governo comune dell'abate di Cluny. Il principio gerarchico si affievolì un po' verso il 1075, quando Cluny accettò nell'ordine delle abbazie, al fine di fare la sua parte nel vecchio sistema del monachesimo benedettino e di non dover rinunciare a integrare un certo numero di strutture pronte, come Vézelay, a passare nell'ordine di Cluny per beneficiare dell'esenzione ma desiderosi di non cadere al rango di semplici priorati. Continua.. L'espansione avanzò sotto gli abati Bernone ,Oddone, Maiolo, Odilone , Ugo di Semur, Nel XII secolo, quello che si chiama ordine cluniacense conta circa duemila priorati, fra cui alcuni che sono fra le maggiori strutture ecclesiastiche del tempo: La Charité-surLoire, Souvigny, Saint-Martin-des-Champs vicino a Parigi.Cluny è nell'XI secolo lo strumento efficace del successo delle istituzioni di pace e della riforma gregoriana. Molti papi e legati pontifici escono da Cluny. La rete cluniacense diffonde i principi della riforma contro i vizi di cui soffre la Chiesa presa dai collegamenti feudali col mondo laico.Accusato a sua volta di un esagerato arricchimento e di un potere temporale eccessivo, l'ordine di Cluny perde di influenza spirituale alla nascita, alla fine dell'XI secolo e all'inizio del XII, di nuovi ordini ispirati ad un ideale di povertà e austerità : l'Ordine Cistercense, i Premonstratensi, l'Ordine Certosino. Abbazia di Cluny L'Abbazia di Cluny fu fondata nell'omonimo paese della Borgogna il 2 settembre 910, quando il duca di Aquitania e Alvernia, Guglielmo I detto il Pio, fece dono di un grande possesso fondiario a un abate, Bernone, che fu incaricato di costruirvi un monastero. Rinunciando a qualsiasi diritto personale sulla nuova istituzione, Guglielmo I mise il monastero sotto la diretta autorità del Papa. L'abbazia e la sua costellazione di dipendenze arrivarono presto ad esemplificare il tipo di vita religiosa nel cuore della pietà dell'XI secolo.Il monastero di Cluny fece parte dell'Ordine benedettino. L'Ordine di San Benedetto fu una delle istituzioni della società europea di maggior rilievo nell'Alto Medioevo, tanto che, grazie anche alla fedele aderenza ad una rinnovata Regola benedettina, Cluny divenne la guida illuminata del monachesimo occidentale già a partire dal tardo X secolo. Diversi tra gli abati che si susseguirono a Cluny, molti dei quali estremamente dotti, divennero anche uomini di stato, noti a livello internazionale. Lo stesso monastero di Cluny divenne la più famosa, prestigiosa e sovvenzionata istituzione monastica d'Europa. La maggior influenza cluniacense si ebbe a partire dalla seconda metà del X secolo fino ai primi anni del XII. Continua.. Architettura cluniacense L'architettura è un'altra affermazione della potenza e dell'influenza di Cluny. L'architettura cluniacense proseguì il modello benedettino gettando le basi per quello cistercense, contribuendo a diffondere il modello architettonico dell'abbazia ossia un complesso di strutture di cui la chiesa è quella principale, tutte ruotanti attorno ad un chiostro quadrato o a "T" come nel caso di Cluny. Le piante caratteristiche dell'architettura cluniacense furono quelle cosidette "a gradoni" e "a cappelle radiali".A una chiesa contemporanea alla fondazione che successe all'abbaziale di Bernone, poi quella degli abati Aymard e Maiolo detta Saint-Pierre-le-Vieux, di cui la pianta caratteristica, col suo coro pourvu de collatéraux, è più o meno riprodotta in tutto un gruppo di chiese monastiche. A questa succede l'abbaziale dell'abate Ugo, il cui coro è consacrato nel 1095. Cluny fa da modello, anche considerando tre tempi di costruzione diversi, di cui il terzo e ultimo risale al 1100. Si ritrova la pianta di Saint-Pierre-le-Vieux in Borgogna, in Germania, in Svizzera. In Italia si hanno validi esempi ben conservati come la chiesa lombarda di San Salvatore a Capo di Ponte in Val Camonica. In questo senso il movimento cluniacense si poneva nel solco della tradizione che si era espressa nello PseudoIsidoro, una raccolta di di decreti, decisioni sinodali, lettere papali, che si proponeva di rafforzare la posizione dei vescovi soprattutto rispetto al potere secolare, insistendo sull'idea di un papato forte, nel quale si vedeva la migliore garanzia in particolare per le diocesi più piccole.Con il secolo XI, e in particolare sotto l'abate Odilo, si verificò nella riforma cluniacense una svolta riguardo alla politica ecclesiastica. Essa ebbe origine dalla frequente presenza di monaci cluniacensi a Roma, dove il problema non era tanto l'ingerenza da parte delle autorità secolari, quanto un papa che, pur capo spirituale della Chiesa, non era per nulla libero dai condizionamenti del potere laico: in particolare l'elezione del papa era, di fatto, in mano all'aristocrazia romana, oltre ad altre influenze extraecclesiastiche di vario genere. Cluny e le arti A Cluny l'arte centrale era la liturgia stessa che, estensiva e bella in un contesto fonte d'ispirazione; l'intercessione monastica appariva indispensabile al raggiungimento di uno stato di grazia ed i potenti facevano a gara per essere ricordati nelle infinite preghiere del monastero, dando inizio alle donazioni di terra e ai benefici che resero possibile lo sviluppo di altre arti. A Cluny III i capitelli più antichi si trovavano nel deambulatorio e risalgono a prima del 1095. L'ingresso era affiancato da due semicolonne, che presentavano due capitelli istoriati, uno con il Peccato dei progenitori e l'altro con il Sacrificio di Isacco. Sugli altri capitelli era raffigurato una sorta di compendio del sapere medievale, con vari soggetti: un capitello corinzio che dimostra una notevole comprensione dell'arte antica, uno con atleti, uno con un apicoltore, una serie con le virtù teologali e cardinali uno con una raffigurazione della Primavera, uno dell'Estate, uno con i Fiumi del Paradiso e una serie con gli otto toni del canto gregoriano.La grande varietà di temi era bilanciata anche dalla notevole varietà degli schemi entro i quali erano scolpite le raffigurazioni: si va dalle mandorle con figure intere di personaggi, ad altri dove l'istoriazione non ha soluzione di continuità. Continua.. Varie Ricostruzioni Dopo la primitiva chiesa di medie dimensioni (Cluny I), tra il 948 e il 981 fu ricostruita la chiesa principale (Cluny II), oggi conosciuta solo tramite scavi archeologici. Mostrava un ampio presbiterio, con absidi anche sul transetto, e un coro allungato, tripartito e con deambulatorio. Il modello di Cluny II venne per esempio replicato nella chiesa di Santa Reparata a Firenze.La crescente comunità a Cluny aveva necessità di costruzioni su larga scala. Nel 1088, venne fondata la terza chiesa abbaziale (Cluny III), di dimensioni titaniche: lunga 187 metri, era dotata di nartece ed aveva ben cinque navate, un coro allungato con deambulatorio e cappelle radiali, un doppio transetto e cinque torri. Era il più grande edificio religioso d'Europa prima della ricostruzione della Basilica di San Pietro a Roma nel XVI secolo. Tra l'altro non venne demolita la vecchia chiesa abbaziale, ma venne lasciata a fianco della nuova. Continuna... La campagna di costruzione fu finanziata dall'annuale census stabilito da Ferdinando I di León, reggente della Castiglia e Leó in un periodo fra il 1053 ed il 1065. Per Cluny, la somma equivaleva semplicemente alla più grande annualità che l'ordine avesse mai ricevuto da un re o un laico, e non venne mai superata.La donazione annuale di Enrico I d'Inghilterra, pari a 100 marchi d'argento (non d'oro), per il 1131, sembra poca cosa al confronto. Il census alfonsino permise all'abate Ugo di affrontare la costruzione della terza e imponente chiesa abbaziale. Quando i pagamenti in monete d'oro islamiche estorte al regno di Castiglia e León vennero in seguito a mancare, non tardò a manifestarsi una imponente crisi finanziaria che afflisse i cluniacensi durante il periodo di Pontius.A Cluny, l'importazione d'oro rese manifeste le ricchezze appena scoperte dei cristiani spagnoli e portò la Spagna centrale per la prima volta nella più ampia orbita europea.A cavallo fra il XVIII secolo e il XIX, venne secolarizzata e, sebbene fosse la più grande abbazie europea, gradualmente demolita, tanto che oggi rimangono di essa solo pochi resti della crociera meridionale, della parte orientale del transetto e di una delle torri, che comunque danno un'idea delle sue dimensioni impressionanti. Il monachesimo francescano La vita di San Francesco d’ Assisi San Francesco d'Assisi, nato da Giovanni di Pietro Bernardone ad Assisi il 26 settembre 1181 e morto all’età di 45 anni sempre ad Assisi, il 3 ottobre 1226. Fondatore dell'ordine mendicante che da lui poi prese il nome, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica. È stato proclamato patrono principale d'Italia il 18 giugno 1939 da papa Pio XII, che lo definì: "Il più italiano dei Santi, il più Santo degli Italiani". Conosciuto anche come "il poverello d'Assisi", la sua tomba è meta di pellegrinaggio per decine di migliaia di devoti ogni anno. La città di Assisi, a motivo del suo illustre cittadino, è stata assunta a simbolo di La basilica di san Francesco d’assisi Iniziata nel 1228, la basilica di assisi venne consacrata nel1253 e conclusa nel 1280. Nel 1230 vi fu traslato il corpo di san Francesco. La basilica è composta da 2 livelli sovrapposti. La chiesa inferiore ha un’unica navata di 4 campate con volte a crociera ribassate, un transetto voltato a botte, un’ abside a pianta semicircolare. L’ambiente si presenta come una grande cripta per la devozione dei fedeli verso il santo. La chiesa superiore, destinata alla predicazione, è ad aula unica con transetto e abside poligonale. L’aula illuminata copiosamente (luce=amore di dio), è interamente ricoperta di affreschi; i più celebri, della fine del XIII secolo, narrano, con linguaggio asciutto e realistico, le storie di san Francesco e sono opera di Giotto. La pianta della basilica Pianta della basilica superiore Pianta della basilica inferiore “ Fate attenzione a come parlate! Potrebbe essere la profezia della vostra vita” (celebre frase del santo). San Francesco d’Assisi, affresco di Cimabue, nella basilica di Assisi La storia L'Ordine francescano fu fondato da San Francesco d'Assisi. Egli ottenne nel 1209/1210 dal papa Innocenzo III la possibilità di vivere in modo radicale la povertà evangelica. Questo, infatti, a differenza degli altri ordini religiosi esistenti, in particolare agostiniani e benedettini, ebbe il carisma di praticare non solo una vita povera ma di non possedere beni, quali conventi e terre, conducendo al contempo una vita mendicante. Gli ordini mendicanti sono quegli ordini religiosi che, non vivendo stabilmente con le rendite del lavoro dei campi o del commercio, vivono di "provvidenza", cioè grazie alle offerte dei fedeli. Tale scelta, come nel caso dei francescani, comporta la necessità di vivere nella povertà più radicale. Una storia complessa Già alla morte di Francesco, l'ordine da lui fondato si divise tra gli "spirituali" ed i "conventuali". Più che per il modo di intendere e praticare la povertà evangelica, i due rami si distinsero per il "ruolo" che attribuirono all'ordine. Gli spirituali fecero propria la vita ascetica e mendicante che aveva contraddistinto l'ordine ai suoi inizi; i secondi, invece, preferirono una vita più conventuale e di cura delle anime. Tipica figura di frate conventuale fu Antonio di Padova, noto tanto per la sua povertà radicale, quanto per la sua opera di apostolato. Nella diatriba sorta si trovarono coinvolti anche i laici aderenti al Terzo Ordine, infatti questi uomini riuniti in fraternità, pur non aderendo alla vita religiosa vera e propria con i tre voti di povertà, castità ed obbedienza, e non essendo nemmeno chierici con facoltà di celebrare la messa e confessare, con il loro modo di vivere povero, penitenziale ed in soccorso dei deboli e dei malati in ospedali ed ospizi per pellegrini calcarono l'ideale francescano al punto che videro l'autorità papale dar loro una regolamentazione con la Bolla Supra montem del 18 agosto 1289, emanata a Rieti da papa Niccolò IV e diretta ai 'penitenti lombardi' francescani. Col passare dei secoli, l'ordine, o meglio gli ordini francescani sono stati oggetto di continui tentativi di riforma. La più ampia è stata quella avviata dai "cappuccini", frati che hanno cercato di coniugare vita contemplativa e povertà austera. Questi frati, caratteristici per le lunghe barbe, hanno preso il nome dal proprio cappuccio, più lungo di quello degli altri rami francescani. frati francescani durante una preghiera L’ordine francescano L'Ordine francescano Francesco d'Assisi fondò tre ordini riconosciuti dalla Chiesa cattolica esistenti tutt'oggi ed aventi Costituzioni proprie. Il primo ordine è quello dei frati minori. La loro vita è ancora oggi ispirata dalla Regola bollata approvata dal papa Onorio III nel 1223. In seguito di ottocento anni di una storia molto complessa, al giorno d'oggi l'originario Ordo Minorum si divide in tre rami principali: i Frati Minori, i frati minori conventuali e i frati minori cappuccini. Oltre a questi tre diramazione storiche, vi sono oggi altre fondazioni minori che si Il secondo ordine Il secondo ordine è quello delle Clarisse fondato da Chiara d'Assisi, la quale ha redatto una Regola propria. È costituito da suore di clausura ed attualmente è presente in tutto il mondo. Analogamente al primo ordine, anche le discepole di santa Chiara hanno subito un percorso storico piuttosto articolato e oggi i monasteri clariani sono raccolti in diverse "obbedienze". Il terzo ordine Il terzo ordine nacque per i laici, o meglio per i secolari, cioè coloro che pur non entrando in convento, vivono nelle loro famiglie la spiritualità francescana. Oggi è chiamato Ordine Francescano Secolare. Parte integrante di esso è la Gioventù Francescana: una associazione riconosciuta dalla Chiesa di giovani cattolici che condividono e vivono il Vangelo e il loro essere francescani nel mondo di oggi, sul posto di lavoro o nello studio. Oltre a questi, abbiamo anche il Terzo Ordine Regolare , costituito - appunto - da "regolari" cioè religiosi che, nel corso della storia, sono divenuti tali a partire da fraternità di laici intenzionati a condurre una vita di consacrazione totale. Mentre nei primi secoli l'Ordine è fortemente caratterizzato da una incidenza della fraternità, nei secoli successivi sarà più la testimonianza di singoli importanti personaggi ad esprimere il valore del vivere la penitenza nel secolo. Questo non significa che l'incidenza sia minore; ne è la I francescani oggi Papa Leone XIII, alla fine del XIX secolo, ha voluto porre ordine tra i tanti movimenti nel frattempo nati, e decise di riunirli in quattro ordini, ognuno dei quali ha il proprio Ministro Generale: i tre ordini dei Minori: o Ordine dei Frati Minori; o Ordine dei Frati Minori Conventuali; o Ordine dei Frati Minori Cappuccini. il Terzo Ordine Regolare Ciò nonostante, nell'ultima metà del XX secolo, sono nate nuove diramazioni: in Italia i "Fratelli di San Francesco", i "Piccoli Fratelli e Sorelle della Via" e i "Frati Minori Rinnovati" (che si ripromettono di rivivere l'originaria povertà francescana non possedendo alcun bene, neanche come ordine), i Frati Minori Missionari in Brasile, i "Francescani del Rinnovamento" negli USA, ed in particolare i "Frati Francescani dell'Immacolata", nati dall'Ordine dei Frati Minori Conventuali, che si dedicano, sull'esempio di San Massimiliano Kolbe, alle comunicazioni sociali, alla preghiera eucaristica, diffusione della venerazione alla Vergine Immacolata. A cura di … Michele Diomedi Luca Raffaeli Alessio Aireti