Leandro Conte Dipartimento Economia Politica e Statistica Storia dei sistemi finanziari a.a. 2013-2014 Corso di Laurea Economia e Gestione dei Sistemi Finanziari Università di Siena 1 Seconda parte: Dal secondo dopoguerra al 2000 Commento a Cassis 2008 cap. 5-6 2 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione Sintesi perioo 1947-1973 (diapositve 2-3-4) Schema Cassis cap. 5: -effetti correlati con regolamentazione valuta di riserva – freni alla concorrenza – prezzi – inflazione exp. La fine del conflitto porta ad una ridefinizione delle regole nel sistema dei pagamenti internazionali e nella gestione del mercato dei capitali La parola chiave è “regolamentazione” rivolta al mercato interno è la possibilità di una rapida crescita dei profitti industriali e dell’occupazione è il terreno in cui si incontrano governi e parti sociali - Limiti alla crescita dei profitti finanziari e “forzatura” dei mercato dei cap. Cassis 5 a. 45-58 old_centri fin NY L P B-Francoforte scambi e cambio bilaterale b. 59-73 scambi e cambio multilaterale ( $) difficoltà e modifica crisi BW b1. eurodollari b2-euro obbligazioni b3. eurocrediti c. capitali finanziarie c. 73-79 crisi, cambi flex.; NY & paesi emergenti, paesi arabi, Tokyo d. Politica restrittiva della Fed 3 Le opzioni di politica economica Figura 8-2: Equilibrio interno (II), equilibrio esterno (XX) e le “quattro zone del disagio economico” 4 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione Aumento degli scambi sul mercato internazionale -Regolazione dei mercati nazionali Aumento delle XX e II Regolazione di CA con cambi fissi - ma moneta di riserva $ in espansione crea spinte inflative di import -BW e FMI -Ruolo dei governi ( occupazione pf e pm volte a Yf) - interventi amministrativi e inflazione (spesa pubblica) -Riserve obbligatorie -Regole efficaci -Regole che riducano le esternalità negative -Mercati degli euro-dollari -Modifica delle regole mer.inter. (quote, GAB, DSP) -Modifica dei regimi di cambio- inflazione 5 BW_fiat standard note • Le politiche monetarie assunte durante il trentennio 19191939 avevano portato a 3 “insegnamenti”: - 1. Il gold standard – era “obsoleto” - la regola del ripristino non era più applicabile (crisi £ 25 ) - 2. Il gold exchange standard – era “instabile” - Richiedeva la cooperazione tra governi (acc. tripartito 36 ) - 3. Economia aveva compiuto una “rivoluzione” (Teoria generale - Keynes) - si era passati dalle definizione delle regole del mercato ai principi di politica economica dei governi 6 BW_fiat standard esito I • Ruolo (debole/asimmetrico) della politica monetaria: le regole “internazionali (regime di cambio) non deve costituire un vincolo alla politica interna – (NB. l’intervento condizionale sulle p.e del paese debitore in ragione della “tutela” sulle risorse date in prestito dal FMI fu introdotta negli anni Settanta) – Nell’ Articles of Agreement non vi è definizione del vincolo di “squilibrio fondamentale” posto a vincolo della convertibilità delle valute aderenti all’accordo 7 Aggiustamento graduale e dinamica delle partite correnti • Grado di aggiustamento del tasso di cambio e inflazione – Nel discutere su come il saldo delle partite correnti sia determinato nel modello DD-AA, abbiamo assunto che variazioni del tasso di cambio nominale generino nel breve periodo variazioni proporzionali del tasso di cambio. – Grado di aggiustamento (pass-through) • Si tratta della percentuale di aumento dei prezzi dei beni d’importazione a seguito di un deprezzamento pari all’1% della valuta domestica. – Nel modello DD-AA, il grado di aggiustamento è 1. • L’aggiustamento dei tassi di cambio può essere incompleto a causa della segmentazione del mercato internazionale. – Variazioni del tasso di cambio hanno effetti meno che proporzionali sui prezzi relativi che determinano i volumi di scambio. 8 Export e cambio Figura 9-1: gli effetti di una caduta della domanda di esportazioni Tasso di DD2 cambio, E DD1 2 E2 1 1 E (a) Regime a cambi AA1 flessibili Y2 Y1 Tasso di cambio, E (b) Regime a cambi fissi 3 E1 Produzione, Y DD2 DD1 1 AA2 Y3 Y2 Y1 AA1 Produzione, Y 9 IL sistema di Bretton Woods e il Fondo Monetario Internazionale • Il Fondo Monetario Internazionale (IMF) – Nel Luglio del 1944, i rappresentanti di 44 paesi si incontrarono a Bretton Woods, nello New Hampshire, per introdurre un sistema di cambi fissi. – Tutte le valute avevano un tasso di cambio fisso nei confronti del dollaro ed il prezzo in dollari dell’oro era fissato (35$ l’oncia). – Era inteso a fornire prestiti a favore di paesi caratterizzati da un disavanzo delle partite correnti. – Richiedeva la convertibilità delle valute. 10 Il sistema di Bretton Woods e il Fondo Monetario Internazionale • Convertibilità – Valuta convertibile • Una valuta che può essere liberamente scambiata con le altre valute. – Esempio: il dollaro statunitense e quello canadese divennero convertibili nel 1945. Un residente canadese che acquistasse dollari statunitensi poteva usarli per fare acquisti negli USA oppure venderli alla Banca del Canada. – Gli accordi FMI richiedevano la convertibilità solo sulle transazioni correnti. 11 Fondo monetario internazionale • Statuto 1944_Art. 1: – Dare disponibilità finanziari ai membri – Consentendo loro di correggere gli squilibri delle loro bilance dei pagamenti senza ricorrere a misure distruttive della prosperità nazionale e internazionale Con che modalità? Tre “fonti” di opposizione: - La US_Finance temeva che US potesse essere essere “per molto tempo” il solo paese creditore (alto costo delle posizione di “riserva” ) - La US_Finance temeva la moral hazard dei paesi debitori - La US_Finance temeva di essere sottoposta ad altri controlli valutari 12 Fondo monetario internazionale • Keynes (UK) e White (US) cui fu richiesto di “disegnare” la struttura istituzionale del sistema dei pagamenti e del FMI si orientarono alla costituzione di un ente di “controllo” del sistema finanziario avevano visioni diverse: Keynes : simmetria nei flussi debito e credito; bancor_unit. pagamento White : autonomia nei finanziamenti; unitas_unit.contabile Keynes: ente di governo autonomo dai governi White: ente finanziario con Board of Director di nomina governativa 13 Il sistema di Bretton Woods e il Fondo Monetario Internazionale • Obiettivi e struttura del FMI – L’accordo alla base del FMI definisce un grado di flessibilità sufficiente a consentire ai paesi di conseguire l’equilibrio esterno senza sacrificare gli obiettivi di carattere interno né il tasso di cambio fisso. – Due elementi contribuivano a promuovere la flessibilità nell’aggiustamento estero: • accesso ai prestiti del FMI – La cosiddetta discrezionalità del FMI consiste nella vigilanza sulle politiche attuate dai paesi membri che sono in posizione fortemente debitoria nei confronti del Fondo. • Aggiustamento delle parità 14 Fondo monetario internazionale • FMI più simile a una “cooperativa di credito che a un organo di creazione di liquidità” – Art. VI dello statuto (1944): divieto di FMI di prestare fondi a fronte di deflussi di capitale quale che ne fosse la natura La crescita del volume del commercio internazionale e la posizione di disavanzo US favorirono il generale ritorno alla convertibilità le risorse del FMI non risultarono più essere adeguate, occorreva un ridisegno dell’ente – protratto dal 1958 (gab) a modifica statuto: 1968 (Dsp) QUALI SONO LE RADICI DEI LIMITI IN EVIDENZA NEGLI ANNI 60? 15 BW_riserve obbligatorie II • La regolazione “fine” della liquidità presuppone la definizione di obiettivi operativi • di indicatori di riferimento – Si definiscono politiche di piano … indirizzate anche per mezzo del credito (sia in termini di assetto strutturale del sistema finanziario nazionale – tra cui nazionalizzazione delle Bc; sia per mezzo di interventi “di breve perdiodo” – Si introducono (su modello Fed-US) obblighi di riserva obbligatoria 16 BW_fiat standard limite I • Controllo della domanda aggregata ai fini della stabilizzazione del ciclo – (obiettivo di pieno impiego) (“tutela del lavoro”) tutelato da leggi (fino agli anni Ottanta) in US, Australia, Canada, Uk, Svezia, It… Debole efficacia dell’economia monetaria in un’economia aperta: “trilemma” R. Mundell (1963) Obiettivi: politiche discrezionali, cambi fissi, mobilità dei capitali sono impossibili da perseguire contemporaneamente 17 The open economy trilemma Mobilità dei capitali • Le opzioni di politica economica nel sistema di Bretton Woods • Al fine di descrivere i problemi che affrontava un paese (diverso dagli Stati Uniti) nel perseguire l’equilibrio esterno ed interno nell’ambito del sistema a cambi fissi di Bretton Woods, si assuma che: R = R* 20 Le opzioni di politica economica nel sistema di Bretton Woods • Il mantenimento dell’equilibrio interno – Se P* ed E sono fissati, l’equilibrio interno è in piena occupazione – Gli investimenti sono costanti – La condizione di equilibrio interno: Yf = C(Yf – T) + I + G + CA(EP*/P, Yf – T) (8-1) 21 Le opzioni di politica economica nel sistema di Bretton Woods • Il mantenimento dell’equilibrio esterno – In che modo gli strumenti di politica economica influenzano l’equilibrio esterno di un’economia? • Assumiamo che il governo abbia un livello obiettivo, X, di avanzo delle partite correnti. • L’equilibrio esterno richiede che il governo gestisca la politica fiscale ed il tasso di cambio in modo che: CA(EP*/P, Y – T) = X (8-2) – Per mantenere il saldo del partite correnti al livello X, il governo, allorché svaluta la moneta, deve espandere la spesa pubblica o ridurre le tasse. 22 Equilibrio interno e esterno nel sistema di Bretton Woods • Flussi speculativi di capitali e crisi – Gli avanzi e disavanzi delle partite correnti assunsero un significato ulteriore nel contesto di una accresciuta mobilità dei capitali. • In base all’accordo FMI, i paesi con un ampio e persistente disavanzo delle partite correnti potevano essere sospettati di trovarsi in “disequilibrio strutturale”. • I paesi con sostanziosi avanzi delle partite correnti potevano essere visti dal mercato come possibili candidati per una rivalutazione. 23 Le opzioni di politica economica nel sistema di Bretton Woods Figura 8-3: Politiche per il conseguimento dell’equilibrio interno ed esterno Tasso di cambio, E Svalutazione che induce l’equilibrio esterno ed interno XX 1 4 3 2 II Allentamento fiscale (G o T) Espansione fiscale 24 che induce l’equilibrio esterno ed interno Politiche macroeconomiche e saldo delle partite correnti • Curva XX – Mostra le combinazioni di tasso di cambio e livello di produzione per le quali il saldo delle partite correnti CA è uguale ad un dato livello desiderato. – E’ inclinata negativamente in quanto un aumento del livello di produzione incoraggia la spesa in beni di importazione e quindi peggiora il saldo delle partite correnti (se non è accompagnato dal deprezzamento della valuta). – E’ meno inclinato della curva DD. 25 Politiche macroeconomiche e saldo delle partite correnti Figura 6-17: l’influenza delle politiche macroeconomiche sul saldo partite correnti Tasso di cambio, E DD delle XX 2 1 E1 3 4 Yf Produzione, Y 26 BW_progetto vs realtà III • Con BW stati/governi assumono un potere di emissione “totale” che cosa garantisce (gli elettori) da percorsi di abuso? – La memoria delle svalutazioni competitive…. – FRENA i Riallineamenti: UK 1949; 1967 .----- F 1957-58 e 1967; Germania 1961; 1969 – Il $ rimane fermo a 35 dollari per oncia fino al 15-8-1971 • Si attua di fatto un regime di tassi di cambio fissi con base $ convertibile in oro – Questo fa si che solo la politica Us abbia autonomia monetaria (asimmetria) 27 BW_progetto vs realtà III • Chi/cosa da coerenza al sistema? [di fatto] tre “modi” operativi: – Base monetaria ( buona correlazione tra canale esterno e interno ); R inversamente correlato con andamenti delle riserve – Squilibri tra pol. monetaria e in pol. fiscale (molto rari) – Economia US accetta il ruolo di “locomotiva” ( iniziale dollar shortage ) squlibrio strutturale nella BP ( “dilemma di Triffin, 1959 28 BW_progetto vs realtà III • Crescita del dopoguerra & patto sociale • 50 - bassi salari & investimenti 50 • 60 - freno degli investimenti & spesa pubblica • 70 – bassa produttività, alti salari & welfare 29 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione 1945-58 Supremazia di NY Nel 1950 US Pil > del doppio della somma di GB, F e G. occ Le banche commerciali erano diventate le più grandi del mondo 32,3 mld $ contro 19,8 delle inglesi Tab. 5.2 – le banche wholesale si fondono con quelle retail La City bank “inventa” il certificato di deposito” 1961 Primo mercato dell’emissione dei titoli esteri -Tab 5.1 p. 219 30 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione Londra: La City resta uno dei maggiori mercati internazionali anche in ragione degli ostacoli che la Regolation Q impose alla crescita di NY - in particolare rileva il finanziamento verso il mercato internazionale delle materie prime: gomma, stagno, piombo, rame … caffè riaperti tra il 1951 e il 1958 Dominante nel mercato delle assicurazioni …perde invece terreno sull’emissione dei titoli esteri Condizione di rilievo resta il rapporto con il mercato finanziario delle area Commonwealth (sterlina) Le capacità operative della City – che restano “superiori” a quanti richiesto dall’economia reale – aprono ad un percorso di innovazione fin. che si evidenzia dai primi anni 60 nel mercato degli eurodollari 31 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione Parigi Ruolo molto stretto dello stato Le banche commerciali (Credit Lyonnaise agiscono tramite filiali sull’estero) Ruolo moto attivo di Paribas Berlino_ Francoforte per intervento degli “alleati” che vi stabiliscono la sede della banca centrale organizzata inizialmente secondo il modello della Fed-Washington poi centralizzata su modello europeo per intervento UK 32 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione Londra La city diviene centro degli euromercati: pp. 236-38 Eurodollari – non sono sottoposti a regole US Limite agli interessi pagati sui depositi -Banche russe e Eest -Prima banca a usare questo mercato finanziari per speculazione sul cambio fu Midland (1957) p. 233 Il sistema evolse in “euro-obbligazioni” 1962 la prima fu Warburg (Autostrade italiane –IRI) “euro-crediti” 1968 scadenza media 3-10 anni introdotti da First National bank (tasso Libor) prestito all’Austria 1968 Ruolo dei consorzi-bancari es: Ebic p. 245 33 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione La legislazione US favorì la crescita degli euro-mercati: Regolation Q- resta in vigore Nel 1963 – Equalization Tax e 1965 Voluntary Foreinngn Programme chiudono mercato delle emissione estere [contenere aumento dei tassi di sconto US e di riflesso debito pubblico] Dal 1966 al 1969 – restrizione sugli investimenti diretti delle multinazionali - loro quota nel mercato delle eurodivise passa dal 17 al 54% tra il 1958 e il 1969 Banche e mercati in Europa - Lusseburgo, Francoforte… ma di fatto City -unico “altro” euro.mercato è Ginevra; terzo dopo NY e L Le tre grandi banche Union de B. S; Societé B. S. e Credit S. Inoltre svolgono gestione dei patrimoni (15% del bilancio) 34 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione 1973-1979: la crisi petrolifera e la scelta dei cambi flessibili apre ad un percorso di globalizzazione: -Forte aumento dei “petrodollari” -Tra il 1974 e il 1980 i paesi Opec passano da pil 24 mld$ a 117 mld$ Tra il 74 e 80 “accumulano” riserve investite in titoli a breve per 383 mld$ Dal 1974 NY abolizione della Intest equalization Tax Rivitalizza le emissioni in obbligazioni estere che passaono da 4 a 11 mld. Dal 1971 – le quotazioni delle imprese presso WS sono rese automatiche nel 1975 viene abolita la “Sec” Dal 745 all’80 i movimenti di internazionali sono dominati dalle banche comm. in crediti a paesi i via di sviluppo (specie Am. Latina) 35 Le capitali della finanza _ 1945-1980 Crescita e regolamentazione Tokyo La crescita economica del Jap porta alla centralità asiatica di Tokyo Fino agli anni 70: conglomerati (zaibatsu) e bilancio in pareggio -per cui non c’è mercato dei titoli – rendono la borsa poco attiva -Inflazione -fine della crescita in Occ -Aumento del debito pubblico e nel 1979 autorizzazione alle banche a emettere certificati di deposito creano un mercato secondario e una rilevanza dello Jen nel mercato a breve Dal 1976 al 1979 con Jen forte fu incoraggiato export di cap. passano da 5 a 18 mld media annua da (73-78) a (78- 82) Nel 1981 Tokyo è la seconda borsa del mondo. 36 Mobilità dei capitali • Cambi flessibili • La debolezza del sistema di Bretton Woods convinse molti economisti, prima del 1973, a richiedere l'adozione di cambio variabile sulla base di tre argomenti: – avrebbero offerto ai paesi una maggiore autonomia nella gestione delle loro economie – avrebbero eliminato le asimmetrie del sistema di Bretton Woods – avrebbero eliminato rapidamente gli “squilibri fondamentali”. 38 Le ragioni a favore dei cambi flessibili • Simmetria – I cambi flessibili rimuovono le due asimmetrie fondamentali del sistema di Bretton Woods e consentono: • alle banche centrali di determinare il livello di offerta di moneta nazionale • agli Stati Uniti di godere delle stesse opportunità degli altri paesi in termini di possibilità di influenzare il proprio tasso di cambio 39 Le ragioni a favore dei cambi flessibili • I tassi di cambio come stabilizzatori automatici – Sistemi a cambi flessibili eliminano rapidamente quei “disequilibri strutturali” che erano stati alla base di deviazioni dalla parità e di attacchi speculativi nel sistema a cambi fissi. • La figura seguente mostra come una caduta temporanea della domanda di esportazioni di un paese riduca maggiormente la sua produzione in un regime a cambi fissi, che non in uno a cambi 40 flessibili. Le ragioni a favore dei cambi flessibili (a) Regime a cambi flessibili effetti di una caduta della domanda di esportazioni Tasso di DD2 cambio, E DD1 2 E2 1 1 E AA1 Y2 Y1 Tasso di cambio, E (b) Regime a cambi fissi 3 E1 Produzione, Y DD2 DD1 1 AA2 Y3 Y2 Y1 AA1 Produzione, Y 41 Le ragioni contro i cambi flessibili • Ragioni contro i cambi flessibili: – speculazioni destabilizzanti e disturbi del mercato monetario (A) – danni al commercio e agli investimenti internazionali (B) – politiche economiche non coordinate (C) – l’illusione di una maggiore autonomia (D) 42 Le ragioni contro i cambi flessibili (A) • Speculazioni destabilizzanti e disturbi del mercato monetario – I tassi di cambio flessibili consentono speculazioni destabilizzanti. • I paesi possono rimanere intrappolati in un “circolo vizioso” di svalutazione ed inflazione. – I sostenitori dei cambi flessibili evidenziano come gli speculatori destabilizzanti alla fine siano destinati a perdere denaro. – Tassi di cambio flessibili rendono i paesi più vulnerabili nei confronti di disturbi del mercato monetario. 43 Le ragioni contro i cambi flessibili A incremento della domanda di moneta in regime di cambi flessibili Tasso di cambio, E DD 1 E1 2 E2 AA1 AA2 Y2 Y1 Produzione, Y 44 Le ragioni contro i cambi flessibili (B) • Danni al commercio internazionale e agli investimenti – I cambi flessibili creano un pregiudizio al commercio internazionale e agli investimenti a causa della maggiore incertezza sul corso delle valute : • su esportatori ed importatori grava un maggiore rischio di cambio • esiste una maggiore incertezza sulla redditività degli investimenti internazionali – I sostenitori dei cambi flessibili affermano che i mercati a termine aiutano ad evitare il rischio di cambio. • Gli scettici controbattevano che i mercati a termine sarebbero risultati dispendiosi. 45 Le ragioni contro i cambi flessibili (C) • Il mancato coordinamento delle politiche economiche – Sistemi a cambi flessibili consentono ai paesi di competere per la svalutazione della propria moneta. • I paesi potrebbero adottare determinate politiche economiche senza considerare il loro carattere beggar-thyneighbor. 46 Le ragioni contro i cambi flessibili (D) • L’illusione di una maggiore autonomia – Regimi a cambi flessibili accrescono gli elementi di incertezza dell’economia senza effettivamente fornire una maggiore autonomia (cfr. figure seguenti) • Il deprezzamento della moneta determina inflazione a causa dell’aumento dei salari (cfr. tabelle seguenti) 47 Le ragioni contro i cambi flessibili tassi di inflazione nei principali paesi industrializzati, 1973-1980 (percentuali annuali) 48 L’interdipendenza macroeconomica in regime di cambi flessibili tassi di disoccupazione nei principali paesi industrializzati, (percentuali di forza lavoro civile) 1978-2000 49