L’ORGANIZZAZIONE NELLE PICCOLE IMPRESE 1 SCHEMA GENERALE DEL CAPITOLO - Constatazione delle specificità del problema organizzativo delle PI (influenza variabili soggettive e ambientali) - Riflessione sulla validità delle prescrizioni deterministiche che suggeriscono l’evoluzione dalla struttura semplice al modello classico: • limiti del modello classico anche nei confronti della GI • pluralità dei percorsi attuati dalle PI - Analisi dei contributi dell’approccio contingente allo studio del problema organizzativo delle PI • variabili soggettive • variabili ambientali - Un modello di sintesi 2 SISTEMA STRATEGICO DEL GREPME Consente di identificare alcuni elementi di peculiarità che riguardano l’organizzazione delle PI Modello sistemico e contingente Identifica i fattori che interagiscono nell’influenzare la natura delle strategie delle PI Variabili contingenti = Caratteristiche psicosociologiche imprenditore Rapporti con l’ambiente 3 Profilo psicosociologico dell’imprendiotore OBJ STRATEGIA imprenditore CULTURA AMBIENTE ORGANIZZA ZIONE MESTIERE / MISSIONE ATTIVITA’ 4 PERSONALITA’ E OBIETTIVI DELL’IMPRENDITORE Punto di partenza del modello Ruolo centrale nell’ influenzare la struttura organizzativa Giustifica l’esistenza di una pluralità di assetti organizzativi diversi: l’organizzazione prende forma coerentemente con gli obiettivi dell’imprenditore Manca nelle PI un momento formale di PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA 5 MODELLO ORGANIZZATIVO PREVALENTE STRUTTURA SEMPLICE (Mintzberg) 1° Stadio modelli di crescita CARATTERISTICHE: 1. Potere accentrato nella figura dell’imprenditore; 2. Coordinamento e controllo effettuati tramite SUPERVISIONE DIRETTA; 3. Gerarchia limitata (assenza di quadri intermedi o organi di staff); 4. Divisione del lavoro non rigorosa; 5. Processi di comunicazione informali. Procura capacità di ADATTAMENTO ORGANICO PI = SISTEMA APERTO (DEEKS) 6 STADI SUCCESSIVI DEL CICLO DI VITA (aumento dimensionale) Evoluzione verso un MODELLO CLASSICO PRINCIPI ORGANIZZATIVI TRADIZIONALI: 1.Decentramento (processi di delega) 2.Formalizzazione (adozione di sistemi manageriali formali) 3.Specializzazione (attribuzione di compiti specifici a direttori e quadri) 2 QUESITI FONDAMENTALI: Validita’ del modello classico, di per sé considerato Applicabilità del modello classico alle PI 7 VALIDITA’ DEL MODELLO CLASSICO OBIETTIVO: Ridurre la variabilità interna LIMITE: Non procura la flessibilità strategica Le recenti teorie organizzative hanno messo in discussione la validità del modello classico anche con riguardo alle GI 8 FLESSIBILITA’ STRATEGICA FLESSIBILITA’ INTERNA Flessibilità operativa = soluzioni produttive flessibili = capacità di elaborare proattivamente una varietà di risposte strategiche, per modificare le preesistenti relazioni impresa-ambiente. Flessibilità organizzativa = soluzioni organizzative più simili a quelle delle PI (decentramento, network, reti interne, ecc.) 9 APPARENTE CONTRADDIZIONE GI e PI presentano situazioni speculari: GI: ha flessibilità strategica (capacità di percepire le variabili ambientali ed elaborare una varietà di risposte strategiche) ma non ha flessibilità organizzativa PI: ha una struttura organizzativa flessibile (struttura semplice) ma non ha flessibilità strategica, a causa di limiti insiti nella struttura organizzativa (scarsa strutturazione, scarsa specializzazione) 10 Restano però i quesiti: E’ corretto suggerire il modello classico alle PI, visti i suoi limiti nelle GI? Esso si adatta alle PI? E’ possibile che esse ne selezionino alcuni aspetti, senza subirne gli effetti negativi? Oppure esse devono adottare modelli alternativi, come quelli che stanno emergendo per le GI? 11 APPLICABILITA’ DEL MODELLO CLASSICO ALLE PI Necessità di considerare la pluralità di percorsi attuati dalle PI: 1. PI che crescono per linee interne 2. PI che crescono per linee esterne 3. PI che mantengono la piccola dimensione 1.Possono orientarsi verso il modello classico, per aumentare la capacità di gestione della complessità ma senza perdere la flessibilità interna 2.Interventi organizzativi focalizzati sulla gestione dei rapporti interno/esterno 12 3.Validità della struttura semplice Procura l’adattamento = capacità di interagire con organico l’ambiente esterno, adattandosi in funzione delle sue domande, per mantenere il rapporto in uno stato di continua stabilità Atteggiamento adattivo e reattivo Criticità del ruolo accentratore dell’imprenditore e della sua contiguità rispetto ai problemi, che facilita l’attuazione di processi di adattamento 13 Anche per quest’ultima categoria di PI, però, non si esclude l’opportunità di adottare alcuni degli attributi organizzativi del modello classico. Problema della consapevolezza del piccolo imprenditore Anche se rinuncia alla crescita, è comunque necessario attuare degli interventi di tipo organizzativo per rafforzare l’impresa Differenza tra FLESSIBILITA’ STRATEGICA e ADATTAMENTO ORGANICO 14 APPROCCIO CONTINGENTE Si sostiene che la formula organizzativa dell’impresa debba essere scelta in funzione di alcune VARIABILI CONTINGENTI Si considerano quelle riguardanti: • le VARIABILI SOGGETTIVE DELL’IMPRENDITORE • i FATTORI AMBIENTALI 15 VARIABILI SOGGETTIVE DELL’IMPRENDITORE E ATTRIBUTI ORGANIZZATIVI PERSONALITA’ DEL CEO Variabile contingente che influenza la struttura organizzativa Dimostrazioni empiriche: 1.Ricerche che focalizzano il rapporto tra PERSONALITA’ DELL’IMPRENDITORE e STRUTTURA ORGANIZZATIVA 2.Ricerche che indagano sul rapporto tra PERSONALITA’ DELL’IMPRENDITORE, STRATEGIE e STRUTTURA ORGANIZZATIVA 16 Rapporto personalità dell’imprenditore / struttura Ricerca di Gervais TESI: Le teorie organizzative classiche non si applicano alle PI, i cui attributi organizzativi sono influenzati da variabili diverse rispetto alla GI RISULTATI: Uno dei caratteri organizzativi distintivi delle PI è l’ACCENTRAMENTO •APPROCCIO TIPOLOGICO •Inquadramento negli STUDI STORICI sull’imprenditorialità (Esperienze passate dell’imprenditore/Motivazioni personali) Carattere innato delle PI,derivante dal ruolo centrale dell’imprenditore-fondatore, dal suo ruolo polivalente e dalla forte integrazione tra fini personali e fini aziendali 17 Dibattito sulla valutazione dell’accentramento come fattore propulsivo dell’innovazione Rende necessario distinguere tra tipi diversi di imprenditore e di impresa 1° Ricerca: MILLER Considera 3 tipi diversi di imprese IMPRESA GESTITA CON STILE IMPRENDITORIALE HA UNA STRUTTURA SEMPLICE L’ACCENTRAMENTO è correlato positivamente con COMPORTAMENTI INNOVATIVI Il leader accentratore è libero di attuare progetti di cambiamento 18 2° Ricerca: MILLER - DRÖGE IPOTESI: Imprenditore con alto nACH persegue standard di eccellenza, attua progetti ambiziosi e ambisce al successo RISULTATI Personalità dell’imprenditore studiata sulla base del fattore nAch CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE DELL’IMPRESA: • ACCENTRAMENTO • FORMALIZZAZIONE dei sistemi di controllo e pianificazione • INTEGRAZIONE Imprese più piccole: risulta più elevata l’influenza della personalità dell’imprenditore rispetto a questi caratteri organizzativi 19 3° Ricerca Analisi del rapporto tra OBJ ORGANIZZATIVI DELL’IMPRENDITORE (efficienza, stabilità, leadership nel settore, benessere dei dipendenti) ATTRIBUTI ORGANIZZATIVI RISULTATI RICERCA EMPIRICA: • DECENTRAMENTO, FORMALIZZAZIONE: caratteri influenzati dagli obj organizzativi • SPECIALIZZAZIONE: influenzata dalle variabili di contesto Alla specializzazione si è spinti solo da PROBLEMI e MINACCE provenienti dal contesto (ambiente, tecnologie, dimensione) 20 Rapporto personalità dell’imprenditore/strategia/struttura 1° Ricerca: Miller-Toulouse OBJ: verificare eventuali uniformità nelle relazioni tra PERSONALITA’/PROCESSO DECISIONALE/STRATEGIE/ STRUTTURE/PRESTAZIONI IPOTESI: le suddette relazioni sono più intense nelle PI in cui più forte è l’influenza del CEO Identificazione su base deduttiva di 3 tipi di personalità: 1. Imprenditore con personalità flessibile 2. Imprenditore con alto nAch 3. Imprenditore con lato locus of control RISULTATI: • • Ipotesi quasi tutte verificate nelle PI Relazioni meno significative nelle GI 21 2° Ricerca: MILLER-DRÖGE-TOULOUSE Riprendono i risultati della ricerca di MillerDroge OBJ: capire perché il fattore nAch è più incidente rispetto ad altre variabili (tecnologia e ambiente) nell’influenzare gli attributi organizzativi IPOTESI: il fattore nAch non influenza direttamente la struttura organizzativa, ma influenza la formulazione delle strategie (razionalità decisionale), la quale determina la formalizzazione e l’integrazione della struttura RISULTATI nAch •Razionalità decisionale Struttura •Accentramento 22 FATTORI AMBIENTALI E STRUTTURA ORGANIZZATIVA PROBLEMA: L’evoluzione della struttura organizzativa delle PI segue un PERCORSO DETERMINISTICO o è condizionata dalle VARIABILI AMBIENTALI (PI=SISTEMA APERTO)? 1° Ricerca: KAZANIJAN SU PI HIGH-TECH Identifica un PERCORSO EVOLUTIVO ………… STRUTTURA ORGANICA STRUTTURA MECCANICISTICA … … … determinato non dalla CRESCITA DIMENSIONALE, ma dalla natura dei PROBLEMI AMBIENTALI tipici di ogni stadio del ciclo di vita 23 2° Ricerca: COVIN-SLEVIN PROBLEMA: Quale struttura (organica o meccanicistica) è più adatta alle PI affinchè si ottimizzino le sue performance? RISULTATI: Entrambe le strutture sono valide. Ma il problema è di stabilire corrette relazioni tra: STILE DI GESTIONE (imprenditivo vs.conservatore) STRUTTURA ORGANIZZATIVA (organica vs. meccanicistica) CONDIZIONI AMBIENTALI (ostili vs. benigne) VERIFICA SU CAMPIONE DI GI: Migliori performance delle imprese che realizzavano la COERENZA tra struttura e stile di gestione: STILE IMPRENDITIVO / STRUTTURA ORGANICA STILE CONSERVATORE / STRUTTURA MECCANICISTICA 24 VERIFICA SU CAMPIONE DI PI: Nelle PI con migliori performance, che realizzavano tale coerenza, la scelta tra le due combinazioni dipendeva dalle FORZE AMBIENTALI: AMBIENTE OSTILE STILE IMPRENDITIVO/STRUTTURA ORGANICA AMBIENTE BENIGNO STILE CONSERVATORE / STRUTTURA MECCANICISTICA CONDIZIONI AMBIENTALI VARIABILI COMBINAZIONE DEI DUE APPROCCI STRUTTURA DUALE Efficienza delle attività operative Efficacia strategica 25 QUESTIONI CRITICHE RIGUARDO ALLE PI: difficoltà delle PI a definire oggettivamente le condizioni ambientali; emergono i limiti dei modelli del ciclo di vita; necessità delle PICCOLA IMPRESA di adattare “per cicli” struttura e stile di gestione più facilmente applicabile nelle PI se: il comportamento dell’imprenditore si ispira all’IMPRENDITORIALITA’ MANAGERIALE se la PI saprà selezionare alcuni attributi del MODELLO CLASSICO 26 MODELLO ORGANIZZATIVO CLASSICO E PI Dipende dal n° di variabili che occorre tenere sotto controllo COMPLESSITA’ AMBIENTALE Richiede una struttura ORGANICA, che procura l’ADATTAMENTO ORGANICO Richiede una struttura MECCANICISTICA Struttura non coerente con un AMBIENTE OSTILE Dipende dal grado di incertezza dell’ambiente 27 TRADE-OFF STRUTTURA ORGANICA (Flessibilità) STRUTTURA MECCANICISTICA (Capacità di controllo di ambienti complessi) Ricerca di Ferrero Migliori performance delle PI MANAGERIALI: più TERZIARIZZAZIONE più SISTEMI FORMALI DI PIANIFICAZ. E CONTROLLO più FORMALIZZAZIONE e PROCESSI DI DELEGA FLESSIBILITA’ STRATEGICA 28 MODELLO DI PRETI Constatazione dell’ELEVATA ETEROGENEITA’ dei modelli organizzativi esistenti e dell’inesistenza di un unico modello ideale Propone 4 soluzioni organizzative diverse, identificate sulla base di 3 gruppi di variabili: relative all’area STRATEGICO-COMPETITIVA relative all’ORGANISMO PERSONALE relative all’ASPETTO ISTITUZIONALE 29 Criticità profilo professionale Difficoltosa Alta Favorevole Situazione strategico-competitiva Bassa Rifiuto indicazioni deterministiche dei modelli di crescita Previsione di una varietà di percorsi evolutivi 30