Medico fisiatra Silvia Chiocca DISTURBI COMPORTAMENTALI Disturbi comportamentali conseguenti a lesioni cerebrali Il comportamento comprende tutti i processi mediante i quali gli organismi animali rispondono a fattori interni e a stimoli provenienti dall’ambiente fisico e sociale Il comportamento è il risultato dell’attività di sistemi neurobiologici altamente integrati e diffusamente distribuiti nell’encefalo. Cenni Anatomo-Funzionali Il SNC può essere suddiviso , a scopo didattico, in aree postero-basali: abilità specifiche lobi frontali: governo, elaborazione, coordinazione I LOBI FRONTALI rappresentano “un sistema di programmazione, regolazione e controllo di ogni attività volontaria, sia motoria che cognitivo che comportamentale”. IL SISTEMA LIMBICO costituisce un complesso funzionale deputato all’ elaborazione, integrazione e controllo del comportamento emotivo ed istintivo. Integrazione sfera comportamentale intellettiva e Sfera Intellettiva: PROGRAMMAZIONE e PIANIFICAZIONE la dinamica frontale infatti programma la strategia più adatta ad ogni contesto, confrontando anche esperienze passate, identifica la sequenza esecutiva, valutando la logica delle azioni ed eventualmente provvede alle necessarie correzioni. Sfera Comportamentale-Emotiva-Affettiva: MODULAZIONE E REGOLAZIONE del comportamento inteso come azione, contenuto dell’azione e slancio vitale. Funzione di controllo cognitivo, di pianificazione ed organizzazione del comportamento Principali cause di deficit comportamentali Lesioni diffuse - emorragia subaracnoidea, ipossia cerebrale, encefalite post-erpetica -trauma cranio-encefalico: fattore lesivo che agisce diffusamente su tutto l’encefalo gli effetti di accelerazione-decelerazione si ripercuotono in particolare sulle aree frontali-temporali, sui circuiti neuronali cortico-sottocorticali che coinvolgono il sistema limbico, il talamo e i gangli della base (affettività, stili comportamentali, attitudini e tratti di personalità) Lesioni focali -Tumori -Lesioni vascolari ALTERAZIONI DEL COMPORTAMENTO comportamenti inadeguati in difetto (riduzione dello slancio vitale): inerzia, ottundimento affettivo. apatia, demotivazione e Perdita della “pulsione vitale” necessaria ad mantenere qualsiasi attività; indifferenza verso circostante. avviare o l’ambiente comportamenti inadeguati nell’autocontrollo): (carenza per eccesso irrequietezza (iperattività che non realizza); logorrea (eccessiva produzione verbale carente di contenuti); impulsività (tendenza a fornire risposte verbali o comportamenti non mediati da sufficiente giudizio); aggressività quale unica risposta a situazioni frustranti o che richiedono uno sforzo eccessivo senza che vi sia intenzionalità ad infliggere danno che è invece presente nei comportamenti aggressivi dei soggetti normali. RILEVANZA RIABILITATIVA -possono determinare gravi conseguenze personali e sociali -possono impedire o ostacolare il trattamento riabilitativo di altri deficit concomitanti, sia di tipo neuropsicologico che motorio PROGNOSI I disturbi comportamentali e le modificazioni della personalità nel lungo termine rappresentano i fattori più invalidanti e destabilizzanti sia negli equilibri familiari che in quelli sociali. DISTURBI COMPORTAMENTALI CONSEGUENTI A LESIONI FRONTALI 1-comportamenti inadeguati in eccesso (sede orbitale) marcato egocentrismo - insensibilità - carenza di introspezione e di autocritica - impulsività - imprevedibilità e incapacità di prevedere gli effetti del proprio comportamento sugli altri 2-comportamenti inadeguati in difetto (sede frontale mediale) -inerzia – demotivazione – apatia – indifferenza - rallentamento ideomotorio 3-sindrome disesecutiva (sede frontale dorso-laterale) -incapacità di valutare, pianificare e programmare strategie per l’esecuzione di un compito -incapacità a passare da un concetto all’altro e da uno specifico comportamento ad un altro (perseverazione, non flessibilità) -pensiero di concretezza con difficoltà all’astrazione -incapacità di inibire risposte comportamentali automatiche (sindrome da dipendenza ambientale) e reazioni emotive inadeguate (in eccesso o difetto) -deficit attentivi volontari (il pz risulta distratto sia perché incapace di attivare schemi importanti, sia di inibire quelli superflui) SINDROME FRONTALE Definizione Una lesione dei lobi frontali può provocare drammatici cambiamenti nel comportamento e nella personalità e deficit cognitivi caratterizzati da compromissione delle capacità attentive e di pianificazione. Quindi incapacità a sfruttare abilità cognitive specifiche per mantenere un comportamento appropriato ai diversi contesti personali e sociali. SINDROME FRONTALE Il paziente frontale può essere giocoso e disinibito, spesso ricorre a giochi di parole, fa allusioni a tematiche sessuali non consone al contesto. Questo atteggiamento spesso si accompagna ad impulsività ed eccessiva irascibilità. Quando il paziente non è così esuberante si può evidenziare comunque una facile distraibilità a seguire un discorso o a compiere un’ azione, divagando su argomenti non attinenti o rivolgendo l’attenzione a stimoli ambientali irrilevanti. Altri pazienti possono invece presentare una scarsa reattività all’ambiente e sono apatici (privi di interessi) ed inerti, fino a delineare una grave sindrome pseudodepressiva . SINTOMI ASSOCIATI Anosognosia: malattia. mancata consapevolezza di La corteccia frontale svolge un ruolo importante nell’organizzazione temporale del comportamento. Un’adeguata consapevolezza di sé è sostenuta da coordinate temporali, intese non solo come competenza cronologica (orientamento nel tempo), ma soprattutto come idea di futuro. La vita di molti pazienti sembra invece essere fissata nel presente. SINTOMI ASSOCIATI Confabulazione: falsi ricordi che riempiono lacune mnesiche e possono essere frammenti di ricordi anteriori o rievocazioni del proprio vissuto, o invenzioni immaginarie e fantastici. Il paziente amnesico tende a costruire ricordi mescolando elementi ricavati da fatti autobiografici diversi Il paziente frontale produce spontaneamente informazioni non aderenti alla realtà, per deficit di critica, di autocritica, impulsività, disturbi attentivi e tendenza a comportamenti verbali disinibiti, senza intenzionalità ad ingannare TRATTI DISTINTIVI SINDROME FRONTALE “non è più lui” (comportamento inadeguato) -prima dell’incidente era una persona affidabile, seria, rispettata dai colleghi -dopo è diventato collerico, irritabile, violento, instabile “inaffidabile e irresponsabile” (comportamento) “confusionario e bugiardo” (memoria e organizzazione temporale delle esperienze): - difficoltà a rievocare i ricordi, confondendo passato e futuro, abbandonandosi talora a una produzione verbale impulsiva e incontrollata. - confabulazione fantastica: resoconti totalmente inventati conseguenti alla scarsa capacità di giudizio, alla disinibizione verbale. “ottuso e cocciuto” (apprendimento e deficit di strategie) “monotono e ripetitivo” (flessibilità spontanea) - incapace di elaborare nuove strategie per adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente che lo circonda, tendendo così ad adottare le strategie e i comportamenti che gli sono più abituali e semplici - povertà di elaborazione dei diversi compiti, con spiccata tendenza a “perseverare”(ripetuta produzione di una certa risposta a stimoli diversi) “banale e superficiale” (flessibilità reattiva) - Attitudine concreta - Non riesce a costruire ipotesi per interpretare la realtà. “irriflessivo e insulso” (giudizio e critica) Non riesce a dare risposte fondate e attendibili in compiti che richiedono capacità di giudizio. “imprevidente e precipitoso” (progettazione) Deficit della capacità di programmare sequenze di azioni e prevederne l’esito. “impulsivo e volubile” (inibizione e autocontrollo): Sindrome da dipendenza dall’ambiente, caratterizzata da comportamenti coatti di “utilizzazione” (afferrare tutto ciò che si trova di fronte ed utilizzare l’oggetto) o di imitazione (ricopiare l’atteggiamento della persona che sta di fronte) dovuti alla mancanza di inibizione dei comportamenti automatici scatenati da stimoli ambientali irrilevanti. ALTERAZIONI COMPORTAMENTALI E SUGGERIMENTI DI INTERVENTO Agitazione Incapacità a stare fermo, inappropriata senza scopo. attività motoria eccessiva, - Parlare in modo calmo - essere concisi quando si parla (troppe spiegazioni possono aumentare la confusione e l’agitazione) Aggressività (verbale, fisica, verso di sé) Tendenza a colpire, danneggiare persone (compreso se stessi), o essere offensivi. -non chiudere la porta della stanza -mantenere una distanza di sicurezza (spesso l’aggressività è facilitata da un avvicinamento brusco e improvviso) -ricordarsi che spesso il paziente è aggressivo perché spaventato Confusione Difficoltà a distinguere ciò che accade nell’ambiente dai propri pensieri, emozioni ricordi. Spesso il pz confuso appare perplesso, inquieto, sottosopra. Disorientamento Difficoltà a sapere chi si è, dove si è, che ora, giorno, mese, anno è -presentarsi sempre al pz -ricordare frequentemente al pz il suo nome, il giorno il luogo dove ritrova -ricordare spesso di guardare orologio, calendario e altri indicatori esterni -spiegare in termini semplici cosa farete prima di iniziare un’attività in presenza del pz o con il pz Disinibizione Incapacità all’ autocontrollo di pensieri emozioni o azioni, con comportamento inadeguato -intervenire prontamente se il paziente ha un comportamento rischioso o inappropriato -spiegare al paziente che il suo comportamento era inappropriato, e perché,e descrivere cosa sarebbe giusto fare -chiedere al paziente di spiegarvi perché il suo comportamento era inadeguato, e che cosa avrebbe dovuto fare. Difficoltà di giudizio Difficoltà di valutare correttamente le conseguenze (vantaggi/svantaggi, rischi) di una certa situazione o azione. -spiegare al paziente perché il suo agire era stato rischioso o inopportuno -spiegare cosa avrebbe/non avrebbe dovuto fare. Inconsapevolezza-negazione Incapacità a rendersi conto delle difficoltà; tendenza a negare o minimizzare -non discute o contraddire in modo diretto il paziente -se compare una qualche forma di consapevolezza delle difficoltà, sottolinearla e commentarla, spiegandone i motivi in modo semplice. Consapevolezza emergente: il paziente vede le proprie difficoltà soltanto se posto di fronte all’evidenza dei propri errori. Negazione: appartiene ala sfera emotiva , ed è una rimozione di quanto è avvenuto a livello inconscio, perché la situazione è troppo difficile da sostenere. Labilità attentiva Difficoltà a focalizzarsi su un’informazione o un oggetto senza lasciarsi distrarre. -Cercare di agganciare lo sguardo del paziente, prima di parlargli e chiamarlo per nome. -Minimizzare gli stimoli distraesti dell’ambiente -non aspettarsi che il paziente possa collaborare per più di qualche minuto. -dare delle pause, quindi rispiegare ciò che si stava facendo con lui, prima di riprendere un’attività Impulsività Tendenza a parlare o agire in modo improvviso e non meditato,senza pianificare e valutare le conseguenze di ciò che si fa - controllare che l’ambiente sia sicuro prima di chiedere al pz di fare qualcosa - se il paziente tende a dire la prima cosa che gli viene in mente, invitarlo a fermarsi e a pensare prima di rispondere Mancanza di iniziativa-inerzia Incapacità ad iniziare un’attività senza essere stimolati o incitati, tendenza a “lasciar perdere”. -assistere o aiutare fisicamente il paziente ad iniziare un’attività, oppure facilitarlo verbalmente. -Commentare o fornire incitamento durante l’attività quando necessario Perseverazione Tendenza a ripetere o a fare più volte la stessa cosa, difficoltà a passare da un’attività all’altra, rigidità di comportamento. -perseverazione verbale: richiamare il pz facendogli notare che ha già parlato di quell’argomento -perseverazione motoria: guidare o indirizzare gradualmente il paziente a cambiare attività Disforia Tendenza a passare dal riso al pianto con estrema facilità Disturbi della sfera sessuale Assenza di desiderio richieste imbarazzanti spesso non congrue contesto. o e al VALUTAZIONE DEI DISTURBI COMPORTAMENTALI Scala di valutazione del comportamento: LCF “Levels of Cognitive Functioning” -Scala nata in un centro di riabilitazione di Los Angeles ampiamente diffusa, valuta il comportamento de pz dal coma fino ad esiti stabilizzati. -E’ una scala di osservazione comportamentale e non una valutazione testistica neuropsicologica ,che si fa in situazione contestuale dialogando con il paziente. -Permette a tutto il team riabilitativo (infermiere,oss,terapista occupazionale, fisioterapista, logopedista, medico, psicologo..) di avere uno stesso metro di misura , non è uno strumento specifico. Si distinguono 8 livelli in relazione alle risposte comportamentali del paziente: 1 nessuna risposta (completamente non responsivo) 2 risposta generalizzata (risposte aspecifiche) 3 risposta localizzata ( risposte specifiche ma non costanti) 4 confuso e agitato (iperattivo, aggressivo, confuso, disorientato, confabulante) 5 confuso e inappropriato (amnesia post traumatica) 6 confuso e appropriato (Comportamento finalizzato e iniziale consapevolezza) 7 automatico e appropriato (adeguato consapevole ed autonomo nella cura di sé) 8 finalizzato indipendente) e appropriato (orientato, e orientato, ricordi più integrati, IMPORTANTE L’OSSERVAZIONE COMPORTAMENTALE DEL PAZIENTE DA PARTE DI OGNI OPERATORE DEL TEAM RIABILITATIVO Livelli 1,2,3: corrispondono al pz che giunge in riabilitazione dalla rianimazione. E’ prevista una riabilitazione di “struttura”, non specifica. Livelli 4,5,6 inizia un lavoro neuropsicologico specifico, in cui si inseriscono osservazioni comportamentali, valutazioni e programmi di riabilitazione per orientamento, attenzione, memoria. Livelli 7,8 il paziente non è più confuso e disorientato, può presentare deficit neuropsicologici selettivi per cui possono essere proposte attività riabilitative molto specifiche in relazione agli obiettivi. Si tratta di un “continuum del recupero” che prevede varie fasi. Non necessariamente il paziente attraversa con sequenzialità i vari livelli. Importanti le riunioni di team dove si discute del paziente STADIO 4 CONFUSO-AGITATO -Il pz è in stato di iperattività e di agitazione, -non è in grado di effettuare attività di cura della persona, se non con molto aiuto -può piangere, o gridare in modo sproporzionato agli stimoli, anche quando questi vengono rimossi, - può mostrare aggressività motoria e verbale, cercando di togliersi i mezzi di contenimento, le sonde i cateteri, o scendere dal letto -è distaccato da ciò che gli accade intorno e reagisce principalmente al suo stato di confusione interiore -sono presenti gravi deficit attentivi e disorientamento S-T-P -Il comportamento è bizzarro e non finalizzato -La verbalizzazione è spesso incoerente e inappropriata situazione ambientale (ci può essere confabulazione) alla -Non essendo consapevole di quanto gli accade, il paziente non ha capacità di memoria a breve termine -Può effettuare attività motorie automatiche, anche complesse, come sedersi e camminare, ma non necessariamente in modo intenzionale o su richiesta, quindi afinalistiche Ricordarsi che IL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO DEL PZ NON è INTENZIONALE !!! difficilmente gestibile perché è iperattivo, presenta agitazione motoria e verbale •può imprecare, urlare, richiamare incessantemente gli operatori può essere aggressivo comportamento è bizzarro , da simulare una malattia psichiatrica, i pazienti sembrano quasi psicotici e deliranti. tanto più è inconsapevole tanto più è agitato e aggressivo. Importante riconoscere questo stadio: -l’atteggiamento del paziente può mandare in “burnout” operatori gli -rassicurare i familiari sul comportamento non volontario del paziente INDICAZIONI STADIO 4 Non costringerlo, per quanto possibile soprattutto in relazione alla sicurezza. Nei limiti del possibile (sicurezza) e della struttura, sarebbe importante permettergli di muoversi. Se è agitato piuttosto che costringerlo a letto è meglio che venga posizionato un materasso per terra. Non sgridarlo, non scoraggiarsi o risentirsi se si mostra agitato, o ostile e aggressivo e neppure fargliene una colpa. Se è possibile fargli notare in modo calmo e rassicurante che non c’è nulla per cui agitarsi. Non forzarlo a fare qualcosa. Piuttosto è meglio ascoltare ciò che vuol fare e assecondarlo, a meno che non rischi di farsi male o di far male a qualcuno. Coinvolgerlo in semplici attività a lui familiari, anche riguardanti il proprio corpo (pettinare i capelli, lavare i denti, etc). Cercare di aiutarlo a distinguere ciò che realmente gli accade intorno da ciò che è frutto del ricordo, o dell’immaginazione. Visto che il paziente tende a confabulare, “delirare” (non nell’ accettazione psichiatrica che si potrebbe organizzare molti mesi dal trauma), bisogna fornire continuamente dei feedback per creare certezza e punti fermi al paziente. Accompagnarlo a fare brevi spostamenti in carrozzina, se le sue condizioni lo consentono; parlargli con voce calma mentre si spinge la carrozzina, commentando i percorsi IMPORTANZA DELLE ATTIVITA’ DI VITA QUOTIDIANA COME PARTE INTEGRANTE DEL PREOGETTO RIABILITATIVO Uso terapeutico delle attività quotidiane come parte integrante del progetto riabilitativo con l’obiettivo di: - incrementare l’autonomia stimolare le abilità cognitive e motorie aumentare la consapevolezza monitorare il comportamento del paziente La programmazione e lo svolgimento richiedono un complesso equilibrio di capacità percettive, cognitive, moto-sensoriali Lui non è più lui: descrizione del primo caso di sindrome frontale (Dott Harlow su Gage 1848) “Egli è sregolato, irriverente, indulge talvolta nella bestemmia più volgare (che in precedenza non era suo costume), manifestando poco rispetto per i compagni, intollerante verso limitazioni o avvertimenti quando questi vanno in conflitto con i suoi desideri, talora tenacemente ostinato, capriccioso ed esitante, progetta molti piani per il futuro che vengono tuttavia abbandonati, anziché essere organizzati, in favore di altri piani che sembrano più facilmente attuabili… La sua mente era cambiata radicalmente, in modo così marcato che i suoi amici e conoscenti dissero che non era più Gage”