Dov’è la Romania?
Carta di identità
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POPOLAZIONE: 22.500.000
ESTENSIONE: 238.391 km quadrati
(Italia 60,5 milioni)
(poco più di due terzi della
superficie italiana).
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ORDINAMENTO POLITICO:
Repubblica
presidenziale
RELIGIONE: ortodossa, cattolica, protestante
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P.I.L.: 253.3 miliardi $
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P.I.L. PRO CAPITE: 11,500 $
CAPITALE: BUCAREST
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(Italia 2.000 miliardi $)
(Italia 29.392 $)
Le province della Romania
MOLDOVIA
TRANSILVANIA
BANAT
OLTENIA
MUNTENIA
Cartina fisica
Un po’ di storia
Dall’antica DACIA all’attuale ROMANIA
Insediamento di
nuovi popoli di
origine iranica,
germanica e turcoslava
Regno di
DECEBALO
(DACIA)
87 - 106 a.C
2mila a.C.
Tribù
Indo-europee
(TRACI)
Asburgo / Impero
Austro - Ungarico
271 d. C./ medio Evo
106 – 271 d.C.
Conquista
Romana
Unità nazionale:
Transilvania, Bucovina
e Bessarabia vengono
inglobate
1711 - 1859
1476 - 1711
Transilvania,
Valacchia e Moldavia
appartengono
all’impero
Ottomano
1920
1859
I Principati di Valacchia
e Moldavia si uniscono:
nasce la ROMANIA
La conquista Romana
Nel passato, all’epoca dell’Impero Romano
l’attuale Romania si chiamava DACIA, e aveva
come capitale Sarmizegetusa
I DACI erano un popolo pacìfico che praticava
l’agricoltura, l’allevamento e la viticultura. Il re
dei Daci era Decibalo. In seguito alla conquista
romana la DACIA divenne provincia di Roma.
Molti coloni romani si trasferirono nella Dacia e
si fusero con le popolazioni locali. Il grande
poeta romano Orazio si trasferì a Ovidiu sul Mar
Nero, dove visse fino alla morte
Il tempio di Sarmizegetusa Regia
Disco solare a Sarmizegetusa Regia
Il castro romano di Potaissa
Storia moderna
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Dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale, la
Romania divenne uno Stato comunista nell'orbita del
Patto di Varsavia
Nel 1948 venne ufficialmente abolita la monarchia e
varata la costituzione della Repubblica Popolare
Romena
Nel 1965 iniziò il governo dittatoriale del presidente
Nicolae Ceauşescu, che ebbe termine nel 1989 a
seguito di una rivolta popolare. Da allora la Romania è
un paese democratico, la cui costituzione si ispira ai
modelli occidentali.
La Romania fa parte dell'Unione europea dal 1º gennaio
2007.
Nicolae Ceauşescu
Il dittatore e la
rivoluzione che lo abbatté
Nicolae Ceauşescu divenne capo
del partito comunista nel 1965 e capo di stato nel
1967. Il suo regime, alla fine degli anni ’70 era
diventato sempre più duro, arbitrario e capriccioso.
Questo regime viene abbattuto da una sollevazione
popolare a cui segue Il colpo di stato del 1989.
Questo fatto segna lo spartiacque tra il regime di
Nicolae Ceausescu ed una difficile transizione verso
la democrazia
Il Comunismo
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Nel 1848 CARL MARX pubblica “il manifesto del Partito
Comunista”
In tutta Europa, fino al 1920, ci sono sommosse e rivoluzioni
di operai e contadini che cercano maggiore benessere e
giustizia, guidati dagli ideali del socialismo
Nel 1917 LENIN riesce a fare la rivoluzione comunista in
Russia, sconfigge la tirannia dello Zar e cerca di dare il
potere alla classe proletaria
Nel 1923 LENIN muore. Gli succede STALIN, che tradisce gli
ideali del comunismo e instaura un regime totalitario che
durerà fino al 1989
Dal 1965 la Romania è governata da Nicolae Ceasescu, un
dittatore molto legato al governo russo
L’economia della Romania
• L’agricoltura, pur se praticata con sistemi non troppo moderni, è abbastanza
fiorente: in pianura si coltivano cereali, soprattutto grano, granoturco,
barbabietole e girasoli. In collina viti e patate.
• E’ presente l’industria agroalimentare, siderurgica, petrolchimica, tessile,
navale, estrattiva.
• Sono presenti giacimenti di carbone, gas metano e petrolio.
• Sulle rive del Danubio e del Mar Nero si pesca lo storione da cui si ricava il
caviale.
• Dopo il collasso del Blocco Sovietico nel 1989-91, la Romania è rimasta con
una base industriale obsoleta ed un insieme di capacità industriali totalmente
inadatto ai suoi bisogni.
• I programmi di ristrutturazione includevano la privatizzazione o la liquidazione
di grandi industrie ad alto consumo elettrico (combinat) e maggiori riforme nel
settore dell'agricoltura e della finanza.
• La capitale e le più grandi città nei paesi meridionali e occidentali hanno un PIL
pro capite, con valori di circa il doppio o superiore alla media del paese. Si
tratta di una significativa differenza economica tra le zone urbane e rurali.
La lingua rumena
La lingua ufficiale è il rumeno, una lingua neolatina che appartenente
alla famiglia delle lingue romanze, imparentata con altre lingue dello stesso gruppo
parlate da oltre 800 milioni di persone in tutto il mondo, principalmente in America ed
in Europa. Il lessico romeno contiene il 75% di elementi latini ed elementi di altre lingue.
Uno studio effettuato da dei ricercatori romeni ripartisce le varie influenze secondo il
seguente schema:
75% parole di origine latina o neolatina di cui:
• 35,33% ereditato dal latino, la maggior parte del vocabolario di base
• 15,26% prestiti dal latino (vocaboli eruditi)
• 22,12% dal francese
• 3,95% dall'italiano
10,17% di origine slava
• 6,18% antico slavo
• 2,6% bulgaro moderno
• 1,12% russo
• 0,85% serbo e croato
• 0,23% ucraino
• 0,19% polacco
E un 10% di alte lingue (tedesco, ungherese, greco, turco)
Chiesa Cristiana Cattolica e Cristiana Ortodossa:
quali differenze?
Le Chiese Ortodosse sono le Chiese cristiane di rito greco-bizantino
staccatesi da Roma con lo scisma del 1054.
In sostanza: entrambi hanno la successione apostolica, tutti i sacramenti
sono riconosciuti validi dall'una e dall'altra parte.
Differenze:
• La chiesa ortodossa riconosce il papa quale "primo patriarca" ma non
come vertice supremo della chiesa. Pone la sua figura alla pari con gli
altri patriarchi della chiesa ortodossa. Per questo motivo non viene
riconosciuto il dogma dell'infallibilità;
• non viene riconosciuto il dogma dell'immacolata concezione;
• non viene riconosciuto il dogma dell'Assunzione di Maria;
• negano l'esistenza del Purgatorio, ma credono soltanto nel Paradiso e
nell'Inferno, che a differenza dei Cattolici, non è visto come eterno;
• Il Papa è visto piuttosto negativamente in quanto detiene (e ha sempre
detenuto) un potere sia politico che religioso (v. Stato della Chiesa, Città
del Vaticano), cosa che in ambito Ortodosso non si riesce a concepire.
Chiesa Cristiana Cattolica e Cristiana Ortodossa:
quali differenze?
• I Sacramenti sono uguali a quelli della Chiesa Cattolica, ma invece di
essere somministrato battesimo, separato da prima comunione e da
cresima, nella Chiesa Ortodossa sono somministrati tutti insieme. Il
battesimo avviene con completa immersione, così come definito dagli
Apostoli. Un bambino di 5 anni quindi può normalmente ricevere la
comunione come un adulto;
• La comunione Ortodossa non consiste nell'ostia, come per i Cattolici, ma
in pane mescolato con vino, servito da un calice;
• Un'altra differenza importante che si può ritrovare nei sacerdoti Ortodossi,
è che essi si possono sposare e possono avere una famiglia propria;
• Ancora, a differenza della Chiesa Cattolica, il divorzio è concesso, e
anche un nuovo matrimonio, fino però ad un massimo di 3 volte;
La Chiesa Ortodossa non da mai giudizi morali, non si esprime ad esempio
negativamente sui rapporti sessuali pre-matrimoniali, né sulla
contraccezione. Anzi quest'ultima è stata recentemente fortemente
incentivata. Giudizi morali non vengono espressi nemmeno riguardo
l'omosessualità.
I Monasteri in Romania
Monastero Suceava
I Monasteri in Romania
I Monasteri in Romania
Interno di Monastero
I Monasteri in Romania
Il conte Dracula è esistito veramente?
Vlad III di Valacchia fu voivoda (principe)
di Valacchia: nel 1448, dal 1456 al 1462 e
infine nel 1476. Figlio di Vlad II Dracul (diavolo),
Era noto come Vlad Țepeș (Vlad “l'Impalatore”
in romeno). Negli anni della caduta di
Costantinopoli, combatté a più riprese contro l'avanzata dell'Impero
ottomano nei Carpazi, provocando le ire del sultano Maometto II.
Entrato in conflitto col Regno d'Ungheria, allora retto da Mattia Corvino,
venne imprigionato nel 1462 dal sovrano ungherese e ritornò al potere
dopo un decennio come suo vassallo. Venne ucciso in circostanze
misteriose nel 1476.
Il voivoda Vlad III fu celebre fonte d'ispirazione per lo scrittore
irlandese Bram Stoker per la creazione del suo personaggio più
famoso, il conte Dracula, protagonista dell'omonimo romanzo.
Il castello del Principe Vlad
Vlad Ţepeş a tavola all'ombra dei
condannati al palo nell'incunabolo del tardo
XV secolo edito a Strasburgo.
I Nomadi
Chi sono? Da dove arrivano?
Gli zingari hanno un’origine comune, l’India del nord e una lingua
comune, il romanès o romani diviso in svariati dialetti.
Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi
essenzialmente in tre gruppi principali:
• Rom
• Sinti
• Kalé (gitani della penisola iberica).
La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell’intera
popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone
compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita.
Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi. I Sinti sono
soprattutto insediati nel nord dell’Italia e i Rom nell’Italia centromeridionale
La geografia degli zingari
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ROM
SINTI
KALE
BUCAREST
Palazzo del Parlamento
Un Arco di Trionfo in Romania
Bucarest
Bucarest
Bucarest: Ateneo
Iasi
Cluj
Brasov
Timisoara
Chiesa di San Silvestro
Centro storico di
Sighișoara
(patrimonio
dell’umanita)
Ceahlau: Riserva naturale e Lago Bicaz
Lago vulcanico di S. Ana
Moschea del Re
Carlo I°, a
Costanza, centro
dell’Islam in
Romania
Chiesa fortificata di Premier
Cattedrale
greco-cattolica
della SS.
Trinità a Blaj
Terme Herculane
Terme
Herculane
Castello di Targu Neamt
Castello di Targu Neamt
ponte di accesso
Chiesa ortodossa a Trieste
Chiesa ortodossa a Tokjo
L’immigrazione in Italia: alcuni numeri
su cui riflettere
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Il tasso di natalità in Italia è di 1,4 figli per donna, contro un tasso di 2,4 per
le donne straniere.
Oggi è già un fatto che senza gli immigrati, l’Italia avrebbe una popolazione
inferiore ai 55 milioni di persone e in discesa. Una società, cioè,
inesorabilmente in declino, i cui bisogni sono solo in parte compensati dalla
presenza della cosiddetta cittadinanza etnica.
L’apporto di questi cinque milioni di nuovi cittadini è davvero prezioso per la
nostra comunità: intanto va detto che il lavoro “etnico” produce l’11% del Pil
italiano, oltre a pagare 12 miliardi di euro in tasse e contributi previdenziali.
A questo vanno aggiunti i circa 9,3 miliardi di euro in rimesse verso i Paesi
d’origine (secondo i dati del 2011 che vengono della World Bank).
la pressione migratoria, molto forte nell’ultimo decennio, ha trasformato
pesantemente il mercato del lavoro e della società italiana. Sono già i
lavoratori stranieri a pagare una parte non piccola delle pensioni degli
italiani.
nel 2009 gli stipendi dei lavoratori stranieri sono risultati in media del 23%
inferiori a quelli dei lavoratori italiani, a parità di mansione.
Gli italiani in Romania
Secondo l’organizzazione Unimpresa le aziende italiane
operanti in Romania sono 20.000, danno lavoro a 800.000
persone e alimentano un interscambio di 12 miliardi di
euro annui che fanno dell’Italia il primo partner
commerciale e uno tra i primi paesi investitori.
Ad esempio, l’Enel è il più grande investitore energetico
del paese con 2,5 milioni di clienti e 5.000 dipendenti.
Secondo stime, il fatturato delle aziende italiane (150
milioni di euro) equivalgono al 7% sul prodotto interno
lordo del paese.
Unicredit ha creato a Bucarest un International Desk, che
affianca migliaia di queste nostre aziende ma offre i servizi
anche a quelle di altri paesi.
Dove è diretta l’emigrazione romena?
I rumeni in Europa
Prima della caduta del Muro di Berlino a emigrare dalla Romania furono
complessivamente 300.000 persone, per lo più appartenenti alle minoranze
tedesche ed ebree; dopo il 1989 i flussi sono notevolmente aumentati, inizialmente
verso i paesi vicini e poi a più distante, fino a coinvolgere in maniera massiccia
anche le donne e gli abitanti dei villaggi. Per capire la propensione all’espatrio
bisogna far riferimento all’urbanesimo forzato voluto da Ceausescu e alla
conseguente soppressione di 7.000 villaggi: a seguito della chiusura delle
fabbriche, questi lavoratori hanno continuato l’esodo, questa volta a livello
transnazionale,
Specialmente nella prima fase, si sono sviluppate le cosiddette migrazioni informali
o circolari, spesso di breve durata e funzionali alla sopravvivenza delle famiglie. Il
ritmo dell’esodo è andato aumentando, sostenuto per lo più dalle reti amicali e
parentali.
All’inizio del 2006 erano più di 1 milione i romeni in età da lavoro che si trovavano
nell’UE a 15, con i maggiori insediamenti in Spagna e in Italia: due anni dopo questi
paesi rimangono ancora i poli principali, mentre il numero dei romeni soggiornanti
(lavoratori e non) è salito a circa due milioni.
Secondo la Fondazione Soros una famiglia romena ogni tre e il 23% degli adulti
hanno conosciuto l’emigrazione, nel 50% dei casi diretta in Italia e in un quarto dei
casi in Spagna.
La collettività romena: prima in Italia per
numero di immigrati
I romeni, che in Italia erano appena 8.000 nel 1990, sono andati
continuamente aumentando, fino a diventare un milione circa
all’inizio del 2008: cento volte di più nel volgere di 17 anni. Essi si
collocano al di sopra delle già consistenti collettività di albanesi e
marocchini. L’unificazione del territorio comunitario e lo sganciamento
dal sistema delle quote ha reso più agevoli i loro trasferimenti, senza
che però questo regime giuridico più favorevole li abbia liberati dallo
sfruttamento (lavoro nero, caporalato, discriminazione).
All’inizio del 2007, su un totale di 3.690.000 stranieri regolari i romeni
sono risultati 556.000, per il 53,4% costituiti da donne.
Aggiornata all’inizio del 2008, la stima, basata sull’utilizzo incrociato di
tutti gli archivi disponibili, ipotizza la presenza di 1.016.000 romeni
(stima di massima), inegualmente ripartiti tra motivi di lavoro, di
famiglia e altre ragioni.
ITALIA. Stima di massima dei romeni soggiornanti
al 31.12.2007
•Motivi di lavoro 749.000 (73,7%):occupati dipendenti 557.000,
parasubordinati 13.000, autonomi 16.000,
• disoccupati 56.000,
• area informale 107.000
• Motivi di famiglia 239.000 (23,5%): minori 116.000, altri familiari
123.000
• Altri motivi 28.000 (2,8%).
• Totale presenze: 1.016.000
FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes
Con circa 200.000 unità di romeni presenti troviamo il Lazio (la provincia
di Roma supera da sola le 100.000 presenze), con 160.000 la
Lombardia, con 130.000 il Piemonte, con 120.000 il Veneto, con 80.000
l’Emilia Romagna e la Toscana e, nel Meridione, con 20.000 Abruzzo,
Campania, Puglia e Sicilia. Al Sud l’aumento dei romeni (sia maschi che
femmine) è stato in percentuale più consistente, anche perché partiva da
numeri più bassi rispetto ai contesti del Centro-Nord.
L’apporto dei romeni al sistema produttivo italiano
In Italia gli immigrati, all’incirca 1 ogni 10 occupati, sono diventati
una componente strutturale e sempre più rilevante del mercato
occupazionale, in cui il tasso di disoccupazione è da anni in
costante diminuzione: ormai sono gli immigrati a coprire i due terzi
del fabbisogno di nuova forza lavoro e i romeni stanno in prima fila.
In effetti, ogni 6 nuovi assunti stranieri 1 è romeno: secondo stime, i
romeni garantiscono l’1,2% del PIL italiano (Avvenire, 25.5.2008).
Nonostante l’alto livello di preparazione, essi trovano sbocco nei
posti meno garantiti e, perciò, sottoscrivono in media 1,5 contratti
l’anno. L’inserimento avviene per un terzo nell’industria
(notoriamente in edilizia), per la metà nel terziario (assistenza
familiare, alberghi e ristoranti, informatica e servizi alle imprese) e
per il 6,6% in agricoltura.
L’aumento degli occupati registrati dall’Inail tra il 2006 e il 2007 è
stato eccezionale, passando da 263.200 a 557.000,
Un inserimento negato? La doppia faccia della questione
L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), che collabora con l’omologo romeno
(CNCD) e con le associazioni dei romeni, sulla base delle segnalazioni ricevute, ha tracciato un
quadro delle più ricorrenti situazioni di discriminazione e di disparità che caratterizzano i romeni, i
quali appaiono in realtà più vittime che “untori”:
- Diffusione di un’informazione tendenziosa sui fatti nei quali sono coinvolti i romeni;
- Mancanza di informazione, di assistenza legale e di formazione a beneficio dei romeni che
arrivano in Italia;
- Sfruttamento sul luogo di lavoro, specialmente nel settore edile, primato dei romeni negli
infortuni mortali e molestie sessuali subite dalle donne durante l’accudimento;
- Perseguimento della sicurezza pubblica con atteggiamenti spesso intimidatori, come emerso
durante i controlli effettuati sul territorio;
- Riscontro di difficoltà burocratiche e di atteggiamenti ostili tra gli operatori pubblici con
conseguente ostacolo ai romeni nella fruizione dei servizi sociali;
- Persistenza di specifiche difficoltà al momento di procedere alle iscrizioni anagrafiche;
- Segnalazione di impedimenti che hanno ostacolato l’esercizio del diritto di voto nelle elezioni
amministrative italiane del 2007 (qualche comune ha addirittura preteso una traduzione legalizzata
della parola “Bucaresti”, nome romeno della capitale).
Contrariamente a quanto spesso si pensa, la vita quotidiana dei romeni non è “facile” e numerosi
sono gli aspetti problematici. Secondo gli studi del CNEL sull’integrazione, e gli approfondimenti in
corso tramite l’utilizzo di indici differenziali per misurare il trattamento riservato agli immigrati, questi
ultimi, nei contesti regionali più sensibili, arrivano al massimo al 60% degli standard di inserimento
socio-lavorativo rilevati tra gli italiani, per cui si è ben lontani dall’assicurare pari opportunità.
Il sistema scolastico in Romania
• Scuola materna (asilo)
• Scuola primaria: dura quattro anni e si rivolge alla fascia di età dai sette agli undici anni.
• Scuola secondaria inferiore (ginnazi): la durata è di quattro anni e copre la fascia di età dagli
undici ai quindici.
Il piano di istruzione contiene: lingua e comunicazione, matematica e scienze, gente e società,
arte, educazione fisica e sporto, tecnologie, consigli e orientazione.
Al termine di questo ciclo di studi si sostiene un esame e viene rilasciato un certificato di idoneità,
che permette di iscriversi al concorso di ammissione alla scuola secondaria superiore.
Questa prevede tre possibilità di scelta:
• Scuola professionale biennale: età 15-17; è previsto il rilascio di un attestato che non
permette però l'iscrizione all'Università.
• Liceo generale: della durata di quattro anni e rilascia un diploma di maturità.
• Liceo specialistico: la durata di questo percorso scolastico può variare a seconda degli
indirizzi.
Il conseguimento del diploma consente l'iscrizione a scuole di istruzione superiore. Queste sono sia
pubbliche che private e includono:
•
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università
accademia
politecnico
college
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