GASDOTTO SNAM “Rete Adriatica” Gasdotto Brindisi – Minerbio (BO) e Centrale di compressione e spinta di Sulmona (AQ) Presentazione del progetto Il mega gasdotto Brindisi – Minerbio è uno dei principali progetti di ampliamento della rete nazionale dei gasdotti, le cui finalità dichiarate da Snam sono: • Garantire le capacità di trasporto richieste dal rigassificatore di Brindisi che dovrebbe essere realizzato dalla British Gas. • Potenziare le reti locali esistenti magliando le reti medesime per conferire maggiore flessibilità e affidabilità al sistema di trasporto. Caratteristiche tecniche • Lunghezza complessiva: 687 km • Cinque lotti funzionali: Massafra – Biccari (194 km) Biccari – Campochiaro (70 km) Sulmona – Foligno (167 km) Foligno – Sestino (114 km) Sestino – Minerbio (142 km) • Il condotto ha un diametro di 1,2 m, è interrato a 5 m di profondità ed ha una servitù di pertinenza di 40 m (20 m per lato). Centrale di compressione • • • • Superficie: 12 ettari ca Turbine: 3 unità di compressione Potenza: 33 MW (11 per turbina) Pressione di esercizio: 75 bar Opera necessaria? La Snam esclude a priori l’opzione “zero” (non costruire il gasdotto), nonostante questi dati: • Situazione nazionale al 2010 Fabbisogno: circa 85 miliardi di mc/anno Capacità rete: circa 107 miliardi di mc/anno • Previsione per il 2020 Fabbisogno: circa 110 miliardi di mc/anno Capacità rete*: circa 230 miliardi di mc/anno * Sommando infrastrutture esistenti ed in fase di progetto/realizzazione Obiettivo: hub del gas • La Snam non fa mistero del suo disegno di diventare una delle maggiori hub del gas, importando metano dal nord Africa e dall’est per rivenderlo ai Paesi europei • Per tale finalità è indispensabile potenziare le infrastrutture di trasporto lungo le dorsali e quindi realizzare la “Rete Adriatica” (dirottata inspiegabilmente dalla costa all’interno) • Questa operazione porterà enormi profitti nelle casse dell’ENI mentre tutti i costi ed i rischi saranno scaricati sulla collettività Le ragioni del NO: rischio sismico • L’intera dorsale appenninica è ad elevato rischio sismico • Il gasdotto si snoda lungo le depressioni tettoniche interne dell’Appennino centrale, storicamente interessate da un notevole tasso di sismicità che si manifesta con eventi di magnitudo anche elevata • Nel tratto che interessa l’Abruzzo, il Lazio, l’Umbria e le Marche, su 28 comuni attraversati, 14 sono classificati in zona sismica “1” e 14 in zona sismica “2” • Le località su cui insisterebbe il metanodotto sono proprio quelle più colpite dal disastroso terremoto del 6 aprile 2009 nell’aquilano e dal sisma del 1997 in Umbria e Marche Le ragioni del NO: impatti ambientali • L’opera interferisce con aree protette (ZPS, SIC etc), aree contigue a parchi nazionali ed il tracciato sembra ricalcare paradossalmente quello del progetto APE (Appennino Parco d’Europa) • Il gasdotto interferisce con aree sottoposte a vincolo idrogeologico, paesaggistico o gravate da usi civici, la cui modificazione provocherebbe danni irreversibili ad ecosistemi ritenuti strategici per la conservazione della biodiversità • Per la centrale, ai problemi sopra esposti, si aggiungono quelli derivanti da inquinamento atmosferico, acustico e luminoso Le ragioni del NO: impatti economici Gli impatti ambientali avrebbero ricadute negative non trascurabili su settori essenziali per le economie locali, quali: • Agricoltura di qualità (tartufo bianco in Umbria e Marche, aglio rosso di Sulmona, frutteti, uliveti etc) • Turismo • Svalutazione del patrimonio immobiliare Iter procedurale • Il progetto nasce nel 2004 • Dicembre 2010: conferma del riconoscimento di pubblica utilità • Marzo 2011: decreto con parere favorevole dei Ministeri Ambiente e Beni Culturali • Maggio 2011: ricorsi al TAR Lazio da parte di Amministrazioni Pubbliche e WWF nazionale (in particolare in merito a VIA e VAS) • Sull’opera sono state messe in atto diverse iniziative istituzionali a livello di Parlamento europeo, Parlamento nazionale e Regioni coinvolte nel progetto • L’iter si concluderà con il decreto del Ministero delle Infrastrutture Conclusioni • Da anni l’opera è contestata dal Comitato “NO Tubo” ed altri Comitati spontanei ed Amministrazioni Pubbliche • A settembre 2010 si è costituito il Coordinamento Interregionale Antigasdotto a cui aderiscono Enti locali, Associazioni e Comitati di cittadini (con capofila il Comune di L’Aquila) • Il Coordinamento chiede l’istituzione di un tavolo tecnicopolitico a livello nazionale per ridiscutere l’intero progetto ed individuare un tracciato alternativo alla dorsale appenninica