Capitolo 9 Il modello reddito-spesa: consumi e moltiplicatore Giuseppe Celi 2005 Piano della lezione Dal modello a prezzi flessibili al modello a prezzi vischiosi Il modello reddito-spesa Domanda aggregata Spesa autonoma e propensione marginale alla spesa Equilibrio con prezzi vischiosi Il moltiplicatore Giuseppe Celi 2005 Dal modello a prezzi flessibili al modello a prezzi vischiosi Il modello a prezzi flessibili non aiuta a spiegare i cicli economici, ossia le fluttuazioni della produzione, in quanto l’ipotesi neoclassica di flessibilità di prezzi e salari assicura che il PIL reale sia sempre stabilizzato al suo livello potenziale Per costruire un modello che aiuti a spiegare i cicli economici, dobbiamo rimuovere l’ipotesi di flessibilità di prezzi e salari; dobbiamo assumere, cioè, che i prezzi siano vischiosi Nel modello a prezzi vischiosi, è la domanda aggregata che governa il processo di aggiustamento: quando le imprese si confrontano con una domanda calante per i loro prodotti non abbassano i prezzi ma riducono i livelli produttivi e l’occupazione. In questo caso, la produzione scenderà al di sotto del suo livello potenziale e il tasso di disoccupazione salirà al di sopra del suo livello naturale Giuseppe Celi 2005 Dal modello a prezzi flessibili al modello a prezzi vischiosi La funzione di investimento nel modello a prezzi vischiosi è identica a quella già presentata nel modello a prezzi flessibili ma svolge un ruolo assai diverso. Nel modello a prezzi flessibili, il tasso di interesse è un prezzo di equilibrio del mercato dei fondi mutuabili: il livello di risparmio associato al PIL potenziale determina il livello degli investimenti e l’intensità della domanda di investimenti determina il tasso di interesse Nel modello a prezzi vischiosi, i nessi causali sono invertiti: sono gli investimenti che determinano il risparmio. Questo perché il tasso di interesse non è determinato dal mercato dei fondi mutuabili ma è stabilito direttamente dalla banca centrale. Il tasso di interesse, autonomamente determinato sul mercato monetario, influenza il livello degli investimenti che, a loro volta, svolgono un ruolo essenziale nella spesa autonoma e nella determinazione del PIL reale d’equilibrio (e quindi nel livello del risparmio) Giuseppe Celi 2005 Dal modello a prezzi flessibili al modello a prezzi vischiosi La spesa autonoma e il moltiplicatore determinano insieme il livello di produzione. Nel modello a prezzi vischiosi, il fatto che le imprese adeguino automaticamente il livello di produzione al livello della domanda aggregata crea l’equilibrio nel mercato finanziario in corrispondenza di qualsiasi livello del tasso di interesse: qualunque tasso di interesse può essere un tasso di interesse di equilibrio perché il processo di aggiustamento fa sempre sì che il risparmio sia uguale agli investimenti (e questo in corrispondenza di qualsiasi livello del PIL). Giuseppe Celi 2005 Cicli economici I cicli economici non sono fluttuazioni del PIL potenziale ma sono fluttuazioni della produzione corrente intorno al PIL potenziale Pertanto il modello a prezzi flessibili (MPF) non può aiutarci nella spiegazione del ciclo economico, data l’ipotesi di pieno impiego che è alla base di tale modello (Y=Y*) Per spiegare le fluttuazioni della produzione corrente intorno al PIL potenziale, dobbiamo rinunciare all’ipotesi di pieno impiego e assumere che i prezzi siano vischiosi. Il modello a prezzi vischiosi (MPV) assume che i prezzi e salari non si muovano liberamente e istantaneamente in risposta a variazioni della domanda e dell’offerta. Le imprese, di fronte a variazioni della domanda aggregata o dei costi, reagiscono espandendo o contraendo la produzione mantenendo i prezzi fissi Giuseppe Celi 2005 Pil reale e produzione potenziale negli USA Il PIL reale fluttua di anno in anno attorno alla produzione potenziale. Il modello classico, con prezzi flessibili e piena occupazione, presentato nei Capitoli 6 e 7, non è in grado di spiegare queste fluttuazioni del PIL reale rispetto alla produzione potenziale. Giuseppe Celi 2005 Differenza tra prezzi flessibili e prezzi vischiosi: un esempio Per comprendere la differenza tra MPF e MPV partiamo da un esempio. Supponiamo che avvenga un’improvvisa diminuzione dei consumi autonomi C0. I due schemi logici, MPF e MPV, offrono rispettivamente due diverse descrizioni dell’impatto del calo dei consumi sul sistema economico. Iniziamo con l’interpretazione offerta dal MPF. Dato che C = C0+ CyYd e Sp = Yd – C , una diminuzione di C0, in corrispondenza di un dato reddito disponibile, implica un aumento del risparmio. Cosa comporta un aumento del risparmio privato nel MPF? Come sappiamo, nel mercato dei fondi mutuabili, si avrebbe una traslazione verso destra della curva di offerta del risparmio e l’equilibrio si sposterebbe in basso a destra in corrispondenza di un più basso tasso di interesse reale. Ciò comporterebbe un aumento degli investimenti e delle esportazioni nette Giuseppe Celi 2005 L’impatto di un calo dei consumi nel modello a prezzi flessibili Qualunque sia il flusso di domanda aggregata, data l’ipotesi di flessibilità di prezzi e salari, il mercato del lavoro garantirà sempre l’equilibrio di pieno impiego e conseguentemente Y=Y* Pertanto, il calo dei consumi non farà variare il reddito aggregato ma comporterà unicamente una redistribuzione della domanda aggregata tra le sue componenti: l’aumento congiunto di di I e NX compenserà completamente il calo dei consumi: Giuseppe Celi 2005 ΔC = ΔI + ΔNX Nel MPF, permane l’equilibrio nel mercato del lavoro e Y=Y* Indipendentemente da quale sia il flusso di domanda aggregata, i salari e i prezzi flessibili significano che il sistema economico rimane al livello della piena occupazione e il PIL reale prodotto rimane al livello della produzione potenziale. Giuseppe Celi 2005 Effetti di un calo dei consumi nel modello a prezzi flessibili: il diagramma del flusso di fondi Una diminuzione della spesa in consumi significa un aumento del risparmio privato e un aumento del flusso di offerta di risparmio attraverso i mercati finanziari. Perciò, il tasso di interesse reale diminuisce e vengono intrapresi progetti di investimento addizionali. La diminuzione del tasso di interesse reale fa anche aumentare il valore del tasso di cambio (deprezzamento) e le esportazioni nette Giuseppe Celi 2005 E cosa accade sul fronte monetario? Sappiamo che una diminuzione del tasso di interesse reale implica un abbassamento di quello nominale e quest’ultimo è una determinante della velocità di circolazione della moneta: M PY V L V0 Vi r e Pertanto, una riduzione di i comporterà una riduzione della velocità di circolazione della moneta e quindi una diminuzione del livello dei prezzi M L P V V0 Vi r e Y Giuseppe Celi 2005 Gli effetti di un calo dei consumi nel modello a prezzi flessibili: riepilogo I consumi diminuiscono Il risparmio aumenta Il tasso di interesse reale diminuisce Gli investimenti aumentano Le esportazioni nette aumentano Il livello dei prezzi diminuisce Giuseppe Celi 2005 Gli effetti di un calo dei consumi nel modello a prezzi vischiosi Nel modello a prezzi vischiosi, il calo dei consumi comporta una riduzione della domanda aggregata che si ripercuote immediatamente sul livello della produzione. Quando le imprese devono fronteggiare un calo delle vendite, non riducono i prezzi ma riducono i livelli produttivi. Questo comporterà una riduzione dell’occupazione. La riduzione del reddito dei lavoratori licenziati comporterà effetti cumulativi sul PIL attraverso un’ulteriore riduzione dei consumi: il reddito nazionale diminuirà più che proporzionalmente rispetto al calo iniziale dei consumi (effetto moltiplicatore) Giuseppe Celi 2005 Nel modello a prezzi vischiosi un calo dei consumi non comporta un aumento del risparmio Nel modello a prezzi vischiosi, il calo dei consumi non provoca un aumento permanente del risparmio. La diminuzione di C0 provoca una immediata riduzione del reddito che fa abbassare il risparmio in modo tale da compensare l’iniziale aumento dello stesso: C 0 S p Y S p In altri termini, nel MPV non vi è nessuno spostamento della curva di offerta di risparmio verso destra che faccia abbassare il tasso di interesse reale e quindi aumentare gli investimenti e le esportazioni nette. Non vi sono effetti comnpensativi che impediscano al PIL di scendere al di sotto del suo livello potenziale (Al contrario, nel MPF, il calo dei consumi provoca una riduzione dei prezzi e dei salari da parte delle imprese; i redditi reali restano quindi inalterati; pertanto, il calo dei consumi comporta effettivamente un aumento del risparmio) Giuseppe Celi 2005 Effetti di un calo dei consumi nel modello a prezzi vischiosi: il diagramma del flusso di fondi Quando i prezzi sono vischiosi, una diminuzione della spesa in consumi è accompagnata da una diminuzione dei redditi. Poiché la spesa in consumi e i redditi diminuiscono della stessa quantità, l'offerta di risparmio attraverso i mercati finanziari resta invariata. Perciò il tasso di interesse reale resta invariato. E resta invariata la spesa in investimenti. Giuseppe Celi 2005 Gli effetti di un calo dei consumi nel modello a prezzi vischiosi: riepilogo I consumi diminuiscono La produzione e l’occupazione diminuiscono Il reddito nazionale diminuisce Ulteriori effetti negativi sul PIL dovuti agli effetti indotti sui consumi (moltiplicatore) Giuseppe Celi 2005 Perché i prezzi sono vischiosi? Perché le imprese e i lavoratori ritengono che variare i prezzi e rinegoziare i salari sia un processo costoso Perché le imprese e i lavoratori non dispongono di informazioni perfette e, pertanto, confondono le variazioni della domanda aggregata con le variazioni della domanda dei loro specifici prodotti Perché le imprese evitano di abbassare i salari e pagano un salario fissato al di sopra di quello di riserva (quello per cui il lavoratore è indifferente tra l’essere occupato e l’essere inoccupato) per evitare un calo di produttività da parte dei lavoratori Perché imprese e lavoratori confondono le variazioni nominali di prezzi e salari con le loro variazioni reali (illusione monetaria) Giuseppe Celi 2005 Il modello reddito-spesa Nel modello a prezzi vischiosi, un aumento della domanda aggregata fa aumentare il livello di produzione e il reddito. L’aumento del reddito genera variazioni indotte dei consumi che, a loro volta, accrescono ulteriormente la domanda aggregata Pertanto, qualsiasi variazione verso l’alto o verso il basso della domanda aggregata genera una variazione amplificata della produzione totale (moltiplicatore) Il processo moltiplicatore che è alla base della logica di funzionamento del MPV è illustrato dalla figura che segue Giuseppe Celi 2005 Il processo moltiplicatore del reddito Nel processo moltiplicatore, un aumento della spesa determina un aumento della produzione e del reddito, il che determina un ulteriore aumento della spesa. Questo feedback positivo amplifica l’effetto di qualsiasi variazione iniziale. Giuseppe Celi 2005 La derivazione della domanda aggregata nel MPV Come sappiamo, la domanda aggregata o spesa programmata Eè composta dalla spesa in consumi, dalla spesa in beni di investimento, dagli acquisti pubblici e dalle esportazioni nette: E = C + I + G +NX Se i prezzi sono vischiosi, il livello del PIL reale è determinato dalla domanda aggregata (e non dal PIL potenziale): Y=E (non vale più la condizione Giuseppe Celi 2005 Y=Y* ) Funzione del consumo La funzione del consumo è già stata descritta nel capitolo 6. Richiamiamo le sue caratteristiche. Assumiamo che la spesa in consumi venga suddivisa in una parte che non dipende dal reddito e che denotiamo con C0 (livello di consumi di base) e in una parte che è funzione positiva del reddito disponibile CyYD (il parametro Cy è la propensione marginale al consumo). Possiamo allora esprimere la spesa in consumi come una funzione lineare del reddito: C = C0 + CyYD = C0 + Cy (1 – t)Y Giuseppe Celi 2005 Funzione del consumo Quando la funzione del consumo è rappresentata in un diagramma con il reddito a livello di sistema economico indicato sull’asse orizzontale e la spesa in consumi indicata sull’asse verticale, la pendenza della retta che la rappresenta è la propensione marginale al consumo. Giuseppe Celi 2005 Le altre componenti della domanda aggregata: I, G, NX Le funzioni di comportamento delle restanti componenti della domanda aggregata sono state descritte nel capitolo 6. Le richiamiamo sinteticamente. Gli acquisti pubblici G, come abbiamo visto, sono esogeni e il loro livello è stabilito dalle autorità di politica economica. La funzione degli investimenti è stata definita in forma lineare come dipendente positivamente dagli animal spirit degli imprenditori (catturati dal parametro I0) e inversamente dal tasso di interesse reale r: I = I 0 – Ir r Le esportazioni nette sono definite come differenza tra esportazioni lorde GX (positivamente dipendenti dal reddito estero e dal tasso di cambio ) e importazioni IM (positivamente dipendenti dal reddito nazionale interno): NX = GX – IM = (Xf Yf + X ) – (IMy Y) Giuseppe Celi 2005 Le componenti della domanda aggregata negli USA Giuseppe Celi 2005 Spesa autonoma e propensione marginale alla spesa Se nell’equazione della domanda aggregata sostituiamo le funzioni di comportamento soltanto per quelle componenti che dipendono direttamente dal reddito nazionale (consumi e importazioni) assumendo come esogene le restanti, otteniamo: E = [C0 + Cy (1 – t)Y] + I + G + (GX –IMyY) Possiamo così distinguere le componenti della domanda aggregata in due gruppi. Il gruppo costituito dalle componenti autonome della domanda aggregata che rappresentano la spesa autonoma A: A = C0 + I + G + GX E il gruppo costituito dalle componenti della domanda aggregata che dipendono dal reddito: Giuseppe Celi 2005 Cy (1 – t)Y + IMyY Spesa autonoma e propensione marginale alla spesa L’ultima espressione può essere riscritta come: PME X Y dove PME = Cy (1 – t) + IMy = propensione marginale alla spesa Possiamo riscrivere l’equazione della domanda aggregata incorporando queste nuove definizioni: E = A + PME X Y, cioè: E = (C0 + I + G + GX) + [Cy (1 – t) + IMy] Y Giuseppe Celi 2005 Spesa autonoma e propensione marginale alla spesa La domanda aggregata (o spesa programmata) è rappresentata graficamente da una retta: l’intercetta è rapresentata dal livello della spesa autonoma A e la pendenza dalla propensione marginale alla spesa PME Giuseppe Celi 2005 Il diagramma reddito-spesa Nel diagramma redditospesa, la retta che rappresenta la relazione tra il reddito totale e la domanda aggregata a livello di sistema economico – la retta della spesa programmata – è determinata da due fattori: la spesa autonoma è il livello a cui la retta della spesa programmata intercetta l'asse verticale. La propensione marginale alla spesa è la pendenza della retta della spesa programmata Giuseppe Celi 2005 Cosa farà variare la posizione e la pendenza della retta della domanda aggregata? Una variazione del valore di una qualsiasi determinante della spesa autonoma (C0 , I0 , G , r , rf, Yf, ε0) sposterà verso il basso o verso l’alto la retta della domanda aggregata. In altri termini, determinerà un cambiamento dell’intercetta della retta con l’asse delle ordinate. Una variazione del valore di un qualsiasi parametro che definisce la propensione marginale alla spesa PME (CY , t , IMy) farà ruotare verso il basso o verso l’alto la retta della domanda aggregata. In altri termini, determinerà un cambiamento della sua pendenza. I diagrammi che seguono illustrano una variazione della posizione e della inclinazione della retta della domanda aggregata Giuseppe Celi 2005 Aumento della spesa autonoma Giuseppe Celi 2005 Aumento della propensione marginale alla spesa Giuseppe Celi 2005 Equilibrio con prezzi vischiosi Il sistema economico sarà in equilibrio quando la domanda aggregata è uguale al PIL reale il quale, secondo il principio del flusso circolare, è uguale al reddito nazionale. Quando Y = E, nel breve periodo non agiscono forze che tendono a far variare il PIL, il reddito e la domanda aggregata. Nel diagramma reddito-spesa, è utile tracciare la retta a 45 gradi come il luogo dei punti in cui ascissa e ordinata sono uguali. Pertanto, la retta a 45 gradi rappresenta tutti i possibili punti di equilibrio di breve periodo. Tra tutti questi punti, quale sarà quello indicante l’equilibrio effettivo del sistema economico? L’equilibrio effettivo sarà raggiunto nel punto di intersezione tra la retta della domanda aggregata e la retta a 45 gradi. In questo punto di equilibrio la spesa programmata è uguale al reddito nazionale Giuseppe Celi 2005 Equilibrio nel diagramma redditospesa Giuseppe Celi 2005 Equilibrio con prezzi vischiosi In termini algebrici, l’equilibrio si ottiene mettendo insieme la condizione di equilibrio Y=E con l’equazione della domanda aggregata E = A + PME X ottenendo: YE Giuseppe Celi 2005 A 1 PME Y Che succede se il sistema economico è fuori dall’equilibrio? Se Y > E, vi sarà un eccesso di offerta di beni. In questo caso, vi sarà un accumulo indesiderato di scorte e le imprese saranno poco disposte a continuare a produrre merci invendute. Pertanto, procederanno a ridurre i livelli produttivi e l’occupazione Se Y < E, vi sarà un eccesso di domanda di beni. In questa circostanza, le scorte diminuiranno rapidamente. In altri termini, le imprese vendono più di quanto producono. Le imprese, allora, reagiranno alla diminuzione delle scorte aumentando i livelli produttivi e l’occupazione per soddisfare l’elevato livello della domanda. Considerando sempre il secondo caso (Y < E), supponiamo che le imprese adeguino la produzione al livello della spesa programmata dell’ultimo mese. Questo adeguamento riporterà il sistema economico in equilibrio? La risposta è no; questo perché le imprese, quando aumentano i livelli produttivi, assumono lavoratori accrescendo il monte salari e il reddito aggregato delle famiglie. Questo incremento di reddito genererà un ulteriore incremento della domanda aggregata. Pertanto, per raggiungere l’equilibrio e la stabilizzazione delle scorte, la produzione dovrà espandersi secondo un multiplo del divario iniziale. Questa osservazione ci porta ad introdurre l’importante concetto di moltiplicatore Giuseppe Celi 2005 Variazione delle scorte ed equilibrio Se il sistema economico non è nel suo punto di equilibrio, allora la produzione totale è maggiore della domanda aggregata (nel qual caso le scorte aumentano) oppure la domanda aggregata è maggiore della produzione totale (nel qual caso le scorte diminuiscono). Giuseppe Celi 2005 Cosa avviene se la spesa programmata è maggiore della produzione totale? Se la spesa programmata è maggiore della produzione totale e le scorte diminuiscono, le imprese assumeranno lavoratori addizionali e aumenteranno la produzione. Giuseppe Celi 2005 Investimenti in scorte negli Stati Uniti negli anni Novanta Giuseppe Celi 2005 Il moltiplicatore Supponiamo di partire da un punto di equilibrio Y = E e immaginiamo che improvvisamente una variazione di una componente autonoma della domanda faccia traslare verso l’alto la retta della domanda aggregata. Come si modificherà l’equilibrio? Il nuovo punto di equilibrio verrà a determinarsi in corrispondenza di un più elevato livello del PIL reale. Ma come procederà l’aggiustamento verso il nuovo livello di equilibrio del PIL? In una condizione in cui Y < E sappiamo che le scorte si riducono, le imprese aumentano i livelli produttivi e il reddito aggregato aumenta. Ma di quanto aumenta? L’espansione della produzione e del reddito aggregato dipenderà dall’entità della variazione iniziale della spesa autonoma e dal valore del moltiplicatore della spesa che, a sua volta, dipenderà dalla propensione marginale alla spesa PME Giuseppe Celi 2005 La determinazione del moltiplicatore Per calcolare il moltiplicatore, prendiamo in considerazione la condizione di equilibrio del reddito YE A 1 PME Se la spesa autonoma varia di una quantità ΔA, Il PIL di equilibrio varierà di Y 1 A 1 PME 1 1 Questo fattore 1 PME 1 [C y (1 t ) IM y ] Giuseppe Celi 2005 è il moltiplicatore L’effetto moltiplicatore Giuseppe Celi 2005 Un aumento della spesa autonoma genererà un aumento amplificato del livello di equilibrio del reddito nazionale. Perché? Perché la spesa programmata verrà fatta aumentare non soltanto dall’aumento della spesa autonoma, ma anche dall’aumento della spesa autonoma più la propensione marginale alla spesa moltiplicata per l’aumento del livello di equilibrio del reddito nazionale. Variazioni del valore del moltiplicatore Le imposte proporzionali al reddito implicano che quando il PIL è relativamente alto (basso) il gettito fiscale sia maggiore (minore). Questa circostanza implica che i consumi aumentino (si riducano) meno di quanto accadrebbe se l’imposta fosse forfetaria. Una tassazione proporzionale al reddito funge, quindi, da stabilizzatore fiscale automatico e attutisce gli effetti sul ciclo economico associati a perturbazioni della spesa. Il moltiplicatore con imposte proporzionali al reddito è: Y 1 1 A 1 PME 1 [C y (1 t ) IM y ] Il moltiplicatore con imposte forfetarie è invece: Y 1 1 A 1 PME 1 (C y IM y ) Giuseppe Celi 2005 Variazioni del valore del moltiplicatore Se confrontiamo un’economia aperta agli scambi con l’estero ed un’economia chiusa, nel primo caso il valore del moltiplicatore è minore perché l’esistenza delle importazione costituisce una dispersione nel circuito di creazione del reddito. Per ogni unità di spesa, la propensione marginale ad importare determinerà una frazione della spesa che si rivolgerà a beni prodotti all’estero invece che ai beni interni. In economia aperta il valore del moltiplicatore è dato da: Y 1 1 A 1 PME 1 [C y (1 t ) IM y ] In un’economia chiusa agli scambi con l’estero il moltiplicatore è dato da: Y 1 1 A 1 PME 1 [C y (1 t )] Giuseppe Celi 2005