Vascular aspects of multiple sclerosis E. Tavazzi Introduzione Recentemente si è sviluppato un certo interesse nei confronti di una possibile associazione tra alterazioni del sistema vascolare e sclerosi multipla (SM) e in particolare: 1. Dati epidemiologici suggeriscono un maggior rischio di ictus ischemico nei pazienti con SM 2. Studi di imaging hanno evidenziato una ridotta perfusione diffusamente a livello del tessuto cerebrale, compresa la sostanza bianca (SB) apparentemente normale 3. La SM è stata associata a una condizione di ridotto drenaggio venoso nota come insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) SM e ictus ischemico (1) – Evidenze a favore di un’associazione: • SM e malattie cardiovascolari: due studi nazionali danesi hanno dimostrato che i pazienti con SM hanno un rischio di decesso più alto del 30% dei soggetti senza SM della stessa età per cause di natura cardiovascolare.1,2 Uno studio condotto nel South Wales riporta un aumento del rischio di decesso per cause cardiovascolari del 6%, ma le patologie cerebrovascolari sono state escluse dallo studio.3 L’unica spiegazione ipotizzata dai ricercatori era la ridotta attività fisica dovuta alla presenza della SM SM e ictus ischemico (2) • Studi successivi hanno indagato più dettagliatamente la relazione tra malattie vascolari e SM, confermando i risultati degli studi precedenti: – Allen et al.:4 studio di confronto tra SM (9949) e soggetti senza SM (19.898) comparabili per sesso, età ed etnia, per cause di ospedalizzazione (malattia ischemica cardiaca, infarto miocardico e ictus ischemico). Dall’analisi dei dati è emerso che i pazienti con SM avevano una minore frequenza di ricovero per malattia ischemica cardiaca e infarto miocardico, ma un maggior rischio di ospedalizzazione per ictus ischemico – Christiansen et al.:5 studio di popolazione da cui risulta un maggior rischio di ospedalizzazione per le tre condizioni riportate nello studio precedente nei pazienti con SM durante il primo anno di malattia • Evidenze di associazione negativa tra SM e malattia ischemica cardiaca e ictus ischemico: – Fleming et al.:6 ridotta probabilità di eventi vascolari ischemici nei pazienti con SM. Limiti dello studio: età dei pazienti (>65 anni), piccola dimensione campionaria, limiti metodologici SM e ictus ischemico possibili meccanismi patogenetici – Fumo e ridotta attività fisica – Maggiore incidenza di fibrillazione e flutter atriali – Maggiore incidenza di iperomocisteinemia – Meccanismi infiammatori responsabili, tra le altre cose, di danno endoteliale, che rappresenta una delle prime fasi del processo patogenetico dell’aterosclerosi – Livelli maggiori di stress ossidativo a livello sia periferico sia centrale Ipoperfusione cerebrale e SM • • • • • La perfusione cerebrale è definibile come il volume di sangue che fluisce attraverso un dato volume di tessuto per unità di tempo. I tre parametri quantificabili sono il flusso ematico cerebrale (CBF), il volume ematico cerebrale (CBV) e il tempo medio di transito Studi PET e studi di tomografia a emissione di singoli fotoni hanno dimostrato, nella SM, una riduzione del CBF sia nella SB sia nella sostanza grigia (SG)6-10 Studi di dynamic susceptibility contrast-enhanced MRI (DSC-MRI) hanno dimostrato una riduzione significativa del CBF e un allungamento del tempo medio di transito nella SB apparentemente normale di SM,11,12 come nella corteccia cerebrale e nella SG subcorticale6-10 La riduzione di CBF è già presente nelle prime fasi di malattia (CIS) e aumenta nel corso del tempo (RR-SM) Studi di perfusione delle lesioni focali con impregnazione contrastografica hanno dimostrato che: – nelle lesioni con impregnazione omogenea, CBF e CBV sono aumentati13-15 – nelle lesioni con impregnazione ad anello, CBF e CBV sono aumentati nella zona periferica di impregnazione, mentre la regione centrale della lesione presenta una riduzione del CBF, suggerendo la presenza di una zona centrale ischemica15 Ipoperfusione cerebrale e SM possibili meccanismi patogenetici • La diminuita funzionalità degli assoni potrebbe comportare una riduzione della richiesta metabolica. Questa ipotesi sembrerebbe contrastata dal riscontro di un’associazione tra ridotta perfusione e ridotta diffusività nel corpo calloso apparentemente non coinvolto da lesioni in pazienti con RR-SM. Infatti, la degenerazione assonale è caratterizzata da un aumento della diffusività e non da una riduzione della stessa. Questo dato, comunque, non permette di escludere del tutto l’ipotesi del danno assonale come responsabile della ridotta perfusione • La ridotta attività assonale potrebbe comportare ipoperfusione anche attraverso un altro meccanismo (la riduzione del rilascio di K+ da parte degli assoni ipofunzionanti) e il conseguente ridotto rilascio di K+ da parte degli astrociti nello spazio perivascolare comporterebbe una mancata vasodilatazione arteriolare e quindi una diminuzione dell’apporto di sangue a livello cerebrale • Nella SM è stato riscontrato un aumento del livello ematico di endotelina-1, una molecola a funzione vasocostrittrice, che potrebbe pertanto contribuire all’ipoperfusione16 Rilevanza dell’ipoperfusione cerebrale nella SM • L’ipoperfusione cerebrale potrebbe contribuire all’aumento del rischio di ictus ischemico nella SM • Similitudini tra SM e malattia ischemica cerebrale: – notevoli somiglianze a livello istopatologico tra lesioni focali SM e lesioni ischemiche – aumento dell’espressione di HIF-1alfa, un fattore che partecipa alla risposta omeostatica nei confronti dell’ipossia – alta concentrazione della proteina p53 negli oligodendrociti in corso di SM e nelle regioni ischemiche cerebrali – deficit cognitivi simili in SM e leucoencefalopatia di Binswanger, a genesi ischemica vascolare cronica Circolo venoso cerebrale • Anatomia del circolo venoso cerebrale: il sangue venoso refluo dal tessuto cerebrale viene raccolto dalle vene cerebrali e dai seni durali e diretto verso le vene giugulari interne e le vene vertebrali. Entrambi i sistemi terminano nella vena brachiocefalica. Il sistema vertebrale raccoglie anche il sangue refluo dal midollo spinale e comunica con le vene lombari azigos ed emiazigos • Fisiologia del circolo venoso cerebrale: la postura e la respirazione hanno un ruolo fondamentale nel determinare un corretto flusso venoso – L’atto inspiratorio, con la contrazione dei muscoli respiratori e del diaframma, aumenta la pressione negativa intratoracica e facilita il ritorno venoso al cuore – le vene giugulari interne sono il principale sistema di deflusso venoso in posizione supina – in posizione ortostatica il flusso viene ridiretto verso le vene vertebrali CCSVI e SM • Definizione: condizione caratterizzata da un’alta incidenza di reflusso nei segmenti intra- ed extracranici, perdita della regolazione posturale del flusso venoso, stenosi multiple a livello delle vene giugulari e azigos, apertura di circoli collaterali • Criteri diagnostici per CCSVI nella SM (per porre diagnosi devono essere positivi almeno 2 parametri su 5): – reflusso nelle vene giugulari interne e/o vene vertebrali in posizione seduta e supina – reflusso nelle DCV (vena cerebrale interna, vena basale di Rosenthal e grande vena cerebrale di Galeno) – presenza di stenosi nella vena giugulare interna all’indagine B-mode ad alta risoluzione – flusso non rilevabile all’indagine Doppler nelle vene giugulari interne e/o nelle vene vertebrali – controllo posturale inverso delle principali vie di deflusso venoso cerebrale CCSVI e SM – evidenze a favore • Zamboni et al.:17 primo studio pubblicato sulla relazione tra CCSVI e SM sfruttando la combinazione di due tecniche (eco-color Doppler extracranico ad alta risoluzione e Doppler transcranico) in due popolazioni a confronto, SM (65) e soggetti sani (235). Risultati: 100% SM positive ad almeno due parametri, nessuno tra i soggetti sani. Lo stesso gruppo ha anche identificato quattro possibili pattern di CCSVI e ha riscontrato un’associazione tra pattern e decorso di malattia (figura) • Simka et al.:18 lo studio, che utilizza eco-color Doppler extracranico, conferma la presenza di CCSVI nel 90% dei pazienti SM valutati (70 pazienti) • Al-Omari e Rousan:19 riscontrano segni di anomalia del flusso venoso nel 92% dei pazienti SM e nel 24% dei soggetti sani e confermano la diagnosi di CCSVI nell’84% dei pazienti SM e in nessuno dei soggetti sani • Zivadinov et al.:20 studio su Doppler extra- e intracranico che conferma l’aumentata prevalenza della CCSVI nella SM (62,5%) rispetto ai soggetti sani (25,5%) CCSVI e SM – evidenze contrarie • Doepp et al.:21 studio del sistema venoso intra- ed extracranico. Solo uno dei 56 pazienti SM studiati presentava anomalie di flusso venoso e nessun paziente SM presentava i criteri necessari per la diagnosi di CCSVI • Mayer et al.:22 studio su 20 pazienti SM e 20 soggetti sani. Stenosi della vena giugulare positiva in 13 SM e 16 soggetti sani. Nessun paziente SM e 1 soggetto sano presentavano i criteri per CCSVI • Sundström et al.:23 hanno utilizzato una nuova tecnica RM con contrasto di fase per studiare le vene intracraniche. Non è stata riscontrata alcuna differenza tra SM e soggetti sani • Zivadinov et al.:24 studio con venografia RM per lo studio delle vene extracraniche drenanti dal circolo intracranico che non ha mostrato differenze tra SM e soggetti sani CCSVI e SM possibili meccanismi patogenetici • Il ristagno di sangue venoso a livello intracranico potrebbe favorire il deposito di ferro, responsabile dell’innesco di un processo infiammatorio alla base della formazione di nuove lesioni. Ci sono però varie evidenze sperimentali contro questa ipotesi e alcune a favore dell’ipotesi che il deposito di ferro sia secondario al processo infiammatorio e non viceversa. Depositi di ferro, inoltre, sono presenti in varie patologie neurodegenerative in cui non è presente demielinizzazione (Alzheimer, Parkinson) • Le evidenze disponibili al momento rendono dubbio il ruolo della CCSVI come elemento causativo di SM Interventistica endovascolare • La disponibilità di una procedura interventistica che agisca sulla CCSVI, e in particolare sulle stenosi venose, ha suscitato enorme entusiasmo nei pazienti affetti da SM • Due studi prospettici non controllati su pazienti SM sottoposti a trattamento percutaneo endovascolare di dilatazione delle stenosi hanno riportato miglioramento della disabilità, riduzione della frequenza di ricadute e miglioramento della qualità di vita • Al momento attuale, le evidenze disponibili su CCSVI e SM non sono sufficienti per l’indicazione all’intervento Conclusioni • I pazienti con SM sembrano avere un rischio maggiore per ictus ischemico • La disfunzione endoteliale secondaria all’infiammazione potrebbe avere un ruolo causale, così come la ridotta perfusione cerebrale • La diffusa riduzione di perfusione cerebrale sembra essere secondaria a una ridotta attività assonale e astrocitaria e forse a un aumento dei livelli ematici di endotelina-1 • Ci sono evidenze di un ridotto flusso venoso cerebrale, che non necessariamente configura un quadro di CCSVI e che potrebbe essere secondario alla ridotta perfusione arteriosa Bibliografia 1. 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