“Il Piano di Zona tra
consolidamento e sviluppo”
Dott.ssa Gabriella Quaglia
Dirigente dell’Area Servizi Sociali ed Educativi – Comune di Rivoli
Il ruolo delle Province nella promozione
dello sviluppo locale
Torino, 18 – 19 marzo 2009
PIANO DI ZONA DI RIVOLI
CONTESTO
Distretto 2
ASL 5 (ora TO3)
Popolazione: 77.752 abitanti
CISA
CISA
Consorzio
Socio-assistenziale
Rivoli
Rosta
Villarbasse
24 Associazioni
Istituzioni Scolastiche:
• 6 circoli didattici
• 4 scuole medie
• 3 istituti superiori
5 Cooperative Sociali
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CISSA
Consorzio Socio-assistenziale di Pianezza
Alpignano
Valdellatorre
ASL 6
(ora TO4)
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PERCHE’ LA REGIA DEL PIANO DI ZONA “IN COMUNE”?
•
Su tale territorio si erano già avviate sperimentazioni di LAVORO “DI RETE” ed
“IN RETE” con il Tavolo Interistituzionale per le Politiche Giovanili ;
•
I Comuni del Distretto facevano capo a due distinti Consorzi Gestori delle
Funzioni Socio-assistenziali: il C.I.S.A. di Rivoli e il C.I.S.S.A. di Pianezza;
•
Il Comune dispone di personale con specifica professionalità socio-assistenziale e
disponibilità a spendersi a tale fine;
•
L’Assessore di riferimento riteneva che la regia del percorso di costruzione del
Piano avesse necessità di disporre di una prospettiva dei bisogni e delle soluzioni
più allargata e più vicina ai soggetti deputati a scegliere la politica dei servizi di
quello specifico territorio: i COMUNI.
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STRUMENTI DI COSTRUZIONE DEL PIANO
TAVOLI TEMATICI
•
hanno compreso Istituzioni e soggetti del privato sociale suddivisi per le quattro aree di
interesse identificate con MINORI/GIOVANI, ADULTI, ANZIANI e DISABILI;
• hanno rafforzato un legame e un metodo di concertazione, che ha consentito alla società
civile di vivere con passione le tematiche poste, e hanno dimostrato, con l’assidua presenza
dei propri partecipanti, la positività di tale modello di confronto;
• hanno prodotto un documento di Analisi partecipata dei bisogni e delle risorse
territoriali.
I quatto tavoli hanno avuto un unico coordinatore per garantire maggiore uniformità nei
processi di analisi e maggiore facilità nella comparazione dei lavori dei diversi tavoli. Il
coordinatore, quale componente dell’Ufficio di Piano, ha garantito il necessario raccordo e
la continuità del flusso comunicativo tra i Tavoli Tematici e l’Ufficio di Piano.
I tavoli tematici non esauriscono il loro ruolo nell’Analisi di cui sopra, ma sono coinvolti nelle
successive azioni di monitoraggio e valutazione del Piano e comunque rimangono base di
consultazione per l’Ufficio di Piano e per il Tavolo di Coordinamento politico-istituzionale
ogni qualvolta occorra riavviare il percorso di pianificazione o analizzare nuove
progettazioni che interessino le stesse materie.
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STRUMENTI DI COSTRUZIONE DEL PIANO
TAVOLO DI COORDINAMENTO POLITICO ISTITUZIONALE quale sede
•
•
•
istituzionale del raccordo fra gli indirizzi politici e le scelte di intervento nelle singole
aree progettuali. E’ composto da:
Sindaci e Assessori con delega ai Servizi socio-assistenziali;
Direttore Generale dell’Asl (quasi sempre rappresentato dal Direttore del Distretto);
Presidenti dei due Consorzi di riferimento.
UFFICIO DI PIANO quale organo di responsabilità tecnica. E’ composto da:
•
•
•
•
•
Direttore del Distretto Sanitario;
Direttori dei due Consorzi di riferimento;
Responsabili delle Aree Sociali dei Comuni;
Rappresentante della Provincia di Torino;
Coordinatore dei tavoli di concertazione dei programmi e delle azioni di ciascuna delle
quattro aree tematiche individuate.
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IL RUOLO DELLA PROVINCIA DI TORINO
Durante l’intero processo la PROVINCIA DI TORINO ha avuto un ruolo fondamentale di
accompagnamento e supporto:
•
Traduzione degli indirizzi regionali nello specifico contesto provinciale;
•
Raccolta e messa a disposizione di dati complessi relativi al territorio di riferimento;
•
Formazione del personale degli Enti dedicato alla costruzione e redazione del Piano di Zona;
•
Formazione e supporto agli Enti nel processo di monitoraggio e valutazione dei Piani di
Zona;
•
Ha garantito l’uniformità del percorso nei vari territori della Provincia.
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LA FOTOGRAFIA DELL’ESISTENTE E LA SUA INTERPRETAZIONE
Il principio fondamentale della PROGRAMMAZIONE PARTECIPATA ha presupposto
per i soggetti coinvolti un processo lungo e complesso di:
1)
focalizzazione della realta’;
2)
comprensione dei bisogni a partire dai quali realizzare le azioni e adottare nuove
metodologie;
3)
riconsiderazione dei bisogni fondamentali maggiormente insoddisfatti dal sistema dei
servizi, collocati in una scala di priorità;
4)
riconsiderazione delle risorse umane e finanziarie impiegate e della possibilità di
migliorarne distribuzione ed impiego;
5)
partecipazione intesa come strada che favorisce l’interazione tra diverse competenze,
che consente di trattare in modo integrato differenti dimensioni di analisi e che
sviluppa nei partecipanti un “senso di appartenenza” al percorso di progettazione.
Il risultato dell’analisi dei TAVOLI TEMATICI ha dimostrato la qualità e la dimensione
delle aspettative maturate nei confronti delle amministrazioni rappresentate nel
Tavolo di Coordinamento politico-istituzionale, alle quali è stato chiesto, oltre ad un
generale incremento delle disponibilità finanziarie per i servizi, di scegliere e di
motivare le priorità strategiche delle future politiche dei servizi del territorio
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POLITICA DEI SERVIZI COME SISTEMA DI PREVENZIONE DEI DANNI E DI
CONTRASTO AI FATTORI DI RISCHIO SOCIALI ECONOMICI E AMBIENTALI
Agli organi di governo locale viene richiesto di porre il cittadino al centro dell’attenzione di tutta la
programmazione socio-sanitaria. Ma non solo. Occorre che la politica acquisisca la capacità e
l’abitudine a valutare l’impatto di tutte le scelte amministrative sul benessere dei cittadini e sulla
coesione di tutte le componenti sociali.
Efficaci interventi di prevenzione, cura, riabilitazione e protezione sociale sono possibili solo con il
raggiungimento di un buon livello di coordinamento e di integrazione tra le politiche dei vari
sistemi, delle varie istituzioni, dei vari ordini di governo.
L’approccio al tema del benessere e della salute infatti va oltre l’ambito strettamente sanitario che si rifà
al vecchio concetto di salute; è necessario pertanto superare la frammentarietà tipica dell’attuale
sistema, in quanto l’efficacia dei servizi aumenta quanto più essi riescono a toccare i fattori che
producono benessere o malattia nella popolazione.
Fondamentale è pertanto che la politica sociale di un territorio trovi naturali declinazioni all’interno delle
attività di tutti gli assessorati, richiedendo loro l’adozione ad ogni livello di pianificazione di un
“paradigma obbligatorio” (quello della valutazione dell’impatto sul miglioramento del benessere
dei cittadini), il cui rispetto deve essere espressamente enunciato e dettagliato come parte essenziale
degli atti di approvazione.
Risulta evidente quanto la regia di un percorso così strutturato sia più facilmente governabile dal soggetto
politico più vicino al territorio: il COMUNE, che, grazie ad esso, diventa più consapevole del
proprio ruolo e più forte nella difesa delle proprie scelte strategiche nei confronti dei cittadini.
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INTEGRAZIONI CON LE ALTRE POLITICHE
LE POLITICHE PER IL TERRITORIO
Le SCELTE STRATEGICHE dell’assetto del territorio comunale sono occasioni fondamentali
per ridisegnare il benessere e la salute dei cittadini.
In particolare l’interazione tra le politiche sociali e del territorio si articola su diversi ambiti:
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pianificazione rete stradale ed autostradale e sistema di trasporto pubblico;
offerta di servizi e strutture sovracomunali altamente qualificati nel settore sanitario, socioassistenziale, scolastico e culturale;
rafforzamento dell’identità urbana (parcheggi, percorsi pedonali e ciclabili, spazi adeguati);
accessibilità e funzionalità dei servizi pubblici;
scelta di politiche abitative adeguate al tessuto economico-sociale della città;
riqualificazione di zone urbane degradate;
riqualificazione e sviluppo dell’area industriale con attenzione al loro impatto sull’ambiente
e sulla vivibilità della città;
regolamento energetico edilizio mirato all’ottimizzazione e al risparmio.
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INTEGRAZIONI CON LE ALTRE POLITICHE
LE POLITICHE PER IL LAVORO
Il Piano di Zona è l’occasione per confrontare, coordinare ed integrare le progettazioni delle
attività socio-assistenziali, lavorative ed economiche consolidando reti collaborative
formalmente non riconosciute.
COME?
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Analisi dei bisogni dei beneficiari confrontando le accoglienze ai vari sportelli preposti, al
fine di identificare gruppi di beneficiari secondo criteri condivisi e rispondenti ai reali bisogni
del momento;
Progettazione di azioni specifiche in risposta a quei bisogni integrando le varie esperienze
che ogni ente a vario titolo ha svolto, in un unico intervento maggiormente diffuso e arricchito
dalle competenze sviluppate da ogni ente, evitando sovrapposizioni e lacune;
Monitoraggio delle progettazioni messe in atto;
Conoscenza e approfondimento delle relazioni con gli operatori economici del territorio sia
per implementare sbocchi occupazionali che per promuovere percorsi di inserimento
lavorativo per le fasce del mercato del lavoro;
Analisi del quadro normativo, regionale, provinciale, al fine di promuovere accordi di
cooperazione tra Enti a livello locale che tengano conto dell’evoluzione della materia.
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IL SISTEMA PIANO DI ZONA
LA RETE SI RAFFORZA CON L’USO
Necessità di consolidare il “SISTEMA PIANO DI ZONA” deputato a elaborare strategie e a
progettare interventi, anche in settori fra di loro molto diversi ma connessi, riconoscendo
l’analisi in sede di Tavolo di Coordinamento politico istituzionale e di Ufficio di Piano quale
momento fondamentale delle progettazioni del territorio.
Tale ruolo si è già consolidato, nel nostro territorio, in alcuni ambiti quali:
• Politiche attive del lavoro;
• Politiche giovanili;
• Politiche relative alle tematiche dell’immigrazione;
• Sostegno alle associazioni di volontariato.
In tal modo l’Ufficio di Piano acquisisce una conoscenza ad ampio raggio e si trova a disporre di
un patrimonio informativo fondamentale per un’efficace e puntuale programmazione delle
strategie di intervento nei diversi settori che influiscono sul benessere dei cittadini.
Le prossime scadenze fissate dalla L.R. 18/2007, che individuano nei P.E.P.S. un nuovo strumento
di programmazione deputato ad individuare gli obiettivi prioritari di salute e benessere, possono
essere l’occasione per dimostrare come la metodologia, le conoscenze, le relazioni già
sperimentate nel Piano di Zona siano luogo ideale di collocazione della nuova pianificazione,
partendo da una base già consolidata ed estendendola ai nuovi ambiti politici e tecnici di
riferimento.
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