Andrea Palladio, pseudonimo di Andrea di Pietro (Padova, 30
novembre 1508 – Maser, 19 agosto 1580), è stato un architetto,
teorico dell'architettura e scenografo italiano del Rinascimento,
cittadino della Repubblica di Venezia. Influenzato dall'architettura
greco-romana, è considerato una delle personalità più influenti
nella storia dell'architettura occidentale. Fu l'architetto più
importante della Repubblica di Venezia, nel cui territorio progettò
numerose ville che lo resero famoso, oltre a chiese e palazzi,
questi ultimi prevalentemente a Vicenza, dove si formò e visse.
Pubblicò il trattato dei quattro libri dell'architettura (1570)
attraverso il quale i suoi modelli hanno avuto una profonda
influenza sull'architettura occidentale; l'imitazione del suo stile
diede origine ad un movimento destinato a durare per tre secoli, il
palladianesimo, che si richiama ai principi classico-romani. La
città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto sono uno dei
patrimoni dell'umanità UNESCO.
Andrea nacque nel 1508 a Padova, che allora faceva parte
della Repubblica di Venezia, da una famiglia di umili origini: il
padre Pietro, detto "della Gondola" era mugnaio e la madre
Marta detta la Zota ("la zoppa") una donna di casa. A tredici
anni Andrea iniziò a Padova l'apprendistato di scalpellino,
presso Bartolomeo Cavazza: vi spese diciotto mesi, fino a
quando, nel 1523, la famiglia si trasferì a Vicenza. Qui nel 1524
Andrea risulta già iscritto alla fraglia dei muratori: lavorò infatti
(rimanendovi per una dozzina d'anni) nella bottega del
costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza e dello scultore
Girolamo Pittoni, con laboratorio in Pedemuro San Biagio, nella
parte settentrionale di Vicenza. Tra il 1535 e il 1538 avviene
l'incontro fondamentale con il conte vicentino Giangiorgio
Trissino dal Vello d'Oro, che avrà grande importanza per
l'attività di Palladio. Andrea conosce Trissino mentre lavora nel
cantiere della sua villa suburbana di Cricoli. Giangiorgio
Trissino, poeta e umanista, lo prenderà sotto la sua protezione.
Sarà lui a conferirgli l'aulico soprannome di Palladio, lo guiderà
nella sua formazione culturale e allo studio della cultura
classica, conducendolo più volte a Roma. In questi anni
Palladio realizza le sue prime opere significative, fra cui la villa
di Gerolamo Godi (1537) a Lonedo di Lugo di Vicenza.
Nel 1534 Andrea sposò Allegradonna, di cui non si sa quasi nulla, salvo che era
orfana del falegname Marcantonio e lavorava presso la nobildonna Angela Poiana.
Questa le assegnò una magra dote: un letto, una trapunta, delle lenzuola, delle
pezze di stoffa, che Andrea s'impegnò a rimborsare per metà in caso di morte della
moglie senza figli. Invece di figli ne misero al mondo almeno cinque: Leonida (morto
in circostanze tragiche nel 1572), Marcantonio, Orazio, Zenobia e Silla. Forse nel
1550 gli nacque un sesto figlio. Marcantonio, iscritto alla fraglia dei lapicidi come
"maestro" nel 1555, lavorò col padre fino al 1560, quando si trasferì a Venezia per
entrare nella bottega dello scultore Alessandro Vittoria; rientrato a Vicenza alla fine
degli anni ottanta, non viene nominato in documenti posteriori al 1600. Orazio si
laureò in giurisprudenza all'Università di Padova (1569); coinvolto in processi per
eresia davanti al Sant‘Uffizio, morì nel 1572, pochi mesi dopo il fratello Leonida.
L'unica figlia femmina, Zenobia, andò sposa nel 1564 all'orafo Giambattista Della
Fede e dal matrimonio nacquero almeno due figli. Silla, il figlio più giovane di Andrea
Palladio, studiò lettere a Padova senza laurearsi e dopo la scomparsa del padre
seguì i lavori del Teatro Olimpico tentando, senza riuscirvi, di ristampare I quattro libri
dell'architettura "ampliandoli d'altri edifici antichi e moderni". Palladio morì nel 1580 a
71 anni, se non povero, godendo di una condizione economica assai modesta. Le
circostanze della sua morte rimangono sconosciute: non è nota né la causa, né il
giorno preciso (nell'agosto del 1580, intorno al 19), né il luogo, che comunque la
tradizione identifica con Maser, dove forse stava lavorando al tempietto di villa
Barbaro. I funerali furono celebrati senza clamore a Vicenza, dove l'architetto fu
sepolto presso la chiesa di Santa Corona. Nel 1844 fu realizzata una nuova tomba in
una cappella a lui dedicata nel Cimitero Maggiore di Vicenza su progetto
dell’architetto Bartolomeo Malacarne, grazie ad un lascito del conte Girolamo Egidio
di Velo. Il monumento funebre fu scolpito da Giuseppe De Fabris. I pochi ritratti
conosciuti di Palladio sono largamente ipotetici.
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