REGOLARE E REGALARE: Viaggio nelle norme tra pedagogia e letteratura Regolare e Regalare: La persistenza e L’esistenza delle regole La personalizzazione delle regole Le regole come politica LA PERSISTENZA E L’ESISTENZA DELLE REGOLE La persistenza e l’esistenza delle regole - L’assenza di regole: l’agognata libertà - La libertà è percepita come sovvertimento delle regole “Come potevo dirgli che volevo diventare l’unica e sola trapezista volante della nazione? Non avrebbe capito. Avrebbe detto che perdevo tempo invece di leggere buoni libri […] Il mio viso si protese verso l’alto. Era l’unica direzione possibile. Non esisteva più il basso, non più la terra e nessuno sepolto là sotto” Nava Semel, Lezioni di volo La persistenza e l’esistenza delle regole -Le regole sono percepite come una sfida da affrontare Un limite da superare “Guardando il ponte, sentimmo tutti la paura che prendeva a strisciarci nello stomaco…e mista alla paura c’era l'eccitazione[…] Mi guardai alle spalle. Troppo lontano, amico. Dovevo continuare ad andare, ormai, e non solo perché poteva arrivare un treno. Se fossi tornato indietro sarei stato una femminuccia per tutta la vita.” Stephen King, Il corpo La persistenza e l’esistenza delle regole Le regole sono reinvenzione del mondo “- Mangiate o subito vi rinchiudiamo nello stanzino! - Io cedetti, e cominciai a trangugiare quei molluschi. […] - No, e poi no! - fece Cosimo, e respinse il piatto. - Via da questa tavola! – Ma già Cosimo aveva voltato le spalle a tutti noi e stava uscendo dalla sala. […] Cosimo salì fino alla forcella di un grosso ramo dove poteva stare comodo, e si sedette lì, a gambe penzoloni. […] Nostro padre si sporse dal davanzale. – Quando sarai stanco di star lì cambierai idea! - gli gridò. - Non cambierò mai idea, - fece mio fratello, dal ramo. - Ti farò vedere io, appena scendi! - E io non scenderò più! - E mantenne la parola. Italo Calvino, Il barone rampante LE REGOLE COME POLITICA Le regole come politica La creazione di regole è Creazione di giustizia “Quando voi, lavoratori del mare e dei campi e delle vigne, incontrate sulla piazza del mercato tessitori e vasai e raccoglitori di spezie, pregate allora lo spirito maestro della terra di venire in mezzo a voi e di santificare le bilance e la stima dei valori.” Gibran Kahlil Gibran, Il profeta Le regole come politica La creazione di regole: gestione della comunità “Ti racconto un episodio che mi è stato riferito: un alunno di seconda media aggredisce un suo compagno e gli insegnanti non fanno niente. La volta dopo il ragazzo se la prende con un professore e di nuovo gli insegnanti non dicono niente. Poi resta assente per un pezzo e nessuno gli dice niente. E perché? Perché <<si tratta di un alunno con difficoltà famigliari che ha bisogno di essere aiutato>>. Ma per aiutarlo bisognava fargli capire che aveva <<oltrepassato i limiti>>! […] Ecco, io credo che in realtà quel ragazzo chiedesse agli adulti di essere fermato, voleva che qualcuno gli dicesse: <<Basta! Oltre non devi andare! Questa è la legge!>>” Jacques Sémelin, La non violenza spiegata ai giovani Le regole come politica La creazione di regole: la severità e l’assurdità della regola come annullamento dell’uomo Occorre saper essere anche assenti: anche perché è l’unico modo per liberare l’altro/a dalla nostra ingombrante presenza, di rispettare davvero la sua autonomia e il suo pudore. E di liberare noi stessi dal narcisismo di crederci sempre indispensabili all’altro. Raffaele Mantegazza, Pedagogia della resistenza Le regole come politica L’assenza di regole e l’incomprensibilità del mondo sig.ra Martin sig. Martin pompiere sig.ra Smith sig. Smith Pompiere […] sig. Smith sig.ra Smith sig.ra Martin pompiere mi ha dato i brividi alla schiena … eppure c’era un certo calore in quei versi … io li ho trovati meravigliosi. questo poi … non esageriamo … d’accordo … sono cose molto soggettive … ma questa è la mia concezione del mondo. Il mio sogno. Il mio ideale … e poi mi fa venire in mente che debbo andarmene. Visto che non avete l’orologio, io, esattamente tra tre quarti d’ora e sedici minuti, ho un incendio all’altro capo della città. Devo sbrigarmi. Per quanto non sia un gran che. allora, nostro malgrado, lei ci lascia. la sua compagnia è stata delle più piacevoli. grazie a lei, abbiamo passato un quarto d’ora veramente cartesiano a proposito, e la cantatrice calva? silenzio generale e imbarazzato sig.ra Smith pompiere si pettina sempre allo stesso modo. ah! E allora, saluti alla compagnia. Eugene Ionesco, La cantatrice calva LA PERSONALIZZAZIONE DELLE REGOLE La personalizzazione delle regole Le regole personali Come Metro di giudizio degli altri e del mondo <<Non camminare come la Orly>> … <<Non mangiare come la Orly>> … <<Ti ha insegnato la Orly a rispondere così?>> A casa nostra la Orly furoreggiava: era presa a esempio di tutto quello che non si doveva fare. Per noi sorelle era un mito. Ovviamente il suo comportamento ci pareva il culmine del fascino, così libero e trasgressivo. […] La povera Orly ne faceva le spese: ogni nefandezza, secondo i miei genitori, veniva da lei, era stata da lei ispirata o addirittura insegnata. Cosa non vera. Come tutti sanno, basta lasciarsi andare, essere distratti, superficiali, un po’ presuntuosi, metterci un bel pizzico di egoismo e il gioco è fatto. Ma questo i miei non lo capivano, in ciò molto simili a tanti genitori che, non potendo ammettere difetti nei loro figli, preferiscono pensarli così insulsi e privi di personalità da subire l’influenza del primo o della prima che passa per la strada. Giulia Goy, Maleducata io? La personalizzazione delle regole Le regole personali Come SoddiSfazione e “Sopravvivenza” “I corsi clandestini si rivolgono alle donne e alle bambine a cui il regime talebano proibisce l’accesso all’istruzione. Il popolo reagisce di fronte all’abuso. Ci sono persone che fuggono dal Paese trasformandosi così in profughi senza protezione, destinati a un futuro incerto. Tra quanti rimangono, c’è chi non riesce a sopportarlo; soprattutto le donne che fino a poco tempo prima conducevano una vita molto diversa, godevano di libertà di movimento, lavoravano fuori casa, studiavano nelle università, si riunivano, ballavano, cantavano. […] È così che sono state create queste reti clandestine, coordinate e appoggiare da diverse organizzazioni umanitarie. Donne che prima lavoravano apertamente e pubblicamente nei diversi centri di istruzione del Paese, ora tengono lezioni nelle loro case o in altre abitazioni private; donne che lavoravano nell’ambito della sanità assistono altre donne nella propria casa, le accudiscono con viste a domicilio, clandestinamente, oppure forniscono nozioni basilari di salute, igiene, profilassi a gruppi di donne.” Ana Tortajada, Il grido invisibile La personalizzazione delle regole Autoimporsi le regole Come Strumento di miglioramento Il dottore al quale ne parlai mi disse d’iniziare il mio lavoro con un’analisi storica della mia propensione al fumo: - Scriva! Scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero. [...] Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente. […] adesso che sono vecchio e che nessuno esige qualcosa da me, passo tuttavia da sigaretta a proposito, e da proposito a sigaretta. Italo Svevo, La coscienza di Zeno La personalizzazione delle regole Le regole famigliari: Il proprio mondo Sicuro e felice Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando ci incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti, ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte nella nostra infanzia”. Natalia Ginzburg, Lessico famigliare La personalizzazione delle regole Infrangere le regole A fin di bene <<No, babbo, io non ti dirò nulla; io custodirò il segreto per poter lavorare per te; del dolore di cui ti sono cagione, ti compenso altrimenti; per la scuola studierò abbastanza da esser promosso; quello che importa è aiutarti a guadagnar la vita, e di alleggerirti la fatica che t’uccide>>. E tirò avanti, e furono altri due mesi di lavoro di notte e di spossatezza di giorno, di sforzi disperati del figliuolo e di rimproveri amari del padre. Ma il peggio era che questi si andava via via raffreddando col ragazzo […] e Giulio se n’avvedeva, e ne soffriva, e quando suo padre voltava le spalle gli mandava un bacio furtivamente, sporgendo il viso, con un sentimento di tenerezza pietosa e triste; e per il dolore e per la fatica, dimagriva e scoloriva, e sempre più era costretto a trasandare i suoi studi. E capiva bene che avrebbe dovuto finirla un giorno, e ogni sera diceva: - Questa notte non mi leverò più; - ma allo scoccare delle dodici, nel momento in cui avrebbe dovuto riaffermare vigorosamente il suo proposito, provava un rimorso, gli pareva, rimanendo a letto, di mancare a un dovere, di rubare una lira suo padre e alla famiglia. Edmondo De Amicis, Libro Cuore Riconoscere le leggi non è forse chinarsi e tracciare la propria ombra sulla terra? Gibran Kahlil Gibran