Curtis, castello e incastellamento, cavalleria
• 17 marzo
curtis
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Una vita economica complessa e sofisticata in età tardoromana
Commerci internazionali, vasto e complesso sistema fiscale, facilità di movimento
da un capo all’altro dell’impero....
Esempi analoghi sono assenti nell’occidente altomedievale e scarsi a Bisanzio
Una società più povera
Una popolazione meno numerosa
crisi tardoantica e ripresa in età carolingia
continuità sostanziale e lento indebolimento (Dopsch)
rottura del VII secolo (tesi Pirenne)
Peso e ridimensionamento della città (che dipendono meno dal sostegno dello
stato, e più dalla loro propria economia agraria)
Il sistema fiscale tardoromano e la crisi fiscale dello stato
• Elementi di continuità
- il ceto contadino (consistenza, tecniche e pratiche agrarie)
• rapporto fra proprietari terrieri e affittuari
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• Affittuari asserviti e affittuari liberi
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• Pochi schiavi, ma anche una crescente limitazione dei diritti dei contadini
liberi
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• Nell’alto medioevo, fino al VIII secolo, l’intervento
economico dei proprietari diventa raro
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• Altro fatto involutivo: la minore intensità dello
sfruttamento agricolo, l’aumento delle terre incolte, lo
sfruttamento demografico
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• Le trasformazioni del paesaggio
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• Frammentazione dei poderi (conseguenza del sistema successorio
romano)
• le origini del sistema bipartito in Gallia (VII secolo)
• pars dominica e pars massaricia
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• Solo dopo la metà dell’VIII secolo si constata la prassi di coltivare il
dominico sfruttando il lavoro forzato degli affittuari del massaricio
(sistema curtense, régime domaniale classique, manorial system)
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• Loira / Reno, Inghilterra, Italia del Nord
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curtis
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• Interpretazioni ideologiche e contrapposte nell’Ottocento (specialmente
da parte degli storici del diritto)
• Germanisti
• - villa franca come risultato della sovrapposizione dei dominatori
germanici ai latini (sottomissione del mondo romanizzato ai barbari)
• - villa come risultato di una evoluzione interna che parte dalla
Genossenschaft originaria, dal potente senso associativo che
caratterizzava alle origini la società germanica
• Romanisti
• - collegamento e continuità fra i grandi latifondi del II-III secolo e le grandi
aziende carolingie e altomedievali in genere (curtis bipartita altomedievale
come erede diretta del latifundium romano)
• Dopsch e la riaffermazione della presenza della piccola proprietà allodiale;
sottolinea le differenze regionali, (è nelle terre fra Loira e Reno che si
incontra l’effettivo predominio di grandi proprietà fondiarie conformi allo
schema bipartito classico)
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Storici dell’economia
curtis e sua realtà bipartita analizzata nella sua concretezza
- natura bipartita (pars dominica e pars massaricia)
-legame essenziale fra la riserva dominica e i mansi
(corvées: non c’è sistema curtense senza corvée)
Grande successo della teoria curtense che risponde all’esigenza della
storia economica tedesca che inserisce i modelli economici in una visione
d’insieme dello sviluppo, caratterizzato da una serie di ben definiti sistemi
economici
• La curtis corrisponde alla fase dell’economia naturale / economia
domestica chiusa
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fonti
capitulare de villis
polittici (documento di gestione patrimoniale di un grande proprietario
ecclesiastico, che riporta in genere 1. indicazione della consistenza fondiaria delle
riserve e dei mansi 2. indicazione del numero e del nome dei dipendenti di
qualunque condizione abitanti nel masserizio 3. inventario degli affitti in denaro o
in natura e delle prestazioni lavorative [angarie, operae] alle quali sono tenuti i
concessionari dei mansi.
grande dispersione dei patrimoni
estrema variabilità delle unità fondiarie che compongono (curticelle o villule, con
poche decine di mansi, contrapposte a altre che hanno 3300 mansi [si arriva a
estensioni di 20.000 ettari]
natura cangiante: processi contrapposti di accumulazione (donazioni, ecc,) e di
creazione di corti, e di frazionamenti
terra dominicata, mansus dominicatus, terra salica, dominicalia, manualia, domus
cultile
Curtis
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1. Vogliamo che le nostre ville, che abbiamo istituito per il nostro profitto, siano sfruttate
integralmente a nostro vantaggio e non all'altrui.
5. Quando i nostri giudici devono occuparsi dei lavori agresti sulle nostre terre: seminare, arare e
raccogliere le messi, falciare il fieno o vendemmiare, ciascuno di loro in ogni località, al momento di
eseguire questi lavori, provveda e regoli le cose in modo che tutto si svolga nel modo migliore.
7. Che ciascuno dei giudici adempia pienamente al suo compito, come gli è stato prescritto; e se
fosse necessario lavorare di più, faccia calcolare se si debba aumentare il carico di lavoro o le
giornate lavorative.
8. Che i nostri giudici curino le nostre vigne che sono di loro competenza e le coltivino bene;
sistemino il vino in recipienti adatti in modo che non possa andare a male. Il resto del vino se lo
procurino, acquistandolo, in quantità sufficiente all'approvvigionamento della tenuta signorile. Nel
caso se ne sia acquistato in quantità superiore al fabbisogno dei nostri possedimenti, ci sia reso
noto, onde possiamo far sapere quale sia la nostra volontà in proposito.
10. Che i nostri fattori, forestali, cavallanti, dispensieri, decani, esattori e gli altri inservienti arino
ciascuno una quantità di terra determinata, consegnino dei maiali dai loro mansi e, per le
prestazioni manuali, provvedano diligentemente ai loro compiti. E ogni fattore che abbia un
beneficio, invii in sua vece un subalterno che adempia per lui alle prestazioni manuali e agli altri
servizi.
15. Che i nostri puledri siano comunque consegnati a palazzo il giorno della festa invernale di san
Martino.
18. Che presso i nostri mulini ci siano polli ed oche in proporzione all'importanza del mulino e
quanto meglio potranno.
Curtis
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19. Nei nostri fienili delle più importanti ville ci siano non meno di cento polli e di trenta oche; nei
mansi non ci siano meno di cinquanta polli e dodici oche.
20. Ogni giudice faccia sempre arrivare ogni anno alla corte prodotti in abbondanza.
21. Ogni giudice conservi i vivai nelle nostre corti là dove già c'erano e se possono essere ingranditi,
li ingrandisca; là dove non c'erano e vi è la possibilità di costituirli, siano fatti ex novo.
22. Chi possiede vigne conservi non meno di tre o quattro corone di grappoli.
23. In ognuna delle nostre ville i giudici abbiano stalle per le mucche, i porci, le pecore, le capre e i
montoni, quante più sarà possibile; e per nessuna ragione debbono esserne prive.
26. I fattori non devono avere sotto la loro tutela più terra di quanta possono percorrere e
sorvegliare in un giorno.
27. Le nostre case siano sempre provviste di fuoco e di guardiani, in modo che non possano essere
danneggiate. E quando i nostri inviati e le ambascerie vengono a palazzo o ne ripartono, per nessun
motivo prendano alloggio nelle dimore signorili, se non vi sarà stato un ordine particolare nostro o
della regina. I conti, come è loro dovere, e gli uomini che fin dall'antico ebbero per consuetudine
questo compito, li ospitino come sempre, e per quel che riguarda i cavalli se ne curino secondo
l'usanza e li provvedano di tutto il necessario, onde possano venire a palazzo o ritornarsene nelle
loro terre senza difficoltà e decorosamente.
28. Vogliamo che ogni anno nel periodo di Quaresima, il giorno della domenica delle Palme, detta
Osanna, procurino di consegnare secondo i nostri ordini, l'argento proveniente dalla nostra
industria, dopo che saremo stati informati dell'entità della produzione dell'anno.
curtis
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30. Vogliamo che i giudici, durante il loro servizio, facciano mettere da parte una certa quantità di ogni prodotto
che deve servire a nostro uso; allo stesso modo facciano mettere da parte ciò che deve essere caricato sui convogli
destinati alle spedizioni militari, ricavato sia dalle fattorie che dai pastori, e sappiano quanto mandano a questo
scopo.
31. Allo stesso modo facciano riporre ogni anno ciò che devono dare ai prebendari e ai ginecei, e a tempo
opportuno lo distribuiscano integralmente, e sappiano riferirci cosa ne fanno e donde l'hanno tratto.
32. Ogni intendente provveda a rifornirsi delle sementi migliori, acquistandole o in altro modo.
33. Effettuati i suddetti approvvigionamenti, e terminata la semina, tutto ciò che sarà restato di ogni prodotto sia
conservato fino a nostro ordine, finché non sia messo in vendita o tenuto di riserva le nostre disposizioni.
39. Vogliamo che si incarichino di ricevere i polli e le uova che i servi e i possessori dei mansi consegnano ogni
anno; e nel caso che non si usino, li facciano mettere in vendita.
43. Facciano consegnare ai nostri ginecei a tempo opportuno, come è stato stabilito, i materiali necessari, cioè il
lino, la lana, l'isatide, la tintura rossa, la robbia, i pettini per la lana, il necessario per la cardatura, sapone, grasso,
bacili, e tutte le altre piccole cose che sono necessarie nei ginecei.
55. Vogliamo che i nostri giudici facciano annotare in un inventario tutto ciò che hanno consegnato, messo da
parte o impiegato a nostro uso, e in un altro quello che avranno speso; e ci informino con un inventario delle
rimanenze.
65. Che i pesci dei nostri vivai siano venduti e sostituiti da altri, modo che ve ne siano sempre; tuttavia quando
non veniamo nelle nostre ville, allora siano venduti e gli stessi giudici raccolgano il denaro a nostro profitto.
67. Se mancano dei tenutari per i mansi disponibili o se non sanno dove collocare gli schiavi acquistati di recente,
ce ne diano avviso.
70. Vogliamo che nell'orto siano coltivate tutte le piante: [...]
.
• mondo signorile cerca di trattenere all’interno
di un quadro di produzione abbastanza
semplice, vincolante ed efficiente, un mondo
rurale in incremento demografico
•
• Funzione economica del sistema: assicurare la
sussistenza dei proprietari e dei loro contadini,
ed eventualmente produrre una eccedenza di
beni destinata al mercato
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• - garantire all’aristocrazia fondiaria il suo
livello di vita, procurandole i viveri che essa
consumava, la manodopera necessaria, e i
materiali dei quali essa ha bisogno. Le
eccedenze esistono,m ma non alimentano il
mercato bensì quei pochi consumi di lusso che
il grande commercio fa giungere
• (Aristocrazia terriero/militare come
parassitaria)
•
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Varietà di aziende curtensi nei secoli XI-XIII
•
• Esiste questa eccedenza?
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• - l’andamento demografico è stagnante
• -pochi dissodamenti
• - una parte delle rendite deve essere immagazzinata
per riprodurre la risorsa (semina, ecc.)
.
• oggi si pensa che la stasi demografica dei
secoli VIII-X non è così assoluta, e che il
dissodamento continua anche nei secoli IX e X.
• proliferazione dei mercati locali
•
• sistema curtense e svilupp urbano
Dalla curtis alla signoria
L’immunità ecclesiastica
• Nella storiografia tradizionale le immunità sono viste come
processo autodistruttivo (l’imperatore rinuncia alle sue
prerogative) in una prospettiva di un processo di dissoluzione
dello Stato.
• Nella storiografia attuale l’immunità non ha niente a che fare
con la dissoluzione dello Stato, ma è concepita come una prova
di forza regia nel limitare il raggio d’azione dei suoi funzionari.
• Le immunità del IX secolo hanno come oggetto precisi ambiti
d’azione e obiettivi: le rendite ‘risparmiate’ devono essere
spese ad esempio per le luminarie delle Chiese (laus perennis).
•
L’immunità
• Infatti chiese e monasteri immuni erano di regola sottoposti
alla tuitio imperiale, ossia alla protezione da parte del
sovrano, che era attivamente coinvolto nelle questioni –
religiose e patrimoniali – che riguardavano le diverse
istituzioni ecclesiastiche (per esempio la nomina dell’abate)
finendo in questo modo per esercitare un forte controllo su di
esse.
• Gli enti immuni, con i loro possessi in continua espansione
grazie alle donazioni pubbliche e private, potevano
rappresentare una risorsa per il potere regio.
• Si può dire che il potere pubblico carolingio si basava su una
triplice coordinazione di forze: della struttura pubblica, della
rete vassallatica, degli enti immuni protetti dal sovrano.
Il potere pubblico
• I rapporti vassallatico–beneficiari – meno universalmente
diffusi, in età carolingia, di quanto si sosteneva un tempo
• Le immunità concesse agli enti ecclesiastici erano quindi
strumenti di governo e non delle manifestazioni di impotenza
dell'apparato pubblico.
• Queste tre forze avevano al loro interno potenzialità di sviluppi
fra loro contrastanti.
• Tali sviluppi si manifestarono solo in seguito, a mano a mano
che ci si inoltra nel secolo IX, in occasione dei conflitti per la
successione regia e imperiale e per l’accrescersi della
consapevolezza aristocratica di essere determinante nella
scelta di sostenere questo o quel candidato.
Lo scambio: sicurezza contro ‘libertà’
• Dai sudditi al signore: soggezione personale,
surplus del prodotto
• Dal signore ai sudditi: protezione dai nemici
esterni e dai pericoli naturali
• Pace interna assicurata dalla giustizia (giustizia
signorile che nasce dall’immunità): dalla
giustizia «popolare» alla giustizia signorile
,
• Complessità del sistema
• Sovrapposizioni, interferenze: rispetto a un
signore ecclesiastico, l’ «advocatus» laico può
interferire
• La chiesa privata (Eigenkirche)
• La donazione di terre con riserva di potestà
giurisdizionale
• -- possono sopravvivere possedimenti liberi
(allodi) e comunità libere
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• A partire dalla seconda metà del IX secolo:
prese piede in tutta Europa un fenomeno
nuovo e con grandi conseguenze:
l’“incastellamento”, la creazione, cioè, di
castelli sul territorio.
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• cause molteplici:
• la necessità di protezione dagli attacchi e dalle
scorrerie degli Arabi (i cosiddetti “Saraceni”),
Normanni, Ungari;
• risposta all’insicurezza interna dovuta alla
frammentazione politica e alla mancanza di un
potere centrale forte
• motivazioni economiche di non poco conto
perchè i grandi proprietari offrivano
protezione ai coltivatori delle loro aziende
evitandone la fuga in caso di pericolo.
Castello: gli aspetti «materiali»
• tre situazioni possibili: a) la costruzione dal nulla
di un complesso fortificato in una determinata
posizione scelta per motivi di sicurezza
• b) la realizzazione di una struttura difensiva
(mura, torri) intorno a un nucleo già abitato
(un’abbazia, una chiesa, un villaggio, oppure
un’azienda agraria)
• c) la costruzione di opere di difesa non intorno,
ma accanto a un abitato preesistente che, magari
a causa della sua dimensione, era antieconomico
o difficoltoso recingere interamente
Funzioni del castello nel secolo IX e X
• villaggio fortificato in cui abitava stabilmente una
popolazione civile : Sì
• fortezza esclusivamente militare: No
• recinto per il rifugio temporaneo di una popolazione
che viveva normalmente fuori di esso
• Ma quest’ultima soluzione era diffusa in Inghilterra e
nell’Europa continentale, non a caso luoghi dove sono
maggiormente diffuse le fortezze difese da torri e ponti
levatoi che nell’immaginario contemporaneo
costituiscono lo stereotipo del castello medievale).
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• Con il trascorrere del tempo, tuttavia, il termine
cominciò a essere usato anche per designare
edifici che rispondevano a necessità diverse:
castello come dimora signorile fortificata.
• La conformazione dei castelli era molto varia a
seconda del luogo in cui sorgevano, delle
soluzioni difensive e degli elementi costruttivi.
Anche le dimensioni erano diverse (la maggior
parte dei castelli avevano comunque
un’estensione compresa fra il mezzo ettaro e
l’ettaro e mezzo).
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• Grazie alla costruzione dei castelli, tra i secoli XI-XIII, la signoria fondiaria
subì profonde trasformazioni: si completano i processi che in precedenza
erano solo incipienti
• I proprietari si appropriarono di fatto del potere lasciato vacante dalle
autorità centrali, assumendo via via, dopo i compiti di protezione delle
popolazioni rurali, anche quelli politici e amministrativi:
• Poteri di banno
•
(ovvero di comandare, costringere e punire), venivano esercitati non
soltanto sui servi e i coloni che mantenevano rapporti di dipendenza, ma
anche sull’intera popolazione che risiedeva sul territorio sul quale operava
la giurisdizione del signore. La signoria fondiaria si trasformò, dunque, in
“signoria territoriale”, mantenendo nel territorio circostante al castello
una vera e propria giurisdizione che conferiva al signore pieni poteri su
tutti gli abitanti.
• Forme caratteristiche di questa dipendenza erano
il pagamento al signore di un contributo in
denaro (la “taglia”) che, almeno teoricamente,
ripagava la protezione da questi accordata loro, e
l’obbligo di utilizzare il mulino, il frantoio e il
forno signorile pagando con una parte del
prodotto. Ovviamente il processo non fu
uniforme ma si differenziò a seconda dell’area
culturale e politica: in Italia e nella Francia del
Sud, ad esempio, i signori rinunciarono a
mantenere le terre in gestione diretta per
praticare quasi esclusivamente l’affitto.
• Nel tempo si assiste ad una sempre maggiore
contrattazione delle prestazioni d’opera fra
contadini e proprietari, spesso convertite in
canoni in denaro. Nacquero anche nuovi tipi di
corvées, principalmente rivolte alla costruzione e
al mantenimento del castello e delle sue mura. La
creazione di signorie territoriali non fu certo un
processo indolore, né tanto meno stabile. Quasi
ovunque, infatti, si verificarono fenomeni di
sovrapposizione e contrasti, spesso violenti, fra i
detentori del potere “di banno”.
• A essere in conflitto erano soprattutto i proprietari dei
castelli e i semplici signori fondiari. Forti del controllo
delle loro strutture difensive, i primi tentavano di
sottrarre terre ai secondi richiedendo ai loro contadini
canoni e corvées, limitando anche la loro capacità di
controllare i beni e le persone che si trovavano nel
territorio sottoposto alla giurisdizione del castello. Le
controversie esistevano, naturalmente, anche tra i
signori territoriali più ricchi per imporre la loro
supremazia, con la conseguenza che spesso gli stessi
diritti bannali risultavano spartiti fra più detentori.
l’incastellamento
• La proliferazione di centri fortificati era in atto
sin dal III sec. (!!!!!!!)
• Nei secc. X e XI però si registra un fatto nuovo:
i signori, ecclesiastici e laici, agiscono
autonomamente dal potere centrale (che è in
forte crisi). Il castello privato è costruito “per
ripararsi dai nemici, trionfare degli uguali,
opprimere gli inferiori”.
L’incastellamento
Terrore, potere, sicurezza
Più che semplici razzie di confine furono le scorrerie
condotte tra VIII e XI secolo da nord, est e sud
dell’Europa. Si trattò di un’attività predatoria, che non si
proponeva alcun obiettivo di conquista, ma era
organizzata e tecnicamente elaborata secondo modalità
di vera guerra.
– Vichinghi
– Saraceni
– Ungari
Fattori esterni: le ‘seconde invasioni’
• La situazione interna dell'impero carolingio era stata aggravata
dall'improvvisa e dura minaccia militare che venne a pesare
sulle regioni dell'occidente europeo a partire dagli inizi del IX
secolo.
• Lo scatenarsi più o meno simultaneo delle incursioni vichinghe e
saracene, in uno scenario compreso tra le coste del sud
mediterraneo e del nord continentale, contribuì a destabilizzare
la società carolingia.
• Alla fine dello stesso secolo IX, poi, gli Ungari si unirono da
oriente a Vichinghi e a Saraceni, completando l'accerchiamento
delle vecchie regioni carolinge e riproponendo all'occidente
l'antica minaccia delle popolazioni nomadi o semi-nomadi.
• Si trattò delle cosiddette ‘seconde invasioni’, il cui sviluppo
temporale va, approssimativamente, dal 750 al 950.
Fattori esterni: le ‘seconde invasioni’
• Di fronte ai danni provocati da queste seconde invasioni, ci si
deve chiedere prima di tutto come mai l'impero carolingio,
che solo pochi decenni prima aveva imposto la sua
schiacciante forza militare contro tutti suoi nemici, non sia
stato in grado di opporsi in modo efficace alle incursioni.
• non si deve pensare ad una superiorità numerica degli
aggressori o a una loro superiorità in fatto di tecnica militare o
di armamento.
• la superiorità tecnologica era dalla parte carolingia, tant'è
vero che i capitolari imperiali proibivano con durezza di
vendere armi ai pirati vichinghi o ad altri nemici esterni.
• l'impero carolingio non era preparato a difendersi.
• Esercito di popolo adatto per l'aggressione premeditata, ossia
per campagne d'attacco nelle quali era formidabile.
• lento sia a riunirsi che a muoversi,
• incapace di resistere a incursioni rapide e improvvise, né tanto
meno di prevenirle.
• Inoltre i vassalli, che ne costituivano il nucleo fondamentale,
erano disponibili per l'esercito solo per un numero limitato di
giorni.
• I combattenti a cavallo, sono uno strumento militare eccellente e
capace di fornire una schiacciante superiorità (spesso infatti gli
aggressori furono battuti in campo aperto)….
• ma utilizzabile per le campagne solo nelle stagioni nelle quali il
foraggio era abbondante e, anche in quei casi, per poco tempo,
dato l'elevato costo del suo mantenimento.
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Un esercito macchinoso e lento
Un esercito non permanente
la mancanza di vere finanze
di estese fortificazioni
di una marina
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•la vastità del territorio in rapporto
all'atomizzazione della vita sociale
•indifferenza delle popolazioni verso le sorti
generali dell'impero.
•l’aristocrazia sfruttò le invasioni come mezzo
per indebolire il potere dei sovrani
•L'unica difesa realmente efficace fu quella
locale, svolta da quegli stessi grandi vassalli
(prima di tutto gli ufficiali pubblici) e signori che
erano così tiepidi nel soccorrere re e imperatori,
ma che trovarono proprio in questo ruolo
difensivo un mezzo efficace per accrescere e
rafforzare la propria supremazia sugli abitanti
che venivano protetti dalle loro armi.
Vichinghi
• I vichinghi, o normanni, o varieghi sono i
popoli del nord Europa. A partire dal sec. VIII,
intensificano le razzie sulle coste
settentrionali. Poi risalgono i grandi corsi
d’acqua, organizzano basi alle foci dei fiumi.
Fino ad acquisire insediamenti stabili. In
Francia il ducato di Normandia. In Russia le
grandi città ….
Saraceni
• Saint-Tropez, Gaeta, le isole del Tirreno
• Relazione della razzia compiuta a Genova il 21 giugno
934 da Yakb ibn Ishaq, a capo di una flotta di 20 navi:
Superate le mura combattendo, “uccise i combattenti cristiani
e politeisti e prese prigionieri i loro figli; saccheggiò tutto
quello che c’era come tela di lino, filato di seta grezza, filato di
lino, e altre cose. Quindi incendiò la città e tutte le sue chiese,
palazzi e altri beni che erano troppo pesanti per essere portati
via. I Rum, che avevano avuto notizia del suo arrivo, accorsero
da ogni direzione per compbatterlo, ma Allah gli diede la
vittoria ed egli ne uccise un gran numero. Yakub tornò
vittorioso con molto bottino e pieno di giubilo”
Ungari
A differenza di Vichinghi e Saraceni, che
utilizzarono per le loro razzie le navi, gli Ungari
misero a punto una efficace tattica di cavalleria
leggera armata di arco, cui gli eserciti occidentali
non seppero opporsi.
Nel febbraio del 900, l’abate di Santo Stefano di Altino, si
lamentava con il doge di Venezia: « A causa dei nostri peccati
la crudelissima gente degli Ungari è venuta in Italia e ha
perpetrato nel nostro territorio molte depredazioni, incendi e
omicidi
899-954.
La cavalleria
• La comparsa della cavalleria pesante
• l’esercito romano era composto principalmente
da pedites (fanti), sostenuti talvolta da una
cavalleria leggera
– ancora a Poitiers (732 d.C.), l’esercito di Carlo
Martello, che resiste ad un’incursione araba, è
formato da un quadrato di combattenti a piedi contro
cui si infrangono gli assalti saraceni
• Al termine del medioevo invece la cavalleria è
composta da soldati e cavalli rivestiti di
corazze: è la cosiddetta “cavalleria pesante”.
La divisione dell’impero carolingio (a. 843)
Quando è nata la cavalleria?
• la stessa letteratura cavalleresca medievale,
disputava se le origini della cavalleria fossero da
ricercarsi nelle antichità germaniche, nella militia
romana o nell'Oriente arabo-persiano
• Georges Duby ha rinvenuto la presenza nelle fonti
documentarie del termine miles usato nel senso di
«combattente a cavallo» a partire con certezza dal
terzo-ultimo quarto del secolo X
Quali le cause della nascita della
cavalleria?
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trasformazioni nell’armamento
cambiamenti sociali
presupposti culturali
approdi istituzionali
• Nel regno dei Franchi, sotto i Pipinidi si verificò una
trasformazione nell’impiego bellico del cavallo
(utilizzazione della staffa?).
• Fra VIII e IX secolo i Franchi diedero ai cavalieri più
importanza di quanta ne avessero in precedenza.
• Il cavaliere assurge allora al vertice del prestigio
militare.
• In realtà per tutto il medioevo perdura il “disagio” del
cavaliere di fronte alla fortezza, fino a quando le
innovazioni dell’età moderna toglieranno ad entrambi
la loro importanza.
Trasformazioni dell’armamento
• La staffa, secondo Lynn White jr. la sua introduzione
avrebbe introdotto un nuovo metodo di
combattimento (la carica e l’armatura) ponendo le
basi per l’emergere di una nuova classe dominante
• La lancia. Vedendo l’arazzo di Bayeux (che racconta
la conquista dell’Inghilterra da parte di Guglielmo di
Normandia nel 1066), ci sono tre impugnature della
lancia: dall’alto, dal basso, e “in resta”.
cambiamenti sociali
• Con il X e XI secolo davanti al disgregarsi dei poteri
centrali, si afferma la “signoria di banno”. I piccoli
signori si acaparrano il potere pubblico. All’antica
divisione tra liberi e non liberi si sostituisce quella tra
miles e inermes.
• I simboli dei signori di banno sono il castello e il
cavallo. Miles verrà tradotto nelle lingue volgari
cavaliere, chevalier, caballero
presupposti culturali
• I presupposti culturali della cavalleria sono anche nel
legame che nella cultura del tempo si afferma tra
l'uso del cavallo e il genere di vita stimato nobile
• tale legame è probabilmente antichissimo
(bisognerebbe spingere l'indagine fino alle tombe dei
cavalli vicine a quelle dei capi nella preistoria
germanica e, nell'antichità classica, fino al significato
sociale dell'equitazione)
due fattori culturali
• La nascita e l’affermazione nel XII secolo
nella letteratura cortese cavalleresca
– La diffusione del codice culturale della cortesia
– I romanzi cortesi
• L’influenza della Chiesa che tenterà di
“cristianizzare” la cavalleria
– La diffusione del culto di san Martino
– Le tregue e le paci di Dio
approdi istituzionali
• Il risultato fu quella che viene definita la
“cavalleria di rito”
• la vestizione: la consegna delle armi (derivata dai
cerimoniali delle benedizioni reali: «Ricevi, con la
benedizione di Dio, questo gladio che ti è trasmesso per
punire i malfattori e onorare gli onesti. Che tu possa con
questa spada, con la potenza dello Spirito Santo,
resistere e vincere tutti i nemici e gli avversari della
Santa Chiesa di Dio, preservare il regno che ti è affidato
e proteggere la casa di Dio. »)
• L’etica cavalleresca
• Il prestigio sociale
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