Ancora sulla metafora • RE, 21 ottobre 2013 T: Manovra in Parlamento: partiti pronti ad un assalto da 10 miliardi • La diligenza della legge di stabilità inizia da domani un percorso assai pericoloso. Tra le gole delle Commissioni parlamentari stanno affilando le armi e preparando gli agguati i Sioux. (Roberto Petrini) Forme del discorso riportato. Usi e abusi nel giornalismo Polifonia • Quando oggetto della parola è un’altra parola, altrui o propria, che si intreccia alla prima con forme e intenzioni diverse: Stratificazione del discorso dialogismo intertestualità e intratestualità discorso riportato (o citazione) Bachtin (Estetica e romanzo (1975), Einaudi, 1979) ha sottolineato che in una gran quantità di testi, soprattutto letterari, si devono riconoscere diverse voci, attribuite a soggetti che parlano simultaneamente. Ducrot (Le dire et le dit, Paris, 1984) ha sviluppato questa idea (anche sulla scia di Benveniste) mostrando che la pluralità delle voci è rintracciabile non solo in testi complessi, ma anche all’interno di un singolo enunciato. Ma Ducrot esclude dalla polifonia i casi di discorso riportato, che invece vengono ormai fatti rientrare a pieno titolo tra i fenomeni polifonici. Polifonia del giornale Fisiologica: molteplicità di enunciatori delegati Le diverse voci, ciascuna dotata di un proprio stile enunciazionale, tendono • a confluire in una voce coerente della testata (nel caso dei quotidiani agenda e attivisti) oppure • a mantenere la propria specificità come prova della pluralità delle posizione (nel caso dei quotidiani istituzionali che applicano una strategia di neutralizzazione, es. del Corriere della sera) Altro livello di polifonia: forme del discorso riportato La trasmissione e la discussione dei discorsi altrui, della parola altrui è uno dei temi più diffusi e importanti del discorso umano (Bachtin,Estetica e romanzo, tr.it. 1979:145) Il giornalismo è il luogo professionalmente deputato alla resa della parola altrui. • CdS, 18.3.2012 T. «Riforme condivise, alla politica serve moralità » T. Monti: basta veti sul lavoro C. «Tutti cedano qualcosa ». Ma imprese e Cgil: intesa lontana • RE, 18.3.2012 T. Monti: “Sindacati cedete qualcosa” C. Gelo da Cgil, Cisl e UIL. Il premier: Fiat può investire dove vuole T. Napolitano, appello ai partiti “Moralità contro corruzione” • St, 18.3.2012 T. Lavoro, Monti ai sindacati “Rinunciate a qualcosa” T. Napolitano, la scossa ai partiti “Comportamenti più trasparenti” • Li T. Le nuove tasse di Monti St. Mario molla i sindacati: l’art. 18 si cambia in settimana. Ma sugli ammortizzatori rischia il posto Altri esempi Libero online 24.4.09 Berlusconi celebra “la libertà di tutti” / Franceschini: ritiri la legge su Salò RE online 25.4.09 Berlusconi: ‘No equidistanza fra fascisti e partigiani’ /Il Pd: “Ritiri il ddl su Salò St:Celebrato il 25 aprile. A Onna il cavaliere riconosce il contributo dei comunisti e parla “del rispetto per chi lottò dalla parte sbagliata”. Poi dice: “Potrebbe diventare la Festa della libertà”. Franceschini: “Parole importanti ma il nome non si cambia”. Napolitano: “Pietà per tutti”. Folla a Milano, fischi a Formigoni. Roma, Alemanno non va. Cs online, 25.4.09 Berlusconi: 25 aprile di tutti / Pd: allora fermi il ddl su Salò St: Il premier prima all’Altare della Patria con Napolitano, poi a Onna: “Rispetto anche per chi fu dalla parte sbagliata, ma no alla neutralità: la resistenza valore fondante della nazione”. Il Capo dello Stato: “A nessun caduto di qualsiasi parte si può negare rispetto e pietà”. Franceschini: “No a equiparazioni tra repubblichini e partigiani”. Messaggero online, 25.4.09 25 aprile, Napolitano: pietà per tutti i caduti Berlusconi: rispettare anche parte sbagliata St: Franceschini: Pdl ritiri il progetto che equipara repubblichini e partigiani Alemanno non va a Porta San Paolo: rischio contestazioni La Moratti diserta le celebrazioni a Milano /contestato Formigoni il Manifesto online, 25.4.09 Le piazze rubate del 25 aprile / Una resistenza troppo condivisa Il 25 aprile celebrato in tutto il Paese Berlusconi: “Diventi festa della libertà” Il premier a Onna: “Viva il 25 aprile, la festa di tutti gli italiani, festa che deve diventare di libertà. La Resistenza, come il Risorgimento, è un valore fondante”. In mattinata il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio hanno celebrato la Liberazione a Roma, al Milite Ignoto. Berlusconi: “Pietà anche per i repubblichini”. Stop di Franceschini. Napolitano: “Pietà per tutti”. Il giornale online, 25.4.09 Milano, fischiato il governatore Formigoni Franceschini: “Il nome della festa non si cambia” Che cos’è il discorso riportato? Il discorso riportato è discorso nel discorso, espressione nell’espressione, e allo stesso tempo è anche discorso sul discorso, espressione sull’espressione.[…] Il discorso riportato è considerato dal parlante come un’espressione appartenente a qualcun altro, un’espressione che era in origine totalmente indipendente, completa nella sua costruzione, e situata fuori del contesto dato. Ora, è da questa esistenza indipendente che il discorso riportato viene trasposto in un contesto di un autore mentre conserva il suo contenuto referenziale e per lo meno i rudimenti della sua integrità linguistica, della sua originale indipendenza di costruzione. L’espressione dell’autore, nell’incorporare l’altra espressione, fa entrare in gioco norme sintattiche, stilistiche e composizionali per la sua parziale assimilazione.[…] Il meccanismo di questo processo è situato non nell’anima individuale ma nella società (Vološinov, Marxismo e filosofia del linguaggio (1929), Dedalo, 1976: 199,200,202). Forme del discorso riportato Quattro forme fondamentali: • • • • Discorso diretto Discorso indiretto Discorso indiretto libero Discorso diretto libero La tendenza oggi dominante a preferire schematizzazioni di tipo continuo (fuzzy sets) a schematizzazioni di tipo discreto, ha portato a considerare le diverse forme di discorso riportato come varietà comprese entro i due estremi della mimesi (discorso diretto) e della diegesi (discorso indiretto) del discorso originario o discorso primo, di cui le varie forme di discorso riportato sono una derivazione. Mimesi e diegesi • Sono le due dimensioni costitutive dell’organismo narrativo • mimesi, ovvero dialogo, citazione o riproduzione di parole: “testo di personaggi” . La citazione della parola altrui è prima di tutto riproduzione della immagine che di essa ci si è fatta (Mortara Garavelli, La parola d’altri, 1985: 82). • diegesi, cioè racconto, descrizione e avvenimenti: “testo di narratore” Criterio fondamentale per distinguere DD e DI • La presenza di uno oppure di più centri deittici: distinzione tra diversi locutori e tra locutori ed enunciatori. • Nel DI il centro deittico è sempre uno solo e rimanda sempre e soltanto al locutore dell’atto di enunciazione. • Nel DD i centri deittici sono sempre almeno due. Nella grammatica funzionale • Il DD è un processo verbale di tipo paratattico • Il DI è un processo mentale fondato sull’ipotassi, nel quale la parte proiettata non è una riproduzione letterale ma un significato (Halliday 1985: 250-73). Criteri di distinzione tra le forme di DR • Forme dirette vs forme indirette • Forme legate vs forme libere (cioè prive di elementi introduttori) Le forme di DIL sono ibridazioni di vario tipo tra DD e DI “Libero” va inteso soprattutto nel senso di “libero dalle restrizioni tipiche delle forme puramente diegetiche (come nel DI classico). • Considerazioni morfo-sintattiche (subordinatori, cornici esplicite) (trattamento tradizionale e scolastico del discorso riportato) • Considerazioni pragmatiche: resa rappresentativa e imitativa (dimensione polifonica) vs descrittiva (azione discorsiva tra parlanti, in determinati contesti, e che condividono determinate conoscenze) Si tratta di criteri spesso discordanti (Calaresu 2004:34), il primo dipendente da una prospettiva centrata sulla lingua scritta e letteraria, il secondo da una prospettiva centrata sul parlato. Introduttori • Segnalatori espliciti di discorso o clausole citanti (terminologia strutturale- sintattica), cioè porzioni discorsive che esplicitamente introducono la riproduzione della parola d’altri. • La cornice discorsiva può trovarsi prima, dopo o in mezzo alla parte citata • Varietà di forme: • X ha detto • X sostiene, osserva…. • Secondo X • A parere di X • Con le parole di X CdS, 10.5.2011: • • • • Definisce Smentisce Conclude attacca • Ecc. • In forma parentetica [… (secondo X)…] segnalano una presa di distanza maggiore del reporter rispetto al discorso riportato • I due punti danno un tono più incisivo al discorso riportato che segue Modalità degli introduttori La modalità riguarda le forme linguistiche utili a segnalare il proprio atteggiamento e la propria adesione nei confronti del discorso riportato. Gli introduttori sono strumenti di variazione della modalità epistemica (soggettiva oppure oggettiva) (Venier 1991) Calaresu (p. 36) (con Reyes 1994) preferisce utilizzare l’espressione “modalità evidenziale di tipo citativo”, più ampia rispetto alla precedente, che esprime credenza, opinione o inferenza del reporter. Evidenziali: espressioni o segnali che indicano a che tipo di fonte si appoggia il parlante nell’asserire qualcosa; mezzi linguistici che indicano in che modo il parlante ha ottenuto l’informazione su cui si basa un’asserzione Chafe (1986) distingue anche tra fonte di conoscenza (evidenza diretta, linguaggio, ipotesi) e modo di conoscenza (credenza, induzione, deduzione, doxa) Willett (1988) distingue tra tipi diretti di evidenza (visiva, uditiva, percettiva in generale) e tipi indiretti (riportata: di seconda mano, di terza mano, di senso comune; inferita). • È necessario prestare attenzione al contesto citante, al “discorso riportante” in cui si inserisce il discorso riportato. • «Coloro che per primi analizzarono le forme del discorso riportato commisero l’errore fondamentale di separare praticamente il discorso riportato dal contesto che lo riportava. Ciò spiega perché il loro modo di trattare queste forme è così statico e inerte (una descrizione applicabile all’intero campo dello studio sintattico in generale). Invece il vero oggetto di indagine dovrebbe essere precisamente l’interdipendenza dinamica di questi due fattori, il discorso che viene riportato (il discorso dell’altra persona) e il discorso che lo riporta (il discorso dell’autore). In definitiva i due discorsi esistono realmente, funzionano e prendono forma soltanto nella loro interrelazione, e non per conto proprio, l’uno separato dall’altro. Il discorso riportato e il contesto che lo riporta non sono che termini di una interdipendenza dinamica.» (Vološinov, Marxismo e filosofia del linguaggio (1929), Dedalo, 1976:205) • In generale l’espressione “discorso riportato” individua lo studio dell ’ insieme del discorso riportante e del discorso riportato. Ma Calaresu (p. 109) propone di adottare questa espressione solo come iperonimo di DI, DD, DIL, DDL e di distinguerlo dal discorso riportante e citante, per utilizzare infine l ’ espressione rappresentazione o riproduzione di discorsi per indicare il loro insieme. • La riproduzione della parola altrui è un fenomeno del discorso che riguarda la messa in relazione di due diversi contesti e due diversi scopi (quelli del discorso citante e del discorso citato) (Calaresu:107) • Il DD è una delle forme di rappresentazione del D originario (discorso primo); resta un discorso secondo anche quando (caso raro) riproduce esattamente la forma del discorso originario. • Condizioni del DR secondo Mortara Garavelli (La parola d’altri, 1985): • Metareferenzialità: quando cioè una enunciazione viene assunta come oggetto di un’altra enunciazione • Rappresentatività: è necessario che venga rappresentato l ’ oggetto o argomento del DR (Calaresu preferisce parlare di “ rappresentazione, riassuntiva, del tema del discorso: operazione affine alla assegnazione di un titolo) • Non-performatività: il verbo dire che funziona da introduttore non deve svolgere funzione performativa (valido per le autocitazioni) • Calaresu adotta la prospettiva di Mortara Garavelli, modificando però la prima condizione attraverso la condizione della multiplanarietà, preferendo assumere la parte riportata solo come oggetto di citazione (non dunque necessariamente identificata con il tema del discorso e dunque non sempre esplicita). • La multiplanarietà enunciativa comporta la moltiplicazione interna alla enunciazione dei piani enunciativi, cioè uno sfasamento di piani enunciativi. Tale sfasamento può essere riprodotto tramite la presenza di almeno due centri deittici (DD), oppure solo raccontato e descritto, come nelle forme di citazione indiretta. Questioni • Sottostima quantitativa delle possibilità a disposizione del parlante per riportare la parola d’altri • Sottostima qualitativa degli aspetti funzionali legati alle diverse forme del DR Funzioni del DD Nel racconto: • Contestualizzazione del climax di una narrazione (messa in evidenza dei punti cruciali) • Intensificazione della dimensione emotiva (riproduzione di scambi di botta e risposta: esemplificazione delle situazioni di conflitto) • Distanziamento dalla voce del locutore riportato Nella argomentazione • Rafforzamento di una tesi attraverso una strategia di autenticazione: caso estremo in cui il locutore citato fa da portavoce al locutore citante. Altre possibili funzioni verranno attivate di volta in volta dal contesto del DR Nel giornalismo: apparente centralità della funzione di verità del DD Problema • Quando si riportano le parole, ci si conforma a quanto realmente detto? • Ricerche di Tannen, Mizzau, Sakita La posizione di D.Tannen Talking Voices, Cambridge University Press, 1989 • Nei quotidiani il DD sembra la forma di distanziamento (hedging) più frequente, soppiantando altre forme con funzione analoga, quali l’uso di forme discorsive del tipo “forse”, “probabilmente”, “il cosiddetto”, “il presunto”; verbi modalizzatori o al condizionale. • Il ricorso al DD nei titoli sembra conferire loro “neutralità”, introducendo una forza illocutiva globale di tipo espositivo. • Ma un esame condotto sui titoli di giornali quotidiani conferma che le frasi tra virgolette contenute nei titoli non rispettano in alcun modo la letteralità del discorso altrui. • Proverbio Wolof (1989:101): “Everything can be moved from one place to another without being changed, except speech”. Riferire un discorso significa correlarlo alla prospettiva del ricevente. • Il DD non assolve una funzione meramente riproduttiva. Più che riportare le parole effettivamente usate il DD sembra aggiungere vivacità alla narrazione, fornire la possibilità di diverse prospettive e dare l ’ impressione di un ’ autentica ripetizione dell’evento, senza però esserlo davvero. • Il DD riguarda dunque non la riproduzione di enunciati ma l’evocazione di situazioni enunciative. La posizione di Mizzau La finzione del discorso riportato, in Orletti (a cura di), Fra conversazione e discorso, Carocci, 1994 La funzione del DD è • fornire una informazione rapida • costruire un effetto di immediatezza e massima sinteticità • Ipersemplificazione • messa in rilievo di aspetti marginali ma suggestivi • da parte del lettore, si può assumere una accettazione della convenzione di autenticità sulla base della condivisione tacita della operazione di finzione (p. 254). La posizione di Sakita Reporting Discourse, Tense and Cognition, Amsterdam, Elsevier, 2002: fattori contestuali, intertestuali e pragmatici influenzano la scelta tra diversi stili: • Un testo lungo e complesso porta preferibilmente a una ripresa nella forma del DD (e tuttavia, per Tannen, proprio questo tipo di discorso difficilmente può essere riportato in modo diretto) • Ma la scelta è dettata anche da finalità comunicative: • Affidabilità del parlante • Drammatizzazione • Rapporto primo piano/sfondo Sfondo e primo piano • Elementi in primo piano: discorso diretto • Informazioni contestuali, sfondo: discorso indiretto Santulli 2005 • Aggiunge: • il principio di autorità, che consente di mettere in risalto e dare risonanza al discorso di un personaggio. Esempio: Il discorso di Berlusconi a Strasburgo (2.7.2002), cfr. Santulli, Il potere delle parole, le parole del potere, Angeli, 2005. Il Giornale: T. «Così l’Italia ridarà slancio all’Europa» St. Berlusconi illustra il programma: dall’allargamento ad est alla riforma delle pensioni Calaresu Alle funzioni già evidenziate, Calaresu aggiunge quella della tipizzazione: il parlante citato viene caratterizzato attraverso le parole che il parlante citante gli attribuisce. Stipulazione di autenticità • Mentre le definizioni tradizionali del DD includono il tratto della fedeltà al discorso primo, le analisi condotte su forme di DR nella forma diretta mettono in evidenza una diffusa infedeltà • L’infedeltà nel riportare discorsi riguarda primariamente il passaggio da una forma parlata ad una seconda forma parlata, ma anche da una forma parlata a una forma scritta. • Più raramente da una forma scritta a una forma scritta (vedi studio di Santulli sul discorso di Berlusconi a Strasburgo, 1° luglio 2003) Livelli di fedeltà Secondo Short (1988) la fedeltà del DD riguarda tre diversi livelli: • La forza illocutiva, cioè la funzione comunicativa del discorso primo • Il contenuto proposizionale del discorso primo • Il lessico e le strutture del discorso primo Tipi di infedeltà nel DD Sulla base di Short, Calaresu individua 4 tipi di infedeltà: • Di forma rispetto al lessico e alla struttura del discorso primo • Pragmatica rispetto alla forza illocutiva ma anche agli aspetti contestuali del discorso primo • Esistenziale (esistenza stessa del discorso primo) • Sia formale che pragmatica L’infedeltà formale e pragmatica produce l’infedeltà (involontaria) di contenuto o proposizionale • Infedeltà di forma (la più diffusa): • Il DD è una parafrasi riassuntiva del discorso primo, più o meno elaborata o semplificata. • Infedeltà contestuale o pragmatica (riguarda anche il DI) • Relativa al mancato rispetto della forza illocutiva: ironia, ordine, esclamazione ecc. • Combinazione della infedeltà formale e pragmatica • Modifica del contesto di inserimento degli enunciati proferiti • Modifica del tono emotivo • Modifica della forma lessicale e sintattica Ma modificare il grado di assertività, la modalità, l’impegno, il lessico (non esistono sinonimi assoluti) incide sul significato delle parole riportate. • Infedeltà esistenziale • Quando il discorso primo non è mai esistito (è solo immaginato o evocato). Funzione di drammatizzazione che guida la decodifica e l’interpretazione dell’interlocutore. • Secondo Calaresu in questo caso si ha un inversione del ruolo di portavoce: nel DD il parlante citante fa da portavoce al parlante citato, nel DD fittivo il parlante (inventato) citato fa da portavoce al parlante citante, che generalmente gli fa esprimere una propria valutazione (vedi Percontatio) • Modalità tipica della narrazione artistica (letteraria o cinematografica) oppure del parlato ordinario (anticipazione di discorsi che potrebbero avvenire o richiamo a discorsi che avrebbero potuto realizzarsi). La valutazione delle conseguenze della infedeltà varia sui tre assi (diastratico, diamesico e diafasico), da una maggiore tolleranza nei contesti familiari ad una minore accettabilità nei contesti ufficiali e scritti. Nel discorso ordinario la richiesta di fedeltà riguarda quasi esclusivamente i contenuti, nei discorsi formali e ufficiali riguarda anche la forma. L’infedeltà esistenziale è molto grave in contesti giudiziari, giornalistici, politici, scientifici. Percontatio (esempio di infedeltà esistenziale) Finzione di uno scambio di domande e risposte tra l’oratore e l’avversario e tra l’oratore e il pubblico, tipica degli articoli di fondo: “Poi stupisce l’altra reazione: «Lo sapevamo». Ma che cosa sapevamo? Sospettavamo, questo sì […]. Allo stesso modo, stupisce un’altra reazione, che è corollario della precedente: «Finalmente». Finalmente cosa? Finalmente che si indaga […]? Finalmente che qualcosa si viene a sapere […]? O finalmente che Belzebù è stato preso per la coda […]?” (La Stampa, 29.3.93, in Mortara Garavelli 1999:398) «Rottamazione? Ma anche no». Silvio Sircana ha fatto una battuta cult: «Mi metterò una t-shirt per rispondere a Renzi: Ave Matteo, rottamaturi te salutant» Massimo Giannini, RE 26.4.2011 «Manovre, congiure, complotti? Sciocchezze. Qui si lavora, come sempre…». Nonostante i veleni che l ’ hanno preceduta, Giulio Tremonti racconta di aver passato una Pasqua «assolutamente tranquilla». Una Pasqua di «ordinario lavoro», appunto: «business, as usual», come diceva Churchill agli inglesi ai tempi delle grandi guerre. Cause della infedeltà • Riferire un discorso significa sempre • correlarlo alla prospettiva del ricevente • Adattarlo a un diverso contesto • Collocarlo in un diverso genere testuale • Adattarlo a un diverso mezzo (problema diamesico: passaggio dal parlato al parlato; dal parlato allo scritto, dallo scritto al parlato, dallo scritto allo scritto) La riproduzione della parola d’altri è cioè sempre orientata (Sternberg parla di fattori costituzionalmente anti-riproduttivi) • La resa fedele non è la principale funzione del DD nel caso del parlato e non lo è sempre nel caso dello scritto. Locutore / enunciatore Locutore = soggetto della enunciazione (chi parla) Enunciatore = responsabile dell’atto illocutivo, punto di vista dell’enunciazione Angelo Acquaro, RE, 3.5.2011 Che sapore ha la vendetta? Wayne Hobbin non avrebbe immaginato di inginocchiarsi davanti a Ground Zero […]. Renzo Guolo, RE, 3.5.2011 Che ne sarà di Al Qaeda dopo la morte di Bin Laden? L’organizzazione che, contando sugli ingenti mezzi e contatti del suo fondatore ha segnato un passaggio epocale […]. Le domande poste dalla prima parte dei due enunciati introducono un enunciatore (il lettore, che sembra voler sapere qualcosa dal giornalista): forma non esplicitata di discorso riportato. Forma eco, che rientra tra i fenomeni di riproduzione del discorso altrui (il fenomeno eco è una forma di ripetizione) (vedi sopra Percontatio). DD e ricontestualizzazione Considerato che ogni DD deve essere ricontestualizzato in rapporto al lettore e perciò introdurre delle modifiche rispetto al discorso primo, la questione sarà quella di stabilire la misura di tali modifiche (cfr. Short 1994, in Calaresu:61) Sul piano della produzione: limiti di memoria, vincoli di spazio grafico e di pregnanza impediscono la riproduzione fedele di un discorso La scarsa fedeltà del DD è una conseguenza del ruolo del giornalista, che • non è un registratore passivo ma un interprete attivo • Ha vincoli spaziali • Vincoli di significatività e di pregnanza • Sul piano della ricezione la forma del DD risulta più congeniale alla focalizzazione, perché • cattura meglio l’attenzione • Induce il lettore ad accostarsi all’articolo come ad una riproduzione fedele • Risulta più immediatamente comprensibile • È più espressivo, riduce la distanza tra scritto e parlato • Il DD ha qui funzioni affini a quelle che ha nel parlato (cui in generale la scrittura giornalistica tende sempre più ad avvicinarsi) • Ha un forte potere indicale (deitticità, propria delle enunciazioni dirette) • Economizza e semplifica • Drammatizza il racconto e ha un effetto di presa diretta: chi legge ricava inconsapevolmente un ’ impressione di simultaneità fra l’avvenimento e la sua ricezione. DD e intervista Eco, Sulla stampa, 1997: i giornali traboccano di interviste Cause: • Settimanalizzazione, spettacolarizzazione, teledipendenza (Murialdi 2002) • Influenza del linguaggio politico sempre più immediato e spontaneo Effetti • Aumento della polifonia, che diviene sempre più complessa La diffusione del DD è comune a tutte le tradizioni giornalistiche? • No: è decisamente caratteristica del giornalismo italiano • Ancora una questione di contratto di lettura: cosa significano le virgolette per il lettore anglofono e cosa significano per il lettore italiano? Giornalismo italiano e giornalismo anglofono • Il patto tra giornalista e lettore nei paesi anglofoni include l’esattezza (e dunque la fedeltà) delle citazioni (criterio di veridicità verbale) • Quello tra giornalisti e lettori italiani ammette la modifica dei discorsi tra virgolette, sia per esigenze di sintesi, sia per evitare la frammentazione del parlato (criterio di veridicità sostanziale) • Problema del rapporto tra fatti e interpretazioni Funzioni del DD nel giornalismo anglofono • Segnalare le parole effettive del personaggio (cioè un fatto) • Distanziarsi quanto dichiarato (deresponsabilizzazione del giornalista) da dal personaggio • Aggiungere alla narrazione lo stato d’animo, il tono emotivo del personaggio In generale il DD è un ’ eccezione, non la regola nella scrittura giornalistica. La resa attraverso il DI consente di focalizzare meglio il racconto (A. Bell, The Language of News Media, 1991). Anche Scollon (Mediated Discouse as Social Interaction. A study of News Discourse, 1998) sottolinea il maggiore controllo sul racconto consentito dal DI. Caratteristiche della tradizione italiana • Ruolo dell ’ interpretazione, in quanto lettura autorevole dei fatti (onestà vs oggettività); influenza della prospettiva filosofica ermeneutica ma anche della tradizione religiosa (Colombo 1995) • Scarsa considerazione del ruolo della lingua e in generale dell’organizzazione verbale del testo (modalità, scelte lessicali ecc.) • Eccessiva fiducia nelle proprie capacità di resa del contenuto sostanziale Vedi anche considerazioni di Papuzzi, Professione giornalista, nuova edizione 2010: 39-45. Questione in gioco • C’è una correlazione tra diversi tipi di testate e uso del DD? Una ricerca di Santulli ha mostrato che il DD compare più frequentemente nei quotidiani politicamente schierati, mentre il ricorso al DI è più frequente nei quotidiani istituzione. E’ sempre così? • C’è una correlazione tra sezioni del quotidiano e DD? • La fedeltà del discorso è una questione etica oppure una questione linguistica? Un genere inutile: le interviste alla gente comune • Aldo Grasso, CdS, 11.11.2012: Per favore: cancellate le interviste alla gente comune • Dieci motivi per la loro definitiva cancellazione: • Non servono a niente, sono piene di banalità, fanno colore e basta • Sono altamente manipolabili: il giornalista seleziona quelle che servono a sostenere la tesi del servizio • La gente, pur di apparire, è pronta a dire qualsiasi cosa • Il passante disposto a farsi intervistare per strada da un tg o è un perdigiorno o è un esibizionista • L’uomo della strada viene spesso spacciato per opinione pubblica (o vox populi), ma non è verò: è solo sbornia demagogica • Le interviste per strada (in cui rientrano anche quelle al citofono) sefvono solo al giornalista per non assumersi la responsabilità etica di quello che sta mandando in onda • Con l’abolizione dell’intervista per strada si eviterebbe che il cronista si avvicini a una persona che ha appena subito una grave disgrazia per assalirla con la fatale domanda: «cosa ha provato in quel momento?», oppure «è pronto a perdonare l’assassino di sua figlia?» • Bisogna oscurare per sempre i vicini di casa, quelli che richiesti di un parere sul «mostro» che abita sul loro pianerottolorispondono ogni volta: «Era una persona normale, a posto, tranquilla». • Quando Winston Churchill ha pronunciato la famosa frase – «la democrazia è la peggior forma di governo possibile, eccezion fatta per tutte le altre» – aveva in mente le interviste radiofoniche alla gente comune • Esiste la fondata possibilità che gli intervistati non capiscano la domanda, soprattutto per come è stata posta dai giornalisti. Quindi, è meglio evitare. Ibridazioni • Mortara Garavelli (Strutture testuali e retoriche, in Sobrero (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. Le strutture, 1999:398-9) si chiede: “Che cosa è cambiato oggi nel costume citatorio?” e osserva che “i cambiamenti dipendono da fatti di struttura: e questi consistono essenzialmente nella possibilità, per la lingua italiana, di attenuare o addirittura di eliminare, nelle procedure narrative, i confini tra contesto citante, discorso indiretto subordinato e non subordinato e stile indiretto libero, oltre che di alternare, con un procedimento di antica tradizione, forme citazionali dirette e indirette. Sono strategie letterarie, praticate con successo nella narrativa dalla metà dell’Ottocento in poi, ma anticipate, con intenti imitativi del parlato, già da autori del Seicento, e reperibili ancor prima, sia pure saltuariamente, in testi trecenteschi, in conseguenza dell’allentarsi dei rigidi legami subordinativi del periodare latineggiante.”. • Tendenza ad attenuare o addirittura a eliminare i confini tra contesto citante, discorso indiretto subordinato e non subordinato e stile indiretto libero • Gli indicatori grafici tradizionali vengono usati con molta libertà: • virgolette citazionali sia per gli enunciati che si vogliono far passare per autentici sia per quelli che sono chiaramente parafrasi (in forma diretta) degli originali discorsi diretti privi dei consueti indicatori grafici: il riconoscimento è affidato alla sola struttura sintattico-pragmatica (uso della I persona nelle frasi citate) (es.: “Manda un messaggio chiaro: non ci fermeremo, nessuno ci fermerà”, La Repubblica5.4.93) • La questione può essere messa in relazione con una importante riflessione di Vološinov (1976:205-7): «In quale direzione può muoversi il dinamismo della interdipendenza tra il discorso riportato e quello dell’autore? Noi lo vediamo muoversi in due direzioni fondamentali. In primo luogo, la tendenza fondamentale nel reagire al discorso riportato può essere di mantenere la sua autenticità e la sua integrità; una lingua può sforzarsi di creare confini rigidi per il discorso riportato. Questa è la prima direzione. All’interno del suo campo dobbiamo definire rigorosamente in quale misura una comunità linguistica data differenzia la ricezione sociale del discorso da riportare e in quale misura l’espressività, le qualità stilistiche del discorso, la sua colorazione lessicale, e così via, sono sentiti come valori distinti e socialmente importanti. Può darsi che il discorso di un altro sia ricevuto come un blocco intero di comportamento sociale, come posizione concettuale, indivisibile, del parlante – nel qual caso viene ricevuto soltanto il «che cosa» del discorso e il «come» viene lasciato fuori dalla ricezione.[…].Possiamo chiamare questa prima direzione in cui si muove il dinamismo dell’inter-orientamento tra discorso riportato e discorso che riporta stile lineare di riportare il • «I processi che osserviamo nella seconda direzione in cui si muove il dinamismo dell’inter-orientamento tra discorso riportato e discorso riportante sono di natura esattamente opposta. La lingua escogita mezzi per far penetrare nel discorso riportato la replica e il commento dell’autore in modo agile e sottile. Il contesto che riporta si sforza di demolire la compattezza autonoma del discorso riportato, di scomporla, di cancellarne i confini. Posso chiamare pittorico questo stile di riportare il discorso. La sua tendenza è quella di cancellare i contorni esterni, precisi, del discorso riportato; allo stesso tempo, il discorso riportato viene individualizzato in misura molto maggiore – la tangibilità delle varie sfaccettature di un’espressione può essere sottilmente differenziata. Questa volta la ricezione include non soltanto il significato referenziale dell’espressione, l’affermazione che essa fa, ma anche tutte le peculiarità linguistiche della sua realizzazione verbale. Polifonia patologica: discorso indiretto libero Bally (1912) introduce nell’analisi del discorso riportato lo “stile indiretto libero” Il DIL sussiste ogni volta che il centro discorsivo (locutore) di una enunciazione (E) funziona come tale soltanto per il sistema personale e non anche per gli altri aspetti della deissi e per gli elementi orientativi in genere. Tutti gli altri elementi che abbiano un qualche grado di indessicalità (deittici di luogo e di tempo, dimostrativi, forme esclamative, interiezioni ecc.) sono regolati invece come se il centro discorsivo fosse costituito dal primo locutore, e ciò conformemente a quanto accade nel DD. (Mortara Garavelli 1985:113) Caratteristiche del DIL (cfr. Loporcaro, 2004:108) • Sfasatura indicale: mancanza di congruenza tra la deissi personale e la deissi spaziale e temporale (compresi i tempi verbali) • Sfasatura lessicale: scelte lessicali marcate (caratterizzate sul piano della varietà linguistica) • Sfasatura espressiva: elementi espressivi (interiezioni, esclamazioni) non orientati sul locutore0. Risultato: sfasatura enunciativa o paradosso enunciativo. • DI: L’imputato dichiarò di essere innocente • L’enunciazione riportata è formalmente dipendente dalla enunciazione riportante. Presenza di un unico centro discorsivo • DD: L’imputato dichiarò: “sono innocente” • L’enunciazione riportata è formalmente indipendente dalla enunciazione riportante. Presenza di due centri discorsivi • DIL: L’imputato fu interrogato. Era sempre stato amico della vittima, era innocente • sfasatura enunciativa o paradosso enunciativo; assenza di coerenza tra indicatori di persona e altri indici di orientamento (spaziale e temporale) • scelte lessicali connotate sull’asse diastratico e diafasico e marcate dal punto di vista espressivo • forma più ambigua: la seconda parte dell’enunciato in questo caso può essere infatti sia affermazione dell’imputato sia constatazione oggettiva; • funzione primaria: nascondimento del narratore; messa in scena (mimesi) della parola dei personaggi; drammatizzazione; punto di vista del personaggio DIL: esempi • Si ostinava a dire che il viaggio le avrebbe fatto certo più male. Oh, buon Dio, se non sapeva più neppure come fossero fatte le strade!..per carità, per carità, la lasciassero in pace! (Pirandello) • E se ne stizzì tanto che improvvisamente si interruppe per ordinare che, perdio, quel figliolo se ne poteva andare a piangere di là. Aria! Aria! Un po’ d’aria intorno al letto (Pirandello, Superior stabat lupus) Modo e Voce (Genette) Discours du récit, 1972) •Modo: punto di vista di chi orienta la prospettiva narrativa (chi vede?, focalizzazione) •Voce: narratore (chi parla) • Eterodiegetico (assente dalla storia) • Autodiegetico (protagonista della storia) • Allodiegetico (narratore testimone della storia) Focalizzazione • Focalizzazione zero (assenza di focalizzazione) • Focalizzazione interna: la scena è vista dalla prospettiva di un personaggio • Focalizzazione esterna: nessun accesso alla prospettiva dei personaggi Voce e modo nel DIL Il DIL mescola voce e modo. Cfr. Loporcaro, p. 111: «L’uso di deittici orientati su un personaggio L1 (caratteristica a) induce il lettore a vedere la scena dalla prospettiva di quest’ultimo ma rende nel contempo il modo in cui il personaggio stesso, a partire dal proprio centro discorsivo, ne parlerebbe. L’uso di parole o espressioni attribuibili alla varietà di lingua di L1 (caratteristica b) converge a questo stesso effetto di focalizzazione facendo sentire una voce particolare, quella del personaggio L1, che si sovrappone a quella del narratore». Strategie di focalizzazione interna, esempi • Quattordicenne folgorato a Milano mentre dipinge le pareti esterne di un convoglio del metrò: “Più fai metro e più spacchi, è il gergo dei writers” (Tg1, h 20.00, 17.6.2002) • Paolo Pari era appena salito sulla sua Bmw nera quando l’hanno giustiziato (Tg1, h 13,30, 28.12.2001) •Il verbo giustiziare è entrato nell’uso corrente dei mass media dal gergo dei terroristi • Uccisi due barboni a Prato: “Forse un giustiziere” (Tg1, h 20.00, 21.9.2002) Analogo discorso per il sostantivo esecuzione: • Servizio sulla missionaria Annalena Tonelli in Somalia: “Un’esecuzione ancora senza un perché” (Tg1, h 20.00, 6.10.2003) •Assassinio a Bologna del prof. Marco Biagi: “Ed è stata pare una vera e propria esecuzione. Questo ha rivelato l’autopsia” (Tg1, h.20.00. 21.3.2002) • Altre espressioni gergali ricorrenti: • “…anche se il taxi sul quale viaggiavano era ‘pulito’” • “la soffiata arriva da Angelo Siino, il boss di Cosa Nostra che collabora con la giustizia” • “ Sei ragazzi decidono di passare una serata diversa..Doveva essere una serata da sballo” • “Droga e alcol: una miscela pericolosa che continua a far vittime fra i giovani in cerca di sballo” • “Qui il supermarket dello spaccio non conosce sosta: si lavora a pieno ritmo anche a Natale” Le parole della mafia • “Uccisi due coniugi a Corleone”. Il cronista commenta: “Forse avevano • • • • • • visto qualcosa che non dovevano vedere” (forse testimoni di un delitto) Un giovane di Modugno “freddato con un colpo al petto” “da più di dieci anni pagava il pizzo” (era soggetto ad estorsione) “due imprenditori denunciano di essere stati costretti a pagare il pizzo” “qui a Caccamo il rispetto per Nino (Giuffrè) è ancora grande. “quando l’hanno arrestato gli hanno trovato addosso una saccata di bigliettini. I pizzini, come li chiamano in Sicilia “lo si vede poco anche nelle campagne di R., dove è tornato ad abitare e dove con Brusca fece le prove dell’attentatuni” L’adozione del punto di vista del personaggio • Ripresa delle parole che appartengono all’ambiente del personaggio, con effetto di focalizzazione interna e di mimesi • Le parole mediano un punto di vista: adottare le parole altrui implica adottare il punto di vista altrui • Il giornalista non ha più un suo punto di vista (di contro, si veda l’esempio di Montanelli come giornalismo oggettivo) • La voce del personaggio si sovrappone a quella dell’enunciatore • Il DIL è una forma legittima del testo narrativo, ma non di quello informativo • Polifonia patologica nel giornalismo: assumere parole altrui equivale a veicolare concezioni che a queste parole sono inscindibilmente legate; avvicinamento alle “parole della gente” Saviano a Che tempo che fa • http://www.youtube.com/watch?v=0lfgsx1u7tg • Bin Laden e ’o sceriffo controllavano gli affari • In cella cugino del defunto ‘formaggino’ • Arrestato ’o cappotto • Delitto Iovine,’o lupo e ‘nasone in tribunale • Carcere duro per Peppe,’o Padrino • Blitz dell’arma da ’o mussuto dopo l’agguato a ’u urpacchiello, in ballo il business del caffè • Giustiziato sindacalista Domanda di Saviano • Perché quest’uso insistito di soprannomi invece del nome e cognome? • Che cos’è il soprannome? Nome e soprannome • Nominare è il primo atto di conoscenza: “Nomen quasi notare quod res notas • • • • efficit” (Il nome ha ricevuto questa definizione perché rende noti gli oggetti e le cose), Isidoro di Siviglia. I nomi propri hanno comportamento autonomo rispetto alla categoria generale del nome comune, dal punto di vista morfologico e sintattico. A causa del loro valore referenziale specifico non sono sensibili alle categorie grammaticali del genere e del numero e non subiscono, pertanto, variazioni morfologiche desinenziali (Beccaria 1996:512) Il nome proprio non è preceduto dall ’ articolo (tranne che nelle varietà diatopiche settentrionali) Il soprannome è l ’ assunzione di un nome comune (morfologicamente variabile: genere, numero, caso) come nome proprio. Introduce una sfumatura semantica espressiva, affettiva: livello patemico del discorso Il ricorso al soprannome è tipico delle situazioni familiari e amicali (informali) Effetti • Punto di vista dell’amico, del familiare • Richiamo affettivo, patemico • Pervasività del livello passionale nel discorso giornalistico, anche dove le singole passioni non sono nominate: la passione si dice in molti modi e non è riducibile alla sola manifestazione linguistica di superficie o agli usi lessicali (Lorusso-Violi 2004: 121-122) • L’enfatizzazione del livello emotivo varia nelle singole testate (è maggiore in quelle locali, e nei quotidiani che ricorrono allo stile soggettivante), ma non è mai eliminabile completamente. Griglia per l’analisi del Discorso riportato • Quantità di occorrenze del DD e loro collocazione • Il DD compare in forma libera o legata? • Quale modalità è attivata dagli introduttori? • Quale funzione del DD viene privilegiata? • Sono rispettati tutti i livelli di fedeltà? • Ci sono forme di DIL? • Quali sono gli indicatori? Indicali, lessicali o espressivi? • Chi sono i locutori e chi sono gli enunciatori? • Quale strategia di focalizzazione viene privilegiata? NB: l’analisi deve essere condotta mettendo a confronto più testate possibilmente di diversa nazionalità