Università di Milano-Bicocca
Corso di laurea triennale in Sociologia
Modulo
DIFFERENZE E CONFLITTI CULTURALI
prof. Carmen Leccardi
a.a. 2014-2015
Le differenze
Per comprendere le differenze di genere e le
differenze etniche (e il loro peso nella
costruzione di movimenti sociali) è necessario
riflettere prioritariamente, in chiave generale,
sul tema delle differenze.
• Due visioni della differenza: uno ‘essenzialista’
(differenza come essenza) e uno riferito alla
differenza come costruita socialmente e
storicamente (Colombo).
• Cultura in senso analitico e sostanziale (Giglioli
e Ravaioli; Dal Lago)
Nella società planetaria in cui viviamo le
differenze tra culture diventano esperienza
quotidiana. La questione delle differenze e delle
diverse identità ad esse legate si trasformano in
una questione sociale e politica.
Centrale è il modo con cui mettiamo a tema le
differenze sotto il profilo concettuale.
La grande trasformazione seguita alla caduta del
muro di Berlino (1989): non c’è più un ‘altrove’,
un ‘esterno’ verso il quale proiettare le
differenze. Le differenze devono poter
convivere. L’arena culturale è diventata unica,
così come lo spazio-tempo del pianeta.
La relazione uguaglianza-differenza. La
tradizione illuminista e il superamento delle
differenze: uguaglianza degli esseri umani e dei
loro diritti.
La critica al principio astratto di eguaglianza da
parte dei movimenti degli anni Sessanta
(movimento per i diritti civili negli Stati Uniti,
movimenti delle donne, movimenti omosessuali,
di liberazione contro il colonialismo in Africa).
Che cos’è la politica della differenza: relazione
con la politica dell’identità (Identity Politics). La
relazione differenza & identità.
Questa relazione diventa centrale nella società
contemporanea (dalle identità ascritte alle
identità scelte; il nuovo ruolo della soggettività).
Il problema: quali differenze riconoscere; su
quale base; come riconoscerle?
I rischi dell’universalismo non devono fare
dimenticare i rischi del differenzialismo.
I limiti della differenza
* La nuova retorica della differenza, manipolata dalle
élite per imporre forme di dominio adeguate al nuovo
secolo.
* Lo scudo difensivo per gruppi e individui che sentono
la minaccia dall’incontro forzato con le differenze nella
società planetaria
* La crescita di potenziali conflitti intergruppo legata
alla ‘politica dell’identità’ (Identity Politics)
* La necessità di auto-limitazione delle differenze/delle
identità (“imparare a limitare le pretese della nostra
differenza”: Melucci, Culture in gioco, 2000).
I pericoli della differenza considerata come
‘essenza’.
Capacità di autolimitazione come dimensione
cruciale di un’educazione multiculturale:
nessuna cultura può essere autosufficiente.
Riconoscere la pluralità delle culture e costruire
nuove forme di responsabilità, individuale e
collettiva, per garantire la convivenza nel
pianeta.
Che cos’è l’etica delle differenze
Cambiare la nostra visione delle differenze significa, tra
l’altro, modificare il nostro modo di mettere a tema
l’identità. Accettazione del limite e apertura all’altro.
La differenza in sé non può essere un valore (il rischio
della chiusura e della violenza). La differenza va messa
in relazione con la solidarietà, la comunicazione, la
comunità. Contemperare differenze e co-esistenza.
Su quali basi costruire nuove forme di vita comune nel
pianeta?
Il riconoscimento dell’ambivalenza (Simmel)
come dimensione centrale nella relazione con le
differenze. Le differenze non possono mai essere
totalmente integrate.
Importanza delle pratiche quotidiane per la
costruzione del futuro . Mentre ‘pensiamo’ il
mondo, lo prefiguriamo/lo costruiamo. La
questione del futuro.
Esigenza di un nuova dimensione
transnazionale capace di riconoscere e integrare
le differenze.
Diritto a nominare il mondo in modo differente
(contro l’omogeneizzazione dei codici culturali);
ma anche necessità di riconoscere i limiti di
ciascuna differenza. La finalità: garantire la
convivenza sul piano mondiale (i pericoli delle
identità ‘chiuse’ e impermeabili l’una all’altra:
identità religiose, etniche, nazionali)
• “Convivere e riconoscersi come soggetti
senza rinunciare alla differenza implica la
capacità di negoziare, di trovare accordi e
la volontà di comunicare, di gettare ponti
che ci mettono in contatto con a differenza
altrui” (Colombo, 2000)
Sulla relazione differenze &
multiculturalismo
• Importanza delle parole che usiamo per
nominare il mondo. Le differenze sono oggi la
base della nostra convivenza planetaria. Il
multiculturalismo è direttamente legata al
riconoscimento di queste differenze.
Multiculturalismo (Melucci):
1. Categoria che organizza il dibattito
2. Problema sociale
3. Ricerca delle soluzioni a questo
problema
Riferimenti bibliografici
• A. Melucci, Culture in gioco. Differenze per
convivere, Milano, il Saggiatore, 2000.
• E. Colombo, Differenza, in A. Melucci, parole
chiave, Roma, Carocci, 2000.
• Intervista a Marco Aime, Ogni cultura è un
cantiere aperto, in ‘Animazione Sociale, n. 240,
2010.
I conflitti
• I conflitti sociali della modernità. Le principali
domande da porsi per studiarli erano relative a:
il sistema sociale di riferimento; la struttura di
classe; la situazione economica e la condizione
sociale degli attori.
• I ‘nuovi’ conflitti: diventa centrale individuare il
nuovo (o i nuovi) campi conflittuali che
caratterizzano la società contemporanea.
• Un dilemma sociale centrale oggi: come tenere
conto al tempo stesso delle differenze e dei
bisogni di integrazione. Nuove forme di conflitto
nascono da questa tensione (esempi: i
movimenti delle donne; i movimenti a base
etnica).
•
• Le dimensioni centrali per lo studio dei conflitti sociali
nelle società contemporanee (rielaborando Touraine
1975, vedi Grossi 2008):
• 1. I conflitti ‘emigrano’ dalla sfera economica, e si
generalizzano in tutti gli ambiti della vita sociale
(superamento della separazione sfera pubblica/sfera
privata);
• 2. Centralità di singoli ambiti territoriali (quartieri,
scuole, eccetera) pur in una logica globale (vedi il
concetto di ‘glocalizzazione’ – Robertson)
• 3. I nuovi conflitti possono coinvolgere settori
sotto-privilegiati e aree marginali del mondo
sociale;
• 4. I nuovi conflitti non sono più unificabili da e
attraverso una comune idea di sviluppo socioeconomico; non mettono in discussione l’intero
assetto sociale e politico, non propongono un
nuova idea di società. Risultano frammentati e
tra loro slegati.
• Per due importanti studiosi dei processi culturali
e politici contemporanei come Touraine e
Melucci alle radici dei nuovi conflitti non ci sono
le classi sociali, ma i movimenti.
• Si ridefinisce all’interno di questi ultimi l’idea di
politica, allargata a dimensioni tradizionalmente
considerate non politiche (la vita ‘privata’ da un
lato, la vita quotidiana dall’altro possono
diventare aree politiche in senso proprio).
• La sfera culturale e simbolica diventa
dimensione centrale per la comprensione dei
nuovi conflitti e delle loro dinamiche. Il tema
dell’identità, della sua difesa, del riconoscimento
identitario appaiono sempre più strategici in
relazione ai conflitti contemporanei.
• Infine:
il diritto a “nominare il mondo in modo
diverso” (Melucci), attraverso la rivendicazione
della propria differenza e della propria cultura,
diventa centrale.
I conflitti possono nascere dal rifiuto dei codici
standardizzati (nel campo ad esempio dei
rapporti di genere, delle relazioni etniche), così
come dal rifiuto degli apparati anonimi
(burocratici) della vita sociale.
• Relazione tra nuovi conflitti e presa di
distanza dai processi di omogeneizzazione
culturale.
Excursus: il conflitto secondo Georg Simmel
Il conflitto, per Simmel, è indissociabile dalle
forme dell’interazione; conflitto come forma
associativa (né dimensione istintiva né
condizionamento sociale). Interesse alle modalità
del conflitto più che alle loro origini.
• I conflitti nascono, in particolare, perché gli
individui moderni si trovano al centro di più
cerchia sociali, ciascuna delle quali con una
propria sfera di doveri e richieste. Importante,
tuttavia, è per Simmel la riaffermazione
dell’unità (i conflitti sono in relazione con la
coscienza dell’unità).
• I conflitti non svolgono mai funzioni solo
disgregatrici o solo integratrici. Le loro funzioni
sono sempre di socializzazione. Il conflitto come
elemento sociologico presente in ogni forma
associativa. Irriducibilità dei conflitti sociali.
• Centralità dell’ambivalenza dei conflitti.
Riferimenti bibliografici
• G. Grossi (a cura di), I conflitti contemporanei,
Novara, Utet, 2008.
• A. Melucci, Culture in gioco. Differenze per
convivere, Milano, il Saggiatore, 2000.
• G. Simmel, Il conflitto della cultura moderna (a
cura di C. Mongardini), Roma, Bulzoni, 1976.
• A. Touraine, I nuovi conflitti sociali, in A.
Melucci (a cura di), Movimenti di rivolta,
Milano, Etas, 1976.
Scarica

Differenze e conflitti culturali - 2014