Istituto A. M. Verna
LE “UOVA FATALI” DELLA II A
Racconti di fantascienza nati da una libera
lib
rielaborazione de “Le Uova fatali” di M. A.
Bulgakov
Gli allievi della II A
Ideazione e progetto grafico a cura di A. Gargano
A. S. 2014/2015
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Nota introduttiva
Questo libretto è il prodotto di un progetto nato durante
l’ora di approfondimento di italiano, quando i ragazzi si sono
trovati letteralmente “avvinti” dal personaggio di Pérsikov,
scienziato russo, partorito dalla mente colorata di M. A.
Bulgakov.
Protagonista indiscusso de “Le uova fatali”, il professor Pérsikov
è uno studioso delle rane, egoista ed egocentrico, che nell’estate
del 1928 viene coinvolto in una avventura eccezionale, ma quale?
Questo è stato il gioco creativo che ha dato l’avvio al progetto
“Le uova fatali della II A”, sviluppato insieme al professor
Marco Niccolai e realizzato anche grazie al contributo delle
professoresse di lingua straniera Maria Marino, Mariateresa
Mastrocinque e
della professoressa di Arte e immagine
Giuseppina Dorn.
Superando gli steccati disciplinari, attraverso un approccio
ludico e non solo, come corpo docente abbiamo voluto dimostrare
ai ragazzi la natura olistica del sapere, puntando al contempo
alla valorizzazione dei diversi stili cognitivi. Infatti, nell’ottica
della personalizzazione dei programmi, il progetto ha inteso
declinare
un segmento specifico delle singole discipline
coinvolte (Italiano, Inglese, Spagnolo ed Arti figurative) in
relazione alle attitudini ed alle potenzialità dei singoli discenti.
In questo modo abbiamo sfruttato i benefici derivanti da un
apprendimento di tipo cooperativo e siamo riusciti ad attivare
una relazione tra i componenti del gruppo classe, dando luogo ad
un sano esercizio di democrazia.
In linea con le più recenti indicazioni ministeriali, abbiamo così
lavorato in un’ottica inclusiva, puntando alla creazione di una
“classe cooperativa” all’interno della quale ogni alunno ha potuto
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sviluppare la consapevolezza che il contributo di tutti e di
ciascuno è essenziale e prezioso per svolgere con successo il
lavoro assegnato, dal momento che la riuscita del singolo è
correlata a quella degli altri e le difficoltà individuali possono
essere superate grazie all'aiuto reciproco.
Certo, non tutti gli allievi hanno lavorato con lo stesso impegno,
ma la risoluzione di conflitti nati dalla constatazione
dell’inoperosità di qualcuno è stata un ottimo spunto per le
lezioni di Cittadinanza e Costituzione: gli alunni messi in
situazione hanno infatti recepito tutte le difficoltà insite nel
vivere sociale, comprendendo il fondamentale ruolo del dialogo e
del confronto.
Prima di lasciare i lettori ai “capolavori” dei nostri ragazzi, mi
sia consentito di esprimere un debito di riconoscenza verso il
professore Marco Niccolai, che oltre ad essere stato
fondamentale per lo sviluppo del progetto, come detto, per un
periodo ha anche dovuto sorreggere da solo il peso dei lavori.
Napoli, giugno 2015
Prof.ssa
Anna Gargano
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LE STRANE RANE
MORSICATRICI
Racconto scritto da
Gianni Carrino, Simone Comunale, Amedeo
Fiorillo, Noelia Miceli, Francesco Lin
Narrazione grafica a cura di Simone Comunale
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Era una giornata particolarmente calda, il professore si
era svegliato da poco con una gran voglia di fare una ricca
colazione, una doccia rinfrescante ed andare a cercare delle
rane che avrebbe usato per approfondire i suoi studi. Pérsikov
aveva organizzato tutto: appena la sveglia suonò, scese dal letto
e andò in bagno per farsi una doccia, poi si vestì, fece colazione
e, infine, si lavò i denti. Decise di andare con l’auto verso una
palude di cui aveva sentito parlare quell’estate e che distava
pochi chilometri da casa sua. Quando arrivò, l’atmosfera
tutt’intorno era molto calma, anche il professore era molto
calmo e sereno, sicuro che avrebbe trovato le solite rane. Si
accorse che queste avevano nascosto delle uova. Il giorno
seguente le uova si schiusero e sembrava fossero normali ma,
poiché lui rimase lì durante la notte, notò che questi piccoli
girini quando entravano nell’acqua si illuminavano. Allora li prese
per esaminarli e capì che la causa era una mutazione genetica…
Ma cosa l’aveva provocata?!? Era ciò che il professore
Pérsikov decise di scoprire. Fece prelevare dei campioni d’acqua
dalla palude da cui provenivano le rane. Dopo aver esaminato
l’acqua, il professore capì subito che le rane erano radioattive,
perché nel fondo della palude c’erano dei rifiuti tossici. Decise
di esaminare anche una rana ma, mentre la esaminava, accadde
qualcosa: durante la mutazione, alle rane erano spuntati dei
denti e così morsero il professore. Inizialmente Pérsikov stava
bene, ma andando avanti avvertiva un bisogno sempre maggiore
d’acqua, faceva strani versi gracidanti e per questo motivo tornò
indietro alla palude.
Due giorni dopo, fu ritrovato lì a giocare con le rane da due
ragazzi che chiamarono la polizia.
Quando lo portarono in ospedale, gli dissero che era stato
morso dalle rane radioattive e, quindi, doveva tornare a casa e
restare chiuso in camera da solo per un mesetto.
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Dopo due settimane, il professore era stanco di rimanere
da solo e non sopportava il dolore che provava durante le
mutazioni. Un giorno Pérsikov era davvero triste, pensava ai
giorni in cui studiava le rane e ne sentiva la mancanza. Mentre
era soprappensiero, sentì il ronzio di una grossa mosca. Il
professore, come un cacciatore affamato, si guardò intorno per
osservare la sua preda… questa era fuori la finestra. Balzò fuori
dal letto e senza far rumore si avvicinò, poi, al momento giusto,
saltò fuori per prenderla, ma cadde dalla finestra.
Subito arrivarono i soccorsi e, quando si alzò, il professor
Pérsikov si sentiva di nuovo normale come un essere umano; gli
infermieri lo visitarono e dall’analisi del sangue risultò che tutto
era tornato come prima. Si interrogavano su come fosse
accaduto. Sembrava che la sua parte di rana fosse morta con la
caduta. Non sapendo che fine avesse fatto quella sua seconda
personalità, Pérsikov visse il resto della sua vita temendo che,
un giorno, quella parte di sé sarebbe potuta tornare a
tormentarlo e sfinirlo. Quando uscì dall’ospedale, ritornò nella
palude per continuare le sue ricerche, ma notò che le rane lo
seguivano perché riconoscevano in lui una sorta di protettore…
Poco prima della sua morte, il professore disse che era
molto felice, perché almeno era riuscito a rimanere umano per la
restante parte della sua vita e la sua fu una morte piacevole: si
concesse, prima dell’estremo respiro, un ultimo gracidio per
ricordare quelle due settimane da rana!
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… Per i nostri amici stranieri
One morning the professor Pérsikov goes to the swamp near Moscow to
catch some frogs to use for his experiments. It seems to be a lucky day
because some frogs’ eggs start unfolding. But the night is coming and a
very tired Pérsikov falls asleep besides the swamp. During the night he
suddenly wakes up because of thousand moving little lights and he
realizes that they are the frogs. Excited from that discovery, Pérsikov
takes some frogs to his lab and he discovers that the genetic mutation is
caused from radioactive waste that was in the swamp. While he is
thinking about it, one frog bites him with its amazing long teeth. That
poisoned bite turns the scientist into a giant frog. Someone carries him
to the hospital, but once there, trying to eat a fly next to the window, he
falls down. The fall causes the death of the genes and his total recovery.
Una mañana el profesor Pérsikov decide ir a buscar las ranas en un
pantano. Cuando llega, ve los huevos de rana que se están desencerrando
y, por eso, decide quedarse allí durante la noche. Propio en el medio de
aquella noche, Pérsikov ve que las ranas, entrando en el agua, se iluminan y
decide examinarlas. Así que descubre que éstas son radioactivas porque
en el pantano hay basura tóxica. Pero, mientras está con ellas, descubre
que pronto les salen los dientes y lo muerden. Dentro de dos horas,
Pérsikov se muda temporalmente para transformarse en una rana gigante.
Pronto lo llevan al hospital donde le dicen que tiene que estar solo en una
habitación por un mes entero. Pérsikov, después de dos semanas, está
aburrido y un día, viendo una mosca volar, se tira por la ventana. Al
hospital, le dicen que se ha muerto su parte de rana, así que él es feliz
porque nunca más se transformará en una rana.
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THE VENOM
Racconto scritto da
Rita Cavagnoli, Lucrezia di Nardo, Enrico Figliolini,
Simone Santo
Narrazione grafica a cura di Lucrezia di Nardo
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Pérsikov era molto triste, la sua vita era vuota senza le
rane e per placare la sua solitudine decise di adottare un
bambino che potesse aiutarlo nel suo lavoro.
Dopo poche settimane dalla sua richiesta di adozione,
arrivò Alexandre, un ragazzino molto sveglio, di statura media,
non abbastanza robusto per sostenere la vita di Pérsikov, con
occhi verde smeraldo e capelli biondi. Era molto coraggioso e
intraprendente, ma la sua gracilità lo rendeva debole in alcune
situazioni. Il ragazzo divenne assistente di Pérsikov e insieme
partirono per una spedizione in Africa. Arrivati nel deserto,
decisero di munirsi di provviste e prendere dei cammelli.
Intrapresero la traversata del deserto e, dopo aver viaggiato
per ore, decisero di accamparsi ai piedi di una palma. Pérsikov
stava guardando le stelle con suo figlio ma, a un certo punto,
quell’irreale quiete fu infranta dall’arrivo di un serpente, un
cobra di circa sei metri.
L’esemplare morse il figlio di Pérsikov, urla strazianti
risuonarono nel deserto, ma non ci fu niente da fare, il morso
era letale e dopo pochi minuti Alexandre perse il suo colorito e
morì.
Pérsikov cadde in depressione e per qualche giorno non
curò più il suo progetto sulla riproduzione delle rane. La vita non
aveva più senso, era di nuovo solo. Nonostante tutto questo,
decise di proseguire il suo viaggio. Risalì sul cammello e
s’incamminò.
All’improvviso, si trovò davanti il suo nemico più grande: il
serpente che senza pietà aveva ucciso Alexandre! Allora, con la
sua stessa brutalità, Pérsikov lo uccise. Decise, poi, di capire
cosa avesse ucciso suo figlio, prelevando un campione del veleno
del serpente per analizzarlo in laboratorio.
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Tornato in Russia, trascorse tre mesi chiuso in laboratorio,
analizzando attentamente ogni singola particella chimica del
veleno. Alla fine trovò un composto chimico che corrispondeva a
quello che aveva trovato una volta esaminando una rana. Era un
agente chimico che incrementava la riproduzione delle rane del
70% e fu per questo che decise di iniettare il composto chimico
nel sangue di una rana e vederne gli effetti. Infatti, in poco più
di tre settimane, nacquero all’incirca diecimila rane. Pérsikov
decise di intrappolare le rane, che avevano ormai invaso l’intero
laboratorio; esse erano voraci e selvagge, diverse dal normale,
forse perché aveva iniettato troppo agente chimico nel loro
corpo. Il professore tornò a casa e decise di andare a dormire,
ma non ci riuscì: il sonno era tormentato da strani incubi che gli
ricordavano la morte di suo figlio, a cui, nonostante si fossero
conosciuti da poco, voleva bene come se avessero trascorso una
vita insieme. Si svegliò qualche ora dopo a causa del freddo,
quando ormai era primo mattino. Aprì una finestra e… nevicava!
Nella sua mente incombeva il pensiero che le rane potessero
morire per il freddo senza che lui potesse effettuare ulteriori
esperimenti. Così pensò che, come lui poteva stare al caldo con il
suo camino, anche le rane avessero il diritto di avere un po’ di
calore. Allora scese in cantina e prese una stufa che, anche se
un po’ vecchia, poteva andar bene. La caricò in un taxi e la portò
nel laboratorio di zoologia. Una volta arrivato, scese dal taxi,
entrò nello stabile, salì le scale e, arrivato sul piano del
laboratorio, non sentendo il gracidio delle rane, si allarmò ed
entrò il più velocemente possibile. Giunto nella sala delle rane,
vide che non c’erano più e molte finestre erano rotte. Si
affacciò e vide che le rane avevano invaso la città. Sentì delle
urla strazianti: le rane stavano sbranando molte persone: doveva
fermare questa strage. Le strade piene di sangue riflettevano il
suo fallimento. Decise di sterminare le rane con un gas tossico,
ma fece attenzione che ciascun cittadino fosse munito di
maschera antigas. Le rane morirono tutte e Pérsikov divenne un
eroe. Però, la notizia che era stato lui a causare la morte di
molti concittadini non tardò a diffondersi e così fu citato in
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giudizio e condannato all’ergastolo. Pérsikov, al pensiero di dover
trascorrere tutta la sua vita in carcere, decise di suicidarsi.
Soffriva il fallimento di aver intrapreso un progetto, di essere
partito e di aver perso la sua unica compagnia, la sola in grado di
placare il senso di solitudine che avvolgeva i suoi giorni. Si
tormentava del fatto di non essere accettato dagli altri
cittadini per la sua passione, quella che lo aveva tenuto in vita
fino a quel giorno. Ormai era una persona sola e triste. Il
carcere significava per lui il più grande fallimento: stare insieme
a persone che avevano rubato o ucciso volontariamente e senza
scrupoli. Lui, invece, aveva cercato di far progredire la scienza e
ricordava alcuni versi imparati a scuola: “Considerate la vostra
semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir
virtute e canoscenza”.
Lo aveva fatto per il bene di tutti, non aveva intenzione di
uccidere nessuno. Fu per questo che decise di uccidersi così
come aveva ucciso il progetto di tutta una vita.
Inalò il gas tossico e cadde… “come corpo morto cade”.
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… Per i nostri amici stranieri
Pérsikov goes to Africa for study purposes with his adopted son.
During their shipping in the desert, his son is bitten by a poisoning
snake. Pérsikov kills the snake and from its venom he is able to
produce a potion that makes the frogs grow up and breed fast. Back
to Russia, Pérsikov starts his experiments on the frogs and very soon
all the frogs in his laboratory grow in number, spreading all over the
town causing panic among all the citizens. To overcome this bad
situation, Persicov tries to use a toxic gas to kill the frogs, but the
gas kills many people, too. So Pérsikov is arrested but desperate and
ashamed for what happened, commits suicide.
Pérsikov es un hombre solo, por esa razón él adopta a un niño. Después
de algunos meses llega Alexander. Los dos, juntos, parten y van a
África. Llegan en el desierto, se acampan y una serpiente muerde a
Alexander. Pérsikov está muy triste. Entonces mata a la serpiente y
coge todo su veneno. Él descubre así una partícula en el veneno que
acelera la reproducción de las ranas. Pérsikov inyecta la partícula en
una rana. Después de algunos días, las ranas llegan a ser muchísimas y
una noche escapan invadiendo la ciudad y atacando a todas las
personas y devorándolas. Pérsikov las mata con un gas, pero los
habitantes lo detienen. Él se suicida y cae como un cuerpo muerto en
el suelo.
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THE FATAL DREAM
Racconto scritto da Camilla Borsa, Martina De Angelis,
Alfredo Sirica, Cristina Zhu
Narrazione grafica a cura di Martina De Angelis
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Nell’estate del 1928, Pérsikov condusse alcuni esperimenti
su cellule infette da virus patogeni, isolando alcuni agenti dalle
caratteristiche anomale. La sera del 3 luglio, il custode del
laboratorio dell’Istituto di Zoologia, Boris Stepanovna, come di
consueto, riordinò il laboratorio, ma, nel pulire maldestramente
uno scaffale, si rovesciò addosso le provette contenenti gli
agenti anomali isolati dal professore. Dopo poco svenne. Al
mattino, quando rinvenne, era di fronte al portone di casa sua.
Pensò di aver perso i sensi per l’eccessiva stanchezza e, per
quanto fosse frastornato, decise di recarsi al lavoro. Giunse
vacillando in via Mochovaja, dove era solito comprare il giornale,
ma, prima ancora che lo facesse, la sua attenzione fu catturata
dalla notizia di un omicidio annunciata da uno strillone: lo
zoologo, nonché amico di Pérsikov, Kevin Andovich era stato
brutalmente ucciso. Boris si precipitò all’Istituto e diede il
tragico annuncio a Pérsikov. Il professore si recò sulla scena del
crimine, dove il commissario Ivan Kozlov stava effettuando i
dovuti rilievi e, con grande stupore, si accorse che accanto al
corpo orrendamente dilaniato dell’uomo c’erano gli occhiali che
egli credeva di aver smarrito. Provò a portar via la potenziale
prova di colpevolezza, ma fu scoperto dal commissario e
condotto negli uffici della polizia in quanto sospettato del
crimine.
Dopo un estenuante interrogatorio, Pérsikov ritornò
all’Istituto di Zoologia, raccontò l’accaduto a Boris e lo invitò a
raddoppiare le misure di sicurezza del laboratorio. L’esame
medico dettagliato ed attento delle ferite rinvenute sul
cadavere rilevava che esse erano state inferte da un animale di
grandi dimensioni e particolarmente efferato. Quindi, i sospetti
su Pérsikov caddero. Restava da capire il motivo per cui gli
occhiali del professore si trovassero sul luogo dell’assassinio.
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Nei giorni a seguire altre morti violente sconvolsero la cronaca
moscovita e il mistero si infittì, visto che sulla scena di ogni
crimine fu rinvenuto un oggetto appartenente a Pérsikov. Il
professore era confuso e preoccupato, mentre Boris era
particolarmente irascibile e distratto. Un pomeriggio, mentre
lavorava nel suo laboratorio, Pérsikov si accorse dell’assenza
delle provette contenenti gli agenti anomali da lui isolati tempo
prima. Si preoccupò molto e si trattenne a pensare. Mettendo
insieme tutte le tessere del misterioso puzzle, comprese che le
morti erano in qualche modo collegate alle sparizioni nel
laboratorio. A notte fonda, Pérsikov decise di ritornare a casa.
Lungo la strada sentì urla strazianti provenire da un’abitazione e
vide una strana creatura fuggire nella penombra. Il professore
rientrò a casa scosso e impaurito e l’indomani si recò negli uffici
della polizia per denunciare quanto aveva visto e per condividere
con il commissario le sue riflessioni. I due decisero di
collaborare per porre fine a quelle atrocità: la misteriosa
creatura doveva essere scovata e uccisa. Pérsikov elaborò una
sostanza chimica in grado di generare un’attrazione olfattiva
nell’animale e, in seguito, lui e il commissario la sparsero in un
edificio abbandonato.
Il richiamo funzionò: la bestia entrò nell’edificio, il
commissario Ivan Kozlov impugnò il suo coltello e si avventò sulla
creatura. Ma l’arma non fermò l’animale, che si lanciò sull’uomo e
lo sbranò. Pérsikov, terrorizzato, riuscì a scappare, si rifugiò nel
suo laboratorio e lo mise a soqquadro nel tentativo di trovare
qualcosa che potesse aiutarlo a fermare la bestia. Sentì tremare
il pavimento, qualcuno saliva le scale. I rumori si facevano
sempre più forti e più vicini: l’orrenda creatura si avvicinava e la
porta del laboratorio non avrebbe retto. Il professore era
spaventato e si sentiva inerme, ma l’istinto di sopravvivenza e il
desiderio di vendetta ebbero la meglio. Decise di affrontare la
bestia efferata, la quale si avventò su di lui e...
Pérsikov aprì gli occhi: era nel suo laboratorio, seduto
accanto al microscopio e nella stanza non c’erano segni di lotta.
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Si rassicurò, convincendosi di aver sognato, di aver avuto un
orribile incubo. Ancora turbato e disorientato da quel sogno,
cercò nelle tasche le chiavi della porta del suo studio, che però
gli caddero dalle mani tremolanti. Si chinò per prenderle e,
quando si rialzò, i suoi occhi si posarono sullo scaffale dove
giorni prima aveva riposto le provette contenenti gli agenti
patogeni anomali. Un brivido di terrore gli percorse la schiena.
Gli agenti patogeni non c’erano più… Forse il suo non era un
incubo…
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… Per i nostri amici stranieri
In the summer 1828, Pérsikov is making some experiments in his lab and
he discovers some anomalous pathogens, but the lab caretaker pours
the potion on himself and suddenly faints. When the man wakes up, he
seems to have forgotten the episode. But next, some dreadful murders
unsettle the city of Moscow. A lot of people died horrendously bitten,
probably by an enormous beast. One day, Persicov notices that the
potion is disappeared from his laboratory, so he realizes that there
could be a reasonable link between the mysterious deaths and the
anomalous pathogens disappeared from the laboratory. Then he decides
to investigate with the police and so, he creates a chemical substance
that could catch the beast. With the help of the police commissary
Kozlov he waits for the monster but something goes wrong: the beast
kills the police officer. Pérsikov runs away and reaches his laboratory
but the beast follows him and is going to bite him, when suddenly
Pérsikov opens his eyes and realizes that no one is with him in the lab.
Was it a merely dream? But then watching around, he can’t see the
tubes with the pathogens… Maybe, it wasn’t a nightmare…
En el verano de 1928, Pérsikov hace algunos experimentos y aisla
algunos agentes anómalos. El guardián del laboratorio, Boris Stepanovna,
inadvertidamente, se derrama por encima las probetas que contienen los
agentes. Así que se desmaya y, cuando se despierta, no recuerda nada.
Desde ese día, hechos violentos y sangrientos dominan la crónica de
Moscú. Se recobran cuerpos muertos y, a través de las heridas, se
entiende que éstas les ha procurado un animal. Un día, Pérsikov nota que
las probetas han desaparecido. El profesor decide unirse a las
búsquedas de la policía. Él va a crear un perfume para atraer al animal y
lo pone en un edificio abandonado junto con el comisario Koslov. El
animal llega y lo come. Pérsikov escapa y se cierra en el laboratorio. El
animal llega hasta él, pero, Pérsikov abre los ojos y se encuentra tendido
en el suelo de su laboratorio. En la habitación ya no está el animal... el
profesor piensa que había soñado, pero, las probetas todavía no están en
su sitio...entonces quizás no haya sido un sueño...
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TUTTA COLPA DI UN METEORITE
Racconto scritto da Sara Cervicato, Francesco
D’Amato, Antonio Iodice, Riccardo Raio, Gennaro Xie
Narrazione grafica a cura di Sara Cervicato
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L’estate del 1928 scorreva lenta. Ogni giorno era uguale
agli altri, senza nessuna novità, ma nel frattempo, in una palude
poco lontana da Mosca, successe l’inevitabile: un meteorite
cadde sulla terra “come corpo morto cade”. Delle mosche,
attratte dall’istinto, si posarono sul corpo celeste e a contatto
con quest’ultimo furono contagiate da un virus spaziale.
Il destino volle che queste mosche fossero mangiate dalle
rane e che queste ultime mutassero geneticamente: la
combinazione del virus e del veleno delle rane fece sì che il loro
DNA cambiasse, trasformandole in mostruose rane velenose
giganti.
Le rane invasero Mosca, disseminando terrore. Erano
ovunque e avvelenavano chiunque si trovasse sulla loro strada. Il
professor Pérsikov fu aggredito nell’Istituto di Zoologia e,
mentre cercava di scappare, fece cadere un sacco di farina su
una rana, la quale iniziò a gonfiarsi come un palloncino fino a
scoppiare con un sonoro “BUM”, lasciando Pérsikov ricoperto di
melma verde.
Egli capì che il tallone d’Achille delle rane era la farina.
Decise allora di attirare le rane nella piazza centrale di Mosca,
per poi ricoprirle di farina. L’impresa riuscì, ma due rane,
immuni alla farina, si distaccarono dal gruppo, salendo su un
vagone merci contenente della carne e diretto a Bratislava, dove
si riprodussero dando vita ad una nuova generazione di rane
velenose.
Le rane cominciarono ad uccidere la popolazione e l’unica
superstite, un’orfana di nome Mar’ja Irina, scappò a Mosca dal
professor Pérsikov, il quale la accolse a casa sua, adottandola. La
ragazza, incuriosita dagli studi del padre adottivo, gli chiese di
istruirla, diventando esperta in materia di anfibi come Pérsikov,
se non di più.
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Le rane, avendo mangiato tutto e tutti, continuarono il loro
viaggio, portando con sé una scia di morte e terrore, per poi
tornare ad assediare Mosca. Data la scarsità del cibo, Pérsikov
si uccise, sacrificandosi per lasciarne in maggior quantità alla
figlia, certo che lei avrebbe trovato una soluzione al problema
persistente. Mentre riordinava gli averi del padre, Mar’ja Irina,
dietro una libreria, trovò una fessura da cui usciva della luce,
così con molta fatica spostò la libreria e trovò una stanza
segreta all’interno della quale c’era un prototipo di macchina del
tempo. Mar’ja Irina capì che quella era la soluzione al problema e
dopo vari tentativi riuscì a farla funzionare.
Così andò nel futuro e prese un’arma che scoprì essere un
disgregatore molecolare, il quale avrebbe distrutto la struttura
del meteorite, che era la causa di tutto questo. Dopo aver preso
l’arma, ritornò nel 1928 e distrusse il meteorite. All’improvviso
ci fu un lampo accecante e lei si ritrovò a Bratislava. Chiedendo
in giro, nessuno, tranne lei, ricordava l’accaduto, anzi la presero
per pazza. Allora Mar’ja Irina capì di essere di nuovo sola,
poiché di sicuro neanche Pérsikov avrebbe ricordato cosa era
successo, ma decise di andare comunque da lui nella speranza
che ricordasse qualcosa. Andò a Mosca a casa del professore, il
quale la accolse in modo brusco, come faceva con chi lo
interrompeva mentre lavorava. Lei gli spiegò tutto e quando
accennò alla macchina del tempo, lui stava per denunciarla.
Demoralizzata, Mar’ja Irina si ricordò di un segreto che
Pérsikov le aveva confidato e di cui erano a conoscenza solo loro
due. Appena lo raccontò, Pérsikov credette alla storia della
ragazza e volle adottarla. In seguito, Mar’ja Irina decise di
scrivere questa storia in un libro intitolato: “Tutta colpa di un
meteorite!”.
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… Per i nostri amici stanieri
After the fall of a meteorite in Moscow, every frog in that area turned
into horrible monster that spread all over the town. Everyone is
frightened about it, even Pérsikov is attacked by one of this strange frog
but he can defeat throwing some flour against it. That element reveals
to be a powerful weapon against the monsters. So people spread the flour
everywhere in the town, but two frogs try to escape and reach the city
of Bratislava, and once there, they kill all the citizens, but only Mar’ja
Irina, the fifteen years old orphan that is adopted from Parsikov. After
a while, the crazy frogs breed and grow up fast and coming back to
Moscow, they start killing people again including Pérsikov. After that,
Mar’ja Irina remembers to have seen a time machine in Pérsikov’s
laboratory, so she makes up her mind to go ahead in the future to look
for a solution for the frogs and, thanks to that, go back in the past at
the exact time of her own adoption. In fact Mar’ja Irina can help her
father to find the solution for frogs’ invasion. At the end of the story,
Mar’ja Irina starts to write a novel titled : The meteorite’s fault.
En 1928, un meteorito cayó cerca de Moscú como cualquier cuerpo muerto
cae al suelo. El meteorito contaminó a algunas ranas que así atacaron a la
capital. Pérsikov fue atacado por una rana y logró matarla gracias a un
descuido con la harina. La harina era un antídoto para matarlas, pero dos
ranas lograron escapar a Bratislava. Aquí se reproducieron y mataron a
muchísimas personas, pero una chica huérfana de 15 años, Mar’ja Irina,
escapó alcanzando a Pérsikov para contarle todo lo que ella sabía acerca
de las ranas. Mientras tanto, las ranas volvieron a Moscú obligando al
hambre a todas las personas, también a Pérsikov que decidió salvar a su
hija en cambio de su muerte. Pero Mar’ja Irina descubrió una máquina
temporal y la robó para viajar detrás en el tiempo encontrando el
meteorito. Ella se despierta en Bratislava, pero decide ir al despacho de
Pérsikov que la adopta como hija y decide escribir un libro, llamado “Toda
la culpa es del astro meteorito”, para acordarse de todo lo que ellos
habían vivido.
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LA SEQUENZA MISTERIOSA
Racconto scritto da Daniela Minichini, Ludovica Graziano, Federico
Lou, Davide Bai
Narrazione Grafica a cura di Daniela Minichini
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Fu in una calda estate del 1928 che, in un’insolita Mosca colorata
dalla luce del sole, accadde una cosa incredibile e spaventosa.
Pochi mesi prima, il celebre professor Pérsikov , grande studioso
di zoologia, si era sposato con una donna di nome Floriana e,
dopo quasi un anno dal matrimonio, i due avevano avuto una figlia
di nome Flam.
In questi primi mesi di vita insieme non ci furono periodi di crisi,
né di debolezza, ma poi ci fu una sensazionale scoperta
scientifica: il professore aveva inventato una pozione dallo
strano color arancione, in grado di trasformare delle
normalissime rane fino a farle crescere a grandezza umana!
Egli decise così di sperimentarla su alcuni girini inviati dalla
prestigiosa New York University. Lasciò agire la sostanza per
un’intera notte nel laboratorio chiuso a chiave, ma quando ogni
altro rumore taceva, si udirono dei rumori strani e il professore,
che aveva deciso di trascorrere la notte nell’Istituto, trovò
Vlas, suo fidato collaboratore, steso per terra in coma e con
diverse macchie arancioni sulla maglietta. Nel corridoio
dell'Istituto universitario ritrovò, sul pavimento, le stesse
macchie, che conducevano a una palude fuori città, in cui il fango
aveva assunto una improbabile sfumatura arancione. Giunto sul
posto, Pérsikov sentì dei passi, si voltò e si ritrovò di fronte una
rana gigante! Questo enorme anfibio, a contatto con il fango
della palude, perdeva piccoli pezzetti di pelle, quindi ne prese
uno al volo, scappò e lo esaminò in laboratorio al microscopio per
saperne di più. Così Pérsikov dedusse che il liquido aveva
effetto solo sulle rane che vi restavano immerse per un lungo
numero di ore e quello sproporzionato esemplare emerso dalla
palude era quindi rarissimo, in pratica unico al mondo! Per questo
il professore si recò di nuovo alla palude per controllarlo, ma
purtroppo non lo trovò. Tornò a casa, ma inspiegabilmente non
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trovò più neanche la moglie e la figlia. Non c'erano notizie, il
professore sembrava perso in sé stesso come in un tunnel senza
via d'uscita. Affranto e disperato com'era, cercò in ogni modo
di scovare l’enorme esemplare. In laboratorio, inoltre, era
scomparsa la pozione arancione e il professore ipotizzò che la
rana l’avesse seguito al laboratorio e l'avesse bevuta tutta.
Così, in tutto il mondo si diffuse la notizia della rana gigante e
tutta la popolazione era in allerta. Allora Pérsikov si mise
all’opera per salvare il globo, lavorando alla creazione di un
antidoto che contrastasse i risultati della miscela color arancio.
Vlas, che si era risvegliato dal coma, riuscì a spiegare al
professore che aveva visto la rana rapire la sua famiglia e che,
probabilmente, l’aveva nascosta nel suo habitat naturale, delle
umide grotte naturali in una zona impervia dell’America del Sud.
Pérsikov e Vlas allora partirono e, una volta trovate Flam e
Floriana, riuscirono a far bere l'antidoto alla rana gigante per
farla tornare normale. Ma, con stupore di tutti, ascoltarono via
radio la terribile notizia che dalla rana erano evidentemente nati
altri girini che si erano diffusi in tutto il mondo e il pericolo era
dunque tornato. Pérsikov cominciò a girare il mondo seguendo le
notizie degli avvistamenti, così trovò una di queste nuove rane in
uno stagno in Russia e la studiò attentamente. Capì che una
particolare sequenza di vibrazioni sonore riusciva a far
scoppiare il girino senza più lasciarne tracce. Furono subito
presi provvedimenti a livello internazionale e la sequenza
misteriosa venne trasmessa dalle stazioni radio di tutto il mondo
e, alla fine, i girini sparirono. Non c'erano più tracce delle
mutazioni genetiche, ma segretamente nessuno fu davvero certo
che non si sarebbero più verificate...
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… Per i nostri amici stranieri
Pérsikov invents an orange coloured potion in order to develop
quickly the groth of a tadpole into a frog, but that frog grows
beyond his wildest dreams till becoming an enormous and dreadful
monster. One day, the animal escape from Persicov’s lab taking away
also his wife and their new born daughter. In the meantime, the
frog starts to generate children that spread out all over the world
in few days. Finally, Pérsikov finds a solution that reduces the frogs
into a natural size using a particular sound waves flow broadcasted
by all the radio station in the world. By the end, Pérsikov, thanks to
this discovery, brings his wife and daughter back home happily.
Durante el verano de 1928, Pérsikov se casó con Floriana y juntos
tuvieron una hija de nombre Flam. Él inventa una poción naranja que
transforma a un renacuajo de la Royal University de Nueva York en
una rana gigante. Un día, la rana desaparece y con ella también Flam
y Floriana. Después haber estudiado el caso, se descubió que esta
rana bebió todo el líquido naranja y escondió las dos mujeres en una
cueva en América. Pérsikov crea un antídoto para llevar a la rana a su
tamaño natural. Mientras tanto, nacieron otros renacuajos por todo
el mundo, pero el profesor descubrió que éstas se pueden matar con
una secuencia de vibraciones. Para matarlas todas sin viajar, decidió
transmitir estas vibraciones mortales por todas las estaciones de
radio del mundo y, en ese período de tiempo, todas las personas
están a salvo.
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PÉRSIKOV ALLA RICERCA DELL’ISOLA
MISTERIOSA
Racconto scritto da Danilo Arnese, Angela Bassano,
Sabrina Crispino, Alberto Mazzone
Narrazione grafica a cura di Sabrina Crispino
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Fu nell’estate del 1928 che accadde qualcosa di incredibile,
spaventoso. Il professor Pérsikov si ritrovò in una difficile
situazione. Le rane che stava studiando iniziarono a mutare,
diventando aggressive e pericolose per gli uomini con le quali
entravano in contatto.
Pérsikov, che non conosceva il motivo per il quale le rane
avevano iniziato a crescere a dismisura, infettando anche le
persone passò molte notti in bianco a pensare alla causa e alla
soluzione per il suo problema. Col passar del tempo Pérsikov
iniziò ad avere problemi di insonnia. L’unico momento in cui riuscì
a dormire, fu dopo aver preso un forte sonnifero, ma durante la
notte fece dei sogni molto strani. Sognò un uomo a lui familiare.
Si trattava di Virgilio, un famoso zoologo ormai morto, la cui
immagine era ritratta in alcuni suoi vecchi libri di storia.
In uno di questi sogni, Pérsikov riuscì a sentire
chiaramente la voce dello zoologo misteriosamente defunto.
«Ciao, sono Virgilio. So che mi conosci, conosci tutta la mia
carriera, ma non sai che cosa è successo… Nessuno conosce la
causa della mia morte, ma tu dovrai aiutarmi a completare la
missione che ho lasciato in sospeso».
Pérsikov, dopo aver sentito la voce, si svegliò impaurito, si
alzò dal letto e andò in cucina a prendere un po’ d’acqua per
calmarsi. Il giorno dopo lo scienziato continuò a pensare al
messaggio che gli avrebbe voluto dare Virgilio, ma che per la sua
paura non era riuscito ad ascoltare . Poi, la sera seguente sognò
nuovamente Virgilio, ma questa volta riuscì a non destarsi.
«Ciao Pérsikov, sono di nuovo nei tuoi sogni –disse Virgilioquesta volta vorrei darti delle informazioni importanti e voglio
finire il discorso lasciato in sospeso l’altra volta. Dovrai
costruire un teletrasporto, così potrai giungere su un’isola per
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trovare la cura per salvare l’umanità dall’infestazione delle rane.
Appena ti sveglierai inizierà la tua missione. Il materiale per
costruire il teletrasporto ti arriverà attraverso Ivanov».
Il giorno dopo Ivanov, un collaboratore di Pérsikov, come
anticipato da Virgilio nel sogno, gli portò un pacco misterioso. Si
trattava del materiale per costruire il teletrasporto e, poi,
attraversarlo.
Arrivato sull’isola misteriosa, Virgilio, che ormai si trovava
nella mente di Pérsikov, lo giudò dove si trovava il suo corpo
ormai in decomposizione. Pérsikov, accompagnato sempre da
Ivanov, raggiunse lo scheletro di Virgilio e notò che nella sua
mano c’era una mappa con una pianta dell’isola. La prese e iniziò a
seguire il percorso tracciato, che portava ad una pianta speciale
il cui estratto sarebbe stato la cura per le rane. Con il suo kit da
zoologo prelevò una piccola quantità della pianta speciale.
Estrasse dal campione il liquido che ne usciva e lo iniettò in una
delle rane trovate nella palude dell’isola per scoprire gli effetti
che questo succo aveva sulle rane contaminate. Il risultato fu
soddisfacente e Pérsikov finalmente mise insieme i pezzi del
puzzle e capì che Virgilio voleva aiutarlo a trovare la cura.
Scoprì di avere la soluzione per salvare l’umanità dalla
contaminazione e quella sera, dopo aver trovato la cura, si
costruì un rifugio dove avrebbe passato la notte con Ivanov. Ma
si svegliò che era notte fonda, la causa era Ivanov: si agitava nel
sonno e con occhi gonfi, con mani squamose, al chiarore della
luna si trasformò in una rana aggressiva. Pérsikov, sapendo che
se Ivanov lo avesse toccato si sarebbe trasformato anche lui,
andò nel rifugio e prese una siringa contenente l’estratto della
pianta.
Cercò in tutti i modi di iniettare la cura, ma senza risultati
e allora decise di schizzargli il succo senza iniettarlo. Così
Ivanov riprese le sembianze umane ma, purtroppo per lui, la cura
era velenosa sulla pelle come l’acido e perciò iniziò ad avere delle
forti reazioni allergiche. Alla fine non riuscendo più a respirare,
morì. Pérsikov così si trovò solo e non ben cosciente di aver
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ucciso il suo aiutante e miglior amico. Passati dei giorni, riuscì ad
intercettare una nave che lo riportò nel suo paese. Qui il
professore distribuì la cura a tutti i medici di Mosca, che
iniettarono la cura ai loro pazienti, i quali non ebbero più episodi
di mutazioni fisiche. Finalmente, dopo la grande tragedia,
Pérsikov divenne famoso in tutto il mondo come lo zoologo che
aveva salvato l’umanità.
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… Per i nostri amici stranieri
The professor Pérsikov is studying the frogs when they start
growing strangely. Pérsikov hasn’t got any cure to prevent this
strange phenomenon. One night prof. Pérsikov dreams about
Virgilius , a famous zoologist who knows how to help him in his
experiments: he has to built a teleportation to reach a
mysterious isle in order to look for an antidote for the frogs.
Pérsikov and his assistant Ivanov built this teleportation and so
they reach the isle. Following many misadventures, they finally
find the cure. .But during that same night Ivanov gets sick of the
same frog’s illness and dies, leaving Pérsikov alone, sad for his
friend’s loss. At the end of the story, Pérsikov goes back home
and he tries to heal people from the frog’s virus, becoming
famous all over the world as the zoologist who helped the
humanity.
Pérsikov cuida y estudia a sus ranas mientras que éstas crecen. Él
no conoce la cura para salvarlas. Una noche, sueña con Virgilio, el
zoólogo más famoso del mundo, que le dice la cura. Él le aconseja
construir una máquina de teletransporte para llegar a la isla
Zunpempé y buscar un antídoto. Pérsikov entonces, con su amigo
Ivanov, construye esa máquina y llega allí. Después de muchas
adventuras encuentran la cura, pero Ivanov se transforma en
fuego así que cuando va a caer la lluvia él muere, dejando solo a
Pérsikov. Con muchos remordimientos para no haber salvado su
amigo, vuelve a su país para curar las ranas y todas las personas
enfermas. Por fin, la ciencia lo proclama como el zoólogo que ha
salvado toda la humanidad.
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Il disegno pubblicato in copertina e che ricorre in ogni
sezione intitolata “… Per i nostri amici stranieri” è di Simone
Santo
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