Indice PREMESSA CAP. 1 CHI SONO IO? CAP. 2 IL PROFUMO DEL POTERE CAP. 3 SONO SEMPRE “TEMPI MODERNI” CAP. 4 LA FINE DELLE RANE cAP. 5 ALTRA INSIDIA CAP. 6 CONCLUSIONE PREMESSA Prima di tutto ti ringrazio di esserti iscritto/a al mio blog e per questo motivo ho pensato di omaggiarti questo libretto con il quale cercherò di abbreviare le distanze tra noi. Il fatto che ti sia soffermato sulle mie pagine, dimostra che anche tu hai certi interessi, sei sensibile verso certe tematiche, sei una persona attenta a ciò che vive, che sei presente a te stessa. Forse sei anche in cerca di soluzioni, di idee, di imput per migliorare o cambiare la tua vita, perché quella che vivi oggi ti va stretta o ti punge come una maglia di lana grezza. Non ho la presunzione di essere una bacchetta magica, ma qualche asso nella manica ce l'ho, e sono disposto a condividerlo con chi ha davvero voglia di impegnarsi seriamente per migliorare la propria vita. Per questo ho pubblicato il primo ebook della collana “Sulle ali della libertà” che si intitola “OLTRE IL RECINTO”, e già da questo opuscolo puoi intravedere alcuni temi che tratterò. Fammi sapere cosa ne pensi, scrivimi un commento in proposito, sarò lieto di leggerti a mia volta e risponderti, se mi farai delle domande. Buona lettura Gabriele. CAPITOLO 1 CHI SONO “IO”? Sembra una domanda banale. Non voglio scrivere un “polpettone” filosofico, non ne sarei capace, ma fare alcune considerazioni sì, mi sembrano più che necessarie. Per esempio, perché alla domanda “che lavoro fai”, rispondiamo con un “sono un operaio, avvocato, professoressa, dottoressa ...”? Perché ci identifichiamo col nostro lavoro? Allora dovremmo essere tanti altri mestieri! Quando torni a casa dal lavoro, non ti prendi cura delle tue passioni, per esempio il giardino o l'orto, se hai la fortuna di abitare in campagna, della tua moto? Non riordini il tuo garage o la cantina? Se sei una donna, non cucini? Non lavi la biancheria? Non stiri? Tanto per dirne alcuni. Allora? Sei tutti quei mestieri? Certo che no, li fai, li svolgi. E allora perché dovresti essere il lavoro per cui percepisci uno stipendio e che magari nemmeno ti piace? Capisci ciò che intendo? Capisci che da qualche parte c'è qualcosa che tocca? Che non torna? Quand'è che abbiamo cominciato ad identificarci col mestiere che facciamo? Per contro, quando ci presentiamo a qualcuno diciamo “Mi chiamo Pietro Rossi, Susanna Bianchi”; in diversi casi anteponiamo un'apposizione “Sono il giudice Pietro Rossi”o “Sono la dottoressa Susanna Bianchi” difficilmente pronunciamo “Sono Pietro Rossi, sono Susanna Bianchi”. Non sembra stonato anche a te? Dov'è l'origine di tutto ciò? Da che l'uomo è comparso, ha sempre cercato di socializzare con gli altri. Fin dai suoi albori, ha cercato di organizzarsi in gruppo, poi in villaggi, via via fino ad arrivare a concepire le società complesse, che conosciamo e viviamo oggi, governate da un ristretto numero di persone rispetto alla popolazione. CAPITOLO 2 IL PROFUMO DEL POTERE Teoricamente, tutto bene, ma nella pratica cominciano i primi guai. Il potere possiede un'attrattiva affascinante, inebriante per molti individui che si lasciano attirare più del dovuto. Il potere in sé, non è né negativo né positivo: è l'uso che se ne fa a caratterizzarlo. Un po' come il vino: se ne bevi la dose giusta, ti fa bene, se ne abusi ti ubriachi e ne diventi dipendente. Per il potere è la stessa cosa: c'è chi lo usa per il bene comune, c'è chi ne abusa e oltre a far danni agli altri, perde pure se stesso. Il potere, a grandi dosi, ti devasta e non te ne accorgi. Prova a chiedere ad un alcolizzato se ha problemi con l'alcool, non lo ammetterà mai. Purtroppo in tutti i governi del mondo ci sono persone “malate di potere” in diverse misure, ma ci sono. Questo insano e smodato appetito di comando spegne ogni scintilla di altruismo e accende il rogo dell'egoismo di chi ce l'ha. E in cosa consiste questa terribile avidità? Nella spasmodica bramosia di accumulare sempre più potere, comando, ricchezza, controllo di ogni cosa. Non importa se per ottenerlo si riducono gli altri in servitori, se si sgretola la propria famiglia: chi soffre di questa sindrome è destinato a restare solo. Ogni suo pensiero, gesto, parola , tutto il suo essere fisico è teso verso quest'ultimo obiettivo: dominare su tutto e tutti dall'alto del suo trono solitario appoggiato sulla sommità del suo bottino. Gli altri servono solo ad evidenziare la sua posizione, perché non esiste il re se non c'è anche il reame. Del resto esiste il giorno perché esiste la notte, c'è la menzogna perché c'è la verità, l'amaro per via del dolce e così via. Mi segui? Il fatto che questa “sete” di potere accechi chi la possiede, non vuol dire lo renda stupido, anzi, bisogna essere molto scaltri e intelligenti per poter raggiungere il fine senza scoprire le proprie carte. Perché? Perché potrebbe contagiare chi gli sta vicino, e quando si è agli inizi di questa scalata, si è ancora deboli per debellare la concorrenza. Piuttosto, allaccia alleanze, promette la spartizione del bottino. E in effetti si atterrà alla promessa fino a quando non succederà, o creerà per l'esigenza un'escamotage per farlo accadere, che diventi il leader supremo, irragiungibile e indiscusso per cui darà il ben servito al resto della congregazione. Questo succede, in scale diverse, tutti i giorni. Ma viene fatto in maniera così subdola che, ora che te ne accorgi, è troppo tardi! Hai presente il collega che dopo un po' diventa un amicone, ti aiuta nella mole di lavoro, ti toglie da un impiccio col vostro capo e poi all'improvviso ti butta sotto al naso la sua promozione? Rimani spiazzato, ma come!?!... eri sicuro che nella prossima riunione ti avrebbero confermato l'avanzamento e invece salta fuori il tuo collega, che fra l'altro è arrivato due anni dopo di te, e ti soppiantano così, senza nemmeno fartelo capire prima? Si lo so, sono cose che qui sulla Terra non succedono, è una storia inventata!!! Vediamo ora come si comporta, su vasta scala, chi è “affetto” dal “morbo del potere”. CAPITOLO 3 SONO SEMPRE “TEMPI MODERNI” Diamo una sbirciata veloce alla storia passata, dove la vita era dura... dura per gli occhi di oggi, si intende, perché probabilmente per gli uomini che hanno vissuto quelle epoche doveva sembrare più confortevole rispetto a quello che si erano gettati alle spalle. Rifletti: oggi definiamo il nostro tempo “moderno”. Anche l'umanità che ha vissuto nei primi anni del '900 si definiva tale, probabilmente si sentiva molto più “avanti” delle generazioni vissute precedentemente. Oggi noi sorridiamo pensando alla modernità dell'inizio secolo, così come lo faranno i nostri posteri rispetto a noi quando, per esempio, saranno alla guida di veicoli futuristici, rideranno delle nostre auto obsolete e ci considereranno dei primitivi. Riesco a passarti il concetto? Ogni tanto bisognava far scoppiare un guerra, se non arrivava prima una pestilenza a mietere vittime, per mantenere le “giuste” proporzioni tra “patrizi” e “plebei”. Oggi non è cambiato niente: ci sono diversi focolai di guerra sparsi sul globo, dove non c'è la guerra, c'è il Sistema. Che cos'è? Cercherò di spiegartelo in breve. Nel secolo scorso, le scoperte scientifiche sono esplose come non mai prima. Dall'inizio della storia, il tempo era suddiviso in “Ere” che duravano centinaia di anni: la scoperta del fuoco, dei primi manufatti, dalle caverne alle palafitte e via andare, per arrivare ai secoli più vicini a noi con l'invenzione dei motori a scoppio che ha dato il via all'era industriale. Ma dal 1900 in poi, si è passati da una scoperta o invenzione all'altra ad una velocità tale, rispetto al passato, che davvero niente è più rimasto com'era. Pensa alla radio, alla televisione, ai treni, agli aerei, all'energia elettrica in tutte le case assieme all'acqua. Pensa al telefono, ad internet... siamo arrivati fin sulla luna, abbiamo costruito satelliti che spiano i pianeti attorno a noi...e chi più ne ha, più ne metta. Comunque sia, la musica era la stessa di oggi, nel senso che il potere era in mani di pochi che governavano sui molti. CAPITOLO 4 LA FINE DELLE RANE I potenti hanno fatto una grande scoperta. Volevano cucinare delle rane, così le hanno buttate nell'acqua bollente per ucciderle, ma le rane mica sono sceme: con un salto sono saltate fuori invadendo la cucina. No, così non poteva andare! Pensa che ti ripensa, uno di loro ebbe una folgorazione: alle rane piace stare nell'acqua, quindi il problema non era l'acqua in sé, ma la sua temperatura. Detto fatto, riempirono la pentola di acqua fredda, vi immersero tutte le rane e accesero il fornello sotto di esse. Le rane non saltarono come prima, erano tranquille e via via che la temperatura del liquido si intiepidiva, loro non mostravano segnali irrequieti. Fu solo quando l'acqua cominciò a produrre i primi lievi vapori che le povere bestiole cominciarono ad agitarsi, ma le loro zampe erano intorpidite dal calore, e pur immaginando l'epilogo della loro esistenza, non riuscirono più saltare fuori e morirono in quell'orrendo modo. I potenti si scambiarono occhiate soddisfatte che già lasciavano presagire come avrebbero utilizzato questa scoperta. Non credo ci sia bisogno di spiegarti l'analogia. E questo è solo uno dei tanti modi che loro usano per tenerci “buoni”. CAPITOLO 5 ALTRA INSIDIA Ti sei mai chiesto il perché dei telegiornali, quotidiani, delle moltissime trasmissioni di reportages su altri Paesi di cronaca nera, di guerra e via discorrendo? Già la vita non è facile di per sé, poi, facci caso, nelle ore in cui è fortemente probabile che una famiglia sia riunita, la tv trasmette il telegiornale. A parte il fatto che se uno è un po' più sensibile si sente male ad ascoltare tutto quello che dicono e che ti mostrano, toglie la parola alla famiglia stessa. Di solito è il capo famiglia che richiede silenzio per ascoltare le notizie, alla faccia della comunicazione familiare. Le conseguenza le conosciamo tutti: niente dialogo genitori/figli, marito/moglie che si prolunga nei dopo pasti perché ognuno deve tornare ai propri impegni durante il pomeriggio, mentre la sera c'è chi si trova con gli amici, o studia, o... si addormenta davanti all'apparecchio televisivo. Ma quando si parla allora? Dimenticavo, c'è sempre Whatsapp, una faccina e tre lettere, tvb, per dire ti voglio bene. Ma non finisce qui. A mio modesto modo di vedere, è anche un modo per veicolare il seguente messaggio: “Vedi cosa succede nelle altre parti del mondo? Guerra, fame, privazioni, catastrofi. Qui, (anche se lavori dieci mesi all'anno per lo Stato), stai bene, sei al sicuro. Tutto sommato c'è a chi va peggio.” [Rana nell'acqua tiepidina] Viene aggiunto un altro po' di collante per mantenerci fermi e zitti. CAPITOLO 6 CONCLUSIONE Forse ho saltato un po' da palo in frasca, mi son lasciato prendere dalle rane, ma quello che volevo farti arrivare è il concetto che stiamo vivendo in un'epoca di “spersonalizzazione”, dove il singolo individuo non può esprimersi nella sua totalità, dove fa parte di una “massa” a scapito della propria unicità. E questo è molto triste e penalizzante. Ci stanno confondendo le idee, che forse nemmeno ci appartengono. L'acqua si sta scaldando, bisogna svegliarsi e non lasciarsi intorpidire, ma reagire fino a che siamo ancora in tempo, altrimenti faremo la fine delle rane.