PENSIERI E DISCORSI DI GIOVANNI PASCOLI MDCCCXCV-MCMVI SECONDA EDIZIONE BOLOGNA NICOLA ZANICHELL EDITORE V Editore adempiuti i doveri p:serciterà i diritti sanciti dalla legge PREFAZIONE Quel e alla che nostri che col Umanità fu mio al E vada " nel lui a forte il volume e oggi con miei a il alcune delle raccolgo il hbricciola per di di varia Messina a dal Danteschi, libri Vincenzo amico stesso e era alla pensiero parole LibertàJ ^LibertàMQiiesta pervade è Pensieri Messina mio che ripetizione 1903 dei e quale anche riverente, che edito modesto Muglia, Miei titolo stioni que- più volume la o grandi che qual parte editore coraggioso dal Il maggior sua quello scritti volume. questo le trasparisce tempi, dagh poetica tormentino o coscienza apparisca non la mia la dei come e alla intorno senta scuola appacino in io Sicilia grato d' allora è che cato. dedi- V idea v'offro: e : VI PREFAZIONE libertà da cima E fondo. perciò lo dedico solo assomigliatea a voi, che non i ceppi nel disdegnare ciò che mette me al pensiero, ma che nel mio cuore rate^ figugiovane, ardente di fede e parco uno, di parole, franco ma a monosillabi, libero Sicilia. La Sicilia, ma a cenni, la vostra a tutti i discorsi con che mafia siciliana,non la selva si è fatti sulla sono da terreno tarvi pian- A^\ partito ossia del contar non-volere, ossia del non più se non uno come viluppo sterpo in un gran inerte e infecondo. Che ! In ogni siciliano il proprio io è h che negH occhi grandi e profondi sta in guardia della persona, piccola oscura ^ (come tutta la vostra) vuol non Italia. Bene! nel resto Caro Vincenzo, in Sicilia italiano fiero. E del uno di voi. perciò silenzio. E e vi perciò ammiro. perciò vi il successo?... io venero. T Itaha ho non vi simo mede- suo sia Benissimo siciliano più E mondo. l' del- resto che vuole non la Sicilia E liquefarsinel E, per questo sentimento, annullata cara! e trovato di voi amo. ! E più e siete E lavorate E vi in arriderà PREFAZIONE M' interrompo. Trasparisce, L'età che e VII mi ella più dicevo, E fugge. che fugga. di concedesse non Pur risca. appavorrei esprimermi più meglio. Ne farei Bologna, caso! proprio giugno del 1^7. Giovanni Pascoli FANCIULLINO IL ^ È '^ dentro noi fanciullino un (i) che ha solo non . brividi, lo sé Quando la la ruzzano con solo, noi la occhi ed un Il il la nell'età (i) fossimo tra loro, ed forse Phaed. 77 disse spauriti, un non fanciullino di visacci che ha " Socrate, noi, a di non forse ma siffatte aver paura vi c'è cose: distinto più matura, sorriso, " Come persuaderci di dentro morte ; in anche costui della e campanello. nella un e tuttavia udiamo prova fissa tiene ingrossiamo di con quindi accendiamo egli non pito pal- un Ma noi come Cebes sente sentire come E o timore persuadere d'orchi noi così E. spauriti come fa squillo „ meglio egli che sempre, solo. noi maraviglia; segreto giovanile si ed desiderare, confonde insieme e, suoi. fanciulli due piccolo; resta tinnulo suo Plat. egli dei guaire un egli tenera, in primo tripudi e piangono, e voce, tintinnio quale e serena arrugginiamo sempre nostra, nuovo antica sua la strillare uno cresciamo, negli 'è tuttavia godono sperano che ancora età contendono e temono A nostra voce sua lagrime ma scoperse, Tebano Cebes credeva come dunque noi viamoci pro- di come ^ • „. G. Pascoli - Pensieri e Discorsi o 1 PENSIERI 2 in perchè quella occupati della causa d'onde che la sdegna che tono l'altra della rantola le suonano come punteggiate ora piccolo, e l'altro vecchio. è il (i) Che espressa, (Od. 325) e I, Sono Ogni (ib. 351 vecchio, all' altro ciò che a ragione di consuona me che poi il vecchio 1' dio un Omero di sé nel piantommi ciò che sai e Femio che che il più gli uomini nuovo con 521 e al.), (ib.22,. 347) : cuore di lui dice malie molt'altre Penelope (ib.i, 337 seg.): de le genti. dei... con la più canzone nuova o più quel canto seg.): Poi sua periclytós (ib. 8, afferma stesso da e (i). canto suo epiteto Demodoco la è canti... con d'uomini il con aedo io, che giovane, è si dichiara non Femio L'usignuolo nuovo indirettamente ma maestro Opere E sia giubilo, un l'uno e e singultite l'aedo, e giovane è antico, e è con Femio, grande; Vecchio comune specialmente Il che spicciolatecome è bianche un'ondata tra domanda. ticato affa- è di ora mare Femio parola copre una usignuolo mare dell'usignuoloora come Vàinàmòinen ode. si spiaggia. Ma quelle mormora. note lamento, un che Il e gogni ver- l'uomo di d'un grigio mare. vita, sulla Ma l'armonia e ruscello un si il chiacchiericcio ascoltare,come presso dall'ansia e simile più dis- chi recente. udirne e grave; il vecchio presso spume, lui e ad dolce assai gorgheggi O che come troppo ancor parlare con rispondergli a è giovane più vecchio, conversazione, passato riposato ama voci al egh, quello che questi.Il giovane in vero fuggevolmente si trattiene col fanciullo; d'un e al e anche, vede sé e ne fatto golo quell'an- a E risuona. la perorare badiamo meno esso all'uomo accanto rado di litigaree a fanciullo,si perita vicino l'invisibile a vita, nostra d'anima che DISCORSI E pregiano all'intorno ed amano de li ascoltanti rìsuoni. più giovane FANCIULLINO IL Chi imaginare, se può Vyàsa cose sacre L'aedo degli skaldi. e talvolta fa interiore,anzi bimbo l'altro chiasso Quanto ad ascoltarla ricordo Vàinàmòinen, a di versione al mio dovuto udire forse il veggente (i). del la vocina aiuta,mancando e da molti (oide) è canto invita intorno, più; suo di impedisce l'età grave il apparire vecchi veduto vede non nella penombra mento fram- quel meraviglioso PEPavolini le tutte sa ha che il bardo? e e Ossian, è l'uomo è perciò sa, e anzi (aoidós)che Non penitenza nella profane. Vecchio e l'aedo vecchio non invecchiato è 3 {Sul limitare, pag 75 seg.): L'antico e Quindi l'antico Vàinamoinen quando udirono il sentirono (i) Od. 8, 499; Badiamo a che privativo etimo di con Od, I, 337 aoidoi. gli dava la mediti Polifemo, oltre polyphemos, epiteto déiVaoidós resto a Odissea la 2, 150, un la piva " a dire, giova il essere (22,376), musicalità sua con del pieno di dolce sufolo solo molto resto è sussurri le suo nome, di voci d'amore, lui (Theocr. e : mostrava l' accecamento vino, Ciclope, è somiglia nome che Ciclope al se il nessuno Id., 11). terribile il cui pecore „, cantor di ma nella mostra (9, 315): parava nel o Phémios quando riguardo bevitor e del nome il il secondo riferita su osservare, d'uomini E e versi occhi, sì, lo privò, l' espressione mangiator i due oìdas con Degli ripensi oso Femio che come 8: quello di Polyphemos. egli musicalità di 64 Si Persino, di del il primo codesto che asseverare da aeidein Si confrontino cantori. il di V etimo intendo terminano aoidén. soave Vaoidén. che che affermare No: agli antichi seg. Si d'aoidén. vedere. presente era suono. intendo non canto, nuovo il dolce phaìne io vid- e Vainàmoinen verace monte, vale, esso Ciclope dei è presso Ciclopi in come sa crito Teosonar PENSIERI 4 (i).E deiranima noi, soltanto avanti fanciullo che e vecchio che parlasse fanciuUino dal che da fanciulla: Achille Odisseo di e da ebbe Da Femio quelle rivolge il cieco cui si un dall' iddia: o di se figurare torno. dio dal E fanciuUino, un torno precordi dell' iddia o lui, e che da mano per nei dentro lo dovrebbe guardando sementò allora tutti i fanciulh. solito per una son di vede la visione sempre canzoni, tante di o dio hanno che che cieco, condotto e il vecchio occhioni fuor cui si mira con dipingere Omero, a avesse uno occhi altro sé DISCORSI ebbene più, quelli con ha non gli se vedono non E aedo (2). II. Ma il dentro garrulo monello risorta ciò ricordare a dei sensi. di Achille più Ciclope meglio non le sono ai premono i e guerra sua alla (2) vocali orma che d' vita in una) Elena, sì fanciulli; le aste che tutto dal E e porta le a quello è morìo ru- parlava per dee che grandi e la quadragesimo della siano, che i carri da Così traversie. che credere col gU amori, sono bronzee il poema vita, s'intratteneva e e nell'anno poeta la il gran dopo Calipso. Non con lunghi viaggi Cosi (bastava che medesima sua fanciullezza sua belle dopo, o la erano attraverso cuore per cominciata età, E la cantare a e donne, (i) Ricordo stata in vocale vergine Erano lui, invisibilmente. fanciullezza,conservata e la o sia Comedia della ottavo contemplazione, posta op- attiva. lo vero che l' accompagnano reggendo „. il rappresentò « la Manzoni mal fida con Con le Muse le destre FANCIULLINO IL codeste vecchio Omero le bellezze della della e al narrava cose ciullino, piuttosto che della voluttà le sole (i). E dea 5 le nar^va da paesi notte col il Tindaride della e figliadel ^ linguaggio proprio suo fan- suo infantile. Tornava villaggioche ma Ne parlava a lungo, particolaril'un dopo l'altro e non stati mai. nemmeno, erano foglie.Che senza bello, ciò che avesse parere " a grande e a cui vi aveva agli ricorreva che sempre, che il mare che i si (i) Non sulla omerici. l'elemento le donne bastarono, e dramatico del se ne più dramatico ma di crearono ma segna Orlando meno Le loro si moveva ed vano Face- aste? forma: teva ripediceva fissati sull'amore poeti tragici e la esso e poetico di Rolando sino per- poesia epica, erotico dei accrebbe nella non l'interesse diminuzione furioso si poemi in essi poemi, Ciò innamorato ? Avevano frainteso alla mentovate nuove. erano I guerrieri assolutamente gli antichi in navi loro caschi successi e nota una galleggiavano belli attrezzi,bei altra così « che femminile designate ciclo, poetica. Così anche ma le e lare, novel- suo discorso essere con immediatamente bello „ colori, che non poeti moderni, donna, corali colorire E Per " nel che e credeva spumeggiante. era pensiero i solo poeti a Diceva • uno, nuovo parola nel i bruciare bello e momento al passo. ombra. il medesimo diedero La capellilunghi.I movevano lunga una e uditori. salato,che era ? Portavano i nuovo di tanti era da lui pareva a visto,e cosa. V tralasciandone dipinta la prora, bilanciate,che avevano banchi; creste la c'erano non foga, dicendo con avevano ben perchè tutto il montagna; che schiappe egli incastrava sempre che le ogni a „ riconoscere nere, che esempio, per della pastori che lontani più altri fanciulli ad parlava ne esso ai vicino più è forse non per di amore Canzone, senza es- è Ò " e PENSIERI anche " tutti in parlò che chiudono è meglio Non dono? " vivere, mica „, " disse e morire! „, si adunarono Non di mancava quelle spiegazioni „. " la bocca: " solo ubbidite, perchè devo bene sta che I " pulcini fatti i aveva grande -non La rimanermene chiarezza farlo ciò che a Un divino " e scrollò far per o due modi per farne per farne per in dar l'idea luogo; un intorno d'una esso senza sensibile. si vedevano Il dio le i scosse e in fatto qualche s'ingegnava E uditori fatto Così vano ave- piccolo maggiore uno ora con in ciò teneva un rappresentava ondate grosse capelli, Sopra tutto, „. i suoi e grande, con la gere giun- i morti ricordava gianti spumeg- spiaggia,e strepitae tuona, descriveva che d'uomini di colmi accorre di sciame uno pieni mosche latte,per agglomerarsi vasto e tutto strano, moltitudine ai secchielli per grande così minore.\ uno e e più nell'orecchio. contro il confuso di che uno vedere getta " era pensiero, ora agitato che si è suo o intendere ma era „. e ciò contrari: mare subhme, bruciare che il sott'occhio più madre, più piccolo: che e l'arco nuovo tolti da la con molto sopracciglio tutto spettacolo più nove riusciva per l'Olimpo capire paragoni un accese il e mai è non qualche circostanza, per tirava mosse supremo senza Aias, quello più piccolo, importava più arciere cataste^ volta saltava apposta: " „, l'altro,ma Qualche „. otto, erano pulcini come piccino... dire... ubbi- „ „. troppa: furono e „, luogo un DISCORSI tanto! pochino, mica un E d'un mere espriesercito guerrieri. Questo era il artifizio chiamare che spesso solo suo ciò se artifizio, ch'egli la cosa, faceva mediante il pure così suo si può mente ingenuaparagone, IL riusciva chiara vecchi che asino i bimbi fatti che se non di suon non né parere anche agli altri lo ragionevole, di secoU gli uomini dopo i trent'anni che verosimili. più non Ma di nascono restano perchè a mirabili altro mento argo- lui,che bili mira- bambini Y come uditori. dopo I quali trenta pur trent'anni,e anche fanciulli. qualche parte per i maraviglia. E non secoli dopo trenta con cose farsi assai di tutti i suoi ascoltano voleva per anche allora No già egli sapeva, nell' anima bastonate. esagerava; gli parevano d'un prato donde tanto non parevano si credono non nel perchè erano come cieco Ed dovevano sarebbe d'erba di cicale, all'indifferenza a farsi capire: erano. \ lui,che del raccontava, come ora cacciarlo parlare frinire delle eroe seguita a empirsi quanto così grande fanciuUino onore, X d'un più paresse il fluido all'incessante savi vogliono il no: sempre confrontava quando come la resistenza o 7 più piccola, sebbene ; alcuni FANCIULLINO III. Ma è in qualcuno né a e : la sohtudine. da concavo e sia, non non lui stesso nulla vicini. cui dell'anima le catene tanta Egli Egli non tutti il fanciullo in veramente a vorrei parrebbe me avrebbe non risonare credere le giungerebbe sua sarebbe unito ad né Che altri di lui la miseria dentro voci musico? degli quel sé altri all'anima all'umanità se seno uomini; dei non suoi per della legge, le quali o squassasse gravi o schiavo ribelle per la uno o portasse leggiere,come novità o gli uomini indifferente si sentono per la consuetudine. fratelli tra loro, Perchè essi che non ere- • 8 PENSIERI diversi scono in diversamente e loro,i quali,per ogni data, si ve ha ne l'uno chi è due, indistinto,come della cielo di terra, e si se dentro non l'eterno sé Ma io non pare in loro ; non che gli uomini T^ i altri sua semplici sono al paura quello e umih. Egli che alla cose non luce vedute o ci sia. Ma crede sembra o sogna mai; quello popola l'ombra (i) Augusto mirava la luna Conti o le di dando ricor- che parla alle il cielo di sua bambina: stelle, metteva voci di ha sognare, e una che vedere; fantasmi narra vita sua di •bestie, agli alberi, ai sassi, allei nuvole, che vedono, le non atti della vede sia mirabili quello,dunque, é buio, perché al buio che falsa. Forse egli non gli e presenza infehci! quali sa perché e hanno credono chi lui può non uni gli credenza sé, giudicano che in della segni da la conoscono altri no, non e apparenza operazioni; e o alcuni tratto di tutta si e infelicità. In alcuni tanta a solo è vero, che occhi solco; e non fanciullo,e gli aspettano dimostrazioni in è unico questo causa: egli sia; forse e e se gli d'un nome Ora credere amo amaro. la stessa l'umanità tutta una per in seme per mai. conosceranno avvenire o di ma mare apparenza quelli, non a Essi si chiamano natura. ^ uguale stranieri sono in vivono e che e sempre ma il sia umani due, famiglia,sotto stessa da germinata questi né madre, stessa vita di nella persino dolce corrente una sono generi siano mano, ar- giocano. e diviso l'altro,sempre attraversa Vivono che che tregua che di veramente si scorge non e di si abbracciano e che dice tutti si ma i fanciulli d'agio e poco incontro, corrono Eppure si armano, battagliadella vita; sì la per DISCORSI E gioia, di e me stelle: dei * alle (i). Quando le addi- ^' quello che Egliè Egli a piange sfuggono alTnostri che quello è che lacrime, l'amore, perchè di e più ha bimbo perdere vuol a ; e, cui il mette avesse a poesie che ho (i) Tale, lette: e., è p. fanfare di Egli ne vuol ora che chetarsi tante vede „. e quello di Andromaca l'Adamo pensiero Nudo, e sì che e di vesti ce graziose, lavoro n' hai di mani ne che piange la casa riposte, di donnei quel a tutte che le di questa! (II, 22, 510): Morbide Egli sente. loro più poesia una 4 cose potremmo non col toccare senza vedremmo Rivado trovo ci fa canta, viventi; offrendo cose il che cinciallegrache intanto, ciò tutto di i fatti solito, ma le vesti non l'uomo del- ridirle,perchè egli è come anche mano, e quello per andiamo non donna. ascoltare, allora. odora, ciarla per nome chiamavale in che solo badiamo non e E lui,non pensarle lava, la riluce. senza nemmeno che vedere cogliere il fiore che la selce noi belve), V altarino da il (oh! dell'anima d' incenso quando vuol ora in e stridule conservato il tempo, ad cantuccio un vapora ancora nostri, che in umano nella sta leggende, echeggiare pive, e crede, non le e fa pacifico trombette serio dell'uomo fa di è tura, sven- facendone sorella che che la e bramire un bambina la le fiabe ammirando, tra gioia grave Egli còme esso esce nella dolcCje al ricordo. fanciulli nell'interno Egli ^i e soavi consola e accarezza che fehcità la l^ scioglierein ci fa che quello è d'amaro accarezza due bisbigliodei amati degli esseri tollerabile ugualmente cose, mai alla e pensarci, la parola senza temperandole perchè,di cos^ nostra ragione. senza morte (i).Egli cL^alva e ci frena.,' Egli rende ora sensi netta pronunzia, pazza chi ride e quel particolare puerile dire due 9 FANCIULLINO IL su Ettore IO • PENSIERI nelle scopre adatta Egli alla le cose ignoranza, di come un colore, una volta. C* è perche voi K coi chiuso tutto **^Ma tra il vostro invisibile ti il in tutti chiusi trovino poveri a e una sorriso aspersi o de' loro che udite, teggio. con- zappi un che piena i contadini, a una di e poco; devi stare fracasso banchieri, funzione ricchi, gli esasperati bella d'una musica: lagrima dall' impannata palazzi, contemplando un di e da un negli i fanciullini al balcone ricordo i loro brillano eccoli si gli annoiati, illuminati che i professori festa; tutti ecco dell'anima, ospiti inconsapevoli; riconoscono, e i finestra alla comune. di tutto assiduo guardare operaio, vide lo non e nell'officina chiesa fanciullini tuguri che professore, voi, contadino, a suono, nulla voi per è, voglio credere. una teatro si o in te, giorno gli operai, in che te, fermare puoi pugni Siano occhi in cipiglio,e mezzo, un ciò mai troppo in a segno, sentito tace fetto imper- è non sempre ha non ingrandisce pensieri dia un che sole. senza un due dà il fanciullo non dorme in chi il broncio e modo se avete banchiere, vanghi, chi riconoscere Forse Fa e cui a cosa spinge meglio linguaggio suo la di come ogni a dunque questo? o E parola. una il dica non anzi, prodigo ma chi lo poter vedere, per Né ammirare. poter per ciò a curiosità e più ingegnose. più grande cosa E contrario. loquacità: impicciolisce relazioni e della nome al che meglio stupore somiglianze il più piccola, e DISCORSI E e dei un loro sogno PENSIERI 12 ^ * modo tuo un limpido v/ ciò che e di dentro bene dal quella visione ad da tuo tu che gli oratori, ingrandiscono loro piaccia, e adoperano, parola Ma che la differenza è che piace Essi dici tu : di e di fanno che loro fanno lo che che Tu rubare scaltriti;il che ingenuo, altri ingenui Non è è tuo tu puoi presso, di sapresti la più. Il loro lo veda gliano abba- essi essi insomma si pongono pro- uomini nativo il è non ciullo fan- di lamentando o che meglio, altri linguaggio dire come che scaltriti, ad vedi. quello cosa, si ciullo fan- no, come da che parli fanciulli. che quando non in altro, intendere in chiare che ciò la mia ragioni se le quando più sublimi, più per e quando così?... tuo, dicendo e ciò appunto non tripudiando Fanciullo, dunque, comuni il una indichi. vedi la volontà che ciò che che d'uomini il tra piace, piaccia. Tu illumini si veda non sedurre anch'essi, loro altrimenti vuoi artifiziato di ad Tu si dice. linguaggio meno dicono essi gli occhi. vogliono Tu malizia! a altrimenti; ed sanno quello sempre coli pic- così Sì: un' altra essi quello potresti esempio, oratori. , Ìloro ricavi lasciarti quando invece dipinga che qual- impiccoliscono e così non stesso con è, per quello degli o come tu devi non somiglianza e tu E grandi così Perchè linguaggio che quel sentimento. operazioni certa una da e strumenti? in fuori diletto ora ora, vuoi, seppure tu questo tuo prima, fuori io affatto lo sapeva non vedo certo, anche era, Soltanto vuoi aspirare che del sei pago e anch'io esclama: e e me, ora! come cosa da dici tu DISCORSI immediato, e chi ti ode dire,quando sento E e dire e ti non a modo sentenze più più inaspettate, riguarda più la tua da ragione. Per ti questo vorrei parlo te io tu soglia,e non risposta meno... una poetica, che infantile?... dire? più gravità che con da avere I3 FANCIULLINO IL ho come da costumi. non V. Tu o che sai invisibile io ti non credo, stimo né di tesoro segreto dentro. Oh! volta, a vedere ti (non le le codesto mi fissi tra che vedono che vede le vede tu studi '^ che che si non come degli più dico é te le vedi Egli ha altri. Sì dei tu: che egli che e l'uomo quel sapevano turale na- momento occhi codesti te: tutto eterno, ed Ìa_H per come esterne, non sa tanti che particolari ha fatto suo dei prò' degli -^ nostri tempi a tempi scorsi, e, a mano più. I primi più e sempre niente; di far Dimentico il fanciullo interne con sia non con a „) ' molti, come per sei cose studiato credere sonoro maraviglia, le rimati momento. un Tu qualche omeoteleute e pensare, e detti quando far malcontento con risale,molto sapevano a e L'uomo quello fanciullo. di cadenzato temere. non tutto sai. non rischio che irragionevole, versi vogliono maraviglia; dico con volta. " d'un ancora Sebbene corre. dire come spaurito no: prima è parlare quelle tiritere,e sai isosillabiche tiritere ragionevole. Ma né No ci orecchianti certi sorrisi I E e l'ascoltarti molto no, custode e fanciullo, così come tua, anch'io Tarte che lagrime spaventare! quali trovatore perditempo un nepenthès e dcholon, farmaco l'ira,o e benefattore, ^ intimo mio o del coppiere il dolore contro ti amo, io quello che sa mano uomini sai tu, 14 PENSIERI Certo '^ intimo ti egli quanto loro l'uomo. gioia Se e Maravigliavano di ora tristezza tale poi ad altri,essi doveva far preziosi stupivano loro di chi volasse coi tutti i pregi, e nelle orecchie sei cantilene in vili che loro. impronte, vedevano loro essi metallo, dalle i e fanno ritmate, la tra ----^ e quando le con loro come v.-"_---'^ solo, quando saltano e ma sé — quali non boschereccia, sé vano ronza- tu, fanciullo,fai — — coi legate vive del il timbro e aperte. Or come ben balbettano E più po' sollevati,giocano un ma nate, nielli! Ne tutti i bambini come poppanti, e le zione. medita- cose mo con l'anima silenziosa come fosse e sonasse, attorno essi pur più ingegnosi loro, perchè loro parole il peso e lunga gettavano le difficile parola che recasse la lentezza con quale in principio rompevano schiudentisi,e quello col quale in fine Fai si non col suono labbra sono dopo nodi, segnate lavorate il d'altri,e le non soprabbondano, e se a dirla faretra, per gravita,la splendesse e la emetteva sottili esprimere essi, i primi uomini, misurata con Oh! più timore. strali di cui numerosi di ora di ora per gettito. diventasse e misto speranza fuori dalla e veramente era volevano traevano Pronunziavano uniforme, di ora il tutto con sentimento con l'uomo fanciullo, ma il per commovimento te, certi con solo né tutto, che tutto; il fanciullo tutto con Maravigliavano essi, era. nuovo dire, così per indistinto,di essere allora in loro assomigliavano, perchè fondeva, si DISCORSI E con sono ancora misura file certe di e pa denza ca- pa ma. in ciò presenza è ragione perché del mondo è natura. novello, e Tu adoperi sei a ancora signifi- FANCIULLINO IL V -^^--A35C^ il nasce ciò in Tu della tua antichissimo, o sei mondo il è ^ ognun per il mistero è funzione. tua vecchissimo E fanciullo! E mondo. della e essenza Innondo parola. novella la cario I5 che vedi tu ^ E nuovamente! quello, lo modo, cuUi due necessità, detto come ribellano, gli poeta che è vanto mai più, per senile fanciullo,gli intorno non che sono, qualche volta, giovane. E e forse non giovane. E, pace. basta: rità; auto- l'altro e chiacchiericcio ancora, in non si sì, tinge, grida a di voi, vecchiastri? fanciullezza glioso, orgo- verità, giovani veste, che per s'accorge uno si non dono inten- non si Sappiate la generale fossero, se vecchio caso è non miseramente fanno, d'essere, allora il ogni modo, giovinezza io D'essere accorgerebbero. A intendono loro con quelli,perchè gli uni se lo non che al di l' arguto schiamazzare quello questi perchè e altri riposta ogni sordità, altri in impertinenza, con sempre d'un nome sono si giovinezza imaginano nella noiosi tristezza, senza credono che ogni forza; più insita del Quelli E pedanti: Questo inaudibile! vecchiaia veder s' è mai di il queste dirà! si e qui (e novatori: questi,giovani e non gesti di nella che più recente); gli atteggiamenti e schifi in... è mano a inaudito vecchi gli con non mano a pugnaci è uni loro: detto si è quelli di tra ciò dire e o in certo stolti all'altra o cozzare sempre metafora Questa l'un antico, questo quale tu, sono all'una o paiono da dirlo e assai che veder e Come danzi! ribellarsi vogliono (non col generale) in lo o che nuovo primitivo il ritmo ma ritmo il per ci la poesia yifQlel la ^ l6 PENSIERI DISCORSI E VI. il Tu sei savio già detto né che nelle subito: di paziente, che Mi E rispondi? Pensi? fine sia, non d'aiuto,di che ne ha fornire un Un Ridi? credi procacciarmi ti è il contrario; Tu sei te sentono pregio e sai e un che da alle tu non tamente, indiretalla umih mia virtù, esercito,mi profitti inganneresti.Sappi che ora me si materiale, favore mie non non che utile che tu che certo ragionevole fanciullo: fanciullo non che tutti vecchio, e sia il trario. con- stinguer di- sanno perché mi dono bamboleggiare qualche volta,cre- vedono volentieri é che ti più. Ebbene, cosa ospite, che so po' un vecchio un saprei non l'industria,che qualche codesto figuridi procacciarmelo che e persona per direttamente aggiungendo che So Intendiamoci. tu? dittare? o dare metaforico, cioè che oro sospetto che povera di al tuo E lunghe. saperlo. Non di bisogno] Imagino, anzi tanto spende. ma dire sii e fine, l'hai di quello d'oro poco altro di le per Il lode, gran Aspetta bisogno esempio, per non moci intendia- dubiti?! Imagino che esiti? conosci si Ho puoi dirmi, quale? Ma me... Fuori, s'intende, di quello appunto e dunque, contento andar sai ma sofisticando. e domanda. una essere vederlo, sa Come? merito. conviene farti vuoi il nuoyo^ chi tra ripetere né ti attribuisco non gran mi vorrei prima dire, a ciò ci vedo non per si scopre. vale noi, tra perchè il nuovo, s'inventa: non dirla Vuoi vanità. trovarlo, affatturando a ''*' a vuoi non l'indicibile; una é cose t'indurrai nuovo né Non contento. trovare un'inutilità né mi e che io bamboleggi sempre, anche FANCIULLINO IL quando lavoro Per essi ciò utile minor che sul meno E ricavo. ne guadagnarmi la vita. quei lavori serii,e io torto. Sempre? Sappi per apprezzano hanno non se?'W, I7 torto hanno Hanno, sempre. esempio, per di molti altri), ragione (né parlo soltanto di me, ma dovrebbero quando tra i miei ragionamenti,che non non essere se comparire i giusti e chiari, vedono tuoi sorrisi e le tue grida. Vedi: i passeri sono ziosi grauccelli (anch'essi: nei seminati perchè no?); ma i contadini li voghono, per graziosiche siano. ce non Le bellissimi il grano tra ma spadacciole sono fiori; sarebbe molto qualcuno: di quel Non vedere! bel così che credono parla tale sarebbe ne andassi che tra e conoscessi nel e nel non che i fuori di posto, così dalla l'uomo e che che Ora per danno ai fatti a me, non miei, tu profondi nei cespugUo direi l'uomo Retorica\ tale non argentina, voce roco, io bado dormissi l'odoroso volere boschi Se dell' amaraco. come poeti facciano te egli ha mythous e gione ranon ho torto ragionamenti, così non pretendere che i ragionatorifacciano logous mythous (i).Ma pur troppo è difficile trovare (i) Plat. G. te a e c'è gridano: Platone, ti logous,favole io e te quando lontano l'utile spera qualcuno a cui i tuoi lampeggiamenti in mezzo avrebbe a essere serio, ai più E sai che cosa non dispiaccia. in scambio male d'Idalia tu sentire che fanno dilettare possano anche il fanciullo ingannare: per evitare sia tu fosse. Ma ne che Questi, trovandoti pensano ma che essere succede? e ce però colui Capisci? Se grano. può non nego dilettano non piaccionoi tuoi frulU un a ragionare che non che meglio Pascoli e Phaed. - non Ili Pensieri B. e Discorsi 2 l8 PENSIERI di chi si contenti stesso... Ma né possa mi che quello deve. E Platone, utile né diretto Platone. noi, dunque, a indiretto far solo egli era Tornando DISCORSI E da viene te, fanciullo. o invero Quale dire, nessuno. nessun Checché sarebbe? VII. IL A FANCIULLO gli ori fornisco,o dolce ospite:è vero; ma fo che ti bastino i fiori che cogli nel verde sentiero, te nel su le gemme ne su muro, V Non né le umide crepe, ispida siepe. al reco tuo desco lo spicchio fumante di pingue vitella; ma fo che ti piaccia il radicchio non senza la sua con Vovo che a la cantò Per né me selvastrella, te mattutina gallina. tu vigne ari, non sassose, maggesi; ma né dimmi o poeta, grasse se più di vigne Non fragili coppe di Cina, lampada d'oro t'irradia; maggesi s'allieta quel cupo signore, od il passero garrulo e tu! la e Parlai tu PENSIERI 20 che comprende il pago del sua O in città fa quale borghesuccio fantasiosi altro può poetico, bensì essere lacrima; mossa anche può Snelle cose, si fa ciò da due A della bello nelle e sognare quello difetto,non era occhi. che cose che Direte a li di poesia voi Ma pur del ammiri color e faccia E non di voglio scienza e e ammirabile; muove, così T dano guaroscuro non che fantasia di sebbene, più presto trovato, fu vista negli fanciullo, o alzando o belli le minime anzi annoia che in chi nappine, in nel unito primo, ad lo facciano cui altre mente giusta- più agevolmente come il o gli degni e greppo abbondi si trovi a il sentimento solo non e vicine cose di pimpinella, sul dire luminoso agavi americane, anche ammirare quel sentimento, la loro si chiudono te, ora, a trovi presente, gridelHno, della siede? •virtù di nelle ma cose, parlo i fiori delle canto suo mento, senti- trovare e tra avervelo non e nelle (non nulla circondano, lontano. realtà me, infantili che occhi cotali dalla occhi è sorriso direte voi che fanciulloni),^ poetico abbondi più m*chi, torcendo ma per quel Poesia essi cercavano, di da il loro ravvisando cercare a Già, anima. nostra volte, non sì, poeti fantasia;la quale è serenamente e borgo palazzo un essi no? essere. dire? nel d' sono, animata e a semplicemente tumulto altro non ho come e avviare sognatori, e gli altri e ma da rumoreggiante, e sentimento è pastore che, parando fantastica che borghesuccio grande il bottega una sogna il ? E il contrario è pecore, vicino, e di il capanna, il appartamentino ammobigliato sia pur senza molta con pazienza e diligenza; e vai gusto ma dicendo. ^ della poetico suo buon le il sentimento è pastore DISCORSI E suo lettore,e, a ogni FANCIULLINO IL modo, d'aver pretende che, ascoltando, ha calici, di la che ciò in poesia soglia spregiare, deve fare benefico sforzi tale è freno correre chi l'hanno, fermarlo che umana più opera di ne disprezzo in invidia un chi in Poeta per il resta (io non il tuo guerra ognuno; mostri la clava di la in passione e quel aveva ancor d'Ercole. Poeta sentì perderlo, farebbe E uomini per le simili tutti che non è in e cui mineo ful- tanto con disperata tanta altri so sarebbe ne questi tempi vide tempi di vide ziare pronunrotolare ginose; quadrighe^vertia conflagrazione tutti contro quelU qualunque più ingegnoso degno nemmeno o Parthemasì), erano in per va della ci fa la via per non avanti, con addietro. \Già in quei tempi all'orizzonte una chi nome, circolo e sono degli sono santo vano ansia l'impossibilefelicità verso ej giero leg- e quale medicine? e avvantaggiata; specialmente corsa lì trova rafforzarlo utile di comodità il questi, del più potere la cetra E fece poesia, senza nava balein mondo d'ognuno sopra e contro le fiere di Orfeo pensare i cher ciò soave un mancano, la comunione quanto la desiderio, quelliche in in e non pone sapesse quelli che in chi infeUce con è di chii poetico altrove^E sommamente" all'instancabile trovatore la largamente circonda, di non cercarla per felicità. Oh! insinuarlo lo sentimento, perpetuamente dire bevuto il sentimento intenso dunque la vita tore l'udi- novellette merito. maggior altri che che vole; Egli è stato, forse, arguto e festerallegracon la parola sua schietta,senza chi bisogno della sono l'uomo come sue abbia mai, letificante. ma trova viste non rallegratocon pure vino Or assenti, o cose meravigliose,eglifa tutti a sempre del le poiché 31 e i che ad \/ PENSIERI 22 darsi altro, senza di V per del E cantare. io canto; suo irrequiete. O in abolire V la lotta giatori verseg- o le dite e dall'ora non lo egli la guerra diversamente giche? Geor- da voleva popoli. i tra dite la della ricchezza: e suo amare doloroso le classi tanto ad spettacolo né della dire, al delle Egli insegnava sente pre- a era il cantore che voi, o poeti socialisti, volete diverse vero? tra tribunizie,o la vostra, vale d'Augusto, invidioso ne anime Era ditemi: ad sino nostre escludete sia non dura se nelle frasi di che fosse non augurio : cantò, qual fosse l'effetto certo, sociali,che è non fu tore, ammoni- mal dolcezza rimatori secolo cui miseria Che misurare la poesia, Sì, vita so con ogni poesia posto, nel del e grande ma di teoriche escludete consigliatore,di buono non vibrando oggidì, di arie del profeta DISCORSI E tanto cose lui? ,x.X^ Dei parlare ragione Vi : no di fu sana e filosofia la io Fu gliessero dove è le nel Considerate. li la società che, dei la stesso se fece mai, filosofi quella a la vita. e dicendo poesia che e : la trasce- che quelle fermavano con- sentimento. Catone prima di giudizio e sapere, lì addusse portò per mano, tempo opinioni il loro al che il fanciuUino tra che di considerare pia fu il fanciuUino dirò virtù. si può poeti Augustei (che non Virgilio senza soggiungere Orazio) voi che direte E fraterni due e Varrone Virgilio. Erano essi. Per pater familias che di scrissero uomini di esempio, Catone, cosa deve dire coltura agrimolto rendo suggee fare, FANCIULLINO IL si quando vende il bene; vino, le incaschiti, I buoi vecchi, schiavo uno deve famigha d'avanzo, tirare naturale che fatti cose le con in E cui i a cui bovi, muto sono in oltre sui che libri dei plaustri e dei da sola non erba anche ma piantine ammaestri il buon (i) Cat. culas. de Traduco di artnenla (2) frasche e agri (3) Georg. di massaio carri Georg. Rerum 3, (4) ib. 174 sqq. 126 3, Ruslicarum sqq. i sono bensì ma non dal l'argomento i, e che paleo nato e insegna si di al iedro pol- domano, palude, (4); così companatico, delicula, Keil. Cf. 17. \Jk2- strumento biada, e pane 129. tasia, fan- a come appena Armenia posito pro- glischiavi. Noi, fiore sul di ogni momento, a erano salcio (2). „ in tanto 2, 7. le cui in grano cultura Altri semivocale che così, scostandomi Verg. Varr. di " bovi, di quello ai manzi (3), e razza delle gli schiavi, studiato erbe era Varrone campi: aspettarci che dare, roba eppure Virgilio scrivendo coltivazione ìIìj. quale profenda l'altra e (i). „ semivocale avere esempio, dobbiamo per comprare distinzione degli altri,parlasse della precipuo dopo ma i padre vocale, in versi sull'agricoltura, anche Un quel punto. strumento in versi a elegante naturale, s'intende,che in ammalaz- senso; coltivano si generi : vocale, sono schiavo non certo un le pecore, così ferramenti ferragliavecchia questa quali in tre muto; la venda. vecchio, uno vendere, a si nominassero riferisce dividono e barroccio fanno noi a più buone, attempato, Quegli schiavi, tra in fattrici non si se l'olio, che ci sia di troppo, la venda. altra roba zito,e Venda " frumentoche avanzi, lo il un lana, le pelli, la di villa,conclude: alla reca 33 per il oves deli- significato PENSIERI 24 vino di olive, è fornirsi che certo alla familia. Parlando egli penserà al pulmentarium da vestimenta, e DISCORSI E dice familiae.Catone, gran maestro, più puoi, di olive quanto anche le olive olio, indolciscile: poco durino perchè dà non grande di che risparmio, le olive Tornava aceto e Quindi uscire possa fanne e alleo discorrere pare, cui caschereccie. più possibile. Quando il mangiate, mi da buone, cisci Indol- " (i): pure bene, „. codeste olive da ranno sa- riporre per dei vestimenti; che gli schiavi, e così anche poteva in taglio,a proposito della cadere lana, fare per di tal genere: esempio un'osservazione quando a " schiavo uno dai ritira il prima tunica una vecchio, queste „. erano buone garbo del di poemi costumi i ci c'è mai due da (i) Cat. (2) Aen. cretese, 5, 284; diede E in c'è (3) Aen. Omero : al 3, la e e vità gra- re //. 23, dei Lidi 701 di sé sqq. 57 e due e i a stesso, 5, di altri e vede bensì questi suoi campi, geraellini alla è cioè 391; a di 8, arava Sergesto, Foloe, E 5"?rz/«/to .• proposito Titiro, 411, poppa. in serva, figliò,Elenore. un c'è 59. 263, Anche servitium 705; tempi coltivare,quelliche partorisce parola di e (3). Ma suoi servus; chiama eppur premio come con Andromaca 168, I, data, è a leggi 56 tessere, Inoltre l'idea Georg. nel e parola in cui il poeta servi non 58, e. cinnia Omerico. tanto Virgilio.Nei di altri schiavi; insegnava a. di è quel solennità per proposito molti esso imitazione che toppe a provvidenze con con la costumi e ministri esperta schiavi nemmeno a (2):tempi famuli e quelli che versi parlare sa sono volte,e serviti re bei in casacche simili e nuovo, cose. sii Non non serva che poeta umili Oh! mettersi a pastrano un farne per Insomma (centones) o 584. 9, una Ed è 546, Li- anche questo Aen. 3, 327. di giovenchi in ed. i, 41. FANCIULLINO IL e seminava dolci i suoi con gente incatenata 25 poeta che Il compedita. e delle in se ecloghe pastorali mette schiavo liberato,ha proclamato nelle hche di bocca sua ne di come in della alla sua care feste di la fuori (3).Di gente traccia. L' ideale Taranto. buona Aveva né a grano a il rodio quel vecchiet- dintorni patria nei né prato terra vigna: a le e nemmeno altri, per è casa pochi ingerì di avuto né poeta sua tanta altrui,lavorando lavori del sé, sarebbero famiglia in che Cilice,trapiantato dalla che con felicità, soverchianza della quelli da bello,senza tanto stagione,godendosi una tino o di sono gilio Vir- Questi figliolanza. la loro fruttato,tra miseria dalla suona la terra esclama conoscessero tanto con Essi la loro Virgilio,quando se felici, ita- compagne coltivano possidentuccicon mente tanto pace, (2), che parla Varrone prima d'uno (i).Gli agricolidi mercenari. né nella persona enfasi tanta con libertas : schiavi tanti ha Titiro sono cui o che quella parola hanno versi, quelli non non gril-bA"fv"^vv una " laia,uno scopicelo. Ebbene aveva fatto anche gigli e e vivai sogno Loda E rose, e due grande, tanto (i) Ed. (2) RH. con era i suoi cavoli, ma frutta,e bugni d'api, il piccolo era il e poco il fraterni il mio l'orto, con e poeti.Virgilio diceva: tienti voto: alla un campicello fonte,e una piccina {5). 17 tpsi colunl, (3) Georg. 2, 458 sqq. (4) Georg. 4, 125 sqq. (5) Georg. 2, 412 sqq. ut plerique V per pauperculi progenie. i, 300 sqq. e altrove. y-ifyWj non giunta I, 28. I, ^^'^c ne da grande, Questo solo non alberi grandi la campagna Orazio: con piante (4). Si: di dei orto, un vecchiettino il bravo cum sua 26 PENSIERI po* di un di coltivarla in si presentava ha dire è )( davvero Non donne. i suoi le cose se non chi poeta, occhi di sublimi cose e dette umile.jllpoeta anche cieco il è una E le cose è esso di chi è signore gran E tale se che se che è sembra, non in lui; cioè mano tutto a desidera ciuUo Per che libri di legge di di questo egli (nei campi. noi filosofo No: hbertà? 2, 6, i sqq. è tende avesse del suo del che o di anzi dire come suo il voleva a bimbo, sempre la niente e compagno compagno Virgilio proprio, ma non se il fanciullino sempre e lavoro in cuore, Diremo povero, vuol povero, non duro pan non aveva qualche (i) Sernt: d'oro, fare il duro vorrebbe tribolato. culla tutti,come a e conservato poverino una il boccon trito,e V si è Perchè in nato pur felice,ebbene e lui, è pauperculus però fanciullo. dire sia ricco è giovane e stupisce piccolo,è , f grandi, poetiche, riescono non K visione poverello dell'umanità,spesso vecchio. e in in persona loro, perchè appunto serragliodi si fissa misurare. vuol contrario,anzi, un amare non possano sentite sono dice chi ricche,le avanti è è Il poeta mediocre. ama, della quest'amor mediocrità, non poeta della esser essere Non vero. che ^ Ma Oh! Orazio a che l'aiolina. carrozzina, la ciie ciò fanciulli, tutti i rimproverato mediocrità! razione conside- .dir meglio, il fanciullo semplice. A loro, preferiva,come chi c'è preferirela pensiero questa al piccolo: il cavaUino, è dovrebbe non toccasse piccola,quando non ai due poeti, quando erano Ma lui? a così era alla grande poeti, non V (i).Chi selvetta campagna DISCORSI E il fan-*s glischiavi VirgiUo attingesse dai qualche profeta questa egli stesso ne era forse incon- \ 28 PENSIERI sudavano e che quanto procuro dice non uno che mai che racconta non spumavano, e il bello. Che sforzo continuo Così, E un merito in di fanciullo e la chiesa colui gli canti la dove ti sta da corda ri- fare si punto ap- cattivi. coloro il non che buono, ospita. Il quale dentro aver della deve non più sa non e le delizie dove casa se che masnadiero, un che vedi non non pazzia torto gran non che cantar ) anima bisogna meno e vedi il niffolo visione la buoni tu a a (tu nostra il male caso, da bontà della stesso, questo ciò che anche essere innocenza, e sé su mai nostra cantare per brucavano torca non così fanciullo,hanno caro attribuiscono,per qualche tu della e questo, di pensar in può che che dice non stallavano; il buono pazzia. ridicendo pur posso, che tratti di DISCORSI cavalli,e i loro esempio, per E e pace sé l' del- più riposare, pregare. XI. Il poeta, tale che patrio e pietre a il i cantori far le il suon della mura guidassero piante, e e poeta, cioè veramente il fanciullo buoni e della selva educassero dentro, civili costumi, Quindi umano. città,e detta cetra la adunasse animasse le popoh. Le le piante primordiale; i denza cre- e che pietre, le tenero quali, in ascoltando familiare e le fiere della dell' eterno I é ciò che fatto,che ammansasse e quando perciò ispiratore di d'amor le e solo significhi riesce e è se fiere,i popoli primi, seguivano la voce fanciullo,d' un dio giovinetto,del più piccolo che fosse nella tribù d'uomini salvatici. verità, s'ingentilivano contemplando e la loro in tempi infanzia. Così Omero, IL feroci,a nel più noi FANCIULLINO che morale, preferiva al lo mostra d'un' male Gli Sì: che è altre e che ma di col pino, che hanno la tesse tela r Eneide schiuma o della senso mattutino Evandro nella i non \ non Omero, il poeta maestro, maestro, e che corte. artiere un (i) Plat. (2) Aen. e ceseUi Apol. 8, 155 E sqq. B. o che (i).E in o nel- dove guettìo cin- quel che sveglia da avevano gere sor- (a)! demagogo, è, sia tanti altri Georg, di che apposta. è non filosofo, di pace sqq. donna è foggi spada che rami apposta. Il poeta non — l'uomo lo facevano nemmenp l'oro 28 la passeri, Roma farlo con nemmeno, nieUi là tribuno non di o di predicatore, o o volta giorno! suoi a epopea rondini deve al otto battaglie;eppure e guerre Virgilio,non ma ogni cantando paiolo capanna, non oratore ^jdistato V il palazzi imperiali Ma Ma sua spiga a mirabile di inadempiuto qualche la notte fiaccole,e essere Virgilio canta il tutto a avessero lavoro, quella, tra fa il capo pennato schiavi. per Oh! — aggiunge dolcezza lavoro svago. , che di alle e che il desiderio di poetico, senza e parrebbe ore al lavoro al guerre le otto otto Virgilio,in anticipato, ahimè!, tanto ancora lui il contadino presso Così tal perfezione Socrate, a soltanto mira tempo, suo operai, sonno la senza figli, al ciò de' nostri di dei uomini, impetrato, di modello buona, felice,tutta gioie pure tipo di la morte. spettacolo umanità degli eroi, cioè Achille, un potè servire tempi più gentili,avendo ci feroce più in poetico, e vero quando nel presenta 29 istorico, non uomo con e poeta, scudi e altri,un gU porga. i, 291 sqq. del pace meri; vo- artista A costi- PENSIERI 30 il tuire la e visione, che r X r e uno più il modo col il sentimento suo quale agli altri smette tra- anzi, quando li trasmette, altra,E^li. cospètto'd'un pubblico, parla piutJtosto tra sé, che a quello. Del pubblico, non pare forte (ma non Parla che si accorga. tanto 1) più per essendo pur udir È, in meglio ortolano; nascere in serva intrecci e bei legare suoi del i fiori lì per bimbo civili e il la l'ha esso vede la un pronunziata in istrada unisce e tutti che sentono Si i -;- ir Si mai. le bandiere loro. che provvidenze parola, la quale pronunziata, bacata, o ruzza, di se se sa è nell'anima che autore passar sua buttare che monello accorgersene, vede folla; e avrebbero folla: invece Senza Getta non dire, a nativo, del i fiori torchietto un come ritmo e sarà poeta con salcio: poppa dirlo,un intingoli,che ghirlandette.Egli meglio, un a mio i cavolfiori che fiorista, è buoni quel con sociali? le trombe. .appena lì il spiacere qualche fogliamarcia alla che tra esso la al cavolo al ora un non in o altrui. giardiniere,che fa cavolfiori. Sapete che cosa o o e da presenti possa piatti,con pensieri Ora cuoco in mazzetti strappa 'che è levare non fiori intendere sono quanto crescere Non è ? non che ortolano, sì, un e farsi per imagini usare per che esso, spirito,è, sì, per r infinitamente poeta vale sua DISCORSI E trova trova sonar glialtri, è quella tra ancora le masserizie di una Ed dice la parola, che si trova esso famigliapovera. subito piena delle lagrime di tutti. Il poeta è colui che / esprime la parola che tutti /avevano sulle labbra e che nessuno detta. avrebbe Ma ad non è lui che sale su una sedia trascina, ma arringare.Egli non è persuaso. persuade, ma o è su un tavolo, trascinato;non FANCIULLINO IL Perchè che proprio ci X Se d'uno di sua Io l'ho più di è che e noi invasi da patria. Non feste e ci nelle allora la gioia e mille il grido echi. Ma s'impanchi d'amor paterno ai suoi zii che vuole di lezione pretende che X poesia,costretta retorica,e abbiamo della tanta, sin Orazio, cominciò, si donne, Giulia di può noi da dire, di la sue allora grido ha di sùbito che patrio o faccia anzi questo J vecchio noioso poesia. Perchè di la e libri,avvizzisce finalmente questa quando, chiusa e il tiamo sen- per nelle d'amor che la sui scuola, e E muore. ci n la poesia sociale,poesia civile, intristisce poesia patriottica, chiusa solazione; con- gran fratellini,e un esista non essere a sia e bambino un ai suoi vispo fanciullo vuole, insomma, è è mamma, che grido è quotidiana Chi madre la non fanciullo non materno e Oh! amare! disgrazie. E ed il bambino di darsi Così canto. — del cuore dolore; nonni. e il dal il caffè imbecille, una lei, se nostre! — far a di accorgiamo mamma! consolati, e di impeto un anche prorompe ha che più giorno, alla pensa, mamma per bisogno lontana, è direste un facile così è ci si siamo sue abbia la per dato è lui a che cara M'ha I Costui la madre strugge. Oppure giorno mamma! che intorno Quello levata, finga e quella Ecco morta! s'è che malata, è la cronaca, mamma uno amare la madre ci si cara tutti affetti. Ma degli povera società,bisogna serio. guaio un soave guardata, non alla e che Stamane latte,povera l'aria è facesse che mamma? quando patria momento un no, il è mamma, e sia pensino. voi alla pensi 3I morto grande finì con l'aria neldi ammala pseudopoesia ne chiando Virgilio,invecche rivoluzione la morte Cleopatra, la figliae di due l'amante PENSIERI 32 Cesare; di ebbene si chiamati, di campo fatto un li avrebbe sull'immenso gràccnìando gettarono beccare occhi non in storico, di quelli ultimi; lo condivano la loro storia di poeta esclamò un'alba lui? che posso io Io starlo a Voleva Natta, che la due dopo (2). È suoi versi tre o (i) Sen. Ep. 122, 11: (2) Sen. Ep. 122, 11. comincia a spargersi per che la terra; il scompartito Buta a Montano poco, stalla i loro alle Andrò a fare la va becco Perchè declamava: la notte assopite salutazione E tal fatti che non Varo: Che a dare dice? Buta „. a recare È l'ora lume-di-lucern vivi-al- un ricoverarono a „. a giorno. notte pastori " rosseggiante eclama: di Febo " somministrarlo a Varo che fattarello fuggi-luce, un i e cominciava mattinale che e pei comincia vieni, e 'faceva Già il di e triste un era che " già ; Buta insomma, armenti; terre rondine „ uno lì la il buon un'alba: con fiamme, assiduo con col molle letto. a va già leggere il a cominciato le ardenti sentire 2. continua E e cibo, ammoniva cf. Apoc. subito fuori metter nidi garruli bene avendo Montano segue. Orazio Pi- scendente condi- poco, andare poteva esso Già inutile. durata sarebbe seccaggine diceva a dire, „ e seccato più essere pronto sono s'era recite; Natta sue tramonto! un a alle albe giorno, e un andare O " : tutto per un era inseriva tale un scrizione de- il poema e Questi tratto non una con Montano. poiché recitato si doveva non declamata ogni che incorniciavano perciò di tramonto; Giulio lo mettevano e capivano e e un'altra e Pertanto, con da poesia: tant' altri. A ch'egli avesse nario anch'essi verseggiata alba come tramonti. che far a (i). Ecco fatto era Ma esametri. i versi bastano uccisi, vano Racconta- facevano che declamazioni, esclamazioni, maledizioni; con ai di essi? poesia. E di Pindaro corvi, quali i battaglia,per semi ma DISCORSI E È il Di nella nero già lenzio si- notte. FANCIULLINO IL belle toppe Bisogna Vi il fatto filtri attraverso divenir vuol storico,se poetico, maraviglia e l'ingenuitàdella la la fanciulla,se anima \ stra far gialle, per e rosse che le digressioncelle, di prosa poesia (i). descrizioncelle,le le bastavano 33 il allontanare conserviamo fatto y no- sogna Bi- ancora. allontanandocene vicino la poesia Volete cui distijiguere a una (2).] prova storico? Se la dalla pseudopoesia, in siffatto genere narrazione, che il verseggiatore vi fa, vi commuove noi la stessa, fatta che meno male; e tempo che pure non fatto ha e dallo prosa, storico verseggiatore ha ha poetato. E ha perduto il perdere a noi il nostro. ^ cronista,dite dal in il e dotto, trasuo XII. Ma in Italia la In s'ingiunge. manda, che pare delle falso. Le idee sono di sé tanti si sia i fini. Siamo alle non delle più (i) AP. loro 15 (2) Avete una casa, prosa. nella e delle che delle concetto idee, chiamano se le e scienze. non di non loro pensano aratri, utilità. Delle un borgo. Guardate all'in meglio Puntatelo contrario: distinti. Più ecco verso per la visione una il campagna, suo verso: verso la ecco poesia. Più nella particolari seconda e più... Provate! Pascoli ^ finalmente abbiamo parlano della soltanto, mi ingenerato un che agricoltori non bellurie binocolo? verso prima e vittime sqq. un Guardate poesia. G. vanghe siamo gli strumenti gruppi che si do- desidera, si in Italia né noi, fissati sugli strumenti, dimenticato e Italia noi vero, lettere lettere fanno Ma se Per letteraria! storia si pseudopoesia - Pensieri e Discorsi 3 PENSIERI 34 terra, dei concimi, della semente, Quindi avviene che storici,matematici, coltivatori di di strumenti: li E utili Ma c'è la poesia che se tutto ciò dolce, suo che lo si dice e ne secoli seminare. e della letteratura, l'altra diletto,amaro allo scuole, è non d'altro ma e Ma perenne. " letteratura La modo. stesso chiamiamo la Affermiamo la poesia ordine noi tal che poesia, ella vera poesia di Così: l'uomo meglio, di in nativa, la tiamo met- dividiamo che della sarà quattromila impara anno in anno, millennio; vagiti e guaiti in a ma tutti i anni secolo tempi e in con ora una che una Come diverso tanto comincia fate sono. che In verità quahtà stessa cendo. di- vai decade, rimuore. voi se parlare di per arcadica, romantica, risorge, che maraviglia vera e strumentale progredisce,che che muore, è o „, ragioniamo che in comprende classica,veristica,naturalistica,idealistica,e nasce, molto cose coltivazione, affatto la psiche primordiale e raria. lette- storia e sono per anch'essa, specie. E, poniamo, con essi, codesti rispetto alle scienze tivazione colrispetto al fine. È una strumento insieme altro, nobile più coltivare scrive e Questa poniamo, della ci branche di "collezionano,,. sé, la poesia che a altrui. o che quello sta la critica cioè le tante tra pure, fare: da belle e li che d' occupar sia e ora vedere può ognuno più "giudicano,, chiamiamo JTodest'ozionoi s'occupano li facessero almeno dire,come d'ulivi,così e grano la loro che vedo, no, di ci si debba non occupazioni. E delle viti,di più. fisici,filosofi, come d'aratri,i quali non che io ci curiamo non letterati; modo così e credono stimano, e abbiamo, canapa, periti di vanghe altro, e DISCORSI E mai? o tanto secolo, di far luoghi.La lennio mil- gli stessi sostanza 36 Voi di dovete soltanto giudicare) lasciar da X luce involve, e o fuoco un fuoco: i come " c'è la dei è le perle; quale più, in pura di rado Una queste perle, nel grande e lo dì eh' han detto che lo che in cui tocco paia questa ode se il il ai dolci ridiveniamo squilla di lontano pianger (Dante per più poetico è un l'ultimo. la rara mare, Ben Occorre meno. romanzi, la esempio. un perliferoche amici d'amore trovare dano scal- della sera: core che rappresentazione, che può e il disio peregrin giorno quel quante? ma oceano intenerisce nuovo e poesia gran la campana volge naviganti, punge, ne che ai e se diremo l'ora già un Faccio pura. una questi siano poemi, drammi, si trova Comedia, Era non essi La „. che quale poesia in è grandi drammi, corre siano che divina dei che non stesso. Proprio applicata dire In luce e appariscono. rara. ci molto sono in " anche la poesia raramente poesia Ora mare poche; però è videro; modo quel grandi poemi, „ Nel ognuno. in e che poesia. Imaginate di La quella scritta,è e grandi romanzi. tutta che diminuisce; o sempre dire a detta Ma pura. applicata dei s' ha poesia, poesia è volta, una Solamente la cresce che occhi Arcadia. e non questa mania avete quali,quando appariscono, illuminano ora Sì: quelli secento parte si evolve giudicare (se furono se DISCORSI E PENSIERI ci momento si addio ; muore. di più poetiche rappresenta l'ora il fanciulli!), È l'ultimo; sebbene la sia piange il giorno che muore, fatti di quei tocchi che noi verseggiatori abbiamo E così quel suono tornare a noia, a forza di ripeterli. squilla lontana che FANCIULLINO IL squillapuò di da mettere, lega nel di dovuto Ma doppi. tanti dovuto stinto essere fioco per e il " Quel perchè egli,racconta mettere, dato assor- ha poeta un dell'arte, Quale? puro. alcuno, Orbene: tant'è. la necessità per oro suo 37 pochino L'ha paia „. sentimento un di sé. E allora ha detto anche poetico altrui,sebbene che la squilla pare piange veramente. piangere, non A il fanciullo tratto un (qui un poco, e molto altrove, molto fanciullo altri),il presso che vergogni e parlar fanciullesco, si corregge. par Ma la campana il però piange, non giorno lo bimbo, caro „. che par " Pare, da che par muoia, e che noi, anche pianga: (i). muore non di e diamoci è, inten- non sapevamo ma si riscuote, fanciullo d'esser si e via mezza a XIII. La benefica poesia di ci fa la meglio amare é, dunque, la poesia sé In Italia ciullo: in in é più fu amata la genere poesia elementare altro quel poema dei della poemi che e non è nella al fanciullezza sdegnarsi e per la poesia concezione sono nostra invisibile,la peregrinazione e che tutta sua mondo della e in godere coi e il morti. che ispecie Nulla piti è pura, " il conversare per poetico , più proprio là contemplazione mistero, la nella tutto non il da Come v'è, sia generale saranno. anima per quanto )j mai non spontanea. che faiy- o di sempre ma letteratura, così nostra sia poesia, sei d'ora i si trova, la tua, Invero altrove^ (i) È superfluo aggiungere Comedia di rado quale patria (non non che rara la la pura, mondo, di per patria,la famiglia,l'umanità,/ la mia é sei del tu ItaUa noi che poi, sé, la poesia che per e l' del- gere pian- 38 PENSIERI abbiamo concretezza quanto si fa libri. Poi sui che lo meno italico noci di le con d'oro carta ci stiamo E vederci; e E da e si tutto conclude l'un ci l'altro da lo è per sa di lucerna, che, lo studio O ma aggiudicazione più conquistarci giudici. Nei per molta Sono di giochi poesia (per di anzi guazzale d'erba per studiamo troppo poco. non Non al e la dei primi, ed ove all'asta qualche con poetare; sapere, giorni, miazione, pre- altro,di sopraffare essere più d'imitazione, di senza gra- nostri i nostri troppi scaltriti, nostra non e a parte la gherminella che meglio la che diamo guar- stanno si dà troppo, per come? diretto la che ai nostri tutto e ombra. garbo senza noi: a pubblico: grandi dei Perciò loro. studiamo di cercano così) e i concorso attempati. e fanciulli, esser al tutto con e il favore cosa badiamo proponiamo, c'entra fanciulli, è a farci sempre alla nostra dell'occhio si fa così zietta noi, a le coperte badiamo siccome, particolarmente noi pettinato: essere giuoco, ciò Il fanciullino ben e devono filetto, facciamo così scioltezza. poesia. vestito al in specialmente ammicchiamo e la coda con tutto che più ben badare sentire a anche di non troppo l'ornamentazione; nella a scritture; nostre soffocata;la poesia dimostriamo fa giovato aver d'argento.Noi voghamo e invece onore: ciò l'ha che quali alle Noi latina,come greci. Ciò può comporta: ruzza non modelli. stile nell'arte amiamo lo gusto dei sé maestà e poesia, a questo e innanzi avuto fatto coi avevano dare ma DISCORSI specchiatoil nostro i latini a ha poesia nostra E è che di chiamarla collezione, fresca. Noi gere superfluo aggiunMettiamo c'entra. c'entra fine,che nel Dante studio? poetare lo mostrò. VirgiHo Sì, che è FANCIULLINO IL lo conduce studio, l'arte in alla in e genere la Dante poesia. Ebbene, della è occhi gli a vede bene ritrovare e la sceglie cantando, i fiori che Io, insistere senza esatto sul che che ruggine _in_modo deve ed le toghere scorie rispetto può menato a sua umana arte é è, da bere alla e fonte. renderci impersonata primordialmente la Lo^ natura. in e Così Matelda, Ubera, noi viamo trocon pur dilatiamo e ingenui, avanti trice Beaè una dato sgri- fanciullo vuole non o nell'acqua studio deve é e togliere Dante. dice che \^'^ studio che come tuffato f^, tanta Lo dall' che a anima^ rifarci se il limpidezza come bambino preso la nostra noi vergognare come sé, ; che tanto per cristallo sé piedi. diretto noi. deve figura Matelda a fare e Y gli artifizi, Dante piangere dall'altra studio come mito nella e che e studio, poeta sulla quel e fiore, i suoi cristallo puro vetro Lo quale fatto battuto, non più tal così e d'un soffiando. insomma, al scorie da puro togliere noi tra casualmente; vai formiamo soli e essere specchiarci a essere il deve depositata torniamo quasi le ha dino giar- lo del morale a nel dell'oblio avanti aggiungere: il tempo che prima; ad punto ap- fatica, sceglie alcuna studio lo è mercè bello, dico, interpretando e togliere più di fiumi nei spuntino è Dante fior il poeta, valore rispetto artistico, che /\ poesia, cantando senza pare Dante fanciullezza, sua l'arte; è condusse la o purifica Ossia, volontà. riuscito è, sceglie di studio Matelda, luminosi, buona lo che L'arte ispecie. dell'innocenza, ha Matelda a Dunque poesia. 39 la felice,innocente. ' La)" natura/ PENSIERI 40 DISCORSI E XIV. Ma furbi, che lo italiani noi studiando si deve Ma stesso. noi credere o sovente ci pare in fatta la di ci marmo: belle statue E di lo ne noi, facendo delizie arcade ; pezzo tra i se si mettono certi certi il sì e che pare non se in X---32ieri, _sono_, pieni d^^^^ di Matelda lo chiamino un chiamato si butta maggiore, modo; un : pare d'inciam- antitesi,sta d'essere a ! essere si abbandona che un' tino Are- fili sottili tratto uno ariete tutti e sì che gl'itahani (giudicandolida versi) non abbiano Pietro a degli imitatori mughare diamo ricor- non sono ogni temendo qualche o ma foresta avanti la mandra belare : le Parte vogliono teme si vede il no, dietro scrivono detto: lustrare e pare, della a i blocchi facciamo noi scuole campagna, Mentre altri mai già altro tempi quelliche in L'ho a Le fiori,temiamo un vCv"s alla rinfusa più, Bambocci : i verdi tra pulire disse, mi legano. della secentista. in ci cadere. e di al solo non contro elegantistucchi : ammirava le scuole statua il martello più Giovanni che ferro, tesi alle Udine da quel che fatte. Al e nostra. accontentiamo e di Giovanni ci opera gettiamo più non altrui magari imaginiamo che, bronzo, quella diventi a Perciò gemma trovata sovente non dare e meglio. la e sì, diverso, stesso fare abbiamo più di più bella, ma Noi noi nostro, la statua lo incastonando che, e di seri troppo. E far a far credere a imitiamo imparare vogliamo gemma; dorando sia darci anello un fondo, troppo poeti. Noi essere per in siamo, che abbiano la mamma; che l'amica, i poeti cioè IL imbrancati essere non FANCIULLINO nel né troppo sforzati. E Matelda finisce per confondersi Ma o poi sembra La poesia la mancare, inavvertito, fuori vedete per terra, nella loro che che e volanti o non o a della sol uccelli,che che uccelli, sì di che crocrol fanno che essi sembrano un é non del Basta proprio loro, per cento e' é, da Se il Ora popolo a parte italiano poesia fa trovate soltanto cioline, chioc- il medesimo. cervi il tottavì fiori vi il nome della agli sì e di e dire quelli e fioretti, gere, aggiun- o far distinzione non provate di nome a sempre margherite se e gioia più grande e gialli, di ai fiori S' ha fanno la nazione tutta a ^ fatto, è non Pensate e un a prato gremito dire Linneo il non nome va, popolare varia, quando regione, anzi piante,uccelli,insetti la e che ecco ragioni, e regione cose loro comune dir coperto crochi? seri seri. vedere: nome hanno? quelli che di mani poeta popolo. nome greppo manca, particolare .jk^ interessano Il Il magari, vermigli tra d'un alle de' fanciulli la sono consueta: noi si trastullano via, anima? sua le classi tutte fogliee questi lapilliideali,questi divulgato,o è delle noi. sempre loro chiamare come che salmo propria, a visione ossiccioli,sassetti. Ma loro, facendo dolce suo e nella hanno perciò da stormir ragazzi quando Voi irresoluti,troppo morire. vera dentro e li lingua. consiste i lo con ruscello, e la poesia il lismo nell'idea- né preoccupazioni allontana più lungi del per Guardate Queste si sempre gorgoglio verismo circospetti, troppo echeggiare col nel né simbolismo. rendono 4I badasse da a contado queste tali a contado. cose, fiori, rettiU, che formano per gran campagna, il che esse nome 2- f OMdv\v"^. PENSIERI 42 hanno in DISCORSI E finito per terra, avrebbe una quellodominante per lo più dallo in altre. Ma sogliono seguire i tremolìi il poeta, così ogni O deve poeta facendo ogni a ciò è rinunzia. facili così alla e seccante! vista,di che E dire lasciar vuol dire? tuttavia il così così, sperando, se ne i nomi? l'arte che poeta deve Deve tante del deve Così è a di meno dorature, che ri- una aggiungere: tanti ghirigori, bellurie,così tante d'amor sempre non togliere, fare operare, rinunzia qualche momento farsi,di a è? si lasci „. mette proprio. Perchè X^nunzia. Ho detto e libellule. E i avvantaggino i poeti futuri, divulgatitanti nomi prima ignotie oscuri. In verità non è egli l'Adamo primo per questo che se quali troveranno perciò chiamati che E fare, e altro, che non " cangiantidelle poetare, bisogna che vuol se saccente poeta su gl'italiani abbarbagliati dell' elmo di Scipio,non sfolgorìo' dire tanto prevalere danno piacevoli tanta idea e propria ricchezza: questa è rinunzia. Deve lasciar molto greggio e molto imperfetto.Oh! come è necessaria l'imperfezioneper essere perfetti!Lo anche Marziale che derideva che quel Matone sapeva dir tutto belle. Di',egliesclama, qualche volta voleva della soltanto La E continua lezza in che pranzo tutto tutto e per ben ne eleganza quel come Marocco, ^ anche bene, è male, magari male! né dal descritto vi sapeva tutto stucchevole. sommamente è di De Amicis nel pomata. Questa bel- totalmente antipoetica; che ogni poesia è ingenuità; e 'quelfanciullo, moina" e con che fa e dice, la fa con cosa una una dole smorfietta,e la dice con parolucciesmaccate che la ciate; che della scapaccionichiama sua fanciulleria ! quel fanciullo pevole consa- PENSIERI 44 piantarci le pianticelle; anche tante ; anche raccattiamo di Geva E contadinella. star potare; a di il malocchio contro che Ma parliamo la per tante Anche il d'altro. Non miete, la ( del malocchio, ruta, e e dare guar- dire Vogho chi si fa gobba, che troppo anima s'inchinano vente so- spesso, (l'anima, la schiena è come Ora, umile tanto s'inchina la nostra Bene: s'inchina. non che contadini poveri si raccatta! troppo, ci pianticella,e sono. dei molta tempo s'inchina intendi!) si deforma, i lui il a lui tener dirai: gloriola,ci è i vasi ci si secchi. non tu fiare, annaf- papaveri più grandi buttare girasolipiù vistosi,e lì ad sbirciare e rotti il garofano cresceva sempre vicino, e struggerci ch'egli abbia e i caldani dove quei vasi, mondare, a DISCORSI E il grano. per ' ^E devi tu l mia ! Non sei forse c'è l'avidità che dritta, essere guadagno, del poeta, si risolve in da preso i sia tanto quanto questa il cerco i Allora spalle io smetto come un mentre, non le ritirata-, suo tu che voluto il tuo e " Io tu non c'entri, non il buono se via, lui ? O ti vedo\ di merlo di dal ! Come risonava veglio leggendo egli a bello, allora ma far canta, voglia furbo che „ metto mattinali per troppo che che noioso non in mi il e cerco mia ciò e verso, arie sue forse esser la scrittore merlo perchè, padrone hai dello genuità all'in- gloriola, quaderni altrui,magari il mio d'altri: di gola (ma tu per nemmeno contrario l'abbagliante.Oh! e inquieto spiando sulle mondo, anima o sopraffazione1 Quando poetico, i nicchi, i fiori lapilli, di di morbo, questo il sonante al che desiderio un allora),io, non ma sentimento del semplice, serena, in scrive. quello questo bosco, ma la gloriola,nel becco giallo, puoi credere tra il cader FANCIULLINO IL della dire vuol furbo sì troppo o che genere, stucchevoli ; col che puro dell'effetto: tale se è non ne ciò che limpido; preoccupazione questo, il con grazia è non Tu non guardi più; guardi, non baratti tu pensando non peggio, da diamante sempre. anzi altri, che con pregiatidi per non vezzo riusciamo sempre, dalla perde detto, negli altri, e l'anima E grazia, che sarebbe o bicchiere, il la tua si stiamo insi- falsi. Imitiamo vincerò, spontanea, e motivo o diranno? E più giusto seppure, d'un merlo anche, piaciuto; e distratti il tal altro? o vedi ho che O verso trovammo. siamo scrivendo, o " „ ; diventiamo vetro volta una che vero pur volta una insopportabile il contrario! sì basta non è nostro un sia medesimi, noi ? Ma „ e su codesto di peggio cappellon! Ritirati " sia guazza, 45 le veda vesti come e creda o gari ma- più te! XVI. Non alla pensare fanciullo: /gloriola, è non cosa a o facile, da^e.JEIIa'e~lfoppo difficile, raggiungersi. Difficile : che t'intendano? già detto quanto è raro Tu fai se nel non .non scoprire il nuovo Gli altri,ossia i tuoi lettori e uditori, non vecchio. ho non dovrebbero io ci non avevo ti vien non della gente propria altro. del dire E quanto sono perchè pensato che Ma " : così Gli che un sei dalla tu e oscuro. occhi della visto, si può velate ! vero fìssi nell'ombelico le luci voglia,descrivere è assentimento spesso. hanno dicono Come questo „. non hanno non nemmeno e oggi egoismo, tu se pensare sempre persona, loro o dire, catalessi Puoi, mattino, per esempio, y 46 in chi campagna: sole, ne in approva nulla sovente dici. Sei il sorgere, capisce città,non che ciò veduto mai in ne campagna inoltre non e oscuro, ragione: perchè sei chiaro. Sono rivieni, lettori oggi alle girandole,agli andi- un'altra per i avvezzi tanto Tha non di DISCORSI E PENSIERI viluppi dei pensieri e sentimenti; perchè gU autori, attingendo questi e queUi di sui hbri, gli stucchi e gli ori a dar loro un s'ingegnano con ai aspetto nascondere a pestare e misteri su lepri,le quali,per le come le al cacciatore girare ai fanno o nuovo, esse; loro traccie,si sono i lettori altri dici tu che ecco ti non E che capiscono sottintendi e non e comune, i lettori,allora che che il bello anche non vuoi il senso, sia più nei ascoltino lo ruscello avena, coi No con no, delle hai la pretesa, tue cose, che il il e La dai non tu pochi. È non te, che più pare nella sia vuoi gorgoglio della suono gran che del tua sei uomini la cassa? gloriola si o vero agli sono di colpi gloria dici, villaggioassorda del i che lo mettano ce poetico il dire a assurda Ai foglie o la banda molti, e ricordati: fanciuUi,come quel non dell'usignuoloo tromboni di che approvato, tutti,ma fregi e fanciullo. l'assenso se te ci rimangono trovano, ti apprezzano. non stormire lì presso se lo capiscono, vale dire nelle in cercano infine, quasi tutti,come il canto o campagna y E oratoria. ragioni; che quando le tue sempUci cose, non ti non s'intenda che più. Essi perchè e nulla, e i si modo se , foga lor capiscono c'è, non male. se da sempUce tuo che quello che meglio nel tuati abi- tanto gherminelle degli autori, i quali, o troppo comodi, vogliono perpetuamente dagli mettono forma udito, ascoltato, che tu ti rivolgia proprio, negli uomini. Ora ma ai codesti FANCIULLINO IL in nessuni che dato fanciulli, ascolto. E prestano sai 47 canti tu megUo finisce Succede tuo Prima verso. battuta,infine diventa E loro. dir sapere a tire sen- succede? che comincia a fare il Ebbene l'imitatore quei pochi, molti di le assicurar nascerà non è tardi, parlerà o lodi, per le tue Allora allora? E canzone. così, anche gloriola o tua standoti lui. E Ebbene? E dal la lui, o debitore, presto creditore. si sottrarranno e a qualche nota, poi qualche la tua il e di vuol canta l'altro o solo imitatore. tuo del male fa tutta debitore; un giorno un Sono ti sta fanciullo,o anche cantare con che peggio o pochi però questi pochi? quali sono generalmente poeti. Cioè il loro sentire solo perchè anch'esso se in manchino, intisicherà o nata. appena XVII. Ma Sai com' ella tua La " via e quanti più modi E " altrove: lodata dalla per è Rara forse dia vera, vorresti fanciullo, (i) mi mettessi Pensiero (2) Pensiero LX. XXIV. più diretta di possibile, gloriola? bando che a io vuole gridar del nostro in pertinacia,e e acquistata (i). „ non quella persona cominciate siano innalzarsi,quantunque alla da zione afferma- dalla acquistarfama, secolo le cui lodi Chi di averla nel nostro è propria bocca... palco generale sicurezza con generalmente, virtù in codesta È pensiero giustissimo affermare di d' accettarla Nasce nasce. stessa. Leopardi: è ti sentiresti poi modestia una le tue (2) seggiola lodi o o E „. da tu, un affermare 48 PENSIERI fama? la tua Questo " in noto DISCORSI E è ragazzo un In il mondo... tutto facile. Ma gloriola sarebbe Eppure gliuomini che merito un la modestia Sarai considerato del dalla cominci tale da crearti loderanno poi averti ** udito, il tuo! Oh! tu peggio. ciò che Persino che cosa buone Tanto quella Da più lode che? accecare, e Da ad belle! sarebbe allora la È che iniziale,che qualche ne di il fatto di dal che tutti bevano. che ognuno ne La beve, la gran è il la dalla che vuol cannella botte che è proprio ma stelle,e fatto avessi delle atta partitoo tu, e gloriola? ti venne quell'altrelodi. delirare qualcuno popolarità,mettendo fatto alle rebbe sa- fatto d'aver da tutte più inebbriare, a far megHo, faresti di tale avviò cosa ugualmente avessi bisogn^vé^ dere che politica, per esempio: ragazzo. e senza per fatto non ti loderanno conoscessi tu quali conoscerti, aver sia possa le persone; letto I Ti lode lode ch'ella senza d' siderazione con- la tua questa levata comparisse col tuo nome, sarebbe così preferitaa quelle che proprio tu credessi proclamato facessi,sarebbe tu diocre me- all'amara il pessimo fatto che sentissi pareggiato a di volta che quel ciò che : di averti „. Tutto lodato lor a senza suggestione poiché e occorre numero gran modesta. assai Perchè fama vera sino per- modestia la tua credendo non grande vincere poeta, sarai altrui? una per Se sia Leopardi, aspetterai che bocche propagarsi da mediocre, il tu, che grandezza essere Ovvero poeta. non V ha. poeta un deve non che d'una mai grande tanto di colui contentati grande, è ^ sia vorresti. non no, crederanno non non tu modo questo „ la coloso... mira- ragazzo a la altre ad gente. Dalla setta. Badaci, procacciarsi una botte, e il vino politica, sentimento che si alla botte riscalda Sai amara. fu Atene nell'Elièa seder c'è solo più in il tuo fuori al tuo aria di te: Poeta sei sorriso,versi una tua che il tuo piglia dici,disegna, col pollice, sorriso, esamina tal altro! riso, uditore Benissimo! V saperlo,si può dire, tuo Bene! l'acqua " mormora: e Peggio però Primo! minore! Non c'è paragonato, G. Pascoli come - o se Pensieri ^ del tale! Secondo! Terzo! Certo se „. e tu, non frignone,cancelli il sorriso, ribevi la lagrima, e te ne vai. Forse giuri in quel di non andare momento più da altri,e godere o volta. Ma sei fanciullo, e piangere tra te, un'altra torni sempre da capo, trovando però ogni volta che c'è più luogo in questo mondo! per i fanciulli non Il fatto è che, oltre la noia di quel sentirti sempre un vanarello fanciullo, sentimento, esponi tu parole, al lagrima; Poeta secondo, le tue tua meglio del maggiore! il il cuore, mezzo tuo Giudicano fuori. sfogando senti del la linea Benino! Anche a casa, venuto, le frasi che pesa il cristallo della male! tuo un tuo un primo pianto,ecco appunti, in al perchè; gatti di Ahimè! dicendo. mostri i e e casa senza riguardarti, lagrima,senza quasi cani primo, quello il è di pietruzze.Oggi non molti; e non cano, giudi- sue ma discorsino,esprimi pensiero, senza le di poeti vai e è mania consimile una pazzo, questo il terzo, fai il tuo i e poi concorsi; al tempo dei d'altro,i mancanza classificano: l'altro tempi qualche gli scrittori ma la più premiazioni.Il divertimento gli uomini, è quello di giudicare. deporre e E desiderio! tuo è generale e altri in del al tempo siamo si diano che grande In che classificazioni delle e la sbornia comune: gloria! O gloriola indegna tua 49 FANCIULLINO IL un facessi tu e Discorsi un esercizio scolastico, 4. \ PENSIERI 50 puoi tali che a tali a dovevi, non piacere o altri te può di che poeta altri si si rizzino La e gloriola quando pura, Come si codesta è anche legge, fa che a lungo; mangia via di fiorato,che sopra, Ricordati il buono; men tale non mai e E finalmente solo. esempio pur il sedere sola: ha non tutti o gli I La volgare piùl È io gli ai penso e dica: che vero forti pan- si contemplano ornati Tuttavia si tano get- ricordati, fanciullesco si ammira poesia del forte pan- loda quel poesia vera_fa battere, se mai, quello le da vogha eh' è e sotto. ' il cuore, deve deve il lettore generalmente la torto non si più belli, panforte questo non che ma di altro un meglio tanto sono buono, fanciullo te per d'ornatista... che A vadano. illusione per sta è non butteranno torto. a trono, che e far così si ne se si tutte, e egli dire potrebbe fiorati e di o ti quanto canone, vogliam dono ve- di lui trovarono grande al anni non portento un prima Sia aggiunge due di bisogno mai quelli che poesia. te, poi faccia nascere gli con rimbeciUisci,che fatto di hai tuo gli giorno di ciò che seggiola, o una bel non eri nel come capelli bianchi, e un lare, emu- cui a nemmeno, che posto, pre- di conteranno decadi, che ciò da non mica Ti dimenticandosi dimenticare una che d'essere paragoneranno stesso. i posposto, nemmeno assòrto Ti dolore. annullato perchè sogni pensare, dirti perchè essere \/ pensavi carità I E canto, sempre, che non tuo di Bella un su tu con ora muori. far ti rughe agli occhi, e le in non potevi nel anche e tu cui a anche e r e d'essere o maligno, giudizio'spiccio con e DISCORSI l'amarezza anche provare E mani. PENSIERI 52 altro, il quale può un al tuo lodato, ma Poiché che viva dormire ombra le fiaccole Tu de' loro vuoi non vuoi Ebbene quando so quando è Tu vuoi A ? gloria? Tu lo fai \ e L-senza che che ti te. lo non a diritt\o ciò che Vorresti segno è Tu è non di se vita. non la tua Dunque più... di lode Se e piangi apposta: e natura di prima te su? nome premiare e la importa tua a te ci e Ti per se poesia, è non se di credi scopri,s'è detto; non anche che che altrimenti? in ciò? la tua: il tuo vogliano giudicare e il come finito. degno merito scopri, c'era scriverci tempo, senti essere sia ridi poesia lode. ho non che che col lo senti,non o vertita, inav- grondaia, tua dovrebbe perchè fioca è spesso se fonderà la sotto che vero fu se sarà voce senso, as- poesia. circostante: rumore rondini è In ragione, si o vuoi l'eco,o più codesta ridi,tu piangi: che apposta, venti: è pezzo merito, hai j_ non ebbene fai tu, veramente, cosa fermi, fu pura, voce sia dimenticata. modo giudici si la tua per non parlare? Aspetta: ogni d'averci V la tua sia,se silenzio un i essere eternamente te, ma per voce; delle cinguettìo ad commozione, delle cose, e forse nel se che più, stanno non tu non ripetuta, come ^ e che più forte,d'altrui tutto, che morto i tribunali giudizi:vuoi dell'anima voce saldo, giudizi. amore; morto perato ado- piacerebbe: meglio esser tanto che cursori trasmettono, ti non avanti classificato: e fine? questo fanciullo buon meglio comparire a giudicato Che E dimenticato. continuare non Qu-esto ciullo, tu, fan- piacere d'esser qualche a canti? e Ora è morto. avresti superiore o disseppellitoa un'ombra, far a inferiore sempre essere sarai DISCORSI essere quasi vorresti la E insarà adiri, quello zione manifestadel nome? 53 FANCIULLINO IL XIX. FANCIULLO IL in che e si terra lauro bronzo e vita è il sangue, senz'altro che nòcciolo, perde, verde. vivere; voglio;ma fiume che fluttua rumore, battito,appena, un semino, il mio il belValbero nasce ma Non dentro bianco ciò eh' è di io anima U Il nome? // nome? del cuore. voglio,resti un mio palpito, brivido che qual d'un senz'altro vanto che trema su l'acque, che in fondo vi giacque. fa il sasso cuori, Nei Neil' aria io io j se l'assiuolo tra voglio,resti un voglio essere geme i salci del mio gemito: rio anch'io, nelle tenebre, anch'io. Se le campane piangono piangono, opache sere invisibile accanto voglio essere di quella che piange a quel pianto. io nelle Io poco io su voglio;pur, le tombe che mute molto: la accendere lampada irraggi e conforti la veglia dei poveri morti. PENSIERI 54 DISCORSI E Io tutto un punto ai mondi nulla: voglio;pur, cielo nel dar aggiungere Via della Lattea, "?• infinito; dolcezza nuova al vagito. Voglio la vita mia lasciar,penduta ad ogni stelo,sopra ogni petalo, come una rugiada cWesali dal nostr'alha nella di mille stille s^annulla Con nel sole Viridi unico sublima... e lasciando y^ breve. sue ricada e sonno, vita di più prima. XX. Bene! La sono. alla ^ Il A Dunque che ciò stesso poesia, per serio uomo come poesia, è che senz' sere es- sociale, giova poesia morale, civile,patriottica, moralità, alla civiltà,alla patria, alla società. poeta deve non di ricchezza, di riconfondersi in essa non I al il amore, cielo, r di nella natura, donde raggio, un hanno il Che nome. sono, sempre i nomi o quasi quello uscì, lasciando palpito un abbellito dolore, la*virtù fine (non dico gloria) che gloriola o ; nuovo, agli occhi, alla la terra, il mare, pensiero degli uomini, il loro vantano, altro di poeti memoria, ha, non avere, accento, un suo. ^/jgjerno, sanno riassumo, e che gli uomini essi sempre, dicono non e d'epigoni, di ripulitorieleganti,quando d'ingegnosi ripetitori, non siano nomi senza soggetto. Quando fioriva la FANCIULLINO IL fa, si bello o dove nato, che mirazione E male. / nostri che il e codesta fare quello che quei nelle vivono poeti il che n'ebbero; tu, è primi, le veduto da sé, né tuttavia che questi pensieri quali, dei loro penso com- che noi, per la col nominati, cose fu E fanciullo, o tu i veri fecero (i). È cosi? Sì. (i) glielo Il lettore faccia più che dal fare sono ha meglio già confessione, una veri ciò che e propri pur io, notare che moniti credo sia volte a a me da sarebbe stesso, farei é inutile sulla orgogliosa che sono ^j gemme compenso non l'am- poeti vanità quei sebbene I delle E poeta e invece primi. fecero primi perchè grande, reputi quella che Siffatte poesia. più. sempre quei magro: quando alla cercare, trovare, Non persona. essi sembrano detto, vorresti ingrossa o l'attenzione soltanto dovuta male tempi ho è e si cominciarono poeta se sopra poesia morto. indagare, a richiamare volle stesso X studiare si giovane, o grasso quando del vita alla vecchio era capelluto, o alla intorno a se cresciuto, come narrare poeta; calvo brutto, quisquilie a al guardava non si trova, badava si s'inventa; non scopre, si non dire, che quella, voglio poesia; vera 55 ben che poesia, e tosa, vani- lontano i SABATO IL Era sul in uscito il sabato, un bel più del calar dalla sole Morello mi la dal una prode e la che della stella); io spalle le ora i rite marghesfumati nel giorno ciare sboc- allo rossore " pesco. petali adorava la berare inal- d'un e di tingonsi alle Recanati, apparsi erano tino, mat- pallore degli ulivi; vigilia mentre lasciandomi Poeta, il vedevo notturna che biancovestite di Della dal già mandorlo greppi candidi visto tra d'un i per per carmino (spose Monte Tabor. Monte città insegne rosea, richiudere di io e di porta avevo alla porto due terra candida, nelle irresoluta tuttavia venendo detto colle al recava primavera E sette: „ „ una dei giorno le del orme piazzuola piena „ del " lieto dei romore fanciulli e avviandomi l' al- „ " donde colle ermo egli „ gì' " interminati spazi i e sentito aveva nell' anima Il silenzi "sovrumani „. „ colle per dar luogo a pettinato e il più quello, è non Pincio; una per essendo strada nuova, diventare " ma era ermo in stato un anche e parte piantato e lito ripu- pubblico, giardino quella tagliato sera di bato. sa- „ E si udivano bensì grida di fanciuUi, felici della 58 PENSIERI del festa domani; sul con fioco scampanìo di voci Parlavano remote. Il conosciuto avessero Un'altra stecchi. continuo, parlando e la testa. tentennavano la faccia Stettero, nereggiando contro. diverso scintillìo uno lo di un vecchierella una di vano vela- e Tornava spalla, dando fascio piccolo un fermava le si del tramonto. sole. Tornava baglioridel capo là, di lontano; e sulla la vanga con ai rugosa di qua ma la taciturnità appena contadino DISCORSI E buon " tempo tra uno lungo a : non pareva „ tra mai. II. " Donzellette vidi venire non dalla loro fascio i se campi. il poteva; in i E 4 noi un'ora; poeti come e già bene italiani queste, le del vedeva sua Il un proposito di raggio dipinge. La viole mi villanella, potute vedere. di maggio, sì, in une A alla mano altre, il poeta non Perchè il poeta qui rappresenta udite in un e giorno, anzi tempo altre; udire: un e le e come dei tempi in ciò è la fosse ozioso di soffio deve non anima, è solevano addietro. sua e virtù noioso gloria,la principale altro poesia non e non poesia parlar e gloria.Vedere poeta è l'arpa che le rappresenta, suo così vedute principalee, aggiungerei se a d'una quella,rose a vedute cose ! Rose viole le abbia non che ora mazzolino, „ marzo, aver di e lupinellainsanguinava il loro campestre ricordarsi. qui a di di ma donzelletta, doveva rose Leopardi questa, viole vedere voluto di " la ancora mazzolino stesso che pare non Avrei proprio era nello d'erba: col campagna „ nelle è il poeta. la lastra cose: un che certo 6o PENSIERI quelli che io sentivo sebbene e melodia: mal quando o di che timore, sembrano d'uccello; le udivo, la loro limina in io piccoli nitriti ora mordace su a sbuffi d'ira chiusi ferruzzo un udivo gola in là, strisciare ora qua le striduli quegli quattro o d'usignuolo note cingallegre; e dare posta; sotto- ogni momento frangersi della il e valle tre a Quelle eterno. erano quando a della promettevano, il prorompere preludio riuscito gli uliveti tra che invano, sempre DISCORSI d'usignuolo sembrassero punteggiate note E lungo a duro duro. III. volte si sarà soffermato il quelle risse vespertine, risse Quante ascoltare sceghere zampina il su, il filosofo del mondo sull'ora attendervi, miglior posto per l'aurora! Egli amava " le sentiva in quello quella vispezza a l'assunto al il del di varietà canta una e viva a la la tutto poeta, " loro al mattino " " canta flebile usignol „; il rinascente e anno miglia asso- noi ucòelli,tutti musico e riamo deside- vi lamenta le non Né poesie: vigile augel Ma canterini. proposito, nelle " quanto legittima l'induzione la rondinella il in stare quell'elogiocontra- tuttavia e Per „ il riso quale egli le esatto. in sia tutti questo che poesia l'esposizione del poeta. specie: ture crea- „ dovesse del una dice, è^troppo-^^gene- è non filosofo è, chiama per particolare perchè nome molta egli Ciòchene che sentire filosofo un che infondere a mobilità e fanciulli. lasciando ri,co^ del riuscì scrisse, non ne di nell'elogio „, che con liete più Pure solitario. ad Leopardi e la in sera in un'altra „ sue antiche " de' è murmurc gnfsti _Ora___da jLensavaJche potre^beJnferire_(io fosse non simili e. in come cosepo lo non E abbonda. vivo pio uomo un'orazione sussurra me le Ripensavo dalla tempesta: tuoni, non vento: buio la luna sorge di battagliatutto giorno: gli uccelli della il tetto luna Oscurità la valle saluta raggio. Oh che con può non sospira dell'orai il e ode una il carrettiere a a poco in per poco dal l'ultimo " canto un „, li suono Italia,prima je-4opo-il così bene restasL:tdi allora Che, tacito, seduto Delle io solea in verde passar zolla, gran parte tieri sen- o, mentre vento, il : sere e I il fanciullo notturni i rumori mattino, sente, portato rappresentò estiva e morire Nessuno e stornello melanconico dormire, Lontanando la „, un I i canti imbruna il monte e " ombre mille le come illuminata: notte una ancora: un gerà rosseg- gorgheggeranno spariscono tramonta, una fracasso del appena e più non illumina e mare dormono, cose. Un'altra: vibrante ancora capanna, Un'altra al solito. dal in tormentata notte silenzio. e della le vecchie più lampi, non un tutti,destava di una tratto un a più buia: notte Ecco notti. sue come quali il poeta coi luoghi tanti il e iscacciare per giovinezza, della giovinezza nel riconoscere i palpiti nuovi mia campo rivolgeva nella mente, mi così pensiero,i brutto delle speciale,l'effluvio poetico colse primo. Ma il nuovo per cellula una una pardi, Leonotte e^^fcÀ^ / dicono, g„perchè tutti che quel poeta il Leo- colse_guelparticolarenel qualeè, persosi dire, non del col insieme dicendo. via e esem^_si un un'altra in e ; „ „ faggi; pardi campi augelli de' colorati il canto de' nell'alto ozio " sventure 6l SABATO IL ^ J^^»^ (f ' 62 PENSIERI Della E la lucciola E in su Là il canto campagna! le appo siepi i alterne voci dei cipressi sotto e al vento e al patrio le tranquille tetto servi. la sentì d*un poesia mattutina; dopo lo temporale: un il e lo stridere il delle viaggio; suo d'un s'era al iUn al cadenzato grande stridìo assiduo dolce sabato forse non torre del borgo, spalle.La esultasse muggito tetto e venne io e si udiva: della chiesa le vostri il solitario. per e li odoroso, del pettine. fate sentire lime in questo sebbene poeta, lo squillidallo egli nare spincio- suono delle all'altra Era dalla ore torre, la proprio torre alle mie brillava 'nell'aria,sebbene campi qualche belato, qualche alcuni di una somigliano ! pensai primavera ancora prigione; cui Passero del antica grande un zione sensa- ci si soffermò maggio piccole vostre fringuelloa pensavo, nel la cui a delle calcole distinguesse i del Così delle sonagli notte, in cingallegre che o sera! di serrata, giorno, rumore poeta, udito casa di o caso; mai meglio donna, una dei viaggiatoreche riprende dirà di messo finestre,che il tintinnìo un nessuno e canto per d' ruote passeggiata, dentro misto in ultimo chiuse,e riprendere di spalancarsi delle rumoroso state il pioggia schiamazzar galline,il grido dell'erbaiuolo, che erano della sui vetri picchierellare nessuno meglio espresse e vita coperto, risvegliarsi al campagna della errava selva: meglio nessuno alla odorati, ed nella Opre ascoltando l'aiuole, sussurrando Sonavan in rimota rana I viali E cielo, ed il Mirando DISCORSI E : non passerottisaltabeccavano Sant'Agostino, cingallegrestridivano che sempre. ora sul è una Il passero IL solitario però faceva non " la cui fu abbattuta 63 SABATO il nido più vetta che dissero mi : torre, di nella più „ ne i sentito avrei d'un sospiri lustrare dirimpetto, facendo il sole delle i vetri Più gufo. e tardi: tardi ora tutti avvampare case lontani tra si dilegua, Cadendo Che dica che par gioventù beata la e monti vien meno. IV. Il sole vicino: in volger un me di non un troppo ai : quelle mi giovani Che diceva lettori la beata E pareva ardesia, che parole. Già che quando triste giovane come sempre, del mi non vano pare- discesa. in un ma sua scolorava ricordo mi ma giovane, poeta sole al tramonto oggi porpora. cadendo dicesse erano in rosa che nuvole alla assistere per occhio, quella si trascolorava questa il sole d' tenue, là in rosa le violetto, là in oro, in qua convenute essere presto dietro il San- dileguava così colorava esso carico, qua A si non con ero, proprio, il dirà anche Leopardi: vien gioventù meno. Il Passero non se solitaiitì_.dÌ£ono-che_sia__cpncezk"ne l'anno lavoro, della prima giovinezza del Poeta: del- che 19 concepito, in fu a vero, lui il più quando ricco il sollazzo Della quando non egli stesso era narra: novella età dolce di poeta e ispirazioni.Fu non curava più riso, famiglia; più quel fanciullo giocondo di cui 04 PENSIERI In delle Mistero Giacomo pieno, Giorno passò, Carlo lodava certo padre. Monaldo „ zione " fu molto il un fratello Carlo, " in da più perchè e che rettore eglidice „ ed io il Ora decisamente sono non studiare seppe metodo suo da institu- una Torres miei, di presso ricevuto L'ottimo tra collegio. un tenuti dotto,perchè eglinon uomo cattivo era fanciullezza d'averli studi degli sua passò ma d'aver imperfetta. allievo suo suo tenne credeva l'assassino riuscito " questi li ma : studi; e giorno d'allegrezza „. il padre suo " La sereno raccontava capriole e si mostra noi a festose l'acerbo, indegno Sabato, suo chiaro, come giuochi sé il godè le e dolcezza. di Pien cose queste a il vento, che al tempo voci Mie sibilando i sollazzi Rimbombaro antiche, intorno nevi, finestre Ampie sale queste delle chiaror Al DISCORSI E di ammaestrare dall'età sin di anni „. quattordiciegli aveva avrebbe non Come intanto; cosa lui, con di e la nel avrà Carlo che essi la recitazione non a più piccolo errore preti: don " di Ma „. Giuseppe una severità finché dare pedanti i " da intolleràbile Poi: esso. forniva ai esigere libri intieri per molto Giacomo a precettorivolle Torres la gli visse, Egli sofferse provato di memoria In sorella la precettoriche cosi tanto monastero mandata volle aveva figli straziarli in anni. ai essere avendo proponimento? fratello non raccomandato certo lo suo stata col e che sé mandare primi il dolore di figli, maestro il era e i suoi suoi il vi queir allontamento a alcuno non quale trascorso aveva ad tenne figliaPaolina, come di fra permesso barbaramente. una detto primo da senza che sero fos- (iLsuo „); poi don IL 65 SABATO Sebastiano Nanchini. Egli diede inoltre ai figliun li accompagnasse, pedagogo, che sempre pedante, don vermiglio,grasso, florido Vinceijza_DÌQtallevi, bevitore. buon i maestri Quelli erano o professori, Monaldo. questo il prefetto;il rettore, s'intende,era I giuochi dei ragazzi erano quali si fanno oggidì nei all'antica;quali mi ricordo d'aver collegiun poco fatti anch'io nel collegiodei buoni Scolopi, ai quali sono battaglieromane. grato dal profondo del cuore: Intanto che Napoleone (Monaldo nel 1797 avrebbe " „, potuto vederlo. da col " le guardie Tutto alzato. cane Passò lo nel palazzo comunale, vidi,perchè quantunque giudicando corse per Io passaggio suo quel a mano vederlo. a volli affacciarmi non si alzasse galantuomo un i fucili in stessi al doversi non condato cavallo, cir- a qualitenevano il mondo non che velocemente alla finestra tristo l'onore vederlo „) intanto che ad Austerlitz e a Napoleone combatteva Iena, i piccoliLeopardi e i piccoU cugini Antici, battagUavano a Canne o delle nevi, o il di nome o Zama, qua Combatterò, insieme gran salone, al chiarore giardino;e Giacomo mostrava, sotto Scipione o di Annibale, quell'ardore si adempiè poi nel 18 coi celebri versi: L'armi, Sanno nel nel che guerresco, a l'armi: io solo procomberò sol io. di e collegiola descrisse collegio le passeggiate fatte sempre col prefetto o pedagogo; sa di sempre burla nella fatta al buon prete, che poesiola^^Ma Dimenticanza Giacomo collegio quel %§T§i^£rniJ5flì3»( Eurilla ). Si narra Carlo, Lucio; "Paqlni^, letto di nascosto... Né mancavano romanzo G. Pascoli - Giacomo Pensieri e Discorsi „ era ; g^i ^^ Cleone; persino del gliesami s ir 66 PENSIERI DISCORSI E telli racconta Carlo, frapremiazioni. Noi tre più grandi,Giacomo, io e la Paolina,davamo talvolta in casa saggi quasi pubblicidei nostri studi E da questa vita di soggezione continua di regoe larità uniforme veniva quel bisogno delle fole e delle " le e " „, „. Giacomo novelle, che a lungo; derivò e col loro _e raccontava Giacomo superiori. Iljioto dissidio studiosi del naldiani e fu l'onorare Ciò i nei in cui si tempi fu dichiarato ne deva inten- genitorinon empio che dal ha fessava, con- prete diviso trajiadre__e_figlio, „. gli Leopardi in due fazioni, quella dei Moquella dei Giacomiani, nacque, o almeno facile reso " „. poiché ascoltava quell'opposizionedi pensieri nei collegi è solita tra alunni schiavo " Carlo presto padre,che esserne e questo fatto: che,Gia- possibile,da o vide da fanciullo fratelli, jael.pi^dre la colpa più,il superiore^he il^genitore;e ciò attenua sì di Monaldo, se è di Monaldo, perchè eglioperava a fin di bene, sì di Giacomo, se è di Giacomo, perchè credeva di fare tanto male. Col tempo, Carlo egli non lodò suo educazione zione dell'istrue padre e della severa forse migliore di quella dei collegi come lodiamo noi ora di cui da ragazzi quel buon rettore i suoi conio^come " „, dicevamo i nostri che in figlioli Monaldo fatto Carlo, a metterh di fa in esso giorno tutta e casa. così il li a noi ameremmo diverso amasse meglio, dico a io dirittura ; si non modo suo. ostante non in ma o amiamo può dire Oh! egli le lodi di collegiovero un e tristezzadella solitudine,che Nella fiera nella celletta il brusìo r anima modo non avrebbe fuori Certo male. tanto della rivolti dirlo;eppure sera, alla è dopo il chiasso si sarebbero famiglia lontana. così: al jp essi Pare si del con surdo as- oeta~~de^^ìBFè ?7 68 a E PENSIERI DISCORSI Leopardi. Che Giacomo fanciullo,dice Carlo: ancor fosse in Giacomo smodato " fin da mostrò di piccolo di libertà grandi,amore gloria Notiamo ardentissimo quell'amoredi libertà, figlio, di quello di gloria,come è chiaro a chi non fratello, Scorri le vite degli de' Pensieri: legge il secondo uomini e se illustri, guarderaia quelH che sono tah, ma non per fare,troverai a gran fatica per iscrivere, sia mancato grandi,ai quali non pochissimiveramente E più giù: il padre nella prima età... la potestà alle azioni indole e „. " " „ tutte paterna appresso leggi,porta che seco che nazioni di schiavitù ne' hanno figliuoli, e più sensibile domestica,è più stringente essere per specie una le E della civile Giacomo che „. al adattasse caso piuttQSl;Q.^ne_derivasse, questo^ principiogenedubbio chi ripensile sue a raJ^non può esser pas\io, o w;ole: Io " vedrò non Recanatese, prima comanda ch'io di mio padre „. di tema nel tempo avverrà prova stimolo... della mia Nel tempo nel e se Tuttavia osserviamo inestimabile terra, che ne non nel avrebbe sufficienti ad azioni che trovarsi la morte pensiero citato,l'uomo provasse, egliconclude innanzi non „. nella giovinezzauna sebbene guida esperta ed amorosa, aggiunga che ne deriva della giovinezza e di nulUtà sorta una e che Ebbene cosa generalmente della vita poteva da ragazzo temer più che. tale nuUità, chi nel 17 affermava: Io ho e grandissimo,forse smoderato insolente,desiderio di gloria;io voglioalzarmi,farmi coli' ingegno e collo studio grande ed eterno ; e nel " yi " lità sia uti- come „. y- quale, peto, più imgrandi " \^" natura la natura vecchiezza; dico della vecchiezza! sia non la oltracciò secondo che forza,né tempo né cielo né che quell'accidente, e egli osserva come mai „ IL " Questo che fanciullo,fu dissi? continuò nutrivo pochissimo più per dai la voglia E la " che dai avessi anni 13 ai quella che d'essersi mi ha " si che sa notte, ginocchioni avanti a all'ultimo differenza trattenimenti del di 1801, per un'acccademia dirne può fare accademie una deve sono pompa in tre più l'aveva un piccolo di la e allettato dai dedurre, che smoderato parte, in o afferma Eppure, padre. eretto è vere poter scri- dallo dal vi durò ebbe dice tardissima a era almeno aveva Monaldo qualche si riceveva non sette a matto morente. suggerito una, poi perì, quando queste che poetica,che paterna,,. Perchè " che stessa studio fanciullo gloria,fosse, sei luogo sino del lume da pueriU: dal l'educazione e padre, como Gia- in appunto tavolino, per il disperatissimo studio desiderio nel del da in altro studiava guizzo cupidissima fatica di Mi dotto, erudite, come anni sette con " poi: „ e ; sempre si trasfuse qual io allettato essere nudrita la „ disperatissimo;e fino senza cose rovinato rovinato E scrisse 17 di egli stesso, aggiungendo: che intendevo, meno intese morire che note che e „. piccoli sopra non che cupidissima voglia „. altre sapere, averle esserlo derio desi- fanciullo puerili leggevo e come È singolare però " ? „ dal medesimo molte di vivere a da animato quelle cose gloria di di quantunque tomi riferire: Ora il funesto stato era tra sé, trattenimenti rassegnato sono di ostinatamente avere padre piccolo adempiè. coltivato ardentissima brama si essere) dice Egli il a potrebbero ne e Già, sempre sentimento. se Giacomo, voto, povero lui, ancora (e iii£elk€-ehe— piuttostoessere— vog^lio 19: in 69 SABATO causa Il quale casa sua quattro anni, " sua eretta? teatro casa Perchè in cui ingegno comodamente si PENSIERI 70 e bisogno di principio di senza alcun di desiderio o lo per DISCORSI E eccitano grandi capitaliscientifici, emulazione, l'amore gloria,impongono di la necessità meno quelle accademie primogenito più che di enormi che Monaldo il conte giudicava membra. Nel che la contessa Teia, delle Ilpiù affettuosi un rebbe stato così neggio ma- della afferma a che di che avremmo Leopardi più legato dì si tratta secondo fomentare voleva gesta intendo e delle biasimare sarebbe questo più febee stato coltivato avesse li che vero presentazi rap- voluti avesse non le più avremmo Leopardi, ma^egli^non sa- infelice. Ma mediocrità, e non non questa luogo ricorda i figlia quegli svilupparne le quelle eroiche, e Giacomo comprendeva Forse Io gloriosi.È che forse la figliosi essi, sempre elevate, delle che umane avuto e tessa con- volumi osservare Monaldo egli stesso se ne figli, dei , i della medesima atti con il conte cose certo amore tendenze suo pena continuo animava molto che e eroiche. dell' il in altro peraltro è da giuochi romani, „ sua grandemente che stesso che ma del del pesanti La vero Monaldo il conte padre; dei accarezzò È figlio. del gusto la parole e desimo me- „. esercizi il riuscita faticoso Padri il certo vedere le saggi poco gracile corpo pel SS. dei dei ; il in-foglioe Poliglottae tendenza " alterasse e splendida usare per i mostrava lasciasse non accorgersi come, Teia-Leopardi, sconciasse la per a presso Monaldo E compiacimento succeduti poi erano intendimento. che lo studio per simularlo... con quasi pubblici dei figliuoli neir qualche „ A suo accendono è vero ancora che como Gia- poter sceglieretra la infelicità scelse la prima. avuto... E quello che se pur avessimo è, alle un me- SABATO IL fanciullezza? della morie possiamo appena 71 di più poeta che sognare quello che noi essere? si possa VI. Il nel più dolce di rimpianto lieta. Stato in e dice delle che tristo,e lata limitò si fosse può avere Grato così. che cose, l'affanno della anni duri! XIV, altri accade spiegherà,ma avanti che al parve vita: sua anche la in noi che ancor memoria poeta onde la lungo il corso. questo inganno continuo, tutti,credo, pensiamo che sempre noi, passato. Ciò nel scosse in soverchie. un di illusione Leopardi, poiché grato gli era di ancorché tristo. E più doveva brai:e^jj_passato, proposito trionfatore nei studi, in quanto della sua fanciullezza giuochi romani, che egli non di vincitore ebbe, si che sempre andare Questa felicità la del a avere possono noi, nell'avvenire,e proviamo senza comune, ha breve e speme sperimentato: dietro giovanil, quando tempo Certamente è lui che a aggiungendo: La sia passate dell' Idilho negli ultimi Nel che crediamo che sta quella stagion lo dice. Ma dubbio Il rimembrar qual sentenza, troppo di soave, forme tante poesia sua egli stesso, Ancor La stato stagion lieta,se qualche ragionevole occorre, della bello più quello soave, volte tante il e di vita era rimemdirle ubbi- piccolo nei primi può dire, che fanciullezza. fiore Né fanciullo si sa, certi baco un suoi vecchio di se gusti, Anc^he i suoi amori ritrosie. esser si sapeva non fu mai. giovane, non fossero ripugnanze, sue un né fanciullo di o certe di come senza l'aspetto era, vecchio: di o appassì segreto, allegare.Anche ne di fanciullezza sua da insidiato colto se La DISCORSI E PENSIERI 72 somigliano più certe sue quei grandi a ha che provati da ragazzo, dL^ngue, ognuno ha apo ancora quando il genio della specie dorme pena occhiolino mirazione un Aspasia all' amaperto. Lasciamo tuffi che fanciulle sussulto con un che agghiaccia. so della pensatore, rende Non ebbe prima di e dei Né sé di alla é quel vero lui, che sua poesia sua filosofia " che che Ma un del non di e sé sempre dalla volta de' suoi umano genere egli aveva torno in- presa ma nobilissimo un il ricordare bisogna l'unica della e io penso cataclisma un la cercare strano a sua sentimenti che nella sua intimo, che fonte chi sorgente della politicae della in del crede, spezzò in suo come dono cre- avvenuto Leopardi dopo vita accadesse la questo radicale mutamento nei pensatore trascorsi,il rimpiangere fu che altresì migliore. Parrà idee poeta gli argomenti „, quasi tutti,a nelle di il e amareggiò, o qualche storia perduti (i primi anni) tempo vampa stesso. solo scrisse una studiando e prendendo sino passeggiata, con vita sua che, la conclusione popoli a addolcì esperienza giudizi,allargava del giovinezza, dunque, età tale sua imaginazione sua immobih, le sono finestra nella presso, intero, la per come dalla e da Silvia e dalla lontano, che sua bene, quasi stesso, vedono si si rivedono collegio,e ricordo fatti : Nerina uomini degli invece due. il 17. come Tra le IL due parti è baratro; un si non dire può NegU le due ultimi della anni alla Faenza: battagliadi .... precedeva vita sua Rote il Colli che dalla fanciullo,questo motto più che mordace accinse si i bagnarsi chi può più giù fuggirono tutti che racconta fagioli, aggiungendo fra guerra Posilipo forse cui E Monaldo. l'autore sulle dei barbiere; a Giacomo loro dai di si salvi miglia E „. caricati con mitraglia figurò Nella nella villetta di di in sono Recanati, al quello prima racconto differenze tra dei Dialoghetti figlioscherniva, il padre e Giacomo barbe il boia. trent'anni molte vero Il Ginestra, sonò la che risata Ma s'incontravano, sebbene altri né " campo vennero la Francia palazzo le male Monaldo 1797, temevano non poeta, scriveva correnti? per del vistosi e duecento per nella nimico presto...l'i- fiume; nel udire, „. nel ci Ben gridò questa Paralipomeni materie malediceva: e il fatto eco, aveva " : la stessa sera una il i cannoni il papa in si „ li quell'uomo febbraio di 2 i Francesi che piedi:"Addio e „ altri, da guadare popolani (papahni?) cosi che padre; attaccarono... a portò avanti. del casa giorno mattina, i Francesi alla di in Il si sonanti riferisce " era: egliderideva popolare, eglidovè voce autobiografia ne sua lenta una papalinifuggirono,e Avanti gridando: che Ebbene, i fervide in forse improvviso schianto; ma un quel generale austriaco-papalino bene questo dissidio, fu ci puntino: a della parti sono avvenisse corrosione, piuttosto che avvenne. 73 ma Quando formazione. stessa SABATO infine non invocava i loro paresse il menti sentiné agli stessi. amava la patria italiana. Egli scrive al PENSIERI 74 Giordani: "mia patria Ma letteratura,sia due altre Bene alla coltivata è il patriota lo credettero dei loro. Giacomo Eppure animo e cui con maledetto poi la tre sua i liberali sul canzone Poeta " risponde queste e i tali persone, semplice vero che queste re i Carbonari loro fosse o la paura per „. lo stesso con aveva con Murat. E e se Dante: per al che puro parzialità e vane potendo nominar voluto, il dispiacerea del amor sero accor- ne in sinistro presero parte per non como Gia- dell'oppressore avrebbero persone noi caduta di delle parte perchè ciò con Quando prima la scrisse non avuto canzoni, pelò carbonari, odio " per anni alla di ma e che tempi : monumento che erudizione intenderemmo si quattro il tentativo bino, bam- quelle canzoni plaudito un da potrebbe come padre o E ardente scrivesse scrisse discorso suo un Nostro gittima figliale- averlo le, prime le nostra „ ai suoi che pensarono la la sola amore suo non (dice Carlo) stampò uno fine liano ita- „. fini, Giacomo " fatto le antiche tra vere avesse chiamato ora. perchè ardo quale avermi quale poteva aspirasse allora più a originio essere sole Ma letteratura. di letterario dunque sebbene a poco pur delle amore " aggiunge: „. la l'Italia;per è il cielo ringraziando d'amore, DISCORSI E e venzioni; pre- quelli metteva in figura Che non potendo parlare di Austriaci, egli parlasse di di questi,che avecol nome vano, Francesi, e adombrasse esempio, degli itali ingegni per iscena altri attori,come Tratte l' opre Schiavitude quelli che, cogli altri per divine pretesto a e „. miseranda oltre l'Alpi, alleati,erano stati autori di PENSIERI 7© siamo piccoli,e ci riescono che grande Tu sei Oh! miserie! forse cosi che severa, sparuto libri, nei delle vanità anni che Gesù: mia offerta ella quali ed abbozzava egli dall'ora sulla del mio mai croce severa, il visetto bacio suo di uno ; vanità ì l'inno al Redentore Ma in fui non : " fuorché " Ma ) che l'orecchio gliardia o malattia sempre più nella e trae e schiavo " per importava ammonitore: Non quale Dove " verità a del me par ga- piccola del volete derio desi- e Indifferente male o nostro di noi natura ben " inganna „. da vedere si nel l'embrione, poeta. molti, allaccia fine di negli atti suoi nostro che quei maestri...? sono... nostro Ma Che per per Ardeva natura: Altro e esso esaltarti la corpo; traccia, o prose se vedere, per „. la a devozione, Ruzzava non e ; si disforma In libretto alla e „. stessa la di e si tace poesie è scaltra di gloria:leggeva: loro, lugubre guasta e „. libretto: beltà per si di sé nel leggere poteva tante l'uffìzio libretto: amava ascoltare per doveva lui solo. E si sazia non giardino paterno facesse Carlo Di riempiesi nel a alla mestizia l'occhio nel trovava s'imprimeva disposta mente, trionfava servire e intanto Rammenta ne ha Dio Vamar serviva. tenera l'aggiunta,che con dice alla morte „ confortarsi Vanità ( dolore senza Vi quei primi infino nascimento quei de' suoi. dell' Ecclesiaste cosa un madre le morti segnava tante leggeva sua un a massima ogni pietà di sfiorava appena mano la terribile leggeva della de' molti appena la con sicura, abbi tabili. insoppor- e piccolo Giacomo „ libretto,uno lunghissimi e il certo DISCORSI E cura. La e di natura sempre pardi fa il Leo- IL " il La fatica per natura monaco ed dì e in commenterebbe „ considerazione: dove nemica terra 77 proprio agio Altra pensoso. esule SABATO Non stima l'Inimico? Non tra_sè confederati contro ricordava, sia pure incoscientemente, di figurarsila morte, come un del negli di Quel Sul che bianche Redentore, Gesù vesti che se i tre egli di la tu puoi l'umile il collo di diceva, ribelle Il Leopardi adornandola donna che l'umile delle comparve zolle di Ftia. Percuotimi " confessione, e flagellato punito essere pensieriche ai alla preghiera, „, non Gesù. Morte, nella indossava fra ricordava e di seno disse: gU e Giungere gli omeri il più è non il volto seno? vergineo tuo Socrate pieghi addormentato ch'io trasformato degno stiano cridono abban- soave petto del divino sul stanco capo il modo diceva: quando Non essa più pio, Giacomo più devoto, non tempi della vita, quandonellajjinpstra gli uomini a ad non ultimi ha ogni guerra pensava „ Vero povero incontro grandissime sciagure... Giacomo " alitavano " „, dalla Non son quando lontana fanciullezza, La Del Non benedir anche Egli antica vana innocente sangue ricolmar Ogni conforto! mio flagellando si colora Non Per Vana che man di com'usa viltà l'umana gente, speranza...? quella aveva lode, speranza, cancellato vano anche la seconda quel parte di 78 PENSIERI affermazione, quella prima la delle Vanità Né paia il Gioberti di nullità ogni se : bene " in creato scriveva: " E, il mesto Vanitas vanitatum Egli ampliare, commentare, affermavano seccamente tolto già quei libri divenivano Alle il e paroletta una tutto. E già da tanti la sua vita di ciò provare lui, che di impiegò nei una: libri quei Ma dolore: questo secoli? ne aveva la lettere,senza tre aggiunse ne è non solennemente. proclamate grande pessimista dietro se il tutta vangeli vanità tante so non Salomone di „. in è del vanità gemito siaste dell'Eccle- parole pensiero dominante naldo? di Modisgusti del figliuol Quale negli scoraggiamenti, nei L'infinita la tutto, divine le deplora scrittore particolare, del dell'Imitazione Teia lo quando libri filosofia. Lo sconsolata sua „. la terrìbile attingesse da Leopardi il ripetere non e nuda vanità. tutto e l'infinita vanità E fa vanità religiosila o osservò non che strano cristiani restava, e Salomone: di sentenza DISCORSI E quale Dio. libri sacri e pii, sola! una Vili. Dal cristianesimo che umana riassume egli certo prese un ch'egli ha, il concetto : Vecchierel Mezzo Con bianco, infermo. vestito e gravissimo scalzo, fascio in su le spalle suo della gone paravita IL Non risorgendo la Varca torrenti Cade, risorge... anela, corre, stagni. e essa? con sempre la porterò m'imponesti croce ma che vera, alla quella. Il colore nel giovane ultima, filosofia. furono due Leopardi, in di su sì l'altro Dante; di sebbene e Melchiorre Lucretius. italiani: l'uno Dante essi di Polignac e suo gloria Manzoni: in e suo fu tradotto due pop ardi le sua quali da si sì un asso ;i sono dell'altro. Il loro non e ricorretto è, io credo, di Petrarca, né altri si trovi. nel loro tra ritratto del i differiscono: rovescio né la ricorda, Ognuno cui Che proprio, in tutte a in comune. Il poema e col compendia del filosofia sembra di modello un stato si è ride- oblia. che letto. quello convertiti; ma piccolo sunto qualche della vece paragonati Manzoni e il^ Il molto dato parlato ingegnosamente migliano affacciata era antico ha il tutto in lui del valentuomo. terzo non un è paragone Il paragone del questo è precipitando Ov'ei altro ha fine,in in alla morte, orrido, immenso, Abisso Un glisi Petrarca e vetti rice- mano vecchierello il fanciullo Solo tua dissimula, il poeta certo trentenne d'allora. felicità della che altro: linguaggio e è non e del divino sott'essa, porterò sino fascio. Il poeta un ma Dalla Quella „. del cadendo " la e sdegna l'imagine mente, imitazione a la croce, prendere croce, come una via, deve maestro, è Corre 79 questo il cristiano,che è così SABATO poema due traduzioni, È del d'altri, cardinale Anti- postumo volte una col in versi testo a 8o PENSIERI fronte,si Il paragone cardinale del adagiandosi ora il trova sonno e lo il nemmeno male che Ma può " dolore suo Dice deliciis fuerat ci si deve star si poi " Dice quaesita ; „ l'uno e alla riposato, era già non c'è in a delle infermo il si ricordò cose Si che terrene ricordò „. loro di morte, l'anima paragona : in alcuni dolore, UH " sono dextrumque quies;semper rivolgersisul- a sperando di sonno... Ma si può di lui, in Giobbe, Or Pohgnac. non di quei ammalata di e trova non quei altri versi dimenticarono bene: e fazione pre- " suo nei letto quali agitata dalla pace, e il nale, il Cardi- nel versi mai versi che e nella che pace suoi tutto Leopardi racconta trovando che opporre il poter essersi senza che Ceu " Pohgnac: di credere figura si poco prima nel Primum e : comincia Anti-Lucretius, si malato nel o, vedessero dolore, " „. Dante deW pensiero un piume si laevum fianco... sempre si leva bisogno Manzoni di fine quella ritrovano inventa Nusquam Leopardi sull'altro prendere mai il e Si vede sulle Quod il alternis latus iuvat... Nec recumbens: guarisce in il Manzoni benone peragrat... In non „. „. lectum prima gli scherma Polignac: dice ; „ non „, il esempio per e e che la noia posa particolari,che nel Leopardi. e destro: simigliante a trovar alcuni Manzoni che volta e inganna Dante non inferme, sul ; ciò cerca tortura; ne Che dar lo e di le membra con Come " questo: gli occhi, resupino: tormenta versi con svolti in alza tre dai inferma e è Leopardi. conti sinistro,ora sempre piaceva, poi suo lato che di giova: non sul dei arcade nel letto si avvoltola malato un biblioteca nella trovano DISCORSI E a un sione pascorpo ripetè quel suo bellissimi,cui gli astanti tutti,fuori, di uno: IL Quaesivit imitato verso dal Quaesivit Questo caelo tale, che re perla. due i applicava,in più non alla negata, nostri fermare, invogliare e Il Polignac morendo ma ingemuitque lucem è doveva paragone ingemuitque Virgiliano: racconto scrittori requiem strato 8l SABATO vita dell'anima E umana. grandi commuovere. il modo, certo insaziata la reminiscenza suo dell'epicureo, di Virgilio che colpì particolarmente il Leopardi. Si direbbe sulla fine della lugubre comparazione egli lasciasse il Polignac per Virgilio. Non c'è in lui quel gemito che chiude lui,muore, ossia Venuta " la morte. „. a il essersi senza del luce, mai mattino, sperando rivolgersi, sempre Con Polignac) tutta la notte il Mantis disse certi che esser la : per „. la morte, noi la luce L'ora ora? l'uomo, " poiché ha durato (spem elusam, ha l'aurora vede l'ora, Qual leva si lotta; ma Elissa,quando come riposato, la tristamente così a Leonida. il Leopardi Ma conoscesse siamo pos- quel Certo egli l'aveva nella biblioteca;e si può facilmente che egliammiratore di Lucrezio supporre vesse (che negli Errori Popolari è citato spessissimo)dosin da fanciullo, è di cera, quando la mente Il padre non doveva leggere l'Anti-Lucrezio. lasciargli poema? bere il veleno senza propinargU il contraveleno. questo, si può dire,lasciò nella sua di dal quello. EgU descrizione quando dei La " G. bensì primi momenti madre dell'esser dal poeta ricavò nato „; " - Pensieri poeta della vita più traccie la romano dell'uomo, il e 1 franco-gallo Pascoli anima Così e solar genitore II prende a conma quanto più ha ricavato Che Discorsi ha a far teco la Natura? 6 82 PENSIERI Matrigna certo, parole fin appreso, ? matrigna i O " che In figlituoi ? disprezzare le ottenute, ciò nuove ti lasciò forse vecchiezza le Ti saette. nemico e Reo me E E di lor il le in hai cose provasti, e Da questo „. di nel dato quel e gioie memore che pio della a scrisse: impetro, non fia voto il dì Che parrà Che di Ahi pentirommi, presente di all'altrui questi occhi muti mondo, più tal e noioso il dì e core futuro tetro, voglia? miei? quest'anni e che di me spesso, sconsolato, volgerommi libro: vita come sé fiero vino, seguendo dal Leopardi siano il bene cuore, quegli e e la „. savio le il piacere, soglia Del Ma Inganni vecchiezza detestata Quando lo più non dall'amore se Evitar rendi sempre del occhi gli „. La e voluttà più gravi consigli a in voler non presentimento là e qua lesa si astenne A ed Appena meglio le fonti trafiggeranno di forme, di tanto quando il maggiori avanti ti proveri, rim- quel volgersi indietro, quando egli infatti trascorse i suoi Perchè cercando apprese Sempre staranno la tante " di inaridito abbia pene Trovava " egli maledire in parto umana: desideroso e in e perchè ti deluse che stesso queste libretto,forse, egli apprese noia, a pentirsi, di vano " prendi egli con parole queste allor? felicità la avido libretto aveva natura. o questo „ a da prometti merai, la chia- fanciullo, forse, a da natura, „ poi Quel Non „. poi ripetuti È madre mortali dei " invano dirai,e volte tante quella che la discendono Non natura? madre non gemendo molto DISCORSI E indietro. stesso? 84 PENSIERI tirava " po' cogli argani un vecchio di paragone, più finirebbe cui far a meglio star a bene che bene, star a la si dovrebbe questo per dal nuova disconoscere poteva E " morale una „ non concludeva: giustezza,e pensare DISCORSI E si così e „. IX. Queste io cose Giacomo dove meditò ripensavo aggirandomi che la vita dolore. è dileguato,gli uccelli infine le nuvole, si erano i monti di nell'azzurro, la silenziosa. qualche colle Appena brivido dello soffrì Leopardi " Il sole del e Infinito io dal macilento, e gli occhi a me guardare la valle sterpi viso paUido Erano azzurri. bello così fiume, e il e veder per e anni. Un la voce è soffio del di avi il dei suono riparo che Un di d'una di è Il è mondo, di senza quei primi essa le foglie rispetto d'artigianoche passa, il grido degli popoli antichi,ecco canto famosi: Tutto di monti, siepe appena della vita. Che ancora si rifiutava umana muove sul secolo, e lontananza una la coscienza vento che del accavallamento si faceva presente, all'infinito silenzio? ecco lontano più lungi, in fine,rappresentasse sentire capellineri anni primi e fanciullo siepe: un senile, coi e i la quel fanciullo che pareva dietro ancora facevan ulivi pena ap- bruna imaginai il Poeta, „. giovinetto,seduto era cipresso nereggiava un E avevano spiccavano Potenza gli appena luoghi veramente era Macerata i visse, e non taciuti,pace valle secco, che più per pace e e più silenzio, e di lor non tutto posa si ragiona. IL meditava Così giovinetto smunto, borgo solitario. Egli era senile, in questo degli sforzi e felicità, nella scienza. nel dal Altri, presi tempi, nemmeno si E Dio a la tutta il fanciullo senile è le fogliee~hautràgà"nel in forma di pastore, la luna Monte su un la chiedeva immensa? coscienza umana sia della il fare bene è filosofia cristiana sconsolata del gloria,della visione " negli alterni comune „. del si mostrava questa che sono? che O ci del ma Poiché tutto, narsi, affan- tal modo Non posare? sia la bene. Che ultima di della quella della angosce avere parte, della a insieme so: rispostache anche parte progresso, nelle dere cre- questi dopo a un dobbiamo la conclusione futura,stretta periglie il sia ciò consigliail Manzoni, del in pastore ella quello che ancora qualunque solo hbertà, dell'umanità io credere Leopardi. la vanità mostrata dir greggia dare, non vuol ed del che ci sentiremo siede, prateria,guardando falcata chiede sua rammento della degenerazione? o naturale come noi stare re- stormire dell'Infinito. O sasso Dobbiamo di malattia io dover chiedendo: e Solitudine allora. che certo deva cre- egli rivolse là, sente la luna (appunto Lupone) sintomo egli non : sapeva ancora mare Che Sì: sconforto, risposta. senza su luso disil- credeva non vita all'Ignoto interrogazioni,le quali E ben medesimo volgeva Dio. a e progresso viso l'inafferrabile raggiungere per credeva non medesimi nei umani zione rivolu- dal il dell'impero e grande fragorìodella il dopo 85 SABATO vita; e Della ha la ordinata, guerra 86 PENSIERI Il dolore del poeta dal diversamente e le diversa dopo in quel troppo non speranza, aiutiamoci, Elle Perchè? due e della allora, conclusione, la premesse. tutti adunque, così: Noi noi lici, infe- tra amiamoci! difendiamoci, Non DISCORSI conclude poeta male: tutti stiamo E del affaticare " tanto anni che dissimili non furono primi quei come poste, ripeto, secolo, durante e fosse non parve da „ giovato seguitò e fu noi più più fanciullo; r Parve nulla. a sto nel nel unico air amore dire per La feUce, infelicità fede essa e ! non non gli solito, egli O impedì come ahimè, di né si credere facile di geva vol- gì' impediva, non di il credere mancare al il abbia voce anche sabato, umana; a è che mesta già suo poeta perchè quando divina ciullezza fan- la il è fanciullo poesia. nel lui poetico, l'unico fede lezza, fanciul- sua in ciò più mesta, tempo suo perchè sua dolce nella per e della all'immedicabile ma poeta canone Gesù! a di E vita. ineffabilmente fanciullo, poi la più e dopo, parer tutta caro, Italia a Leopardi al grande conforto: GINESTRA LA d'essere Imaginiamo Giacomo di pubblico poteva fin di Tristano tranquillo e avessi sperato U amico giovane della eretta, il il più suo fanciulla sente che fanciulla ha non a mano per Accompagnar E (i) queste Lo " parole. al è il destino... fronte gettato che sottoporrà volto quel il del delle ali dell'aspettante da ogni sé dopo esile gemello, suo senile il ventilare ha insiem non „ Questo e due vana anni smunto, ch'ella la gode sovente; sorvolano Zibaldone morrò nuU'altro mai il capo sopra settilustre seno la morte, se alla è „ cuore vergineo logo il dia- dialogo mondo. al fanciulla. La suo La speranza. come riconciliarmi può Egli tace. bellissima contento stra. Gine- la morali: il ottengo desiderato che poco Se " così ne beneficio solo Già il abbiamo e operette amico. un Tristano: fine. Dice cosi è e delle noscere co- allora ne il Tramonto meno l'ultima quanto di e che quello cioè conoscerne, Leggiamo sua Leopardi (i) alle stampe, ora trasportatial 1835, era la via ancora mortale. edito, quando scrivevo 88 PENSIERI continua Tristano da di Alessandro morir che nell'operasua, è e dall'altro di di punto di Giacomo di pardi Leo- prendere le parti giudizio,e parlare lui. Il poeta è al presente Voglio parlare al poeta, dirgli: O — tu lettore recens. usque Cesare „. personaggio voglio parlare per poeta. Io di posta pro- risolvermi a freddo quel fama la fosse mi scegliere,io direi, morir ogni questo a Se ogni macchia, tempo Ma " e dovessi tace. si sente e da vorrei non L'amico di la fortuna netta oggi, e oggi, e conclude; e lato un DISCORSI E Tristano, o davvero ti turbano non della sogni che invano in morte, età e il di morte, la ricordanza solevano, pensiero sei affermi? desiderio cotesto più, come prima della amante spiritualmentecome morto così proprio vero tetro d'essere dei vissuto ? Altra volta ciò perduto parve dolore. la Quella esanime. morto, e volta Tristano, o incapace di potevi nemmeno non La vaghe immagini. allora,come Mancavano tua dicevi La ora. e il cuore ti il pure provare sparizione degl'inganni primi, delle deserto ti parve, più piangere dolci dei vita allora era ganni, inun spogliata, allora all'anima Alta, gentile La sorte, Il mondo sapevi la natura che l'infeUcità era sorda e la e e pura, natura, la "beltà; umana nemica, era che immedicabile, gli uomini non che ti volevano e che ti ricredesti,so ti venne di così suono che la tua grandi dà sei Dà solo battuto del che gliamo vo- questa, utile, essere per fratelli.Ma ai tuoi che dei di credo abbastanza, dalla natura poeti io, sei dagli uomini, e il supremo vita, Ma dolore. tuo noi della somiglianza col frumento dopo battuto e franto,dà il pane di il pane noi a é non appressa è tu, franto e quàndoT E sempre. per ora, noi, o poeta, a ora or dolce è non come terra, che il dolore anche che parola. E sappiamo ultima pronunziata certo stato dormirai tu noi quel rimpianto Tristano, si o ora, nostre dolce. è ne che Aggiungi il momento hai nelle virtù natura triste,l'eco é ne ora? vita. riacquistò la e il dolore^ errore) da E mirabile Né cuore gioia di canti; gioia: perchè é poeta come il tuo ma consolare. a nova avemmo che bene, pietà, l'amore. anche era vano la gloria né rimpiangerlo,quel beato tua una parola di grande anime, E ultimo, la né di secondo il in vano, potenza del dare potevano e 89 GINESTRA LA mento ammoni- possibile? sarà Tu sei dici. spiritualmente^ morto II. La Vediamo. Eppure, debba a me Da professavi: Io ho insolente, desiderio la dopo, quella studi gloria che " a delle cui questo sogno grandissimo, di gloria dunque di forse Certo „. sola t'era talora dottrine e colla delle smoderato poi, e sett'anni cogliere, sapienza buone ti ventenne, di concesso più? fanciullo che fanciullo,meno si viene buone sorride ti non che pare rimanere. " gloria e cogli ti lettere „, PENSIERI 90 da tale parve DISCORSI E " tenuta essere in piccolo ti parve che e comparazione alle altre difficile a conseguire tra i viventi,e non difficile di fastidi e dolori,e pur conto per fosse ben „, e di frutto il destino morte, e E dopo inutile mi ostante della No. che la sepolti che e „. colo se- pur studi. degni dovessi tu ora alla il tristo Non sentire dell'avvenire: lontana ti si offrisse che viene nasce dal fare, senza alcuna è simile virtù, ai mancava a' suoi nella il soffio che quale interrompe l'infinito morte. Se e vita e alcun portasse una ingegno la ventata dall'isola ella t'accorgestiche ancora parrebbe ottenere a l'ottengono, dopo pur gloria pallida fronte quella se penso com- tuttavia senza condurre apprezzava questa mare " e che parve di vivere, non viene posteri felicità. Ti cultori Ironia! i tra conservare senza dallo invece macchia, la morte, tu riore, gloriainfe- questa scrivere, quella maggiore offrisse ti si e di in grado sommo ti si desse e a la sceglieresti che scegliere La morte. e tra gloria V vanità. III. Ma invero c'è qualche quattr'anni sono: di gloria, né d'amore!,, anche di " E Io d'altre per il non di cosa ho bisogno scoppiano simile „, nel silenzio l'anima refrigeriod'una a quelle del tempesta. e Al stima, né bisogno chiamasti e lasciano, rinnovata tuo " amor spiritualiche meteore . sonno, rinverdita di dicesti, basterebbe, credo, cuore quello che tu, così vivamente, sogno Tu ho simili, ma cose tuo meglio. cuore come al sveglio, ridal basterebbe PENSIERI 92 Solo le e in il del Tutto riposa. ciò più santo, pensiero, nostra via, adornarne per la sempre, bella la degli anni, quando contemplavi occhi fine; ma al poi pianto languidoe nasceve ed della pensosi era dolciura cotesta ira con era dell'errore figliadella una Anche l'amore, dello gnarono, so- la desiderasti tu dal cominciar gli con si scolava me- il desiderio no: l'affetto d'amore, quello.Ma e anche la notte sottentrò inganno un e tua di passò: Era più della desiderio con soavità dell'anima stelle,invernale. senza tuo insieme stanco di fontana Poi amaro. parte della gran Oh! la il che sorvolatrice sin morte, Redentore lo richiamasti tu dell'amore. la compagna crate, So- a imaginarono, soprasentirono gli uomini, al tuo prendere prigione seno in quello, era la morte nella apparsa più alto, di di grande, 1 Ecco morire si vincere poteva quanta, per dell'angelo,e ali volontieri cui vita sebbene donna figura della DISCORSI la quel pensiero con gentilezza la morte... la gentilezza del pur la E tu scambio. ti gesti accor- Aspasia mente... vanità! IV. Ma ti restavano terra del la e il e Non siepe deìVermo le stelle le lucciole erranti colle, e cielo la dopo tempesta, la luna monti pendente scintillanti le e siepi, e il suo lo sul la occasi lontani, e picchiava alla che dell'Orsa per bellezza ricordi,Tristano, gli pioggerella mattutina e infinita loro borgo, fiammeggianti dietro tuo la cielo. la con su esso, tua letta, vil- giardino,e schiarirsi incupirsi dopo del il GINESTRA LA il ritornare crepuscolo, e allo dell' sparire del solitario passero disparte nella delle il e cadenzato gracidìo cipressi, e i silenzi la donna che che nella canzone a poco campana notti di campi; che veglia dei sfaccenda a paura? i terra il e Vanità Non Ed anche anche festa bianco. ombra E vita di e chi portar si la dici ha resta? sorriso Ella chi di Socrate, velata di il mare, neri dirsi considerare sé passato anni di zollosa,al porto; d'ogni tempesta. del peso stesso, persona molti di cinta panni, libero senza diletta avrà d'amore. avventurato, chi rimane ciulla fan- ammantata era Ftia a può la chi ora amaro. scossa via Con nelle la belhssima quella più spaventoso muore da in ti conduce lo dici tu più è ti apparve tu se d'un guardi a tocchi i sentieri, e compagnia Ma Ricordi, certo. non sognò porto poi morte che trista. il ma la Ora muore farti sorridi e la morte. che donna serrata, bellezze. quest'infinite che c'è alata La cielo; e dei il cantarellare e casa di il e stormire giacisull'erba,neghittoso e immobile; la il rombare meriggi, dì per veniva lo nella del in erra mortaretti: e rane, altissimi di e dei del canto che è rite spa- gorgheggi il e borgo crepitare notte i il canto nel delle le ombre ricordi torre: lontanando poco della dei valle, mentre campane di Non sole? dalla la luna sotto nell' ozio usignolo 93 insieme, che e della ne si vede è PENSIERI 94 dice E Di senz'altro speme ancora mondana la DISCORSI addio quella a riscontrarla Per E via? E quella è diventata polvere e scheletro,ossa vista vituperosa e terribile da fango e ossa: agli uomini non di Perì. Né il chi più, al Ora anche questo il morire Tu crudele. é suggerivi al pur che è che, Poter E lo la inganno. Non restava il fato e la sapevi anche natura in fa,quando poco stanco: cuore disprezza il brutto ascoso, l'infinita e il, morire. Ornai Te, la natura, agli l'amore l'estremo nostro infelice non tuo che che dicevi: gener donò dersi nascon- dicevi desiderio. né Tu morire, dunque. Non bello inganno, un speranza di dato era Tu l'amò. pur stato era L'amore morte. che occhi fango, e vanità a danno comun del impera, tutto. VI. Del Tutto. E il cielo d'averti nel di compiere delirio: " cui,nella e il essere ferro, a patria itahana, o Tristano, la quale ardevi d^amore ringraziando fatto italiano,quella a cui,ventenne, anzi O il sangue a tua la patria, per tua la tua il ventesimo patria, o per anno, patria te, che . mia: non veemente canzone, cui consacravi il tuo dicevi non esisti posso più auguravi sangue, foco agi'italici petti;quella tua con che „ voce gere spar- ; quella la gloria doveva patria che GINESTRA LA ha intanto tra di le alzarsi due su le catene dalie la cui non sudata s'è del amante virtù; con e, la sotto clericale e lo ora " credo, anzi di governo, fatto gli uomini Ad alla considerazione altre conclusioni. nell'oblio di cimentare Come far a da zione educa- della tua una infelici sotto che natura quella in i tra a ha vita di la per la vostra così è nel malaugurio sorta lunghe tra vita beata e il forte che solo nella non bella, che i due diversa? patrio, d'onor, Perchè vedere spanne; topi ragionar leggiadria D'amor è ben patria. oggi ondeggiar tempi traevi pericolimortali utile,oltre sé altri umana che, poiché la conclusione la setta Eppure così. quelli poi sottratta, più cosa le barbe e governo politica,perchè spregiarla,poiché stessa quel sogghigno nell'udire della infelicità Dicevi sé gioia d'essersi poteva colpa in sono dell'infelicità non se la gli individui scrivevi Aspasia vale e „. dalla non stato volevi Leggo abbomino io che forma dello ligioal Tristano? vedo ogni venire dell'av- armi. dunque, o Sapete che lettera: virtù, biblioteca uomo che volevi della e conte d'ogni novità, nemicissimo forte, e E d'un sguardo dicevi penetrazione una meravigliosa in un giovane della cresciuto nell'ombra pontificio, chiesa, provata patria,e pericolo di fa tintinnire già tardi Più aspettava s'è e alzata, e avvinta? è poco stirpe nuova guardata attorno, piedi, e di donne della s'è la faccia alzata lentamente, cautamente, ginocchia,e 95 di libertade? con forza g6 PENSIERI Non fuggiranno già s'avvicina nobili il ad e dal laccio sangue Vanità, apprenderanno o e Tristano, o dalla a molte e saranno fluire, per il sangue fiotti, ridurrà che inestinguibile, e Sta scure. stere resi- a vincere; a no, generoso di schiavitù che abbiezione, pur in che cenere hai stato dete- parola giovanileI la con topi congiurati! Né fuggiti,avanti i granchi1 cui recise o i morire le barbe fuoco, fuoco il passato in tempo con Tristano, il sarà sempre assalire, a teste, strette o DISCORSI già allora, erano sempre, E E dice vanità: il tuo cuore, stanco. VII. Vanità di ad i severi miglioramento Aspasia, " economici della il mio studi, vanità felicità delle piccolo Tu sociale. ranza spe- ridevi,scrivendo masse, cervello ogni perchè aggiungevi: concepisce non una d'individui non felice,composta felici Tu 1 miei amici si scandalizzano; aggiungevi ancora: ed essi hanno ragione di cercare gloria e beneficare io che di beneficare,e non gli uomini; ma presumo che ho torto di passare non aspiro alla gloria,non la mia battere su un giornata disteso sofà, senza E tu confermi una palpebra queste terribili parole col tuo presente ragionamento e coi gelidi amarismassa „. " „. simi versi al candido Scienza? vanità! che può essere Del secol non Fehcità Gino. comune? Anche Progresso? vanità! utile,che può non i anche la poesia è nostro e dunque la matura vanità. la cantare bisogni speme, vanità! poesia, GINESTRA LA Tristano Io E tuo il so io che, è non delle ardenti delle Perchè da n'alza di di sei il vate non sei il profeta classi, il contempli tu di vetta differenza pensiero e lungi e da così di condizioni,di piccoli esseri confuso murmurc non il razza. formicolìo un sia, Riconquistati i vero sublime gli uomini, parti,di popolo, un in così tu i diritti delle puoi scoprire, da non alto, tra È sociali. patrie, ricostituiti umano dolore, che Tu nazionali;tu secessioni evo. che poeta venuto. ancora cupe il tuo genere così glialtri amici come sono grande per rivoluzioni delle verrà non perchè. so tempo confini io si scandalizzano. che tuoi Eppure I 97 uguali: di pianto. tu dunque e se Vili. Tristano! O tua per alto,e il parte utile nostro, di Abbomini così cuore di singolare così la E Tristano! noi, che avrai avuto nobile, l'intelletto il sventura destino, senza tuoi fratelli in siamo così poHtica, ridi della felicità delle dolore? masse: colpa della natura, ripeti.Non c'è dunque nulla da fare? Non c'è più che da guardare stupidamente in viso questa ridicola esistenza! brevi per momenti, almeno? Sei Sei omerico, G. il farmaco così panacea, tu tu - faccia il dolore e cercare, l'ira? già Pensieri davvero alle e di dolci Discorsi là che morto e come la come obliare,sia davvero, ripeto,così insensibile Pascoli che Vano pure li attenui mente? spirituall'Aiace parole, silenzioso e 7 98 PENSIERI irato, te dei " andrai ne ? morti DISCORSI E le altre tra anime l'Èrebo verso — „ del fu quell'anno egli Non appena. canti erano con le insieme 1835, avrebbe dire potesse de' suoi Recanati, quando Dopo si imagino io Questo sulla di poeta l'edizion quellidel- noti morali. operette terra dunque al due altri anni gatore? all'interro- risposto Rispose. la Dopo altre due che canti la Fu cui della vaghe Ma ombre. la del la due dolore due sono solenne, monianze. testi- supreme luce pallida, dalla illuminato ridente, cielo, era variato Tutto tramontò. la e della e vero una Il paese luna luna risonanza dire, tra eterno. al confine in Sembrano così per il buio E tomba comparvero della del poeta tomba. persuasiva. sottentrò luna, già il d'oltre Egli lontanò, dopo, il Tramonto : se hanno efficacia lui come parlasse morte di poesie Ginestra. ott'anni morte, sua di divenne oscuro. Risuona Il viatore è rimasto quando umana, dolci canto un è più guida. Così finita avvenire, rientrano sarà mai tomba. quale V altra già senza speranze notte, poi la Si di saluto errori, le non sperare mesto dopo vinta luce dall'aurora. il tramonto a La vita V altra 'che aurora un quale Ancora quelle sono della ciò nella in si appuntano nell'oscurità. e raggio. giovinezza. Gl'inganni, che Quali allude, forse, disse: la all'ultimo lontane che moto re- rità oscu- po' un è di ranze! spevano giovinezza? nell'Amore e i Morte di DISCORSI E PENSIERI lOO imagini sinistre,spicca quel C'è filosofia della deserto nel dunque manda fiore gentileche un profumo suo consola. il deserto che fiore col il Leopardiana d'odore profumo suo dolcissimo quasi I danni Ohi danni! quali d'un di nel di città le rovine in palazzo un distruzione : volo caduta e una il monte Su vuoto. il jnonte di ardente, un il cielo senza tonfo dire vuol I boati del che abbandona Nessun a che E a lieve terra. talora nostro dezza. granche è dall'albero, di tonfo Noi in la non sterminatore potrebbe da Che un piccolo formiche. non d'un sono pomo inabissiamo sogno, quando in ci il peso. tratto negli aggiri della Questo popolo quel a terra farsi più espressivo funerea Altro tra hanno si cade pomo Vesevo commento massima si stelle,concepitene d'un ci accade un guizza dominaJLsimholo maturità. sua si schiaccia pensiero, come scheletro vertiginosa.Sopra stellato. Guardate quelle Un comparabili marcio uno misteriosa sparito,la è la rovina profondi nemmeno alla di granello di sabbia. sforzo, per la che terra temBilità una il monte more me- una che sterminatore. di e cielo notturno un noi fiamma tutto stelle,poi quella nebbia Ecco, noi sepolte; vediamo una lava campagna su sotto fiaccola una come silenziosa una all' aperto, messo di deserto un stelle,ecco città seno suo cielo. al perduto, ecco impero gremito ha Ecco al ricordo ecco cenere, commiserando, altrui Natura atti suoi male o nostro ben si cura! lOI GINESTRA LA X. Il e la luce, E " Quale „. e la morte, scótoSf scótos. che la tenebra meglio che fiaccola la sinistra la gira baglior della lava? Certo è la discopre per il Leopardi, la rovina la verità veritàje tò il vuoto? palazzo tenebra, preferitotò amarono la luce? è la tra hanno phós. Essi tò gli uomini luce nel gli uomini mette poeta la morte di lontan totale ed eterna; quel come bagliore. Che Rosseggia rivela non teatri vacui di sorte La vita minaccia Ma il depresso e è umana alla rotte è in balia che luce tutto e su sterminio. del che la nostra tutto e muore. domina cui Questo e letro sche- caso, è aspra notte, uno case, passa deserto un dello eterna Tuomo tutto loco, della e di progresso, legge tinge, nell'orrore deformi che città ; rivela intorno intorno macerie, templi e esiste non i lochi e che l'ombre per tò è la phós. acc,amente; rivolge il tergo vigli libertà,civiltà, glj^^iaced'illudersi,sogna progresso, grandezza, provvidenza, eternità. Superbe fole! che rifiorire. a ora a già cominciate distruggere,tornano L'uomo ha paura della morte ej)argoleggiandosi dà a credere di del voce Si soave poeta; anzi può che sua in teme paura? e immortale. fin qui domandargli: illusione chiamare, la essere a' tuoi certo nello — che l'ultima dice che può dire E perchè simili, o modo, del buio? si Questo si invidiare Tristano? vigliacco il utile c'è nel ripeta. povero la Perchè bino bam- confermargli accrescergliela? EgU è adunque al PENSIERI I02 buio, il povero che ha No: è a volere si anche tutt' altro. ti leverai O di o è poeta, e il buio canterà sepoltura. l'ultima questa da o male, tuo Quando adagiarti nella per non dersi accen- matrigna, matrigna in ed è uscita, perchè in''parto; mai. verrà no: no, acceso Trema, piangi e dispera : non mata. chia- mia una cuore: mamma la bene tuo tuo è madre di cura L'alba lamento: tuo se al là e' è a là col lume è non e Di : pensa lo accenderà suggerisci tu un ma o acceso madre, tua non bambino, il lume DISCORSI E a pensa è infinito. il gallo,tu — parola? tua XI. Ricordiamo sieno una tutti negativi, io Sarebbe sbagliava? dalla filosofia sua frase sua non negativa delle sue egli la esprime qui, nel Egli che dice me scendeva che Ove fondata Così star lui detto che suole in stato nostro ultimo. e credenze giose reli- quel detto nel care quei fole piede può star già " lugubre probità del volgo questo, adombrando a poesie, efficace: Quale altre fermazi af- nasse bale- non e prose dalle che grande egli stupiva poema Si „. sentiva una sconsolate suo principii avveggo Egli superbe L'aveva i miei ne risultante la morale è non che inverosimile. L'affermazione ai lettori " : nella dubbi ch'ha e la error dialogo nelle sua in di sede. Plotino credenze fanciullezza. quelle di tutti firio, Por- Platone Egli credenze dopo morte) spaventano e aveva (circa lo gliuomini sulle in „, altri. di e Egli detto aveva educazione buona, " nella Egli di frutto virtù deriva ne che se^ trovando cambiarla non più egli dice compie, e e i suoi principiisparsi Egli proclama che sul di Ecco del la luce. E il ora parte, direi, corregge tutti nei canti nella e nelle operette sua filosofìa un inconcusso è del poeta come dire, della così in è cipio prin- un sistema della coscienza la rali. mo- fralezza. e nulla,parla per voluto quale principio questo e bassezza nostra quelli Ginestra, nella nella edificarsi quale può morale; non la morte. con riassume che insopportabile la vita, avessero Troppo stizia giu- alcun infelicità per maggiore una la somma „Q.egatQ_in- affermando gli uomini, per uomini èva. ^y la delle e religiosederivasse credenze dalle costumi degli pene più leggi,e a gli sospetti di dei società „. che timidi, non i le buone mansuetudine la tali non atti sono non e la coltura e conservano e che future, ma calamità menti, i buoni spaventano e nuocere essi quando estreme, ore IO3 GINESTRA LA dolore, sacerdote: un il il filosofo sacerdote, irrehgione. XII. Egli aveva detto: giace placidamente la sua sapete, miseria, o al lume non sa di felice della dover la lunal greggia Essa Voi morire. non che sa sì lo mortali. Egli aveva muoiono Uomini, senza detto : timore " Laddove tutti glialtri alcuno, la quiete e la animali sicurtà PENSIERI I04 deir animo escluse sono DISCORSI E in dall'ultima perpetuo ora dell'uomo „. Ora ^ dice: egli Il solo progresso della E l'orrore avanti continuamente, che deve dando provare ad che verso assoluto. Avanti Ma voi Ed io dico vostro da ciamento farà e nelle Da umana è questa: la morte! verso fortuito altro finalmente dovete avanzare, e verrà ire danno; vostra vostra miseria, in voi lo appa- effimero. ed delle gettare della coscienza coscienza odi il verrà abbracciare più fraterne, ancor vero che amore voi, porgendo tra lida Va- pronta ed aspettando aita Negli alterni perigli angoscie Della dal deserto di comune. guerra coscienza cotesta come la società solitudine,della vostra degli vinciate lo dovete voi la^yerità verità, e dovete cotesta gravi d'ogni e che essere Perchè lo non promesse; acquistarela piccolezza,della vi che arretrare. dovete illusioni, del la della giustizia e Progredire dunque volete vi quale vi minaccia affliggee stermina, vi ingannevoli e la morte. le la base, radice^ della intero può non la natura quest'orrore bisogna retta dere proce- destino. vostro ciecamente e essere pietà. E del conoscenza nel possibile sta umano verrà lava e di la insomma spunta cenere bontà, rato l'odo- fiore. XIII. E in cui atomi guardate esse di erano luce. le stelle. credute Pensate, come che fu un tempo appaiono, piccole, GINESTRA LA E il al al grandissima pareva credeva quale sé dato stesso tatore abi- suo signore e fine tutto. Invece credere, la terra come Guardatela il capo e faccia in di dite che non mortali, che ma in essere sì, che ciò tutti lo ha nessuno che codardamente coi pace di la morte. Voi erigerlo orgogliosamente. senza la necessità E fiaccola la piegare luce. bagliore guardate senza la e il dezza gran- due-_j:eli- tenebra tenebre, palazzo vuoto, un di eccQ^Ie sterminatore, nelle piccole; e numero phòs, la il il Vesevo s'aggira in di granello di un le stelle e la terra: e fiammeggiante lava infinite minima e lo scòtos Guardate grande sono, le stelle gioni, ecco piccola,minima, la terra, è Credere sabbia. o allora la terra I05 rete senti- vostri simili. di sanno essere dal mai trattenuto male. Io vi l'anima satura Sanno o a che dico dir meglio lo non Giova del di mortali essere via Verrà giova cominciarono che poi dire,per via uccidere la morte che il che greggia dalla insomma, sanno per loro di coraggiosamente male uomini gli col hanno lo penseranno. meno non i sapere greggia vigliaccamente hanno e mento assenti- questo solo sapere questa conoscenza, nascosta o grandi, sono tempo sperare la come e Lo averne questo. ozioso con il bene per che le stelle affermano. ancora. umano; mortali, ma di lo pensano distinti,si può o che che rimettono ne sperarlo genere quali se saperlo,bisogna nell'anima avere non anche, gliuomini, ai dotti ma e basta non di si sono essere adombrata cercato, infehci I frodare il nella loro destino; via: si rimetteranno nella via Io6 PENSIERI tutta solitaria, oscura, avanti cui rovina, la fiamma guizza siete, infelici di compagni tutta infeconda, cenere della morte, cui su dono splen- dell'infinito. le stelle Infelici DISCORSI E via, voi sarete; allora ma li amerete, uomini o i vostri mortali! XIV. Questo Che postumo. né Giacomo dice Egli dopo dica egli Ma negare. il cominciata Emanuele Quella profondo terrore, che dubbiezza, egli la L' Italia fatta,e è d'un cogUere fatta aver messo d'un temporale Egli lo delle che e fatidico: vostre sin Egli e' invitava a ora con fonda pro- come il grano che d'allora il quale, la casa e questo per per il contadino per la sta contro avanti via il presentimento passa minaccia tutto. medesimo questo, il suo incolpate, b I miserie d'una rumore tristezza, con disastro un l'Italia ascoltiamo capi gittava, anche Non il disastro noi per porterà provava presentimento, grido è al coperto aver d'un che ancora Ma allora. nostri ; d' umano l'Italia sentiva sui disastro; il genere noi Garibaldi. e sentiva profonda con grido: l'armi! fare, a fatidico suo più lungi.Egli prima lontana. marea nel qua Vittorio preannunziando si fosse poema voglio affermare non italico prorompeva anche suo Egli è un precursore. dell'impero Napoleonico e prima l'armi, andava vero nel consideriamo. la caduta d'ognimoto Leopardi uomini, gli uomini Abbracciatevi, o stolti: amatevi! salir con lui a quell'altezza di pen- Io8 PENSIERI Odorata dei di Sentii tenero la pio e a non me come nuovo, di sera di di e profumo fiore d'incenso, il era e solenne, nostro cuore quello, sempre d i zione-Jxa-^juest^ contra pareva religione dolce pieno era Il di di un cui festa. una che so non d'inni, un'eco come profumo un quel di e spargi deserti, nell'anima d'amore. intorno ginestra, Contenta sentii DISCORSI solitari cespi Tuoi io E J^^^Q^^ • che sono pur di novella Il gioia fiore Dio il là d'un avanti Ma due leggi di si il concludevano amore, profeta, fiamma e quel d'un vangelo. nel d'un apostolo, della inestinguibile la e di due pace! con fine sua profumo, medesimo perdono, erano attendere qua paziente tutte di che altre e apocalissi aspettare usciva ne dolore, pareva la distruggitrice, mortale. le questa ginestra piede lontano; natura tra : della crepuscolo di annujtizio un come un gnamento inse- L'ÈRA È giorno un secolo e inalzare gente, al sole, inno di Sol porti vecchio al celi e con il giorno, nulla Ecco: ripetere per d'un più grande! fine mondano anno la la il già, Vergine d'uomini genere la d'un quale è la rebbe bisogne- secolo, buon dai nuovo cernii già è tempo culmini di Saturno: scende; quale Fede Pace, e osa la già si Onore Virtù negletta parlavo tornare l'universal mostra piena (i) Cosi Costume e presso di antico ed e Ricchezza doni. la fine del secolo ma palingenesia) quale Torna con Roma solo la dopo nostra e quell'inno, non ^ dopo di veder altro un sempre rinnovare o la aspettare che di dio dì, carro non sei, quello sempre fiammeo il che quel un alto? più e chiude deve, giovane e fervido più vita (i) Si nuovo? uno apre che dì il altro un come ne un NUOVA già sepolto. PENSIERI no È aspettarsi col da la ha foglie di palme il carmina Non più? altri,nel che vaticinio,e vaticinio leggere l'una disperso dal le che che quelli celebrò lavoro universale. E avremo, convocata dal il secolo bene, Pace, e la già si mostra l'Orazio la Roma forse da delle poeta la fine e di corde Il secolo tornare antico continua e Ricchezza la cetra il meditare: Non da dal e sublime, forse rombi Canterò cercando benefico non chiodo, glorioso capo lento concluso a muore ed si d'odio? sarà secolo doni. inno, ululati del (dall'Augusto disarmo. l' universal crolla il mio festa del guardano attorno, migliore che canti l'Augusto più più magnifica...E questo poeta disparte Non Orazio; cantò Russo Costume e forse, staccare ancora, in sul Onore uomini gli piamo sap- bene: piena Oh! lotta) Noi sarà? della Cesare negletta Virtù osa foglie d'un un'altra nuova?) prima nasce Fede breremo sem- nasce, le su che e Roma conferenza la nuovo?), quanto secolari,più grandiosi di Augusto Parigi (nella a avremo ludi dei io questa si legge pace, un'altra su (\ueWdi amore, guerra, scienza, ancora, fede. Che ancora, avremo ordine; fatti del secolo e su che in potrà iungere T altra Su vento. in tanto secolo dopo scrisse pose Chi idee da del preconio un muore, ella altri; e io, né di indurre cercare via. portò e la ricchezza? e pariato. Oppure suo mento? rinasci- questo la bontà la pace, le confuse il vento ma secolo nuovo giustiziae Sibilla Nessuna DISCORSI E il di e e e osa siede mormora: rotto inter- sarà sacro tintinno cannone? il trionfo E il della L fede Ma antica? distruggere a temute a di etniche; della scienza i battelli e nuova? Ma la distruzione ella con ! se I il no la bontà, se fratelli semi cielo, fondo del mare dal di aggiunge di che, che mai fede, rendete meno della ruggito.E vostro col vana la lugubre ma pur miei fiere,o miei Scienza, prolunghiate bomba spada del siluro, fiere, meno suggerimento che scoperta benefica fiere da la ghiate, allar- e o siete non soave f J dei pugnale e della unghie, o aumentiate della non umano, del funereo fragore siete non genere perpetuo e l'aiuto con fratelli, se, la voi vostre del la potenza potrei cantare non ispirazione, se sopraumana l'acciaio col io : vero feri. E delle uomini: i battelli dal l'integrazionedel non con miei bili mira- distruzione erompere, poeta fratelli,perchè, portata ed il vanto fabbricato cui per l'ammansamento non o piovere profonda, vera, la ora vantarsi? può No deve da sono altri suoi ella,con se pur ha quale Canterò trionfato? ritrovati,ha sottomarini, il per è riuscita non coloniali, nazionali guerre ella cui aerei, per secoli cattivo ha benefici e il lievito che III ella in tanti se tempo un NUOVA ERA vi scoperta... che della fece siete mortali. Perchè degli ultimi uno di tali per il e ascensione la vostra e fu quella, per parole, giù; sotto, per vi la non più soavi usare una poeti della ; un' ascensione trovaste se i bruti sopra felicità. Ohi che, dire sapremmo e voi a parola cara fede, fu quella com' fu per è il fatto il per su a discen 4 o\Jy il^pensiero, aspiraste J y rteck^"^* *~e^»'7 112 PENSIERI dere; e /# quando, a mato richia- avete pensiero fuggitivo,come d'api dall'arnia,col de' vostri yfrv il vostro terra a quando a sempre, DISCORSI E dei cembali I voi voleste suon Oh baccanali. sciame dei e timpani dimenticare la infehce ad ad ora, vi stor^'^ scoperta; sempre, dite vi rifate simili ai bruti e, "C j^^A dimenticate^^così {^ ^'ùj'Xnell'oblio della morte, date la morte. ./Ognivolta che dall'inamabile altezza, alla* quale eravate y \^ J scendete e ora e \ ' ( voi "Up^ascesi, Co vi trovate V \^ /^ mandibole ,\^ferocia di W ^ qÌ^ nel toccar ^b r ^ . ^^ / (^ f^i) ^^ p" ^ ^ \[\ yf e cannibali. Come il cadendo, vi non di se non nelle vecchia della gigante favola, la vostra forza di bruti, nati, come essere la cuore riprendete ricordate non nel artiglie essere essi, se non a ,5^onibattere. w " zanne terra credete e le vecchie e pugnace; dita i vecchi nelle ^ E le messe che a le che ora ora, ali esser dall'alto più sempre tutti per è e non loro nello secolo ^cEecosì. potrebbe rispondere tu altri,colui ferità! Tu là sperare avessero eccovi là classi,quanti quante siete,eccovi nostro altrimenti tu, di codesto: aveste terra, per lare, roto- dell'odio! spasimo ascensione! del poeta parlare alcuno l'antica al bruto singolari,ora... e bramire che si poteva i ritorni e rari razze ansimare, Un che terra, quanti uomini, popoli, quante Questa credere poteva dirittura, ora a cadute si e i tuoi che sei deve un E credo dicendo che credo non : Ma compagni. che ad ne hai Sei tu spogliare gliuomini Orfeo che siedi ozioso possa esso colpa poeta, della sotto l'èra albero un di domanda, domanda, le^fiere )e: Rodope: oerchè perchè condurle dietro la virtù con canti ! canti; non non devi non si e momento la avanti strage alba ha la missione di bisogna lieve e e persone, anzi, una DELLA alla lavoro anche nato hai è del hai ne tu ma non verità; posso G. con ma fatto hai ne tu far tutto Pascoli - non io il bene e non poesia; quella troppo o molte cose La hai tu ho il grano; può mio nutrite ma è tu pòrto il grappolo; il vino. Discorsi no: dal che dato Io sola. scienza doveva, ed doveva, perchè tu non non spremuto e di poeta lavoralo, e il pane. Pensieri che dimenticare Io ho ne / \/^ dl^pa^cificaforér'^ e COSCIENZA. che me. questa versi, e ricordare, il poeta è quello e la poesia tutto male in e lo è molti FA Io Ho nato cooperato non che SCIENZA poesia: non molti sola: cosa è ciò che dire molti si principalmentea questa anzi no, zione esita- tale se le Io ho anime. fornita la Io non r. k^S /?Ce4^^ rincorsa,un sera data va in bisogna parvenza; questa ne incarnarlo bisogna non in il concetto troppo o non poesia. S'intende e Hmitare sterminio; (^^^ disarmo l'uragano, l'ultima sacerdote la questo"è~ir~pòèta la lo e degli spiritiumani di secolo; la colpa stato di lavoro avanti sosta una silenzio avanti chi non del se secolo nostro un'occasione,voluta festa universale se di nel verità n^ "^^^^ uomini In canto. proposta una come una credere può tuo renderle degliuomini considerare di guerra, risnondi nerchà. » : rispondi: pergjiè* tu tu e e ci"»t" ti e tu, Orfeo, ammansarle, del persuasiva migliorato, sì che può ti si appressa qu'estefiere,e te, fa condizione' morale ha 113 qualcuno fiere. Ma sono nuova PENSIERI 114 DISCORSI E III. In sta la vero l'aria conquistava esclamava lavorato Intorno morire! per ha scienza ai suoi la domava e nel secolo che principii l'uomo folgore. Un poeta allora: ardir, pacifica Umano filosofia sicura, forza qual il tuo E qual limite mai, misura? poter ha fatto di tutto, e fa, per pacificafilosofia Non attenere io certo merare enuquelle promesse. posso le conquiste del secolo decimonono: accenno solo che la folgore, la quale suggerì nei primi tempi la l'idea d'una nuvole da parola umana, a col gara asservita fìssa la all'altra la e che agli uomini, col che r inno della sua è non temporalesca di carro teatro. Ha La la scienza vapori vuol della parole licità infe- — discordante nota meriterebbe, alla per non già ancora, e impedire che è: voce inimitabile, e poeta, che queste che? ha dirlo ha La nel- fìne del trovato con le potuto folla si cominci: ha scienza In nella secolo in la un fallito! che il limite? parole l'inno circola come questo suo coi e il globo più grande operosità? Perchè, anzi, fallito! In insomma, è in ragione cominciato che voce la — la terra cavalli d'elettricità) vertiginosamente per umana le riproduce, e già porta, suo la...iinfelicità umana/jForse tra suefatta, man- della d'acqua (la nuvola vapore di folgore,veramente parte una infinita e la quaggiù, saettasse reca suoi invisibile mano dello doveva In stesso essere questo, grande Il6 * / PENSIERI l libro in che quel secondo i che verità contiene la col tempo, che delle progressi a vera era costretti sofisticare a ingenui prodotti della fede. in prestitoda Crookes immateriali metafisica: della tu data, e distrutta,hai non quella che costretti con bene: è la non a dere pren- la vecchia che tavolino un Ezechiele di Siamo deglispiriti fotografie (i). Oh! sii ma far fallire anche di l'hai riprova ed scienza: rischiato non la visione sublime o fallita, hai far a altro un scienza, gli materializzati,per rinforzare e a Dante. colori, o le una conoscenze: Dante, Siamo a interpretata va siamo tuoi con verità,sì,ma per non sacro costretti umane modo che noi, omiciattoli per altre un nostro Siamo nuovo. libro cambia che verità d'un parole affatto modo un pensare le interpretare I portuna) a DISCORSI E sei tu che maledetta, Valtraì La dare: potevi gira, felicità, ebbene, se amareggiata attenuata, oscurata, la fede. ci dava V. Vero! (i) colpa? della fede. appariscono, luogo rende e quale La c'è non rivelazione Vi pare? Di superflua! Dio! nel e la affermazione, più fede, e se con fatti, rivelazione la virtù c'è non sicura metafisico, distruggerebbe parventi non cose scienza, ma è di fondamentale che „ misteri invece se , fede, ha non più religione. Gesù Un di " modo necessaria perciò è della si riferiscono e religioni rivelate, perchè incomprensibili Non questa recisa spiritismo, interpretato Lo le di nomi pronunziano stata chi la di poesia.E qui,contro della si Ma Cristo tavolino la discesa parlerebbe e predicazione meglio e più sarebbe del figlio L*ÈRA meraviglia; pur tanti quanti fallimento del recisa II7 NUOVA affermazione contro Taltra della scienza. Come? non poeti Goethe, Shelley, Tennyson, Byron, Lazoni, Zorrilla e Campoamor, Manmartine, Hugo, Musset? Tolstoi? Certo, e Leopardi, Carducci, Mickiewitz tali e e tanti,che si può dire, a ragione, di questo sono secolo,che è il secolo della taU tanti scienziati,da — altri io e arrischio mi non altri enumerazione si — Volta dire può Eppure...Elnpure qualche accenno^ dico che il secolo è subito Roentgen a tentarla,questa a nemmeno scienza. annoverando poesia, come della ch^jpoii_Q"tante qualche preparativo -e qualche tativo, ten- di rossor h^ce di pflgsiaè un come quella tant'altra luce di scienza è un tramonto, albore d'aurora; e che quella chiude una giornata le fiamme, rosse, tutte dell'umanità,con purpuree, che e ha, qua là, nel cielo sera cangianti, d'una purificatoe intenerito le nuvole d'un temporale; e che questa ne apre un'altra,un'altra giornata che quanto, non sappiamo, ahimè! quanto ha a essere serena, nel cielo larghi spazi sereni non sappiamo: vi sono anche e sono nuvole, nuvole che ricoprono il sole o lo riflettono, che che fanno sono o temere, sperare belle e che sono terribili. Quella sera e quest'alba si sono viste, si sono salutate; perchè tutto porta a quella credere che questo quello un secolo l'aurora La vecchia Ora che nel e la tanta la èra è secolo il circolo quale fine col del nella polare il tramonto nel nostro s'è nostro sorge la secolo nità dell'uma- storia globo: incontrato principio.Ma sparisce e poesia sia per con attimo. un nuova. è (giudico che sia l'ultima,oltre ragioni, dal suo maggiore splendore) l'ultima che del da nazione ema- molte concepì- Il8 mento PENSIERI E primitivo della vita fondato realtà sulla questa Non chi di dice mi si piuttosto Io dei sono che di all'èra prima della non vecchi, anch' e al nuovo poesia: il tramonto nasce primo un Siamo l'alba e di cominciata? è nasce...? siamo spenge, poetica bagliore sì, si vede: piuttostoun ultimo raggio quella dell'apparenza: perchè non fondato quello umano spenge, che E polo, vedete. cepimento con- sull'apparenza.È e L'emanazione genere sia si dell'alba esterna; Qualche non che tramonto strale del credo. non pare, ma scienza. èra nuova ed concepimento: sulla e interna sull'illusione il secondo cominciato DISCORSI in realtà ha non a strali. io ! VI. Neirèra,_per fenomeno, il tava parole. Il sole ogni ad sole. Ogni che ciò Ecco. I pastori erano di la mattina luna il loro Come parte, poteva ricomparire che quello che Era disse ben al sole: parola del ogni mattina sera che però che faceva da de' le era dalla vegliavano ogni era nascerisl primi tempi esperienze che di del sera una che pur Tant'è. La in rese mille altro lo stesso. pure quei primitiviOrazio idem da dunque era Ma veci le e opposta? parte sorgeva sera dubbio sparito era netranti pe- steppe. un svaniva: che calava. aliusqueet poeta memorabile notti dubbio il sole ogni lontano le per nelle quei primi, amare Quello sue con appariva all'orizzonte, ogni ricominciava. da gli appariva, quello. Forse pensiero presero così, illusiva,il poeta^intexpce- mattina dietro spariva del dir e una mille mula forsuoi d'errore compagni Ma insomma era era uno, a viaggiava i nostri è Egli é. mentre lume E il piedi Capo l'ombra, di non che certo raggi è sotto qualcun altro allo utensili e delle viene, e In vero, Un ossia prateria, e al come era fredde anelante, giorno, e più sonno che Si lui. con bocca sotterra, necessari la veniva notte. una come sotterra giornate sua ma vide, poniamo, lui, e nelle dalla svegliarsi, pelli si d'un in lui certo nullo, per errava, ch'era che trova dove va gli esso si addormentò ancora Nascondiamo i suoi che Aspettiamo. giorno, di o andava visibile ancora. cari, perchè che quell'aUto vaporava torna. vicini e cioè, un ancora luna, che store pa- insensibilmente precede che notte Si doppio. é viene lo o le sopra d'impalpabile, o morì; torna e Il sé. stato qualcuno l' ombra, quella come caccia va segue giace Dunque resta. più mai é lui é in come : della Il lì dove che lo Capo, lungo. notte sprizzare trova non qualcosa é che i al lui dove pur altro veramente, suo opposto punto Nella sera? sole poteva s'addormentava. e Non assente. qualcuno l'ombra pastore Dunque un questo Non é pecore. al dal dell'oceano l'oscurità il pensava luoghi remoti, sotto dunque doveva che Il altri. piedi... dorme: sue la conca, rapida Così non Come alzarsi disceso una trascorrendo ad pronto ed sé lontanai ben risonò esser quello. era sur II9 dubbio, può sempre donde quello in si all'alba trovarsi di e non NUOVA ERA L notte, una é smarrito. poniamo gli oggetti ritorno, a suoi li trovi. PENSIERI I20 DISCORSI E VII. Esso nel è non del sonno simile sì la ne grandezza vestia e voce, Stettegli dunque Dormi, mi Tu Essere di e Oh! ed essere ma mi con Detto ch'egli con Cera più ebbe vani. la vostra madre, in Sbalzò da e si di vedono; infinitamente di che ma non il figlio?Oh! noi, a due porte i come ma essi denti, o si toccano. non Certo sco- di verità, quale all'uomo pareggi e compensi quello che figlioche aveva perduto la madre, perduto abbraccia illusione, quale che aveva bracciar potete ab- l'occhio, parlano altro: dell' morto, si tornano banditore può li Non come corno, sotterra amato non d'avorio, è mani Achille... delle qual solo di morte! le Il vostro I morti da essere attimo un qual fumo, morti... sono soavi_poeti farmachi Tra ambe con padre, pritOJLt-JLli lilundi,quale inventore essere. attonito su quale! l'ombra. è morto... il lamento sua, il vostro quella che quella bensì O da o escano, E soltanto, e sogno si tese Achille? differenza: goda l'anima più, quando l'aria,il fumo, ci si parole: da stringendoci noi differenza! una non bensì presso: le vesti. queste trascuri dire c'era che membra dimentico, mi tu ma così, gli prese; le a fatto già vivo, vivo strido uno comparve belli occhi, dicendogli capo l'altro,tra lo non quali voleva sta Ieri nulla. ne' suoi e tal tu non l'uno ma sei da curavi morto morto sul me nel amico, suo sì di lui a finito certo fare voi alla la benefizio al recaste madre che folgore, con- l'èra dotta di fili su baleno: nuova annunziarmi metallici,può quella tua in costretto 131 cara I E muore persona rapidità di procella,al letto di quella che l'aria decomposta nei suoi elementi, può che la prolungare di quella che benefici,non vivere e mi della sia sempre, realtà facevano facevate la fare potranno cosa che Ma muore... me per un'ora, vita, per i sia non Che gli altri? morire, con E fornirmi di giorno, un infinitamente o facevate la me intangibilmente.Che sacerdoti della l'ombra né pore, va- muore. per voi, pure poeti il condurmi caldaia, può una rapidità con scienza del o che bene faranno? cosa Vili. Direi: quello dovevano quello che fare, per che vita. Essi devono il mondo quale è alla proviamo molto diverso i a bestia operazione cielo, si o del cose fissava facevano un un suo del velava e si che a In chiudeva. dopo qualche po' di tempo, che in nomade nel in qualche una che dei gruppo Unendo mini, bestie,uo- cosa: questa noi assomigliava gruppo lenta e oziosa disegnava Quando trovava riva appa- sentimento, che ricordevole. pastore l'ha scienza stellato,è era quel o vicinato. l'occhio cielo non coscienze quel il disegno uomo la che fosse scienza nostre da l'occhio che trovava a nelle cose, quello la quale del e ancora, calore,luce, e senza esempio: visione da punti luminosi una tante un primi tempi? Esso di stelle che sole veramente, Per appare. che far penetrare scoperto, diverso, in e fatto impedire sinora, un è hanno non che si il nei riapriva, suo leone PENSIERI 122 o il Si in trovava che vedeva anche il cielo si di col la la poesia in ci si sia non confronto la il della poeti Non è più che parte ed sul punto un Poe, cora an- quale anime quella che ostante i poeti segnalarla allo spirito,dai nella perchè, il nostro dare ricor- potrei e nostre non entrata entrata... pervaso in dico èra, quella spaventevole ancora ancora avesse sulle aiutati,nel prima è non coscienza alla ma il Lejjpardie proporzione, fossero poeta, éTchele inanca, anche on provata; altri. Tuttavia spaventevole il è piccolezza nostra a grandezza ejmoltitudine degh dell'infinita molti sieme roteare, in- la infinita poesia: astri. Ricordo nuovi dare ino^iLjpiperfetto. Ricordo si esercita mobili? immolto gliené""alJbmTdX~E^òn scienza quando^ di Ebbene: saper ensazi s restiamo negli spazi silenziosi, opaco, deve così Non di astronomia constellata? oscura noi nulla, sente so piccolo globo questa cielo, e sapendo ne non E primo. incessantemente. il noi, pur poe§ia.»^che umana " di viaggiato. aveva del moveva muove infinita ombra nella è si che me diverso luogo noi per cacciatore suo un Chi più il plaustro o SUO DISCORSI E coscienza. nostra fosse se entrata, cosciente,noi essere zione propor- se saremmo buoni. IX. Io dico giorno che che l'avrà,è O umano. in Hanno scienza. l'emanazione ciò in fallito: Hanno poetica destinata a della render poeti dell'avvenire, voi cui e i poeti questo fallito : del' passato a oppongo perchè, non chi scienza, il buono il genere dovete hanno dice consolare scire riufallito. fallita la questo il dell* uomo di temè non mesto suo il di temè Io più l'irreparabile. persuade chi so È chi, nel totale e contristare ucciderlo, non DISCORSI E PENSIERI 124 simile, non suo il so sentì non Peisithanatos,qual sé in e violò animo, prima nostro di temè uccidersi, perchè violare, in a L'uomo assentimento. Io è. altrui,la vita. la morte. X. Ma la abbarbaglia. Meglio le Eumenidi. crede alla Lo delitto. qualcuno vedo che forse mette di e, poiché Se l'altro ha anche scienza. la mia un suo tratto l'assoluta fantasmi, e scellerato respira; sospiro, di sollievo Colui la mutata sua è solo, ora coscienza, ricordo tenebre più aUto, pare un senza che la sensazione quelli so, coscienza non nati ancor non so del nulla, non o descriverla; perchè (confesso) si è alla arresa è violata. pensiero la morte e fuggevole momento, qualche oscuro della il vertiginoso sprofondanotte: mento Anche di mi di poeta un parlanti. Non ancora nelle un non un sono si allontana. veramente A coscienza Lo che non sapessi descrivervi io sarei Ma urlo, da terrore. sua che dono stri- il nulla. sente né un quale scellerato vendicatrici punito. gioia.Il qualcuno e io nella quelle nella oppresso di anelante fissarla, a n^lla quale si stende urto imagino sarà non esso Ecco introdurre sa convinzione che Lo morte, l'ombra utile Sì? morte. la penombra pianoro Elisio, più il Oh! luce? la è questa dica nel mio più lo più senza infinito, gorgo essere... Oh ! tutto scellerato,fuorché peso, tutto senza tutto, l'annullamento ! L*ÈRA nel L'ucciso che nulla: castigo e I irreparabile Questa si cui della che credo, vita è il vanto. suo negazione morale: si Il in cielo. O meglio benefica,in ciò è confermata ha libare può la vato, tro- della il nettare che rimprovero avrà zione san- fomBeTHa ^^^pjL -l questa^ ^ le si da sarà, quando il poeta sacerdote il in scienza risuggellatele non Giove con Ha morte. cellabile! incan- perdono: senza fallita. Essa proclama resta non 1 eterno La la luce. è nulla: nel l'uccisore delitto,senza il I25 NUOVA fa, V affermazione^ tratta poeta, cioè_JL- fanciullo. che, d'or innanzi più la profonda stupefazione,non )AeSsenza;S^hi sa immaginare le parole ma parveii^a, di girare nello sentiremo spazio? per le quali noi Perchè mortali? di essere per le quaU noi sentiremo Il lo sentiamo. noi sappiamo e questo e quello; non piùJiuoni. -w^ saremo giorno che lo sentiremo... veda, la con sua XI. E anche più appunto nella saremo vedete che dalle bestie? che e in queir alcooHsmo nascondersi negli ululi protesta il E il tuo destino! Pensa nel è ciò e di che più tuo non sua solco: solo tremendo di tu poi carnovale, delirare. più dolce, possa con ad è gredire pro- veramente cerca di che gioia cui l'uomo Uomo, rassegnati non è l'uomo E evoluzione? Uomo, mestizia gioia non differisce l'uomo cui destino? sfrenato la contro con Ma pure. nella poi, che morale, proprio dello mestizia progredire nell'umanità? Sia mesti. essere è abbraccia uomoi L'(gm^, pensa, di e più sacro fare; perchè è aggiunma ó 126 neir della oscurità Pensiamo a traccia dolore di fratelli. nostri gioia, che diminuisca che ora classi E che la dunque sarà religione: sia la e la che o sembra consolato o religione prima del venerazione e in o e E nostro. che i mali lotta., delle tolti. la religione il cui cioè anzi, insolubile. temperato ultima, per una simile, ora quella questa a perseguire saranno religione, questa non di fatali, la popoli, pur fratelli nostri dolor il siamo e riconosceremo, nostro come una il nodo i del linea dei guerra divampa famiglia, pazzi dolore a E di saremo appariscono scioglierà ma non d'una ci e E tutto, mesti. più immedicabile, ridondi non in sempre, quest'aria a segno, che rogo notte. tutti saremo questo grande nostra dunque, Ma mesti. al sarmenti nuovi gere DISCORSI E PENSIERI La l'infinito del- terrore o annullato, il riconoscimento destino. nostro XII. Quella palingenesia; la sarà palingenesia poveri e melanconici il pianeta, quale gitrici.Avverrà Io non sola nel sulla secolo dire: può che esseri è oso che la via che di toccare abitano tante sta speriamo. per conica melan- e povera a piccolo così distrug- comete aprirsi questi ? tiamo. Aspet- ECO Ohi io Che Hbro che d'allora di vivo, fresco, in stranieri,in vecchie, nate nel che, Manzoni al torno le grinze. imparare potuto descrizioni d'ambiente, ricordate? a fiori),da Promessi tanti generi il campo, è fatto di il ma i nostri in dissolve un poi è genere ciò dove Flaubert, poi fiorisce tutto fanno doppi Goncourt, i Zola; tennero e tengono principale di vita quello eh' è dei pregi: la dal grande impararono non ciò che per appunto è la dar che in essi via, perchè capolavoro ; e si sa putrefazione luogo persino a i in formazione trovato avremmo Renzo, via vecchi arte di (la vigna più fuggevole imitarono, avremmo sparendo e elemento subito psicologiche, pitture inselvatichite che novità o Sposi Paradou romanzo cadendo piacevole Ma piante Sposi attecchivano non orme esotiche piante erano naturali invidiare non nei e le e Ma le dunque, erano, analisi ripensate il e tempo, un fare a ostante non nuovo, Promessi dai tralignavano. Eppure Sposi! provati, dietro loro, o non Sì, I Ma novità tante terreno ! nuovo Promessi ai e ci siamo poi con MITICA NOTTE D'UNA un il più novità. niano manzo- che l'imitazione in natura altro; all'autore e : tarono imi- pareva 128 la PENSIERI manchevole cosa I Quanto DISCORSI del assurda e poi E d'eleganza,queste al Dunque io torno Lo romanzo. questo, in monti al sorriso che vi molti estiva pioggia " come fatica di mesi in Lo al e volta nel leggevo, agosto un di e le scuole giorni di vacanza, lungo a quella rinfrescata, in dell'erbe gocciolanti,rinverdite, lustre O respironi larghi e pieni! come durata: si si ; „ allora tomi sfogliando il tuo ora nel leggendo divino ben libro del cassetto rilegati di avrei il citare saputo timore, compiersi Se non sapevo qualche poco dalla difficile staccare, studi la a come (i) I quelli di di latino; poco e una monti Barga. la fatte così la e mia nei a poco quali, né per a di selve di sensazione prima sono pietà e passioni. altro letto mente, passando si sentiva tratto, dai un giungere un quelli d'Urbino; in traverso grammatiche: doppia, non per luce, bisognava farsi largo a vocabolari anzi catarsi piccoli allora (ma me io quando milanese; in certi sentivo i tre all'agevolissimalettura,non consueti, vedere di né tavolino Aristotele,avevo citare di che Aristotele),mediante la gode Manzoni, quello un'edizione rapito, assente, altro, provavo la " mettono „ risento dei pace, Sono e quel sussurrìo, in foglie tremolanti, delle e sono? finite soggezione. l'afa come anni ineffabile la loro quadro. immortale suo in quei primi dopo brulichìo quel Manzoni con compensano, nice cor- malizia, al questi(i): quanti in gli esami, di rimaste sono cose prima come molti. Molti, molti, chiusi la lessi la : freschezza, alla vita,alla grazia, alla all'ordine,alla proporzione, senso quadro suo no: suoi cima monti godeva piacere i monti a com- di poi, d'una ECO mitica notte 129 " la plesso, formato di novità e di ricordo. Rileggo notte degli imbroglie dei sotterfugi e quel piacere complesso, quel!' incognito indistinto,si ripresenta al al in fondo mio spirito.Io vedo la casetta di Lucia „ " paese il del muro " dove le vanno postati i sono ora ; vedo cortile „ disabitato fico che folta del la chioma " con „ anche streghe col Griso. bravi zava sopravanil casolare solito,e per „ Egli,col " grosso Si nell'agguatoad aspettare fa sera, si fa (non ci quel brulichìo, quel ronzìo dacché rincresca è rileggerele parole del Manzoni: Ubro di testo nelle scuole, si legge più poco), quel sulla sera, e che ronzìo, che si sente in un villaggio, dopo pochi momenti, dà luogo alla quiete solenne della truppa, rimane „. " della Le notte. donne venivano dal dosi portan- campo, la mano i bambini, e tenendo per zioni dire le divoragazzi più grandini,ai quali facevan della le vanghe venivan con gli uomini sera; le zappe sulle spalle.All'aprirsi e con degU usci si in collo vedean luccicare dell'annata; e, più i tocchi misurati il finir del strade sonori delle della accesi i saluti raccolta parole, si sulla e sentivano che campana, le per barattare della scarsità miseria e i fuochi nelle sulla qualche parola là e qua si sentiva cene: povere e i ziava annun- I promessi, con giorno Agnese e Zitti a sorprendere il curato: „. i testimoni, vanno " nelle tenebre, zitti, casetta e tra casa, e preser e acuta G. passo la strada misurato, fuori Era del Pascoli riesce,il non il più curato bel chiaro campanile, si - Pensieri e di Per vicino a a tole, viot- quella la Dopo si affaccia una presa sor- stra. fine- luna; l'ombra... lunga stendeva Discorsi dalla usciron del paese... gli orti e i campi, arrivaron lì si divisero,,. Nelle tenebre? che " a bruna e spiccata o PENSIERI 130 sul si a erboso piano distinguere, quasi poteva Ambrogio poco i contadini ton: s'alzano si arrendessero se curiosi più gli schioppi si delle streghe. Il sulle di sparso disse: Griso spalle andiamo da il , casetta Torna indietro, va l'orecchio: testa zitti " lepre; all'uscio solitudine di di a capanna laccio, cappelincerata, pellegrino, attenti e dini agli or- dietro Nella „. c'è non nessuno. scala, guarda, Poi silenzio e da i stanno un tela bordone un altri: le forche dalla primo, glialtri la trovano non in i sotto: altri mossi erano bravi: s'incamminò ritornan rumore: sanrocchino un fuoco? poltroni, come prender a si nìise conchiglie;prese — — " vinetti gio- si rizzano. gli correre finestra: i al i bravi i martello! a scendono „. letto; l'orecchio, lasciar correre per Intanto vedere sul preghiere, bravi Ton, ton, ton, consigliano, pregano alla alle più e sedere donne di " : Campana vanno e „. a moversi, non come tendon fienile, Molte banditi? alcuni e sul piazza: ogni oggetto di giorno Di lì stormo a Cos'è? Cos'è? mariti, di suona balzarono sdraiati ladri? della lucente e DISCORSI E " porge il Griso sale „. adagio adagio, che che a a tastare che fan la all' uscio di calpestìo di passini frettolosi,che un fretta... il mette sente sei a un morto. calpestìo si il ferma piede dentro, punto Lui Ebbene, queste cautela, men buttan in sono lino sca- que' mascalzoni tutti,con costoro guardia di ogni suo ogni canto, per Mentre casa. cuor passo Si metton rumore... guardare, la o in scricchiolasse, ogni facesse i due bestemmiando tali sopra sotto- faccende, strada, sentono s'avvicinano in appunto all'uscio... nico Me- in sospetto, e gran le braccia... acchiappai; per invece caccia avventure del un urlo,,. paesello Zitto Ebbene? innominato si I PENSIERI 132 fama asseverargli una tutti i o si in certi studi cose inventare può Dio ; r fonti grande mente grande, la fare di donde dalla città si che più grande amava con con rimprovero, viene. della sorriso, con che un ora cenno d'ironia. Renzo di quel giorno che felice,per lui, "col sempre quelle stesse giustizia finalmente. lascia Un dire cuore * parole : — in — Tant'è i suoi o che naggi persodi ora due, come la sera fu, non questo vero o grima la- una con tempesta, a notte. quel prender e essere, miti, pregio se Agnese e di cui derivò compassione, Lucia posta, com- dei ultima sua esempio doveva è scomposto sogghigno, di ora cui città quell'assistere narra; potesse o questo, sapete maniera: un d'una l'opera Virgilio,da sua un passini frettolosi voglio non di nel meno sogno Troia, nella studiava e dire, un, un ciò da i non cenno, di di famosa e un studio Premesso echeggiano degli Dei, può a vien d'un io genera semplici mirabile tutt' altro volesse se ventare in- potesse e che medesimo, esso fatto,né lo stesso non la natura fare appena i tono Dunque più aver scrittore abbia di cosa in sarebbe voglio elementi più difetto, carattere parte lui a degli Dalla Manzoni anzi, derivato: quale sento Menico? è gliene molecole. spirituali io non il Manzoni nell'atto parrebbe sue lo per si fanno e lo scrittore adombrare l'analisi nelle che qualche stesso: tempo che che anche se il lettore abbia solo, cenno l'una, e bisogna misura respingerebbe l'opera sua. e cui a in tenere propriamente, d'imitazione parlo crenologici cose: altra,che, grato " Insomma, l'epico, quando per per proprio, che ha. non „, giudizi;due nostri o che due mente DISCORSI che oltre generi leggono E così ripetendo mondo un e' è uomo ECO Abbondio gli si addensasse era Geltrude al vocazione. " dal Per È Tanto " : che il burrasca decisivo il momento „ sincerità libertà e deve che eglila chiama), della sua quella risposta, bisognava dare spiegazione, dire una si dica „. prevedere allora prete sulla che Cameade su capo! (così sin rispondere a sul I33 più quel sa lontano uomo per non si scervella pover MITICA NOTTE UNA dolore sopraffattodal Don D che di ciata; minac- stata era nire ve- infelicerifuggì spaventata di Cecilia (chi non da quest'idea La madre templare capisce subito di chi voglio parlare?) stette a conquelle così indegne esequie della prima, raccontare storia... U una „. " finché il carro poi disparve. E letto cade stelo rimaneva, falce che prato,,. Quest'ultimo i tanti dire, il sa in lui, e in talora una uno di Eurialo la commozione con tra nel romano antico romanzo : " in lei cercare e vai Fortunati forte e di d' immortalità. moderno, ambo di „ I tiene, e molti; (Aen. IX comparazione cristiano lo i personaggi non sia soprai „); infelice altri esempi, perchè per Niso calda, divina, promessa il a tenera soave una grembo così 716 l'anima, tutta con del per essa episodio rivela sdegnato al cercare gli occhi, con che cui dal Essa suggerisce dell' erbe (ricordate Aen. Dio ne le egli mostra, o qual potente dispensa, dico, dal me boccia dispensa commosso Bidone mi tutte in lui creati : fissa sta o accanto i fatti da " segg. mi sul posar già rigogliososullo pareggia passo non ancora Virgilio dove viso suo e e di luoghi fiorelUno col se mettersele e il fiore Come insieme della passar le potè vedere; lo potè fare altro insieme? morire per che che Tunica finché si mosse, non la chiusa 435 e del poeta fiori ), segg. e Mutate il poema Virgiliodiventa si con il in il " tiratela in voi, lei a certo nel chiusa, Ma d' pianto più aveva in momento forse di Cecilia del Manzoni, „ qui dunque Virgilio? Non imitato avrebbe creaturina sua Renzo. di persona la e DISCORSI E PENSIERI 134 volta nel scriveva cui la ricordava non il Manzoni credo: una Manzoni il che, leggere quella la " sua madre A nemmeno. ogni „, egli ha modo, che può negare così creato, nella comune imitato abbia col fiore sbocciato: Queste piccole grandi sovente sono bella, bellissima la sono arte, ma di creato cade fiore I Piccola cosa? solo la è una poesia. Come i dunque per queste lagrime, così anche passini di Menico, può darsi che il Manzoni Virgilio,mentre a pensasse che senza elaborava e in dei esso sotterfugiè modo che la trasformazione. strana generale in Virgilio,consueto il silenzio dove sui spunta ; qua vanno tirava e un sarebbe nel la finiscono si nella là del chiesa alla riva a un alito di vento; monte d'un del il immobile, i da grida, suoni, vecchio e stella non del donde liscio fosse di all'esilio stato tino mat- i " s' imbarcano. lago giaceva se tempio destinati la due e succede sera, convento, lago tutte straordinario e della poi raccolti sono cocuzzoli parso Manzoni, conto, trasformata In stessa. interrotto notturno apparizioni, che — è tasia, fan- Manzoni, terebbe sospetEppure è così. creazioni, al brusìo, festivo le mirabili — il non degliimbrogli Ilio di notte per sua forse notte nemmeno nessuno, L'impressione Cerere, l'ultima la rendesse ne La virgiliani. elementi Ma scriveva. se le queste: retorica, che è non Ha fiore, che poesia, vampate, del boccinolo del si non paragone moderna. e del nuovo il bambino cose nel : antica poesia quel particolare per dove precisamente e e giaschi fugNon piano, il tre- d'una ECO molare mitica notte 135 che l'ondeggiar leggiero della luna, il cielo una specchiava da mezzo (i).Con e di pace si di pace dolore gusta nel le chiaror nostro il armi Lucia paesello al la e del muro neir — i Danai ; al chiaror della — di Don L'esilio... Si Rodrigo VirgiHo Neil' notte Notevole è ora non pare giuoco che abbia citae per amica ci „ loro, a Nel natura. voluto t'uno della O ancora sub refiuens ita paludis ha VII Tenedo questo dire quel mescolare vista e di e clinano, in- e alcuni moderno quasi vuol e ta- verso? far tut- quella l'udito? del- che la luna s'era non significare si era, per provvidenza che, levatasi, 869: lumine substitit Sterneret della verso, voluto levata,o (i)Aen. tremulo sensazione un ammirano, sentimento il poeta veramente c'è, 621). Era 397, A il 255: Tutti cosa di luna. tutto sopra concedere, per fatto,che più era Virgilioora 360, e ferma, versi, a Virgilioun della di Ma silentia lunae. bontà fare i lidi della bel lume un 340 d'ombre? suggestivo è narrazione (cf.II ci sia il Manzoni, voluto piangendo neh' altra nella di nuvole? " molto che suo poteva fare,dei sentimenti non lasciavano e luna il e nude una cupavano oc- sopravanzava direbbe Lucia, di semplice al volgono, spiagge, dove la patria non e qualche maceria qualche fumacchio. non Ha si casetta, col fico che cortile. il dolore patria la soglie quelli antichi,che altri Ilio di pianto, nano piacere, termi- un esuli palazzotto anima patria, le se come rivedere le sua l'analisi,che di segreto giorno, a del scroscio raccolto, quando sé notti. Gli in guarda in tutto due del lo singhiozzidopo si grande „ pace, vi nec candida pontus. unda, aequor Per Mitis aquis, Luna cursus il resto: ut in remo morent ut Vili negai, splendei 87 e segg. : tacita stagni piacidaeque luctamen abesset. 136 di PENSIERI Dei Qualche cosa me, deve ne — che Manzoni, il nella che fosse un'altra: saperne secondo quale, quella frase,consciamente ispirazione.In nel era che è vero la luna notte sua non essendo — riportare opportuno vorrei da molta quella " strada il anche come parrebbe io derivata che osservare è le nuvole? tra quest'ultima cosa: pensasse aver nascosta non Ma allora. inconsciamente, dopo, che credere nuvole, le Greci, argomento, che o de' farebbe qui,mi tra favore in DISCORSI E curioso primo Renzo fuori vien quarto continua la nelle tenebre crescenti si e avvia con „, Lucia glialtri e sua , alla del casa " curato nelle tenebre , „ dopo, quando es^o curato apre la finestra, che Era è il può vedere più bel chiaro di luna la luna darsi, e può spuntata nel frattempo? Può mentre poco " „. anche darsi che Virgilio in nella tra volevo della la testa con il paese quel che basti Ha, per in che il chiaro a „. a dalla in mar la e placida variato e dubbio, così quantità cui nostro è sembra di sangue ne se e qua nel passato; a idee là di molti poetiche. suo Bruto: irriga luna, sorgi, l'inquieta notte valor e da la funesta campagna il Leopardi fatti, si presume luna I luna, suggerire una All'ausonio di a il contrasto esempio, ispirato il Leopardi E di passeggieri silenziosi, indietro,guardavano i monti, e verso, tu, dal luogo ogni modo, segnare tutto insieme, Virgilio, Candida Troia, " natura. voltata famoso E Che, serve rischiarato grand'ombre ma concludere Ma inquiete operazioni degli uomini indifferenza il interpretasse analogo. manzoniana notte le modo un solo questo il Manzoni quel esplori. pensasse che segue: a Virgilioe a ECO dalle della rtùt luna: di parole Ettore, pronunziate alto Eccoli. Il doloroso i della si all'orecchio Però nella coi " racconta: e il babbo segue Il Manzoni ai miei scalpitìo si si contaminò, passettini il prima cui poco il aggavignò sentì era ne calpestìo suoi coi tratto „. lulo, di destra alla città un (ripeto,forse di passi a trito un minuto no) questo si confuse quando venisse Manzoni del mente conscio, forse Enea che parve " gruppo porta della alla già salvo considerar poteva silenzioso lume al poco Troia. culmine a passini di Menico? famiglia fuggente era Ma lulo ruina; quel tranquillo veleggiare dopo e dalle deriva che I37 vette somme antica Roma MITICA NOTTE UNA D rati misu- non di suono piccolo tali cole pic- „. nell'oscurità col fico bimbo di péste E notturna. altro Enea: l'effetto dei tuttavia e del quello Panto quel tale parole „ ; con fuor " e di le di sebbene contadine: " che casa vogliano diavolo ammazzare E c'è „. il svegliarsi a accennano alla mente fate che lo stesso piena. ricorda formar nella pur solennità al cavallo queste altre, strada, son alla dentro; pellegrino;chi sa pellegrino,cioè Griso, or mi un le non qui, figliuoli? qui il diavolo; è giù in fondo alla d'Agnese Mondella: gente armata; che „. grande di Enea, stentava Panto, armati, richiamano versa della alla epica degli esametri, quando che casa d'alberi suo comico, o corre parole al paese? la quantunque di trafelato,che tutto al ton, ton, ton, ton^ è, proporzionalm sapor sé fondo sente incendio grande che " quello che è rumore in casa patria morta, fondo, coperta sia in d'Anchise, appartata, Ben la Eccola: cortile? sul della suolo sul è casa par che pare 138 Sinone, nel nascosti Greci da bravo gli ultimi ha più altro: né che d'Ilio. dell'eroe: da andiamo diventa meno zitti Troiani a... Enea sa: il bravo Si il più Grignapocol), maggior bravi: dei li ricorda questi ai pensare l'aria ha che campioni l'eloquenza " Corebo fa agguato (sebbene Bergamo: assomiglia né or in cavallo, or Greci da travestiti bravi suoi coi or DISCORSI E PENSIERI che ringa arnon concisione, per attenti agli ordini Presto, presto! pistolein e „. Così volta, una coltelli mano, cosi ben insieme, a uno a in a branco di è della al babbo, si accorse Come non i bravi e di ha par pestò tutto Manzoni con del e incerte l'idea ora Cerere del nello stesso incappato un a sgambetta " Androgeo: tutto... in a serpente, che ai nemici. mezzo non voleva vicino tratto... un punto il piede un credere effetto sensazioni. e la voce. veduto... aveva Ma andarsene la sua dell'immemore Come analisi a della segreto (cap. XI), fidato ordine. „. vorrei e Griso, le sembianze lulo, che esterrefatto... Androgeo un in bizzarre ora di è ora ritirò indietro chi del rimette cane notte „, d'essere d'idee amico della gli „, deserto Menico ora E disperazione. diroccato feta armis " tempio che Stupì; nell'unione; „ vecchio Così casolare macchina modo il Vergognai è tenebre pieno sogno " nelle porci, cui un il parvenze; nella lupi famelici,e di vagabondo Sì, sì: " somigliano acchiappare la salvezza Qui stiam tocchi, se daranno. ce, ne solo essere ci ande- poi e ci lasciamo se i villani „. mandria una Ma, uniti e me, che volete sciocconi? Enea di Chi va. Virgilio,può eroi pronto, tutti insieme; anche uno, Dietro l'altra: e in si remo: " tanto gira e gira... " che che me zarsi accoz- pare che il riosa divulgazione misted'amico arriva fidato in all'orecchio PENSIERI I40 è vero? che Salvo E Creusa. Renzo Enea delle il il E persuaso. che di pensato di Anchise po' un d'artifizio Il nostro autore Queste Creusaì a farlo dalla Mantovana: cortese Per io milanese, di cui un elemento studiato già Ilium/ mus ai monti, alla Enea, sì Renzo grandi nella alla Lucia, e per facendo con i due due piamo, sapdue l'anima i bei collegio, Nella O 'bimbi passini io e per sì amore che per mi ero do- l'addio paesello. E del delle aveva divum patria, o fuga, un doppia scuola chiesa l'edizion del- tomi tre sensazione conto loro nomi, Noi nel commovevo rendermi particolari i " mi „ due dell'Eneide libro natia, seguii trepidando, tra sfuggiva. casa allora, senza così una poi nulla... ispirate e provava come „ fruttare? saper leggendo all'esclamazione: commosso vento spa- genio italico,che tavolino, il secondo lo adoperato VirgiUo. mio mi lui quei di Enea Aveva Manzoni. e ragazzo, del il cassetto ne guidate Dante questo, dentro ha perfetteanime si sarebbe farlo per mutati al avrebbe non aveva non per veniva inter- non per non lettura italiani,fedeli noi e di vai speranza Anchise crescere, Manzoni, suggerite grandi Enea esser E protesta parole sembrano e del se " profittopoteva Se „. domanderemmo: ci qui gionevole: irra- difenderci a la cosa, e non cosa " qui resta proposito suo una qualche prodigio? Probabilmente, in opera messo hai se finire a fare anche che più Creusa: armi, tue Anchise, Oh! per bene noi: andata sarebbe Enea? a sta dice anche morire, porta Come è, oltre somigUa glielo dell'effetto Lucia in credere. si possa DISCORSI E somiglianze, famigha la e una di rezza tene- camminavano ognun de' loro. SCUOLA LA CLASSICA Guardo virgola è alla il sotto Ella ho di nell'un fare vale è anche " ventato dicrando ese- la ella che affretto mi frase della sensi, avrebbe di cui le gione ra- dichiararle, a studiosa gioventù che revole ono- parlo, quella... degl'insegnanti. (cosi meglio, dai e r Italia fatali Punto giornali da un capo. un e più i più giù intanto, in cui scritto in loro tra si annunzia passo se i professori non studiano, più giovani. Dalla ogni giorno, i per parte pagine scritte alcuni sono Martini, e ; e consolante, è Gemonie studiano non chiamano), fatto ha (i) Queste F. ci il che Italia in Purtroppo, a dei un'ingiuria respingere, Martini, che è che caro aggettivo questo sacro più „, può, indirizzata " mia una dell* istruzione Poiché come metto e Permette? il ministro ambiguo, e tentazione studiosa. gioventù onorevole fermo, punto suo punto. suo stato „, il riguardo (i). Cedo Martini alla e Martini Ferdinando A anni proposito del ove buna triche gradini delle codesti gior- addietro greco, e aveva in risposta il titolo: nalisti uomini e guardano non politici si lavora si ascende: DISCORSI E PENSIERI 142 rimettere a glorie,a conquistarne di nuove, donde un tempo quelle cime più ci possano su, Da voi? anche scorgere bravi! i nostri vedono, altezzosi,non siano dirci in su che lontano, e il nuovo finiranno sarà bel loro per in finita? : Ah di come non se in anno anno più, è non l'annunziare con sorpresa sono, il vecchio e pure guardano, non in ! ci siete bella presbitiche ancora giorno finita l'Italia; voglio credere, progrediente ripetere in coro : Come, stupore, uno letizia,sentirsi l'arte e è " una che, predicando e non un che come non gli altri,e sarà valentuomini se gli altri „ per le vecchie nuovo vedevamo e Oh! vedono, non guadagnare, a dove tali alture almeno basso, a e itaUana? " la scienza e piranno Stu- itaUana? „ si allieteranno e mala luce al agiatezza di dunque onorevole sperò e avrà d'aver che un ebbe, e Io ancora. trovato insegnanti,il loro che non che le vuol bene ho cercato nome in un come far torto qualche crocchio di penso com- né é di tori reggitorie sindacaguardate! d' (senza riso sor- più facile, studiosa spera poco il mestiere, nemmeno o i loro, d'un gioventù perché, suo il loro o para pre- d'un né gloriola né altro, Martini, quella ed anche sanno anche vedete tale di il vostro, non credo, trovano, ora consolati sanno fanno esempio, nostri; E lo con dalla conti, essi procacciano lo lampo essi magro: per E patria. d'un cambiarlo come, fin dei giovani, non né uomini questa gioventù studiosa in assentimento; é loro alla modesti e che che, evitano non bravi di danno codesti cigliaalzate;per il compenso magro o dalle e allora insegnanti, a volta da e nessuno) e credo qualunque ministro lei passato di o LA CLASSICA SCUOLA (specialmente futuro,peraltro) ha futuro dico; che tutti. Ecco il d'oppositori;minore deve, piacere non si uno dei perchè; che ministri del loro ma di cuore gli scolari: il accarezzare il l'avvenire e promesse più guardano vita migrano nord, i e che e quelli già l'avvenire di e ebbe non e delle per rughe, quello l'abitudine la necessità minori ? fa quella. Che cova, star d'avere di dover sopra avanti fare e Fratelli,fratelli, (i) Scrivevo sugli ultimi da non li se il passato sé babbi e più „ da (i) sud a po' più di quasi sempre dote d'una primavera. Sono poco È la invecchia, prima quasi tristi, e gli scolari, per ai più. Ma di settembre. : passo sé, gravi a nella e un giovani: amateli! Che importa se li invecchia qualche visetto (patitino, per lo più) di bimbo? prima il per " giorni di sono di tristezza; diffidenza amore per giore mag- entrati appena con nel- più lungo e rondini, accompagnati sposata stato la premura pensiero che mogliettinache fu È maggiore simpatia per le sono sacco straccia- a questi giorni da nord a sud, un giovani professori,con appena loro rondine capisce Si sedarla, a accorre di puro tenerezza poco. in masserizie una tutti rivolta ai maestri... integro la rimpianto! Questi con da breve si più speranze, pietà pietà Martini, piccino frignone, guarda grandicello.Ohi per passato chi I parere. gioventù studiosa, studia quanto rissa; dove una può, anzi mio a esplicatala della mero nu- perchè, o meglio, quasi di quella che quell'altra... in ma ed prò' bensì a accontentati r tutti,ebbero ingegno si onorevole preceduto, loro minor non principale però, cortesi del r industria il a l'hanno buoni, bravi, come I43 loro è come fratelli nelle PENSIERI 144 famiglie chiuse DISCORSI E solette; che e la mamma, rezzare acca- per a piccini,si dimentica, e a poco poco i grandicelli; e questi disavvezza, di accarezzare si i il delle mancare a poco la poco da si sente un le concede sulle scivola d'una C'è la con allora di risente bocca, adorata cara e dà onorevole A affetto,ma lei i è tempo. ora, ella loro, mostra che giovani: e uso non sospettato; e creduto. Fu quando ella affermo io, io la per convocò consultare... abbecedari? convocò noi. r di a Ma Ercole, Dio No: lo discorrere secondari il di latino, per mio ? di fu scandalo appunto proprio? Moratti, il si ricorda? Commissione, di codesta superiore perchè molti, e quindi sarò ventina una che, sperimentai quindi di era famosa più giovane sarò non merebbe chia- sperano sono non e che altri con (che scandalo!) di più, sperare d'uguale; pareva che io riguardosa, che bontà sua lo dico lo e citato eser- superiore, si a più propriamente "rispetto,,.Perciò lei i che giovani vogliono sentimento, un inferiore da uguali, e tra Ah! Martini, perchè quel, diciamolo da e i baci riceve e là, qualche lagrima rimasto? ero bene, il viso tutto ripete le paroline d'un e di e qua mano il capo, la ma c'era. non Dove bocca sua oh! spesa, quasi sofanciullone,questo suo collo, tutto riata contra- antica; la con preme ginocchie materne, volta, e solo, la soavità a la madre più sempre capellidel il tutto ritrova e ella i poco, nuova loro con provi! Appena si serietà riprendere a prendono dell'adolescenza;e serietà quella infanzia della carezze per professori ragionare banchi, Noi ? Secondarissimi: il di e scuola, grande, perchè di latino. Ronca, condari se- ci Proprio c'era BriUi, il Cima, il SCUOLA LA CLASSICA Decia, il Setti,il Murerò, anch'io. C'erano quaranta e e il loro di tutto il cielo nel altro " che tirano dell' alfana la carretta sera aprono alla giorno, e libero gente aveva decifrate che descritta aveva derivato r Italia dalla la cultura ricca belli. Povera forte " altro gnazione rasse- zioni iscri- al mondo „ che Evo, tesori aveva d'erudizione scritto aveva scienza; illustrate e Medio del scuola, dall'insegnamento le ali dell' ippogrifo che meglio d'ogni ogni Germania immiserita, che grossi ma d' meglio il loro della la „ osfhe, hanno con dell'arte: al mondo essere fiorito della esseri cari che melmoso, nel prato sempre svago questi volte a c'ero (e potevano anfibi questi stagno, il Bonino: Tincani, venti un di cento) nello pascolo da il I45 gente I di volumi, cui per non solo si parla non nei mai si parlò,per esempio, in una giornali,e non della letteratura itarecente liana, disputa sul decadimento Ebbene scrive romanzi. quei properchè non fessori, giovani allora dal più al meno, molto amarono Martini, per quella sua lei, onorevole fiducia,alla quale risposero come poterono. E meglio avrebbero la fiducia risposto, se lei lecito concederla eccovi decreti: stata ma — non più piena. Non — perchè sa quale e quella fiducia,per amici, fosse avrebbe quanta fruttare? le era lecito, era dovuto Tale essere "Cari tanta: e a regolamenti,programmi, orari, leggi e bruciate tutto rifate e I tutto „ Sicuro I noi e rifatto avremmo È superbia, se nuove le scarpe che ravigUa, se le fa? In d' Italia, abbiamo regolamenti G. Pascoli un vero in programmi: e - Pensieri calzolaio glisi portano e Che tutto. si a e Discorsi di assume rattoppare ? io, e, credo, pectore i viglia? mera- tutti nostri quellitra me- gnanti gl'inse- bravi noi far che orari, non io 146 PENSIERI probabilmente agio di già vecchi, avranno e promulgarli. Sì; perchè è impossibile sono Stato 10 pensi tanti con ancora giorno sarà di e la cui un andato bianco nel sembrano, i vivi belle e romane de' due pare il Il Liceo nomi: tempio di Minerva, succedersi ricordate? d'una (la voce arrivava prateria; fioca mare), gridavano, loro: Italiani! Il mio Liceo e e e di mente blanda- necropoli più c'era etru- millenni della (cidecideremo per quell'altura, su gli esuli d'Iho, in la alto, tra cahgo bianchi stanca un nelle il fresco macchiavano tra bel l'oscuro quel- mattinale... quegli stranieri come quella dormire o videro cavalU tili gen- sogni; le echeggiando nella due sotto donna di e dalle umano, di coUi sarò non compagni; troppo), che culto Quattro il verde del di briga, la con godersi a di è uno figlidi danari. lassù, persuadere Ginnasio o ai cavahere di memorie timore senza prima apparizione Non a i morti possano fervore (se zolle tramonto di a fessional pro- questa a ritirarsi, chiudersi,a ambrosia. notte uno udite a uscire prima del e spese, loro di i miei bramantesche, perchè case sche di saranno" città,piena nell'ora campane coi pensato dell'Ideale;lassù, piccola,antica valle ho ricco paese vestita),quali sacerdoti Io Licei gli spiritialacri,vigorosi, per d'Itaha! dei soltanto si libererà giorno gran impazienti prima Stato lo essere, nuovo comprare che T istruzione tanto con cretarli de- ad tante con quasi giustizia, potrebbero in Preside rimborso, pagarla, a d'uguagUanza quelli che alcun senza e cui tempo altri quasi pagare, oh! molto per grattacapi,il gran dei Ginnasi, e, Direttore il gran 11 DISCORSI E gridavano lo sciacquìo vecchione tra Italiani! somiglia dunque a quel tempio, ed 148 PENSIERI classiche scuole nostre de' Kinnara musiche che ragione il nostro o ci ha ? Ma idea è non Noi, giovani di necessario ci giovani tutti. Sta la Badate, tastate le dita i a passino avanti il un potuto in settimana, fatto dell'anno " di di mese nella in difficile mese in del la divida, dopo e interrogato,rivisto: l'esame; cinque e un cinque quarto, appello: quindici o rivedere, interrogare,tastare: e aver tre non venti ogni o dopo ogni scuola) che egh settimana quali progressi Alla comporre „. scolastico,il professore compulsi registri,sommi di roba l'uno di — e sempre mesi il poco — arte che cinque più. generale: mostrino e mura, pre- pulsazioni due (trenta o quaranta nuovo, pare ciò ad dire per registro, gran le momento sig. professore, e ripetano ha dose cultura, col tipo sette, otto, cinque meno, tutti nostri tanta insonnia, direi, a ogni bliga?.. ob- ci non ogni quarto d'ora, abbiate con polsi giovanili.Adagino l'altro primo ? Chi perchè ma (secondo ministri)rivista hanno questa sufficiente e interrompetevi, provate. Ogni mese di il greco bene: si rendendo o studio L'insegnante ha segnate sono cultura: fine lo procaccino questa richiesti? codesta di Ora rovello, tanta se dose nuova: remmo, vor- facoltativo ! Ma adatto pare Università. per tanto tra ora si nelle dove ora stranezza facoltativo tutto cultura, quale nella alla delle risponde: sì,noi obblighiamo i certa procacciarsiun certo tipo e una a entrare i abbastanza pensato noi scrito, san- un'altra, non per Rendendo greco. il ci inebbrieremo e pregiudicasse l'avvenire, togliendo facoltativo anche Gandharva, de' e una per allora avremo Kàlidàsa, leggeremo e DISCORSI E di i suoi tastato, nuovo dar quarti, può può. Poi, esame giorni passati sei,idoneo: cinque non in LA idoneo. altri di lì legnaiolo che seghi e mese per ha uno giorno mese, de' suoi piallare? Poveri imparano, guardando loro; se tanta pietosa a no, alcun bene porta infinito male quando il vostro vostro di orazion nel bondevol ab- e casa fa non poi necessaria, pei quali fare che picciola : è — elementari, ma loro Cari vinetti gio- noi le voi. per venire utile col bene cose mutano. Non diciamo e confessare possiamo ora onore dai Voi che nostro, vamo vigila- i bravi medici alla società mai, perchè diventano tali per e medici i bravi loro ci per quel quello mente principal- con alla società ma ingegneri ; che studiate bravi gli nel „ nelle e perflua. su- tutti riuscissero regolamenti " per Perchè anche la pare molti o meglio si confondeva bene quelli che buon mestiere! più, quali pochi eravate bene, mancano e apprendono e pietosa che i non voi, perchè imparaste; vigilavamo, sì, tutti. Ora per ai questa a per sarebbe orari, programmi su Cura mensa? Quanto complesso lo tiepida, per quelli a pedate, se giovinetti fortunati i nel e giovinettidelle scuole dei conti professionali fin in sono per la un i ora, segare sono altro i nostri per hanno resto, che a per apprendono, se non esaminare ora imparano; e o cura altro ; non loro quando casa che secondarie, Per imitando, e il buon voi per giorno, per bimbi! anche e dire, più, garzoncelli nel due forza a apprendisti,il quale si può pialli, non progressi e due o Donde dannosa imaginate pello; ap- gare interro- tempo? tanto e Lo secondo tastare, a seccante amorevole? essere di buttati perdere minuziosa, premura voler Perchè I49 esami mesi, tre a quindici giorni rivedere. e tanta di Poi, CLASSICA SCUOLA e sia non dai bravi ingegneri sono irresistibile non sempre indi- PENSIERI 150 nazione Che sì ce bene un rebbero a studiare oggi esortarvi e e e che l'onore dietro tener far per mangiare né mamme, le moine farla finché bimbettino. Avete Ma che offre — che dica, che delle ma quella via! porta tempo un sia a sì, il prezzo cose di V cui la altri e utilità, non certo di e compratori, in tanto studiare, voi. di e — la e sappia tu a — il chi cose pratore com- gli merce Passiamo che farsi. Ma non abbia col ogni che di ci sia meno? una dare fred- loro numero gli va per crudeli, fate per filosofia mancanza; vedano con assaggiarlail nel mercato quella, che anche casa sentirne a vuole ne cosa danneggiare gli vederne voi, che che somma di facoltà tutti Fate questo che permettendo latino, matematiche, greco, torna, è siamo non convito), facciano un si sia deciso non certa una per è noi irragionevoli e dunque assurdo bene, vogliono e quella boccuccia a così studiare. non per gliano Somi- stessi. tenerine, agli altri,non cominciarla di loro; le bizze Or bocca. (la scuola la minestra libertà e che loro a fanno attorno infine né che mammine tutto si mettano tavola a che aprir la sopra o utile non ai bimbi aprire, che, e senza nello il frutto da pochi, che vogliono ripregati (carini!), zati, Usciati,accarez- cosa questi far utile anche così ritrarre agli altri,molti molti o grande diminuire può Dunque diletto domani proveranno la società pregati essere pochi è lavo- vigilarvi;e immenso provano gloria nell' esercitare; e i venti di ai mento. eccita- venti, in venti. e preziosissimo riuscire di necessario: rimanessero se ogni invece quaranta non di meno il tempo vogliono ma quaranta, per perdere gli ostacoli, oltre siano ne grande, faremo noi tutti contro DISCORSI E modo non possano i mercatini già riporre e non fabbricar mal graditaI certo giunta poi fosse poi Ma che il Se si poco, cecità farci è non che vero lo ammiravano partito per astio, si può preso, il greco e il io ella r altro ciò che e capisce tra lo che i cari prosa il latino della nostra ranza; igno- di Omero quel di d'uno è licenze e e in latino prosa d'un possibile saperlo, dispensarmi per senza il latino certo, che può l'uno prato; sebbene... per dal per gere. leg- saper non ritornebbe giorni passati tino la- modernità. differenza la loro scrittori, per dire, alla scrivere dunque sa ce gl'intendentidanno tutti sapere nell'asfodelo tra vero, momento ne' suoi paragone il greco Ed ricordo, un come Senza braccetto e greco, cerco dimostrato), via si non prosa, Senza dimostrare Martini, ogni solo, pieno essi (io greco, rimettendo), vanno sapessero, bizzarrie,che come meno letteratura? come vergognare aria, solo altro. si A in poesia la è di retorica? e per campato tra il latino all'umanesimo (ora e quell'arte,la nullità, falsità quella critica! Sapevano il latino quei li ricordano Senza meno latino,senza sì lei, meno il c'è Pensi, onorevole de' seminari d'umanità e il succeduto goffaggine di maestri lo crede il greco, tolto lingua, come Ma esempio, lei che sa si frantende. al latino la Per avanzano, pseudo-umanesimo pensi non anche dice lo il resto tra vero? è ? Non no meglio: pensi fosse non „ "greco,, questo dunque? anche disciplineche s'intende giunta Martini, O E il resto. utile. Come " questa inutile? utile,utiUssimo. delle e se I5I portar più in piazza la né via? più utile,non allo E buttar tanto che Dirò più questo, onorevole è utile e da tanto CLASSICA SCUOLA LA nersi. soste- porterebbe Virgilio a con Sebbene, sua mi benignità Roma, in fosse tanto salvare il abbattere il vero, lo l'antico davvero la l'Eneide che teologia scolastica le otterrà né la r altro l'ira Curtius e viaggio suo da Un : Schenkl, dalla il latino. E selva testo che l'altro difendere chi sarà certo due all'Iliade, uno a dere intenil attraverso seguire Dante alla divina selvaggia litari; uti- pietosi della giovinezza greco, all'empireo. davvero. paradosso? No avesse sì! Destinate a non colpidegli voglia, e io nel foresta, questa difficilmente apprenda. sempre i i presso nel gratuita quella si da Ehi contro parerà ingiusta, giungerà prima quello d'Achille, lo Dante? facilità. Oh pari ingegno Comedia alla le quale, molti, l'Iliade. Non e grazia relativa sua di fanciulli, e fuga contro Comedia il terreno pian- corso da quali ragioni si potesse Divina al stata che vero, sogna bi- lizione, dell'abo- avrebbe non contro che aggiungere, proposta e pensai sì deve perciò primo piano, il greco italiano? con alla costrette troppo contro della studio io gridare sarebbe l'aggiunta pur troppi, si parla vedrei il quell'incendio pericoli.Ma contro di difendere anche la banchetto, E che potevo salvare per s'intende, senza è del lei,proprio lei,appiccava fuoco appunto perchè E conversare come! e e lei,così autorevole, che altri piano terreno. un sera incendio un primo e 1 si tratta greco in come pian da venendo La anch'esso, minacciato il latino che che Altro ella ci disse: tutte tra memorabile. altro più d'ogni bella sera una DISCORSI E PENSIERI 153 che e I in che realtà Piuttosto il greco nelle nostre il principii trovano curioso, voglioso, anihioso. bene, e li ricorda con una è si una serzione as- apprenda scuole non giovinetto quasi Li impara, fedeltà ralmente, gene- mirabile. Ma è che vero i suoi lunghi: presto le è strumenti certi Mancano necessari. E d'altri e della di quarta una piuttosto che frusti lettura più larga. Già ed esigiamo Essi lessico. di sia a ignoranti risa, non nostre di quel nome rintracciare,fra parola, quale del parole e rintracciare in veduto è la prova che disinganno al poi lo molte la due letteratura con tante il alunno. in scrittore a genere è con anche prima Il ma una della da esso usato volta. per quasi due di Quella a a mano lui,e da delle e di mezzo dialetto a letterario,da genere a per lingua e millenni sappiamo non da un spesso odio, in una differenze tante circoscrivere cambia quale quella, che letterario scrittore,noi finora quello vocabolario la caso delle ognuna a disgusto e dipendono tutte non e quale di significati a in più, quel verbo, è un per lo primo scoraggiamento, quasi vissuta forme dialetto,da di colonne piccolo che che un rispondano contrasti quel giorno dà di grifo logo- provarli definire si adatti che seguente, più grande una saputo della giamo accor- che più effetto,per a non scoraggiamento ragioni quali che ci quaranta o quello e forse e trenta sia tema precedente che quale tempo e negli ci non Dobbiamo scervellano, con si dello esercizi tortura una crudele. grammatica, collezioncina una ormai logogrifo, un'assurdità nella tanto in- apposito vocabolario con tema, un stia Ma tempo. quei poveri giovanettiun a proporre darà ci quinta ginnasialenoi e scuole nostre fabbricheremo, esempio, scrittori a così sempre nelle li se per passaggio dagli Schenkl esami di svariata e il per manca, sono (dico costretto) a pestare Martini; mancano: I53 non mai? certo, onorevole ricca passi costretto Come orme. sue CLASSICA SCUOLA LA o non mano abbiamo i periodi PENSIERI 154 da li fornire studiare, e forniremo: intanto questo, i giovani che di tanto pochi; sono e almeno poi che il che è si è i sussidi chi facile non di all'Università greco anche ma in trovato di maggior studio quello Creda, cedere per nostro greco, Se noi il greco si altra materia sa dai si Di e altri sistemi. semplice, è sempre e una Né seme si tratta propagatori fine si leghi, col- diletto scuole che condarie. se- di prima perchè si sa, non domanderemo noi da molto quale questi molti la filosofia? alla ciuchi daremo non ad appiglieremo la coltura sia o da la fisica? Confesso che adesso mi dello lo altre ragioni e intensa più pare che solo di scienza che fornire avuto ella debba la raggiungesse, gli scrittori se italiani non anche, scienza estimatori (sebbene, cosa ricevere spiritoa sparga più e ho ne non speciale e professionale,ma ideale, colo, spetta- proposito,che A comune. chiara: istruzione più, ogni r arte. e idea di il preparamento essere solo Che cultura? questa ci desiderio è suoi vial suppongo, ad una sore profes- maggior nelle abolire matematica? palio questo di e Martini, più, sappia questi troppi. La Ehi gli altri dall'alunno si deve poco l'italiano? frutto di del ragione al decreto demolitore pretenderemo una perizia comparativa. cotesta cioè nel attrattiva e liano; all'ita- solo non e sopra onorevole- forse e e chi si dedica trovare sempre maggiore genialitàpersuasiva lo ricordano matematica; al latino si dia segno la meno al- latino,non quelli che più è di e tutto sapendo sanno filosofia la Con Liceo dal Ma necessari. incominciato. rari sono letterarie al greco, ciò quanto quanto facoltà nelle a escono greco non DISCORSI E solo e all'arte questo potrebbero 156 PENSIERI Ogni tre pare, se DISCORSI E anni, ogni cinque anni, ogni quanti li hanno acquistati e conservati; ma anni vi non si dall'insegnante, perdere loro nell' ascoltare nel riudire dai compagni, nel dire alla loro volta una ore piccola parte di quei complessi, tante quante facciano raccolta basterebbero agli occhi rapidi e alla mente acquistarlie capirli tutti interi. Per questo verso per importa che dunque c'è da semplificare,e non in dica quali discipHne.Ma e discipline, alla esse dare e quante più sempre il lavoro le e l'italiano. Prima comporre a Gli cioè ore di di dire a chiamati essere autodidatti essere A fare questo nome, vorrebbe È esercizio di degli le scienze che che individualità,una una dare l'abito del pensiero contrasto dette almeno o ragionative.Domando scienze di giovani etica di e scrittori provvederli proposito a hanno e tali temi. d'itaUano segnacci loro lezioni che e appunto d'idee di che io assegnando politica,si se colleghi di filosofia, di pur accorgano un badi propriamente le con ai miei bravi spessissimo mai altro maestro che Domando hanno non abbia poi mai poveri alunni trovato ai miei un i per agguerrirli di ragionamenti in bravi sore profes- respinte, riempiendole pagine delle (caso strano, perchè punti ammirativi, i è matica mate- si d'accordo mai è non colleghi di italiano,se temi comporre e meglio alla filosofia? E alla del forse filosofia dalla gione ra- mente necessaria- servono non matematica esercizio questo ciò a s'insegnano, dalla o in Ma ragionamento? tori? scrit- hanno che „. del invece diminuite. scrittori,sono A tra una, quale famoso diretto? è cosa la per quel tutto stile,vale di comanda, potrebbero scrittori,degni uno " lavoro, e ore che chi quale, n'è ce io le gli alunni se non filosofico tema ne i farei domande altre dai natura, Quando la quella le collare Darwin!) Aristotele) la quanto in tal il tema più bimbetti la il che una ed proposito bello lo e e Che luogo del di per come lo più a più (per meno), o chiari temi ginnasio, i quali il suo negativa contrario per è ribadire falso; dopo Né Luigi... solo l'esercizio forma in che dell'esempio: Viveva nei contorni di padre e madre famigliacomposta chiamato secolo mente (sì deduttiva- più questi classi prime tandoli ragazzi, invi- indimostrabile e e adatto. e per tiamo Smet- scienza Platone come sia non la esempi chiaro è tiche poli- più. nel assioma. un fisica? ai se ripetendo prima l'enunciato, poi negando forma e nulla meno contrario, quindi interrogando suo volta più quindi delle cavano vero e pare Toccano di... la matematico? buoni (niente verità assioma, un che „, di e stesso tempo induttivamente, sì può venzionale, arbitraria,falsa,con- così ragionamenti con e Chi le vicende tra settimana ogni dimostrare a è nel oltraggiare l'arte,di quante semplifichiamo, semplifichiamo ! Dunque, spondere ri- capolino, è generalmente rapporti letterarie;storia di conoscere naturale fa vi pure dei e appassionata, noiosa, di E italiano. argomento un quella per componimento storia apparisce storia, che solo e vi trascritte osservare a professori di mai Anche un istradato è autore suo " un professore potessi dilungarmi. se accorgersi mai, leggendo il alunni, professore di del al tema il appunto poveri di filosofico è che mai, quasi assegnato insegna filosofia)abbiano, I57 accorgono loro che filosofia tale CLASSICA SCUOLA LA tiva posi- l'enunciato di che della e di un vien è la Toscana figliuolo comporre è 158 PENSIERI E DISCORSI dir di l' troppo, in questa forma. Dalorario dell'italiano si può sottrarre tutto il tempo troppo per si dà che non alla lettura in iscuola dilettevoli lasciateli nelle godere ore in rimandateli Del al cui la ai o dei libri supremamente noiosi. I mamente supre- primi in casa, giovinetto liberamente, mente sua apre le ali;glialtri che topi di biblioteca, io dico o se li rodano. di di restringere. e non semplificare Io non intendo una ragioneche per molti è la forse l'unica. Vogliono questimeno massima e ore, meno materie,punte linguedifficili, punte materie astruse,perchèla salute dei giovanici patisce. Quanto cari babbi e care a questo, bisogna, gnarsi. rassemamme, amò Sapete dell'Aedo,òui la Musa sopra tutti? guto Degli occhi bensì lo privò,ma gli dava l'arCosì è, presso a poco, per tutti quelli canto cui la Musa, la dea d'ogni scienza e di ogni arte, resto " „. ama, ma Ben per poco che ami. Non li accecherà a dirittura, li renderà,presto o tardi,più o meno, miopi. altro fa la Terra, che che zappano la sua corteccia Ed ella dà il dolore senza pure è madre, di quelli fruganole sue viscere! né adeguato compenso, ideale né materiale. E i vostri figli, il compenso, e l'hanno,e qualchevolta insigne, spesso superiore ai loro meriti;e non si dà quasi più il caso, per lo che si dà, e senza studio,di divenire gobbi,come ne facciate e troppilamenti,per la bicicletta. POETA UN Questo di Ululano visioni. in e mare, città cielo è le cercare a metalli si adagiano rendendo, di grandi delle Scilla questo pensili le azzurrissimo, le sotto dalle i rami ; secca quella le lacrime, nascosta annullato luogo al fiorire quella ma donde qui tanta non cui ora di e della di bagno le dir il Tra dell'aurora, è appiattata, così, che coglie frutto,lasciando quella che quella che e Tale lo pota, dietro lascia T oblio. la rovina tanta ture sfuma- il cobalto fruttare;ma segue ima- questo. sotto quella storia, mando for- sera, tutte sacro non s'irradia greche liquefarsi,e qui dell* occaso, ancora sradica; fondono mare, il fiore ora si scintillanti piante stesse; che nel quella, per non umane liberi di fondo iridescenti morte piante un onde immenso vapori i metalli sotto porpore la dicono, i le un cangianti conchiglie.È in qui e mattino tra porpore Messina, e latine; scintillanti purissimi gine dove sacro, del serenità di ha in ondeggiano spesso luogo un nella sé obliate pieno è morte. vengono ma cielo questo e le Nereidi ancora questo Questo che di voci pieno è mare MORTA LINGUA DI tenza po- stritolio, bellezza, tanta l6o grandezza. l'eco come Ma ne nel mare. la storia,resta E in a Urbino? non me che chiostro sul frate s'aggira più, cielo, distrutta la pochi giorni sono, io che era fa anni in — collegio, cui nome che in qualche Quel nome era sappia, latini vinetto gio- anch'esso padre Giacoletti,il io era ancora conosceva di seminario. poemi per a di trenta più il illustre sino vecchio Un delle nel quasi è parlò quando ne Muse, i doni l'orma come dove Qui paese, ahimè! — rimasta è poesia. questo poeta. Chi il DISCORSI E PENSIERI niente sull'ottica, lanconico me- allora meno, e vapore. Il vecchio frate quasi d'un lontano Io al qual e il Caldino come di spesso quale egliera (il Manzoniano), quel poeta, un d'Italia. lembo frate buon mirazione am- nulla; che un più quelle parole cenno una avevamo nell'estremo lontano dimenticai non noi quale parlava paurosa, latinista, appetto abitava il per di lode trinciava prema su- l'aria di distanza cenno infinita. Sì che quel lembo Genio del quando, pochi mesi, sono or d'Italia,io ripensai subito mi al trovai in poeta, al luogo.Egli era bene un poeta, e sapete, è quasi un creatore, poiché è colui le parole d'un illumina tratto fiat lux — che serenità ne non creò. tempesta voi esistessero: E così a uno io la prima gliocchi per cose belle parola sua pensava le onde le a questo greche e anche erano e stella la avevate guardavate, non Italia,dove come la parlasse, e voi Certo circonda. fu si fondono spiritomisteriosamente con rità l'oscu- il fiore, la che il poeta vederle; ma come erano che poeta poeta, che — ne e il per se voi le dell'estrema con remoto le latine, che da POETA UN le Nereidi con pendenti nel morte cielo. Mi marino il dal mare le città con e l'aria,questo poeta lecito dirlo,d'un Proteo aveva che verace, stico fanta- questo mondo m'è se l6l MORTA creare ululanti segregato dal mondo, vecchio LINGUA vegliassea speco SUO un DI / sapesse gorghi di tutto mare. E vecchio era solitario,e schivava e che degli uomini. Raccontano dove portare solo in luoghi solinghi, la vista e che per gli avrebbero per se cosa mondo nel antico, un un della alla rovina del spasimo indifferenti passato del Diceva dolore. Cicerone Ma nostro io e qualche più poesia sua antichissimo suo che pare d'essere si e e lui stite super- un ai lieti suo, di rivivere era Ibyco.E lo provava non la mollezza concittadino egli era disprezzo già vissuto piacque In lontano. sente Perchè nostro tempo, e Virgilio, dal nostro mostrare senza sorridendo risalirei poemi? pagana; fronte, che della corrugamento non seggiava: pas- de' suoi al passato, poesia e ciò che morte? evaso facesse ascoltare cui discinde suo, della l'inguadabile oceano veramente per si scendeva le creature sussurrato ritrovarsi non il consorzio il non quel ed è tra ora. Greco; ardente o e l' del- importa soggiungere che poetava anche in greco con elegante facilità. Ma, greco o latino,egU sdegnava il presente, sì un filologia, poco in tutto. Anche voleva scrivendo essere l'italiano, egli non de* nostri,e usava la linguadel cinquecento.In somma svanite, e il suo pensiero aveva egli viveva di cose continuamente bisogno di risuscitare bellezze morte. né solo G. in Pascoli letteratura - Pensieri e e Discorsi ii 102 Era, in aveva oltre comune, molti, almeno con nel proprio con latine,che piissimo al al vecchio inflessibile carmi r di a e palanche E dell' se primo non vecchio nel su cui la munanza co- che le unica unica, aveva secolo lavoro levato poeta fa da l'Ionio scheletri due accade bracciat ab- vecchi, e loro cili gra- lodi. Oro alle altro in grosse tuttavia Maria lunga lungo oneste monetina era mai loro turno not- una edizioni, i come non, a a sta dere inva- a preghiera errava nitide in quasi silenzio giungere spicciolare dall' forse, del mezzo l'amicizia accenna che e per vicenda, la sottile di latinità il sobrietà d'essi. Nessun un credo molti, coscienze, che e un'umile si barattavano si faceva uno mondo, cambiavano: oro iscrizioni quanto dei due e l'elegiadelle rose in Pompei! S'intendevano, i si offrivano in anche di passato cesella quest'altro meditando con del Vaticano precetti E essere Pontefice; amicizia del male, for- di lui tutti sanno, è nota non sfuggita vollero diceva tanti milioni regge l'avvenire vita! che E di feretro suo e giorno. E se sacerdote, vecchissimo, smunto, gran guardia i che della e altro non valevano almeno religiosi degli studi e del gusto. diafano, che e sul se quali conciliazione Ricordo di domenicani. era legava del della ricordato rosari Quel paganesimo, Mirandola perchè i sentimenti del poesia essi,la Pico tonaca lo di alcuni coi esempio, per cristiana. seppellitiin che altro: la devozione e cinque, della il culto con cuore il Poliziano anche degli umanisti, antica, anche letteratura a l'ultimo vuole, si se DISCORSI E PENSIERI e volte, molte sua. fine oro un'opera di fici questi pazientiarte.tanto grido quant'uno, Reggino: lo quella che ora Xiphias, è la R. miato pre- Acca- 164 PENSIERI di in terra della squillo intendere nostra Ne della ha della bisogno di E rivelare puoi tu giustizia; puoi puoi solo cioè un rapiti, che tengono Perchè della la nostra e non per allo indegna, d'invidia catarsi, vuoi? la poeta; o fa Poeta, slancio noi, a un noi, e gl'infiniti dalla minimezza nostra si e persuadere puoi d'uno la e purificazione. sino lontana ha e spettacolo felicità scendere saliremo nostra realtà, della e la — Così gli tratto la con quasi E perchè, i morti Eppure narla, oso, mente la intenderò diceva sua il l'erba per piccola risposta. con col suo Ibyco, suo so la la morte sua risposta della non ridestando moriva, il vento che gli dissi; non della come non come più per mia io così poeta, notizia assopita, covi. detto: avrei vecchio il intanto, la derli. inten- sublimità. tua che tutto, passo inteneriti, gradini bellezza la possiamo macera e Fateci tutti bisogno compiere questo, passo, ha e Muse. nella della e del cantateli strette giustizia, pietà, all'orecchio s'intristisce e immeritata miseria stempera le lo inni: bisogno! per bellezza, che sì tanto deforma della bisogno vostri perchè porte, delle casa presente, e abbiamo si anima la dolci le giunga non aprite tutti, i a lingua cetra vostra Poeta, passante. chiudete voi terra: DISCORSI E non d'un sua alito alle si egli fama incendio mie può parole, trovar vita! quale sua che comunione grande, oso ha imagi- UN 165 MORTA LINGUA DI POETA III. con avrebbe risposto: antica vecchia semplicità. Tu sull'arte lo Ospite, io mi Egli uomini. sai che fosse inteso che bene popoli, biezza dubne dall'universale degli potrei c'è non nemmeno ma parlerò mostri non guaggio lin- esiste... non linguaggio n'è ce che da e' è né nostri: in anno dal va di e ospite,tant'è si fabbrichi devo credere tutto il in secolo che di io usi esser del mondo, il latino che anche parola antiquata metti in relazione Veglie Pompeiane culto per l'omogeneo dal- le orazioni: la il tuo tua il gusto e d'ogni latina parte bene, nella sola dubbio. In della Italia, fin dei veste sibile, sen- dell'anima Tu intelligibile. lingua io preferisco la fuori d'uso. Tu cinquecentisticodelle mie la costruzione lingue quanto più intenditori,in lingua,cioè nella e parte, questa si computa se avere qui è elegie,negli epigrammi, nelle meccanici il greco, e latino, che dell'idea,cioè ma osservi mio parli della non Per secolo. per Non itaUano. conti, tu dai zionale, na- o al composto, semphce qualunque lingua parlata; anzi, del mio che universale o sia viceversa; e le all'eterogeneo, e non dialetti d'anno moltiplicheranno sempre i e che timore la natura lingue linguaggio sé, questo mune co- degli alla maggior a tutti,anzi parte intelligibile c'è uomini, di un singolo popolo. Né speranza si formi è un usare tutti;perchè che solo ti linguaggio, che non da inteso dico non tutti i a sia non Tu E ancora. il mia, perchè strumento, — e nelle mia greca volgare col mio nello Xiphia, nelle cosa nelle epistole, iscrizioni, massima dell'opera mia. E l66 dici che io non vogHo idea è dei questa. L' combatte uomo deve abbiamo noi nulla di che ciò la fiamma ciò che i banchettanti i nulla morir di il vino mensa che moli r anfora con le loro risa. E in e alto tanto poesia religione e religione ha e del silenzio il loro la poesia: mai Né del credo di io che le la turbe, gote orecchie sento che come che la del mistero e perciò e parole, intendo, ha ne in la bisogno volgare, non lingua e e bisogna allontanarsene debba o né i modi dar le fiato dita dei cuori. alla tintinno. per Ci* sono certe gustarle ma dell'arpa. di attira Ella tromba; le corde sé, riempiendo cervelli,ma essere possa la beatrice ma per da lontano fievole poesia con respinge mania non Io velano la né ancora attinge brevemente non così voce abituali. gonfia Ella che resto, anche usa delle l'agitatrice non e tra tanto va nostra cosa, parole consoUa- non raccoglimento presente, non il ritmo né del sulla si attristano prima, fama la se liamo conso- già riponemmo delle significato, quale, e da insoddisfatta: una delle e all'uso estranee soverchio sono si lasci profuso aver scuole, pazienza! bisogno incupiscono usò delle favilla una giocondo. E e quali dopo largo, e oscura gioia! Non ciò la nostra per per dall'ombra esce bello è noi e si lasci spegner calore: spregiata che se vita non la la sete per mia contro gelida è nostra e e pareva all'ultimo vita luce fu La bada. disputare,contrastare, luce: dar può ridestare può di bisogno che e continuamente ritoglierequanto può. La nostra abbiamo bisogno di calore; la e il passato per tempi. Oh! miei alla morte Esso la morte. il presente rinnego essere DISCORSI E PENSIERI fracasso sé a con musiche senza esserne e un che POETA UN alla intronati: Ed ella una ora lagrima, là uomini aggiunge la mia consola parti del mondo, Quiriti.Oh! dei 167 MORTA sentirla. a un sorriso, con delicata benefattrice. Ora e lira antica finché verranno il col da le tutte si studi la lingua versale! quest'arte uni- di avvenire grande gli giocondo suo conforta, vengono e asciuga quello,qua ora silenziosa attrae strepito,e questo a una come che LINGUA poesia bisogna avvicinarsi,per parla modestia, DI — IV. Questo che io penso mi nell'equanimità della sua della sua la udrò più. Ho Ho scritta. Ma poesia. placida vecchiaia sua le d'una nobile a a dir vero, dir nella acre vero, Xiphia...Rimane dispiaceva sentirselo Il primo di primavera, fu, come e il più fiore che bello. la dire; e pianta, spesso il era fatte del nostro è dal sorriso le ricca sua, è ma e lo gli così. di tutti i succhi il più grande che mare sin da prose, troppo, opera avviene, suo di pedantesca, ripetere; in questo la verità ma primo suo da l'ispirava, fanciullo che vano nutri- un mare giovane pescatore che conosce lavoro, verista, per lui veduta egli proietta luminosamente Cantone vibranti ispirazione. sua Egli è, così fece la Poi migliore dire le osservazioni erano la questa non anima Pontaniano comicità sua e sua romanità, fiorite,l'Asino troppo la latini e ragioni intesi elegie Pompeiane, greci le iscrizioni le non rifarmene, passione, gli epigrammi amaro, io voce riletto,per riletto risposto cercando avrebbe nel e resa passato mitico. de' nostri tutti i mente, ottima- pesci tempi col e loro l68 PENSIERI tanti n'è ce come po' da un ; Umbrone relativo pregio faticante ragazza là in fondo quel la Cellini. Sì moderna, mano l'illusione che concinnare il e Omerico mondo della Il della e casa bocca, che cimbe dei al mondo. piano. La muoiono vita nel psiche, ed caos, ed in questo le voci dei a apparvero l'alito incessante udrà le esso d'una mare sua armonioso che ora seconda hai più I le lato favel- soave tua e bocca poeti non Vennero dono. confuse erano trasse faccia vedendo la dire, così tua d'imagini. sacro prima tutti: dalla morto. vita lui il per perfetto. ninfe, sempre tanta a del ripetere questi reciterai sei non lui, poiché per di per lasciano ricambiano e sopra, chiuso lo stil dei Virgilio,in non Eppure quando sentirti ora che saputo tra recitatore pesce-spada, di tu ha morte Queste della Ma antico. poeta di pescatori d'un ci fa dire e intendere eri popolato d'antico; così continuano hai tu certo megho, o, poema voluto soavissimi, che mare alla che poeta, particolaritàusuali e, le un ma le reminiscenze potuto Dicono Avrei persuasivo. versi di avessi poetai o strada, oh! quale muffa avrebbero tra Esiodeo ed del seppellita,in e grazia nativa, prisco, sermon : dall'arte Romani e altrettanta con moderni al conoscenza grande; è stati sono belli. più e mare bella, ardente, una di nostra calabrese pochi poeti Alessandrini e è perchè prendesse la patina e d'un è mano Michelangelo modo, ma Clite e ; di lupo riviere,che lontano, illuminati di opera vecchio un queste più grandi ci sembrano È è per tutto per DISCORSI E della fuori sono l'oscurit nel- natura e soffiò loro e quasi esse vita. E bellissimo, ripercosse chiunque dai monti pescatori trionfali,chiunque fermerà gli POETA UN occhi SU udrà come e una il tintinnio a vivente, vedendo in e il diverso, tuo le nome, o Diego di la e come Vitrioli. si di penserà mago scenti iride- conchiglie la bonaccia spola la sua tela meravigliosa moltiplicano non te, a sepolto; poeta con della distendere città o addensare sull'ordito vento cembali, grotta e chiunque esplorare, immortale, sua Morgana ondeggiano cui ripeterà non dalla variopinta, trama ad come fata del arguta dei cadenzato uscir la ad immobile paranza 169 MORTA UNGUA DI le cose, impari e PENSIERI 172 che ma dunque di sera A paragone... del mare in : i si non fa me conversando dentro, del cielo i che brilla,in d'una del lume. quel le reti Per il temporale là le convulsioni tra la pesca per di infuria racconciano pescatori mare, la una casipola il vento, tranquillamente e dispetto l'effetto... perdonate lume brilla E pesca. qualcuno qualcuno, forse, con a tuoni, mugge quel tugurio A di senso temporale, all'impannata pescatori. Scrosciano il gioia ! sua un rammarico. di l'umile con esultanza; appartata punta la per giungere può vostra una pianga nessuno DISCORSI E del domani. Che Della domani, la e studio che del nel ingegni bolla 1548, secoli voglio parlarvi. bando un scritta cronaca conta fa) più certo fondava papale mezzo e hanno questa glorie,ma senza novembre (tre io la sapete, glorie. Una io 1550 è non nobili Voi cronaca. storia, che traversie giovani, o Università nostra storia la e del nel lo aprile 29 annunziava ne l'apertura. Così fu combattuta nel da secolo di quarto diede la fiaccola accesa venti che contrari, decimosettimo, quel secolo, e e a del vita,e il 19 tutto, e del metà di seguente ancora una non come nel nell'ultimo essere 1829 prime, risoluta secolo non nel brillava gettar la luce a spenta parve ricominciava 1885 marzo sulle poi divampò e qualche guizzo, mostrando spenta languì nuova mai, avvenire. remoto parandosi preTra ottantacinque anni, o giovani, pensate (io non voglio essere profeta malauguroso), qualcuno tra voi berrà il dolce ancora ne verserà Questo, lume: molto, forse ma unico, Io berrà in qualche avanzato un stilla alla calice pur tremulo, ne commemorazione berrà. UNA quale il i ebbene, allora chiamerà con lo assentire ricordo che della il e il quel ottenne e sul capo, da sacro forse o certo mirabile il per noi, mai; di Commercio, risorse, o d'amore lettori e tosto piut- nacque sorse, impeto E concorso Camera della Ateneo un assecondare già farà l'Ateneo dimenticarlo brivido lode di goglio d'or- e e studenti, l'impeto giustificarequel- quell'orgoglioe rispondere in quel primo risurrezione, quel bianchissimo del benevolo cenno lo brerà sem- antichissimo capo forse nome cittadina. quella fede, sì che, voi oda, non un e il nostro dimentichiamo!) e con Provincia quale fede di voi! Giuseppe Oliva più commendatore), di Giuseppe per rinacque. Che di o del benevolo cosi dobbiamo tra vera celebrazione, lontana oda e, continuo propugnò Comune, ; riconoscimento si dirà non che a della che pronunziare illanguidito, quei nomi, vindice, del quella nomi scrollìo cenno per non in nostri e il e quello a più giovane ancor l'orecchio tutti a pietà. E udrà con de' {non nel tremolante centenario primo giovani,è o qualcuno del il me dell'Ateneo. appena Oliva piume su all'improvviso, candidissime, patriarca {allora destato patriarca, sgrana di L'Ateneo, nome fanciullo di viso si Quel qual angolo so decrepito, fondazione di non assisterà, questo nel e capo da ora occhioni suoi udrà vecchione, questo secolare, questo nostra I73 SAGRA della alla vecchio, vita nuova, morte, della centenario che senta il soffio freme ora passare delle cose immortali. Pensiamo nella che si all'avvenire. terra. spremerà Il nocciolo Pensiamo dall' albero, al molle quando d'olivo Uquore anche è posto de- di pace esso non PENSIERI 174 debba " governare la nostra l'ingiuriache spesso che Secondo poeta lettore,che me „ che io tollero esempio, quella ingiuria,io l'uomo la non la e passioni; s'egU nel echeggiare ; tempo; suo bocche, e che e le e dell'avvenire. Ecco : il presente europei spirare dopo 'sino Il sino le sue di Vesta, sua tradizioni che è la e e sua non i cuori cerca mai non trova sono la un vero narratore e poesia e' entra, non questi giorni due e tratti, Chi di si Stati sono per Chi li uccide? il diritto vindice Pure, le sempre fossi se nelle sono modo. ogni guerra. ora già non tutte dirà, del le tore? vinci- Ubertà, al vinto marrà ri- amnlinistrativa,rimarranno nazionali, rimarrà la rezzo se poeta, esploratore qui e tutti i diritti. autonomia cui lusingatore di e che conseguenze ad è o gli ultimi lunga una il vita che dunque, In danno all'ultime di la tutto, spaura. popolo assertore sarei a Africa in solite,e Proviamoci, mi gode sua plausi grida di di è la sempre all'uffizio prima sere dev'es- o adombreranno nuova delle le è a l'eco, moltiplicatae compiacente è non Io vere. voce tiero, condot- futuro, il che il poeta quali non sono idoneo poeta, usa i artifiziosa e buone la nel e per idoneo il poeta non gioia, se è peggiori; quella placida non tomb^ di ingiuria, giovani,molto che cercatore non di secondo se e Oltre sua n'è stesso, pianta musico questa In verità seminare buon carnefice, un o vive non tomba. ricchezza dove lettore; dunque, che sua modista, un indovino. il alberi degli chiamarlo che è dir a ve di sarei di quest'uffizio mietere torna perchè in pace, pedante, e lampada sepolcrale. mi si fa, di chiamare d'esercito, secondo condottiere un DISCORSI E quel vero fuoco lingua. Il popolo inglese, si dirà, non conquista ma impero, UNA SAGRA all'usanza d'un che ai I75 dirò altro,non popoli che, dirò non popolo, vince, ma soggioga e opprime e calpesta, confisca e la lingua Giova la religione e il nome. e sperarlo.Ma un fatto sembra che limita nostre, spese Nell'isola Eccolo. la s'avvera mia vostra anche (e la che qui), quella dell'impero gari ma- lingua di dire bell'ora è a e speranza. data) questa quella del popolo (ma ufficiale sarà noi a quindici anni tra di prorogare vicino la e Malta di si promette impero che piccolo e occupa r isola. M'ingannerò; oltre cui Roma già latina sono antiche poi e Si nulla. un Babilonie delle e infinite. enormi, che altre le tante le s'è ma la poi e si di Roma, noi? Perchè ciò come, in altro necessità un mi Cartagini assorbito la dal tenuta per dire, anonimo, poco, di di e questa è un medesimo tesoro. via della i collettività loro campi è? E e cam- tenuta, nazioni, sto della collettivo. si riduce tano gravi- proprietà d'eroi? chi altra e Il dalla Intere via. madre creditore fato il campo di necessario; e altro con sarà ricchezze ipotecario. E questo ed Che Le campo, sé, a le altre fatale cose, nel possiede biade intorno contro une sembra me ordine chi mostruose, fuorviate. espropriate Ahimè il credito le latifondo,e sono madre annulleranno, meteore dal e conquisteranno, assoggetteranno, insieme picello è di Ninivi delle Rome, e apparisce. Questa. trovarsi a a presso dire, germanica, edificando stanno Esse di lotta una così per getteranno gravitazione ci sono, già lotta, una degli imperi orientali,e poi cancelleranno, tutto, nel mondo aperta diaria. fon- terra Li turnia Sa- possiede generalmente Ma poco a semplifica;i più 176 forti i ingoiano potrà dinotare il mondo: davvero? Verrà tempo... fatale sembra Eppure progressione geometrica. sì. E un il genere perciò intravede sia un si tutto genere e infinito, rilutta si aggrappa la come inconcepibile! che almeno quello disperatamente, pendio un bile! possi- è non sarebbe umano, precipita per abisso Ma Oh! necessario, e prevede, non se chi come cui di possessore servizio al cui in tempo, schiavi. Verrà E verrà l'unico nome tiranno un di umano deboli: più per DISCORSI E PENSIERI dolce ancor verso ogni cespuglio che a incontra. Il genere monarchia precipita umano unica ai nostri cui tutti parlando, o lingua,ubbidendo che dir a al nella impera di è ad a che dicono di disposizione è ben che niuno, le ricchezze finire che i che vadano non dall'altro? si in un alle a solo siano in questo un umano le ricchezze angoscie, per L'altro dai E e dire dano va- evitare forti sin lascio ai miei estraneo evitare che è più impero. dire è sin pochi assorbiti campo il Sia d'uno? problema Moloch. solo il loro possibilescindere è in dono ten- (o diremo, essere L'un più mole mettia- e mio, mondo Ma despota sforzo Lo parer a accentrino finire in mie Il sola una solo accentrare scende tutti. Bene. singoli popoli di trattenermi se di cioè problema a Se : in il genere sforzo. tutti. A semplice. capitale) tende, pende, questo ogni con quea terrac- mente, meccanica- del Ma accentrarsi, lasciamole programma di invisibile presenta galera meglio tacendo, Babilonia. unica coloro della lavoreranno cenno rilutta,in ogni modo, grande visione gli uomini Si unico. possessore l'orribile occhi in del e della l'abisso verso qui studii, alto, che logicamente quelliche sia di pochi, devono 177 SAGRA UNA che a repugnare la ricchezza che a repugnano i popoli più piccoh e più deboli siano preda dei più grandi e dei lotta economica, sonella stengono più forti;e perciò,come ricchi i padroni, e i meno gli operai contro i più ricchi,così nella lotta polide' padroni contro tica contro le nazioni devono sostenere gl'imperi,e le idealità assorbenti italiano le uragano, un ha In queste che si annunzi più fatti,di sacrifizi più o d'una tutta le in are cui da Stato è L'Università che fare per diretta,è avvocati e G. Pascoli - Pensieri emana e fuoco sumabile incon- destino in nostra ispecie? autonome, dallo delle sarà o Stato,e non dallo meccanismo un è per tutti i fuoco: saranno medici spillie aghi, non come scienza, popoli, e più dilette,per ogni qual della eh' elle e di o fila, una con di serie solo. di dubbio retta rehgione massima ara per un speranza, nell'avvenire? fuor saranno. che amor un quest'attesae Università E minori are arda non acceso In sua più piccolee forse anche are casa: le l'umanità, e la abbia fede di d'articoli lunga, religione che meno nuova? o lunga una intimi,che di martirii e di d'ogni passione socialismo tico patriot- sèi), d'una con come dovere suo (vecchia io meglio e " del fa da l'umanità cose il catarsi religione,dico ; d'una enigma, un all'umanità, e la compito politica,airitaha, l'avvento „ con che, secondo tale come strugge. di- gibili intelli- facilmente e uomo come come livella,perchè che concludere non per auguro insegnante, già parole semphci, due io e si mostrano di tutti,io, che le che In a singole e particolaricontro ambizioni nuvole prime dico tradizioni e e il dispendioso professori uniformi, grande Discorsi e libero labora12 178 PENSIERI facoltà sola amministrare di si estenderà ma l'essenza DISCORSI autonomia pensiero.La del torio E da esempio, degl'insegnanti.Sarà gli faranno la " di voglio dire, agli studenti a maestri alla vita al e Non faranno nòccioli che professano il dire che ciò sembra giudichi del Figulo a col è pitocco debolezze che sentono sia tornato Noi siamo tratta via: a o di ci sentiamo ce da che l'ha sembra sembra strano interrogando: che il vasaio e il poeta si riconobbe e l'aedo di si ci sentiamo con un per fabbro, l'aedo. tutti,se chiamare, che il ruggine consultino nostri propensi Vi fabbro con equanimi pari? quando non ha ripeto; magari crediamo allora del salute, di quello e vi naturale fabbro col medico meglio valga umana: pitocco, abbastanza avanti portare piamo è che scienziato remotissimi tempi umane, consiglio sul un che occorrerà d'uno Rispondo così e contro, il laurea una scienza. stessa debolezza figulo di basterà, non „; un'arte meriti il fabbro e dai fatto di questo Sono vasaio Sin poeta? L' ha giusto così la bene? sarà loro perchè strappata previsione? questa regione, all'onore. e giudici dei assurda forse del decoro la e per nell'interesse derivino severi e saranno quelli Vi seri vicino nomina, città la avere dite; ren- da più professori indulgenti e compiacenti: da e la stessi,che si farà non scarse alla migliore. E scelta innanzi qui studenti sue tocca dell'Università: stessa saranno le sé che ciò a nella consisterà non vogliono esempio, medico altro un che malato un quando si tratta di glorificare queUi che sap inferiori;ma quando si di superiori? Eh tratta provvisti tutto di tanta il cuore, virtù tanto da l8o PENSIERI corrente, accorto, d'esserne portato fatale prima né riva,siete crudeli o volere Non giova fatto é assai prima che il genere che bestiale contro Col siffatte perpetue e di Stato lo pace, avviati via: si attenui affermi si gara; gattice,così della scienza se alla vita e modestia. cosa alla s'è dire: Io ha fatto Sto per dire Ma vi facoltà studi la che pare? a un ai fa Un coordinare tutto d'una é che deve i suoi codice zanzara, nel mondo ha concorso; avanti di mettersi e d'Università già punto o poco arrossir a e gare ripre- e pregare altrui tali alti a non il della la virtù concorso si lascia essere saria, neces- degli scienziati, chi meravigliare che temo sommamente un giudici lettore io scienza: in di ghirlanda eterna della chi codesta annullare che lui. qualunque filosofo: deve, particolariparticolarissimi organico. Chi graffiatura d'un l'intestino che nominare sobbarco; appartenga, cioè, già risolutamente onore: disparte invece in mostrare e grande virtù prosperità mi per studio di far arretrare di una per porti ad alla tratto é salvazione uffizi,bisognerebbe chi giare incorag- d'emulazione nome e concorsi quella non col ch'essa poca dei il sistema (da l'umanità. verso Ma 11 chiarita) e più sono : pretende uomini gU notatori e ch'esso provarsi a quelli che la bestialità verso bandita tra dalia secoli e promuovere risse gode secoli fato questo umano. non e da fosse quella legge sforzi sovrumani sia fa umano voi andare! lasciatevi contrastare: e è non n'accorge se ogni modo, o quando gridate ai stolti o non n'è se ella ma A mai. né chi per che dopo perduto; e non se dopo ne anche perduto, esserne veramente DISCORSI E o esamina scruta deve già con al la lente microscopio sapere in qual celletta della deporre il che sa dagli sur scienziato è continua edificare perchè vada cominciare, secoli Sì; voi. di invece quale, in punto Ora si vede cui si giovani ella ora rischia,coi la al sublime prima d'aver soltanto E, guai, se idoneo a insegnare prevenirla prima che i servo e Si della daranno loro essi almeno, faranno giovani al produrre, a prima d'aver ma O saggi, buti: contri- api operaie, fabbrica! senza cui sembri una scienza, chi chi intende poi padrone! Guai, s'innamorino tanza impor- inferiorità opere, in tempo propagare e più studi, ma più preoccuparla, che e pensiero, difficoltà tanta o, venir e discorsi, concorsi, di far perdere nostri titoli,non per il ci dall'opera stessa, non scalpellinirumorosi, sia ai visu contributi. saggi, titoli, O Babele?! è. cominciato Non di confusione, se de la coscienza più libri, ma senz'arnia! se : di tanti di ci affidiamo se di compito. finito di studiare. non e conoscenza d'uffizio,e egli lavoratori tutta torre di e riconoscere a il cielo: l'opera se Babele parole andare non da di l'umanità ora glialtri ingegni. La e torre di contentiamo veder mani la forma. e utile,bisogna che, prima sia a di tante e direte lavoro suo disparte grande torre, che con meno nem- parte del contro, non verso, intendersela, sapete, il alla e mezzo, in essere lavoratore a granellinoè suo scienziato, e deve da l'ape no; altri la misura da un lasciò a può non ai come Nembrod che il ha ha ape, picchia, sì, che pietra una edifizio,ma comune Lo o scalpellino, che altri il quella celletta simile all'ape lo è allo come esso, granellino di polline.Anzi suo Non buono. arnia grande questa a l8l SAGRA UNA prima se della noi più vuol farsene lasceremo cattedra che l82 PENSIERI andato è tutto sistema abbia Per ora, non bisogna, credo, abbandonato il altre tante cose, A (non esso che dire, vare conser- modo ogni il gl'inconvenienti per se può, credo ne i sistema vantaggi che dà d'origine. Qui, come sembra fatale alcuno), quanto l'altro: c'è non finir male. può presentati sperare in ma ; che sarà non raccontare a bene istituto un che Guai! Guai! dell'arte! DISCORSI E per il ritorno alle sorgenti. Si quanto il benefizio sarà ne Gl'insegnanti loro, per tradizione. una di alla città; la che il il corpo la di questo L'Ateneo sarà il campo la lì saranno popolo Lì di del il loro psiche del loro peschiera modello, discussi illuminate incerto, al le lì,o un'anticamera giovani cari, il e alla i che popolo o fuoco còme da regione dire, così veranno descri- misureranno studie- suolo, popolo, teranno raccon- le scuola dirlo: sità. neces- delle esperienze, la legio col- magnifico officina il idee, sarà di parlamento lì verranno, vagola nel troppo spesso una immortale cassaforte. che il modello, pubblici problemi, coscienze, designazioni politiche,non, da stabiliranno glorie e proclameranno delle Italia, fu lor onore paese, grande V quelle. Essi e la sità neces- per e un mare laboratorio saranno tanto scuola l'ospedalemodello, il...sì,vogUo modello. giù studentesca la flora sarà grande e le è ora e dove l'anima e su e principale. identificheranno,per loro e alla il come si creerà più con fauna spole, la loro si e narreranno ranno Di origine.Quale ! Accennerò luogo dottori,stretti la natura con e nel di formeranno ivi fatto,e e guisa a di voleranno, non si fermeranno ma al sistema dunque tornerà dia di al buio, le cede, suc- Arderà luce e calore, calda di i cuori amore e di sgorgherà lì feconda pietà, che di di nebbiosi, più gelidi e soavi ammaestrano Non usciranno, credete, ne corrente tutti lì usciranno consolano, e la al bene i canti libri austeri eroici,le persuasive istorie,i o che gai incendio; non 183 SAGRA UNA e migliorano. e soltanto avvocati o v'entreranno Che soltanto nemmeno quelli professori. che treranno V'enprofessori o avvocati. aspirano ad essere il consiglio del gli agricoltoriper avere del miglior aratro, vi entreranno e miglior concime che li aiuta nel gli operai a perfezionare la macchina loro lavoro, vi entreranno tutti quelli che hanno un dubbio, nella O il tutto tutti veggenti ma entrerà. le le mosse Non stessa e mezzo da e fica paci- impulso, in azione, migliorando i figlisuoi. della un libertà. suo Ma mi direte, fu maggiori ? le con minore dire Messina quale non minore è delle in insegnava Università sia: meno è minori. di che Prima Maurolyco denaro la nostra di denaro d'Università? minore era minori convinzione fatto il delle potenza per profonda con Università Non età, minore per rispondo Ma scuole, già profetato che le Università lasciate sole alla spariranno, quando saranno minori vuol sempre il frutto sarà giovani: lotta sé le tutte della prese vi si estenderà nel che perfezionando popolo le industrie essa, il per tutte officine, ed e il che essa salute medici Tutto da paese, aperta solo essa del sempre Questo sarà Deriveranno gli ospedali, tutte starà ha l'anima. per la trovare per non megho, popolo. attività o dir a coltivazioni e che grande cUnica, corpo, a odio, cruccio, un un o il ? Io vi la di ? nostra tutto, che Quando in Malpighi, di la nostra? porti con sé meno di 184 Bene scienza. Questa Università ricordiamoci. : rivoluta, rivendicata,pagata anche forza, quasi la con violentemente: Carlo 1752 il oltre Borbone dava fini si faceva fa l'Università forze che fabbricazione nella patria pagata ripagata e nel Questo invisibili. È lo luogo stretto la l'Italia col la Sicilia si labbra stringono: con le che farla a perdoni due il Faro. due se si danno bisticcio, col protende e l'Italia che volete un mani Calabria La mani, rire. spa- l'isola verso la Sicilia si qui taggio van- collocata si si tende quelli vantaggio ben mi sono, quali il mai pensi e un stringono le sono averne senza si e, governi altro; allora troppo candido suo che dove penisola Mamertina è si Aspromonte; selvoso regione due il è Qui la stretta. verso poi quando ai commerci lumi momento Università, perchè questa suo E avere? possono noso, dan- parere cuore dir non Ateneo un Ebbene, un dia vita, e si ritrarranno lo in di spostati,che di nostra. trasmutata della l'hanno ciò : principiie anzi altri;poteva industrie, per alle di superfluo parere sedici la circolazione gesse rivol- ai commerci e uniformità poteva sarà che " nel già „ esuberante e parer che Messina: alle industrie desolante quindici o nella poteva di di e quando a tamente, ostina- popolo, consiglio quello nella metodi ciò e di paterno pensiero quando furia a ripagata,protetta e e ragionevole fu dai ridomandata, voluta, litigata, domandata, vostri maggiori DISCORSI E PENSIERI meglio, la e le d'amore bacio indissolubile. Qui per il è dirla è potrà, ponte, o giovani: militarmente, questa per le teste si fortificano. fortezza! l'autonomia e E che non è cadrà di versità l'Uni- Ebbene mai, ponte, se inevitabile,e prima poi se vorrà, vorrà e maggiori, se volontà figliadella questa certamente de' vostri ostinata 185 SAGRA UNA ed trasformarsi vorrà estendersi. giovani, io O accogliere che ma ho detto. E passato? università in fanno dico aveva un italiana,ha si è se estesa, tagUar istmi campi e da luogo tempo, gran neanche antichi C'è oltre errante, che della è riceve quale spesso errante e anche faticante e derisa e e i la numero davvero, no mano. come gran popolo dei grande nazione e di quelle nazioni Italia,o giovani,un'Italia oltraggi per tace a coloro a in gran ricchezza tutto per monti, anche più d'una alla nostra da lasciano anno forar a sono del faticante,un'Italia un'ItaUa spesso dove i cittadini e italiana. gliantichi ergastoli. trattati,ohi sono gli artefici, spesso, nuove. ogni V Italia che pochi tendono arti,non i discendenti meriterebbero tempi lavoratori popoli, coltivano nobih lasciato l'Università estesa gliarmenti, come men nessun sità l'Univerha sapete aprire strade, altri per Altri fanno In ad Voi delle glistudi di tutti dovere; suo atroce. si è non badano e al delitto Vanno patria. (io parlo anzi genere mancato Migliaiae migliaia di la Essa per piere adem- da compito tutti,all'università), essa, capo, un nire, nell'avve- si è estesa non grande adempiuto. in vecchi. già o di della nuovi o di prego specie estendere perchè : vi una voi, a si deve genere, commettere È vecchi quasi Ora l'ha non e che dirigo,non noi a che cosa nell'anima. L'Università Ecco. il io noi, a dirvi per meditare e rimprovero vita, sto la schiava e è in nessun non schiava, veramente giunta luogo, al salario, per che la pietà.O Italia divisa ed neggiata e oltraggiatae tiran- vilipesa,tu sei il nostro rimorso, l86 PENSIERI perchè potevi il nostro essere Sei volta, la vergogna! dell'Italia non Università della ma stato, d'arte tradito la sorella sua ella colà, dove dovevamo lasciarli E doveva che e della di intenditori voi hanno più spesso e idealità e non rispettabilità, della parola terre vergini abbia non ^ose a dice di e Giovani voi dare parole, ma che torba. a i dello e voi e non e giustizia, picconi? Queste fatti. Per Io cose queste stato i mari, e che dico non cose più privi sono fu non hanno volta Possibile e maestri oltre qualche lontana! malaria difesa direzione che eloquenti leggi e gneri inge- medici della paese grande colonizzatrice,che saputo che universitaria hanno hanno granti! emi- poveri più partir soli, e i monti non non patria la coscienza con oltre Non ornasse! scienze, e ottengono della la di hanno non consigliasse, nostri tanti,e maestri fratelli che assistenza nel critici delle e ticata dimen- dimenticata costruire, e che pur arti, là i vostri sono sono ed che i malati per società,e lettere la chi sperimentare! avete non miseria generosi di la estensione deve e qui troppi della l'ha lasciarli soli. Ecco dimenticarli l'Italia balestrò; partir soli,i dobbiamo non ha pensante guidasse, difendesse, ammaestrasse, prende, s'ap- e partirsola, l'ha priva si trovò s'insegna l'Italia lavorante. lasciata la parola questa L'Italia povera: la fame colà, dove e dottrina. reietta,l'ha L'ha siete di e intendo borghesia itaUana, che ciò tutto E rimorso. della non chezza; ric- persino, qualche e il nostro la nostra e italiana,prendendo di complesso come onore dolore il sei, invece, e DISCORSI E alle l' ItaUa, queste si predicano non si ho quindi il diritto, Andate, ma : Venite. Io non dirlo. Eppure... Eppure quelliinfelici che qui erano. : l88 di là dell'Oceano fondato e l'uno l'altro e lo della tradizione. buon vivere crolli al vento e rinnovamento spiritodel porti d'ogni dove questo di lotta su due di sempre L'una che col se stesse, che e di da sulla ancora si è in questa faccia in quel sempre sacro nome se può ne alto in miasma a mostrò versità le Uni- che dell'altra. focolare Non c'è si dino scal- fato il sima mede- fuoco, d'Italia ! L'unione da cose, d'Italia. alla si assidano e di forza! e viene E qui verità, in questa l'Italia,che verso questa volte diede, isola, che quel Udo d'Italia,e fondate parti politicamente, con dell'aurora settimana ragionevole è delie brilli nel più nell'anima fratelli,perchè i bandire slanciata il segno non previsione, che sulla l'unione non che ciò conseguenza esisteva non ella altre tante acquistino; la vivanda si previsione tutto con d'amore, specialmente spirito speranze come focolare mensa necessità città che tempo, Soltanto, mensa. qua città del d'ogni pura queste sulla insieme legare al medesimo fumi Sono farà più salda si previsione è bisogno lo la ideale ragionano pacificoin una ride previsioni: conservino che là rechi mi speranze saranno a rente cor- fantastico, e l'aria è passione. facili lasciate che giorno, e verrà, una fermento. perverso Queste gioconde in e e edifizio un come l'altro solide, perchè fondamenta su prodotti e s'inalzerà D'onde s'aderga, alto andrà giovani generosi di in l'uno tra rente cor- i medesimi germinare E fraterno; e medesima dalla lambito diverse. latitudini in fa istituto filiale un sarà che ideale DISCORSI E PENSIERI eroica dalla italiana,con Calabro degno. se ne che ricordò zienza; impalermo, Pa- nobile le sue pane; cam- portò primo sempre e UNA E voi di tra me, in di parte lei, ospitato con benché madre madre, un che conservarono il che sede i mi non ciò suoi diritti Cominciate di fratellanza delle due rito di altre le tutte vostro visioni, difesa E felici. ai voi; con di e le libertà e ed felici, e, ciò avvenire; fine che e di che vedono pace che é ai e futuri. pensiero un nostri colleghi in sono ispi- colleghi nostri vostre di questa conviene, al lavorano le giustizia, umana ciò e per destini che sicihane, compagni ai che le i suoi per compagni e e alto al e locali enti gli studi, predestinata, più a italiane, ideale della Cominciatele feste, rivolgendo università da l'affetto per di spetta vostre vostri stato alcuno feste. vostre insistono università ai è generalmente è affetto sede vostri patriottica siate le acquisiti le chi che d'elezione. inganna, che le siciliano non non vostri e inaugurare senz'obbhgo gratitudine insisterono abbia a minor questa cuore coloro per di scelto, amato, dunque, pensiero con colleghi pensato degne più persone perchè e, e ricambia Cominciate, se forse questa a illustri anzi famigUa, una che quello avete avete pensato di miei benché, E calabrese. adottato di maestri, me, avete copia tanta gloria e feste, vostre sua in tanta concittadini o calabro-siculi giovani quando, verità, 189 SAGRA simo mede- medesime conservazione e concordia. migliore augurio, fate ITALICO L' EROE Cera molta gente, fila una e, dietro essa, di vestiti denomini diere, ban- molte sotto I bruni rosso. li contemplavano. A un ragazzi d^ oltre e citra Faro tratto squillarono le trombe, pronunziando Vallarmi; e il sue muove quest' inno assai Camicie vero, le italica. Era risurrezione Giugno... 2 È è della col canto continuarono tombe, e a L'inno rosse? Garibaldi s'abbassa, e per vedere mai di (come che parlare dite è. scopron risorge. e s'alza Nulla intorno voi) si risuona: nella sua Egli s'è addormito gli fanno compagnia. Il azzurreggiando intorno s'alza Non Garibaldi. commemorare sulla a bambine si quell'immobilità, e e I E Due instancabile mare ancora I Nulla a isola. il come sempre, mare non cessa quel silenzio, sciusciuliando sabbia e gemendo tra le sco- dice vieni Vieni, arrampicarti che ma il tua vita. del nome Vieni ricondusse vieni la al Fiume Italia che lavora colà, tra loro, Itahani bene, tutte andiamo che più andiamo presso: Varignano. Vieni, alisei palpiti sono col Ma mondo, lotte " che ha pace ai difendere mandate " e del marino d'ItaUa, glorie lavoro si delle da la donna ove battaglie, conquistare alla nave, piange... nave siano Sono „, da del alle feconde sì, quando e la la donna bella e i cui avanti non bandiera nostra „, pericoU e la che ti fermerai non esultare ad più grande la porterà della anche avanti più Re, amico cuore gran nave Tanto questa, povera donna, ormai avanti esulterai tuo Spezia: monsoni, e Regina Margherita...Una d'Itaha: a sono fucile. La del tuo venna, Ra- di incallite... Andiamo mani loro Tevere: del febbre. altro,il un stringere le a anche ormai cordi, con- vederli: invece la dimenticare loro amano, coloni piacere la vanga il amigo, conosci tu, alle porte farà Ti : tanta lavorano più vicini,i coloni hanno vedono non andava al farà vista tua che ! Si fiume lingue, che mietono. soldati argento. C'è gran Navighiamo vedere a che tuoi due. e cantarvi a Argentini, e e le due parlando vieni di del rive sulle d' Italia mari nei ancora bandiera, tua Torniamo canto! tuo già l'augurio della La Speranza che ti brigantino era sulla Speranza! issarvi Tu l'abbelliva. patria da redimere; una culla Costanza, della giovinezza c'era Vieni Pacifico! alberatura tua Italia,si in a La combattere a sul sognare snella che allora sapevi a sulla bella! così era non gli e mare, andiamo me! su sull'Atlantico,andiamo ad suo ripetìo eterno: con — destare, il vuol lo forse gliere. E DISCORSI E PENSIERI 192 occorra, dritti da parole che lontano, ove ella l'eroe tra sta culla una immobile una Ti Era Eri fedele, che città sepolto, se Bosco, le tra Ti le sue ferro ricordi? dimmi del Oh! sangue. di come azzurro, di come cielo che che mare Non nare so- Guarda in abbia cascina perdonato e quel limpido e solo un con così, dimenticate abbia O ricordarti. avvicinare quella e si fonde tutto no; faceva vial... Andiamo lontane. bosco quel Il cavallo come senza ma cose nella guardavi e guardavi vero... pure, le rancore vedi se ! è non se entrato ricordi? della Torre la Messina, Eri Ti l'anno nel- rosse, lo rende Medici, Dalla Ah fiera rovine. di al Faro! camicie non sul lastrico guardiamo, guardiamo le lenti dà, italiana. gambe Aspromonte... verso si dell'unità l'unghiedi al Faro. le sotto di nella entrato (i),e tremare a I andiamo fiorito chi mai, di ponte testa Andiamo tutto sessanta. 193 ieri cominciò tomba... ricordi? di che italico le vole, nu- alla tempesta. — Così ad torna vedere e una Re; ma crederebbero che sia a un E tanto tue camicie de' G. Era che Pilade il il Pascoli di giugno 2 - Pensieri tuoi; del e per E tutta poi, chi è che sa? de' tuoi? le batterie Pare rimorire E senti di Bezzecca? 1901. Discorsi si Amba-Alagè, Bronzetti, per non c'è sangue! di quelli rosso, si chiama grida e lontano sono tanto rosse. maggior Toselli: frenetici scoppi!Non sono (i) si ostina valle sangue, Morrone il tuo e fare! Lontano sono e quell'immobilità. e arabe, una c'è Castel risuscitato subito. che Non nostro! sangue da s'abbassa, e eternamente, mormora e c'è aride tra ed silenzio brontola Destati: — conca del quel è volte a urla: s'alza e alzarsi, mollemente che E il mare, sussurra 13 PENSIERI 194 No: le batterie sono Vieni! Vieni colà Africa, in Parla, ritrarsi il enotrii di domatori garibaldino è del di cavalli da fare,sempre squillo di quella uno dovere ? popolo che tu si chiami Destati,c'è fare. La Non incerta, inerte. spersa, mavera pri- una un stesso! da in di lavoratori la blusa! lo che conduca gli Oceani! è essere Oh! selvaggi, che italiano, che o fare, molto nostra fiorisca oltre che sacra che colonia sotto rossa può il mondo... dura una la camicia con nuovo fuoco dono, abban- patisce,dovunque ne tutto siglio con- avviso, gl'italiani ! Garibaldi mare gran del terra in tuo un non il tuo italiano nome italiano,cioè fa il tuo udire perchè avanzare sacrifizio. Senza il lavoro qualche di restare, interpretato essere comando perplessi,e sogno può da I retrocedere? o obbedisco non tuo un considerato da " Vieni stesso. avanzare „, e è via? venir o lo è parola: s'ha la gran l'Italia dirà e di sono siciliane;ma dire a DISCORSI E gioventù potresti fare dicesti " la tromba — „ E torna mare volesse, bensì, come lasciar dormire di te: E erra l'odor i de' suoi colpo di bombisce di sui di salso e sue vecchio compagne. ideale nell'isola viaggio rossi piena qualche belato dirupi. Tratto dai di gno biso- sacro di su le acacie che api di qualche tratto torna a le tremolante lungo.E poi continuo, il gridìo delle cicale echeggia o sonno Fiameg- ronzano navi e C'è fede, sempre dalle mirti ma d'avventura. e dall' estuario cannone eroe, — di e ch'egh piantò, e s'ode pendono ed e di il sommesso, — mai, bugni, e che uguale mai. gerani capre piccole parlare a destare bisogno tace non giano le c'è che mai, più e l'eterno poi da a guerra sonare, di sui lentischi dovevano servire 196 PENSIERI lavoro trova il marinaio come che grande straniero, dell' Unione dottiere nelle in atteso facchino o Lincoln alla in di greggia, lana mezzo Un mostra. sente urlo romulei. soave teste sola una dottiere che il braccio, parola: ritorna, nella Il Dittatore, solo, schiera d'avanti, cavalcava: di la lugubre ravvolto la terra cavallo suo nel guazzar passi de' a O aedo È l'eroe sentire cammino freddi che venti A intimo gli occhi qui; che nella s'udivano sospiri notte. la al È cielo. rampogna: Dove che ammonisce: Che " pallido, ulula: tutti egli personale. presente Per ferma battagUa,si l'eroe che sa schiere sue che l'eroe andate? dite, il turne, not- scrive: il nemico Bixio? qui invecchiato cupo, raucp, Sedetevi è Carducci! le muove che anni, e i verso stelle,e con- intorno. usignuolo. È d'un mille udivasi dietro ed eroici marciando delle muore!; petti il canto Obbedisco; è pesta cadenza, quelle il cielo e fango: voce tacito, degno dell'eroe,Giosuè con non in la sua Mentana: e squallidi, plumbei, Del avvoltoi è, ahimè, il sera a la su Ed si egli improvviso. con manda Roma! a mesto maglia degli e con- dispersi pastore, d'ah donna, di come rombo il d'una silenzio poi e il stende Egli soave, immenso l'aria per vecchio un È del un'alba e l'esercit del- capo suoi vestito nebbia, come dai lungo, a vano, a schiavisti. gli contro porto. È nel voleva prateriedell'agroRomano; ottobre, Si DISCORSI E si di vincerete! e „ e tutti è caro colui per alcunché cìie ci redense di EROE L nel di che I97 gloria; ma più familiar ricordo e grado di cittadini : nel Re, ogni ordine a Napoli che l'eroe restituì a sé stessa nella e sangue lui è ITALICO in nacque nei lavoratori, dei quali egli conobbe la all'Italia; vita e soffrì la fame; nell'esercito, che l'ebbe generale e Varese; a Lissa; a le per gli il nell'armata, de' suoi alto più de' suoi memoria sua si Garibaldi che Washington e volle non restar... e consolano, e Garibaldi, ed E rinnegato1 i nostri di infelici sradicar della fame nelle notti, per della e nelle ed fuori sono giati, spre- Garibaldi, ebbero Ulisse essere loro doveva esule Grant, Itaha in Rio Grande, terribile lavoro altrui,ne' terre febbre, sentono, le un stringono,e quando fazendas del dissodar e E e esservi, magari, ferito,imprigionato, Iloti,nel selve Verità: si perchè potè, non Bassi, secolare. che guide potuto prender posto vicino Lincoln, a le preti,sì, che salvatori,Giovanni là avrebbe raglio ammi- martiri, Ugo perseguitati,linciati^essi a nei prete; clero un voluto gli forniva nobiltà,che regolare e nel suo nome patria, gl'Italiani e della nella il efficace frate l'avrebbe anche schiere; nei preti... sue dettero più nella che piccade^il deUrii gh Iloti,galoppare divino Filibustiere. Ili, EgU per tutto è sui fendè mari visione sull'Alpi battagliòin che la però tre con che vecchiaia,e su e guerre una corse cui patria, che i presso e vinse fuga più laghi, intorno a da cui invano; sugliApennini mirabile tutti dalla diresse apparisce d'ogni vittoria; fanciullezza il Piemonte e sino il Lombardo alla ; 198 PENSIERI nelle in e d' giunchi dei attesa dove dove monte, de' spariva officine tutti,nelle nelle nella studio nelle La alcun del mi Poeta. paragoni limando là E a caserme patria? Quale? O abbiamo posto lo nazione il dove vero suoi E de' suoi de' due tanti altri lo se conquiste sue ! Uno che parola,qua simile a che nome la vostra del due: questi giunse l'eroe, non civiltà della vostra, e sua merasse v'enu- inventori, scrittori,pensatori; le fortune Garibaldi quei poeta! rispondereste: Dante! glorie delle il vere scri- di viso è di magnificassela confronto a quella della i Non e uno della straniero in e ora l'altro o uno mossa. chi misconoscesse a l'uno In dell'eroe. o Se faccia da del Generale Qual voi. me, di Garibaldi. qualunque Dite a mano stessa quali l'industria No. in proclamereste sé faccio fa la scrivere per vi saldando, altro. qualunque a anche venga scrivere tra non nei che posi come distacco soliti dir d'un apparisce nelle Ieri levai solitario. correva penna brevi; donna sua cascina Ed campagne, meraviglia e sull'Alighieri poeta trionfa. donde e pensatore povero c'era la con i tra scuole. tutti. Non A popoli ; guato ag- insanguinato e prigioniero;sulla Gianicolo del vetta sedeva in corsaro movimenti palude una sublime riposava, braccio, inseguito a cannonate; in e cui isole, tra DISCORSI E imperi; nomi ne esaltasse straniero i fasti delle e voi rispondereste: esser essi bastano ma le zioni rivolu- sue scegliereste,per avreste; voi a tutto. Dante, Dante corse, lo scultore che somiglia alza a d'anime, comprende le vele Colombo; per Dante acque che tiene gelo; Michelannon mai gliocchi EROE L fissi alle ora i E stelle pesi, purifica in Garibaldi ed se non vuol Egli vincere; che Tra il vostro a sé) vita due a Ma attiva. i negassero all'eroe vinto di eroiche mille formula vivo e da la dell'Azione, voi il Ravenna l'uno e se fanno non una e una penna grande Dante e l'altro vendetta Garibaldi. diede giovanile formula si negasse Pensiero grandi che cioè se baldi Gari- a la e non il volmente agenomi: poeta l'esule mondi, Caprera; e che guerriero, de' due ma — saltando i due rosso di il solitario del accoppiereste, l'eroe e se — perfezione il vite morto; generazioni, pallido pensatore dell' oltremondo e allora venti su la e si presenza, colui Mazzini Giuseppe della o secoli,diede Dante di lare par- m'avvince il fremito sé nei spente che codeste da in che seconda vostra due e accogliente gloria galantuomo! contemplativa rinnovata vite dell'antico, ma Dante, vita tutte l'amplesso rinnovata all'Italia di pregi la di poema; proposito (per a all'Italia,in se usiamo della o forte ofi"eso scolastico proposito mirabile suo scegliereste,a fosse anche sa più profondo Principe nomi linguaggio il vive fratelli; i ma e che Sforza uccide, morire senza libertà la uno o ma passate Mario un U sa e suo orgoglio il solo ingenuo questi si traggono vostre per quando che il è Carmagnola non alfine trova le combatte un Ariosto un Machiavello un che che cui a comprende, solo non militari. conciliare, anche Ferruccio un punto tutte l'imperio, per al emenda Cesare un I99 Galileo. glorie politiche e crudeltà, chini ora prepara Garibaldi? ITALICO non una un'eterna di hanno spada, dicazione: riven- DISCORSI E PENSIERI 200 IV. Ma anche io somiglianza e delle due Io ho uditi Fu in in un un'ombra tutta silenzio solenne dei quando della quella selva antica Quella selva fu, foresta. assiduo i turbamenti di Ravenna, da una condanna ad aver non più E Vi giungeva da giungeva dopo le dopo essere sterili arene del e lido il ad spriti ina- gli aghi ed E di a ramo stenti di e stato ributtato meteora ; vi dal se vi invano, fra terra dalle quattro il per nelle mare giungeva che arso Garibaldi. marcia la una diletta cosa difesa lasciata di mutare anche d'una perturbab im- e essere giungeva Adriano interno rischi; con ogni aveva d'un alla Pineta lasciata aver raffigurò doveva non modello innocente ed mano baldi. Gari- errò nemico essa, aver serpeggiante scatti conclusione rifece lo che nemici, dopo mare, rapida attiva,la traversie pini. mare, dagli e faceva contro essa li turbato forse. Dante che Roma, di e probabile, è giungeva ad di avanzava. Dante errò virtù dopo poeta sussurro. tagliata la ; piede essa, amaro morte caramente. eserciti e di del selva tra marina vita vita nell'esilio nella il esterni, che Dante di come In perfetto della stato vivo; che via nomi insieme, resina impaurito schizzavano brivido divina di due religioso, appena e lungo esercizio e odorata e veduti grande una la brezza quando un In in la sento pensiero dire, d'uccello pini, via a ramo lo strillo fu : cavallette,che delle in Sì voi spirito,dei del ho, si può li parlare ! qualche da mio dell'eroe anime, dell'azione. nel l'unione, e di agevolmente più come ripe una del foci del sulle E fosse ed spezzato o a non era cani più cosa fiutavano Ma là sopra. si ricoverò cui ebbe già il il pace di passare paese, d'albero faceva loro conservare preti; e e di che volle non Modigliana, di Somarino, per certo una un taciti, paura, cevano si fa- in capanna il dono panna, ca- che essi volevano sapevano: tradì. La assicurava di bracciante in lo sbarco Ravenna, vita somma di e Romagna Don liberatore. tuo buona di clericali,carbonari e mai Tutta tanto, Tutti, là, nessuno popolano in e tramutavano mano, fortuna. Sicilia,il si sfamò vendere senza d'Italia,e che tutti,e luffìna, un Calatafimi. in in Roma albero, l'ospite loro; sua braccia Firenze. di esule casa, vano raspa- ombra di impero i e ziosa silen- sue in tacevano prete le casa la o già e di nobili, patrioti ti conservava, un in viveva. ma grande e aveva Romagna tra nella in mano la sventura per popolani La fretta un a malfide; sabbie angoscia. I romagnoli quasi indifferenti,senza in diletta ; profugo grande Lo Dov'era? intorno, grande s'era palude. Egli viveva. il già in là dove palude. le avviluppava Io cui paese dalla già squadre colpi di fucile,s'egli a sotto là addossarlo caramente egU accolto aveva era d'Italia. ingoiato dalla vaganti l'Italia l'eroe stato dormiva e invisibili, quei luoghi ingoiato ogni di in finirlo e rosso, accorrere un formicolìo un stato Anita sua Fu d'Italia, per albero, un si lasciato La nemici era Non era solco gran infranta. tratto. sparito era i cercavano muro d'un ogni parte per un si fosse vi e nemici; austriache già Po, svanita infiniti di caduta, lasciando fosse Tevere 20I ITALICO EROE L Verità, sala, di Mar- preparava Sant'Alberto, sua, un e che non cappello PENSIERI 202 che nel del allora poteva sollievo la per umile poteva essere, vedeste, voi ritaUa Così Dante Reggio l'uno l'altro e dietro sé, l'altro compiere e uditi a silenzio. di La loro le rispondevano. e Roma E essere, la fonte albergare e ma sì sia una che il e la pure via non mirò, am- che della come la re assegnava potessero che tempo, che dopo è che della alla che così doveva prudenza regnativa, là pastore; incontrarsi attiva: di Roma sede la si piangeva, riguardo nudo, quel voci contemplativa, vivesse al le e vita giustizialegale e col del siero. pen- quella in l'altra. Ciò di esce ne in ancora Dante due, là ambedue ancora di Roma e nel veduti e l'uno tutti avevano era di pensiero l'uno morte, s'incontravano parlava distanza a vissero echeggiavano principio e che E che spogliate delle contingenze doveva Marsala esule di sentenza piangeva, parlava ragion pratica, ciò lo lo il mondo e Pineta, ombra voci l'una nel è nella io li abbia ombre che essenziale qual voi da trovarono, immensa che le loro E cavalcare per dice Somarino, intorno. tutto pare parlare. si una l'opera me soHtudine, vi Volturno; al Garibaldi e fuggiasco, con E ebbene di fu. l'altro per po' un — il soprannome bracciante piombo vedeste, Bruzziani,Lucani, Campani, lo e secoh, il per da trascorrere di che scorta dare vecchiaia vato conser- di palle poteva famehca sua sei Siciliani,il Dittatore o Faro, poi gU che cappello un procurargli venduto e questa al Generale, gli restò petto, DISCORSI E anche il un'altra e e pastore: al impacciarsi re, e PENSIERI 204 Ma, dall' antimperiale Garibaldi; effetti gli In qual vero di avesse voluto! Garibaldi. che ciò non a segnacolo fa di lui tutti i costi ? patria suo per della tra il nazionalismo la del sua nella mutar guerra? e Nessun Nessuno, suo. figura, nota sua nulla. la amava la volesse, cosa tra e Egli faceva Egli anima, I la i clericaU avrebbe nazione, altro non la tutti come toghere vorrebbe nel nulla, suo la il della sapeva repubblica, l'internazionalismo, pare cialista, so- Partigiano Partigiano Dunque sappia, nato illumi- soltanto altra. e ? tutta ne e pace. ci Patriota combattè monarchia carattere di lui popoli. Dunque egU guerra. ch'io a e qualche contro guerra? pace? che qualche popolo la sua, e Oh ? internazionalista vita dicono i — faccia dittatore. e che tutti per niano. mazzi- combattuto non come dell'avvenire il sole voluto Emanuele che più italianissimo, sola una Vittorio e maestro dunque L'aver generale stato del aveva fu il ora, il Generale Se non Non monarchico, un essere salutò Egli guerriero ItaUa dice pensiero monarchico? — Garibaldi? si — dei si riferiscono per come o, voleva. fu il tiranno un il ridivenne cacciato chi scritte l'ultimo Dunque dunque il A stesso. sì e significandone questo: parte è — libertà, questa libero, ossia Mazziniano? il pensatore E per la è è lo dirò sembrano Garibaldi? partito fu sé per Non parole? queste che ve Da si vede? parte e Dante segni. che fece si Neri, i e da libero: di dirò dall'imperiale Alighieri sì ottenuta e DISCORSI io vi intenderci, per voluta E la pace tra più coerente a aspetto aggiunger quella così nulla, 2O5 ITALICO EROE L VI. Eppure chiediamo debba appiccare parte come nome, suo e sempre ha patir quell'aggiunto,non nulla, è è non morti; di quelli né la parola dal esso, stesso, volume Sono Direste vita? uomo, vivi né Dante né é ma tagha qui del feci parte vestibolo, che Cieca direste il mondo ebbero non sdegnati dalla coloro a me per bassa e lascia non stizia giumia la fama esser me? per Quel destino nella di io fece egli né Ma io lieta non nodo so ebbe era è parte la mia io mi da io vera, quelli che perfettodi Dante sono Eppure, sando pas- sì, é ghieri Alivero, io. né la mia volontà quale spada quel che viltà: vita sfere, sventura contrapposto l'innominato. libero,perché sonava la per diverso il sono le per nella l'inferno, attraverso e e il rifiuto per quello e il monte mistico nell'atrio, io che fuggito il supremamente sono restano colui per il fuoco per : e oscurità, cecità, nullità l'ho io morte, il baratro per e che non angelo, un Ma che me simile misericordia? e di dice: e voi io si dell'azione,e risponde prima eterno, i neutrali con insegna? io fratello suo sia fedeli... né Confondereste — e ribelli al che ancora è non Dante, di da tale è carattere, degli ignavi un mettiamo e chi vero che qual aggiunto ognuno; a cora an- dovremmo necessità par in partito, perchè o ciò che lui vivo a qual aggiunto lui morto, a al appiccare chiesto si fosse se spiego nodo in una 1 io che sicura, balda voce tagliatocon aveva ne guisa impaccia dentro, e voi vi spiegate ao6 in un'altra, d'una volli io alle fu nulla E gl'ignavi e in stesso In risposto. Egli congiurò Carlo per da nave e Alberto. Egli Egli a aveva Mazzini, Marsiglia gli ora e rispondere; col del confidò e grido: fu bandito egli combattè bordo della pontefice de' cristiani la detto, " rivolgeva di fare a Giuseppe Dopo coloro il bene Da guerra. contro Stati un Roma e guerre, congresso e in quaranta dell'Europa uniti per battaglie, e mandava avvenire „. la pace, per Roma. in i suoi e E nove sul e suo più la moveva capo fra placidi raggi cui Dio e fine nuele, Emala battaglia a „, gli tito sen- Vittorio d'Italia! ; vecchi. s'era sempre e sua cristiani di mano salutava al Re missione santa anima. nuovi Teano si sua ne ; ed me affilata, de' stretto Salute la e a quale, avrebbe — spada impacciava Alberto, il — per il verbo aveva a Volturno, la al fui io. io io quella aveva, fare) rifiuto,non parte sono ignominiosa braccio suo Io — libero, partito fosse, o feci mi aveva traffico, bevuto offi-iva il parte Io Carlo morte a il distingua, che che contro condannato e di risposto. il nodo via fece azione, Garibaldi, — verità, egli tagliò via lo dell' vivente, avrebbe — che fui poterono o me, spada una così e per bestialità. con che colui risposto? avrebbe come nodo, seppero poeta suo antica sventura, non nome il sottentra interrogato e ha non d'un' voi, per mentre e retaggio, veramente, della cote volere, DISCORSI tagliai,quel lo io che (ciò c'è primitiva, colpa arrotai che che ma Ebbene e E PENSIERI neva propodi ogni le armi incanutito insurrezioni " il sole l' del- ITALICO EROE L 207 VII. O giovani, io anime; lo e Prima arti nutrisce che ha che ha da da Non forse fare nella vostra più generosa. può a felice età, Ponete più lo so volete stabilire il così quale può ne Voi, l'idea non Come dove e Il più eroi? e stioni que- sanno. se : sate pen- inimicano se ora problema martiri non tutti lo cercate non non nelle pensiero e che gli altri,già e rimprovero: io e meno, essere uni qual l'arte posto nelle lotte che ne ratori lavo- giovani e fare sappiate gli uomini, ve vani Gio- lo provo. e determinato il vostro il vostro gli uomini. abbiate che vostre questo. voi essere dividono essere è voi, gU ancora; quale si manuali, ancora provato arti intellettuali scegliere,prima arte vi delle delle segreto l'ho perchè so lavoratori delle il dramma so dramma comincia. Dice che voce una voce materna : Sii o la è allora (e ** voce Sii forte amai! e professa alla che tu rivedere sta coi ciò ama e che io amo „ profonda) luce del beffeggia,deridendo i tuoi della persuasione soave tenera altri di la fedele, e religione,che hai, ha morti " ciò sole la che la tua speranza ! Sii generoso, e vinti I „ E dice " Guarda un'altra Sii che giusto, e picchiano sul mai riposo hanno dalla catena, e non ha a pensa la terra, raspano che che voce, ferro e sul sempre sempre sociale, alla gleba, il furore quelli che hanno non Guardali all' incudine,alla gogna, 1 sotterra, scavano invisibile,dalla pesta: tem- soffrono che fuoco, che famel della legati necessità al ceppo I 208 PENSIERI il sudore guarda quant'è che il pane piccolo è da iniquamente che appunto che società si fa e si che si uniscono li sian buoni, se come d'essi, quancattivo non si devono lascia che piano sap- rispettare la rinnega! guarda nulla come toglierlidal fango per gettarveli e siano tenerveli, per puliti! „ continua e guarda pretende poi essi o per che voce deboli coi cosa si e come esso! stolidamente come si fa fronte, e veder possono nulla non qualche la esige li trascura pretende E che questo, assurdamente o si guarda sappiano non con non loro! a lor della bagnano loro soffrendo intorno DISCORSI E soffio col Unisciti gli oppressi! con ! Senti esercito il dell'uragano: che dell' universale Sii generoso, scalzi? Sta quelli a grande scalpitìosordo degli " e coi va fratelli infelici ! tuoi „ E di dice un' altra arrochiti tromba che voce, dalla che dire, e scegliere gli uomini noi! Noi abbiamo figlie figlidei bisogno avete di noi ci ora rinnegate? Ed vivo? Voi credete storica, e impazienti, popolo unito grande umanità... e intero e di non in che è morti, chiusa la quel popolo! non se E del ma formate poiché d' più non nostro essere fondervi un nella tutto nemmeno patria la terra più ai suoi abitatori,e ogni popolo dove, nel mondo, c'è per nostri missione basta posto lui, e ubper che vero nostra a fu avete pochi anni, singolo, aspirate Ma poi essere, voi, non o questo. governino, noi così è leggi cui te, per per figli;e più bisogno, ideale ti le squilli grato, voglia tu cosa che combattuto nostri giorno parte, far la tua potrai, per tu se Sii " lontananza: giovinetto! Ricordati, appunto, che Se tu puoi deliberare ora e da è annunziata si non spande specialmente L a voi e singoli;anche nostre e e si le piange, là loro leggi e missione dove che le ; vedete martòro stanchi braccia d* che è : glialtri uniti essere lavorano lingua nella quale là piantano la loro bandiera e E impongono la loro lingua... storica vi spandete voi la è nostra e tutt* altro sono 209 specialmente e lavoro sia dovunque popoli, che ITALICO la terra, basta non EROE si son geme intimano la nostra finita ? „ E la s'appressa, e gli squillichiareggiano, ondate di guerrieri, e ora miglie: verora nere, passano il flutto alivolo dei bersagUeri,la striscia di dei garibaldini. sangue e Quel che volete, o figli figU de* figU!Ma è un I quello per grande ideale, quello per cui si muore cui si è innocenti quando s'uccide e si è contenti Non quando si è uccisi! E ora quell'idealeè morto? c'è più la guerra? Fosse!... Ma che fa laggiù Dewet?... Se uccide, è innocente; s'è ucciso,è felice, e sì quando la fossa,l'impero britannico sarà ucciso e gliscaveranno sarà più grande che mai e si estenderà, oltre che e Australia, anche nell'Europa, Asia, America in Africa,perfettamente da Alessandria al Capo; ebbene quellafossa sarà più grande di quell'impero! voce " „ E la si fa sempre voce raddoppiano, la fanfara suona " Re ho dai miei da lo si sente e di FiUberto, Fioeuiy qualche sfidato tutte sono le Corti nella Roma Fioeui, vi G. Pascoli e raccomando - Pensieri mio e fatto anch' nuele. Ema- io,credo ! Europa, cominciando scendendo stivalato infine, a mettere a voleva nessuno dei Cesari Vittorio passa di andato là, dove e ho cosa primi parenti. E cavallo, mi più vicina e gli squilli scalpitaredei cavalli,e dei Papi. E che ci buono figlio, Discorsi sedere, perturbab im- andassi, sono restato! e forte!... „ 14 PENSIERI 2IO Dov*è E infinito noi il destino, l'altro di della là e due ci vita San alto,tra Martino! fosco e — come che il sangue, tornano cielo Pia! Cavour!... la vita nel mano Porta giganti,uno destino mille Varese! e Mazzini! come del e in rapisce cavalieri rosso stringersila a di e Pisacanel E travolge tutto in diera gloria; passa la ban- Lissa... Mentana e Bandiera! vediamo che Goito! Custoza Calatafimi! Fratelli d'amore Mare! Alpi! — ardente d'Italia che tricolore grida raffica una anelito un figlio? suo passa DISCORSI E incontrarsi a della patria. Vili. Queste altre e nella giovani, ora, E voi siete da non e ne passaggio e vuoi va odii tu d'un sol quella Se vuoi la sospiri d'amore le barriere rotte l'anima armi Oh e alle ! dico popolo tra dalle sentinelle porte della io : Te sorvegliato dalla Tolstoi! Te fehce; e tua provo dice, ti commovi d'armi al cide omi- solo? E se passa, laceri più Se nazione? mai come dell'Alpi che perchè per nazioni, perchè popolo, polizia, romito solo lo lacera, che patria? felice,q scomunicato né mi cuore un delle la per e i lavoratori fratellanza geloso via scintilla bandiera pretendi giustiziaper ancora? in ha e passo provai; che nobile. e dall'altra,se or via o cuore, docile perchè la guerra, reggimento per lo ragione d'un gloria come con perchè soffro. La Se esempio: dall'una or so, nel giovinezza vostra Lo risuonano vi commossi tutte. ancora voci vuoi pendi vegliano dal sinodo lavoratore, Leone tanto alto è di te PENSIERI 212 veduto sé contro DISCORSI E eroiche queste battaglia,udite nella schiere, e le voci eroiche lingua; né Latini, né Tedeschi, né hanno Finni; e no, gU Anglosassoni, non lingua,che nostra rosse sono non parole amiche; là accorse dove boero, rifatto nell'Africa nelle Pampe vuol d'America; cancellare e italianità, Ma noi e là; noi non corroso, come noi Trento. a nei la secoli lingua o si orecchio dell'arabo anche Messinesi, bombardati di Mazzini, il posto là non nel dai siete E Borboni, intanto offesero che Del come vada, ci non c'è resto messinesi. linguaggio, o vostro anche Dante, finché ? — fito ammuf- di Dante Chamberlain... di fiori termine anche sua nale nazio- memori negli anni, tu, o Garibaldi! purgherà delle tr accie arabe, il delicato era della segni la statua Porremo come il termine piede dell'umile Trento, perchè tenga a i di porremo il Garibaldi proprio l'Inghilterra coronavamo invece porremo, le camicie e galoppava italiana col sentito, mandriano ora un'isola sommuovere che — da e della Slavi, né nostra nella biano, ab- non elettori messinesi italiani? voi IX. Se come se un popolo grandissimo e potentissimo, l'inglese,aUigna meglio Kipling che Tolstoi; tra un popolo, che fu il difensore indipendenza degli di combattere per vuol esso possiamo amico di altri popoli, e il diritto contro ora conquistare noi che tutti,ricevemmo da della e libertà si onorò la assorbire l'ingiuriache l' del- sempre forza, quel popolo e e che non se sino per- lare; annulfu più rice- L dal vemmo alia più nemico; dolcezza universale Io grido credo Operai assurdo) di sia noi calcoli che la d'altra già si l'opera è parte che fusione, dirò che non varietà si sì unione sia ci prime universale l'acquisto per Noi vogliamo non di la scienza morire! ha sia per umana così, nel Io fabile può aspirare all'inef- che l'unità loro. conservarle. e desiderare ciò contro per formano sulle pare assegna può non grande sia che la morte! eterna: sicuro, affermare la religioneci il „ pacificazione e popolo un altri né che le nazioni proteggere della beatitudine con fratellanza e unitevi degli imperii possiamo, quel patto E mondo, e per non morire! il tutto felicità della a pace già cominciano quest'internazionalismo(e che Che della giovani,io voglio credere o minacciano già abbandonarci noi ? distruggere i e 213 possiamo contemplativa credo, " ITALICO EROE .più che moltiplicano via e geneo, omo- lingua una più ottenersi primigenio gas di e un popolo. Le di mai moltiplicare.Ci oh! ci saranno, ci saranno, se degli sforzi immani, Si faranno, imperii E che si opporrà imperii, che di si vediamo alla forza. terra; e le i e struggere preparati destre. E e a i si con il o la fanno, dai in se immenso la violenza uccidere e e tura. nastruosi mo- i singoli contro forza più grande degli un fondere... sono mostruosi, che Quando formando, vanno ci e prevalga già quale sarà la essi, si apparecchierà assoggettare a noi forza c'è ranno cesse- cambiare e annullare per non tentativi già troppo pur non dei e stati sono arrestare per tali sforzi popoli. Ma la naturai e via trust dell'armi le armi ad cadranno geranno morire, si strin- grandi imperi sfumeranno PENSIERI ai4 lasciando nebbia, come Ma dell'umanità. hanno Quest'ultime macchine, leggi che cui Or dunque l'essenza e è quel macchine volontà la è macchina avvenire. il nazionalismo conserva singoli popoU, le guerre e che certe stesse il loro dei esseri. sì, con le ma La impedire per coscienti quelle prime muovono, noi; poiché esseri natura; fabbricano gli uomini il cielo quelle degli altri si noi. attimo un degli della quali proprio carattere dei fatti le che più facciamo non le facciamo con in sono sono in sereno le evoluzioni elemento un DISCORSI E il zionalismo l'interna- bero cancellereb- distruggerebbero quell'essenza singolipopoli; ebbene, bisogna voler essere zionalisti nacarattere internazionalisti e dissi già e frase con molto nel tempo combattuta, stesso, o, come socialisti e trioti pa- I Come anime. si Due che andaste poi a a fianco che cotesta che Certo, anime socialisti o fa? combattere E chiediamo a solvere a era uccellini all' Ombra anche e farfalle fossero a tanta con essere, bambine), ! Chi le chiediamo e come Garibaldi. fece tombe fiori,e supponeva canore al nostro egli terna, quella battagliainlista socia- semplice coerenza, credente (oh! credeva dei a stessi,prima di stessa, chiamava, v'invitava voi dirimere vi chi l'Ombra era due sono generosi socialisti, palicari di Creta, e dell' Oeta pascià; noi o battaglia con una quel nodo, delle coi euzoni dunque patriota e voi, In generosi, quella volta, Edhem con in erano degU soffre. si e eroe alate che nima all'ache delle due sue c'insegni e l'eroe Noi c'ispiri. Mazzini 215 che ciò amare Vittorio, il popolo re amasti, tu la e i popoli, e la gloria dei de' miseri il dolore la pace, ^ guerra vogliamo poter il e italico forti. Ed " quel Siate liberi! La tanto di credete tanta vi i direbbe: egli ci vostra che vero parecchi al vostro sentimento. necessità della stirli d'una Se uniforme, veste abolire e intelligenze?Se le cento, al e meccanico chiameremo come degne in d'un e di averne, dell'idee; e significacredere produrne più, giurato odiare che idee, altro,essere avere partito vuol si sia a un perciò, con I a riforma ricevere pronti a a utile il tutto gas deve quelli occhi I non e che trovar in attuarla mettete del non esempio, aver dei lumi, lampada elettrica. occhi le catene mettete a quei a fermo nostro aperti quell'utiUtàe I Non ad da modo, sempre di partito. l'intelletto più chiaro della e dei rinunziato aver vigore la dimostrazione consentirla d'un Significa, per olio è il a carattere, il partito del Ogni dire isterilito tratto dell' idee il lume di del hanno tattiche le umane Essere umano qual inutilizzare solo, Altro un ; una piazza d'armi, partiti? è micidiale ve: quasi dell'indegno d'uomini; perciò e le con d'anime, questo reclutare grido zaino dei volontà, questo rauco lo che scusa, di ferro evoluzioni ponete giovani, e assoggettarli a e armarli giustifica questo uniformare si non pur ciò che Non ponete a quella a in del tutto. difesa, il prendere disciplinadi ferro, e necessità anche si trova intelletto;non al vostro che ciò a si serri non principioripugnare a si chiuda non unito cuore simpatia, che umana sembra cento si trova Il vostro il torto. mente cuori le bende cuori I „ 6 21 PENSIERI E più E in il volete non mi dell' si tutti,non amai. E E anche il il si io l'Italia è ed il popolo di popolo forse più povero. Come farà vivere? Dal Gianicolo Roma; da odo singhiozzidi miseria da Caprera e dal stesso invoco invoco, vedo io Caprera Sardegna; mia volevo, ma i minacciato più stesso la vi quelli contro tempo di che redensi, abbia nel l'agro vani!) gio- unisca, è per deserta io come che popolo, ancora combattere, rimangano. mondo, questo voi, l'umanità ? è vero clericali a avvenire, volete con c'è non credo disfarla. che dovemmo bene: Mare, amate non colleghino e certo quali già mondo io magnanimo, privilegiodi sparire, mentre il triste Or di partito popoh del V Italia che me al sole scaldate i : giovani (perchè voi che Voi " accento amerete tra T Ombra continuerebbe, grave DISCORSI E d' e io e serto de- nel dall' tempo Alpi navi voi, più per gersi reg- trasvolo, angoscia. E Gianicolo a tuttora ov'io tutto per questo ancora vedo io di e dal e più batterie. Ebbene, necessità dico che, m'è morte se farete cui problema nella a Voi che le seccar sembra quando saranno nascono dall' esser partitistanno la mia battagha, in bensì con sì da i deserti. Che sparitele l'Italia uh cui l'arma io tomba, campo, le al questo più forte meno, spender dissodare E sufficienti della non insolubile;aver paludi e sol di si fa? sì,o giovani,potrete risolvere avvenire incruento, consolare e due tra voi, giovani, potrete i cannoni più forte esercito, e che dissidio Come morte. tempo, dissidio rimbombano Maddalena. e giovani itahani, questo questo comporre presso o armata avere ciò diffidenze sin grandi ora masse piede, ma di potrà che quasi dei si ten- L gene pronte della vita che della forma ma allora armarsi che quelliche tra Ebbene, ragione illuminato il vostro Non Siate cessino alla date giudizio l'anima Ed Ungue, giusto è armata dicono di volerla. fatalità ci è questa partitinon come possa, la nazione più scienza, assoluti la e non fatale; sarà „, quelli che partiti.Conservate in cuore. i acquetata spesa. " vogliono giovani, contro o idealità parla quattro poca con non Finché rimedio. ella nego, di ancora risultata; è tuttavia anche si annoverino la che difendersi e si sia che cose, fatale,non cospirazione fatale,che anche delle somma sarà non governo Svizzera la può diverse e di è dalla sorta politiche varie alla Ora, morte. nazione una 317 della combattere a o ITALICO EROE di essere, patria vostra a trate en- all'umanità e spassionato e contro non antitetici, e un il vostro ad tenere altri. liberi! „ XI. E io ti chiedo interprete che mi morto o pare il tuo dato, pensiero, sfron- quel rigoglio di germinare il calore dell'azione. di di parlare la basta te anime pace nel addittato simile e e ; cuore — camicia fierissimo sento due un parole non e Ho tato accet- ho non paludamento rossa. ho di detto cui lato par- frasi: ciò che dovere. sembrato Io tua Io costretto; non indosso metterti per te, se farmi di eroe, dire, di fece m'è ciò così per a di perdono, ho e anche dentro chiesto diverso!) un te il contrasto l'ispirazioneper delle trovar pensiero. E tu mi hai come lasciasti, Napoleone (quanto unità tu a me nel aquilotto:un figliomorto gio- 2l8 PENSIERI alto, esile vane, figliodella " In mi e e guarda conoscerai delle alla i sulle il re, di ne due dei non chiamare per del lavoratori gava, Navi- l'eroe di il cui essere non alzarsi giovane, se le con E lui. con ad solo più è non e torna e vicino fedele. Manlio s' abbassa, e pieno cuore l'incolpabilegiovane; esser Anche lui la pace torpediniere dell'Italia. solitaria bambine. s* alza il in naviga più; l'aquilottodorme non Nell'isola il mare metro con il vecchio non renne pevuole di nemmeno navigazione e di vita. Ma bello, alto, esile figliodell'eroe, può rispondere. più saperne Sonno voi eterno, al grande Fate voi imprese; Un Non mare. di milione di fucili c'è. Siate coscienze. condurre dalla Ora questo passione, assordate da alle i Mille essere egli chiedeva tempo figlidell'eroe? tutti s'eglitornasse, potesse da poter giovani, rispondete siete voi tali che i volontari fate O eterno. mare d'essere in non rivendicazioni e col Manlio, " avrai popolari saprebbero rimproverare puro, additato dicessi lui,e pensa grande aquila.Dorme, ne il e mi tu Ebbene la via. navigava ora fa come aspirazioni mondo, che pareva „ guarda, hai mi tu e — solitudine,Manlio. tua lui mesto e DISCORSI E un di miUone di postume sue dell'avvenire. chiederebbe milione vare tro- un fucili. Il di milione coscienze, non fuscate of- da partitipresi, irrigidite non frasi fatte. XII. Formate, felice della o sua giovani, col angiolettache Re vostro col suo giovane — piccolo vagito L'AVVENTO gentili,fedeli Donne dare cibo hanno hanno che di involto cenci nella deposto e per che non bestia: l'infante nascere per cuore adunate qui piccoli della i Sta l'avvento! siete il avete piccoli dell'uomo ai ricovero e ciò È che abbandonata, all'infanzia pietà,che della che sarà d'una mangiatoia capanna. Non — Ho era c'era sentito appena d' uomini il resto, dentro antico veniva dal sin di uno quel dolce gli antichi come della fanciullezza fanciullezza si sapeva di che, piangere d' ognun perchè, con al di con del noi della ove, con quello che genere tutto Di rosso. la sperare chi di l'aveva là pastorale le con voce mesta umano, non ticosa fa- della quell'accorarsi improvviso madre, pareva erravano usciva sul oltre d'organo Ne quel bisogno collo S'udiva lume un pastori addomesticate. soave quei fondi Non monti. primo principio suono greggi prime e dei mattutino. l'aria, ardeva manca — qualche scalpiccioche appena giornata. In nell'albergo. zampogna crepuscolo stanchi già essi per la sonare il cominciato lastrico luogo della non si sapeva godersi ancora. a E PENSIERI 222 Le puro. Quel un'eco nel rossastro, e di le stelle cui pareva lassù, bello dovesse avere di avere pareva e quaggiù, di perchè un limpide così così focherello Quel firmamento. cielo nel ancora di zampogna canto umile così brillavano stelle DISCORSI d'oro, fossero e consapevoli. Di lì a le stelle poco Il insensibilmente. si pastorale giorno, il ieri sonato è questo viene mai? come in cielo? vano pensare; sono condannati come che che si Vano loro che a si è assegnato, patire fame o e l'organo silvestre è e in fare terra cielo un che non verrà? venire? come Mai venuto? vano sognare, singoli e insieme, e o rimorso ; l'odio patire a che che che ci fanno i nostri facciamo noi ai nostri ciaramellaro, perchè canti anche quello che Non l'avvento del vedi, nel tugurio dell'umile rito, non la tano por- il male inconsciamente può avvenire? per peggio, porta, e, che essere sperare, gli uomini, che ? venire da non dunque e fratelli, peggio quello fratelli? Povero è che hai si dice anno che dice da ha che ogni si dice da ha perchè di sempre agli altri;a patire, oltre non l'oggi : monti, l'avvento ha regno come secolo ogni millennio dunque ? mai ? ci ha prima dei questo regno Oh! ogni l'odio liti, scalpitìo so- strascicate,di voci come ? che regno questo terra? come era l' avvento dunque nella lo rire all'appa- strascicate. ciaramellaro povero cosa vite finì. E e di sinfonia la e rito piccolo scomparvero il domani. e O spense sforzo tutto e si il tramestìo doloroso piedi strascicati,di Era il e cominciò quel con lumino tacque dell' alba impallidironoe natura cemente dol- così che regno dove vedi suoni forse un l' avvento involto infante che una destinato testa, per la a non forse aver che forse aver non anima, sua la dalla mellarOy riponi Noi Oh da civili infelici, e pochi di di alla fame agnello avuto Ciara- pane? suo suo piùl I È l'avvento da quando barbari ! Quel regno prima, ? Da (ma quale fissarono che che, uomini dagli fermato af- si é ma quando prima un reietti,poi molti, poi tutti,felici qual civiltà!),si dell' Uomo-Dio incatenato ciaramella. Da di piccol numero né corpo tempo il glinegò cominciato allora. suo libertà sua ! crediamoci Era il la posare educazione, spogliatodel sua la tua ! credeteci cominciato. si vede della ci crediamo non col cui su per forse che società né peggio su quell'infanteè che pietra cibo esser privato gli negarono nome é non a cenci, deposito sai mangiatoia? segregato, e in appena 223 di di su nasce in pesci e una di felicità quel fatto che carità ; e muore su vive un non troppo sono di spighe sgranate tutti, per loro, incredibile stalla,che pani la era e nei campi, patibolo, ronato coschiaffeggiato, bestemmiato, rinnegato, flagellato, di spine e inchiodato a un legno. Che cosa dei le massime sono Vangeli, per quanto soavi o é la buona chiare, che cosa grandi, pur non sempre novella le predicazionidegli del Cristo,che cosa sono le sono Apostoli e le epistole di Paolo, che cosa le argomentazioni dei Dotdei Padri tori, dichiarazioni e di meditazione, rispetto a quell'oggetto continuo che orribile storia, d'un bambino è tale semplice e PENSIERI 224 di privo COSÌ condannato Dio? Dio ? che e duemila nostri dovesse e dire, cuori dare ad un ! è nuovo (i) Fu fu dai al nelle lagrime il martòro reo, ciechi forca era ruota una era che bestiali e croce una torture, era il corpo di il tutto Terra nuova suo piano, procede madre forche le ruote e (i) Vedi, reorutn honorata Jigeretur. per es. non i e Aug. Aur. est est, putatum. apud est in Romanos: quod et reus la che la il rogo atroci deposto credere, il Sole, e cui ubi 8: trista una degli il genere Intanto Ev. la verso dell'Evo loh. che dopo pianeti, tra roghi e che l'abbracciasse. l'umanità. verso ancora cui fu da croce, parere di corteo e il corpo disperdeva al nostro erano solo, cammina insanguinata, cammina plaga dei cieli ; lentissimamente uomini poenis in posta peggio di quella Gesù, perchè sua Lentissimamente, con e braccio savano ver- divinità? e comprendere non un con croce distruggeva da di il crocifisso pure gloria,di immortalità vergogna! vergogna! E gli uomini tanto bolo, sim- cui si per di splendeva Fu grande vergogna, dove chiese, tissimame len- e supplizi quello religiosorispetto anche nei entrato il Cristianesimo piuttosto inconsapevole uomo, tante eliminare a Da insensibilmente, Perchè, quando cominciato Croce? non potenza meditazione sua E è ziato annun- selvaggi.Insensibilmente,ripeto: trionfò,fu o la e felicità? di quella croce. sentimento ahimè della fa che e tanta con miracoH umano su un aspettato apparire tanti il genere strame così tempo d'un povero, straziato? così e tanto mostrare anni quello per da così uomo innocente pareva gloria, e su tutto, d'un così quel DISCORSI E dopo medio, Denique enim domini honoraretur, le dopo in modo crux si cruci- AVVENTO L abuso, l'enorme che è lo stesso, di uso fu fatto anche supplizi,che e guerre o 225 morte per anche dopo, in che proclamò i diritti dell'uomo, quella rivoluzione anche e bestiale!) specialmente (o antica stoUdezza anche ai nostri in essa, e specialmente dopo, anche giorni,e per opera del popolo che si diceva sino a fa il più civile dei popoli; ebbene due anni tre o nosciamo dopo tutto quello strazio di vite d'uomini, noi ricoche in tanto il genere degliuomini si è spostato la sua di qualche grado verso integrazione. L'ultima forma della croce, la forca,va scomparendo: dell'umile ItaHa (o eterni bestemmiatori c'è più: altrove ricordatelo!)non in insistere giova che su crede più difficilmente l'umanità faccia in E a me s'appiatta. questo punto, a preferenza d'altri dell'umanità: il progresso perchè mostrano pur quella che a Perchè, dobbiamo feroci? Quel d'uomo e tale, ha tanti di Ebbene qualche segno sguardo, il pelame, fiera,lo s'esercita o anche sperare, che tutti gli uomini, E noi ben ha non il consultiamo un la pilaper che G. Pascoli sostituire deve - l'anima essere Pensieri la corda e Discorsi abbracci alle bestie. da gislazio parte le lel'indice e la nostra coscienza. di vergogna del che e credere, prodotto morso leggere il supplizio dell' assassino O si è detto: Kinley? Chi non l'umanità che e anche Lasciamo pure sentito che dobbiamo grande, s'estende quali sono e singoleciviltà, di Chi se già già certissimo. è questo le delle sia io, è fuori so troviamo codesti,noi verso che noi se bestie appena gli zigomi, la fronte, il cranio, o dell' umanità. il delitto! dice, rispettare le si che affermare doversi ossia bestialità, è noi, ha ne Italia, Presidente Volta la mannaia? del nel lavoro ha Mac tata inven- L' elettricità umano, 15 aa6 PENSIERI che illumina la salute per martirio di lo strale modo altri dia di e vittima; misteriosi che del si trova feroce così che egli tanta e ne muoia alla madre e finito; boccheggiare delinquente, un codesta come di terrori lungo, a al nel mondo quente delin- non dei e straziato assistano freddezza, con tanta e prima figliosarà perchè non strage saper di questo peggior degli spasimi la simili? i loro il : destinato, sì il loro invisibile mano lentamente lo faccia squartatore, e con che i frateUi oh! fratello; traditore al di gli uomini, contro così uccida premediti indizi che babbo, avvisi che che odore proposito sì a supphzi che che Il egliminaccia, l'usassero, feroce, e si diletti morti; cento al tutti i che cui strumento sentì grande pensiamo, e mondo, subito; della di e del un dalla pendiata sti- descrizioni! creduto con fine più e' indignamo, di sì avrebbe corsa già applicata uno belle a l'avete l'ha fate ne Ohi potuto strappare essi, in voi scienza voi vita,e spinge volare, La morte? Chi del Tonante Noi la e che e tutto, scricchiolò,poi si bruciaticcio... avendo ci farà boia? di e si tese corpo che vostro per notti le nostre già veicoli,e i nostri DISCORSI E serenità,con legge tanta eseguisce le sue giustizieesemplari!Bell'esempio! Noi, profondando nella nostra coscienza, giudichiamo arte volta, nostra a di degno morte, quello che hanno abolito ha la coscienza protetti a dei c'è non il fatto ! E quale da delinquente pessimo civili popoli veramente esemplare che mortifica degli onesti,i quali patto; e facevano, indurre più con d'uno a non volevano aleggiava ancora usura di i così questo delitto tal patisca peggio non delinquenti,i quali sentivano che e che di tale,da dire la essere coscienza poter pagare acchetare al fine: bito il deognuno Poveretto!... aa8 PENSIERI E noi allora sognamo C è qualcuno che E DISCORSI il grande fece infelice! Chi supremamente le madri fuggono, reggerà più alla si stringono al abbassano gli uomini gravi il silenzio anelante. vista? sua Ode È ucciso! un cammina farmaco che resuscita luogo! che i è passato, morti, sa? e ha dormirà non chi cammina, e tra passa quell'infeliceche Caino povero Egli va, È " Egli quando appena, i bambini l'infante, seno gli occhi. bisbiglio sommesso: nessun I infelice ! oh ! più rivolgerglila parola? Egli passa, chi oserà un ? Oh il male novissimo. sogno il trovare per si non più! in trova „. II. voltafaccia Questo il delitto compiangere l'ha si dello spirito. E della che in due questi ella è Ma perchè né sono ella troverebbe che da loro sia, né basso che non di troverebbe nei noi colui che le traccie v'è le chiuso al né alcune mondo, delle delinquenti e studiando in troppo nei l'albero qualche figura a cui tra anzi, loro. ? l'uomo il Pantheon? santo abbia trova, normale uomo soli delinquenti.Perchè parentela esser lattia ma- scienza quelli che umani meritare non i l' uomo da dal una una in una essa troppo segnalate D* ognun forse che o d'esseri da come verità trova geni crimini più negli uomini le e istudia non capolavori né In riconoscere a commette fa dai sia. i o ordini giunta né alto considera degenerazione; esamina; commiserare a già gloriosa,cerca e che psiche popolare passa commesso, nuova, che della prigione, Chi sa? per diocre me- cattivo,né anormalità geni. genealogico, fermarsi; stu- L* AVVENTO diando particolaritàdi è contratto che credo quei dotti normale tutto il di cui esiste: non sarebbe l'uomo più gas? Sole essi già di certi delinquente che l'uomo non temono? che sa è Essi non Trovano delinquente, aveva Ma madre. ama la non femmina Trovano essi sanno morire? anche fatale che che tutti,credo, o e stione que- nel che l'uomo è tal essi sanno ciò le bestie l'animale altro,genio la sorella in noi o la per spinta i e e colui è della geni non avanzata non l'uomo i non ancora. genio il tal all' infuori ascensione, tal teme Ma tutti, tutti portiamo l'epilessia... della che essi Ma per essi sanno facile è Terra, perchè nel che tenerezza in la timori... che così degenerazione? È trovano l'animale cercava il non-uomo troverebbero strani che perchè questi normale, la candolo esiste,cer- dimostrare parola, cominciata parole. o di Giove in camicia, degenerata sarebbe come : e ; Io continua... colui evoluto, ossia non e la aver stratto, di- è di notte esce che come l'uomo esiste Chiamerebbero esista mondo, nulla; non dimostrare sola una con ognuno, di calma una non impossibile felice l'uomo nel di notte, esce qualche troppo, dorme dorme : nulla, ride per ; l'uomo per è sospettare all'improvviso, ha s'adira a cui abitudini,troverebbe le costui; piange poco a di noi d'ognun 229 che suale? ses- delinquenti, lo squilibrio dal pithecanthropos alalos si svolse V homo sapiens^e dall' Ao^/o sapiens o ragionevole si svolge V homo^ che io dirò humanus.,. E qui, dame gentili,io mi rivolgo a voi, perchè che vi sembri temo abbia accolto il già che io non vostro lezione alcunché pio invito, se d'empietà. No, del libro sacro per non cui per dame a farvi ascoltare gentili.Io cui vi credete, una ricorderò e vedrete, PENSIERI 330 che là che ciò Non è, questo, il trovare nesso un la e la che umano di somiglianza di cacciato,è dal debba quella Nata dal ostante non e che ammettere quali loro simili. Si mostrò bestia " che O dalla Non era, E r vero: un il non si mostrò l'uomo, Era turo. fu- facilmente delle che fratello, edificò bestie, non fu le la Caino, bestia homol la città! prime sapiens questa bestia, ma le città. Perché le che e Ma, bestia più così bestia mitiva? priob- così „ V homo ragione, se non il soffio di Dio. sé narrare molto quale destino suo a primitiva, fosse l'uomo sapiens, svoltosi veramente uomo. è. vecchio concetto, codesto, e case fango impastato le edifica come noi; anche e la non dal intelligenzache distingua l'uomo le il messa com- il uccidono più cioè fratello bestia. sé fu lui,dopo diventò case era avreste bestia in però quand' era in aveva non di le era non E anche fu l'uomo poche ore) del che sione persua- Subito antropologo è bestia seguita dunque biettate. la edificasse uccise E vi che a l'uccisione soffio,ella le appunto mente fedel- la libertà. si racconta limo, aveva bestie Bibbia di e ciò che che questo che Bibbia, tempo uomo delle ostante i sistemi e servire con questo fratello. Non bestia la grazia subito potenzialmente una quello, ma dunque dall'Eden; fu che di o (i teologi computano cacciato le idee tra dell'irrequieto genere la soppacificherà,credete, con pressione questo istato sofistica: concordia tutti. Dice in creato si non di è che ciò a di arte più disparate, è della causa esercizio vano le credenze e sia contradice non scritto. è era DISCORSI detto, ho io E la bruto. rondine, lucciola che vero, ha Non e di saputo. AVVENTO L lunga esperienza, scegliere tali con luce aver la e nelle hanno le loro della chiamate qualcosa non anche cui a necessità. e* è macchina, di c'è altri abbiamo lucciole diversi dai e' è non nubi, non siderati con- dimorino in che pensare noi necessità cui a gli insetti alati,le e dove a dire libere,che, e stessa e comincerebbe essenzialmente le tra loro ragni. Quando pianeti lontani mare chia- umana, monti, perfetti,i quali io, gli uccelli so i e cieche ciò, alla con che s' impone opera di volo facessero non che e i e servazione con- vuol istinto mirabile c'è non più ubbidito, conigli,che E traforo forze di la tal nesso, in sottrarci e' è non esseri pianeti, loro e' è non mari, asservimento da E granai, quest'ultima,dovete possiamo una navigazione i loro quella prima. non ha il miele L'intelligenzae tra sono cui con fare cui con hanno naturale istinto istinto come cibo città. vita sostanze lunga esperienza con formiche le e cera; castori se notti,e sue l'ape scegliere tale saputo i 231 che pensare tessitori ragni dei l'abitatore noi siamo dalle e ciole luc- fosforescenti? Quando e noi abbiamo che — dove dare il loro ? cosa latte piangere e padri degU ma ad ai loro uomini non anche per trattengono alimentare i e dove cosa qual- riconoscesse andiamo o degli stando conqui- quando uomini siano atti a cioè al loro fornirselo tremare educarli,istruirli, loro la tutta aver presso piccini,ma vita; fecondata lei,e non diventano solo e basta non piccolie provvedere basta non facciamo noi libertà ! alle madri tribolare si La — fin che vogliono ma che conquistato stupisse,che sostentamento, sé; vedesse, quell'istinto, quando contro che dove da e che ai mina, la femtano l'aiu- i loro più PENSIERI 232 solleciti attivi,più pensosi, più che, padri altri queste madri ancora, se, quelli che questa povera ha rinunziano esclamerebbe cauta fredda e terra? in virtù dai della homo, V sapienza stessa, sua altri animali in della ragione,il Ecco l'avvento! abbia non il regno La l'adito: Io pietà vuole e lo del armi. Giustizia, come " Sono le movimento dell'antico nuove, piangere ! È un ha che che gli disordine nuto avve- il fiero regno bene già, sebla terra, è tutta le ferro, cui della cioè che ha appreso stizia giu- re, la pena i scosso a siccie mas- la i tuoi Portano nell' anima le tenta soglia sta insegnato ha precluso era anch'essi, vittime. intimo, bruto, di sulla vittime loro è volontà, dove entrare, carcere, contro grida. oltrepassa le gabbie in dolcezze dice non a cominciato della cioè potuto, sentimento! del è pietà in miracolo conquistata pietà, Tutto porte qual che Quel senza quella degli sapiens ha potuto Vhomo regno ancora della libertà! questo dolce la contro superiore Per lontà! vo- egoisticae portata selvaggio pianeta, dopo questo in della della contro ma tanto humanusl — mai bipedi sapiens, ha terreni; quando homo divenire ha così sapienza, sua mai inseminata legami Chi ragione? Quando digiuni, come — d'animali genere liberarsi potuto sono deboli, caduchi, efimeri, pianta questa questo come ali ha d'esseri razza tarsene esal- godere, perchè a a fiorire potuto questi e mangiare, perchè altri non muoia. vivere, perchè altri non Ora, come pianga, non quell'essere superiore la maestri; e da figlidegli altri;che, cosa dei cieli,ci quel figliopiù puro gliuomini tra guardiani ai pensano in a mirabile più cosa DISCORSI E lui a di nervi spasimi ridere di tutti : o e e a le fibre L del cervello hanno non 233 AVVENTO alcuno in più primitiva regolarità.Il sentimento, il come bene, suo Giustizia. ragionevole, o che Più Se di ? posso da Utto, che fosse di catene, dunque giustizia lo mostrano in dato in senza che lasciare che bisogno di d' altro Ma... grado de- il delitto mannaie Ma delitto il delitto delitto,ossia anche è se forma nella gli minano, abo- già assai, quando cuore, e vede non al quest'orrore nel o affatto. tal a — „. quell'orrore al appunto palese pena fossero mortificazione. o puoi potere non veramente stesso, morte la uomini sé a cosi essere che più di dici,si potrebbe tu pena dice porta nuova, Non male. suo soggiunge, sentire cosa Perdona Ella — ella gli uomini, moralità il così loro quella in cui tollerabile? parrebbe più III. La tanti e ha pietà ricoveri tende le fragor I La 1 pace, perchè La pietà alza e musiche danze pietà e in pace, tra hanno Ohi che non dorate, il tra già più alla di soave suo vagito dei in cenare banchetto madre di così il suona bimbi latte,che non I templare con- letto angio- suo è sonno vicino delle del merletti, il il hanno sale asili 1 avvolgimento già più innumerevole culla, lamento alla porta i candidi tanti grandi il blando nell'ombra, troppo incessante alle suo piange addormentato... e ospedaU! permette non Lazaro il permette non tanti pietà bussa mani, delle La edificato gero: leg- querulo che non hanno madre... Oh! non vi può esser più felicità per uno, se PENSIERI 234 c'è non schiavitù, della sfruttamento,cioè della conquista, dello della guerra, della Il regno tutti. per DISCORSI E ragion sola, sta per chiudersi. la ragione a escogitare strumenti e felicità più non ma più non le razze, per Il socialismo! del è e fenomeno un a gli apostoli? quali tali usciti o che che loro classi già tanti altri nelle Io folUa S. Francesco. perchè fase per sono o degli operai classi è per opera di carità dunque sori, confes- ai beni quello che foUia di sole perchè che della coincide Carlo di col Cafiero, il nella penetrava c'era non e sole per nelle stive, nelle miniere, nelle officine, voglio sole non della croce, il che che è è dunque; scalza. già aperta: posto doìV sia di tutti ! non „ parte del genere parte storia prendere il fatto storico predicatori e è bene non Una l'altra della classe fessori? con- operai, se o, volontariamente d'ammalato, camera la i ancora l'abihtà per fatto un degli altri. O sublime quale fuggiva dal raggio È e dalla male " Esso i messia costretti borghesi o strare dimo- a predicatorie si è codesti uomini, rinunziano prigioni! furono ne singole superiore. È classe, perchè sua società, inoltrato. il socialismo per delle Sono d'amore. di uscire anche avvera classe la detti. l'elevamento della i sono l'ingegno potrebbero propriamente Si nazioni, basterebbe fatti, e già è Quali nobili per per le socialismo, pietà ne (poiché che però del della parlare) tutti, o per argomenti d'altruismo. Tutti più di salute umano. sorgere il regno indotto sistemi tutti,ma per Senz'aitò questo, che ma ha pietà e città, non il genere tutto per le per La homo La è la foUia si umano seconda V homo humanus sapiens. di scalza, grande sta 236 DISCORSI E PENSIERI noi gradazioni siano varie? La giustiziaima direste la ripudiamo sempre! Qual cosa più giusta dà la madre al figlio?delle cure di lei del latte che le bene voi a del stessi, se voi fatto ha non culla alla intorno capite, che ciò che soffio quella inumanità. L'uomo vi scintilla si Il bestialità se non più nire potè dive- rifugierebbe nel su, già fu, senza ella cui nità l'uma- e che quello lei con e più; per giorno noi, giustizia, non madre una stenderebbe si se solo essere petto suo diciamo. ameremmo diverrebbe e antico; non ad ma bestialità, quel fu il madre culla! la nostra amiamo; tornerebbe non dandovi noi non gate interro- la vostra la vostra riameremmo non che dovere suo credessimo noi una mai pietà, carità, amore! Fu tutto il dite dondolando e suggere che che Ebbene piccino? suo suo covo rebbe rialze- ne più. La pietà. Non la il sveglia al perciò credete sia stato giorni ha far male sua a che sé sua s' è un frusto l'ha sentito desta, ed e cosa. umani ai nostri della e sua crede credo, infehce non cosa qual- come carne io il vano lascia- creatura, sua considerare della a che sentimenti la sopprime. Ella, Non non di fuori stessa, persona. pietà modo e qualcuno l'infante povera la tempo sopprime si non deformi: bimbi dei di desto era L'infanticida, quale? quando noi giustizial'orribile naturale più in si giunge nostro spartane i loro contro tal perchè donne Taigeto il sempre avuto vita e che ancora, o nelle credevano non modo pietà. Non di pietà dove non giustizia nel sentimento portare se formiche, le con di sentimento la entra comportarci O comincia giustizia non della di sua vagire, il piccino, ella non ha veduto L la autorità sua di suoi Alla pena. a Pietà solo un di perchè udire, ed che cosa e del pietà, sarebbe sorto dirà alcuno Ora mi parole? No, la non la giustiziae di anche e questione di è apostoli della e che il la base sentimento, andate voi codice giustizia. O pietà ragione, volerlo il sentimento dimenticate la è detto, comprendere qui cose. voi se rigenerazione questa Dopo il concetto umana, del bisogno facesse. di sottile potuto farle di quel gemito avesse per che giudici, o le avrebbe se questione è rigenerazione che stato nessuna vagito, un un Oh! che dei dell'evoluzione potè udire carcere giusto era innanzi, non ci sarebbe non tribunale ella dà non prodotto mancato tradita. l'avrebbe oh ! è vi è piccolo vagito, me; del di il millenni, perchè vagito, di la Giustizia tratto qualcuno a divora. lo che femmina dalla il latte molti di donna una nega infelice un di esercitare dirittura a donna mancato molti che quali femmine Alle s'accorge dissimile punto che piccolio poi glielo fa contro non animale qualche non nuova prima, millenni Giustizia La la Giustizia Ma sapere... è la Giustizia. offendere di 237 AVVENTO il contro vostro fine; voi, cioè, agitate, combattete, soffrite, perchè non Proclamando la pianta il fiore dalla forse che Ecco il fiore. ardenti, bisogno aprirà è radice; sua rugiada terra E e che ella onde in già il fiore dei cosi in fine e occhi quella rossa che avvenga. il nutrimento trae non del I la voi la mostrate si separate dicendo: dell'avvenire, e della dell'avvenire che nostro II sole per aprirà più. O spiriti fiore soave nutrimento nostri volete boccia, l'agitatee il fiammante del voi giustiziafutura,voi togliete la presente dalla ha ciò avvenga cuore corolla,si chiama 1*amore I 238 Ecco, io mi DISCORSI E PENSIERI nel leggere a provo del libro futuro leggo nell'Apocalissi. nascosto: IV. E ripeterono; proletaridel mondo non vogliamo pietà, vogliamo giustizia! i Noi E cacciarono primamente apostoli dicendo: Chi voi? siete parole giuste,ma o nelle solo A noi Noi — siete anche E presto anche voi se vogliamo pietà! i maestri e nel Voi vostro dite cuore labbra? vostre E maestri altri! degli elleno sono i loro sé vogliamo pietà! non Voi ogni modo, non da vi ad furono che quel Andatevene. cominciarono non sentite dite, — andarsene. altri che proletari i proletari. E il genere umani, non Ogni si più Dalle due grandi tempi già prova delle Querele delle classi al primo nazioni che e esso; ; questo e fedeli. elevavano si poste, erano di peggiori più ispirato come volessero mente continuaa quelle che si diceva, sul venire alla armi. che battagliee la guerra, dei vestito certo era querele: somigliavano remoti due da tappeto non passava non se generi... meglio genere dei certo genere valenti le vecchie in poiché pietà, egli era dei del due in male. guardavano qualcuno dell' altro diviso era all'altro,e qualcuno era che tanto passava dalla umano erano dai poi gemiti sopraffatte dal dei feriti; e risorgevano più maligne che fragore che, mai a finita prepa- AVVENTO L e di che la guerra rare si chiamava che Già da regola dalla nasceva guerra, la rivincita. il contadino tempo la proprietario: 239 cosa salutava non sembrata era bella il più agli apostoli scacciati. Già col da berretto in magnifica sembrata Eppure in era ai maestri il sistema. colpa, sì Eppure! che ruzzavano coi suoi ! d'aver tenuto era i maestri e e erano l'odio? dunque amato aveva cosa gli uomini non Qualche Eppure! ricordava che A la : dagli apostoli sempre passavano ripudiati. discepolipredicato,che dai poi si V industriale avanti capo officine delle gli operai tempo vecchio contadino figlidel padrone si che Qualche vecchio in quel grande industriale, collo operaio si ricordava quand'era piccino! I vecchi Non " No " il tentennavano sarebbe grigio capo. accomodarsi? meglio lavano. bronto„ replicavano irosi i giovani le derubavano, perchè noi siamo " no no: e „ ci essi fanno e ricchezza; la Ma rispondeva che ricordava noi siamo la Tavoletta le può corpo anche di braccia, siano No : Così vivere prendevano qualche Menenio essi lo vedrete, o per generi no nonno, vecchione ** Agrippa stomaco, voi o se forse, che sapete braccia, ma senza stomaco, senza senza due timidamente qualche volta, la testa, almeno la „. „ " se che loro prendono " la ricchezza e braccia un testa senza o „. che non può vivere meno nem- braccia „. un pezzo inumani: stettero i bambini Tun contro piangevano i l'altro, dall'una PENSIERI «40 parte dall'altra;dall'una e I ricchi I i i vani gio- che li servisse imparato avevano nate fortu- : fare a il cucinai la poveri non più scuole, avevano dove ospedali, figli,non morbi, dall'altra e chi già più avevan non quelle signore e parte d'odio. si nutrivano bucato DISCORSI E asili per non dove mandare curati essere l'infanzia,non nei ricoveri loro la per vecchiezza. L'odio occhi avvelenato aveva lo avevano tutti i cuori: sguardo bieco del tutti bandito e gli del prigioniero. Sino classe allora degli essi armati di tanto una mai né : fierezza la mantenevano Ma anche restava il essi cuore classe: terza una sentito avevano istituiti per : tere bat- la guerra, pace. torbida, inquieta, piena pace la di ululi soffocati. Finalmente si fuse E anche di parte giorno un classe quella ogni fragor cessò grido d'aratore, ogni strepito chiuso s' estinse E si La tacito. e mezzo di macchine, ogni spari, e parte di là. e qua di pietà di martello. da era un Tutto pezzo era estinta: il lavoro. allora la guerra: venne l'uno avanzarono contro i due l'altro generi tutte con disumani le armi dell'odio... Avevano Nell'una due e grandi nell'altra bandiere. si la stessa leggeva parola: giustizia! Ma perchè continuare d'ignorare poi? il sangue non nfella il rimanente: fermentò? lugubre Chi fu chiamo lettura ? Cer- vinse? fu pace poi uguaglianza? AVVENTO L e fu, l'ingegno umano se sterile? nel libertà? O di e tutto raffreddò vita sua che loro fan le iene lasciano ma fratellanza i come fuorché preda api che mangiano vivere i vivi? nelle loro leoni e di leoni e arnie le di tigri tigri,né che quel tutto formiche, le e che assettare saputo le enorme, d'animali, aveva né caverne, vivere soprav- sepolcreto genere come e pace lasciando un quel né comune, in di tutto come di si oscurò secoli,non sole, non terra, divenuta vivono nelle dei intelligenzanon tanta che e il la memoria con la secoli sempre per sulla nemmen diventò non non sospirò la opificiol'uomo ci furono, tornò come prima? non le persone dei proprietari ; e tutti i infine,nei e si avvizzì? non grande cambiati, che cuori? 241 trovano, V. O Apocalissi,io tetra credo nella il certo e dell'uomo. storia, non carità 1 Ecco le é grandi opposto a della Tutti i fatti raccolti dai che provano divenuto Roma che La che G. Pascoli l'assetto - Pensieri l'uomo e : cuore della da solo via sociahsmo. della Discorsi via un suggerite sentimento della storia facile sofisma. abolita ottimo e ha fatto trionfare ha padroni che hanno borghesia che predica il troverà nel materialisti considerazione stati i che socialismo pietà sociali, ma continuo un te, perché sentimentale. trasformazioni è in mio questo: che l'interesse stato all'interesse. stata del incremento quel modo, E la base continuo ragionevole è Non credo non la la croce, sono schiavitù,è E sarà società,non il la cuore il cer16 vello molto e Si di Elena. il convito tutti,familiari della giorno loro si fa proprie. Il pianto la compianto, la terra tutta per alla mensa, Il racconto delle ricordo il trae pietà! sventure. suscita altrui dies un intorno ricordano, ospiti,le e miserie delle il sarà sarà moltiplicato all'infinito vedo Io Non il ventre. meno giorno: il gran DISCORSI E PENSIERI 242 sue si fa passione compassione. Come — che voi avete tanto ? pensato E — odiar noi potemmo noi che dispregiarvoi potemmo come tanto sudato? avete E noi non riconoscemmo — E noi non baciammo, — E — nostri dei pane ! bambini Oh! — il voi a ! mani le vostre dovevamo sì: mente! la vostra lo noi, noi, no: dovevamo a voi... benefattore. Figli,venite a ringraziareil vostro il vecchio operaio che vi Figli, abbracciate — — alimentò. No... — Oh! — voi, piccoli,tra Baciatevi,o — quando che penso, tu che siete avevi non fratelli. sempre il pane... Taci: — sapessimo non e e lunghissime E — un poco, ora? che io che anche le notti... Per Pareva t'invidiavo? il a e voi meglio fa manualmente: lunghi i giorni erano breve la vita! noi anche lavoreremo bene noi che alla salute al e cuore... — E anche noi un avremo po' di tempo per l'intelletto. — Io non ho bisogno del superfluo,perchè sono PENSIERI 244 non lotta, se sé afferma per quelli che, i miei vecchi che medici disconosco! Ma voi la vostra e a quelli.Ebbene che il fatto teorie economiche fa il bene e dica Tanto lontana credo di è che compagno pensi dimenticati e col carità sia la più vostro il bene e che classe ciò e a ai pudore Voi la ha fede compagno lo sprezzat di- tropia, filan- ho dire, voluto maggior che o il tanza impor- le vostre qualunque suo che sistema, il vostro bene che compagni della faccia, per scriva. io, o miei giovinezza, io a non vi non carità, volgendovi Tanto sua miei la rinnegate chiamate la sociali. e sia, qualunque uomo di e O gratuiti, che consistenza, dirò così, scientifica, e se d'amore avvocati questo e tra conosco, predicazione! questi, e vita, così, se caritatevole,ma credo, io mia fanno. e quella che a e nascondete, vostra condannate volgendovi ho vi solo della di fesa d'of- ancora poveri, opera confronto a della parte parlano, ma non un è intenzione nessuna conosciuto, non fare quello ch'egli a chiamerei e dei carità, io per bene, solo non combattere futuri. tanta per compagni, amici, maestri del è non dispiacesse: ho tanti simile può gli uomini queste parole non loro che in da meglio che possa prò' dell'ideale umano in esser ha ognuno di parlare a il e più stesso dover chiamai loro più combattente ridurre la l'esempio, con s'abbia non che quella Il stesso. animoso E di non sé con credo sopratutto, io E soltanto E frange. si quando discorso. grande un frange si cuori dei durezza che formare possono DISCORSI E cui voi non buoni vi ho eroici abbandonati, credete, all'efficacia della prematuri disegni dell' avvenire, non se lotta ma, se L ho vi mai, rinnegati, cui a perchè l'odio il o o buoni mortali rendere, meno deboli, più o che uomini per più più come dandoci mortali. me o sapienti e o voi fratelli, dite; abbia io ricchi onesti cattivi, voi o è che quel che disprezzo che e faccio quel obbedisco non obbedite, non dico non 245 perchè voi perchè mai, se AVVENTO più meno mai, o poveri, più ignoranti pure solo infelici; ma, fate, se ma, razione aspi- pietà; conservato più cui la voi delinquenti, tutti: air l'amore dandoci non per cepito con- potenti di me, infelici e può figli, Ci due sono Gli e che tocchi prendendo facendola del toUerabih, dal Di e quei Eppur no: di fame né fosse la alterni e nessuna cader goscia an- rifugia di del instille alfine mette là e di rità: oscu- sensibile: termine. mai se di fuoco ed altrove, suonano là, nessuna e tortura, gelo equivalgono per a Sempre... mai...\ alcuni santi padri e eterni: secondo inventato di muraglia una anche gli uomini, dottori, avrebbero condannato perduti amori, e perenne anima nessun giano, echeg- l'ignominia,sarebbero là, dicono, che, suoni del lontani il gran I E solitaria Il condannato si udire a palpiti dell' infinito membra, quel sua dietro tenebra, due pieno morte: lugubri parole nessuna le pendolo l'uomo cella delle universale! la si accovaccia Sii? chi Sempre...mai... Sempre... loro: con non suoni quei mette le se silenzio tra la odii, né i l'anima via spasimo cuore talora Nella via oscillare Nessuno anche d'un moti sembrano dell'eternità. il ritmo mai... due condannano uomini due questi ai sospese infelice Sempre... mai... Sempre... mai... Sempre... invisibile; mai... che lugubri parole oscillare sente GIORNO SETTIMO IL conto loro un inferno 248 PENSIERI dell'inferno peggiore che dottori nel giorno più. di riflusso e Le che cessando il al lavoro dal gli era si ode nell'azzurro di gioia,romba i due c'è giorni il corpo che Un riabbia il la distingue dalla popolo al membra le è in sione succes- il lavoro cui del al lavoro sola una una notte, di notti della sonno cui se la soUtudine dall'altro del giorno Un inferno pieno bestemmie, delirio inferno, in sospesa inferno, senz' di cui ai due di vane essa, é dei è gato segre- magU questa convulsi: e nità; uma- implorazioni, di grida d'angoscia. Un l'anima degli uomini moti stolo erga- silenzio, e' è uomo fracasso e immobilità! e del ogni rumore: dall'assordante macchine. un la solitudine e' é non cui giorno; finché oscurità spone di- in ergastolo,senz'essa, é questa società; un in che Senz'essa, dell'uomo in zato for- ciò umano domenica! sua pena; distingue dal lo notti,di giorni e si fondano notte che 1 Si risurrezione alternamente, eternamente, così sempre lo la vita dispone sonno della ciò dato: stato settimana: di un tocchi rin- viviamo, afì'aticato ora cantico ciò dannato; già delle il spenge, nascondono e quale al lavoratore e e sé nel affannato,suoni però si avventano gloria, canti in questo mondo si renda e il fuoco le cessano mai! restituisca il tregua: profondità oltremondane; e l'inferno, un è più giorno di essere inferno,non per inferno non Risurrezione, i disperazione, non quassù di inni delle di mare confondono d'amore, e di campane primavera In e scioglie;e quell'oscillare,quel ripetìo, quel si flusso hanno dirada, si questi padri della annuale vero torture, la tenebra gelo Dicono vero. dell'inferno dannati DISCORSI E rende or- ergastolo oscilla in sempre... mai. SETTIMO IL sempre... mai. dei dì sette, frali: anche crea Dio cui riposò nel Dice la fiat magari più con le uomini, o un 249 la fede: Dice noi Ma GIORNO " membra " scienza: di giorno Dice Abbiate, ogni tutti i attaccate renderli, Dice in un della abbiano conoscere gli uomini di modo, trattenersi coi di e se degU volete non spellate! e „. hanno il vi giumenti, i quali spedate rozze ancora settimana, farsi Se " dei fate non giorni dell'anno, mese, l'umanità: generare, facciate non le forze che volete " che peggio giorni,un sette giustizia: Uomini, la „. non ogni requie perfetta,se bastino uomini che spesso e che giorno, egli „. tanto, gravi sono settimo l'un Riposate il diritto almeno un loro di giorno di piccini,e conoscerli „. Dove è schiavi culto e della che delle una fa di da esser altri perciò avete v'intenderete. penserete d'Italia Per altre ad che di Italia,d' d'un ; ed sorga certamerte esercitato essere bruti, là il inviolabilmente brutalità cari cittadini città che una commercio di ha molto non qui convenuti per grandi città d'Itaha e degli essere tra civili anche fra voi. E voi. facilmente qualche obbiezione, anche quell'obbiezione è sorta, esempio, può il regolata quella voi, intendervi Quando subito essendo cioè siete del mondo che di e speranze, delle popoli civih Non città d' utile,voi meno turba ammaestrata schiavitù dove macchine, più una civiltà. E più grandi e delle religiosamente quella diciamo tradizioni,e prospero mandra una noi degli uomini, enorme diventare domenica, osservata, ciò sembra umano genere l'opera il fracasso assordante più di ferve più voi ed nelle è alcuno altre stata più specialmente con città risolta. il cui più specialmente domenicale, voi mercio com- essendo quelli che ven- PENSIERI 250 dalle gono ho hanno loro nella loro un loro che di anche loro via delle vada esso a Voi è di ad venga v'intenderete. bello così certi ! il mio in così stesso! me modo gentih devo la mica ingenuo cosi dalla l'invito che è e mio vita che io quella mia che qui, Io che non di nosco co- godermi d'ombra, cantuccio La e mi sono è tato esal- e, puro; di rivoluzionario, lui, ringrazio i con mia invitarono professione venir a d'aver partito,sia ringraziataanche quale (perdonate fatta per la in ha, coperto gliesi Pu- Torre, Coglitore, MazzuUo, altri mi alla sorriso, che riputazione sua mite quanti che voi Noè, l'uomo ringraziol'onorevole folta nabarba sconde forte,che tra la sua cittadini e aspettare Io cosi cuore in ad I Vedete. cuore farmene, nel beratament deli- vigile e sempre d'esser stesso mondo, volta, credo, un un al sia il commercio seduto il che pensiero semplice cotal Il fatto so gioia libero prima non si formerà danaro. suo rallegra tanto onori altra la gli avventori, il offrirgli i agiti,si vivifichi; si olimpicamente che guadagno che ogni modo, a scono afflui- cittadini, più che senza cose, si muova, cercare stia agile; non chi che bisogna ai può campagnoli di mercato giorno istituito. E via lavoro oltre villaggi, Questo necessità sé, per altre città i che giorno di mercato, in cui città madre, portando, oltre quelli de' ai commercianti. dubbio questo nelle prodotti in piazza, esperti da risolvere per ricordo per menica; do- di provviste particolarmente danneggiato questo legittimo riposo. Io non di restituzione esserci; ma le loro più senta competenza DISCORSI far a campagne si dalla E qui; idee e se tosto piut- sione: quella profes- piccola parentesi) non procurarmi applausi e lode ed entu- PENSIERI 252 nire; è dire la speranza passata della e rodio babbo o raccolte, in quella mamma quel silenzio sottintende che loro di vera, anche d'amore E che vie il rumore al tacito il sabato la via non vigihe sabato: e fatta soave sua che è non che lo suo chi abita è sonno culla; sul se fatto assue- per voi, principio quell'ozio ; dubitate, non Sarete fare da godremo proprio del sabato; ogni sabato scalpitìoe gridìo,che piace dell'anno. Pasque nei occupazioni tratto, quando un noioso e noi E più grandi poeti più anche ancora il E dei la tanto il gran per delle uno villaggi?Non ancora, ma anche ma per domenica. la brusìo solite sveglia a mesto riposo. vai, quel ha azione lavoro, pane, carrozze lavorìo, quasi sarà il nelle del Nei cotidiano domenica, benedirete scorso si tram compenserà stanchi tanto tram alle delle rumor s'interrompe; assuefatti quel il avvezzi battute, e quel sola vita gioia. voi, già molto rosso, quella dal sì di solo non po' vita, di di non risultante pensiero, come a e composta di messi com- la loro con amorosa: significapresenza umana, di per sono in vita campestri loro più babbo, grida dei giovani della riposo, nudrita e se strade il tovaglia: bisbigliall'orecchio,un di dal bianca una i minuti vita anche ma a le di senza famighe di compitezza le liete (perchè no?) mancanza manchi; solcano o bicicletta, della bella figliuoh,intorno e insieme, che mamma, cordia con- vogliono qualcuno, magari per loro della chiuse porte intiere,raccolte quel necessario, la promessa e pace! Quelle famiglie,tutte fretta,senza DISCORSI E bella poesia, villaggila nelle in tutte, non del sito proposecolo sull'ora del sera città? a Nelle ancora conda gio- sabato. città,no, nella SETTIMO IL È ! nostra un'ora ascoltare ad più sono che del soUto, crudeltà una c'è a che c'è domenica, la domenica peggio, o necessario tutti le uniche gioie che diate riceviate e mondo po' un le trovare a vedere il nel giungono ha che loro di non anch'essi voi, bambini; che babbi, quelle unici c'è troppo cuore prendersi e mondo, dato ricor- vi guardano i vostri necessario così bini, bam- o tutti. Non babbi, a bambini gli efficaci sono andiate ha che per fare a necessario insieme, scuole, per domenica, non volere non ingenua allegrialoro forse voi, babbi; a prendiate e di riposo. Così quel grandi i vostri lunghi compiti, adirandosi potere, più che penso delle c'è sera giuochi, la loro Non mandano vi e accigliati quella io sere; bambini ma per m'attardo i loro vedere a la vostra bambini, o e o fratelli perchè casa, io che ma inconsapevole botteghe ! i vostri per ; altre domenica, delle i bambini 253 ragazzi, che più giulividelle gioia.Non torvi dei grida sonore sono quasi è proprio soave le GIORNO vi e della così lo ve godiate famiglia, che insegnamenti nel duraturi, quelli paterni; e e insieme passeggio insieme, andiate insieme famiglie amiche, andiate a la vostra bella e campagna il vostro a simo bellis- mare! Già: il Ho dei a sono la sua dice o : innamorato specialmente sempre fiori,e della finestre alle alle pagna. cam- dei volte dirittura,di gerani-edere,di garofani, di E piante rampicanti. qualche è che osservato mezzanini verzieri, di Messina popolo fiore in mano, naturale Vossia messinesi, dugna nella nostra e u passa timidità, sciuri. C cara la per qualche sempre ritrosia mi si se e è via bambina ci vince s'appressa molto Messina. con di Di e buono, rado o PENSIERI 254 senari'. la è la Fate di hanno ho vita Ve poesia. più, Ma stima. dell' non fate una vanità e c'è di tutto di cose stima tanta E sonora. dico, non che superfluo che necessario: è bambine domandano un ossigeno ! rime, un ciò le insegnano non e loro frasi necessario lo sciuri u di un tanta più è forse si fa accozzando quella che nella è poiché o Cavate belle, poiché cose Voi sete! neanch'io la tante poesia, che della ! Date il soldo fiore! un bambini, campagna vedere chiedere a vi si chiede fiori ai vostri vostra loro belle volte moltissime voglia fiore di s'appressa qualcuno mai quasi DISCORSI E che dano doman- Date, il pane. tuite resti- e a voi, la loro poesia, figlioletti la loro domenica, le passeggiate, le scampagnate. Mostrate loro, un giorno per settimana, il bel monte Peloro verde di limoni e glauco di fichidindia,la bella falce adunca che il più bel taglia nell'azzurro porto del mondo, l'Aspromonte che negli occasi, per a' vostri anzi, il sole che mare, si colora si cade di riempie della in mondo civiltà e di sa ad da ciò di nome che sereno mare giorno un la vostra e in di violare cedere in le della nome più a che sina, Mes- nessun' altra da sue dini consuetu- del spiagge di forestieri lavoro volentieri e religione,per il sabato di nome vare rica- diporti festivi, può affluenza avere quanto nome In Messina, abbellire ricchezza; frutta eseguito ; cielo deve non si introducano ; meglio bel d'accordo. mettetevi motivo e il loro d'Italia,in che il rughe! Cittadini! città Antennam- loro colorite; mostrate rose senza che dietro d'inesprimibilitinte,mentre settimana fronte infuocato razzando tanto vale uniche e al mento incre- stesso, che lietamente è chi é credente quanto non IL credere in ; si non d'essere che che scienza, diporto chiede togliere può di la proclama dell'ossigeno; e voi a po' un hanno braccia; in serenità diritto letto intel- un della nome del riposo della del e che famiglia, di e di deliberate convenienza: che nome il altrui e necessità in di sé a devono che tutti per creature paio un 255 giustizia, cioè uomini, oltre di della nome che sapere GIORNO SETTIMO educazione il osservare e riposo domenicale. L'accordo interessi sovente tutti i popoli presentimento, e in un tutte le grande qui sarà città più augurio, di tutti i è come civili, una cuori hanno che cioè persone discordi, dell'accordo popoli. tra vostro, grande un grande e in già di parazione pretutti i LA SCUOLA MIA Hoc ERAT IN d'aver buon il consiglio.Quando un di esercitare a del Andate nunte echi bocca sì. Voi del Quando vi non d'un nome da Messina G. Pascoli - si di mare chia- dei poeti. nella terra, e ; andate diruti gli anfiteatri e può avene templi non fede con anche e cuore, Seli- di Siracusa di e o gentile quanto riportereteuna dopo pochi anni ne lasciai la divina due su vaporetti che Pensieri di — e su Discorsi sulla la di bellezza gioia una non la Cariddi io per sapeva Cariddi vengono la vostra visione isola,io Di tornato. Reggio a per giovani toscani, pensosi giovani di Sicilia,nella sarei dei e voi per ministero, giganti i vani, gio- spargervi anzi e di cari venuto che cetere di gran tanto suona di e presso e ineffabile: che tibie Andate ardenti di denti, stu- sembra o nobile fuoco, orme d'Agrigento, gli sempre. del sono mi e nell'isola anche di Tauromenio. lingua il vostro meditabondi e aule queste mandati là dove vivere sia riluttate,chiedete non sole, e cielo Anzi, giovani paternamente, lasciare letizia d'essere cui la Sicilia. lasciata cari già, con rifuggitee con Non voTis... cominciare l'Italia a GRAMMATICA augurio giorno nel DI — e è il vanno guardava, 17 258 PENSIERI nerissimi, col tennamare Il mare Io non si voto, E di era rivolgeste.Sebbene: ormai compagno alcuni di questo Gian, stesso più anche più lieto e per stato così, avesse che è avuto nel tuo mi piace anche di lode, essere dunque che a io tutti,per da con da voi non era o cui che Io te, e a ho potuto seguì l'assenso debbo del che io tua che loro che e e Siano sodali imparare, tra dal voi liberalmente se Ministro; a Paoli sido m'as- allegrezza.Eppure: il mio che ammiro: nomi, ospite e stima degno uomo riamo. da due non crederlo: da strata mo- l'amicizia, intera, dai essere ospitato, voto. Magnifico Rettore, cui fosse valore imparare, questo non che Facoltà benevolmente nemmen dalla codesta se alla e che mosso hai, del resto, cuore vostro sono tempo animo lodato tutti tra nel torio Vit- fu vorrei essere vorrei piena fiducia così te ; non da abbracciarli nemmeno. Rettore di fa studio uno sereno Messina, anche proposito più perchè al Formichi. E a venero, queUi con mi perchè se mi tu te, o a di che lisce m'abbel- onore mi Che che amato grazie il era il mio invito anni il mio per degno più negli Sicilia grazie che fratello,io o ecco, beUi dottrina. ma sera. ancora la superbo, pubbhcamente meritava, siano onore la stima se essi. della m'è insperato dei meno la mia ella l'unanime E dall'affetto stima brezza lasciare voi tale in dietro colleghi,propriamente la vita. tutta la d'An- e amici. da aver Peloro vermiglio ed di illustri nemmeno, voto Non giovani o sole Sicilia! nell'anima. e del monti Pungeva oscurava. dissi,Addio occhi mio destino, i del inconsapevole DISCORSI E anzi all'invito molto meno molto della meno, Facoltà il mio voto a6o DISCORSI E PENSIERI principalmente d'occupare la cattedra alla quale, mato chiaillustri colleghi e Magnifico Rettore, m'avete era latina cattedra, o la : e del egli? Quello tradurre voi anno, un nel Io Livio. fu Anzi, devo non anni tre per tradurre liceo: esser se è lingue. studenti altri quello che non di maestro ciò di cui metodicamente due giovani delle la storia di s'appartiene quel latino. e greco altri spetta di trattare letterature; ad due voi per il vostro Ad meno. delle i tra qual vero, vate seguitare quello che faceOmero, Platone, Virgilio, me con Per i classici più giovani lettere, dovete di modesto. compito, sì, è Il mio Per modus greca: giovani studenti, di grammatica ita magnus. agri non vostro insegnarvi vi dava maestro qualche notizia: linguistica, archeologia, pretazione sola l'interdell' arte, paleografia.A me resta sparsamente storia dei di lettere, ma che cattedra d'altri cominciaste a mano a a fa sia s'è è lo di occorre rendersene grammatica, lingue per il una di studio; ma più la ragione questa altrove la loro mia matica gram- chiave per avete via: teorica, se minuta ed a è anno, fa, e anni da parte ; entrare che, e chiodo, perchè al chi, vogho voi ciò primo metteste si piuttosto è del bisogno sì, ma a nuovo; e latino, otto imparavate, come Fa La me. voi, giovani progredito e migliorato via non di entrati, s'appicca più bisogno. uscito di imparare, V Invero latina. di maestro scientificamente, che migliori che voi a e le due trattare mano quell'arteche quando greca quell'arteche un* arte: sono si intitola qui devo io uffizio lingua lingua. Né di chiama Non testi. soltanto a dire, abbia non chi messo inter- perseverato, avete chi l'arte non esatta. possiede ci torna Il che su, per farete. vostri otto d*idee d'imagini e che hanno al anima e Io dopo farò domandava com' restar A di veste. la il corpo; poteva recide " ha travestire Ogni buona divenir " essere dare il per di volere. Ne sono tradurre e sempre allo è giusta.Mutando dunque, non sia un corpo corpo, di si ma tratta Noi la senza e della poesia: e di anima. la almeno cosi, metempsi- a del durre) tra- Non d'anima? anche offrire la sappiamo non proposito all'antico di abbiamo da almeno questo corpo problema non veste di o il noi poi, quanto si muta conservare nuovo, possibile; per di distinzione abbiamo, posta per almeno scegliere.E giusta (almeno la prosa lì pronta; lì li per che spesso di antico scrittore veste una Troppo sempUce. così abbiamo non l'abbiamo non in è non antico bella a è e diamoci: inten- forse, le speciali sorti lingua e letteratura;il fatto del non ( Tra- veste Dunque voce. travestirlo. causa, si travestimento allo scrittore travestito,e passato, Non „. „, mala in italiano mento è muta- l'anima, muta Mutar dubbi. ; il di nuovo; taglientedefinizione la ma dobbiamo non ? Così traduzione „ nuova, esistenza. metempsicosi è può dobbiamo ancora tradurre è più preciso, resta i nostri o italiano vestie),in deve dir meglio; i miei mutabile che fuori traduzione vera dir è. è tedeschi più geniale dei filologi Il di " rispondeva: dentro fa il poco Ma tradurre. che vendo vita, ser- che il nostro e travaglianella si e corpo, non affinato la loro pensiero, mero sici linguaggi clas- mirabili morte e scambio lo eserciteremo i due tra libri latini pratica dei di Noi tradurremo. 1 porrete il suggello ai me anni cinque o greci.Noi e altri. Con ripeto,con ma, 26 GRAMMATICA DI SCUOLA MIA LA è Si tratta, sua anima che deformarglielameno scegliere per l'antico la 202 veste E meno lo che nuova, ridicolo anche PENSIERI la testo, del pensiero di dentro faccia col di fuori. A ciò che cosa noi, dico, e hanno a nella nella manca Di che fare, e' è che mi consolo ad Caro scoprire,qualche potendo noi che a dovrebbe? altri E Dico, ancora. popoli non qualche sì: volta c'è da dissotterrare, il esempio, sciolto verso sciolto; cioè, pur troppo di due farlo hbero faremo O ci remo prove- sembrerà, d'accenti? regolare, tanto tanto mi come libere. italico. Ma tre, con noi; proveremo o non comprendere comprenderne assonanti o da ancora noi, e' è qualche statua Carducciano, troppo di nostra E noi sonoro, del Geibel. Parlo e quelli del Voss compito di quest'anno; dell'epicacioè e almeno quanto del soltanto della narrazione con Ebbene: in prosa. lo stesso dovremo denominatore questo anzi d'oggi? e della nostra è molto da Si dice che invece pensare. ricomincia noi Erodoto linguistico materiale Ridurre, anzi, tutti gliscritti comun pezzo; gli avanti l'esametro con c'ingegneremo in Per Ebbene rimate o tradurre l'esametro al è cura non le terzine Livio? è metodicamente, monotonicamente, sempre, par non ogni singolo endecasillabo con esametro, un Monti del e nella e rado, qualche tanto, perchè qualche gioia da godere. del di studiare altri abbonda. dell' avvenire ancora da tesoro lavorìo. tanto ciò io forse nostra: di bisogno noi letteratura nostra che nel è col corpo, bisogna ingegnarsi: svecchiare, sovente, ciò lingua pareva morto; trovare, non e vare, osser- che dell'anima forma, la insomma, proporzione stessa con diverso parere goffo. Dobbiamo, e traducendo, del DISCORSI la e tutti hngua Qual questione con ogni è la e durre tra- Tito gliscrittori odierna? hngua è risolta scrittore da che E l'uso delun si LA metta ora ferma lo Molti hanno alla dura, contribuito giornali,che i principale nostra soli e rivendicano cipalmen prin- quelli che sono I scrittori. reputiamo, se ne miamo, chia- noi quali, appunto, sé, quel diritto che a la naturale, è come è tito consen- gli altri,specialmente agliscrittcri che noi di parteciparealla formazione chiamiamo scrittori, tutti a non divulgazione le in popolo vivo, che ai grandi morti, ciò non sono hanno dei quali di le gustare e verbum molte, che utile chi lo e molte straniero pensieri parole: lampadine che in sepolcro,se un chi è traduzione esse chi di scrittore,e adoperi quante per dice. arte, necessaria E per così chi chi va non bene, la di far st'ultimo capire. Querenda che faccia sa pensiero vuol parole vuole, che pretazione: inter- si contenta importa basta una; il e di far di soltanto cerca e' è e rendere vuol non fidus inierpreSj verbo-, le chiedono o per proposizioni soltanto; di il di dello le al prendono vita. l'opera esprimere i tano get- e anche Peraltro, io distinguo.C* r intenzione vivi son morte le o ma le non o fabbro, buon così è raccese l'olio straniere essi, vano le deri- non utili, o inespressiva; ancor essere possono lingue Ma comune. necessarie da forma una d'uso lingua credono che parole della solitamente e divulgazione e Molti, sì; pochi, non lettura. se, anche a xolvt] molto contribuiscono sono, questi pochi e appagano; del loro convenzionale, e formazione assiduamente e mento, mo- dubbioso. e SiàXszio? artificiale cui ogni a dialetto parlare,del incolora, molto e molto il per e su; pensoso scrivere, d*una lo per generica e lo fa rimanere e si appagano, paese; e scrivere, pensandoci a 263 GRAMMATICA DI SCUOLA MIA e una per capire ciò questa è che lo lingua 264 PENSIERI Straniero parla nel intelligibile, voce a ; sia questa Ma all' interpretazione, nella quant'ella voglia la traduzione la gente la e che pensiero Dire già già: semphce, e pomposo, le se se che scavizzoli sempre, ombre nelle loro invece che gli stessi evocarh gusti nella noi non solo ma nemmeno Omero a Erodoto Cicerone e a le a dei le Tacito sue i suoi vulgo. Ognuno predilezioni stile e a numero che era se i riboboli nel nelle e di spesso o corpi; non le ombre Se terra. vogliamo scano, obbedi- lingua, essi, quando e dobbiamo che menomarli ; come ridondanze faccia ebbe e a narratore di oratore di fare) se cantori, chiaro, e armonioso, scrittore vivo, quanto ritmo. di erede indovinare, da di dire, toglierea di poetici e imbruttirli, e a di cantore lungaggini furono; ci sognamo spesso colori che quel parere le ma nell'Elisio conservano in parlar nostre, sì, morti ombre avevano essere sue dicesse pomposo altro poeti imbellezzirli le suo antica. che corpi perfettamente; gliaggiunti oziosi a del ai (quel correggerli e e vivi; nostra non nella il voi, o lingua e oh! pagine: che vogliono dire e bene ora ben essi assomigliano degli eroi così come dietro parole viete, le cerchi ora, nostra favella,e se preferivale plebe. Saranno quel scinta. di cui è morta sua men e le amava poetiche, non della o a più, tener io non sempHce, era parole viete, nella frasi bene suo, e innanzi nella espresse modo a esso sciatta scrittore esso, e lingua più ai scuola, deve venire dire nuova, la secolo, essere, il morto lingua, deve lingua nostra ossia : iscritto pur di o pretazioni inter- queste in si usi e d'ora quarto di facciano ne se specialmente voce, E l'interprete sa. e buono è DISCORSI E non a schivo sentire, lingua e E poi, troviamo nella se tradizione nostra che quel quasi obbligare dagli antichi II L'Itaha è non già mortai solo I Non i grandissimi i essere nel che vedere medioevo, delle primi O è del ci che Quelli mondo. finestra,è itaHana: due nostri. vicini itahani; sono dentro noi quel per e teatro: la via le loro r ha d' Italia ; cui Le volle nostre, piccole,però, io vi dico, critici ed non insomma cari sino a deve eruditi; educhino, popolo: sino non una quella né un via a a noi picchiano il nostro soltanto le e Re Giovane. cose qui letteratura leggibile,suoi sua, romanzi, scuola, maestri, solo con de' libri istruiscano, esaltino, affermino in piccole; nostra venir più prendere bile intangiragazzo, bravi bisogno lamenti un far voi dovete ha i loro che punto. La certo L'Italia li vuol da dissodano invisibile giovani, sono voi noi più non ragazzo, o recita si guizzo d'energia elettrica, presso proposito. questo che un che i più là, mano d'Annunzio, quelli dell'etere,porterà aperta Puccini, italiani ; raspano un e sono quella che del E sono : la il dramma è anch'esso. speranze da del o tendono dramma un presto ma remo. acquiste- piccone ch'esce Mascagni italiano vergine, quella terra soffrono; del ma col melodia la Quelli che lontano non Le cose. là picchiano anche italiani; ma consolo, ripeto, acquisterete,o giovani! L'Itaha là dispersa per il Vedetela e qua ricca. e altri con le meglio: povera tante mancano lui fummo con Io mi nuove! età già è rimaner dobbiamo non nuovo. non debba è è il ciclo suo non ispiraree cercare a già detto che Dante già impossibile che come Non I chiuso letteraria lasciamoci vorrebbe, ci 265 GRAMMATICA DI SCUOLA MIA LA suoi, il suo prestito.Vuol una tende, letteratura, s'in- suoi drammi, sue tra- 266 PENSIERI gedie commedie. e ad ricomincia non è che giusto noi anche chi scrive in anche cieco; In o Itaha fu forse ad si è Carducci. E lettore io ho mai mi non allora. E quando leggeva voce e quando Di quibus La avanti più e animarum dell' fanciulli che vostri il che maestà AHghieri, tale, Dante, essere loca silentia nocte sì che non fratelli vostri parlare in scrivere dovete e quella verecondia che giditi irri- pure anima vostri sempre varia, vi sempre un uno di in modo scolari, diverrà, sia averne modo mantenere late... la loro parlare vi sempre silentes minori, poi ispirazioni.L'aver sentiti, v'insegnerà a il riserbo cattedra umbraeque voi, v'invoglierà ad il dover Dante resti,Giosuè ci doveva teologia anche più l'Inferno di sulla aver compagnia, grande Il dover vasto. e E lungo udito e, disciplina, ma documenti farsi fanciulli. scolari che, forse a pareva est Phlegethon loro di così l'Eneide: riveU, prima La figlioli. tori scrit- confermi e l'intento scuola, o giovani, vi presenterà, si darà e d'occhi, e imperium et dalla non gesti leggeva Chaos et di di sa ancora, e voi (chiamo probabilmente poeta, di i nuovi poeta diede veduto Tra e L'antichità dell'insegnante. Aedo perfino il vecchio Andronico grammatica, Alighieri: vedere con maestro lettore,non di ma cioè quella copia si affermi il ministero figurò come in l'uffizio del prosa comincia, ci vorrebbe. di bene è tra leggere da tutti)e si che sorta non che non aspettiamo dissidio certo vedete tuttavia quella poeti. Che e un Voi averli; di sempre DISCORSI E sempre animerà intesi semplice sempre abbellisce e e forte. avanti il gran ogni vere; scri- a essere avanti blico pub- ai blico, pub- bellezza. 268 PENSIERI solo non anche A di Ma stile. fatto,che in così posso è bello o antiquato da di quella nelle letterature in più voglio dir chi deve Ma della nome allo al e sentimenti dico formi, più anzi queste, torni faccia esse e pure e antiche che in native, circolare che una quella : qualche Io non per volessero, più non in delle quello cose, nell'avvenire posto, che ma e il si zionale internache letteratura pensiero atta d' idee letteratura una al loro il voi commercio un una ; gioverà Quest'utilità è che impossibile che nazionali chiamare tale esercizio lingua v' è formarsi, a che quest'avviamento una persino con scrittori moderna. ha che sono solo non quelli a ciò non può per ai fanciulli. alto che utile quelle su voi con durre, tra- antichità vi così il gioverà alcuni si condannare affatto è non alto al poetare e commercio, che dico modernità scrivere E dell' utiUtà poi insegnare sottintesa. che ciò qualche poesia parola lingua tutti sanno, in è romana lingue anche ma e nelle di che quel farò di io vero, l'idea nuovo. io facili,né non singoli autori Per scritti sempre esercitazione, che prosa e di interpretare e non nei so greca è ripensare se ma ministero ciò, spero, a bello. ma maestri, gli studi e confondere alcuni l'eterno, che di io scegliere bellezza; almeno o dovendo io loro tutto, sopra non i miei metrici felici,tentativi sempre di augurabile e indirizzerò io ciò uffizio certo probabile il per scrittori. e il vostro per DISCORSI E lasci sopra sentimento comune. E so greca e il nostro si va anche romana altro. sia Non in tutto spirito moderno; affermando, a credo e ma dirittura io per so che tutto la educativa ch'ella immorale classicità non e è, per come antisociale. SCUOLA MIA LA 269 GRAMMATICA DI gt^Xia e formano il grande Testamento insieme giapetico della nostra tano merila religioneche li sfoglieremo con civiltà. Noi le pagine i libri sacri. Che importa se vi sono noi che salteremo d' ignominia ? Le di sangue non o critica. Non abbiamo il compito della storia e della nella Bibbia semitica? di tali pagine anche vi sono solenne vi è momento o doloroso, nella Eppure non No. d'un vita uomo conforto da E effetto Non folle d'una filosofia;e la poemi di vita; po' tardi ai buona a noi fa Virgilio. delle vita sortes. dal Essa insegna è mente vera- due sono sebbene sempre, ella voleva singoliviventi,come sentimento pre- in Omero trovava ragione: quei aveva la e feUce. e famiglia pervasa Orazio dell'umanità. la Bibbia è greco-romana società di padre un popoli. fa Omero, noi a persuasiva e superstizione quella la letteratura tutta di pastor misterioso un lontana voce de' libri letto da libro è gente, in cui con questo Tutta un d'una suoni vecchio un le nostre sono o non dall'antico o libri Quei essere vissuta. ho Io modus mio cominciato agri non animo, catarsi, cattive di fumacchi a esaltarsene. consiglio. Il Ma le mie vecchio diceva: dalla rasserenato oscuri da così pipXtami di ambizione contentarsene e e rafforzava e buono la TuXéov vj^iiau Tuavcó*;.È mai, massima più da col loro soccorrevano pastore d'Ascra, del paese state, rigido d'inverno esprimeva nel l'animo appropriato, me votis: essere possono tutto in erat irrequieto mi fece cosi spiacere quest'uffizio, bello, momento un così sua nubi, Sì: al ancora sopraffazione. Forse per di ita magnus. non Hoc dirvi col con caldo l'autorità d'Orazio, il mezzo che e il quest'errore evidente ebbene che circola e fa sì e di nei Invero dice che Essa tutta. di vita o egoismo negl'individui giovani, che noi uomini, voler viverla dobbiamo dell'egoismo in il bambino Come del dà ne sazia d'aritmetica. In due leggo metà fratello? di che il mito a a solo, più grande più il alla vero, scuola bibbia Arya. casto, sempre con del pensiero una pastore suggello del il bruto egli era del di sarà. tutto di Invero si fece fehcc ella che favore a vero, del qualcosa inarrivabile,che così nome, Pollux di questo mito, c'è,è un suo più partiscilo,il cielo; dell' immortaUtà dico non due tra anche eccelso parte una C'è, che — è non che ben ma mia egli sì: mezzo contento... sfoglio la anzi, dai me umana. giorno il spiegano più altamente, più sublime; qualcosa dato E che : la rinunzia io : avanti pane semplice più sublimità che Qual ecco versi Quello e ben rimanda Ma vertiginosa Eliconio famelico: quelle ptpXta, che di uno miracolo più, lo suo più dell'intiero? compagnino un per il della nome potrebbe egli credere sia pane al mezzo gli resta, lo suo un vessillo agiato mangia povero. sia nel felicità. Il bambino la metà letteratura che non condanna la è mana, greco-ro- piuttosto,la umanizza, quella massima, la nostra popoli, il precetto è vessillo. un segnacolo? Dice, come matematica popoli, essa dire non per volete mia) persona la letteratura questi tempi imperialismo farmaco, noi in che, la ora di tutta per santifica,o la e è (dimentichiamo Ebbene tutto! DISCORSI E PENSIERI 270 a tale c'è uomo: prima! tendenza stata oh! — ha cipuamente pre- sempre, dal per resse inte- non ma per una LA rinunzia, fatte,ha a di voce farle, nel ubbidiva le e dentro, d'una bea, detto d'una fu l'alito di è, per tale che del questi dogmi, età, nella questa assai tempo dopo terre sulla o dei fatti passa lotta,non società sembra di altro che deve ella che concludere ha torto. malato dalle di una L'uomo, ne gimento svol- necessità carità. Ella nei fatti di con pace. in di se brutale necessariamente con avanti scienza lotta, anche cominciò zione emo- predestinato nel calda sono scoperte, il bimbo spenta. La corrente E sogno bi- si arrestare storici, provocati una dere cre- possa soave il bruto che solo un uomini Quella e vedere a forze lo fece credo e abbiamo nuove che maternità ricusa sento, che arse cristiani. come bruti. di ella che fu causto, all'olo; si essere sulle nuova, vita, quell'emozione economiche, e terra inferma e labbra sino che quale gli che tregua dolore sacrifizio nel credere vede di quella che quando dalle senza credo ognun ardore risente: che cristianesimo senza gettatisulle nuove col primordiale la donna d'un dolce, e cristiani cristianesimo scorrazzava questo rinunzia accresce, usciva dogmi metafisici,e di d'una Egli quella a Ma uomo. l'incenso, che vita essere tutti a utili anche cuore, sanzione, sua l'essenza me, si possa vede che sacrifizio,necessario de' suoi suo è ha volontaria. vittima Nel di la sacrifizio,e quando vaporò, che del privazione l'uomo dall'utile. tratto avveratosi, ebbe non via, che l'uomo cui per gli assomigliava. ch'erano era della minima, pur via dopo, non fatto continuamente che altre 1 27 che altro sommovimento un aggiunge, GRAMMATICA parte, sia a trovato sempre lui; ma DI prò' di qualcun vita, a Questa a SCUOLA ch'eglifece rinunzia sua MIA Io una vedo, circostanze PENSIERI 372 normali, quando bestie,ubbidisce della distruggere più Quindi della dalla me, l'amaro ha Ma ho ho non gli esempi sono spiritosubito, se solo i avanti che e più il temè Subito amici. dovere, Subito solo di parla conto col Profonda Ci del si ammansi nascere, Nessun Paolo. senza il dice che pericolo, primitivo alla del Dea, parlante spinge di i avanti il Cristo. anche emise gli eroe madre sua E mei Dea vendicare al cavallo in figlio della Gesù. E il mondo si delle che conquistare, e il figliodella levatrice, ' a il cristianesimo farsene la poeti cui poi doveva sede, aveva che Gesù e Dea questo era per riceverlo. a che ciò a i suoi genti^ e preparato era guarda consideriamo preparato Roma, se che tuttavia,quando pagano popolo, se prima tempo nel scriveva, più vile del e cava evo- somiglianza! vorrà si indii morte da grande grido tanto quello che egli l'eroe figliod'una quando so vero dimostrarvi ma apparisce ma In classiche: della da risponde. Lo cavalli e si quando muoia!, a spirito.E al nostro sacrifizio, apparisce non allo noi ramente libe- Transeat per letterature presenti vivere a non io morte esempi delle alcun il dolore Socrate? di o cinquecento: fece non le rinunzie come si dice cui Cristo prigioniero d'Atene, il s'annulla. agli orli. cercare cristianità ella vivo lascia ne sacrificato,e dolce, come calice,a del di bisogno l'intima di così soltanto parlato che così Il accettato. ha delle sacrifica uno morte, ne momento di nulla più in meno c'è nulla e che : meno, morte; nel non vita; vita, febbre dalla preso questa verità a trova ne se è non vita, in sua DISCORSI E leggeva profeti,era si e rivolgeva sconvolgere prima del- LA l'avvento due i cioè sacrifizio, i come in nuovi dalla fa allora a allora forza gente nella E il la cui sermoni ora che con nel è soave va sua e mostrava in sé la Lasciamo conditi ai assai di vernae fatto sacrifizio ai Lari : po' un la loro lo vediamo pedestri con cità feli- cara che quello egli amare. villetta mano dino, conta- parte le massime faceva sua con sua da soltanto nella cui il lavoro. odi lo vediamo legumi, figliodi ora e cetra liberto,nella straniero poco. e corsa; questa libertino l'esempio persuadeva Noi necessità. di Ebbene d'un stato alate mano, a riprenderlo.Orfeo a figlio di era via umano dolce indietro cetra. consideriamo e filosofiche, con il genere una schiavitù, e gente figliodel da torna d'un mano stata era tornati la loro incominciano Perchè del quelU, tempi, sembrano uomini e la sonare in anche sono cioè mediocre, vita e protervo, può, sfugge, quella loro. Essi quasi riluttando,condotto via sua ricomincia era gli alla civiltà. fanciullo Quando cui 273 tra Erano mondo, barbarie come della cristiana. nuovo questa s'amavano poeti nostri, in GRAMMATICA DI che vates eccellenza per SCUOLA MIA di cibarsi d'erbe buire distri- lardo, e parte, dopo anch' lavorare aver esso, coltando dai sassi. I qualche Campetto e liberandolo vicini campagnoli ammirano l'amico dei potenti, certo le cui cene così sono dendo sempUci; sorridono forse,veil poeta e il cittadino che adopera il marrello la vanga; dalla città: e ma egli può dire, scrivendo Niuno costi quel poco mi lividi,non Orazio a lui. Che G. Pascoli amato, desiderar Pensieri con l'oscuro ci mette si sente - di bene di e e veleno l'invidia più? Egh Discorsi gli occhi lima mi dell'odio. è non là vive la vera intorno vita: i8 là è Ohi re. tutti se si contentassero mune magnuml ciò per del appagarsi E census privatus... Sì: la grandezza in cui tempi che nella poco stelle,da stelle quelle cadere, di lui, in le messi che E fine poi, sociale mostrò trastullarsi mentre alla disparte intorno pioveva della Egli pace. di del arundine d'un vecchio sin dai suoi in campagna: a ** saturnia essa la non sono dai di piva No: armi che ma delle messi su un passare per le grandi manu..., ! torna e egli, E, Giù ancora bella ecco : bocca per rimanendo Ed la quel- le armi qualche l'Italia la terra „, Vediamola. giustizia. schiavi. che sedeva italica così desolata. principio come era Giù : da boschereccia, cantò tela Proice quasi oziosa poi avrebbe, campagna in spogliati. dal non Cesare selve poesia, avrebbe anima sangue. dalle guerre seguì, in cui il fine la che e sorgere feroci non : era con Cesare: grande parente dell'antica osservate contadini che primi canti, diceva nella da nell'Elisio,gridato morto indietro, ora torna In Egli, parole no apparire tra le parla Suetonio, armi, ripete uscito anno : dei Rubicone, quando canens. postume le cui e pastorale. Non vita, Virgilio sua volle Vostenfum, greppo dolore in fine mune, co- nome alessandrino evidente, ch'egli non è il Virgilio, prima zampogna l'opera con il più e artistico gridi di i per il loro tra ultime la meramente accolti esso risonare ha più sono egli quell'umile genere un per tenerla vendemmie, delle presenza civili,faceva le e brevis, Com- erat casetta? sua contadini, perchè comprendono il rebbe sa- tutti,strade, curie, templi ; di è non si ritorna non che figliodell'agricoltore, il scelse così, Perchè umana? felice la società ai bei DISCORSI E PENSIERI 274 Tutti sono O contadini miracolo! sul suo, 276 PENSIERI dell' e impero, libertà due dovrebbero e la trascorsero anni, di po' più un cantava Egli chiedeva, anzi della L'inno due morto Grecia si udì, prima. Egli si finire l'Eneide, chi era e è della ma l'anno la d'una quali non Venne però da col può italico me pare in done destinansolennità bella e di passò egli,anche verissimo, che lui se d'una deluso, saecula. venuti sono E il più è attingesse la quale che buon a vero da vita smezzata non se mento movi- vano si dove- uomini la vita non ancora. quel io dico a e nella aspettava buona, le sì pensiero stato quale gli le auspicata Cominciò il Cristo. che anche suo L'aveva fratelli;per per dirsi il precursore palingenesi. Fu a Il ancora il per apparir poeta era 735 rinnovamento, allora,non prossimo. Nacque questo d'un il Cristianesimo. doveva pendio com- che alla Saturno, gli aurea vennero riconoscere il cantato la fine. ancora: dell'anime, non forse aveva redenzione. riprometteva I degli nel recato dopo, selve, annunziarne già sociali Virgilio Era settecentoquattordici. terra, regnata la clemenza Virgilio,lasciate quello: quello risurrezione, se le già per del al sole. modo, sa? anni Che pace. come sempre per di bocca per campagne guerre, due Pochi ogni modo, in quella solennità Orazio, la virgilianaparola del A secolari. perdono certo di pubblicazione a Ludi dei è, in anni per la virtù dell'opera armonioso e l'abbondanza guerra, le e tutti nascita fine, con la si aspettava, educati. ben giustizia palingenesia rivolto lavorata, ben terra, uomini, la trattati,di ogni con alla lustri,avanti tre Cristo, Orazio e detti della essere specialmente di Virgilio.Ma loro vita guardando in alto. l'ideale : DISCORSI E nessuno diritto di profetare la quel fonte che orien- voleva schiavitù la libertà,che colocasia di così a Dante, nel del acanto buon me di grammatica, le sapiente. Che, paia più che è altissima nella ricordarvi Voglio ha in mistero gloria di il Dante di cosa ricordarvi poeta io io ho che al dato e vi non porti, com- cui in me scoperto Virgiliodantesco aver riamo Ado- modestia vera qualche anche bontà. perchè e la notte, umbratile diventa segue, che quel nella nostra questa concludere, di m'esalto. nome chi persona Seguiamolo sé. di il lume quali per modesto voglio il dietro quella in buono, innanzi, va risplendere, le traccie stesso che di Dio. portentosa paganesimo il cammino Facciamo scuola intuizione pare la doveva cui per l'uomo povertà Virgilio,colui rischiarando noi. della fare del strada la per sull'asinelio venire E di e non l'uguaglianza con di nardo, edera e foglie di le 277 aspettato, fu egli, che voleva e sparse GRAMMATICA DI Messia d*un ridea tale SCUOLA MIA LA ; e che poeta pagano, dal poeta ricevuto Virgilioaver vestito cristiano. è quello del peregrino malQuesto nome del giovine ben della Vita convertito e Nova, donna nella è quello di colui che ragionava della sua dell'autor del Convito; è quello che è sì dell'arte mente sì della sì e sapienza: è Amore, che conduce e altissimo a Matelda È di onore sì e bensì a che vero grammatica, l'arte l'amore: la nostra d'intendere alla e che per grammatica, o giovani, ossia gli antichi scrittori;ma, che è e ravvisava l'amore per spetto ri- più propriamente l'essenza appunto Dante, così, E lo studio rispetto studio, anzi, specialmente sapienza, Virgilio è l'amore paganesimo. quest'amore è, di studio: sinonimo all'arte, di Beatrice. insieme del anche stianesim crinel irraggino 278 e PENSIERI la riscaldino le parole umile per modestia lei indicava ma come quello e grande un semiti avvenire: nuli' po' che nelle classe una più giù un della giapetici, il nome il istituzioni più ; di umanità. matica gram- altissimo, e e e è lastiche sco- della su io che nome rettorica antichi che nome un paganesimo e irXéov fratellanza, altro, po' scritte sono passate abbraccia e fronte meritare quanto che cui della e facciano le e quello come sul scuola, della ^{jLtcJo TraVTÓc, ambisco mia DISCORSI E simo, cristiane- moderni, e il D'ORO MESSA LA HOMINIBVS Messa Chi I non messe. pensò e In verità, io Un sacerdote ricordo le mani parla, così dolore? quando A umiU I O primo che benedice, si batte meste e A dente confi- l'invisibile. con parole più chiare, Non solenni: AnCHE ALTOl... di tono con voce, si ascoltano si mistero son I... degno PECCATORI! NOI domestico l'uomo, carne, fatto il vino uomo, che il fonti diventa e pane dell'uomo alimento sciogliere a col compie aggiunge all'acqua dei Dio e al PREGATE, I FRATELLI Un rito... gli occhi dita, alza le e bassa a quando a IN CUORI vedere a quel è Parla, segretamente, sublimi, e io libro, medita, sospira, bisbiglia... petto, sfoglia un chi che Egli s'inchina, s'inginocchia, cielo, si rivolge ai presenti,segna Con ha come appena all'altare. è incrocia il Che disse: poi ricordò messa? la lui, con d'oro, messe una a contadino, poeta sono VOLVNTATIS BONAE suo e dolore sangue. palpita nel fiumi. È sogno vino, col la bevanda con e dei col primordiale, Il pane la carne sacro. venta did'un È il 28o PENSIERI d'un sangue al Dio siero, in suo che martirio Ecco è straziato ucciso, che e che mensa una una Tuomo : DISCORSI E è misto scorre, patibolo,in un un cena. si ciba di Dio I l'uomo beve l'eterna vital Ricordo, ricordo quei colloqui segreti in qualche cantuccio quale in nella era cui rito. Né questo l'invisibile con della mia lontanissima che qualcuno No: anche ho dopo. Ero in un di mutava, i tra E una deserto latino Dacché il la Erano troppo e so se tra altro nessun monte morte e mare, dipinta. di purpurea a caduti volta 1887... piccola Massa per non tratto un in in mucchio: un evirati. Il gentilsangue scannati,stracciati, divenuto era nel non nella messa lontano. stati erano io tutto, qualche messa tal cantuccio : un dolci giovani nostri, avvenuta quattrocento era quale faggi e gli aranci: si diceva un alla rimasto posto, il bel paese-, così meglio compendi ancora troppo volta, ricordo, paese ronzino fanciullezza assistito Una perchè anima, entrò, perchè pieno di memorie meste! soltanto preda l'Italia s'era fatto primo delle iene. integrata d'armi dopo Roma, con lustri tre quello di pace inquieta. Erano Era morti chi morto terza da il Re e il Dittatore. qualche anno l*aveva,ai suoi inizi,benedetta, questa Italia;chi l'aveva si spento memorie, e era profeta, qui L'Italia era in sola, suscitata dalle anch'esso, il sue misterioso antiche stolo apo- Pisa. sola con Roma. Con Dogali LA la cominciava di auspicio Il sacerdote schierato nella occhi gli con e tempio, solo parlava in pace... dà loro fiero, il scuro segreto dà luogo quelli di di diceva: Nel " immobili e E Ci del mezzo comandante. l'invisibile... con loro a anzi; era correva si allineati, funerale. al loro tanto erano quei medesimi, tetri assistevano un battaglione popolo ogni morti: erano Erano Un file... Così quelle a contando. Il chiesa. 1 sventura. all'altare. era laggiù.Così, anzi, al di e sangue Con Romana. storia nuova sua 28 d'oro MESSA il hanno refrigerio di ceduto... pre- luce preghiamo... dà loro pace... dà loro eterna... riposino in pace... pace silenzio profondo, cui appena in un ecco ti prete e di pace... „ Ed un concorde le sospirate, vittima Il sacerdote il sangue la Quel su. fronti Le sonare, Padre... si l'uomo alzava vittima il comandante la rimpianto Dio ; alzava al cielo abbassata aveva a di come questa piegavano. fucile i visi in sul tenevano preghiera, quasi mezzo, spada ecco „ della severo) Prendi " macchia... soldati di Nel parole: senza giovani d'armi, movimento turbò un I giamento atteg- supremo... in un calice della gloria. (era fosco, aquihno, spada. La s'alzava, croce s'abbassava. comandante era ebreo. IL Io vorrei che essere più lontano quel Maggiore ebreo, e un'altra messa, non tra meno per dalla fede assistere venerazione pochi giorni, il che due nel con Cristo, più gnificaz si- gli altri,a di giugno I 282 E PENSIERI vorrei la avere voi ! anche da da tutto con mei nasce sapete Venite Questa cuore. anzi, lontano, di le tra dire e leghe dei compagni: selvatico nemico il suoi " essi : questa alla loro lo falsano in messa, fedelmente le mani buon fa luce? bene al bell'alba; una i miei si E preparano compagni d' voi, messa, anche I trovare, più per che Venite messa a a loro un un moto „ il suo di anni su tutte vecchio Non le tutte le sventure Ma chi dirà sacerdozio preti sta que- mai dall'alto non ripetè Egli elevò montagna. distese bassure, e sempre ! È la messa, questa, d'un Venite lavoratore. " sì i lui, sempre della sermone su " rispondere: cinquanta l'anima sempre mietitori precettidel Cristo, e ai quella che alta risposta „, mancò quale girando " „. che e Non è già vostro dispetto,soggiungere : del Golfalegname di Nazareth, il martire E gotha a cada, o a cosa beh compagni, ad il „ voce i la d'oro; sì,come la avere I Venite tramonto... puro mietere, non tempo, o un vorrei è messa non e muoia e nasconde una e godere perchè voi non la terra bella, a cosa una a si e nite Ve- vogliate umanità vedere a " potete isolare muore, è Non non sorga, che certo per quei raggi incontra E o fede " essi: la nostra che egli nasca hanno voi negarvi il sole o che come, voi ad dire, per non che costituisce Vorreste credete a dire ragione, che ciò che anzi la sola dolce quelli che a misteri; per usare sole assai voce „ conoscono DISCORSI E I „ E su vorrei da hanno avere veterani, se molto voce d'Itaha ogni parte consacrato ai la il ancora se giovinetti, tutti forte per queUi fare che balzar all'Italia pensiero, l'azione,la vita, ne ancora sorvivono, ne che siedono rinascono, che dai lati, deso- leggono 284 PENSIERI DISCORSI E ITI. colui Perchè dopo il buon è di anni cinquanta opere, celebrerà che questa d'oro, messa preghiere e buone confessore Geremia d'Italia, sante vescovo Bonomelli. Io d'entrare imagino odorata tutta si deve Ma, sul che nascondono di e far a cuore le con qui risulta me, fermano tu?... e Voi in credete E vero lucciolìo,là chiedono: Che " tu?... „ in fondo gliocchi il mento, e voi codeste semplicità; unque siano; più. che e del di non ricordare che se poi orgogUo di Satana impazzito. Eccome! Perfetti,siamo, sicut dii\ — e il male, ma non vi e che arrogate virtù boriose, ladifficili, gesto di spregio, un con discese arrogarsi le virtù, è sono delle superbia, voi che superbia è il bene di meno posto Dio speranza eroiche, attribuirsele Al la cieca mostrate e sperate anche e avete fede sì che rapido sdegnoso, m'empie imitatori essere Il sperate? molto virtù, voi Perchè tanta voi presumendo pur sono tetri, e io: cenno si umiUò. il Speri alzo vostro dovreste anniversario... gliocchi,cercando un che quaU Credi tu? da luminose con campestre sembra, mi e credete? due virtù rito persone voi confusione. di nere risposta; e poi una E rarmi, figu- tivo: villaggionagarofani. Là, io di e il dolce tristamente interrogo " chiesa vestibolo, alcuni, ossuti, mi Io abbasso al spigo compiere mi dentro, dell'altare, vieni di amo villaggio;di Nigoline,forse,suo di penso, E chiesa. forse, verità, una contro, umile nella Se e siamo non facciamo eroi?l solo il piamo sapmale mai, facciamo il bene e potrebbe, in preferire le Per noi vane patria. All' dalla Passi ** e E " In Voi il calice Qua Questo — della è preso com- proferito! avete „ fede quella avere tu? hai „ alla da al sole; una pura venga, no, generi i sonnolenti E vivo correre fonte, la virtù fecondo e e la è speranza, (ad Cor. in sua Egli carità XIII : 13). Date Christo,e coscienza diceva in la tre ; ma son non (ad vero che ella retta a mentiva, IX Rom. con tifere! mornon un principio,il carità,V agape, l'amore! di Tarso: l'apostolo delle genti.Paolo dice dete venon zanzare Il mare! suo è, ella dell'anima, codesto; al precipua le stridule e che e perenne, non fiume un che cale vi polla importa verdastra e non che principio!Voi dal miasmi stagnare uno importa più ! quello limacciosa d'acqua che giudicate che Voi sorgente! luccicare ciò me cominciate non poco in richiedete voi sempre, andate della : nemmeno richiedete non tutti,e verità che Le speranza. Voi Lo delle valle rispondo: io un ricoli pe- tutto cristiani,bisogna essere meno! da senza rispondono; essi quella quaggiù? è nella esilio l'immortalità! sì vostro Per di prova lui, diremo di beva io vi nel Ed dormiamo lo più Dio e che morte, di sperate, cose in sognando d' essere larsi ultimo. Gesù, il Dio in procinto di svincoumanità rava: e riprendere la divinità,mormocodesto calice! Noi, più certi e da me lagrime, noi forti di fuggevoli parvenze timori; questo senza fatica. Chi senza tale sostanza peregrinazione questa e più e E sempre. avanti vero, 285 d'oro MESSA LA sue maggiore colui avendo che Fede, è la carità diceva la il testimone i). alate parole: — Se 286 PENSIERI parlo le con ho non V che i misteri da lingue agape, io tintinna. E i tramutare U sono... crede, Voi me Il resto ho se in conosco tutti la fede, sì tutta ho V balo cem- agape, nulla io soffre, tutto tutto — custodi severi o e redenzione: di e non ma squilla o profezia,e la scienza, spera... in che (egli continua) dovete, guardare ho se degli angeli,ma e bronzo monti, agape tutto degli uomini e sono la tutta e DISCORSI E dell'adito e' è tutti,se cristiano, divino questo segno l'amore. incluso è „. IV. Ora io rimasti parli al dalla dietro chiesuola,ora di rose scienza cui essi mi credono! e nella o la del A noi qualche un uomini crediamo, Considerando nel noi ultime della è essi? e pensiero, che Vi nella genere, poeta il Genio cosa dirò col che tinuo con- un vita sua a l'uomo, troviamo, pensiero è nel un singola giorni o gl'ineffabihmilenni, la cristianesimo, del poeta incenso, d'inferiore cosa complessiva. Ed non crediamo noi cose vita sì d' Agli superiore. Ciò, e e io se delle quante se e assistere rose, di i brevi pianta. il nostro suo sua " ad odor ora campagna. siano se d' entrare, invitai di L'uomo, da nell'individuo sì e cosa porta profumo rivolgo: divenire cui chiesi rivolgo,incerto che dalla maggio, io qualche mi al vento : imaginazione, quelli che me questi,ora, vento mia quelli a porta venuti al rito. A nella so, sulla siano a non bestia del tempo lendo risa- poeta stesso, nostro, vi dirò, in breve, col credono essi. L'uomo, da sem- divien plicemente vegetante, che ha è, pur troppo, stesso, con e diritta Questa la filosofia dalle in Vede, forza se tutte rilutta e di risalire per dal nasce la quale stato, uno quale ma è non un ma deve un unica di conservare ma essere, un di regresso moto tropologia. an- principio unico vostro propria.L'uomo umanità, divenire, non morale, scientifiche premesse vostre conservazione sua discende al cielo. Sì: ella della rore l'or- coscienza, sua e l'acqua che per l'impeto precipitò nel baratro, zampilla cui scaturire può più lungo come bensì è l'uomo rafforzare o feroci. la acquista così medesimo più malità, anidere. ascen- ma altro Egli sé. della e egli discese: quanto in ha più immonde rifugge, e ad concepire nell'abisso vede, e le bestie pura che la bestia per e deve viaggio I Egli fiero dalla bestie,eglivuole costretto spesso Ma andare, questo; corto un 287 animale. le con comune Parrebbe d'oro MESSA LA tinuo con- propria origine,sì, dalla propria origine lontaria, l'uomo una colpa...colpa invoapprende come e inconsapevole bensì, perchè l'immobile dalla che vegetare della selva mio ho racchiuso bramiti, né ma essere, essi e nella non ai loro ; perché é in gorgogliare dal grugnito nostro sé per trovar questo natura farne ma non del per dai e me, del per è non tanti carico si in ai allo al diventare né me; io empiti bestiali miei e genitori, il loro meno primordi tutti i di compone io nel messo ciò io sento sino a gridi, squittiredel piteco, ruggito fuggiamo... sono fugge l'ho ce lontanissimi batraco ciacco lupo. Noi genere per mia giunge dal del non posso strepito,che me, non oscura del leone e millenni umano, lulo all'uche fugge sé, riconoscendo, spontaneamente, il da la 288 PENSIERI più colpe, nella colpa, sempre voi non antropologi? credono cui a O natura. sua questo, biologi e a medesimo quel DISCORSI E là quelli dete cre- E è non dentro? „ V. E e il io continuo del profumo " Una uomini parlare tra l'odor ananke, una soave Io non lunga. e Vorrei dire farvi e un Le l'una vola che rivolta con le gli occhioni non qual nome la questa ne volta tese, le A verso verso mostro... due; e impeto, l'uscio spalle, ma si detta tratto un bestia, un subito spaventati, fissi sul facendo, come indietreggia, indietreggia sempre... non e rappresentatevi casa. una un odio psiche è atterrite,tutte sono spalle in o Ora avanti via mutile: può dire odio anima nostra della di sé, della chiesa,io voglio uomini o È mio molle, e che, ciò per si non nel breve ama. fanciulla. le braccia l'altra,no, si giocano al canto bambine è con una sé, odio : La una bambine due amore paragone. apparisce di Ebbene, figuratacome due Paolo, audacia, nuova confà, non... amore! ci della mia Odio faccia di r altra ananke San so filosofico, proporvene dispiace, non è nella odio. terribile: e legge d' evoluzione, La parola è aspra differenziazione! Forse semplicismo bolo, vesti- d'incenso scienza, possiate chiamare che voi,illustratori necessità, e di maggiore l'amore. della riconoscete. sul appariti nuovo sole: Dante: di guida di a forza, una È la virtù conduce. voi, forse quelli sono di ma fugge, e casa sua; indietreggiacon mostro ovvero dice, il passo dove? verso bestia; del volo, dia- l'uscio 289 di ha casa veduto, r veduta ha non altra,nel suo, la dolce madre Ma grida... credete abbraccerà Tuna, riesca essa invece, la fatto volando ! Non è vero, air cammino giunge perchè ha non alle sull'uscio,accorsa dolce E vero? è madre, non che Pur l'altra? abbraccia o della uomini male arretrerà, se ella è da guidata che al male vostro, di odio lo è fa lo vedete, voi fine,quando sicuri? E si è che stesso ciò, eguale sentimento un è non camminando medesimo al riesce porta dopo cui ormai alla Dio, verso che ciò vedere e vola e cui anima chiesa,la di costoro, pur l'anima anche indietro,senza stesso ella,la come fugge, inorridita,dal che che : veda, qualche precipizioche ella non la anzi volerà farà qualche passo, verso volere che si perde senza e pere sasenza verso bambina vero, è voi avanti in che lei,sì, non a mamma sua tragittofatto airindietro,non duto potuto vedere, quel che ha ve- nel L'una sua. al amore bene? del A che che ogni modo, o anime fuggite a ritroso,nel sino bene, alla tragittoche comune vi nasconderà che porta anime dritte,o volate del è tutte, vogliatevimale! Quel tragittoè proprio una fuga, e dura così poco! un non volo e VI. Non all'amore uomini Ma " G. di Pascoli uomini scienza, amandovi gli uomini Non voi ubbidite, sì è di scienza l'amore, - Pensieri se e date anzi vogliatevi male; di la che prova voi chiesa, sì gli uni gli altri... interrompono: non Discorsi esclusivamente di 19 sé, quello che altro anch'esso, tutti come battagliadi sua E poeta L'uomo al tutto è la combatte generi, dunque ora quasi tre Eppure E " diceva: greco altri sé, l'uomo „ primordi? ai suoi di quest'amore gli ogni così umano vita... " dico: io Con animale. genere il genere come governa DISCORSI E PENSIERI 290 Bie^ la dà tu che retta così In vece dal creatore. agli uomini fiere e agli uccelli volanti, legge in essi é Dike l'altro;poiché non fa millenni alla Dike^ la legge è questa era come ai mentica di- e nata ordi- pesci e alle l'un mangiar è un Dike è della Bie, ossia ciò che „. mostra della è cammino un come diceva forza doveva parole. Se se e voi si va per per corrente, Fortezza é il popolo un per domina, in interesse! ardenti alzate le che quanto odia, durevole, o è una e allora egoistica di per voi i remi stessi: : contro è voi opera' bramosia Un il defitto! il ama, esempio, voi e di sivo esclu- giovani suggesto e nunziate pro- considerare dovete ammirate di dal si ma suo voi o uomo già domina, già per cesaree, grido, la rinunzia, il l'aquila imperiale l'imperialismo che è alzare non non Quando, concioni di forzai in quanto vita, questione é attimo, un silenzio, non forte è vis est romano, fortezza, se non l'assalto,il sacrifizio, non come badate! si possono far bisogna che, : dite, seguire gì'impulsi della natura, le parole : le adoperate per male molto seconda, retta voi energia, imperialismo, negl'individui Esaminate, a dà poeta forza, se se quello uomo Ma popoli,intendete adoperate V intendersi. per rincontrano. se cui a altro un eroismo, per nei Bie la é non spinta vitale,direi. No, della violenza; sempre che o consigliate, supremo dominio, altruismo, e allora è PENSIERI 292 quel tesoro, se già e nasceva che il popolo E ogni popolo che classi la guerra in pace. nella che classi che la e E lotta persino dal si dei che lo sa di sorte come nel se giungere mai dell'altro ogni il miserabile tutti in tesoro, con in per avere migliaia e migliaiadi il loro sangue morte questo più loro... né E cadaveri giovanile,per gran di tesoro sparito del sia sogna giustizia,bivia ! Facciamo procaccia di farsi ! Mettiamoci il pane di guerra! lotta! e non aver ognuno, giusta parte! in dubbio Guerra che d'inverno loro, ancor più c'è altra non prigione per mangiare carcere la che : appena sé, credesse Per sono ferocemente ancor sentimento Lotta! gettare la libertà mettere da pace quali è Più fine! quel a più lupigno egoismo! come così E ferocemente non loro. giudicando ognuno, cuor i intravedono che e prime. della popoli quello sarà se avanti preferire tesoro dell'avvenire,rissano degli altri,rissano, mettendo la delle classi,sembrano il quello. spinte spalle le classi tesoro, respingere ricacciar sono godere contendersi per non al si che cammino vuol vuole alle le sì e lontananza loro tra popoli lontani più ha l'amore vostro precede, questo e segue, nel voi, che popolo svanire e in rumoreggiano i tutti,sì diminuire cresceva I II faticoso cosi fa DISCORSI E questo gran proteggere per stillanti in silenzio seppellire sotto che civiltà, non la lor sarà mai vostro! Vili. Così ad é. essere, Ma se non è vero deve ciò non essere, che è vero, può continuare che l'uomo é ranimale il cui della ribelle,alla legge il dell'antico,perchè avvincono lo furia dalla specialmente e del ora scoperte grafiche geodelle applicazioni si ritrova Ha novello. ciato, ricomin- certa l'atavico non Babilonie; che altro mondo un — È risorto evoluzione. guisa, la sua egoismo. S'è svegliato il bruto primordiale, nelle foreste,ma nelle splennelle caverne e dide in ohi in novello come corre l'uomo dell'elettricità, e vapore catene interrotta che le le per le sé bestia pasto. Sì. Per al — da quale maggiore sembra ora della schiamazzante energicamente forze Titano frange nuovo Caucaso, al altri è La l'esistenza. lotta per ribellione,degna, sì,d'un silenziosa dagli disubbidire, eroicamente di unico, e 293 differenziale carattere questo, sublime che d'oro MESSA LA le freccie d'allora scimmia s'è e e trovato sotto di selce I La le scuri la maneggiare sa ora ben ohi mano trogloditica folgore „. IX. Là rito il della sua la vita, tempi, sì, in folgore Eppure più candido buon che antichissimo, più D'altri e dentro, di quel e pensar era, vecchio quel per fecero la scienza davvero, che tratto superare purificatoin più e la selva da una ostia millenario; settant'anni,alzato umanità, millenni non cui alza alza sé oscura e sentire, in alto d'altri molto domata. un tempii bambina Eppure... stesso, elevata all'anima da era È pura. ha inoltre, per l'ostia, di cielo modo l'estrem al- vecchio, giunto non che la bestia in i millenni si è nostra, veder la più e sua e i nato affinon l'origine selvaggia del- alto, quel che noi PENSIERI 294 non sentiamo Ma lasciateci,dunque, estasi tu, sacerdote le Cristo, e del dell'Alto, quali Pace Ognuno che entri le sa, anch'essa che rimaner buona può, con l'amore la l'uomo che le V Era mentican di- volontà! speranza l'amore e ; la bestia dire vestibolo di perchè uomo, ostante non uomo, che lui sia in s'egliè ognuno, fede la che pur uomini tua aprirono del qui mai... dalla volgitia e essi quali costoro agli con Scuotiti entrare! parole degli angeli,con forse sentiremo non e ancora o DISCORSI E vi è in vuol in è essere lui,vogha bestia! X. Entrate, dunque, no? per no? Le Un gesto, tutto, nel ? Oh di battagliee del bene per noi rivoluzioni... regno leggi udrete — gerà sor- avvengano... contro in sarà ! Tu anniversario: e riosa impe- cosi anima vescovo bisogna che razza, la nostra di pura santo giorno tuo voglia cettibile imperpiù lontane, fa prorompere o si propaga si stelle così chè Per- Perchè bene. facciamo, quanto da prega, contro razza il e ! prega, vangelo Prega moto, l'universo: volontà vano d'un volontà. ci faranno che grido un di buona inconcepibile, le e oscillare uomini preghiere sue urta o regno... — Patria... XI. Non ristretta è felice e povera la nostra per i Patria, suoi o padre! e figli; cercò, Ella al è pari LA altre delle nazioni, Italie crearvi l'impero, sognato dove eroi E formarci a Italia santa in di il fece vite; d'Italia, Ogni le anno la ritornar loro, per loro l'italianità buon vescovo, tante tratta, non dolci Ci il Ebbene, scoppiano dissensi Ognuno ha acuto chi ha le si più vicino; ha vicina dolore cose madre. la : abbracceranno. si e più Che nel non in anzi, ; ha nemici ? e il lo le ci Si cose sastri, di- sono nonnulla. getta contro fratello,e Vadano Vadano o parole, cui un per cuore a c'è il lume. sempre risse e è non ferirono. mi sventure, vicino sorrideranno. dove per suggellasse famiglia state cibo, partono parlare, pie, minuisce di- anno patria...Queste d'una sono abbonda non che così e diverse. ogni più Non della vescovo, bene. vanno nemici il nome, nazionalità scuola dell'anima... cosi buon fu grano emi- fiumane a perdere ritornar non per figU i quelli che sono far a macellati anno, a della bene E crescono, tanti non e di tue o : ogni di mare riuscir senza li seppe lei! vanno nazioni : più pane tra nel altre nostra da migliaia stri indu- suoi questo far di figli,e fiumane queste e nome non di giovani fantasma il credeva lontano tanto dei peccati, vedere i suoi per aveva bestemmiamo i gali Do- trovò suoi capanne e e che centinaia a le per dove dei strage tutti l'idea, mucchio, un di nostra che quello la terre e disfatta la malediciamo noi caricandolo quello, più Trovò trovò altre il deserto trovò disegnato aveva coloni. e E nuove. 295 tardi, troppo ma Garima. Abba e d'oro MESSA un un più glio po' me- po' peggio : 296 E PENSIERI DISCORSI XII. Si nel abbracceranno alla nobile morte, quanto di è non quel forte graffinoora, i destinati alza la tua potente fatto intendere ha il nome Dante il morire ! accanto Odimi, d'apostolo,come di cicaleccio tu io si anzi io per la società per : ho ora discepolo: Genio dal compito Non amareggiati! d* assistenza^ma e dì I cuori a pio, deprecando o piangendo... Ma e corda voce il mio Opera tua segreto, fremendo questi visibile, segreto, all'In- vremo, spunterà, in cui do- se In popolo: Sursum al tanto già nostro, ripetere ciò è nostro. ancor PrepariamoU la che ciò in ciare mar- madre, cara parla, tu giorno, gran pregando, e E povera. difendendo che difenderla,la per di giorno, prima gran che dell'italianità. Alighieri1 L'Italia ha figliche negano che alla madre uni il dono è Tristi i figli. alla madre ; più tristi quelli ha necessità, calunniano gli di bisogno soccorso che ne tutti i suoi veleno! Viene Non " degli altri,sussurrandole: preti! Viene dai dai derlo: prensoni! mas- „. XIII. Ma i il buon figlid'Italia tutte sempre le classi più in alto, pregherà pregherà vescovo e tutti per e per tutti soffi per quelli,infelici,che della gli uomini tutte le razze. questo quelli che cadono. tutti: per per terra, per che Pregherà spirito che ascendono Egh tutti accorre, e porta anche noi in per sap- MESSA LA cadute; alle piamo, incateniamo, che che anni della serriamo noi vivi pregherà morte; obHo d'amore, grandi in d'amore, trascinò dimentichiamo giù; e sempre, lo stillicidio forse per taneo istan- un suggerimento, forse, lo quali noi, l'amore, I sempre per i per ferro, gustare che frainteso un noi cella,a una loro per suo che di gabbia una per ferite il quelli per in anni, anche, ahimè!, e 297 stilla sulle e seppelliamo noi ORO pregherà, pregherà I E balsamo D XIV. vecchio Il candido la Noi tua andiamo non il tuo ministero; vecchiezza alla tua che costruirti raminghi. assistenza lì i loro mondo vita e di Quelli riposare nel vecchiaia; sosteranno, riposeranno suol dire farà bene per essere e a almeno qui te. così da farà tanto in loro travolti da loro cammino, di lasciare cadute, sentiranno una porranno De- la e si E ciò patria, avvelenati dolce al ultima cristiano. frane, ti la lor tutta letto,come un detto, te. a faccia nella perpetuo notte, in ben bene mutano anno noi ricovero quali Sentiranno, prima forse miasmi, infranti è una un doniamo, ti di lavoratori troveranno guadagnano da lavoro coi Eccoti i nostri Ciò vitto. picconi non pur e ci ci vuole valida. noi premiamo, così. adempì tu Un'elemosina più tanto Ospizio... per ti benefichiamo, istruzioni Eccola. la premio...No; un non un Noi ti dobbiamo È vescovo. cinquant'anni che noi e l'elemosina. perdona; Andate: ci dice: e buon o ancora, Sono d'oro. messa volge, finita. è messa si da parola 298 PENSIERI di conforto nella E che quello Gentili Egli, a lui pò* di la egli, bene. di della vita, E quelle aver veramente mi il è ; la e te. Il porteranno bene è tuo il rito, a a anche a temperare all'elemosina e grazia. rin- vescovo ispirato a contribuito santo tato, ascol- Imitiamolo. noi. sia valgono umana pazientemente averci voi, a che a avete suo di sia bene grato gratitudine gioia italica, che compiuto patria altri. agli anime ora, farà ciò fa si DISCORSI della lingua nell'esilio. seco E divina, Messa Ritorni fare questo gioia, me, la una tristezza di d'oro. questa PENSIERI 300 che il Serchio di fare il che fare. che si veda non storiche delle pastore Tirreno, nostro Garfagnana Né chesia. e e il nella che dà, i solerti e Alpi di visi degli Bagnaioli,il pensoso onorevoli d'un persona pittoresca fertile Luc- festa di deputati e altamente d' gratitudine e Serchio, il visibile del benemerito, Val della amore dell' Italia di solennità carattere senatori il Governo comunali, uomo del navicellaio della cavatore e abitanti Coreglia, e sapiente agricoltoredella con può dove concorde, e l'arguto e l'ispido manca, alla i noti che reduce, più grande gemelle, Barga magistrati provinciali Re al il malumore per il bene varia terre nostre impazienza come tutto tra la per corsa conspetto Gallicani i robusti in ancora ravvisare, due come moltitudine una uomo, si possono tra brontola e si affolla in E delle rapido corre bene, DISCORSI E intera. Oggi dunque e le bandiere di nel dei al grande dalla di guerra. battifolli bellissime zuffe questa difese la e furono sua per vilegi pri- tore dall'impera- queste nelle in con furono mura prendere arditamente ebbe di Comune libertà a più simile invero- un a nel il soUto sembra terra terra, che appiccate Battagliarono propositi confermati intorno bastite di inni soffiar subitaneo succeduto Questa Matilde Spesso costruiti liberarla. storia. contessa Barbarossa, in e gU e pochi giorni a perchè pensatore, di vecchi qui che silenzio tumulto secoli dei cuor giovani...Di silenzio,il gli evviva e fanfare, e quel le e memorie cuor gli applausi la terra; vicinanze e per questi luoghi ANTONIO E del Compagnia di di di cesco Fran- Piero messer nese. Far- Barga, Benghi fiorentino Buondelmonti Tegghia 3OI i masnadieri cittadini capitano, o il vostro PATRIA IN genti del re Giovanni, ora Castracani,ora le barbute le or MORBINI qui dell'ingleseBosco-di-falchi,che Bianca la ruppe noi Aguto (Hawkwood), ricuperando Gragno, Castelvecchio... i nostri e Seggio, Loppia, Albiano i più bei paeselli! E nel Pian grande cozzarono chiamiamo condottieri reputati Niccolò Piccinino; XV secolo duemila il Piccinino assalendo che fiorentini ai vinta venuti erano del assediante Sforza dello liberare a in battaglia Capponi, Neri di del assediata, terra diedero e e uscirono 1437) porte della dalle Bargei, antenati, o ottobre io Sforza Francesco tempo, i vostri e il (era di numero e del Barga. II. Ora fazioni cione Nei assedii. e Del e badalucchi più non racchino, Fante ora al o proscritta dove fanno gran diruta d'una è anch'esse, anche bene squartato) come il d'un che capra la lei,e E dalla eccesso contro repubblicano capitan Galletto medicei il muletti carichi di carbone il... Diavolo-, d'esser buoni, rocca più a i : di riscalda, la vacca, e tutti i discende non si si lamenta come Guer- corriva, troppo pecora e e Fran- severi pastore che piccolo male. scelleratissimo ministri altrove permessa di Sommacolonia qualche fu (che e severa, focherello tremulo al belo s'aggiravano guardie forestah, le legge qui troppo accorrono dove monti Cesare e battagliee congiure e che col ormai preparare barghigiani discende un buon coi dia- PENSIERI 302 volo, però; chieder E manso. nulla a tutte e fanno la genti,senza spola attraverso i due mondi, portano attività,riportandone qua di tra vanno ingegnosa la loro buone queste nessuno, l'Oceano, vengono fuori DISCORSI E qualche Campetto, qualche Campetto che mezzaioli che e come ora vangheranno vangarono cocendo in come padroni, con più gusto, certo, ma che comprare paiolo la polenta di prima. nell'antico tanto libera Barga bUca di rude San Marino e schietta, questa, Marino San dell'occidente Cristofano passò il che i passava mare), lunga storia di peste fame al guardando, colaggio colaggiù,, buon le rechi vento si sente come un nuvoletta del quello come fischio,col debole al vaga... Giardino, vaporiera. O di Antonio sino sogno e il al di Serchio il in è sfa tutta e di sino la suo San dalla sogna che sogna rotto, rumore solo le una continuamente; dura continuo s'interrompe; vento il piena, dopo non ma Fosso, : sereno; rumore Serchio, buon guerra, rumore... il cielo grandi pioggie...ma no, nuvoletta corre colaggiù, si fa e una e Serchio talora, del (ella ha fiumi, come Barga riposa questa sua un questa dire, repub- così per E ponente, arriva un e sino È all'Arringo... valle I o voto supremo pace operosa, la Mordimi III. Domani la da quale cui Barga del ella ebbe E la pace resto era la sarà era Comune tornata cominciata alla da sua quando Firenze, piuttosto protetto che getto, sog- signoria o supremazia di tutta Toscana. divenne, anzi, al fine sonnolenza, appena ANTONIO a scossa, tratto, dal un dalla e tarda età, all'incendio la ricordo? Mordini amava Non accanto nel 1814 ne ? In sa Barga, ora morto mi anni in che alla il ed intervallo cedro, e più dure le e secolo più vicende? stesse di Ma infelici sapete, il cedro terra, colui crebbe del che i che fatta cosa Cittadini, l'Itahal come voluto in più e un cittadini o vostra anche cominciamenti, passeri. avete della qui braccia, Libano che e il vegetò pianticella s'è l'onore, sapete tempo Ora infine albergando albero. vostra è la Bargeo forti sue a qualche il cedro orto; un le folgori,e di età. sua E fine... la vecchio la in o si E portato venne un 1836, spiega ombra stesso da poi conca, della presidio che poi se esecrata. chiesa qualche quattordici. considerate sua festa quella avere grande un stemma che una d*un men bell'albero, vivo nel che, allora cono, di- vecchio festeggiata molto cedro, affermava i venti Barga di quel dal bastione, poco Barga il voleva, patrie. Quel effetti,fu di nato era sfidando in occasione cosa? molti fu suoi che A perchè lo quella tempesta, ornamento per vecchio di nei fu che sala, In di benefica Chi sul vivo e di riuscito, era venuto vecchio, che Beresina, il fuoco. m'è più egli scampato egli non feste nelle sé a il ricordo trovò buon quel cui Forse so. alla sarto della rattizzare a sino morì, ghiacci in debolezza, gran questo era ai e il focolare avanti freddo, per Mosca cese fran- rivoluzione Visse che e 303 vecchiettino un Russia, in di della turbine Castelvecchio, a PATRIA Napoleone. meteora militato aveva IN MORDINI terra quello di quel attraverso PENSIERI 304 DISCORSI E IV. nel L'Italia vecchie E cose. E più che del di sette, ed d'inquisitori, e il tricolore dai comuni verde, il al Viva grido: tutto distribuiva nel ora la non è? trentatre; tutti,e cuore E gli uni costituzione, di ad sbirri essi la Alessandria, bianco il tricolore dopo Francia rosso cadeva, Modena lo Italia è anche aquila bicipite,mentre forca, tacitamente e giovani Giuseppe alcuni Diventate — giovine agli altri ! L^ora nero, edificata sola. Lacerato una e giorno, mezzoe città da anni diceva: e siate rispondete: fornite ad colori i tre diventate vostro dalla fuga, esilio,prigionia era Mazzini; medesima dalla volta questa di e mentare fer- oscuro rosso tedesco, dieci italiana sola, la nazione una un riinalzava, proclamando: U lo e ecco azzurro Vltalial calpestato dall'Austria; e riprendeva riapparizione e tricolore, il nostro, altro un poldo; Leo- Barga. nostra lavorare dopo, essi, tra venti, levarsi, nel carbonaro, italici contro inalberarsi e nel settentrione,l'anno nel e Corso, grande un ecco, la savano. pen- Pietro il buon sparizione gran cosa Bonaparte vero nessuno, Toscana, in che rivoluzione: E ricordava la dopo ecHssi l'ultima e che ultima, non subito Eppure In della veleno contra delle e vano dall'esilio,ave- veduto — popoli respiravano. i principi avete le novità? il toscano; e Eh? — con il tetro stato era dire: guadagna ci si antichi degli sollievo,anzi con principi,tornando i di l'aria salutato aveva ritorno gioia,il con 1814 della A Italial chi lottai vi molti, Aprite chiede Non : il Che chiedete b di Spagna, ai principi; gli elementi vitali per sussisterei ANTONIO Noi e MORDINI IN PATRIA vogliamo l'unità,e perciò non perciò faremo col muover Carto a l'Austria e sconvolti da Che guerra in cui i nel vincevano di zione: costitu- le di armi; e inretiti e ogni giorno, della lotta...da i Borboni Rovito, marina questa fratelli morirono tre di d'essi erano questi,due, figli Bandiera Viva gridando: stria, l'Au- contro lugliodel 1844, da ma austriaca,e i più e il 25 fucilati: soli, nove ammiraglio; e parso, i contro vallone ufficiali della Moro; era furono guerra L'ora cominciò piccati prigioni,i caduti, gl'imda questa guerra, cui battaglia una fucilati, nove d'un è? principi, alla più depose invisibile ora fu vinta campale Né principivassalli questa ora... e Alberto. i E Mazzini — trono, più propenso i suoi d'ogni nove, al vogliamo quello dei principiche a guerra di salire prima repubblica ! la 305 Domenico e l'Italia! V. Due del o anni dopo perdono, nolente, la sollevava i barbari. contro il sentire nel straniero da fuori tirato papa dalla e là; ma egli breve, e poi G. Pascoli anni la Carlo re del voce lo dalla popolo, Pensieri vide tra e sua lo quegli — guerra — benedizione astro : l'astro che della del il Ticino. passava scintillare le nuvole Discorsi Alberto la aspettava il suo non crociata nuova quarantotto, cacciava dubbiezze oscurarsi - in il una cominciata sue gran Egli da lunghi di E aveva delle per del Milano. da a prima volta faceva battimento, cinque giornate di com- popolo marzo Mazzini cui Il tutta ruggito,e suo pronunziava la parola e l'Italia, poi,volente papa benediceva poi e un era poco e sconfitta... 30 306 PENSIERI Era l'astro sulla che Roma Dio di nome E il e intermediario: nessun Cadevano E prima. allora con chiarissimo, di Mazzini, il padre oltre ascoltò le grida si fece d'Italia, e tutti furono Eccoti Garibaldi. E — risvegliate da da battaglia di a venire, Bologna due Lombardia le con e E lo Mentana, riluttanti l'Itaha se è. e del ora non lo e ossia le tutte seguì, nei lo scienze co- volontà lo dj invitò Toscana, in precede, eccitò, come nel le campi ora ducati, ora Tutti! — tutte spinse, spinse lui,come egli d'ogni parte Veneto; nei leato, al- un dell'indipendenza, ossia lo Marche; punse Alberto. aveva salivano il capo l'ora, ed venne popolo, rivoluzioni, Romagna Sicilie,ora e e cui sul di Carlo e E solo. re popolo gli disse: ora quello, zare detroniz- nel Cavour, Mazzini, Garibaldi, oltre un tomba soldato il aveva tricolore, sotto che il lui, e come : indipendenza e avere quando primo con infiammate di di dolore di stranieri re, gli risplendeva genio l'Alpi. E fulgor di gloria; mezzo, nel vinto: il repubblica. consisteva irraggiatala aveva accanto aveva che Dio, e il quarantotto altro quello stato Popolo l'unità avvolto era era la stella che E c'era re: esisteva: re suo Ma fuor resistevano papa: papa, Itaha, c'era, forse, un tutti i il immenso un ottenere per Tra né si ricominciò. che Roma e re tornavano e : dimostrato dell' ne anch'esse; cadevano ma Venezia tata avven- ricaduta, tutta era Popolo. s'era e che l'Italia, seguente, alla speranza Venezia. e risplendere l'anno mezzo battaglia crociata, alla in A doveva non sobbalzata tutta era che d'Italia,e tomba. sua DISCORSI E ad monte Aspro- i suoi settanta, nelle a nistri mi- Roma! 3o8 PENSIERI sui pitati,fucilati Avanti! vie, ai muri d'angoscia nell'esilio,caduti dei dando, gri- di battaglia,trionfavano prodittatoridi Garibaldi. nei campi due nei quel giorno le patiboli,per finiti camposanti; DISCORSI E VII. Ed eccolo Eccolo e che il li,sotto ha, presso perchè questa a morire a Sono Mordini ridice gloria.Ha sin morte, si cominciò pendente libera, indi- anni suoi scritte della sulla operò. vita nella difeso che tomba. sua seconda sua più perchè fu altro ziniano maz- poi, sino mazziniano? non se Italia; terza cospirò, combattè, Sono bronzo della dagli egli bisogno d'essere gioventù, fu poi...?E in alla dal egli amava, l'Italia lei, per sogno parole. sue che quando essere a per suo giovani, Antonio albero gli anni poco, lei. E una, due. grande cominciò per e Egli le dei lì,uno Udite! Il di entravano diveniva veramente Itaha,non tutti tutta giorno, i campanih, la seppero d'ora e in tutte Risurrezione il in Pia, uomo era l'Italia solo, in aspettavano compiuto. sonarono della Anche Patria. la romba che annunziò le campane fatto,perchè che tutta altri,sì, tutti,credo; ansia ora, bersaglieri quel giorno, il più grande telegrafo il i e quel giorno un Gli secolo. Italia Porta forse di sera indicibile con in Era la del in Roma, una, seppe, avvenimento che in corsa a cannoni i quando settanta, la breccia regi aprivano perchè del settembre 20 E di ciò giorno s'invasero a i festosa gloria. prigionieri percosse ANTONIO le i MORBINI della grigiemura solitudine prigionieri,fuori d'un cella gran reo cose del era mondo, come un alle di sapesse, Era la era la tutto un idea, sua ispirataa ! Era A proclamava: Mazzini non che Roma a prigioniero, ma non il Roma! la sua sione pas- saliva pidoglio il Cam- in re, un che resteremo! vinto. aveva Il suo l'Italia. partito: egli era un tali esso, in era soffiata siamo, era entrava popolo, anima sua Roma era più era la I Ma che che l'unico e volontà, sua di vegliavano rate, piedi, anco- ai erano Mazzini prigioniero, al parlava cannoni nostra, era Giuseppe era... affranto mesto Roma guardia. il riguardassero punto I riguardassero troppo. feritoie. Cinque corazzate che davvero!) reo lo non nella era udiva non Nessuno gran Anche Egli solo. eterno. (perchè 3O9 rammarico. Egli mare. risucchio del e lo o... lo sul PATRIA d'uno d'uno, fortilizio del rumore IN Vili. Oh! e fu quando vita la mia e Roma d'un anche la nerissima ma I E che causa l'altra tavola era tristezza sua crebbe. profanata!...V ideale della che passi questa nerissima più, altre fronti ; anche Mordini triste; desolato, morì e poco più dopo. anno Sì; sorrise non profondamente la seppe, sfumato...lasciate nube... E non prigionieroera hberato, diceva: Egh il certo sì e sì quella della osservata. nube la tua, anche : del adombrava adombrava, la tua, maestro, e a qual era? Voi o Antonio per la medesima cui fosti legge mazziniana, E adombra e la più potreste fedele: sacra, sugge- PENSIERI 3IO rire, Repubblica,e dire di vedeva il politica,che dal già forma di maggioranza dire essere diritti Ne un gliuni in e stesso un la i o è non abiti una diritto col per mere oppri- meno riguarda i più di di e nella Mazzini vuol d'un i noi santa repubblica parte narchia, mo- minoranza: repubblica tutto, avere indeclinabih, difendere altrove, né lontano, sebbene leale la glialtri. Italia? in molto di detti male- singoli: ognun doveri Italia, forse, popolo, d'assedio, tranquillamente adempiere e fa questo costumi noi sentirsi e imperscrittibilie fortemente Si sé, per la è di non si non Italia,non conquistarsi queir Ideale Perchè Ideale repubblica; i meno, di sapreste questa l'audacia con potere anima. in potreste non deW con da deve, proclamare può, anzi propria gode governo : in è ma meno; si voi e stati qualunque o più ? No i che gli più infastidire i poco salvo in speciale di così Libertà, realizzato Mordini, quanto il vero; Quello vero. si vede non e libertà direste non soggiungendo, correggere forse DISCORSI E persino e ci diverso sia pontefice e di non da noi di Là colore. Mikado, un forse se che è in riti,di blica... repub- é nel tempo imperatore. un IX. O tra Mordini, l'Apennino terra annidata che dolce non le e sul Panie, che da sotto Verrò a a qualche il uno a uno, nel tua folla questa ragionare ragazzo grande albero, alla accanto colle, avanti conoscevi tu speranza. ci sarà m'ispiri tu tu con piccola di tanini mon- m'ispiriuna te, quando fosso e qualche MORBINI ANTONIO sul di dolore gran Per esempio, Per e i e esempio, in muovono borghesi tua cose terra, popolazioni devono che squallidi i campi grare emi- coltivavano. loro proletarisi stringono tra i no. borghesi. Qui quali sono proletari? Non li distinguo troppo lotta i contro i quaU e nella Qui, intere altrove 3II Italia succedono nostra vergogna. altrove lasciare e Nella cedro. passero PATRIA IN gli uni dagU altri. Tu pure, o senatore, o tante volte quando deputato, o prefetto,o ministro, o prodittatore, eri in vita, mi col tuo empivi di Mi linda. di tela erano contadina. Io le antica. volgare: Allora, il un miai: bel un per il duomo pulpito anche In il in di che allora. il nostro. si è grande esempio, questo? questa feroce danni, e e destinato bramosia l'umanità agricola,non farà a di farà senno né il buono nostro il prima la delle più : repubblica non è l'ItaHa,ma fiore,quando avrà E casa col O per in di Dicevano conservata. ricchezza senno? salti anche vedere. ritornare bar- fecero e libertà C'era in era mille,i grande, solo brava brevità ch'io si possa giglia, una castagne, essere E da dopo mia da mio, grande il mondo? terra il poco casa ha marmo Barga, di all'altro;benedetta travicello ma Piccolo tempi, tovaglia era chiara con altro repubblicana, piccolo era Dicevano: il Duomo. dirò ghesi bor- non compendia rosicchiando ghigiani campavano da Lo mio dei tempo che poeta mi non la Roma a tratto, né era cucinate Roma... a Roma Al mensa: semplicemente del GRANDE. villa: argenterie erano... pensai tuo concittadini tua tua col nel resto ma ; tuoi nella alla al motto di stato assisi casa, le vivande pensai dai proletari.Fui né riverenza, occhi tuoi dissimile parevi troppo che coi discorso, di sì fatto assai l'Itaha, nazione altre? PENSIERI 312 DISCORSI E X. io Questo ispiratore, che Certo allora qui del all'ombra ha né casa nel nato a Italia, manchi nessuno Antonio Mordini, a valle bella patria donde col e checche A della e tu o fossi è e terza, resti sia Oh! senza costretto a nel prodittatore, la dar cittadino pace sociale Mordini, col consigli eri l'amor e e nostro di l'amor Eroe contadino al tuo fratello lante... par- all'ospite grande ministro vorrà fatto ti ha al mondo, qua chiunque a collaborare per ritornavi te, Antonio Patria! dove partivi Re, gran vine Gio- la della Italia, scultore mostrando risponderai tua trentasei, perenne! e nessuno me, lo interrogarti, risponderai... la non d'odio! pascersi Tu, I nel Italia, verde tetto perchè fondata ebbe resti quell'albero, qui grande di che che giovine della moglie. cara dormire, Mazzini il simbolo all'ombra I di ; assidersi qualcuno trapiantato questa ad la ricordo mi che di è nostra nessuno, pane Ohi meridiana sua, troverà fingendo quattordici, Italia, della si cedro, dopo casa buono mio deìVagape figli, presso suoi non pane... anni pochi i tra suo, verso O altro. e l'ora è affretta si desco al quando verrò ognuno chiederti, voglio esule, o e e ; dannato con- padre. e gl'inni L'UOMO GIUSTO Conoscete, quieto abbia ad segreti motivi assaporarla, erbita, vecchie la di che al morti, far a della nell' Arringo vostri ossa il Duomo — e profonda delle sue il vecchio tutta sé la campane. chiesa, giorno con anch'esso la piedi ha pur sacra, la e — memorie voce di i nemmeno le vostre Ai Campidoglio villereccio,che sua poesia, è dunque la Via del morto valle difesa patria.Ora più sono tutte in dolce ora accanto vano si raduna- guerra qualche è sepolcreto, il Bargei, e non sacra i Lavelli Duomo, della Lavelli colta rac- piccola Acropoli, al pace onore più è la Via come antenati, o in via della il camposanto a gioia? Strada sua col all'ombra raccogliein glorie,e parla la tempio, in nei e e e ruzzano ragazzi: le vecchie solo al Castello partiti di libertà cara è alla Clivo, i vostri loro la o ella vero sacro sagrato, dove ai loro si fermi tristezza,vi o innanzi, la va In Castello, di Barga; e l'Arringo: l'antico gioia chi perchè soglie consunte... si silenziosa. conduce verde forestieri,T angolo più e tristezza sua case, mano e che cittadini o BARCA quieta Barga, l'angolo fatto della Man DI soave quel sua stro vo- storia nella Via : PENSIERI 314 una sacra chiama un a che A Non pedoni rivolte vi noi: basso sono, là in al Morta sale nine Mariannine e tempo, a doppia aerea cuculo, non sogha! noi, colui Perchè pochi ci Che a gran piccio, scal- uno che entra sul suo un fiori: la divina tratto dalla calpestìo un belle scuola Gian- del il capo noi, che piedi Antonio egli era di vento. con- l'ora, del- suon noi, da quella misterioso portentoso rivolgerci alla a o in di nessuno quella abbiano del Clivo sacro, Mordini l'uomo per a cui quella quella chiamò noi buona utile,anch'io),pochi non casa I'uomo bella fretta, la onesta con davvero entrato tanto a. d'un passarne, sono con e che e le vostre escono ammoniti e cercata, un sono come voce, dietro, tra sono a che Appunto: quanti tempo. fummo ora: spesso sente ecco, Siamo È tardi) ma lo gli dice, È presto, oppure, a ogni modo, ricordandogli che si vive sveglia,e lì rimasti che rimbomba, che casa O dire: guardare, sperando, a sono casine vecchierella una vivace: più e O nel non al cielo. minuto più è Le forse, nel fruscio un li daccanto cui per Val viotterelli muletti. per sente la fosca faccia,che ragionare. E distinti: chiesuola in il passeggero, scende ammiccare possiamo appena sepolcro più, sembrano silenzio, il passeggero nella di cittadini, una A tutto o, Barga a soli, tra e di Giunceto. Latriani. Sosta sostare ringhiera avvolta dal cine. gligli è l'Appennino folto di selve; egli alto godersi il sole; vede costa a mezza destra la chiesina il ancora... lita, ripu- e passeggiero a riposatoe bello viver un romita casa Tiglio in per altra ogni sognare rammodernata quanto per può, sì, esserci fra la bella di d' più e poco vede che, casa DISCORSI E (dico casa, o e nessuno Via sacra dove era giusto. tutti ricorrevano e di 3l6 casa più e Più consumava si e ha non nel Barga, che l'austera Tra te eri Tltaha; paesani consigliere,e giudice. ha vissuto abbiamo del le noi per che aveva O Salvo sonavi imper- tu fiera e sempre Barga in tutto e Mordini parti: poco commemorato luogo: Mordini e un uomo leale,modesta e tivo. corret- del cognome? il Genio congiunti, vi dividevate suoi nel fosse il ne queir e sono, andati. tempi 1 Chi nome colui settimane del conosciuto eri, con tu poche dei davvero augurio Salvi, soglia quella su consumava Barga, il buon la l'erba cresceva E a si fondo, lì in raccolta, romita DISCORSI E PENSIERI era i per forestieri,tu, Salvo, Barga. E nel suo di Barga loro per egli,che fare, bien presto da gran di e buona suoi cittadini con- Coreglia lo ritrovarono, e della parte attività. E sua dal 1870 al 1887 fu anche mandamento, questo mandamento suo i viceprctore dovè lero volcosì nel sentare rappre- nel Consiglio provinciale, per circa venti E anni. vi fu vicepresidente, e fu anche deputato provinciale e vicepresidente della deputazione: tanto apprezzata era il a voi, o suo tre o o che tempo poi raccattava antica non per il del ore voi la giorno egli era egli prendeva al sera e le spese dire se piccole e avesse titudine, ret- voleste voi daco. sin- dal la E notte. parsimonia, disegnando posso lo per 1887 al 1895, Salvo padrefamiglia della terra. anni, piuttosto che opera lavoro: sua parola. Ma savia sua tale privato suo sette quattro bastò la esperienza, sua intuito,la sano al per Sindaco la cittadini,non egli sottraeva E Lucca a nel ragione molte, quanto si Per uffizio. Il lo tempo, suo amministrò suo o in fu pensiero torto) con (e di frenare voglia utili,per l'uomo all'unica serbarsi presentendo forse Presentiva... doveva morte vita; assentì che strazio che a il lavoro le che come le giorni in cui il nostro bravo e l'ora tutto. della delle Io successore. ultime sue che La ore. Barghigiani, mi o era divenne mio dal pensieso d'un morente! fece suoi saluti,i senza farsi volendo, giorno il dolore, forse quanta suoi vedere abbracciarle e sono perchè commiati. tutto quei Peppino, era da a esserne lui molte vostro tadino, cit- assicurata Ma addolorar per così, troppo, sé. Mostrò le bimbette tenerezza suprema in perchè acquistata sacra, tenerselo di cui cara, volendo non scorgere, il desiderio figUa.Con senza i quello o parlo, occupai in casa col E lavoro; mi vi sua suoi ai suo Salvi, tenza... par- la Pensò Il morire. Giuseppe avvocato del abbandonando informato, istruito,preparato minutamente degno dover di sapeva pur sollecitudine di questo gl'interessucci quisquilie, assai importanti anche noi, gli parvero di lavoro. crescesse, Le chenti. il di lacerazioni orribiU EgU partiva per sempre, i suoi e Preparò figli!... donna avanti mese anche pronto il giorno essere per qualche la stata era viaggiatore,con tranquilla(tranquilla tra male!), La morte. mite ma e più lungo. Egli preparò essere un gli famiglia! la della il martirio e e ormai era me per come aveva lo strazio tempo suo strale martirio, e potesse cose sue lo voi modesto l'uomo è crudele, eglicapì di il quando ch'egli vi potesse Ma Camera sentì essere tuttavia sé; mesi E E E Comune, lasciò il che contato, rispondeva: La 317 necessaria. e Camera. alla rappresentare barca Collegio sognaste del altri elettori puro, grande e vostra, volontà non sua, per di giusto le della un sua guardasse, baciarle, chi può ridire? 3l8 PENSIERI Perchè le non si affrettò e Cosimo, modesti deliberatamente guardava E richiamare a i diletti e gloria: studiavano, presto! E ad e è se Via che si Nova o di no, io C'era consigliere e protettore, ultimo pietà con E timore e che moribondo; vecchiaia serena quel sorriso dolore che giovane, che si vuol Salvo fatto parte vidi, miti. un battuta una primavera del di si moveva, Salvo : esercito cantando e e senza avevano in cantando e zaino, dosso di la camicia fiero lampo di rughe del 1866 Eroe. E sé del Spuntava, piano Erano e e dito, vera prima- il monte, senza dormivano di pareva sacra ragazzi scappati sola, negli come cenno questa epico come spuntava il aveva il miracolo miracolo un cantando. come di apparire Salvo nel fu che fiori rossi. empiva : garibaldino! che piede, d'un al ecco, terra, all'improvviso,alla parola, al alla suo miravo prima profonde quell'esercito che Era che e poco io vidi celare, ecco risorgimento. Sì nostro antichi di le forte.Salvo il me dall'improvvisa volto vita; illuminava Ricordai, anzi del della maturità a buon emaciato, terreo, devastato quel morte carrozza il mio tutto volto quel giata soleg- farsi scorgere senza me tarsi accer- la una anche sapevo rivedevo della della a mincia rico- per esso, fece e che io presso alla troppo, fuori; per dentro ! anche sorriso... un con Oh saluto. riscaldarla venir e troppo il sole occhiolino fermai mi fermata. era turbarli senza fanno piante sì ora, forti sorella,quei conveniva la terra delle Guido figli, ultimi primavera, quando accarezzare gli occhi i suoi volta. o Magri, destinati, Barga, non di giorno un l'ultima per figlidella fratelli giovani DISCORSI E viste provdi casa: a cielo L*UOMO GIUSTO scoperto, pigliandosisu E lì file,guarda! gioventù ora I fuoco, la aveva Ne era alzare nelle bianca barba pelo un casa per i cavalli sul con che uomo un una l'assalt al- vederli cercato al laccio poteva A e tevano. po- andavano senza capo che quel e dalla aveva mamma pioggia e E giovanetto un preso stento a a mano! in vetta una quando e il vecchione era forse cui viso, brina e allegramente. vicino nonno, 3I9 cantavano... e morivano e già dove cantavano BARCA guazza Mangiavano tempesta. DI in selvaggi,ma Ma mano... zava!... l'al- se il sotto battaglionifuggenti si riordinavano lanciavano noni bianca, i canruggendo ad arma si fossero quasi tonavano la sua Come voce. a Bezzecca. Salvo, di io che quelliappunto era discosto poco il 22; Medici... Il Trentino è. Io non, Era^ dunque. cacciatori gheri Medici di incontrati a da Chi mescolati, confusi, i giovani (io pensarlo!) amo Poeta avvenuto, 25 che ! Ma sacro rispondeva: era nostro. con Italia! ripetè l'eterna ora che è mano: Diciamo, dunque, e del date; ba- diplomazia. e i rossi bersa- sarebbero si incontrati, il monumento nel che al sessanta era Garibaldi sgombrava Suso a rossi, nel luogo e già Dante Borgo era, i bruni sessantasei. e sero vin- mano giorni; sorge nel obbedisco; Là la... e corsa, bruni ora l'incontro si non dove la Si sarebbero sa? a detto parte una dall'altra,di Trento... Ho giorno, due un era davano la storia rispetto Garibaldi di ; Medici nostro... e uno luglio.Garibaldi di 21 già era Ancora combatterono Trento da Cadorine bande le il reggimento, nono Bezzecca a battaglia.Fu l'ultima il 24 del era pensava, il il Trentino grida, in Italia nando accen- bella... in Trentino, rispettando PENSIERI 320 la e che saràj di anzi è del ? di vedere ! Ah — sul proprio tutta vite mia-, o del Eppure non in Salvo se non lo Meni- bel lavoro lo Li bel ! sanno I tempo, nosco, co- vedere, di mi' doveva i figlidei figli. morire andava di lì vedere a padre e Peppino, al fianco sedeva per molto con il nostro per figh, ma nostre a pochi gli ulivetti che E un arda è allora loro, per che i nostro e a noi degli soli,ma anche ulivi che governeranno ne sepolcro. importa? pensato a mirare discendenti, d'olio poco sul prenderanno, si devono non opere all'avvenire, non ma nostri. quando bravo un castagno che piantato lampada, anche piantati! discendenti abbiamo Col — quel giorno i per al presente, la ! nonno, fatto ! Le va Barghi- zappone Sarà mare, chia- voleva Un lo Aquilea! dunque, lontani, prenderanno noi maestri sapeva, Salvo allora Così ai lo ma per di mi' che Salvo, giorni,e appena di nemmeno, padre: solo di Sandrino per da dava, An- — Castelvecchio,quella costa pallor glauco degli ulivi ! E ne verrà del ulivo tempo: del Ciavatta, quel Quadra, fruttato,col tempo bel un con udito aveva veduto. avevo ; cominciare coperta tempi, primavera fattore,di quel suo ulivetti gli di Sì; — proprio maneggiare di sparì. Nizza riapparì. bene Covo, quel Quel morente la iperbole, del il lavoro chino. meno nem- proclamiamo e a Il sorriso — questione nostro: garibaldino ardita con se però, nostro, era, godersi il soHcello Castelvecchio, che io vero nostro, 1'Italia. là è la strada che ripetiamo ma è non dire ogni modo, a Il sorriso gianol dobbiamo tempo: che Dante storia, che la diplomazia e vogliamo o DISCORSI E Si E mente dolce- muore tutti, anche anche a quelli L*UOMO nati non ci inceneriti e tasti Salvo, in questo pensiero ti addormendolcemente, dopo gli strazi e i martini. Ma noi, tu, o ti dimentichiamo! lampada sulla buone I Noi dall'arte ulivo che ulivo durerà te cui anche nei le tue i morti ricordo secoU! alle alla diosa ra- l'abbiamo sacrato con- l'Italia piantò il grande suo di pace! pace? Sì. Di tutti si uniscano L'hanno, vuol quel luce fatto incidere accompagna la accesa la prendendone settembre, in oggi,20 l'abbiamo abbiamo che E immortalità! suo Noi tomba, tua opere sembianze il 321 viventi. noi, non tue BARCA quando si pensa, e in quest'ultimo addormentiamo, che morti e disfatti e fare il a dimenticati,noi continueremo ancora come E DI ancora; pensiero bene GIUSTO è qualche a vero, del esser Già noi ci nonno: non questa festa dell'ulivo. celebrare piantato che meravigUamo i nostri si pur padri, e comincia a l'ulivo vedere frutto dell'albero a paterno! Pensate quel che succede in questi giorni,anche in questo giorno, in quest'ora, là nell'estremo nei dell'Italia, luoghi, che a primi, in tempi remotissimi, si presso poco, chiamarono combatte Il Italia. esercito,là, combatte: nostro battagliache già dura da tanti giorni quanti furono quellidella battagliadi Mukden; e ne durerà tanti e tanti altri! Il giovane capo di questo giovane esercito fu già sul posto. Mi par di vederlo arrampicarsi a Martirano (o nome predestinato!)sul muletto. In suo alto. Re giovane! sempre più in alto ! L'esercito combatte fine. Forse già è cosenza minciata la stagione delle pioggie! E i nostri soldati una si ostinano fuoco G. col contro bombire Pascoli - il nemico di cento Pensieri e sovrumano che vomita a ogni colpo artiglierie Discorsi 21 PENSIERI 322 e fa cadere paesi cento DISCORSI E E solo. urto un con gli eroi della terra, le macerie lanti; pericofrugano, tra il tremor i feriti, disseppellisconoi morti, curano erigono tende e baracche, fanno da ingegneri, da medici, da da becchini, degli forti di par sentire l'immenso lito ane- affranti battaglioni che combattono nell'estrema Calabria, al sole sparso ahimè! Mi balie. le sotto dirotte. acquate battaglioni,chiamati a O in ardente, buoni nostri le tutte soccorrere quando distrutti in quando, a attimo, un cadere a come in DogaU a stinati, de- e massa, ad e e ture, sven- incendi, inondazioni, pestilenze,tremuoti, a dine or- Abba- Garimal Ebbene dall' unità, che se : sono, si affermò frutto che in se e Sì: Èra un' si romano Chi Cessato sa? battagUa mattutina, delirante così pur di piedi entrava è nel lecito alle mani nel al silenzio breccia inavvertito e nella chiamarlo, entrava della città Porta tra le il minciava vinti,co- fragore della notte, della Uomo, un stito scalzo, ve- del sangue delle al lume eterna, anche Pia... quel veramente Uomo un da il clamore traccie le petto, di diventare anche Di pace. il cristianesimo solo ma con di i allora non giorno lunga veste, dalla passava da prò' degli assai? sembrarono che nuova, quello, che dirà si apparecchiava,forse,a universale. breve quelli che per già muore a in frutti dell'ulivo tempo e pace d'amore sarebbe non ripeto. Col in altro avuto intorno avuto, gli altri anche giorno se nostri; verranno pace? salva cospirazione infelici fratelli folla avessimo non questa Ma avessimo non che quest'esercito, guerra: non Roma, in oggi,trentacinque anni ai stelle, lui trava en- Reggeva la croce, i bivacchi. sentinelle e UNA FESTA ITALICA ALLA SOCIA Io ricordo non discorso, mi " DELLA il tuo quota annuale, sodi un e ti allora adorai Tu nome. piena ti eri ascritta da te di tuo la pagavi i suoi tra aveva non tua! il tuo e poi sotto speriamo è già per un V Italia in e cui essere, t'ho Italia! baciata e o nome, io ti fanciulla,perchè... santa pensai altro dal sei, nata di baldezza V Italia! Io la ricordo Perchè Società eri ricca, che non che lino mazzo- cuore più ardente, pivi gentile e un di piti ebbra di sacrifizioe più invasa che Non la un offristi tu quali le tra capo un^ anima amore, che e mi „ che, dopo il altre persone, aspettasticon esile tua ALIGHIERI DANTE Ricordo nome. figurina spariva, e che di fiori. Seppi allora eri figlia di buoni operai, e che Dante alla Società Alighieri, e la MANTOVANA BAMBINA e ti invocai sotto nome, lavoro e arrisa e ti amai il tuo dalV vero ideale, leggiadria,d' ingenuitàe fortezza, vergine, V Italia crediamo, che nuova, ci V Italia fu promessa, che che che già è! sulla fronte pura e ardita, o vine gio- 336 PENSIERI Dante, di nome donne Voi primo. aveste dire Vuol che nel appariva del piano dire prima la vittoria il segno ferro andare; che il è la bandiera. quale vinceste, prima vedevate forse,oltre il verde rosso; cerchio avanti e di foco, quelle mura larve grandi udivate e quest'anno dell'Alpi, un due tili gen- nel cielo. Voi vedevate fatale Mantova, la vita,santa drappello, o vostro di il bianco e di vallo un cittadini e della compagnia sacra dell'avvenire, il compagnia v' oggi s'inaugura, spetta già Dell'italica compagnia che si assembra civica. corona nel che bandiera Alla DISCORSI E quella impedite che miglie ver- nel lor innanzi, era all'altra: Non E sbigottir, ch'io vincerò la prova! (i) Virgilioha vinto, e Dante passa. Passa di là del ferro, passa il fuoco, passa traverso a dispetto dei demoni, passa cavalcando i mostri, s'avvalla nella caligine, per risalire alla luce e alla beatitudine. SÌ: Questo è il segno che vedeste e in cui vinceste. I. Il Ohi fossi poeta! di non che « ciò che motto Ma io ho far la posta è (i) Queste il che quel » del tempio non del o sono, poeta all'attimo un cittadini solo tratto: fuggente. addietro di Virgilio (/«/".Vili Comitato mantovano a Dante della D. A. tova: Man- quello Il poeta è. sempre desiderabile, parole di o sa avanti. laa) sono UNA Egli non al chiocchiolio O meglio: il fu che antico E lontano il solo alte odor celebra d'incenso da e chi. solenne lopea brune e Sotto assiduo. brune, male, a dell'aurora sveglia letizia. Un mille di e da passi. fiori. per bisbiglio, dolce l'ombra invitando lasciarsi porta e un risuona, portare a pini della di tempio navate, Il mistero folto Si ogni da dell'instancabile gridi, stridi, trilli,gorgheggi si una me- un alito muovono bene. vi si vede non sussurro, si d'ogni rito e per del esala sacro tutto; è musco purificazione, alla l'effluvio di portata perpetua poco tica sì, l'an- lunghe Il volte. dei rumor continuamente dove ogni il attuta piena verdi sotto vedo vivi, s'irraggiano pini Un'ombra il è lui. Molte di lo Classe, grandi foresta di sarebbe Vedo, i tra Quella degno all'altare. terreno vedo un questa Io è. di pineta io a Ben dove di canto venuto, ApoUinare. colonne gì' intercolunnii, parte la viva. e di il Dante. di di qual parte ! fossi Oh sarei sarebbe nella sia sarà. I Io non ma tempio da d'intorno che da se sa sepolcro basilica lapidea, sorrette ciò essere: foresta spessa Dante, dal sepolcro dalla arca non dell' avvenire dovrebbe ove di vede si non egli ode, augurale, ragione. che Arari queir occhi foce. della frastuono gli intento piedi, ai suoi al o sotto lenità, 1* inno o poeta solennità ha 337 passa fonte poeta che ciò scorra; che della incredibile così ciò l'onda cura ITALICA FESTA acque ad obliare E il vento mare, di e piena 3a8 PENSIERI DISCORSI E IL sepolcro 11 E di l'altare quell'arca.L'arca è che porfido: quelle di sono varie età l'ingenuo il di e sepolto, neir i neri bianchi sentimento oltremondo cherubini la con satiri Capitellie quale fregi,di con stesso, esso ali. Chi le riconosce attici,e la protegge, armonizzati sono col con, fogliad'acanto, che deva virgilianoe platonico vele sferze e con i raffi, i e angeli ventilanti parte il monumento, qua verde. genti diverse, vi forte e il tolo sorreggono diaspro colonnette su posa altrove il fior del là altrove e di di teoria a loto danza una una esamina e dati cau- estatiche vergini bizantine, e in un angolo l'aquila coi fulmini l'aureola tra e gli artiglie in un altro l'agnello con la le e croce, della d'un' chi ara e da nella tre o di rovine secoh, quelh, l'ombra che le da più mondi: del chi il sacello le che si fiammeggianti, è un grande reliquiesante. alla luce ruderi la di più contempla circoscrivono sa Beatrice, impalliditiper ancora plice sem- tempio vegetante suo purissime linee po' stinti i quali non non basiUca; monumento sole, da ma poli grap- imperiosa inaccessibih ammira un unciale i e d'una parti del ipogei penombra dell'antica Presso con vede triclinio monogramma riscintillanti al solenne quelU sacra, vennero uno colori giocondo e qualche il misterioso e obelischi età, da coi vigna s'appressa e del rose ulivo siano se il tempo, dell' ItaUa che venire. av- abbraccia ITAUCA FESTA UNA 329 III. Il rito E il ogni poeta, nel anno concordia il sublime più che si non quel che Dante E anche sì ma di balsamo così canto conforto o Italia rito recidere e l'ulivo al- dei portarlo a quell'accolta operato avesse voi a di anche ma quel tra un'ara, è pazienza e gloria,di copia sì di sì vivo, più nell'anno quest'anno simbolo ramo, che e ramo, un la italianità. di poema silenzio quell'arca sacro figlidi rante du- se ; invisibile,a più persuasivo gloria,in prò' di questa di chiara, in quel l'ombra nacque più giustamente si chiami la vecchia di memorie o la giovine Italia vibrante muovere quel poeta dovrebbe per quel- sa speranze animoso più inno Italia pensosa di il o il quale indegno, che non ma inalzato avesse nel maggio, poeta, inferiore un l'anno di di mese di ma sarebbe per venuto forza, di pace anche luce, di di fiamma. IV. che CIÒ Ma quello non dell' esule vide, la non sua taglio della vile il è che nella mano, legno è e ciò è che dovrebbe foresta beatitudine; divenuto mendico, non essere, dove eglicredè il dannato dove è. L'arca vedere, al rogo, al scito fuorutagliodel capo, il macro agli occhi di molti, il peregrino, al senza vela e senza governo, che 330 PENSIERI lasciato aveva diletto,che senti suo più in pieno possesso si sentì, l'odiato beatrice sapienza l'ulivo tempio, e E vero. E che la realtà è svanito : un che resta io della tu, nel è l'ombra. con il sono Ma del e fortuna, amato c'è suo E suno nes- che poeta una di cosa del sogno vinto il è il megho Mantova, hai o sua non non si sua; dell'arte sogno. resta caramente casa e (i). L'ara ramo. porterebbe. È lo più suo pane l'abbraccia non taglia quel ve gli era aveva poema; dalla che ciò tutto non poeta DISCORSI E che premio dell' itaUanità. E accade qui profondo senso Il vinta. per le tale che che insiste dovere. Si Ella Mantovana le parole di mio l'amico è sono in poterne se questo sarà in e cui la fondo, non tanto non a piuto ademalla Udine: Mantova, e in ella ha ; sebbene no all'" anima Beatrice cominciarono sentore, la visione non timido visione, rimossa d'Italia e del amico sua cara ogni genere della non Fortuna, aver consiglio della e Dante, verso. la Sapienza nell'anno menti. altri- che cortese ventura. dire, soggettivo della così significato, per tutto A se giona, ra- {Inf. II, 6i): „ Il cede non confine. del ricordino si riconosca perchè darsi calcolo guardare a diritto,quanto un conclude industre tale un cifre,le le e che, vuol non somma in è nell'animo sveglia riassume e protesta, fiera sentinella (i) Comitato possiede un Ravenna commuove, Ravenna ella d'amore. suo accesa la mia mi proporziona, Ciò in fatto che al le le due tra sventure, sue perfetta di E vero.. rivali eterne che la prima, finge d'avere, ha, ama primizia, menzogna umano. che Commedia Divina ciò che Dante farà è per manifesta di avvenirgli arretra, non {Par. XIII, prima ma tutta e, per la sua ii8, 199), a salute PENSIERI 332 risaiole,immerse delle nelle O due è dal Là, respinto Anita romita di casa l'Eroe E morire. a ebbe, della dagli stranieri ; le dileguare essersi E Mantova lago, il vita e il sacrificio di a i polpastrelli, O è meste, la selva che donde la selva sacro; non suoi sa sacre o forse di che non gli pare fosso; ed si è mutata in giorno, e l'uomo restando sano, come una le nuova adora sconsacrato tornò se si fosse vuole fosse aggira a suo pur silvano ciò riuscito un l'uomo libero, e essere di luce di notturna tempera foro morte nuovo un agio, libero nel che degli alberi, qual prima inabissato per Ravenna il poema mosse chiome vi si forca, raschiati stati macchia che per la difficoltà per foresta viva di martirio. la selva ecco donde croci città I Presso e scente iride- insegnamento erano prese d'oscurità piena volere, cui nel fosse. specchio l'Italia ogni sterpo gli è catena, e ogni fa la luna tonda passando tra le e l'Italia dieci prete compagni sante, o di le dita con piani popolo degli insegnarci la santità,inginocchiato avanti benedicendo, i lo E dolce un il divino — nei finalmente e delle morire. — cui Ma vivesse Calvario Italia,dopo veneti, svanire è, lungo insegnato agli italiani risurrezione colli come triste notte, la terza l'impero. Garibaldi che presso del fu porte di Roma, quella rustica e spighe da poco vide, nella là nei e si spense volle inermi qua alle dove luogo lì aia. portò accerchiato morte, e grande Garibaldi di future,e imprese mostrata lombardi, armati 1 Presso una in odorata coloni, battute, r intendimento era con cannonate, a mare marcita. Ravenna e fattoria solitaria una nella roncare a città,Mantova sante Ravenna DISCORSI E dritto era, baratro sotterra ma l'inferno del- agli si fosse antipodi,e alto quanto ITALICA FESTA UNA arrampicato così monte un per l'abisso. profondo era 333 VI. Virgilio Al di limite all'uomo Un Dante. d'essi le e (i) Nella pioppo, sul di Vita secondo gravide il campagna! suo E usignolo devozione e che giorno Era cantava. più amici. Scalori, Urangia-Tazzoli, Cisterni, Chiggiato, Massari, Gorini, e collega Bertolini, gonfiava quel severo la mirabile animoso ti ricordi gola che canora, maerens donne e tutta per maggio, aveva gli usignoli Ricordate, o Cottafavi, Finzi, Zilocchi, ne proprio Mio mostrai sui Gorini, soggiungevamo Qualis populea e „. Po, Andes. Bertolini? te i voti loro di festa: tutti ad altrove che il di sereno Virgilio le scioglievano quel giorno ognuno, di avevano e di agguagliò che l'albero il Mincio e piantato subito grande, ne letto piantone "Un nascite che ivi facevano di Virgilio lungo Cantavano cantavano. buoni che alberi Quanti scioglievano i e si chiamò e s'era le incinte tempo gran nelle cosi tempo somma sgravate, e pianura. natale, e si legge: Donato prima, dalla da ma del paese poco pioppi piantati molto consacrato da il costume in dì suo dall'altro, verde sua a nuarono Conti- Virgilio(i).Virgilio era scritta si fece luogo, l'uno facevano non puerpere all'albero voti gli altri: tutti su mostrò occupato. aveva piantato nel stato era slanciato la lo tato presenun'ombra Virgilio si vivere, propagandosi a era stato: era lunghi pioppi cipressini della Un fu uomo silenzio lungo bensì i che dall' oltremondo. veniva che altro selvaggia si selva quella un Dante e philotnela sub buon qualcuno, pioppi? i versi umbra. maestro E di noi che con Virgilio: DISCORSI E PENSIERI 334 imitato, ripetuto e guastato: non di tagliasseroi rami qualcuno consegnarne si in ad assentendo per certo per il che PoUione, che nemmeno deir di l'amor i diverbi e e Eneide. Poeta carmi, discordia tutte dignità e la santità che egli canta, se profeta, canta dei dini; conta- del opere del alla della Nessun poeta che Egli ciò canta che egli è, stici ru- l'abbominio pace. lavoro. veramente nostro boschereccie, sui di guerra, Egli ciò gli cantare a di più persuasivamente cantato dico? e pastorale o quello le avene l'invito e ha presso Augusto; e le fatiche tre e sulle buccine moderno onore della gente glorificazione fu il fine della sua Augusto in civile poemi e la alto, sulle suona ecloghe vita e non pure tutto, riconosciamo Mecenate e sotto Noi farsene pastori che Certo, di e della dei dell'erede e che ispirò, senz'altro, nemmeno Giulia in scrisse Gallo e agricoltura lo amori Dante a scriverli Varo e e rigermogliasse Virgilio nascondeva quanto Virgilionon gusto vedeva intendimento. verace altri che si terra albero un arderli,invece per alla in poeta figuraun di veste non pianta. Dante nuova grande un era se da se come lui la il Poeta è è; non ancora fu come l'oggi: del- creduto, Per Dante, Virgiho non solo fu il profeta inconsapevole del Cristo,ma il suo proprio, il profeta di Dante perciò, dell' Italia sarà. — A Dante certo modo, cerca di che cercava che parve il Poeta e di appunto pace la e Mantova di nel rappresentato patria — suo di di che ancora aspettavano dal fato, raffiguravano,così, Troia, l'errare per l'eroe avesse, in profugo, in gloria,l'esule la pace gloria e L'incendio Enea ogni nel mare, . e la Dante patria. le guerre luogo assegnatogli l'anarchia medioevale in in quel tragico momento la lasciare senza ITALICA FESTA UNA 335 l'impero cui si spengeva che libertà; si preparavano i comuni signorie.L' imperium sine adempiersi fine vaticinato in quei tempi doveva pure nei tempi nuovi I Allora Virgilioparlava latino: era già a piegare le lulio. sub nato Ora avrebbe l'Ombra parole prime le sotto si annunzia ambo parenti lombardi, due e d' il l'antico, e pelago,come un d'una morte vina. indo- dalVonda uscito nuovo tova Man- di gliosa peril'antico, che, come più gravi pericolinella terra, segue, profeta nell' oltremondo, per tarne l'antico,un riporE se della grande concordia l'annunzio umana. aspettato da è come di tale l'annunzio sappiamo vano, che però soprapporsi l'Alpi e fu, è, varii popoli riconosciamo e e Virgilio,sulla dal venuti ai vari il mare, beatitudine universale Dante, seguendo di a profugo Con figliodi come Mantova: di Vossa la città edificata sopra Così lombardo. parlato pronunziò la significhiamo caotica mare che popoli riuscito è dal e prima parola zaglia accoz- monte tra erano cui per l'Itaha sarà. VII. Il O figliadella uomo! Noi della buona e poeta deiremigrazlone nelle dobbiamo sembrano traversie e sempre un della religiosamente leggere consultarli italica, novella accenni il Dio Parola, Italia, come che nelle conforto sanno divinità. di che ha i Ubri dubbiezze nelle nazionali. sventure fatto del Vi veremo tro- turale, soprana- vaticinio,consigli che Gentili donne e cittadini di 336 ? PENSIERI voi Mantova, significaun inaugurato oggi avete di secolo di quarto Ma lianità. umile faceste autore vademecum questo nel del Volete mento? che madre che fatta che più compilatore, madre? di il Nos fu hanno il segretario meglio, due le prime meraviglia accorata, con Ma alitato è madre, una nel una figliche Chi, vono, denimo ano- o quest'anima cuore egliguidò, fu che A poeta dell'esiUo. del il poeta esule, della capo che contadino sua emigra: fines... ripeta le parole di latino Virgilioin preghiera. Abbiatele della sacro dulcia Nos patrie fines Nos patriam fugìmus... di L'autore di tremor : a Italiani! o (i) il patriae che mente, o, colui Lasciate esse ti ha il triste idillio è col soltanto uno (i) Virgilio.Se dolce padre opera agitato da tutto di bagnato figli!ai suoi vogliano, lasciarla! non torioso vit- anno tutto ai suoi parla ohi — ispirò all'ignoto Ecco nascondersi. vuole pur si rivela emigrare? domanda la parole: che dolore di spasimo più è surrato pio, minuto, insistente,sus- ribevere, volute invano Tita- per vostro all'orecchio,singhiozzato, lagrime voi Ubrettino divulgate. Chi ora e d'un che — da che faceste, niente sublime alto e bandiera una speso che ciò tutto bello, più nobile, più veramente DISCORSI E patrio amor anima e ne quel sia del amato, et m'è più ignoto. È Comitato o, meglio Mantovano... ancora, arva. di umido Vademecum non linquimus lagrime Clinio e imitato. ne e ciante bru- Cottafavi, sia lodato, UNA Di FESTA ITALICA 337 emigranti di qual tempo? Si è detto pochi giorni sono: Non è più l'emigrazione, è la fuga una fuga silenziosa attraverso l'oceano Si è aggiunto: Si direbbe e l'Europa quali parla il Profeta? " " „ " „. che imperioso si salvi chi può, spinga un di d'italiani migliaia (i) In „ nel 1905 quest'anno nelle madre tria... pa- l'emigrazionerispettoa di 245,381 capi. precedente aumentò vero quella dell'anno Crescesse dalla staccarsi a centinaia medesime proporzioni; di italiani fuggirebbela pamilione quest'anno un tria: Nos non emigrerebbe l'Italia, più gl'italiani! patriam fugimuSy potremmo dire, generalizzando veracemente. Poco di meno di noi dolenti. povero uomo di capre, allora duemila Rappresentava che e fa, Virgilioparlava anni una si il innanzi parava la trascinava se popolo il come suo un gregge dietro, che aveva allora Tanti gravano altri,come figliato. quello,emii quattro punticardinali, l'Africa verso verso la Scizia,verso l'Oaxe la Britannia,in capo al e e mondo. deserti i campi. Io non D'ogni parte erano esclama il popolo che canterò più emigra. E il " „ dell'esiUo poeta dolcezza. le Canta i mandrie, sue nella inalza siepe a ritorno,desiderio api per devono (i) La 20 così terrìbile Le parola Luciano e un i suoi il cui Rubetti culto, gli esuli Rivista in La surro sus- già parte, quelle imagine {La fuga...) è in alberi, domestico richiamare Magrini, altre di Guido in chi amaro suprema col desiderio risuona forse pensiero suo giovane scrittore aprile 1906. confine quaU egli aveva nel patria, di api. E quelle api sue del le della campi le lui il canto per o del rad- nobile Repubblicana, Vita Internazionale^ aprile 1906. G. Pascoli - Pensieri e Discorsi 22 i 338 PENSIERI dolcirne copia l'esilio col giochi con dandosi qualcosa moglie fa bollire casa le della vita canta, ed e ecco esistono cuore più triste del essere: Dante ha andare innanzi che del poeta curandis del Ci in celebra le il auxit: reculam con l'apicoltura. A non molto addietro. (2) Vedi (3) Vedi in sopra padre medesimo a il pag. fu in volume 274. a a sono non piccoU sidenti, pos- sufficiente disce, impe- non grande (3). E con so pag. d'abi- centri altro patrimonietto fiore, non sore. precur- continua e i dei muglio un città,i Virgilioe ben voce, ciò sia belle di E sé. cali vo- egli inteso la mediocrità accrebbe Ostiglia questo più ha campagne da strumenti strumenti soltanto pace grandi e Donato, sue sono le zappe del plaustro o il Comune fa che ciò tempo pagna. cam- semivocali la dolente pietà noi. Nelle a (i) Secondo della gh romano un Virgilioè veramente ragione. Egli guidò lui godono anzi tepore come Virgilio(2). Ne in bene, lavorandolo loro dove coi l'agricoltura;gli i mezzadri. nemmeno paiolo la i muti e per cigoUo Può bovi? al o mentre la feconda presso gli schiavi, che palpitante di nel il trasse domestici si esercita non il cioè vocah, quali città pennato, fehce quel che dei e pomi, quelle veglie fido e Aglietti gli aratri,costituivano coi feste miglior parte due sogni di rigenerazione umana; la schiavitù Gli è cessata, è dileguata. gli animali come chi li procacciò delle schiuma o colui canta tra strumenti di col conserve, i suoi Così fare da sue tra sua carico cantando tesse terra, la campestri, quelle gite in l'asinelio mercato la le dolcezze canta rialti della l'amor canta prodotti,goduti da suoi lavoro, dei e (i).Egli dei bontà e DISCORSI E se 24 e del ancora sgg. apibus suocero sia, PENSIERI 340 maria anni man mano ora dalla del dovere omnia circum, per di dove fermano, là lacerarsi e giunto guerra, e ha della è fine vaticinata la sua di lei lasciare ma le vele. O dell'esilio queste sante e Non è lavoro in dai e Chi povera in Esso non la e della presentimento il suo Questo sangue eroe, nel i simboli sé mare cui a cuore religiosi quel sia non che già narra l'ordine la sorgeva è poeta strazio perciò di piange : piange tanto e si che gare spie- guarda patria. 11 teco. ancora se sia esilio,ma esso; diede Sono fuoco. Eppure, Racconta che della le calamità e qui spira. Chi poeta Virgilio ha non dell'Emigrante Mantovano parole? la povera, se vostra perciò dovete la cari, amatela mamma pane sua, da benedirla. senza straniero, lontano vostri ha patria e paese rinnega e il comprendere, quando padre suo fatale bensì patria,porta nuova. veral fa tutto lasciate anche scorrerà di Vademecum nel cui l'esiUo patria ancora scritto Se che si condot- focolare. tempeste pianura dove Mantova, il tuo rasa anche quei simboli, conserva il vecchio " le voce l'avversione ma con suo l'antica,la contiene; la del il loro promessa nuova prodigi, dalla ora E l'altrui. come d'una la ricerca la Egli porta fanno che trova spargere il fuoco terra, porta essi mèta, Roma, Roma antica. e per se da seguire il suo cuore a mari, respinti ora fame, altrove. tragica,in Attraverso fu di egli dovè come alla avanti infinita sua il tutti i dalla li chiama che andare, gloria si pestilenza,ora deve tiere DISCORSI E cercare dal pane vostro ugualmente, soltanto dargli? laggio vil- mente. forte- perchè è UNA vecchi vostri dei le per dei e miserie, sue grande luminoso e patria,che la vostra Amatela, ITALICA FESTA vostri ancora le ceneri custodisce le cari; per il per 341 che avvenire suo glorie, sue sarà „. IX. L'Italia Sì: la terreno. non è Ella ha lento un le Portate, portate ! Fatela Ma scaldato in in amata parte scuole rechi nell'intimo che informi Italia alla riconosciuta e e i siano patria,se volete che fuori Fate che ognuno preferite. grandi dell' occhi, ai suoi qualunque Dei loro tu, scure, e dure o o morto croste Dante, che fuori del la virtù essi tocchino. terra pugnace ItaUa, che hanno pensatori,eroi combattenti, con sapesti le in cuore questi Penati, tu, e l'abbia Scuole! Scuole! desiderate, cercate Va focolare suo questa luce che due altrove l'esiUo, per siano Dei', eroi del che Moltiplicatele di fare il fuoco voi con sé. Scuole! per nata condan- l'emigrante si sia già in patria quel focolare,che quella luce l'abbia prima itahanità l'itapatria.Bisogna che la sua a che hano è non ma dal il mondo! bisogna veduta miserie, sue luminoso e fumacchi di emanare splendere illuminò volte grande un fato. dal eterno ha patria vostra avvenire: fuggente in poeta del pane te eroi altrui grandi martiri. riassumi scampato bello I al rogo ovile. Tu e tutti che componesti PENSIERI 342 il poema si può seri mi- essere grandi. e Mostra in cui di Dante. che loro siano fuse Dovunque gente, ricinto dei della la veste fiamma viva, ItaUa, come perchè in esilio,ma idee, eterno, che linguaggio in quello nostra Genio o il quali erano esule, Dante: velo, il manto, verde fosti tu, come Dante, tente po- di nostra immortale, candido l'Italia ; fosti mondo collochino, o Beatrice là è tu ti nostro colori tua alte più essi fuoco o parla nel si non state Vesta, e che loro insegna sacro, DISCORSI E ma sebbene non in esilio. X. L'Italia Perchè selve il sì. civiltà e suolo, E il maestro egli sa di nuove dalla latinità vive saggi i scienza, nobili a acuti terre hanno più ingegnosi pensamenti, i esempi. Sorgano del onore genere Dante. giusto, il poeta Dante, le guidi: egli sa la di migliori prodotti dell' arte, i più prosperino, i è come deserti essi, fari,oasi, asili,centri bei di o le per paesi dove saranno, più e vincere nelle più più e quelli vengano le colonie Virgiho, steppe sono più caldi, i più mantengano umano, ora degli Oceani, Da della trovati sentimenti i rive sono, Divengano umanità. del si che vergini,già suona e esilio. Sulle estensioni immense o in esule prova. latine,o tratto ispirazioni. EgU il e cammino, guidi gli emigranti almeno le dell'esilio più tra nobili i popoli parole che e le FESTA UNA Egli ha disperde Parla Se anche, Egli da mondo, E Milano, vincitrice delle strepito eloquenza dei fluminaque i la che fiumi già la ricchezza, In alto L'Italia i la con erano gloria cuori! ricomincia. più a d'Italia. latinità, e severante per- treni, col luminosa e visibile VirgiHo lo con dei soltanto che Milano. lombardo, subterlabentia l' anima la a melodiosa col italici antiquos cioè fischio col fiumi inteso, è Uditelo, parla bell'arte, d'ogni perenne come! eterna, sirene, ed parla, Virgilio, macchine, delle muglio che inconsumabile, lombardo... ripeto, lombardo! parla 343 lampada una oscurità. ogni genti. Al se con ITALICA gore fra- ammirava: tnuros: sono ora la energia, 348 Il INDICE settimo Messina A La nel di scuola mia Pag. giorno «47 d'estate. 1901, grammatica 257 „ A La Pisa, nel prolusione, come 1903. d'oro messa 279 » A Antonio Pisa, nel Mordini A L'uomo in 299 1905. Barca di giusto primavera. patria nel Barga, di 1905, «313 , A Una festa Barga, il XX settembre del 1905. italica 325 » A Mantova, nel maggio del 1906. DI FINITO IL NELLA DÌ STAMPARE MCMXIV GIUGNO XV TIPOGRAFIA DI IN BOLOGNA A. CACCIARI