PENSIERI
E
DISCORSI
DI
GIOVANNI
PASCOLI
MDCCCXCV-MCMVI
SECONDA
EDIZIONE
BOLOGNA
NICOLA
ZANICHELL
EDITORE
V
Editore
adempiuti
i
doveri
p:serciterà
i
diritti
sanciti
dalla
legge
PREFAZIONE
Quel
e
alla
che
nostri
che
col
Umanità
fu
mio
al
E
vada
"
nel
lui
a
forte
il volume
e
oggi
con
miei
a
il
alcune
delle
raccolgo
il
hbricciola
per
di
di
varia
Messina
a
dal
Danteschi,
libri
Vincenzo
amico
stesso
e
era
alla
pensiero
parole
LibertàJ ^LibertàMQiiesta
pervade
è
Pensieri
Messina
mio
che
ripetizione
1903
dei
e
quale
anche
riverente,
che
edito
modesto
Muglia,
Miei
titolo
stioni
que-
più
volume
la
o
grandi
che
qual
parte
editore
coraggioso
dal
Il
maggior
sua
quello
scritti
volume.
questo
le
trasparisce
tempi,
dagh
poetica
tormentino
o
coscienza
apparisca
non
la
mia
la
dei
come
e
alla
intorno
senta
scuola
appacino
in
io
Sicilia
grato
d' allora
è
che
cato.
dedi-
V idea
v'offro:
e
:
VI
PREFAZIONE
libertà
da
cima
E
fondo.
perciò lo
dedico
solo assomigliatea
a
voi, che non
i ceppi
nel disdegnare ciò che mette
me
al pensiero, ma
che
nel mio
cuore
rate^
figugiovane, ardente di fede e parco
uno,
di parole, franco
ma
a
monosillabi, libero
Sicilia. La Sicilia,
ma
a
cenni, la vostra
a
tutti i discorsi
con
che
mafia siciliana,non
la selva
si
è
fatti sulla
sono
da
terreno
tarvi
pian-
A^\
partito ossia del
contar
non-volere, ossia del non
più se
non
uno
come
viluppo
sterpo in un
gran
inerte e infecondo.
Che ! In ogni siciliano
il proprio io è h che negH occhi
grandi e
profondi sta in guardia della persona, piccola
oscura
^
(come
tutta
la
vostra)
vuol
non
Italia. Bene!
nel resto
Caro
Vincenzo,
in Sicilia
italiano
fiero. E
del
uno
di voi.
perciò
silenzio. E
e
vi
perciò
ammiro.
perciò vi
il successo?...
io
venero.
T Itaha
ho
non
vi
simo
mede-
suo
sia
Benissimo
siciliano
più
E
mondo.
l'
del-
resto
che
vuole
non
la Sicilia
E
liquefarsinel
E, per questo
sentimento,
annullata
cara!
e
trovato
di voi
amo.
!
E
più
e
siete
E
lavorate
E
vi
in
arriderà
PREFAZIONE
M'
interrompo.
Trasparisce,
L'età
che
e
VII
mi
ella
più
dicevo,
E
fugge.
che
fugga.
di
concedesse
non
Pur
risca.
appavorrei
esprimermi
più
meglio.
Ne
farei
Bologna,
caso!
proprio
giugno
del
1^7.
Giovanni
Pascoli
FANCIULLINO
IL
^
È
'^
dentro
noi
fanciullino
un
(i)
che
ha
solo
non
.
brividi,
lo
sé
Quando
la
la
ruzzano
con
solo,
noi
la
occhi
ed
un
Il
il
la
nell'età
(i)
fossimo
tra
loro,
ed
forse
Phaed.
77
disse
spauriti,
un
non
fanciullino
di
visacci
che
ha
"
Socrate,
noi,
a
di
non
forse
ma
siffatte
aver
paura
vi
c'è
cose:
distinto
più
matura,
sorriso,
"
Come
persuaderci
di
dentro
morte
;
in
anche
costui
della
e
campanello.
nella
un
e
tuttavia
udiamo
prova
fissa
tiene
ingrossiamo
di
con
quindi
accendiamo
egli
non
pito
pal-
un
Ma
noi
come
Cebes
sente
sentire
come
E
o
timore
persuadere
d'orchi
noi
così
E.
spauriti
come
fa
squillo
„
meglio
egli
che
sempre,
solo.
noi
maraviglia;
segreto
giovanile
si
ed
desiderare,
confonde
insieme
e,
suoi.
fanciulli
due
piccolo;
resta
tinnulo
suo
Plat.
egli
dei
guaire
un
egli
tenera,
in
primo
tripudi
e
piangono,
e
voce,
tintinnio
quale
e
serena
arrugginiamo
sempre
nostra,
nuovo
antica
sua
la
strillare
uno
cresciamo,
negli
'è tuttavia
godono
sperano
che
ancora
età
contendono
e
temono
A
nostra
voce
sua
lagrime
ma
scoperse,
Tebano
Cebes
credeva
come
dunque
noi
viamoci
pro-
di
come
^
•
„.
G.
Pascoli
-
Pensieri
e
Discorsi
o
1
PENSIERI
2
in
perchè
quella occupati
della
causa
d'onde
che
la
sdegna
che
tono
l'altra
della
rantola
le
suonano
come
punteggiate
ora
piccolo,
e
l'altro
vecchio.
è
il
(i) Che
espressa,
(Od.
325)
e
I,
Sono
Ogni
(ib. 351
vecchio,
all' altro
ciò che
a
ragione
di
consuona
me
che
poi
il vecchio
1'
dio
un
Omero
di sé
nel
piantommi
ciò che
sai
e
Femio
che
che
il più
gli
uomini
nuovo
con
521
e
al.),
(ib.22,. 347) :
cuore
di lui dice
malie
molt'altre
Penelope (ib.i, 337 seg.):
de
le
genti.
dei...
con
la
più
canzone
nuova
o
più quel
canto
seg.):
Poi
sua
periclytós
(ib. 8,
afferma
stesso
da
e
(i).
canto
suo
epiteto
Demodoco
la
è
canti...
con
d'uomini
il
con
aedo
io, che
giovane,
è
si dichiara
non
Femio
L'usignuolo
nuovo
indirettamente
ma
maestro
Opere
E
sia
giubilo,
un
l'uno
e
e
singultite
l'aedo, e giovane
è
antico, e
è
con
Femio,
grande;
Vecchio
comune
specialmente
Il che
spicciolatecome
è
bianche
un'ondata
tra
domanda.
ticato
affa-
è
di
ora
mare
Femio
parola
copre
una
usignuolo
mare
dell'usignuoloora
come
Vàinàmòinen
ode.
si
spiaggia. Ma
quelle
mormora.
note
lamento,
un
che
Il
e
gogni
ver-
l'uomo
di
d'un
grigio mare.
vita,
sulla
Ma
l'armonia
e
ruscello
un
si
il chiacchiericcio
ascoltare,come
presso
dall'ansia
e
simile
più dis-
chi
recente.
udirne
e
grave;
il vecchio
presso
spume,
lui
e
ad
dolce
assai
gorgheggi
O
che
come
troppo
ancor
parlare con
rispondergli a
è
giovane più
vecchio,
conversazione,
passato
riposato ama
voci
al
egh,
quello che questi.Il giovane in vero
fuggevolmente si trattiene col fanciullo;
d'un
e
al
e
anche,
vede
sé
e
ne
fatto
golo
quell'an-
a
E
risuona.
la
perorare
badiamo
meno
esso
all'uomo
accanto
rado
di
litigaree
a
fanciullo,si perita vicino
l'invisibile
a
vita,
nostra
d'anima
che
DISCORSI
E
pregiano
all'intorno
ed
amano
de
li ascoltanti
rìsuoni.
più giovane
FANCIULLINO
IL
Chi
imaginare, se
può
Vyàsa
cose
sacre
L'aedo
degli skaldi.
e
talvolta
fa
interiore,anzi
bimbo
l'altro chiasso
Quanto
ad
ascoltarla
ricordo
Vàinàmòinen,
a
di versione
al mio
dovuto
udire
forse
il veggente
(i).
del
la vocina
aiuta,mancando
e
da
molti
(oide)
è
canto
invita
intorno,
più;
suo
di
impedisce
l'età grave
il
apparire
vecchi
veduto
vede
non
nella
penombra
mento
fram-
quel meraviglioso
PEPavolini
le
tutte
sa
ha
che
il bardo?
e
e
Ossian,
è
l'uomo
è
perciò sa, e anzi
(aoidós)che
Non
penitenza
nella
profane. Vecchio
e
l'aedo
vecchio
non
invecchiato
è
3
{Sul limitare,
pag
75
seg.):
L'antico
e
Quindi
l'antico
Vàinamoinen
quando
udirono
il
sentirono
(i) Od.
8, 499;
Badiamo
a
che
privativo
etimo
di
con
Od,
I, 337
aoidoi.
gli dava
la
mediti
Polifemo,
oltre
polyphemos,
epiteto déiVaoidós
resto
a
Odissea
la
2,
150,
un
la
piva
"
a
dire, giova
il
essere
(22,376),
musicalità
sua
con
del
pieno
di
dolce
sufolo
solo
molto
resto
è
sussurri
le
suo
nome,
di voci
d'amore,
lui (Theocr.
e
: mostrava
l' accecamento
vino,
Ciclope,
è
somiglia
nome
che
Ciclope
al
se
il
nessuno
Id., 11).
terribile
il cui
pecore
„,
cantor
di
ma
nella
mostra
(9, 315):
parava
nel
o
Phémios
quando
riguardo
bevitor
e
del
nome
il
il secondo
riferita
su
osservare,
d'uomini
E
e
versi
occhi, sì, lo privò,
l' espressione
mangiator
i due
oìdas
con
Degli
ripensi
oso
Femio
che
come
8:
quello di Polyphemos.
egli
musicalità
di
64
Si
Persino,
di
del
il
primo
codesto
che
asseverare
da
aeidein
Si confrontino
cantori.
il
di
V etimo
intendo
terminano
aoidén.
soave
Vaoidén.
che
che
affermare
No:
agli antichi
seg.
Si
d'aoidén.
vedere.
presente
era
suono.
intendo
non
canto,
nuovo
il dolce
phaìne
io
vid-
e
Vainàmoinen
verace
monte,
vale,
esso
Ciclope
dei
è
presso
Ciclopi
in
come
sa
crito
Teosonar
PENSIERI
4
(i).E
deiranima
noi,
soltanto
avanti
fanciullo
che
e
vecchio
che
parlasse
fanciuUino
dal
che
da
fanciulla:
Achille
Odisseo
di
e
da
ebbe
Da
Femio
quelle
rivolge il cieco
cui si
un
dall' iddia:
o
di
se
figurare
torno.
dio
dal
E
fanciuUino,
un
torno
precordi
dell' iddia
o
lui, e
che
da
mano
per
nei
dentro
lo dovrebbe
guardando
sementò
allora
tutti i fanciulh.
solito
per
una
son
di
vede
la visione
sempre
canzoni,
tante
di
o
dio
hanno
che
che
cieco, condotto
e
il vecchio
occhioni
fuor
cui si mira
con
dipingere Omero,
a
avesse
uno
occhi
altro
sé
DISCORSI
ebbene
più,
quelli
con
ha
non
gli
se
vedono
non
E
aedo
(2).
II.
Ma
il
dentro
garrulo
monello
risorta
ciò
ricordare
a
dei
sensi.
di
Achille
più
Ciclope meglio
non
le
sono
ai
premono
i
e
guerra
sua
alla
(2)
vocali
orma
che
d'
vita
in
una)
Elena,
sì
fanciulli;
le aste
che
tutto
dal
E
e
porta
le
a
quello
è
morìo
ru-
parlava
per
dee
che
grandi
e
la
quadragesimo
della
siano,
che
i carri
da
Così
traversie.
che
credere
col
gU amori,
sono
bronzee
il poema
vita,
s'intratteneva
e
e
nell'anno
poeta
la
il gran
dopo
Calipso. Non
con
lunghi viaggi
Cosi
(bastava
che
medesima
sua
fanciullezza
sua
belle
dopo,
o
la
erano
attraverso
cuore
per
cominciata
età,
E
la
cantare
a
e
donne,
(i) Ricordo
stata
in
vocale
vergine
Erano
lui, invisibilmente.
fanciullezza,conservata
e
la
o
sia
Comedia
della
ottavo
contemplazione,
posta
op-
attiva.
lo
vero
che
l' accompagnano
reggendo
„.
il
rappresentò
«
la
Manzoni
mal
fida
con
Con
le
Muse
le
destre
FANCIULLINO
IL
codeste
vecchio
Omero
le bellezze
della
della
e
al
narrava
cose
ciullino, piuttosto che
della
voluttà
le
sole
(i).
E
dea
5
le
nar^va
da
paesi
notte
col
il
Tindaride
della
e
figliadel
^
linguaggio
proprio
suo
fan-
suo
infantile.
Tornava
villaggioche
ma
Ne
parlava a lungo,
particolaril'un dopo l'altro e non
stati mai.
nemmeno,
erano
foglie.Che
senza
bello, ciò
che
avesse
parere
"
a
grande
e
a
cui
vi
aveva
agli
ricorreva
che
sempre,
che
il
mare
che
i
si
(i) Non
sulla
omerici.
l'elemento
le donne
bastarono,
e
dramatico
del
se
ne
più dramatico
ma
di
crearono
ma
segna
Orlando
meno
Le
loro
si
moveva
ed
vano
Face-
aste?
forma:
teva
ripediceva
fissati sull'amore
poeti tragici
e
la
esso
e
poetico di Rolando
sino
per-
poesia epica,
erotico
dei
accrebbe
nella
non
l'interesse
diminuzione
furioso
si
poemi
in essi poemi,
Ciò
innamorato
? Avevano
frainteso
alla
mentovate
nuove.
erano
I guerrieri
assolutamente
gli antichi
in
navi
loro caschi
successi
e
nota
una
galleggiavano
belli attrezzi,bei
altra
così
«
che
femminile
designate
ciclo,
poetica. Così
anche
ma
le
e
lare,
novel-
suo
discorso
essere
con
immediatamente
bello
„
colori, che
non
poeti moderni,
donna,
corali
colorire
E
Per
"
nel
che
e
credeva
spumeggiante.
era
pensiero
i
solo
poeti
a
Diceva
•
uno,
nuovo
parola
nel
i
bruciare
bello
e
momento
al passo.
ombra.
il medesimo
diedero
La
capellilunghi.I
movevano
lunga
una
e
uditori.
salato,che
era
? Portavano
i
nuovo
di tanti
era
da
lui pareva
a
visto,e
cosa.
V
tralasciandone
dipinta la prora,
bilanciate,che avevano
banchi;
creste
la
c'erano
non
foga, dicendo
con
avevano
ben
perchè
tutto
il
montagna;
che
schiappe
egli incastrava
sempre
che
le
ogni
a
„
riconoscere
nere,
che
esempio,
per
della
pastori
che
lontani
più
altri fanciulli
ad
parlava
ne
esso
ai
vicino
più
è
forse
non
per
di
amore
Canzone,
senza
es-
è
Ò
"
e
PENSIERI
anche
"
tutti in
parlò
che
chiudono
è
meglio
Non
dono?
"
vivere, mica
„,
"
disse
e
morire!
„,
si adunarono
Non
di
mancava
quelle spiegazioni
„.
"
la bocca:
"
solo
ubbidite, perchè
devo
bene
sta
che
I
"
pulcini
fatti i
aveva
grande
-non
La
rimanermene
chiarezza
farlo
ciò che
a
Un
divino
"
e
scrollò
far
per
o
due
modi
per
farne
per
farne
per
in
dar
l'idea
luogo;
un
intorno
d'una
esso
senza
sensibile.
si vedevano
Il dio
le
i
scosse
e
in
fatto
qualche
s'ingegnava
E
uditori
fatto
Così
vano
ave-
piccolo
maggiore
uno
ora
con
in ciò teneva
un
rappresentava
ondate
grosse
capelli,
Sopra tutto,
„.
i suoi
e
grande,
con
la
gere
giun-
i morti
ricordava
gianti
spumeg-
spiaggia,e strepitae tuona,
descriveva
che
d'uomini
di
colmi
accorre
di
sciame
uno
pieni
mosche
latte,per
agglomerarsi
vasto
e
tutto
strano,
moltitudine
ai secchielli
per
grande
così
minore.\
uno
e
e
più
nell'orecchio.
contro
il confuso
di
che
uno
vedere
getta
"
era
pensiero,
ora
agitato che
si
è
suo
o
intendere
ma
era
„.
e
ciò
contrari:
mare
subhme,
bruciare
che
il
sott'occhio
più
madre,
più piccolo:
che
e
l'arco
nuovo
tolti da
la
con
molto
sopracciglio
tutto
spettacolo più
nove
riusciva
per
l'Olimpo
capire
paragoni
un
accese
il
e
mai
è
non
qualche circostanza, per
tirava
mosse
supremo
senza
Aias, quello più piccolo,
importava più
arciere
cataste^
volta
saltava
apposta:
"
„,
l'altro,ma
Qualche
„.
otto,
erano
pulcini
come
piccino...
dire...
ubbi-
„
„.
troppa:
furono
e
„,
luogo
un
DISCORSI
tanto!
pochino, mica
un
E
d'un
mere
espriesercito
guerrieri.
Questo
era
il
artifizio
chiamare
che
spesso
solo
suo
ciò
se
artifizio,
ch'egli
la cosa,
faceva
mediante
il
pure
così
suo
si
può
mente
ingenuaparagone,
IL
riusciva
chiara
vecchi
che
asino
i bimbi
fatti che
se
non
di
suon
non
né
parere
anche
agli altri
lo
ragionevole, di
secoU
gli uomini
dopo
i trent'anni
che
verosimili.
più
non
Ma
di
nascono
restano
perchè
a
mirabili
altro
mento
argo-
lui,che
bili
mira-
bambini
Y
come
uditori.
dopo
I
quali
trenta
pur
trent'anni,e
anche
fanciulli.
qualche parte
per
i
maraviglia. E non
secoli
dopo trenta
con
cose
farsi
assai
di tutti i suoi
ascoltano
voleva
per
anche
allora
No
già
egli sapeva,
nell' anima
bastonate.
esagerava;
gli parevano
d'un
prato donde
tanto
non
parevano
si credono
non
nel
perchè
erano
come
cieco
Ed
dovevano
sarebbe
d'erba
di
cicale,
all'indifferenza
a
farsi capire:
erano.
\ lui,che
del
raccontava,
come
ora
cacciarlo
parlare
frinire delle
eroe
seguita a empirsi
quanto
così
grande
fanciuUino
onore,
X
d'un
più
paresse
il fluido
all'incessante
savi
vogliono
il
no:
sempre
confrontava
quando
come
la resistenza
o
7
più piccola, sebbene
;
alcuni
FANCIULLINO
III.
Ma
è
in
qualcuno
né
a
e
:
la sohtudine.
da
concavo
e
sia, non
non
lui stesso
nulla
vicini.
cui
dell'anima
le catene
tanta
Egli
Egli non
tutti il fanciullo
in
veramente
a
vorrei
parrebbe
me
avrebbe
non
risonare
credere
le
giungerebbe
sua
sarebbe
unito
ad
né
Che
altri
di lui la miseria
dentro
voci
musico?
degli
quel
sé
altri
all'anima
all'umanità
se
seno
uomini;
dei
non
suoi
per
della
legge, le quali o squassasse
gravi o
schiavo
ribelle per la
uno
o
portasse leggiere,come
novità
o
gli uomini
indifferente
si sentono
per
la consuetudine.
fratelli
tra
loro,
Perchè
essi
che
non
ere-
•
8
PENSIERI
diversi
scono
in
diversamente
e
loro,i quali,per ogni
data,
si
ve
ha
ne
l'uno
chi
è
due,
indistinto,come
della
cielo
di terra,
e
si
se
dentro
non
l'eterno
sé
Ma
io
non
pare
in
loro ;
non
che
gli uomini
T^ i
altri
sua
semplici
sono
al
paura
quello
e
umih.
Egli
che
alla
cose
non
luce
vedute
o
ci sia. Ma
crede
sembra
o
sogna
mai;
quello
popola
l'ombra
(i) Augusto
mirava
la
luna
Conti
o
le
di
dando
ricor-
che
parla
alle
il cielo
di
sua
bambina:
stelle, metteva
voci
di
ha
sognare,
e
una
che
vedere;
fantasmi
narra
vita
sua
di
•bestie, agli alberi, ai sassi, allei nuvole,
che
vedono,
le
non
atti della
vede
sia
mirabili
quello,dunque,
é
buio, perché al buio
che
falsa. Forse
egli non
gli
e
presenza
infehci!
quali
sa
perché
e
hanno
credono
chi
lui
può
non
uni
gli
credenza
sé, giudicano che
in
della
segni
da
la
conoscono
altri no,
non
e
apparenza
operazioni;
e
o
alcuni
tratto
di tutta
si
e
infelicità. In alcuni
tanta
a
solo
è vero,
che
occhi
solco;
e
non
fanciullo,e gli
aspettano
dimostrazioni
in
è
unico
questo
causa:
egli sia;
forse
e
e
se
gli
d'un
nome
Ora
credere
amo
amaro.
la stessa
l'umanità
tutta
una
per
in
seme
per
mai.
conosceranno
avvenire
o
di
ma
mare
apparenza
quelli, non
a
Essi si chiamano
natura.
^
uguale
stranieri
sono
in
vivono
e
che
e
sempre
ma
il
sia
umani
due,
famiglia,sotto
stessa
da
germinata
questi
né
madre,
stessa
vita
di
nella
persino
dolce
corrente
una
sono
generi
siano
mano,
ar-
giocano.
e
diviso
l'altro,sempre
attraversa
Vivono
che
che
tregua che
di
veramente
si scorge
non
e
di
si abbracciano
e
che
dice
tutti si
ma
i fanciulli
d'agio e
poco
incontro,
corrono
Eppure
si armano,
battagliadella vita; sì
la
per
DISCORSI
E
gioia,
di
e
me
stelle:
dei
*
alle
(i).
Quando
le addi-
^'
quello che
Egliè
Egli
a
piange
sfuggono alTnostri
che
quello
è
che
lacrime,
l'amore, perchè
di
e
più
ha
bimbo
perdere
vuol
a
; e,
cui
il
mette
avesse
a
poesie
che
ho
(i) Tale,
lette:
e., è
p.
fanfare
di
Egli
ne
vuol
ora
che
chetarsi
tante
vede
„.
e
quello di Andromaca
l'Adamo
pensiero
Nudo,
e
sì che
e
di
vesti
ce
graziose, lavoro
n' hai
di
mani
ne
che
piange
la
casa
riposte,
di donnei
quel
a
tutte
che
le
di questa!
(II, 22, 510):
Morbide
Egli
sente.
loro
più poesia
una
4
cose
potremmo
non
col
toccare
senza
vedremmo
Rivado
trovo
ci fa
canta,
viventi; offrendo
cose
il
che
cinciallegrache
intanto,
ciò
tutto
di
i fatti
solito, ma
le vesti
non
l'uomo
del-
ridirle,perchè egli è
come
anche
mano,
e
quello
per
andiamo
non
donna.
ascoltare,
allora.
odora,
ciarla
per
nome
chiamavale
in
che
solo
badiamo
non
e
E
lui,non
pensarle
lava,
la
riluce.
senza
nemmeno
che
vedere
cogliere il fiore
che
la selce
noi
belve),
V altarino
da
il
(oh!
dell'anima
d' incenso
quando
vuol
ora
in
e
stridule
conservato
il tempo,
ad
cantuccio
un
vapora
ancora
nostri, che
in
umano
nella
sta
leggende,
echeggiare
pive, e
crede,
non
le
e
fa
pacifico
trombette
serio
dell'uomo
fa
di
è
tura,
sven-
facendone
sorella
che
che
la
e
bramire
un
bambina
la
le fiabe
ammirando,
tra
gioia
grave
Egli
còme
esso
esce
nella
dolcCje
al ricordo.
fanciulli
nell'interno
Egli
^i
e
soavi
consola
e
accarezza
che
fehcità
la
l^
scioglierein
ci fa
che
quello
è
d'amaro
accarezza
due
bisbigliodei
amati
degli esseri
tollerabile
ugualmente
cose,
mai
alla
e
pensarci, la parola
senza
temperandole
perchè,di cos^
nostra
ragione.
senza
morte
(i).Egli
cL^alva
e
ci frena.,' Egli rende
ora
sensi
netta
pronunzia,
pazza
chi
ride
e
quel particolare puerile
dire
due
9
FANCIULLINO
IL
su
Ettore
IO
•
PENSIERI
nelle
scopre
adatta
Egli
alla
le
cose
ignoranza,
di
come
un
colore,
una
volta.
C* è
perche
voi
K
coi
chiuso
tutto
**^Ma
tra
il vostro
invisibile
ti
il
in
tutti
chiusi
trovino
poveri
a
e
una
sorriso
aspersi
o
de'
loro
che
udite,
teggio.
con-
zappi
un
che
piena
i
contadini,
a
una
di
e
poco;
devi
stare
fracasso
banchieri,
funzione
ricchi, gli esasperati
bella
d'una
musica:
lagrima
dall'
impannata
palazzi, contemplando
un
di
e
da
un
negli
i fanciullini
al balcone
ricordo
i loro
brillano
eccoli
si
gli annoiati,
illuminati
che
i professori
festa;
tutti
ecco
dell'anima,
ospiti inconsapevoli;
riconoscono,
e
i
finestra
alla
comune.
di tutto
assiduo
guardare
operaio,
vide
lo
non
e
nell'officina
chiesa
fanciullini
tuguri
che
professore,
voi,
contadino,
a
suono,
nulla
voi
per
è, voglio credere.
una
teatro
si
o
in te,
giorno
gli operai,
in
che
te,
fermare
puoi
pugni
Siano
occhi
in
cipiglio,e
mezzo,
un
ciò
mai
troppo
in
a
segno,
sentito
tace
fetto
imper-
è
non
sempre
ha
non
ingrandisce
pensieri dia
un
che
sole.
senza
un
due
dà
il fanciullo
non
dorme
in
chi
il broncio
e
modo
se
avete
banchiere,
vanghi,
chi
riconoscere
Forse
Fa
e
cui
a
cosa
spinge
meglio
linguaggio
suo
la
di
come
ogni
a
dunque
questo?
o
E
parola.
una
il
dica
non
anzi,
prodigo
ma
chi
lo
poter vedere,
per
Né
ammirare.
poter
per
ciò
a
curiosità
e
più ingegnose.
più grande
cosa
E
contrario.
loquacità: impicciolisce
relazioni
e
della
nome
al
che
meglio stupore
somiglianze
il
più piccola, e
DISCORSI
E
e
dei
un
loro
sogno
PENSIERI
12
^
*
modo
tuo
un
limpido
v/
ciò che
e
di
dentro
bene
dal
quella visione
ad
da
tuo
tu
che
gli oratori, ingrandiscono
loro
piaccia, e adoperano,
parola
Ma
che
la differenza
è
che
piace
Essi
dici
tu
:
di
e
di
fanno
che
loro
fanno
lo
che
che
Tu
rubare
scaltriti;il
che
ingenuo,
altri
ingenui
Non
è
è
tuo
tu
puoi
presso,
di
sapresti
la
più.
Il loro
lo
veda
gliano
abba-
essi
essi
insomma
si
pongono
pro-
uomini
nativo
il
è
non
ciullo
fan-
di
lamentando
o
che
meglio,
altri
linguaggio
dire
come
che
scaltriti,
ad
vedi.
quello
cosa,
si
ciullo
fan-
no,
come
da
che
parli
fanciulli.
che
quando
non
in
altro,
intendere
in
chiare
che
ciò
la mia
ragioni se
le
quando
più sublimi, più
per
e
quando
così?...
tuo, dicendo
e
ciò appunto
non
tripudiando
Fanciullo, dunque,
comuni
il
una
indichi.
vedi
la volontà
che
ciò
che
che
d'uomini
il
tra
piace,
piaccia. Tu
illumini
si veda
non
sedurre
anch'essi,
loro
altrimenti
vuoi
artifiziato
di
ad
Tu
si dice.
linguaggio
meno
dicono
essi
gli occhi.
vogliono
Tu
malizia!
a
altrimenti; ed
sanno
quello
sempre
coli
pic-
così
Sì:
un' altra
essi
quello
potresti
esempio,
oratori.
,
Ìloro
ricavi
lasciarti
quando
invece
dipinga
che
qual-
impiccoliscono
e
così
non
stesso
con
è, per
quello degli
o
come
tu
devi
non
somiglianza
e
tu
E
grandi
così
Perchè
linguaggio
che
quel sentimento.
operazioni
certa
una
da
e
strumenti?
in fuori
diletto
ora
ora,
vuoi, seppure
tu
questo
tuo
prima, fuori
io affatto
lo sapeva
non
vedo
certo, anche
era,
Soltanto
vuoi
aspirare
che
del
sei pago
e
anch'io
esclama:
e
e
me,
ora!
come
cosa
da
dici
tu
DISCORSI
immediato,
e
chi ti ode
dire,quando
sento
E
e
dire
e
ti
non
a
modo
sentenze
più
più inaspettate,
riguarda più
la tua
da
ragione. Per
ti
questo
vorrei
parlo
te
io
tu
soglia,e
non
risposta meno...
una
poetica, che
infantile?...
dire?
più gravità che
con
da
avere
I3
FANCIULLINO
IL
ho
come
da
costumi.
non
V.
Tu
o
che
sai
invisibile
io
ti
non
credo,
stimo
né
di
tesoro
segreto
dentro.
Oh!
volta, a
vedere
ti
(non
le
le
codesto
mi
fissi tra
che
vedono
che
vede
le vede
tu
studi
'^
che
che
si
non
come
degli
più
dico
é
te
le vedi
Egli
ha
altri. Sì
dei
tu:
che
egli
che
e
l'uomo
quel
sapevano
turale
na-
momento
occhi
codesti
te:
tutto
eterno,
ed
Ìa_H
per
come
esterne,
non
sa
tanti
che
particolari
ha
fatto
suo
dei
prò' degli -^
nostri
tempi
a
tempi scorsi, e, a mano
più. I primi
più e sempre
niente;
di far
Dimentico
il fanciullo
interne
con
sia
non
con
a
„)
'
molti,
come
per
sei
cose
studiato
credere
sonoro
maraviglia,
le
rimati
momento.
un
Tu
qualche
omeoteleute
e
pensare,
e
detti
quando
far
malcontento
con
risale,molto
sapevano
a
e
L'uomo
quello
fanciullo.
di
cadenzato
temere.
non
tutto
sai.
non
rischio
che
irragionevole,
versi
vogliono
maraviglia; dico
con
volta.
"
d'un
ancora
Sebbene
corre.
dire
come
spaurito
no:
prima
è
parlare
quelle tiritere,e
sai
isosillabiche
tiritere
ragionevole. Ma
né
No
ci
orecchianti
certi
sorrisi I E
e
l'ascoltarti
molto
no,
custode
e
fanciullo, così
come
tua, anch'io
Tarte
che
lagrime
spaventare!
quali
trovatore
perditempo
un
nepenthès e dcholon,
farmaco
l'ira,o
e
benefattore, ^
intimo
mio
o
del
coppiere
il dolore
contro
ti amo,
io
quello
che
sa
mano
uomini
sai
tu,
14
PENSIERI
Certo
'^ intimo
ti
egli
quanto
loro
l'uomo.
gioia
Se
e
Maravigliavano
di
ora
tristezza
tale
poi
ad
altri,essi
doveva
far
preziosi
stupivano
loro
di
chi
volasse
coi
tutti i
pregi, e
nelle
orecchie
sei
cantilene
in
vili che
loro.
impronte,
vedevano
loro
essi
metallo,
dalle
i
e
fanno
ritmate,
la
tra
----^
e
quando
le
con
loro
come
v.-"_---'^
solo, quando
saltano
e
ma
sé
—
quali non
boschereccia,
sé
vano
ronza-
tu, fanciullo,fai
—
—
coi
legate
vive
del
il timbro
e
aperte. Or
come
ben
balbettano
E
più
po' sollevati,giocano
un
ma
nate,
nielli! Ne
tutti i bambini
come
poppanti,
e
le
zione.
medita-
cose
mo
con
l'anima
silenziosa
come
fosse
e
sonasse,
attorno
essi
pur
più ingegnosi
loro, perchè
loro
parole
il peso
e
lunga
gettavano
le
difficile parola che
recasse
la
lentezza
con
quale in principio rompevano
schiudentisi,e quello col quale in fine
Fai
si
non
col
suono
labbra
sono
dopo
nodi, segnate
lavorate
il
d'altri,e
le
non
soprabbondano,
e
se
a
dirla
faretra, per
gravita,la
splendesse
e
la emetteva
sottili
esprimere
essi, i primi uomini,
misurata
con
Oh!
più
timore.
strali di cui
numerosi
di
ora
di
ora
per
gettito.
diventasse
e
misto
speranza
fuori dalla
e
veramente
era
volevano
traevano
Pronunziavano
uniforme,
di
ora
il
tutto
con
sentimento
con
l'uomo
fanciullo, ma
il
per
commovimento
te, certi
con
solo
né
tutto,
che
tutto;
il fanciullo
tutto
con
Maravigliavano essi,
era.
nuovo
dire,
così
per
indistinto,di
essere
allora
in loro
assomigliavano, perchè
fondeva,
si
DISCORSI
E
con
sono
ancora
misura
file
certe
di
e
pa
denza
ca-
pa
ma.
in
ciò
presenza
è
ragione perché
del
mondo
è
natura.
novello,
e
Tu
adoperi
sei
a
ancora
signifi-
FANCIULLINO
IL
V
-^^--A35C^ il
nasce
ciò
in
Tu
della
tua
antichissimo, o
sei
mondo
il
è
^
ognun
per
il mistero
è
funzione.
tua
vecchissimo
E
fanciullo!
E
mondo.
della
e
essenza
Innondo
parola.
novella
la
cario
I5
che
vedi
tu
^
E
nuovamente!
quello,
lo
modo,
cuUi
due
necessità,
detto
come
ribellano, gli
poeta
che
è
vanto
mai
più,
per
senile
fanciullo,gli
intorno
non
che
sono,
qualche
volta,
giovane.
E
e
forse
non
giovane. E,
pace.
basta:
rità;
auto-
l'altro
e
chiacchiericcio
ancora,
in
non
si
sì,
tinge, grida
a
di
voi, vecchiastri?
fanciullezza
glioso,
orgo-
verità, giovani
veste,
che
per
s'accorge
uno
si
non
dono
inten-
non
si
Sappiate
la
generale
fossero,
se
vecchio
caso
è
non
miseramente
fanno,
d'essere,
allora
il
ogni modo,
giovinezza
io
D'essere
accorgerebbero.
A
intendono
loro
con
quelli,perchè
gli uni
se
lo
non
che
al
di
l' arguto
schiamazzare
quello
questi
perchè
e
altri
riposta ogni
sordità,
altri
in
impertinenza,
con
sempre
d'un
nome
sono
si
giovinezza imaginano
nella
noiosi
tristezza,
senza
credono
che
ogni forza; più
insita
del
Quelli
E
pedanti:
Questo
inaudibile!
vecchiaia
veder
s' è mai
di
il
queste
dirà!
si
e
qui
(e
novatori:
questi,giovani
e
non
gesti
di
nella
che
più recente); gli
atteggiamenti
e
schifi
in...
è
mano
a
inaudito
vecchi
gli
con
non
mano
a
pugnaci
è
uni
loro:
detto
si è
quelli
di
tra
ciò
dire
e
o
in certo
stolti
all'altra
o
cozzare
sempre
metafora
Questa
l'un
antico,
questo
quale tu,
sono
all'una
o
paiono
da
dirlo
e
assai
che
veder
e
Come
danzi!
ribellarsi
vogliono
(non
col
generale)
in
lo
o
che
nuovo
primitivo
il ritmo
ma
ritmo
il
per
ci
la
poesia
yifQlel
la
^
l6
PENSIERI
DISCORSI
E
VI.
il
Tu
sei
savio
già
detto
né
che
nelle
subito:
di
paziente,
che
Mi
E
rispondi?
Pensi?
fine
sia,
non
d'aiuto,di
che
ne
ha
fornire
un
Un
Ridi?
credi
procacciarmi
ti
è
il
contrario;
Tu
sei
te
sentono
pregio
e
sai
e
un
che
da
alle
tu
non
tamente,
indiretalla
umih
mia
virtù,
esercito,mi
profitti
inganneresti.Sappi che
ora
me
si
materiale,
favore
mie
non
non
che
utile
che
tu
che
certo
ragionevole
fanciullo:
fanciullo
non
che
tutti
vecchio,
e
sia
il
trario.
con-
stinguer
di-
sanno
perché
mi
dono
bamboleggiare qualche volta,cre-
vedono
volentieri
é
che
ti
più. Ebbene,
cosa
ospite,
che
so
po'
un
vecchio
un
saprei
non
l'industria,che
qualche
codesto
figuridi procacciarmelo
che
e
persona
per
direttamente
aggiungendo
che
So
Intendiamoci.
tu?
dittare?
o
dare
metaforico, cioè
che
oro
sospetto che
povera
di
al tuo
E
lunghe.
saperlo. Non
di
bisogno]
Imagino, anzi
tanto
spende.
ma
dire
sii
e
fine, l'hai
di
quello
d'oro
poco
altro
di
le
per
Il
lode,
gran
Aspetta
bisogno
esempio,
per
non
moci
intendia-
dubiti?! Imagino che
esiti?
conosci
si
Ho
puoi dirmi, quale?
Ma
me...
Fuori, s'intende, di quello appunto
e
dunque,
contento
andar
sai
ma
sofisticando.
e
domanda.
una
essere
vederlo,
sa
Come?
merito.
conviene
farti
vuoi
il nuoyo^
chi
tra
ripetere
né
ti attribuisco
non
gran
mi
vorrei
prima
dire,
a
ciò
ci vedo
non
per
si scopre.
vale
noi,
tra
perchè
il nuovo,
s'inventa:
non
dirla
Vuoi
vanità.
trovarlo, affatturando
a
''*'
a
vuoi
non
l'indicibile;
una
é
cose
t'indurrai
nuovo
né
Non
contento.
trovare
un'inutilità
né
mi
e
che
io
bamboleggi
sempre,
anche
FANCIULLINO
IL
quando
lavoro
Per
essi
ciò
utile
minor
che
sul
meno
E
ricavo.
ne
guadagnarmi la vita.
quei lavori serii,e io
torto.
Sempre? Sappi
per
apprezzano
hanno
non
se?'W,
I7
torto
hanno
Hanno,
sempre.
esempio,
per
di molti altri),
ragione (né parlo soltanto di me, ma
dovrebbero
quando tra i miei ragionamenti,che non
non
essere
se
comparire i
giusti e chiari, vedono
tuoi sorrisi e le tue grida. Vedi:
i passeri sono
ziosi
grauccelli (anch'essi:
nei seminati
perchè no?); ma
i contadini
li voghono, per graziosiche siano.
ce
non
Le
bellissimi
il grano
tra
ma
spadacciole sono
fiori;
sarebbe
molto
qualcuno:
di
quel
Non
vedere!
bel
così
che
credono
parla
tale
sarebbe
ne
andassi
che
tra
e
conoscessi
nel
e
nel
non
che
i
fuori di posto,
così
dalla
l'uomo
e
che
che
Ora
per
danno
ai fatti
a
me,
non
miei, tu
profondi
nei
cespugUo
direi
l'uomo
Retorica\
tale
non
argentina,
voce
roco,
io bado
dormissi
l'odoroso
volere
boschi
Se
dell' amaraco.
come
poeti facciano
te
egli ha
mythous e
gione
ranon
ho torto
ragionamenti, così non
pretendere che i ragionatorifacciano logous
mythous (i).Ma pur troppo è difficile trovare
(i) Plat.
G.
te
a
e
c'è
gridano:
Platone, ti
logous,favole
io
e
te
quando
lontano
l'utile
spera
qualcuno a cui
i tuoi lampeggiamenti in mezzo
avrebbe
a
essere
serio, ai più
E sai che cosa
non
dispiaccia.
in
scambio
male
d'Idalia
tu
sentire
che
fanno
dilettare
possano
anche
il fanciullo
ingannare:
per
evitare
sia
tu
fosse. Ma
ne
che
Questi, trovandoti
pensano
ma
che
essere
succede?
e
ce
però colui
Capisci? Se
grano.
può
non
nego
dilettano
non
piaccionoi tuoi frulU
un
a
ragionare che
non
che
meglio
Pascoli
e
Phaed.
-
non
Ili
Pensieri
B.
e
Discorsi
2
l8
PENSIERI
di
chi si contenti
stesso...
Ma
né
possa
mi
che
quello
deve.
E
Platone,
utile
né
diretto
Platone.
noi, dunque,
a
indiretto
far solo
egli era
Tornando
DISCORSI
E
da
viene
te,
fanciullo.
o
invero
Quale
dire, nessuno.
nessun
Checché
sarebbe?
VII.
IL
A
FANCIULLO
gli ori
fornisco,o dolce ospite:è vero;
ma
fo che ti bastino i fiori
che cogli nel verde sentiero,
te
nel
su
le gemme
ne
su
muro,
V
Non
né
le umide
crepe,
ispida siepe.
al
reco
tuo
desco
lo
spicchio
fumante di pingue vitella;
ma
fo che ti piaccia il radicchio
non
senza
la
sua
con
Vovo
che
a
la
cantò
Per
né
me
selvastrella,
te mattutina
gallina.
tu
vigne
ari,
non
sassose,
maggesi;
ma
né
dimmi
o
poeta,
grasse
se
più
di
vigne
Non
fragili coppe di Cina,
lampada d'oro t'irradia;
maggesi s'allieta
quel cupo signore, od il passero
garrulo e tu!
la
e
Parlai
tu
PENSIERI
20
che
comprende
il
pago
del
sua
O
in
città
fa
quale
borghesuccio
fantasiosi
altro
può
poetico,
bensì
essere
lacrima;
mossa
anche
può
Snelle cose,
si fa
ciò
da
due
A
della
bello
nelle
e
sognare
quello
difetto,non
era
occhi.
che
cose
che
Direte
a
li
di
poesia
voi
Ma
pur
del
ammiri
color
e
faccia
E
non
di
voglio
scienza
e
e
ammirabile;
muove,
così
T
dano
guaroscuro
non
che
fantasia
di
sebbene,
più presto
trovato, fu
vista
negli
fanciullo,
o
alzando
o
belli
le minime
anzi
annoia
che
in
chi
nappine,
in
nel
unito
primo,
ad
lo facciano
cui
altre
mente
giusta-
più agevolmente
come
il
o
gli
degni
e
greppo
abbondi
si trovi
a
il sentimento
solo
non
e
vicine
cose
di
pimpinella, sul
dire
luminoso
agavi americane,
anche
ammirare
quel sentimento,
la loro
si chiudono
te, ora,
a
trovi
presente,
gridelHno, della
siede?
•virtù
di
nelle
ma
cose,
parlo
i fiori delle
canto
suo
mento,
senti-
trovare
e
tra
avervelo
non
e
nelle
(non
nulla
circondano,
lontano.
realtà
me,
infantili che
occhi
cotali
dalla
occhi
è
sorriso
direte
voi che
fanciulloni),^
poetico abbondi
più m*chi, torcendo
ma
per
quel
Poesia
essi
cercavano,
di
da
il loro
ravvisando
cercare
a
Già,
anima.
nostra
volte, non
sì, poeti
fantasia;la quale
è
serenamente
e
borgo
palazzo
un
essi
no?
essere.
dire?
nel
d'
sono,
animata
e
a
semplicemente
tumulto
altro
non
ho
come
e
avviare
sognatori, e gli altri
e
ma
da
rumoreggiante,
e
sentimento
è
pastore che, parando
fantastica
che
borghesuccio
grande
il
bottega
una
sogna
il
? E
il contrario
è
pecore,
vicino, e
di
il
capanna,
il
appartamentino ammobigliato sia pur senza
molta
con
pazienza e diligenza; e vai
gusto ma
dicendo.
^
della
poetico
suo
buon
le
il sentimento
è
pastore
DISCORSI
E
suo
lettore,e,
a
ogni
FANCIULLINO
IL
modo,
d'aver
pretende
che,
ascoltando,
ha
calici,
di
la
che
ciò
in
poesia
soglia spregiare,
deve
fare
benefico
sforzi
tale
è
freno
correre
chi
l'hanno, fermarlo
che
umana
più
opera
di
ne
disprezzo in
invidia
un
chi
in
Poeta
per
il
resta
(io non
il tuo
guerra
ognuno;
mostri
la clava
di
la
in
passione
e
quel
aveva
ancor
d'Ercole.
Poeta
sentì
perderlo,
farebbe
E
uomini
per
le
simili
tutti
che
non
è
in
e
cui
mineo
ful-
tanto
con
disperata
tanta
altri
so
sarebbe
ne
questi tempi
vide
tempi
di
vide
ziare
pronunrotolare
ginose;
quadrighe^vertia
conflagrazione
tutti contro
quelU
qualunque più ingegnoso
degno nemmeno
o
Parthemasì),
erano
in
per
va
della
ci fa
la via
per
non
avanti, con
addietro. \Già in
quei tempi
all'orizzonte
una
chi
nome,
circolo
e
sono
degli
sono
santo
vano
ansia
l'impossibilefelicità
verso
ej
giero
leg-
e
quale
medicine?
e
avvantaggiata; specialmente
corsa
lì
trova
rafforzarlo
utile di
comodità
il
questi,
del
più potere la cetra
E
fece poesia, senza
nava
balein
mondo
d'ognuno
sopra
e
contro
le fiere
di Orfeo
pensare
i
cher
ciò
soave
un
mancano,
la comunione
quanto
la
desiderio,
quelliche
in
in
e
non
pone
sapesse
quelli che
in
chi
infeUce
con
è di chii
poetico
altrove^E sommamente"
all'instancabile
trovatore
la
largamente
circonda,
di
non
cercarla
per
felicità. Oh!
insinuarlo
lo
sentimento,
perpetuamente
dire
bevuto
il sentimento
intenso
dunque
la vita
tore
l'udi-
novellette
merito.
maggior
altri
che
che
vole;
Egli è stato, forse, arguto e festerallegracon la parola sua schietta,senza
chi
bisogno
della
sono
l'uomo
come
sue
abbia
mai,
letificante.
ma
trova
viste
non
rallegratocon
pure
vino
Or
assenti, o
cose
meravigliose,eglifa
tutti
a
sempre
del
le
poiché
31
e
i
che
ad
\/
PENSIERI
22
darsi
altro, senza
di
V
per
del
E
cantare.
io
canto;
suo
irrequiete.
O
in
abolire
V
la lotta
giatori
verseg-
o
le dite
e
dall'ora
non
lo
egli
la guerra
diversamente
giche?
Geor-
da
voleva
popoli.
i
tra
dite
la
della
ricchezza:
e
suo
amare
doloroso
le classi
tanto
ad
spettacolo né
della
dire,
al
delle
Egli insegnava
sente
pre-
a
era
il cantore
che
voi, o poeti socialisti,
volete
diverse
vero?
tra
tribunizie,o
la vostra, vale
d'Augusto,
invidioso
ne
anime
Era
ditemi:
ad
sino
nostre
escludete
sia
non
dura
se
nelle
frasi
di
che
fosse
non
augurio : cantò,
qual fosse l'effetto
certo,
sociali,che
è
non
fu
tore,
ammoni-
mal
dolcezza
rimatori
secolo
cui
miseria
Che
misurare
la poesia,
Sì,
vita
so
con
ogni poesia
posto, nel
del
e
grande
ma
di teoriche
escludete
consigliatore,di
buono
non
vibrando
oggidì,
di
arie
del
profeta
DISCORSI
E
tanto
cose
lui?
,x.X^
Dei
parlare
ragione
Vi
:
no
di
fu
sana
e
filosofia
la
io
Fu
gliessero
dove
è
le
nel
Considerate.
li
la società
che,
dei
la
stesso
se
fece
mai,
filosofi
quella
a
la vita.
e
dicendo
poesia
che
e
:
la
trasce-
che
quelle
fermavano
con-
sentimento.
Catone
prima di
giudizio e sapere,
lì addusse
portò per mano,
tempo
opinioni
il loro
al
che
il fanciuUino
tra
che
di considerare
pia
fu il fanciuUino
dirò
virtù.
si può
poeti Augustei (che non
Virgilio senza
soggiungere Orazio) voi
che
direte
E
fraterni
due
e
Varrone
Virgilio. Erano
essi.
Per
pater familias
che
di
scrissero
uomini
di
esempio, Catone,
cosa
deve
dire
coltura
agrimolto
rendo
suggee
fare,
FANCIULLINO
IL
si
quando
vende
il
bene;
vino,
le
incaschiti,
I buoi
vecchi,
schiavo
uno
deve
famigha
d'avanzo,
tirare
naturale
che
fatti
cose
le
con
in
E
cui
i
a
cui
bovi,
muto
sono
in
oltre
sui
che
libri
dei
plaustri e
dei
da
sola
non
erba
anche
ma
piantine
ammaestri
il buon
(i) Cat.
culas.
de
Traduco
di artnenla
(2)
frasche
e
agri
(3) Georg.
di
massaio
carri
Georg.
Rerum
3,
(4) ib. 174 sqq.
126
3,
Ruslicarum
sqq.
i
sono
bensì
ma
non
dal
l'argomento
i,
e
che
paleo
nato
e
insegna
si
di
al
iedro
pol-
domano,
palude,
(4);
così
companatico,
delicula,
Keil. Cf.
17.
\Jk2-
strumento
biada,
e
pane
129.
tasia,
fan-
a
come
appena
Armenia
posito
pro-
glischiavi. Noi,
fiore
sul
di
ogni momento,
a
erano
salcio
(2).
„
in tanto
2, 7.
le
cui
in
grano
cultura
Altri
semivocale
che
così, scostandomi
Verg.
Varr.
di
"
bovi, di quello
ai manzi
(3), e
razza
delle
gli schiavi,
studiato
erbe
era
Varrone
campi:
aspettarci che
dare,
roba
eppure
Virgilio scrivendo
coltivazione
ìIìj.
quale profenda
l'altra
e
(i).
„
semivocale
avere
esempio, dobbiamo
per
comprare
distinzione
degli altri,parlasse
della
precipuo
dopo
ma
i
padre
vocale,
in versi
sull'agricoltura,
anche
Un
quel punto.
strumento
in
versi
a
elegante
naturale, s'intende,che
in
ammalaz-
senso;
coltivano
si
generi :
vocale,
sono
schiavo
non
certo
un
le pecore,
così
ferramenti
ferragliavecchia
questa
quali
in tre
muto;
la
venda.
vecchio,
uno
vendere,
a
si nominassero
riferisce
dividono
e
barroccio
fanno
noi
a
più buone,
attempato,
Quegli schiavi, tra
in
fattrici non
si
se
l'olio,
che ci sia di troppo, la venda.
altra roba
zito,e
Venda
"
frumentoche avanzi, lo
il
un
lana, le pelli,
la
di
villa,conclude:
alla
reca
33
per
il
oves
deli-
significato
PENSIERI
24
vino
di
olive,
è
fornirsi
che
certo
alla
familia. Parlando
egli penserà al pulmentarium
da
vestimenta,
e
DISCORSI
E
dice
familiae.Catone, gran maestro,
più puoi, di olive
quanto
anche
le olive
olio, indolciscile:
poco
durino
perchè
dà
non
grande
di
che
risparmio,
le olive
Tornava
aceto
e
Quindi
uscire
possa
fanne
e
alleo
discorrere
pare,
cui
caschereccie.
più possibile. Quando
il
mangiate,
mi
da
buone,
cisci
Indol-
"
(i):
pure
bene,
„.
codeste
olive
da
ranno
sa-
riporre
per
dei vestimenti; che
gli schiavi, e così anche
poteva
in taglio,a proposito della
cadere
lana, fare per
di tal genere:
esempio un'osservazione
quando a
"
schiavo
uno
dai
ritira il
prima
tunica
una
vecchio,
queste
„.
erano
buone
garbo
del
di
poemi
costumi
i
ci
c'è
mai
due
da
(i)
Cat.
(2)
Aen.
cretese,
5,
284;
diede
E
in
c'è
(3) Aen.
Omero
:
al
3,
la
e
e
vità
gra-
re
//. 23,
dei Lidi
701
di sé
sqq.
57
e
due
e
i
a
stesso,
5,
di altri
e
vede
bensì
questi
suoi
campi,
geraellini alla
è
cioè
391;
a
di
8,
arava
Sergesto, Foloe,
E
5"?rz/«/to
.•
proposito
Titiro,
411,
poppa.
in
serva,
figliò,Elenore.
un
c'è
59.
263, Anche
servitium
705;
tempi
coltivare,quelliche
partorisce
parola di
e
(3). Ma
suoi
servus;
chiama
eppur
premio
come
con
Andromaca
168,
I,
data,
è
a
leggi 56
tessere,
Inoltre
l'idea
Georg.
nel
e
parola
in cui il poeta
servi
non
58,
e.
cinnia
Omerico.
tanto
Virgilio.Nei
di altri
schiavi;
insegnava
a.
di
è
quel
solennità
per
proposito
molti
esso
imitazione
che
toppe
a
provvidenze
con
con
la
costumi
e
ministri
esperta
schiavi
nemmeno
a
(2):tempi
famuli e
quelli che
versi
parlare
sa
sono
volte,e
serviti
re
bei
in
casacche
simili
e
nuovo,
cose.
sii Non
non
serva
che
poeta
umili
Oh!
mettersi
a
pastrano
un
farne
per
Insomma
(centones)
o
584.
9,
una
Ed
è
546, Li-
anche
questo
Aen.
3, 327.
di
giovenchi
in ed.
i, 41.
FANCIULLINO
IL
e
seminava
dolci
i suoi
con
gente incatenata
25
poeta che
Il
compedita.
e
delle
in
se
ecloghe pastorali mette
schiavo
liberato,ha proclamato nelle
hche
di
bocca
sua
ne
di
come
in
della
alla
sua
care
feste
di
la
fuori
(3).Di gente
traccia.
L' ideale
Taranto.
buona
Aveva
né
a
grano
a
il rodio
quel
vecchiet-
dintorni
patria nei
né
prato
terra
vigna:
a
le
e
nemmeno
altri,
per
è
casa
pochi ingerì di
avuto
né
poeta
sua
tanta
altrui,lavorando
lavori
del
sé,
sarebbero
famiglia in
che
Cilice,trapiantato dalla
che
con
felicità,
soverchianza
della
quelli
da
bello,senza
tanto
stagione,godendosi
una
tino
o
di
sono
gilio
Vir-
Questi
figliolanza.
la loro
fruttato,tra
miseria
dalla
suona
la terra
esclama
conoscessero
tanto
con
Essi
la loro
Virgilio,quando
se
felici,
ita-
compagne
coltivano
possidentuccicon
mente
tanto
pace,
(2), che
parla Varrone
prima
d'uno
(i).Gli agricolidi
mercenari.
né
nella
persona
enfasi
tanta
con
libertas
:
schiavi
tanti
ha
Titiro
sono
cui
o
che
quella parola
hanno
versi, quelli non
non
gril-bA"fv"^vv
una
"
laia,uno
scopicelo. Ebbene
aveva
fatto
anche
gigli e
e
vivai
sogno
Loda
E
rose,
e
due
grande,
tanto
(i) Ed.
(2)
RH.
con
era
i suoi
cavoli, ma
frutta,e bugni d'api,
il piccolo era
il
e
poco
il
fraterni
il mio
l'orto, con
e
poeti.Virgilio diceva:
tienti
voto:
alla
un
campicello
fonte,e
una
piccina {5).
17
tpsi colunl,
(3) Georg.
2,
458
sqq.
(4) Georg.
4,
125
sqq.
(5) Georg.
2, 412
sqq.
ut
plerique
V
per
pauperculi
progenie.
i, 300
sqq.
e
altrove.
y-ifyWj
non
giunta
I, 28.
I,
^^'^c
ne
da
grande,
Questo
solo
non
alberi
grandi
la campagna
Orazio:
con
piante (4). Si:
di
dei
orto,
un
vecchiettino
il bravo
cum
sua
26
PENSIERI
po* di
un
di
coltivarla
in
si presentava
ha
dire
è
)(
davvero
Non
donne.
i suoi
le
cose
se
non
chi
poeta,
occhi
di
sublimi
cose
e
dette
umile.jllpoeta
anche
cieco
il
è
una
E
le
cose
è
esso
di chi
è
signore
gran
E
tale
se
che
se
che
è
sembra,
non
in
lui; cioè
mano
tutto
a
desidera
ciuUo
Per
che
libri di
legge
di
di
questo
egli
(nei campi.
noi
filosofo
No:
hbertà?
2,
6,
i
sqq.
è
tende
avesse
del
suo
del
che
o
di
anzi
dire
come
suo
il
voleva
a
bimbo,
sempre
la
niente
e
compagno
compagno
Virgilio proprio, ma
non
se
il fanciullino
sempre
e
lavoro
in cuore,
Diremo
povero,
vuol
povero,
non
duro
pan
non
aveva
qualche
(i) Sernt:
d'oro,
fare il duro
vorrebbe
tribolato.
culla
tutti,come
a
e
conservato
poverino
una
il boccon
trito,e
V
si è
Perchè
in
nato
pur
felice,ebbene
e
lui, è pauperculus però
fanciullo.
dire
sia
ricco
è
giovane
e
stupisce
piccolo,è
,
f
grandi,
poetiche,
riescono
non
K
visione
poverello dell'umanità,spesso
vecchio.
e
in
in persona
loro, perchè appunto
serragliodi
si fissa
misurare.
vuol
contrario,anzi,
un
amare
non
possano
sentite
sono
dice
chi
ricche,le
avanti
è
è
Il
poeta mediocre.
ama,
della
quest'amor
mediocrità, non
poeta della
esser
essere
Non
vero.
che
^
Ma
Oh!
Orazio
a
che
l'aiolina.
carrozzina,
la
ciie
ciò
fanciulli,
tutti i
rimproverato
mediocrità!
razione
conside-
.dir meglio, il fanciullo
semplice. A
loro, preferiva,come
chi
c'è
preferirela
pensiero questa
al
piccolo: il cavaUino,
è
dovrebbe
non
toccasse
piccola,quando non
ai due
poeti, quando erano
Ma
lui?
a
così
era
alla
grande
poeti, non
V
(i).Chi
selvetta
campagna
DISCORSI
E
il fan-*s
glischiavi
VirgiUo attingesse dai
qualche profeta questa
egli stesso
ne
era
forse incon-
\
28
PENSIERI
sudavano
e
che
quanto
procuro
dice
non
uno
che
mai
che
racconta
non
spumavano,
e
il bello. Che
sforzo
continuo
Così,
E
un
merito
in
di
fanciullo
e
la chiesa
colui
gli canti
la
dove
ti
sta
da
corda
ri-
fare
si
punto
ap-
cattivi.
coloro
il
non
che
buono,
ospita. Il quale
dentro
aver
della
deve
non
più
sa
non
e
le delizie
dove
casa
se
che
masnadiero,
un
che
vedi
non
non
pazzia
torto
gran
non
che
cantar
)
anima
bisogna
meno
e
vedi
il niffolo
visione
la
buoni
tu
a
a
(tu
nostra
il male
caso,
da
bontà
della
stesso,
questo
ciò che
anche
essere
innocenza,
e
sé
su
mai
nostra
cantare
per
brucavano
torca
non
così
fanciullo,hanno
caro
attribuiscono,per
qualche
tu
della
e
questo, di pensar
in
può
che
che
dice
non
stallavano;
il buono
pazzia.
ridicendo
pur
posso,
che
tratti di
DISCORSI
cavalli,e
i loro
esempio,
per
E
e
pace
sé
l'
del-
più riposare,
pregare.
XI.
Il
poeta,
tale che
patrio
e
pietre a
il
i cantori
far
le
il
suon
della
mura
guidassero
piante,
e
e
poeta, cioè
veramente
il fanciullo
buoni
e
della
selva
educassero
dentro,
civili
costumi,
Quindi
umano.
città,e
detta
cetra
la
adunasse
animasse
le
popoh.
Le
le
piante
primordiale;
i
denza
cre-
e
che
pietre,
le
tenero
quali, in
ascoltando
familiare
e
le fiere della
dell' eterno
I
é
ciò che
fatto,che
ammansasse
e
quando
perciò ispiratore di
d'amor
le
e
solo
significhi
riesce
e
è
se
fiere,i popoli primi, seguivano la voce
fanciullo,d' un dio giovinetto,del più piccolo
che
fosse nella
tribù
d'uomini
salvatici.
verità, s'ingentilivano contemplando e
la loro
in tempi
infanzia. Così Omero,
IL
feroci,a
nel
più
noi
FANCIULLINO
che
morale,
preferiva al
lo
mostra
d'un'
male
Gli
Sì:
che
è
altre
e
che
ma
di
col
pino, che
hanno
la
tesse
tela
r Eneide
schiuma
o
della
senso
mattutino
Evandro
nella
i
non
\ non
Omero,
il poeta
maestro,
maestro,
e
che
corte.
artiere
un
(i) Plat.
(2) Aen.
e
ceseUi
Apol.
8,
155
E
sqq.
B.
o
che
(i).E
in
o
nel-
dove
guettìo
cin-
quel
che
sveglia
da
avevano
gere
sor-
(a)!
demagogo,
è, sia
tanti
altri
Georg,
di
che
apposta.
è
non
filosofo,
di
pace
sqq.
donna
è
foggi spada
che
rami
apposta. Il poeta
non
—
l'uomo
lo facevano
nemmenp
l'oro
28
la
passeri,
Roma
farlo
con
nemmeno,
nieUi
là
tribuno
non
di
o
di
predicatore,
o
o
volta
giorno!
suoi
a
epopea
rondini
deve
al
otto
battaglie;eppure
e
guerre
Virgilio,non
ma
ogni
cantando
paiolo
capanna,
non
oratore
^jdistato
V
il
palazzi imperiali
Ma
Ma
sua
spiga
a
mirabile
di
inadempiuto
qualche
la notte
fiaccole,e
essere
Virgilio canta
il
tutto
a
avessero
lavoro, quella, tra
fa il capo
pennato
schiavi.
per
Oh!
—
aggiunge
dolcezza
lavoro
svago.
,
che
di
alle
e
che
il desiderio
di
poetico,
senza
e
parrebbe
ore
al
lavoro
al
guerre
le otto
otto
Virgilio,in
anticipato, ahimè!,
tanto
ancora
lui il contadino
presso
Così
tal perfezione
Socrate,
a
soltanto
mira
tempo,
suo
operai,
sonno
la
senza
figli,
al
ciò
de' nostri
di
dei
uomini,
impetrato,
di modello
buona, felice,tutta
gioie
pure
tipo di
la morte.
spettacolo
umanità
degli eroi, cioè
Achille, un
potè servire
tempi più gentili,avendo
ci
feroce
più
in
poetico,
e
vero
quando
nel
presenta
29
istorico,
non
uomo
con
e
poeta,
scudi
e
altri,un
gU
porga.
i, 291
sqq.
del
pace
meri;
vo-
artista
A
costi-
PENSIERI
30
il
tuire
la
e
visione, che
r
X
r
e
uno
più
il modo
col
il
sentimento
suo
quale agli altri
smette
tra-
anzi, quando li trasmette,
altra,E^li.
cospètto'd'un pubblico, parla piutJtosto tra sé, che a quello. Del pubblico, non
pare
forte (ma non
Parla
che
si accorga.
tanto
1) più per
essendo
pur
udir
È,
in
meglio
ortolano;
nascere
in
serva
intrecci
e
bei
legare
suoi
del
i fiori
lì per
bimbo
civili
e
il
la
l'ha
esso
vede
la
un
pronunziata
in
istrada
unisce
e
tutti
che
sentono
Si
i
-;-
ir
Si
mai.
le bandiere
loro.
che
provvidenze
parola, la quale
pronunziata,
bacata,
o
ruzza,
di
se
se
sa
è nell'anima
che
autore
passar
sua
buttare
che
monello
accorgersene,
vede
folla; e
avrebbero
folla:
invece
Senza
Getta
non
dire,
a
nativo,
del
i fiori
torchietto
un
come
ritmo
e
sarà
poeta
con
salcio:
poppa
dirlo,un
intingoli,che
ghirlandette.Egli
meglio,
un
a
mio
i cavolfiori
che
fiorista,
è
buoni
quel
con
sociali?
le trombe.
.appena
lì
il
spiacere
qualche fogliamarcia
alla
che
tra
esso
la
al cavolo
al
ora
un
non
in
o
altrui.
giardiniere,che fa
cavolfiori. Sapete che cosa
o
o
e
da
presenti
possa
piatti,con
pensieri
Ora
cuoco
in mazzetti
strappa
'che
è
levare
non
fiori
intendere
sono
quanto
crescere
Non
è ?
non
che
ortolano, sì,
un
e
farsi
per
imagini
usare
per
che
esso,
spirito,è, sì, per
r
infinitamente
poeta vale
sua
DISCORSI
E
trova
trova
sonar
glialtri,
è
quella
tra
ancora
le masserizie
di
una
Ed
dice la parola, che si trova
esso
famigliapovera.
subito
piena delle lagrime di tutti.
Il poeta è colui che
/
esprime la parola che tutti
/avevano sulle labbra e che nessuno
detta.
avrebbe
Ma
ad
non
è
lui che
sale
su
una
sedia
trascina, ma
arringare.Egli non
è persuaso.
persuade, ma
o
è
su
un
tavolo,
trascinato;non
FANCIULLINO
IL
Perchè
che
proprio
ci
X
Se
d'uno
di
sua
Io
l'ho
più
di
è
che
e
noi
invasi
da
patria. Non
feste
e
ci
nelle
allora
la
gioia e
mille
il
grido
echi.
Ma
s'impanchi
d'amor
paterno
ai suoi
zii
che
vuole
di
lezione
pretende
che
X poesia,costretta
retorica,e
abbiamo
della
tanta, sin
Orazio,
cominciò,
si
donne,
Giulia
di
può
noi
da
dire,
di
la
sue
allora
grido
ha
di
sùbito
che
patrio o
faccia
anzi
questo J
vecchio
noioso
poesia. Perchè
di
la
e
libri,avvizzisce
finalmente
questa
quando,
chiusa
e
il
tiamo
sen-
per
nelle
d'amor
che
la
sui
scuola, e
E
muore.
ci
n
la
poesia sociale,poesia civile,
intristisce
poesia patriottica,
chiusa
solazione;
con-
gran
fratellini,e
un
esista
non
essere
a
sia
e
bambino
un
ai suoi
vispo fanciullo
vuole, insomma,
è
è
mamma,
che
grido
è
quotidiana
Chi
madre
la
non
fanciullo
non
materno
e
Oh!
amare!
disgrazie. E
ed
il bambino
di darsi
Così
canto.
—
del
cuore
dolore;
nonni.
e
il
dal
il caffè
imbecille,
una
lei, se
nostre!
—
far
a
di
accorgiamo
mamma!
consolati, e
di
impeto
un
anche
prorompe
ha
che
più
giorno,
alla
pensa,
mamma
per
bisogno
lontana,
è
direste
un
facile
così
è
ci si
siamo
sue
abbia
la
per
dato
è
lui
a
che
cara
M'ha
I Costui
la madre
strugge. Oppure
giorno
mamma!
che
intorno
Quello
levata,
finga e
quella
Ecco
morta!
s'è
che
malata,
è
la cronaca,
mamma
uno
amare
la madre
ci si
cara
tutti
affetti. Ma
degli
povera
società,bisogna
serio.
guaio
un
soave
guardata,
non
alla
e
che
Stamane
latte,povera
l'aria
è
facesse
che
mamma?
quando
patria
momento
un
no,
il
è
mamma,
e
sia
pensino.
voi
alla
pensi
3I
morto
grande
finì
con
l'aria
neldi
ammala
pseudopoesia ne
chiando
Virgilio,invecche
rivoluzione
la
morte
Cleopatra, la figliae
di
due
l'amante
PENSIERI
32
Cesare;
di
ebbene
si
chiamati,
di
campo
fatto
un
li avrebbe
sull'immenso
gràccnìando
gettarono
beccare
occhi
non
in
storico, di quelli ultimi; lo
condivano
la loro
storia
di
poeta
esclamò
un'alba
lui?
che
posso
io
Io
starlo
a
Voleva
Natta, che
la
due
dopo
(2). È
suoi
versi
tre
o
(i)
Sen.
Ep.
122,
11:
(2)
Sen.
Ep.
122,
11.
comincia
a
spargersi
per
che
la terra;
il
scompartito
Buta
a
Montano
poco,
stalla i loro
alle
Andrò
a
fare
la
va
becco
Perchè
declamava:
la
notte
assopite
salutazione
E
tal
fatti
che
non
Varo:
Che
a
dare
dice?
Buta
„.
a
recare
È
l'ora
lume-di-lucern
vivi-al-
un
ricoverarono
a
„.
a
giorno.
notte
pastori
"
rosseggiante
eclama:
di
Febo
"
somministrarlo
a
Varo
che
fattarello
fuggi-luce,
un
i
e
cominciava
mattinale
che
e
pei
comincia
vieni,
e
'faceva
Già
il di
e
triste
un
era
che
"
già
;
Buta
insomma,
armenti;
terre
rondine
„
uno
lì
la
il buon
un'alba:
con
fiamme,
assiduo
con
col molle
letto.
a
va
già
leggere il
a
cominciato
le ardenti
sentire
2.
continua
E
e
cibo,
ammoniva
cf. Apoc.
subito
fuori
metter
nidi
garruli
bene
avendo
Montano
segue.
Orazio
Pi-
scendente
condi-
poco,
andare
poteva
esso
Già
inutile.
durata
sarebbe
seccaggine
diceva
a
dire,
„
e
seccato
più
essere
pronto
sono
s'era
recite; Natta
sue
tramonto!
un
a
alle
albe
giorno, e
un
andare
O
"
:
tutto
per
un
era
inseriva
tale
un
scrizione
de-
il poema
e
Questi
tratto
non
una
con
Montano.
poiché
recitato
si doveva
non
declamata
ogni
che
incorniciavano
perciò
di tramonto;
Giulio
lo mettevano
e
capivano
e
e
un'altra
e
Pertanto,
con
da
poesia:
tant' altri. A
ch'egli avesse
nario
anch'essi
verseggiata
alba
come
tramonti.
che
far
a
(i). Ecco
fatto
era
Ma
esametri.
i versi
bastano
uccisi,
vano
Racconta-
facevano
che
declamazioni, esclamazioni, maledizioni;
con
ai
di
essi?
poesia. E
di
Pindaro
corvi, quali
i
battaglia,per
semi
ma
DISCORSI
E
È
il
Di
nella
nero
già
lenzio
si-
notte.
FANCIULLINO
IL
belle
toppe
Bisogna
Vi
il fatto
filtri attraverso
divenir
vuol
storico,se
poetico,
maraviglia e l'ingenuitàdella
la
la
fanciulla,se
anima
\ stra
far
gialle,
per
e
rosse
che
le
digressioncelle,
di prosa
poesia (i).
descrizioncelle,le
le
bastavano
33
il
allontanare
conserviamo
fatto
y
no-
sogna
Bi-
ancora.
allontanandocene
vicino
la poesia
Volete
cui distijiguere
a
una
(2).]
prova
storico? Se la
dalla pseudopoesia, in siffatto genere
narrazione, che il verseggiatore vi fa, vi commuove
noi
la stessa, fatta
che
meno
male;
e
tempo
che
pure
non
fatto
ha
e
dallo
prosa,
storico
verseggiatore ha
ha poetato. E ha perduto il
perdere a noi il nostro.
^
cronista,dite
dal
in
il
e
dotto,
trasuo
XII.
Ma
in Italia la
In
s'ingiunge.
manda,
che
pare
delle
falso. Le
idee
sono
di sé tanti
si sia
i fini. Siamo
alle
non
delle
più
(i) AP.
loro
15
(2) Avete
una
casa,
prosa.
nella
e
delle
che
delle
concetto
idee,
chiamano
se
le
e
scienze.
non
di
non
loro
pensano
aratri,
utilità. Delle
un
borgo. Guardate
all'in
meglio
Puntatelo
contrario:
distinti. Più
ecco
verso
per
la
visione
una
il
campagna,
suo
verso:
verso
la
ecco
poesia. Più
nella
particolari
seconda
e
più...
Provate!
Pascoli
^
finalmente
abbiamo
parlano
della
soltanto, mi
ingenerato un
che
agricoltori
non
bellurie
binocolo?
verso
prima
e
vittime
sqq.
un
Guardate
poesia.
G.
vanghe
siamo
gli strumenti
gruppi che si
do-
desidera, si
in Italia
né
noi, fissati sugli strumenti,
dimenticato
e
Italia noi
vero,
lettere
lettere
fanno
Ma
se
Per
letteraria!
storia
si
pseudopoesia
-
Pensieri
e
Discorsi
3
PENSIERI
34
terra, dei concimi,
della
semente,
Quindi
avviene
che
storici,matematici,
coltivatori
di
di
strumenti:
li
E
utili
Ma
c'è
la
poesia che
se
tutto
ciò
dolce, suo
che
lo
si dice
e
ne
secoli
seminare.
e
della
letteratura,
l'altra
diletto,amaro
allo
scuole,
è
non
d'altro
ma
e
Ma
perenne.
"
letteratura
La
modo.
stesso
chiamiamo
la
Affermiamo
la
poesia
ordine
noi
tal
che
poesia,
ella
vera
poesia
di
Così:
l'uomo
meglio,
di
in
nativa,
la
tiamo
met-
dividiamo
che
della
sarà
quattromila
impara
anno
in
anno,
millennio;
vagiti e guaiti in
a
ma
tutti i
anni
secolo
tempi
e
in
con
ora
una
che
una
Come
diverso
tanto
comincia
fate
sono.
che
In verità
quahtà
stessa
cendo.
di-
vai
decade,
rimuore.
voi
se
parlare
di
per
arcadica, romantica,
risorge, che
maraviglia
vera
e
strumentale
progredisce,che
che
muore,
è
o
„,
ragioniamo
che
in
comprende
classica,veristica,naturalistica,idealistica,e
nasce,
molto
cose
coltivazione, affatto
la
psiche primordiale
e
raria.
lette-
storia
e
sono
per
anch'essa,
specie. E, poniamo,
con
essi, codesti
rispetto alle scienze
tivazione
colrispetto al fine. È una
strumento
insieme
altro,
nobile
più
coltivare
scrive
e
Questa
poniamo,
della
ci
branche
di
"collezionano,,.
sé, la poesia che
a
altrui.
o
che
quello
sta
la
critica
cioè
le tante
tra
pure,
fare:
da
belle
e
li
che
d'
occupar
sia
e
ora
vedere
può
ognuno
più
"giudicano,,
chiamiamo
JTodest'ozionoi
s'occupano
li facessero
almeno
dire,come
d'ulivi,così
e
grano
la loro
che
vedo,
no,
di
ci si debba
non
occupazioni. E
delle
viti,di
più.
fisici,filosofi,
come
d'aratri,i quali non
che
io
ci curiamo
non
letterati; modo
così
e
credono
stimano,
e
abbiamo,
canapa,
periti di vanghe
altro, e
DISCORSI
E
mai?
o
tanto
secolo, di
far
luoghi.La
lennio
mil-
gli stessi
sostanza
36
Voi
di
dovete
soltanto
giudicare)
lasciar
da
X
luce
involve,
e
o
fuoco
un
fuoco:
i
come
"
c'è la
dei
è
le
perle;
quale più,
in
pura
di rado
Una
queste perle, nel grande
e
lo
dì eh' han
detto
che
lo
che
in
cui
tocco
paia
questa
ode
se
il
il
ai dolci
ridiveniamo
squilla di
lontano
pianger
(Dante
per
più poetico
è
un
l'ultimo.
la
rara
mare,
Ben
Occorre
meno.
romanzi,
la
esempio.
un
perliferoche
amici
d'amore
trovare
dano
scal-
della
sera:
core
che
rappresentazione, che
può
e
il disio
peregrin
giorno
quel
quante?
ma
oceano
intenerisce
nuovo
e
poesia
gran
la campana
volge
naviganti,
punge,
ne
che
ai
e
se
diremo
l'ora
già
un
Faccio
pura.
una
questi siano
poemi, drammi,
si trova
Comedia,
Era
non
essi
La
„.
che
quale
poesia
in
è
grandi drammi,
corre
siano
che
divina
dei
che
non
stesso.
Proprio
applicata
dire
In
luce
e
appariscono.
rara.
ci
molto
sono
in
"
anche
la
poesia
raramente
poesia
Ora
mare
poche; però
è
videro;
modo
quel
grandi poemi,
„
Nel
ognuno.
in
e
che
poesia. Imaginate
di
La
quella
scritta,è
e
grandi romanzi.
tutta
che
diminuisce;
o
sempre
dire
a
detta
Ma
pura.
applicata
dei
s' ha
poesia,
poesia
è
volta,
una
Solamente
la
cresce
che
occhi
Arcadia.
e
non
questa mania
avete
quali,quando appariscono, illuminano
ora
Sì:
quelli
secento
parte
si evolve
giudicare (se
furono
se
DISCORSI
E
PENSIERI
ci
momento
si
addio
;
muore.
di
più poetiche
rappresenta
l'ora
il
fanciulli!),
È l'ultimo; sebbene
la
sia
piange il giorno che muore,
fatti
di quei tocchi
che
noi
verseggiatori abbiamo
E così quel suono
tornare
a
noia, a forza di ripeterli.
squilla lontana
che
FANCIULLINO
IL
squillapuò
di
da
mettere,
lega nel
di
dovuto
Ma
doppi.
tanti
dovuto
stinto
essere
fioco per
e
il
"
Quel
perchè egli,racconta
mettere,
dato
assor-
ha
poeta
un
dell'arte,
Quale?
puro.
alcuno,
Orbene:
tant'è.
la necessità
per
oro
suo
37
pochino
L'ha
paia
„.
sentimento
un
di sé. E allora ha detto
anche
poetico altrui,sebbene
che la squilla pare
piange veramente.
piangere, non
A
il fanciullo
tratto
un
(qui un poco, e molto altrove,
molto
fanciullo
altri),il
presso
che
vergogni
e
parlar fanciullesco,
si corregge.
par
Ma
la campana
il
però
piange,
non
giorno
lo
bimbo,
caro
„.
che
par
"
Pare,
da
che
par
muoia,
e
che
noi,
anche
pianga:
(i).
muore
non
di
e
diamoci
è, inten-
non
sapevamo
ma
si riscuote,
fanciullo
d'esser
si
e
via
mezza
a
XIII.
La
benefica
poesia
di
ci fa
la
meglio amare
é, dunque, la poesia
sé
In
Italia
ciullo:
in
in
é
più
fu amata
la
genere
poesia
elementare
altro quel poema
dei
della
poemi
che
e
non
è nella
al
fanciullezza
sdegnarsi
e
per
la
poesia
concezione
sono
nostra
invisibile,la peregrinazione
e
che
tutta
sua
mondo
della
e
in
godere
coi
e
il
morti.
che
ispecie
Nulla
piti
è
pura,
"
il
conversare
per
poetico
,
più proprio
là contemplazione
mistero,
la
nella
tutto
non
il
da
Come
v'è, sia
generale
saranno.
anima
per
quanto
)j
mai
non
spontanea.
che
faiy-
o
di sempre
ma
letteratura, così
nostra
sia poesia,
sei d'ora
i
si trova,
la tua,
Invero
altrove^
(i) È superfluo aggiungere
Comedia
di rado
quale
patria (non
non
che
rara
la
la
pura,
mondo,
di per
patria,la famiglia,l'umanità,/
la mia
é
sei del
tu
ItaUa
noi
che
poi,
sé, la poesia che
per
e
l'
del-
gere
pian-
38
PENSIERI
abbiamo
concretezza
quanto
si fa
libri. Poi
sui
che
lo
meno
italico
noci
di
le
con
d'oro
carta
ci stiamo
E
vederci; e
E
da
e
si
tutto
conclude
l'un
ci
l'altro
da
lo
è
per
sa
di
lucerna,
che,
lo
studio
O
ma
aggiudicazione
più
conquistarci
giudici. Nei
per
molta
Sono
di
giochi
poesia (per
di
anzi
guazzale d'erba
per
studiamo
troppo poco.
non
Non
al
e
la
dei
primi,
ed
ove
all'asta
qualche
con
poetare;
sapere,
giorni,
miazione,
pre-
altro,di sopraffare
essere
più d'imitazione,
di
senza
gra-
nostri
i nostri
troppi scaltriti,
nostra
non
e
a
parte la gherminella che
meglio
la
che
diamo
guar-
stanno
si dà
troppo, per
come?
diretto
la
che
ai nostri
tutto
e
ombra.
garbo
senza
noi:
a
pubblico:
grandi
dei
Perciò
loro.
studiamo
di
cercano
così)
e
i
concorso
attempati.
e
fanciulli,
esser
al
tutto
con
e
il favore
cosa
badiamo
proponiamo,
c'entra
fanciulli,
è
a
farci sempre
alla nostra
dell'occhio
si fa
così
zietta
noi,
a
le
coperte
badiamo
siccome, particolarmente
noi
pettinato:
essere
giuoco,
ciò
Il fanciullino
ben
e
devono
filetto,
facciamo
così
scioltezza.
poesia.
vestito
al
in
specialmente
ammicchiamo
e
la coda
con
tutto
che
più
ben
badare
sentire
a
anche
di
non
troppo l'ornamentazione;
nella
a
scritture;
nostre
soffocata;la poesia
dimostriamo
fa
giovato
aver
d'argento.Noi voghamo
e
invece
onore:
ciò l'ha
che
quali
alle
Noi
latina,come
greci. Ciò può
comporta:
ruzza
non
modelli.
stile nell'arte
amiamo
lo
gusto
dei
sé
maestà
e
poesia,
a
questo
e
innanzi
avuto
fatto coi
avevano
dare
ma
DISCORSI
specchiatoil nostro
i latini
a
ha
poesia
nostra
E
è
che
di
chiamarla
collezione,
fresca.
Noi
gere
superfluo aggiunMettiamo
c'entra.
c'entra
fine,che
nel
Dante
studio?
poetare
lo
mostrò.
VirgiHo
Sì,
che
è
FANCIULLINO
IL
lo
conduce
studio,
l'arte
in
alla
in
e
genere
la
Dante
poesia. Ebbene,
della
è
occhi
gli
a
vede
bene
ritrovare
e
la
sceglie
cantando,
i fiori che
Io,
insistere
senza
esatto
sul
che
che
ruggine
_in_modo
deve
ed
le
toghere
scorie
rispetto
può
menato
a
sua
umana
arte
é
è,
da
bere
alla
e
fonte.
renderci
impersonata
primordialmente
la
Lo^
natura.
in
e
Così
Matelda,
Ubera,
noi
viamo
trocon
pur
dilatiamo
e
ingenui,
avanti
trice
Beaè
una
dato
sgri-
fanciullo
vuole
non
o
nell'acqua
studio
deve
é
e
togliere
Dante.
dice
che
\^'^
studio
che
come
tuffato
f^,
tanta
Lo
dall'
che
a
anima^
rifarci
se
il
limpidezza
come
bambino
preso
la
nostra
noi
vergognare
come
sé,
; che
tanto
per
cristallo
sé
piedi.
diretto
noi.
deve
figura
Matelda
a
fare
e
Y gli artifizi,
Dante
piangere
dall'altra
studio
come
mito
nella
e
che
e
studio,
poeta
sulla
quel
e
fiore,
i suoi
cristallo
puro
vetro
Lo
quale
fatto
battuto,
non
più
tal
così
e
d'un
soffiando.
insomma,
al
scorie
da
puro
togliere
noi
tra
casualmente;
vai
formiamo
soli
e
essere
specchiarci
a
essere
il
deve
depositata
torniamo
quasi
le
ha
dino
giar-
lo
del
morale
a
nel
dell'oblio
avanti
aggiungere:
il tempo
che
prima;
ad
punto
ap-
fatica, sceglie
alcuna
studio
lo
è
mercè
bello, dico, interpretando
e
togliere più
di
fiumi
nei
spuntino
è
Dante
fior
il poeta,
valore
rispetto artistico, che
/\
poesia,
cantando
senza
pare
Dante
fanciullezza,
sua
l'arte;
è
condusse
la
o
purifica
Ossia,
volontà.
riuscito
è,
sceglie
di
studio
Matelda,
luminosi,
buona
lo
che
L'arte
ispecie.
dell'innocenza,
ha
Matelda
a
Dunque
poesia.
39
la
felice,innocente.
'
La)"
natura/
PENSIERI
40
DISCORSI
E
XIV.
Ma
furbi,
che
lo
italiani
noi
studiando
si deve
Ma
stesso.
noi
credere
o
sovente
ci pare
in
fatta
la
di
ci
marmo:
belle
statue
E
di
lo
ne
noi, facendo
delizie
arcade
;
pezzo
tra
i
se
si mettono
certi
certi
il sì
e
che
pare
non
se
in
X---32ieri,
_sono_, pieni d^^^^
di Matelda
lo
chiamino
un
chiamato
si butta
maggiore,
modo;
un
:
pare
d'inciam-
antitesi,sta
d'essere
a
!
essere
si abbandona
che
un'
tino
Are-
fili sottili
tratto
uno
ariete
tutti
e
sì
che
gl'itahani (giudicandolida
versi) non
abbiano
Pietro
a
degli imitatori
mughare
diamo
ricor-
non
sono
ogni
temendo
qualche
o
ma
foresta
avanti
la mandra
belare
:
le
Parte
vogliono
teme
si vede
il no,
dietro
scrivono
detto:
lustrare
e
pare,
della
a
i blocchi
facciamo
noi
scuole
campagna,
Mentre
altri
mai
già
altro
tempi
quelliche
in
L'ho
a
Le
fiori,temiamo
un
vCv"s alla rinfusa
più,
Bambocci
:
i verdi
tra
pulire
disse, mi
legano.
della
secentista.
in
ci
cadere.
e
di
al
solo
non
contro
elegantistucchi
:
ammirava
le scuole
statua
il martello
più
Giovanni
che
ferro, tesi
alle
Udine
da
quel
che
fatte. Al
e
nostra.
accontentiamo
e
di Giovanni
ci
opera
gettiamo più
non
altrui
magari
imaginiamo che,
bronzo, quella
diventi
a
Perciò
gemma
trovata
sovente
non
dare
e
meglio.
la
e
sì,
diverso,
stesso
fare
abbiamo
più
di
più bella, ma
Noi
noi
nostro,
la statua
lo
incastonando
che,
e
di
seri
troppo. E
far
a
far
credere
a
imitiamo
imparare
vogliamo
gemma;
dorando
sia
darci
anello
un
fondo, troppo
poeti. Noi
essere
per
in
siamo,
che
abbiano
la
mamma;
che
l'amica,
i
poeti
cioè
IL
imbrancati
essere
non
FANCIULLINO
nel
né
troppo
sforzati.
E
Matelda
finisce per
confondersi
Ma
o
poi
sembra
La
poesia
la
mancare,
inavvertito, fuori
vedete
per
terra, nella
loro
che
che
e
volanti
o
non
o
a
della
sol
uccelli,che
che
uccelli, sì
di
che
crocrol
fanno
che
essi
sembrano
un
é
non
del
Basta
proprio
loro,
per
cento
e' é, da
Se
il
Ora
popolo
a
parte
italiano
poesia
fa
trovate
soltanto
cioline,
chioc-
il medesimo.
cervi
il
tottavì
fiori
vi
il
nome
della
agli
sì
e
di
e
dire
quelli
e
fioretti,
gere,
aggiun-
o
far distinzione
non
provate
di
nome
a
sempre
margherite
se
e
gioia più grande
e
gialli,
di
ai fiori
S' ha
fanno
la nazione
tutta
a
^
fatto,
è
non
Pensate
e
un
a
prato gremito
dire
Linneo
il
non
nome
va,
popolare varia, quando
regione, anzi
piante,uccelli,insetti
la
e
che
ecco
ragioni, e
regione
cose
loro
comune
dir
coperto
crochi?
seri seri.
vedere:
nome
hanno?
quelli che
di
mani
poeta
popolo.
nome
greppo
manca,
particolare .jk^
interessano
Il
Il
magari, vermigli
tra
d'un
alle
de' fanciulli la
sono
consueta:
noi
si trastullano
via,
anima?
sua
le classi
tutte
fogliee
questi lapilliideali,questi
divulgato,o
è
delle
noi.
sempre
loro
chiamare
come
che
salmo
propria, a
visione
ossiccioli,sassetti.
Ma
loro, facendo
dolce
suo
e
nella
hanno
perciò
da
stormir
ragazzi quando
Voi
irresoluti,troppo
morire.
vera
dentro
e
li
lingua.
consiste
i
lo
con
ruscello, e
la
poesia
il
lismo
nell'idea-
né
preoccupazioni
allontana
più lungi
del
per
Guardate
Queste
si
sempre
gorgoglio
verismo
circospetti,
troppo
echeggiare
col
nel
né
simbolismo.
rendono
4I
badasse
da
a
contado
queste tali
a
contado.
cose,
fiori,
rettiU, che
formano
per
gran
campagna,
il
che
esse
nome
2-
f OMdv\v"^.
PENSIERI
42
hanno
in
DISCORSI
E
finito per
terra, avrebbe
una
quellodominante
per lo più dallo
in altre. Ma
sogliono seguire
i tremolìi
il poeta,
così
ogni
O
deve
poeta
facendo
ogni
a
ciò è rinunzia.
facili
così
alla
e
seccante!
vista,di
che
E
dire
lasciar
vuol
dire?
tuttavia
il
così
così, sperando,
se
ne
i nomi?
l'arte
che
poeta
deve
Deve
tante
del
deve
Così
è
a
di
meno
dorature,
che
ri-
una
aggiungere:
tanti ghirigori,
bellurie,così
tante
d'amor
sempre
non
togliere,
fare
operare,
rinunzia
qualche
momento
farsi,di
a
è?
si lasci
„.
mette
proprio. Perchè
X^nunzia. Ho detto
e
libellule. E
i
avvantaggino i poeti futuri,
divulgatitanti nomi prima ignotie
oscuri. In verità non
è egli l'Adamo
primo
per
questo che
se
quali troveranno
perciò chiamati
che
E
fare, e
altro, che
non
"
cangiantidelle
poetare, bisogna che
vuol
se
saccente
poeta
su
gl'italiani
abbarbagliati
dell' elmo
di Scipio,non
sfolgorìo'
dire
tanto
prevalere
danno
piacevoli
tanta
idea
e
propria ricchezza:
questa è rinunzia. Deve
lasciar molto
greggio e molto imperfetto.Oh! come
è necessaria
l'imperfezioneper essere
perfetti!Lo
anche
Marziale
che derideva
che
quel Matone
sapeva
dir tutto belle. Di',egliesclama, qualche volta
voleva
della
soltanto
La
E
continua
lezza
in
che
pranzo
tutto
tutto
e
per
ben
ne
eleganza
quel
come
Marocco,
^
anche
bene,
è
male, magari male!
né
dal
descritto
vi sapeva
tutto
stucchevole.
sommamente
è
di
De
Amicis
nel
pomata. Questa bel-
totalmente
antipoetica;
che ogni
poesia è ingenuità; e 'quelfanciullo,
moina" e con
che fa e dice, la fa con
cosa
una
una
dole
smorfietta,e la dice con
parolucciesmaccate
che
la
ciate;
che
della
scapaccionichiama
sua
fanciulleria !
quel
fanciullo
pevole
consa-
PENSIERI
44
piantarci le
pianticelle; anche
tante
; anche
raccattiamo
di Geva
E
contadinella.
star
potare;
a
di
il malocchio
contro
che
Ma
parliamo
la
per
tante
Anche
il
d'altro.
Non
miete,
la
(
del
malocchio,
ruta,
e
e
dare
guar-
dire
Vogho
chi
si fa
gobba,
che
troppo
anima
s'inchinano
vente
so-
spesso,
(l'anima,
la schiena
è
come
Ora,
umile
tanto
s'inchina
la nostra
Bene:
s'inchina.
non
che
contadini
poveri
si raccatta!
troppo,
ci
pianticella,e
sono.
dei
molta
tempo
s'inchina
intendi!) si deforma,
i
lui il
a
lui tener
dirai:
gloriola,ci
è
i vasi
ci si secchi.
non
tu
fiare,
annaf-
papaveri più grandi
buttare
girasolipiù vistosi,e
lì ad
sbirciare
e
rotti
il garofano
cresceva
sempre
vicino, e struggerci ch'egli abbia
e
i caldani
dove
quei vasi,
mondare,
a
DISCORSI
E
il grano.
per
'
^E
devi
tu
l mia
! Non
sei
forse
c'è
l'avidità
che
dritta,
essere
guadagno,
del
poeta,
si risolve
in
da
preso
i
sia tanto
quanto
questa
il
cerco
i
Allora
spalle
io smetto
come
un
mentre,
non
le
ritirata-,
suo
tu
che
voluto
il tuo
e
"
Io
tu
non
c'entri,
non
il buono
se
via,
lui ? O
ti vedo\
di
merlo
di
dal
! Come
risonava
veglio
leggendo
egli
a
bello,
allora
ma
far
canta,
voglia
furbo
che
„
metto
mattinali
per
troppo
che
che
noioso
non
in
mi
il
e
cerco
mia
ciò
e
verso,
arie
sue
forse
esser
la
scrittore
merlo
perchè,
padrone
hai
dello
genuità
all'in-
gloriola,
quaderni altrui,magari
il mio
d'altri:
di
gola
(ma
tu
per
nemmeno
contrario
l'abbagliante.Oh!
e
inquieto spiando
sulle
mondo,
anima
o
sopraffazione1 Quando
poetico,
i nicchi, i fiori
lapilli,
di
di
morbo,
questo
il sonante
al
che
desiderio
un
allora),io, non
ma
sentimento
del
semplice,
serena,
in
scrive.
quello
questo
bosco,
ma
la
gloriola,nel
becco
giallo,
puoi
credere
tra
il cader
FANCIULLINO
IL
della
dire
vuol
furbo
sì
troppo
o
che
genere,
stucchevoli
;
col
che
puro
dell'effetto:
tale
se
è
non
ne
ciò
che
limpido;
preoccupazione
questo, il
con
grazia
è
non
Tu
non
guardi più;
guardi,
non
baratti
tu
pensando
non
peggio,
da
diamante
sempre.
anzi
altri, che
con
pregiatidi
per
non
vezzo
riusciamo
sempre,
dalla
perde
detto, negli altri, e
l'anima
E
grazia, che
sarebbe
o
bicchiere, il
la tua
si
stiamo
insi-
falsi. Imitiamo
vincerò,
spontanea,
e
motivo
o
diranno?
E
più giusto
seppure,
d'un
merlo
anche,
piaciuto; e
distratti
il tal altro?
o
vedi
ho
che
O
verso
trovammo.
siamo
scrivendo,
o
"
„
; diventiamo
vetro
volta
una
che
vero
pur
volta
una
insopportabile
il contrario!
sì
basta
non
è
nostro
un
sia
medesimi,
noi
? Ma
„
e
su
codesto
di
peggio
cappellon!
Ritirati
"
sia
guazza,
45
le
veda
vesti
come
e
creda
o
gari
ma-
più
te!
XVI.
Non
alla
pensare
fanciullo:
/gloriola,
è
non
cosa
a
o facile,
da^e.JEIIa'e~lfoppo difficile,
raggiungersi.
Difficile :
che
t'intendano?
già detto quanto è raro
Tu
fai se
nel
non
.non
scoprire il nuovo
Gli altri,ossia i tuoi lettori e uditori, non
vecchio.
ho
non
dovrebbero
io
ci
non
avevo
ti vien
non
della
gente
propria
altro.
del
dire
E
quanto
sono
perchè
pensato
che
Ma
"
:
così
Gli
che
un
sei
dalla
tu
e
oscuro.
occhi
della
visto, si può
velate
!
vero
fìssi nell'ombelico
le luci
voglia,descrivere
è
assentimento
spesso.
hanno
dicono
Come
questo
„.
non
hanno
non
nemmeno
e
oggi
egoismo,
tu
se
pensare
sempre
persona,
loro
o
dire,
catalessi
Puoi,
mattino, per esempio,
y
46
in
chi
campagna:
sole, ne
in
approva
nulla
sovente
dici. Sei
il
sorgere,
capisce
città,non
che
ciò
veduto
mai
in
ne
campagna
inoltre
non
e
oscuro,
ragione: perchè sei chiaro. Sono
rivieni,
lettori oggi alle girandole,agli andi-
un'altra
per
i
avvezzi
tanto
Tha
non
di
DISCORSI
E
PENSIERI
viluppi dei pensieri e sentimenti; perchè
gU autori, attingendo questi e queUi di sui hbri,
gli stucchi e gli ori a dar loro un
s'ingegnano con
ai
aspetto
nascondere
a
pestare
e
misteri
su
lepri,le quali,per
le
come
le
al cacciatore
girare
ai
fanno
o
nuovo,
esse;
loro
traccie,si
sono
i lettori
altri
dici
tu
che
ecco
ti
non
E
che
capiscono
sottintendi
e
non
e
comune,
i
lettori,allora
che
che
il bello
anche
non
vuoi
il senso,
sia
più
nei
ascoltino
lo
ruscello
avena,
coi
No
con
no,
delle
hai
la pretesa,
tue
cose,
che
il
il
e
La
dai
non
tu
pochi. È
non
te, che
più
pare
nella
sia
vuoi
gorgoglio
della
suono
gran
che
del
tua
sei
uomini
la
cassa?
gloriola si
o
vero
agli
sono
di
colpi
gloria
dici,
villaggioassorda
del
i
che
lo mettano
ce
poetico
il
dire
a
assurda
Ai
foglie o
la banda
molti, e
ricordati:
fanciuUi,come
quel
non
dell'usignuoloo
tromboni
di
che
approvato,
tutti,ma
fregi e
fanciullo.
l'assenso
se
te
ci rimangono
trovano,
ti apprezzano.
non
stormire
lì presso
se
lo
capiscono, vale
dire
nelle
in
cercano
infine, quasi tutti,come
il canto
o
campagna
y
E
oratoria.
ragioni; che quando
le tue
sempUci cose,
non
ti
non
s'intenda
che
più. Essi
perchè
e
nulla, e
i
si
modo
se
,
foga
lor
capiscono
c'è,
non
male.
se
da
sempUce
tuo
che
quello
che
meglio
nel
tuati
abi-
tanto
gherminelle degli autori, i quali,
o
troppo comodi, vogliono perpetuamente
dagli
mettono
forma
udito, ascoltato,
che
tu
ti
rivolgia
proprio,
negli uomini.
Ora
ma
ai
codesti
FANCIULLINO
IL
in nessuni
che
dato
fanciulli,
ascolto. E
prestano
sai
47
canti
tu
megUo
finisce
Succede
tuo
Prima
verso.
battuta,infine
diventa
E
loro.
dir
sapere
a
tire
sen-
succede?
che
comincia
a
fare
il
Ebbene
l'imitatore
quei pochi, molti
di
le
assicurar
nascerà
non
è
tardi, parlerà
o
lodi, per
le tue
Allora
allora?
E
canzone.
così, anche
gloriola o
tua
standoti
lui. E
Ebbene?
E
dal
la
lui, o
debitore, presto
creditore.
si sottrarranno
e
a
qualche nota, poi qualche
la tua
il
e
di
vuol
canta
l'altro
o
solo
imitatore.
tuo
del
male
fa
tutta
debitore;
un
giorno
un
Sono
ti sta
fanciullo,o
anche
cantare
con
che
peggio
o
pochi però
questi pochi?
quali sono
generalmente poeti. Cioè il loro
sentire solo
perchè anch'esso
se
in
manchino,
intisicherà
o
nata.
appena
XVII.
Ma
Sai
com'
ella
tua
La
"
via
e
quanti più
modi
E
"
altrove:
lodata
dalla
per
è
Rara
forse
dia
vera,
vorresti
fanciullo,
(i)
mi
mettessi
Pensiero
(2) Pensiero
LX.
XXIV.
più
diretta
di
possibile,
gloriola?
bando
che
a
io
vuole
gridar
del
nostro
in
pertinacia,e
e
acquistata (i).
„
non
quella persona
cominciate
siano
innalzarsi,quantunque
alla
da
zione
afferma-
dalla
acquistarfama,
secolo
le cui lodi
Chi
di
averla
nel nostro
è
propria bocca...
palco
generale
sicurezza
con
generalmente,
virtù
in
codesta
È pensiero giustissimo
affermare
di
d' accettarla
Nasce
nasce.
stessa.
Leopardi:
è
ti sentiresti
poi
modestia
una
le tue
(2)
seggiola
lodi
o
o
E
„.
da
tu,
un
affermare
48
PENSIERI
fama?
la tua
Questo
"
in
noto
DISCORSI
E
è
ragazzo
un
In
il mondo...
tutto
facile. Ma
gloriola sarebbe
Eppure gliuomini
che
merito
un
la modestia
Sarai
considerato
del
dalla
cominci
tale
da
crearti
loderanno
poi
averti
**
udito,
il tuo!
Oh!
tu
peggio.
ciò che
Persino
che
cosa
buone
Tanto
quella
Da
più
lode
che?
accecare,
e
Da
ad
belle!
sarebbe
allora
la
È
che
iniziale,che
qualche
ne
di
il fatto
di
dal
che
tutti bevano.
che
ognuno
ne
La
beve,
la
gran
è
il
la
dalla
che
vuol
cannella
botte
che
è
proprio
ma
stelle,e
fatto
avessi
delle
atta
partitoo
tu,
e
gloriola?
ti
venne
quell'altrelodi.
delirare
qualcuno
popolarità,mettendo
fatto
alle
rebbe
sa-
fatto
d'aver
da
tutte
più
inebbriare, a far
megHo,
faresti di tale
avviò
cosa
ugualmente
avessi
bisogn^vé^ dere
che
politica,
per esempio:
ragazzo.
e
senza
per
fatto
non
ti
loderanno
conoscessi
tu
quali
conoscerti,
aver
sia
possa
le
persone;
letto I Ti
lode
lode
ch'ella
senza
d'
siderazione
con-
la tua
questa
levata
comparisse col tuo nome, sarebbe
così
preferitaa quelle che proprio tu
credessi
proclamato
facessi,sarebbe
tu
diocre
me-
all'amara
il pessimo fatto che
sentissi
pareggiato a
di
volta
che
quel
ciò che
:
di
averti
„.
Tutto
lodato
lor
a
senza
suggestione
poiché
e
occorre
numero
gran
modesta.
assai
Perchè
fama
vera
sino
per-
modestia
la tua
credendo
non
grande
vincere
poeta, sarai
altrui?
una
per
Se
sia
Leopardi, aspetterai che
bocche
propagarsi
da
mediocre,
il
tu,
che
grandezza
essere
Ovvero
poeta.
non
V ha.
poeta
un
deve
non
che
d'una
mai
grande
tanto
di colui
contentati
grande,
è
^
sia
vorresti.
non
no,
crederanno
non
non
tu
modo
questo
„
la
coloso...
mira-
ragazzo
a
la
altre
ad
gente. Dalla
setta.
Badaci,
procacciarsi
una
botte,
e
il vino
politica,
sentimento
che
si
alla botte
riscalda
Sai
amara.
fu
Atene
nell'Elièa
seder
c'è
solo
più
in
il tuo
fuori
al tuo
aria
di te:
Poeta
sei
sorriso,versi
una
tua
che
il tuo
piglia
dici,disegna, col
pollice,
sorriso, esamina
tal altro!
riso,
uditore
Benissimo!
V
saperlo,si può dire,
tuo
Bene!
l'acqua
"
mormora:
e
Peggio però
Primo!
minore!
Non
c'è
paragonato,
G.
Pascoli
come
-
o
se
Pensieri
^
del tale!
Secondo!
Terzo!
Certo
se
„.
e
tu,
non
frignone,cancelli il sorriso,
ribevi
la lagrima, e te ne
vai. Forse
giuri in quel
di non
andare
momento
più da altri,e godere o
volta. Ma
sei fanciullo,
e
piangere tra te, un'altra
torni sempre
da capo,
trovando
però ogni volta che
c'è più luogo in questo mondo!
per i fanciulli non
Il fatto è che, oltre la noia di quel sentirti
sempre
un
vanarello
fanciullo,
sentimento, esponi
tu
parole, al
lagrima;
Poeta
secondo,
le tue
tua
meglio del
maggiore!
il
il cuore,
mezzo
tuo
Giudicano
fuori.
sfogando
senti
del
la linea
Benino!
Anche
a
casa,
venuto,
le frasi che
pesa
il cristallo della
male!
tuo
un
tuo
un
primo
pianto,ecco
appunti,
in
al
perchè;
gatti di
Ahimè!
dicendo.
mostri
i
e
e
casa
senza
riguardarti,
lagrima,senza
quasi
cani
primo, quello
il
è
di
pietruzze.Oggi non
molti; e non
cano,
giudi-
sue
ma
discorsino,esprimi
pensiero,
senza
le
di
poeti
vai
e
è
mania
consimile
una
pazzo,
questo
il terzo,
fai il tuo
i
e
poi
concorsi; al tempo
dei
d'altro,i
mancanza
classificano:
l'altro
tempi
qualche
gli scrittori
ma
la
più
premiazioni.Il divertimento
gli uomini, è quello di giudicare.
deporre
e
E
desiderio!
tuo
è
generale
e
altri
in
del
al tempo
siamo
si diano
che
grande
In
che
classificazioni
delle
e
la sbornia
comune:
gloria!
O
gloriola indegna
tua
49
FANCIULLINO
IL
un
facessi
tu
e
Discorsi
un
esercizio
scolastico,
4.
\
PENSIERI
50
puoi
tali che
a
tali
a
dovevi,
non
piacere
o
altri
te
può
di
che
poeta
altri
si
si rizzino
La
e
gloriola
quando
pura,
Come
si
codesta
è
anche
legge, fa
che
a
lungo;
mangia
via
di
fiorato,che
sopra,
Ricordati
il
buono;
men
tale
non
mai
e
E
finalmente
solo.
esempio
pur
il
sedere
sola:
ha
non
tutti
o
gli
I La
volgare
piùl È
io
gli
ai
penso
e
dica:
che
vero
forti
pan-
si contemplano
ornati
Tuttavia
si
tano
get-
ricordati,
fanciullesco
si ammira
poesia
del
forte
pan-
loda
quel
poesia vera_fa battere, se
mai,
quello
le
da
vogha
eh' è
e
sotto.
'
il cuore,
deve
deve
il lettore
generalmente
la
torto
non
si
più belli,
panforte
questo
non
che
ma
di
altro
un
meglio
tanto
sono
buono,
fanciullo
te
per
d'ornatista...
che
A
vadano.
illusione
per
sta
è
non
butteranno
torto.
a
trono,
che
e
far
così
si
ne
se
si
tutte,
e
egli
dire
potrebbe
fiorati
e
di
o
ti
quanto
canone,
vogliam
dono
ve-
di lui trovarono
grande
al
anni
non
portento
un
prima
Sia
aggiunge
due
di
bisogno
mai
quelli che
poesia.
te,
poi faccia
nascere
gli
con
rimbeciUisci,che
fatto di
hai
tuo
gli
giorno
di
ciò che
seggiola, o
una
bel
non
eri nel
come
capelli bianchi, e
un
lare,
emu-
cui
a
nemmeno,
che
posto,
pre-
di
conteranno
decadi,
che
ciò
da
non
mica
Ti
dimenticandosi
dimenticare
una
che
d'essere
paragoneranno
stesso.
i
posposto,
nemmeno
assòrto
Ti
dolore.
annullato
perchè
sogni
pensare,
dirti
perchè
essere
\/
pensavi
carità I E
canto,
sempre,
che
non
tuo
di
Bella
un
su
tu
con
ora
muori.
far
ti
rughe agli occhi, e
le
in
non
potevi
nel
anche
e
tu
cui
a
anche
e
r
e
d'essere
o
maligno,
giudizio'spiccio
con
e
DISCORSI
l'amarezza
anche
provare
E
mani.
PENSIERI
52
altro, il quale può
un
al tuo
lodato, ma
Poiché
che
viva
dormire
ombra
le fiaccole
Tu
de' loro
vuoi
non
vuoi
Ebbene
quando
so
quando
è
Tu
vuoi
A
?
gloria? Tu
lo fai
\
e
L-senza
che
che
ti
te.
lo
non
a
diritt\o
ciò
che
Vorresti
segno
è
Tu
è
non
di
se
vita.
non
la tua
Dunque
più...
di lode
Se
e
piangi apposta:
e
natura
di
prima
te
su?
nome
premiare
e
la
importa
tua
a
te
ci
e
Ti
per
se
poesia,
è
non
se
di
credi
scopri,s'è detto; non
anche
che
che
altrimenti?
in ciò?
la tua:
il tuo
vogliano giudicare e
il
come
finito.
degno
merito
scopri, c'era
scriverci
tempo,
senti
essere
sia
ridi
poesia
lode.
ho
non
che
che
col
lo
senti,non
o
vertita,
inav-
grondaia,
tua
dovrebbe
perchè
fioca
è spesso
se
fonderà
la
sotto
che
vero
fu
se
sarà
voce
senso,
as-
poesia.
circostante:
rumore
rondini
è
In
ragione, si
o
vuoi
l'eco,o più
codesta
ridi,tu piangi: che
apposta,
venti:
è
pezzo
merito,
hai
j_ non
ebbene
fai tu, veramente,
cosa
fermi,
fu pura,
voce
sia dimenticata.
modo
giudici si
la tua
per
non
parlare? Aspetta:
ogni
d'averci
V
la tua
sia,se
silenzio
un
i
essere
eternamente
te, ma
per
voce;
delle
cinguettìo
ad
commozione,
delle cose,
e
forse
nel
se
che
più,
stanno
non
tu
non
ripetuta, come
^
e
che
più forte,d'altrui
tutto, che
morto
i tribunali
giudizi:vuoi
dell'anima
voce
saldo,
giudizi.
amore;
morto
perato
ado-
piacerebbe: meglio
esser
tanto
che
cursori
trasmettono,
ti
non
avanti
classificato:
e
fine?
questo
fanciullo
buon
meglio
comparire
a
giudicato
Che
E
dimenticato.
continuare
non
Qu-esto
ciullo,
tu, fan-
piacere d'esser
qualche
a
canti?
e
Ora
è morto.
avresti
superiore
o
disseppellitoa
un'ombra,
far
a
inferiore
sempre
essere
sarai
DISCORSI
essere
quasi
vorresti
la
E
insarà
adiri,
quello
zione
manifestadel
nome?
53
FANCIULLINO
IL
XIX.
FANCIULLO
IL
in
che
e
si
terra
lauro
bronzo
e
vita è il sangue,
senz'altro
che
nòcciolo,
perde,
verde.
vivere;
voglio;ma
fiume che fluttua
rumore,
battito,appena,
un
semino,
il mio
il belValbero
nasce
ma
Non
dentro
bianco
ciò eh' è di
io
anima
U
Il nome?
// nome?
del
cuore.
voglio,resti un mio palpito,
brivido
che qual d'un
senz'altro vanto
che trema
su
l'acque,
che in fondo vi giacque.
fa il sasso
cuori,
Nei
Neil' aria
io
io
j
se
l'assiuolo
tra
voglio,resti un
voglio essere
geme
i salci
del
mio
gemito:
rio
anch'io, nelle tenebre, anch'io.
Se
le
campane
piangono piangono,
opache sere invisibile
accanto
voglio essere
di quella che piange a quel pianto.
io nelle
Io poco
io
su
voglio;pur,
le tombe
che
mute
molto:
la
accendere
lampada
irraggi e conforti
la veglia dei poveri morti.
PENSIERI
54
DISCORSI
E
Io
tutto
un
punto ai mondi
nulla:
voglio;pur,
cielo
nel
dar
aggiungere
Via
della
Lattea,
"?•
infinito;
dolcezza
nuova
al
vagito.
Voglio la vita mia lasciar,penduta
ad ogni stelo,sopra ogni petalo,
come
una
rugiada
cWesali
dal
nostr'alha
nella
di mille
stille
s^annulla
Con
nel
sole
Viridi
unico
sublima...
e
lasciando
y^
breve.
sue
ricada
e
sonno,
vita di
più
prima.
XX.
Bene!
La
sono.
alla
^
Il
A
Dunque
che
ciò stesso
poesia, per
serio
uomo
come
poesia,
è
che
senz'
sere
es-
sociale, giova
poesia morale, civile,patriottica,
moralità, alla civiltà,alla patria, alla società.
poeta
deve
non
di
ricchezza,
di
riconfondersi
in
essa
non
I
al
il
amore,
cielo, r
di
nella
natura,
donde
raggio,
un
hanno
il
Che
nome.
sono,
sempre
i nomi
o
quasi
quello
uscì, lasciando
palpito
un
abbellito
dolore, la*virtù
fine (non dico
gloria) che
gloriola o
;
nuovo,
agli occhi,
alla
la terra, il mare,
pensiero degli uomini,
il loro
vantano,
altro
di
poeti
memoria,
ha,
non
avere,
accento,
un
suo.
^/jgjerno,
sanno
riassumo,
e
che
gli uomini
essi
sempre,
dicono
non
e
d'epigoni,
di ripulitorieleganti,quando
d'ingegnosi ripetitori,
non
siano
nomi
senza
soggetto.
Quando
fioriva
la
FANCIULLINO
IL
fa,
si
bello
o
dove
nato,
che
mirazione
E
male.
/ nostri
che
il
e
codesta
fare
quello
che
quei
nelle
vivono
poeti
il
che
n'ebbero;
tu,
è
primi,
le
veduto
da
sé, né
tuttavia
che
questi
pensieri
quali,
dei
loro
penso
com-
che
noi,
per
la
col
nominati,
cose
fu
E
fanciullo,
o
tu
i veri
fecero
(i).
È
cosi?
Sì.
(i)
glielo
Il
lettore
faccia
più
che
dal
fare
sono
ha
meglio
già
confessione,
una
veri
ciò
che
e
propri
pur
io,
notare
che
moniti
credo
sia
volte
a
a
me
da
sarebbe
stesso,
farei
é
inutile
sulla
orgogliosa
che
sono
^j
gemme
compenso
non
l'am-
poeti
vanità
quei
sebbene
I
delle
E
poeta
e
invece
primi.
fecero
primi
perchè
grande,
reputi
quella
che
Siffatte
poesia.
più.
sempre
quei
magro:
quando
alla
cercare,
trovare,
Non
persona.
essi
sembrano
detto,
vorresti
ingrossa
o
l'attenzione
soltanto
dovuta
male
tempi
ho
è
e
si cominciarono
poeta
se
sopra
poesia
morto.
indagare,
a
richiamare
volle
stesso
X
studiare
si
giovane,
o
grasso
quando
del
vita
alla
vecchio
era
capelluto,
o
alla
intorno
a
se
cresciuto,
come
narrare
poeta;
calvo
brutto,
quisquilie
a
al
guardava
non
si trova,
badava
si
s'inventa;
non
scopre,
si
non
dire, che
quella, voglio
poesia;
vera
55
ben
che
poesia,
e
tosa,
vani-
lontano
i
SABATO
IL
Era
sul
in
uscito
il
sabato,
un
bel
più
del
calar
dalla
sole
Morello
mi
la
dal
una
prode
e
la
che
della
stella);
io
spalle
le
ora
i
rite
marghesfumati
nel
giorno
ciare
sboc-
allo
rossore
"
pesco.
petali
adorava
la
berare
inal-
d'un
e
di
tingonsi
alle
Recanati,
apparsi
erano
tino,
mat-
pallore degli ulivi;
vigilia
mentre
lasciandomi
Poeta,
il
vedevo
notturna
che
biancovestite
di
Della
dal
già
mandorlo
greppi
candidi
visto
tra
d'un
i
per
per
carmino
(spose
Monte
Tabor.
Monte
città
insegne
rosea,
richiudere
di
io
e
di
porta
avevo
alla
porto
due
terra
candida,
nelle
irresoluta
tuttavia
venendo
detto
colle
al
recava
primavera
E
sette:
„
„
una
dei
giorno
le
del
orme
piazzuola
piena
„
del
"
lieto
dei
romore
fanciulli
e
avviandomi
l'
al-
„
"
donde
colle
ermo
egli
„
gì'
"
interminati
spazi
i
e
sentito
aveva
nell'
anima
Il
silenzi
"sovrumani
„.
„
colle
per
dar
luogo
a
pettinato
e
il
più quello,
è
non
Pincio;
una
per
essendo
strada
nuova,
diventare
"
ma
era
ermo
in
stato
un
anche
e
parte
piantato
e
lito
ripu-
pubblico,
giardino
quella
tagliato
sera
di
bato.
sa-
„
E
si
udivano
bensì
grida
di
fanciuUi,
felici
della
58
PENSIERI
del
festa
domani;
sul
con
fioco
scampanìo
di
voci
Parlavano
remote.
Il
conosciuto
avessero
Un'altra
stecchi.
continuo, parlando
e
la testa.
tentennavano
la faccia
Stettero, nereggiando
contro.
diverso
scintillìo
uno
lo
di
un
vecchierella
una
di
vano
vela-
e
Tornava
spalla, dando
fascio
piccolo
un
fermava
le si
del tramonto.
sole. Tornava
baglioridel
capo
là, di lontano;
e
sulla
la vanga
con
ai
rugosa
di qua
ma
la taciturnità
appena
contadino
DISCORSI
E
buon
"
tempo
tra
uno
lungo
a
:
non
pareva
„
tra
mai.
II.
"
Donzellette
vidi venire
non
dalla
loro
fascio
i
se
campi.
il
poteva;
in
i
E
4
noi
un'ora;
poeti
come
e
già
bene
italiani
queste,
le
del
vedeva
sua
Il
un
proposito
di
raggio dipinge. La
viole
mi
villanella,
potute vedere.
di
maggio, sì,
in
une
A
alla
mano
altre, il poeta non
Perchè
il poeta
qui rappresenta
udite
in un
e
giorno, anzi
tempo
altre;
udire:
un
e
le
e
come
dei
tempi
in
ciò
è
la
fosse ozioso
di
soffio
deve
non
anima,
è
solevano
addietro.
sua
e
virtù
noioso
gloria,la principale
altro
poesia
non
e
non
poesia parlar
e
gloria.Vedere
poeta è l'arpa che
le
rappresenta,
suo
così
vedute
principalee, aggiungerei se
a
d'una
quella,rose
a
vedute
cose
! Rose
viole
le abbia
non
che
ora
mazzolino,
„
marzo,
aver
di
e
lupinellainsanguinava
il loro
campestre
ricordarsi.
qui
a
di
di
ma
donzelletta,
doveva
rose
Leopardi
questa, viole
vedere
voluto
di
"
la
ancora
mazzolino
stesso
che
pare
non
Avrei
proprio
era
nello
d'erba:
col
campagna
„
nelle
è
il
poeta.
la lastra
cose:
un
che
certo
6o
PENSIERI
quelli che
io
sentivo
sebbene
e
melodia:
mal
quando
o
di
che
timore,
sembrano
d'uccello; le udivo,
la loro
limina
in
io
piccoli nitriti
ora
mordace
su
a
sbuffi d'ira
chiusi
ferruzzo
un
udivo
gola
in
là, strisciare
ora
qua
le
striduli
quegli
quattro
o
d'usignuolo
note
cingallegre; e
dare
posta;
sotto-
ogni momento
frangersi della
il
e
valle
tre
a
Quelle
eterno.
erano
quando
a
della
promettevano,
il prorompere
preludio
riuscito
gli uliveti
tra
che
invano,
sempre
DISCORSI
d'usignuolo sembrassero
punteggiate
note
E
lungo
a
duro
duro.
III.
volte
si sarà
soffermato
il
quelle
risse
vespertine,
risse
Quante
ascoltare
sceghere
zampina
il
su,
il filosofo
del mondo
sull'ora
attendervi,
miglior posto per
l'aurora!
Egli amava
"
le
sentiva
in
quello
quella vispezza
a
l'assunto
al
il
del
di
varietà
canta
una
e
viva
a
la
la
tutto
poeta,
"
loro
al mattino
"
"
canta
flebile
usignol „;
il rinascente
e
anno
miglia
asso-
noi
ucòelli,tutti
musico
e
riamo
deside-
vi
lamenta
le
non
Né
poesie:
vigile
augel
Ma
canterini.
proposito, nelle
"
quanto
legittima l'induzione
la rondinella
il
in
stare
quell'elogiocontra-
tuttavia
e
Per
„
il
riso
quale egli le
esatto.
in
sia
tutti
questo
che
poesia
l'esposizione del poeta.
specie:
ture
crea-
„
dovesse
del
una
dice, è^troppo-^^gene-
è
non
filosofo
è,
chiama
per
particolare perchè
nome
molta
egli
Ciòchene
che
sentire
filosofo
un
che
infondere
a
mobilità
e
fanciulli.
lasciando
ri,co^
del
riuscì
scrisse, non
ne
di
nell'elogio
„,
che
con
liete
più
Pure
solitario.
ad
Leopardi
e
la
in
sera
in un'altra
„
sue
antiche
"
de'
è
murmurc
gnfsti
_Ora___da
jLensavaJche
potre^beJnferire_(io
fosse
non
simili
e.
in
come
cosepo
lo
non
E
abbonda.
vivo
pio
uomo
un'orazione
sussurra
me
le
Ripensavo
dalla
tempesta:
tuoni,
non
vento:
buio
la
luna
sorge
di
battagliatutto
giorno: gli uccelli
della
il tetto
luna
Oscurità
la
valle
saluta
raggio. Oh
che
con
può
non
sospira
dell'orai
il
e
ode
una
il carrettiere
a
a
poco
in
per
poco
dal
l'ultimo
"
canto
un
„,
li
suono
Italia,prima je-4opo-il
così
bene
restasL:tdi
allora
Che,
tacito, seduto
Delle
io solea
in
verde
passar
zolla,
gran
parte
tieri
sen-
o, mentre
vento, il
:
sere
e
I il fanciullo
notturni
i rumori
mattino, sente, portato
rappresentò
estiva
e
morire
Nessuno
e
stornello
melanconico
dormire,
Lontanando
la
„,
un
I i canti
imbruna
il monte
e
"
ombre
mille
le
come
illuminata:
notte
una
ancora:
un
gerà
rosseg-
gorgheggeranno
spariscono
tramonta,
una
fracasso
del
appena
e
più
non
illumina
e
mare
dormono,
cose.
Un'altra:
vibrante
ancora
capanna,
Un'altra
al solito.
dal
in
tormentata
notte
silenzio.
e
della
le vecchie
più lampi,
non
un
tutti,destava
di
una
tratto
un
a
più
buia:
notte
Ecco
notti.
sue
come
quali il poeta
coi
luoghi
tanti
il
e
iscacciare
per
giovinezza, della giovinezza
nel riconoscere
i palpiti nuovi
mia
campo
rivolgeva nella mente,
mi
così
pensiero,i
brutto
delle
speciale,l'effluvio poetico
colse
primo. Ma il nuovo
per
cellula
una
una
pardi,
Leonotte
e^^fcÀ^
/
dicono, g„perchè
tutti
che
quel poeta
il Leo-
colse_guelparticolarenel qualeè, persosi dire,
non
del
col
insieme
dicendo.
via
e
esem^_si
un
un'altra
in
e
;
„
„
faggi;
pardi
campi
augelli
de' colorati
il canto
de'
nell'alto ozio
"
sventure
6l
SABATO
IL
^
J^^»^
(f
'
62
PENSIERI
Della
E
la
lucciola
E
in
su
Là
il canto
campagna!
le
appo
siepi
i
alterne
voci
dei
cipressi
sotto
e
al vento
e
al
patrio
le
tranquille
tetto
servi.
la
sentì
d*un
poesia
mattutina;
dopo
lo
temporale:
un
il
e
lo stridere
il
delle
viaggio;
suo
d'un
s'era
al
iUn
al cadenzato
grande
stridìo
assiduo
dolce
sabato
forse
non
torre
del
borgo,
spalle.La
esultasse
muggito
tetto
e
venne
io
e
si udiva:
della
chiesa
le
vostri
il
solitario.
per
e
li
odoroso,
del
pettine.
fate sentire
lime
in
questo
sebbene
poeta,
lo
squillidallo
egli
nare
spincio-
suono
delle
all'altra
Era
dalla
ore
torre, la
proprio
torre
alle
mie
brillava
'nell'aria,sebbene
campi
qualche belato, qualche
alcuni
di
una
somigliano !
pensai
primavera
ancora
prigione;
cui
Passero
del
antica
grande
un
zione
sensa-
ci si soffermò
maggio
piccole
vostre
fringuelloa
pensavo,
nel
la
cui
a
delle calcole
distinguesse i
del
Così
delle
sonagli
notte, in
cingallegre che
o
sera!
di
serrata,
giorno,
rumore
poeta,
udito
casa
di
o
caso;
mai
meglio
donna,
una
dei
viaggiatoreche riprende
dirà
di
messo
finestre,che
il tintinnìo
un
nessuno
e
canto
per
d'
ruote
passeggiata, dentro
misto
in ultimo
chiuse,e
riprendere
di
spalancarsi delle
rumoroso
state
il
pioggia
schiamazzar
galline,il grido dell'erbaiuolo, che
erano
della
sui vetri
picchierellare
nessuno
meglio
espresse
e
vita
coperto,
risvegliarsi
al
campagna
della
errava
selva:
meglio
nessuno
alla
odorati, ed
nella
Opre
ascoltando
l'aiuole, sussurrando
Sonavan
in
rimota
rana
I viali
E
cielo, ed
il
Mirando
DISCORSI
E
:
non
passerottisaltabeccavano
Sant'Agostino,
cingallegrestridivano
che
sempre.
ora
sul
è
una
Il passero
IL
solitario
però
faceva
non
"
la
cui fu abbattuta
63
SABATO
il nido
più
vetta
che
dissero
mi
:
torre, di
nella
più
„
ne
i
sentito
avrei
d'un
sospiri
lustrare
dirimpetto, facendo
il sole
delle
i vetri
Più
gufo.
e
tardi:
tardi
ora
tutti
avvampare
case
lontani
tra
si dilegua,
Cadendo
Che
dica
che
par
gioventù
beata
la
e
monti
vien
meno.
IV.
Il sole
vicino:
in
volger
un
me
di
non
un
troppo
ai
:
quelle
mi
giovani
Che
diceva
lettori
la beata
E
pareva
ardesia,
che
parole. Già
che quando
triste
giovane
come
sempre,
del
mi
non
vano
pare-
discesa.
in
un
ma
sua
scolorava
ricordo
mi
ma
giovane,
poeta
sole al tramonto
oggi
porpora.
cadendo
dicesse
erano
in
rosa
che
nuvole
alla
assistere
per
occhio, quella si
trascolorava
questa
il sole
d'
tenue, là in
rosa
le
violetto,
là in
oro,
in
qua
convenute
essere
presto dietro il San-
dileguava così
colorava
esso
carico, qua
A
si
non
con
ero,
proprio,
il
dirà anche
Leopardi:
vien
gioventù
meno.
Il Passero
non
se
solitaiitì_.dÌ£ono-che_sia__cpncezk"ne
l'anno
lavoro, della prima giovinezza del Poeta: del-
che
19
concepito, in
fu
a
vero,
lui il
più
quando
ricco
il
sollazzo
Della
quando
non
egli stesso
era
narra:
novella
età
dolce
di
poeta
e
ispirazioni.Fu
non
curava
più
riso,
famiglia;
più quel fanciullo giocondo
di cui
04
PENSIERI
In
delle
Mistero
Giacomo
pieno,
Giorno
passò,
Carlo
lodava
certo
padre.
Monaldo
„
zione
"
fu
molto
il
un
fratello
Carlo,
"
in
da
più
perchè
e
che
rettore
eglidice
„
ed
io
il
Ora
decisamente
sono
non
studiare
seppe
metodo
suo
da
institu-
una
Torres
miei,
di
presso
ricevuto
L'ottimo
tra
collegio.
un
tenuti
dotto,perchè eglinon
uomo
cattivo
era
fanciullezza
d'averli
studi
degli
sua
passò
ma
d'aver
imperfetta.
allievo
suo
suo
tenne
credeva
l'assassino
riuscito
"
questi li
ma
:
studi;
e
giorno d'allegrezza
„.
il
padre
suo
"
La
sereno
raccontava
capriole
e
si mostra
noi
a
festose
l'acerbo, indegno
Sabato,
suo
chiaro,
come
giuochi
sé
il
godè
le
e
dolcezza.
di
Pien
cose
queste
a
il vento,
che
al tempo
voci
Mie
sibilando
i sollazzi
Rimbombaro
antiche,
intorno
nevi,
finestre
Ampie
sale
queste
delle
chiaror
Al
DISCORSI
E
di ammaestrare
dall'età
sin
di
anni
„.
quattordiciegli aveva
avrebbe
non
Come
intanto;
cosa
lui, con
di
e
la
nel
avrà
Carlo
che
essi
la recitazione
non
a
più piccolo errore
preti: don
"
di
Ma
„.
Giuseppe
una
severità
finché
dare
pedanti
i
"
da
intolleràbile
Poi:
esso.
forniva
ai
esigere
libri intieri
per
molto
Giacomo
a
precettorivolle
Torres
la
gli visse,
Egli sofferse
provato
di
memoria
In
sorella
la
precettoriche
cosi
tanto
monastero
mandata
volle
aveva
figli
straziarli
in
anni.
ai
essere
avendo
proponimento?
fratello
non
raccomandato
certo
lo
suo
stata
col
e
che
sé
mandare
primi
il dolore
di
figli,
maestro
il
era
e
i suoi
suoi
il
vi
queir allontamento
a
alcuno
non
quale
trascorso
aveva
ad
tenne
figliaPaolina, come
di
fra
permesso
barbaramente.
una
detto
primo
da
senza
che
sero
fos-
(iLsuo
„); poi
don
IL
65
SABATO
Sebastiano Nanchini. Egli diede inoltre ai figliun
li accompagnasse,
pedagogo, che sempre
pedante,
don
vermiglio,grasso, florido
Vinceijza_DÌQtallevi,
bevitore.
buon
i maestri
Quelli erano
o
professori,
Monaldo.
questo il prefetto;il rettore, s'intende,era
I giuochi dei ragazzi erano
quali si fanno oggidì nei
all'antica;quali mi ricordo d'aver
collegiun
poco
fatti anch'io
nel collegiodei buoni
Scolopi, ai quali
sono
battaglieromane.
grato dal profondo del cuore:
Intanto che
Napoleone (Monaldo nel 1797 avrebbe
"
„,
potuto vederlo.
da
col
"
le
guardie
Tutto
alzato.
cane
Passò
lo
nel
palazzo comunale,
vidi,perchè quantunque
giudicando
corse
per
Io
passaggio
suo
quel
a
mano
vederlo.
a
volli affacciarmi
non
si alzasse
galantuomo
un
i fucili in
stessi al
doversi
non
condato
cavallo, cir-
a
qualitenevano
il mondo
non
che
velocemente
alla finestra
tristo l'onore
vederlo
„)
intanto
che
ad Austerlitz
e
a
Napoleone combatteva
Iena, i
piccoliLeopardi e i piccoU cugini Antici, battagUavano
a
Canne
o
delle nevi,
o
il
di
nome
o
Zama,
qua
Combatterò,
insieme
gran
salone, al chiarore
giardino;e Giacomo
mostrava, sotto
Scipione o di Annibale, quell'ardore
si adempiè poi nel 18 coi celebri versi:
L'armi,
Sanno
nel
nel
che
guerresco,
a
l'armi:
io solo
procomberò
sol
io.
di
e
collegiola
descrisse
collegio le passeggiate fatte sempre
col
prefetto o pedagogo; sa di
sempre
burla
nella
fatta
al
buon
prete, che
poesiola^^Ma Dimenticanza
Giacomo
collegio quel %§T§i^£rniJ5flì3»(
Eurilla ). Si narra
Carlo, Lucio; "Paqlni^,
letto di nascosto...
Né mancavano
romanzo
G.
Pascoli
-
Giacomo
Pensieri
e
Discorsi
„
era
; g^i ^^
Cleone;
persino
del
gliesami
s
ir
66
PENSIERI
DISCORSI
E
telli
racconta
Carlo, frapremiazioni. Noi tre
più grandi,Giacomo, io e la Paolina,davamo
talvolta in casa
saggi quasi pubblicidei nostri studi
E da questa vita di soggezione continua
di regoe
larità
uniforme
veniva
quel bisogno delle fole e delle
"
le
e
"
„,
„.
Giacomo
novelle, che
a
lungo;
derivò
e
col loro
_e
raccontava
Giacomo
superiori.
Iljioto dissidio
studiosi
del
naldiani
e
fu
l'onorare
Ciò
i
nei
in cui si
tempi
fu dichiarato
ne
deva
inten-
genitorinon
empio
che
dal
ha
fessava,
con-
prete
diviso
trajiadre__e_figlio,
„.
gli
Leopardi in due fazioni,
quella dei Moquella dei Giacomiani, nacque, o almeno
facile
reso
"
„.
poiché
ascoltava
quell'opposizionedi pensieri
nei collegi
è solita tra alunni
schiavo
"
Carlo
presto
padre,che
esserne
e
questo fatto: che,Gia-
possibile,da
o
vide da fanciullo
fratelli,
jael.pi^dre
la colpa
più,il superiore^he il^genitore;e ciò attenua
sì di Monaldo, se è di Monaldo, perchè eglioperava
a
fin di bene, sì di Giacomo, se è di Giacomo, perchè
credeva
di fare tanto
male. Col tempo, Carlo
egli non
lodò suo
educazione
zione
dell'istrue
padre e della severa
forse migliore di quella dei collegi come
lodiamo
noi ora
di cui da ragazzi
quel buon rettore
i suoi
conio^come
"
„,
dicevamo
i nostri
che
in
figlioli
Monaldo
fatto
Carlo, a
metterh
di
fa in
esso
giorno
tutta
e
casa.
così
il
li
a
noi
ameremmo
diverso
amasse
meglio, dico
a
io
dirittura
;
si
non
modo
suo.
ostante
non
in
ma
o
amiamo
può dire
Oh!
egli
le lodi
di
collegiovero
un
e
tristezzadella solitudine,che
Nella
fiera nella celletta
il brusìo
r anima
modo
non
avrebbe
fuori
Certo
male.
tanto
della
rivolti
dirlo;eppure
sera,
alla
è
dopo
il chiasso
si sarebbero
famiglia lontana.
così:
al jp
essi
Pare
si
del
con
surdo
as-
oeta~~de^^ìBFè
?7
68
a
E
PENSIERI
DISCORSI
Leopardi. Che
Giacomo
fanciullo,dice Carlo:
ancor
fosse in Giacomo
smodato
"
fin da
mostrò
di
piccolo
di libertà
grandi,amore
gloria
Notiamo
ardentissimo
quell'amoredi libertà,
figlio,
di quello di gloria,come
è chiaro a chi
non
fratello,
Scorri le vite degli
de' Pensieri:
legge il secondo
uomini
e
se
illustri,
guarderaia quelH che sono
tah,
ma
non
per fare,troverai a gran fatica
per iscrivere,
sia mancato
grandi,ai quali non
pochissimiveramente
E più giù:
il padre nella prima età...
la potestà
alle azioni
indole
e
„.
"
"
„
tutte
paterna appresso
leggi,porta
che
seco
che
nazioni
di schiavitù
ne'
hanno
figliuoli,
e più sensibile
domestica,è più stringente
essere
per
specie
una
le
E
della civile
Giacomo
che
„.
al
adattasse
caso
piuttQSl;Q.^ne_derivasse,
questo^ principiogenedubbio
chi ripensile sue
a
raJ^non può esser
pas\io,
o
w;ole:
Io
"
vedrò
non
Recanatese, prima
comanda
ch'io
di mio
padre
„.
di
tema
nel tempo
avverrà
prova
stimolo...
della mia
Nel tempo
nel
e
se
Tuttavia
osserviamo
inestimabile
terra, che
ne
non
nel
avrebbe
sufficienti ad azioni
che
trovarsi
la morte
pensiero citato,l'uomo
provasse,
egliconclude
innanzi
non
„.
nella
giovinezzauna
sebbene
guida esperta ed amorosa,
aggiunga che ne
deriva
della giovinezza e
di nulUtà
sorta
una
e
che
Ebbene
cosa
generalmente della vita
poteva
da ragazzo
temer
più che. tale nuUità, chi nel 17
affermava:
Io ho
e
grandissimo,forse smoderato
insolente,desiderio di gloria;io voglioalzarmi,farmi
coli' ingegno e collo studio
grande ed eterno
; e nel
"
yi
"
lità
sia uti-
come
„.
y-
quale,
peto,
più imgrandi
"
\^"
natura
la natura
vecchiezza; dico
della vecchiezza!
sia
non
la
oltracciò secondo
che
forza,né tempo
né
cielo né
che
quell'accidente,
e
egli osserva
come
mai
„
IL
"
Questo
che
fanciullo,fu
dissi?
continuò
nutrivo
pochissimo
più
per
dai
la
voglia
E
la
"
che
dai
avessi
anni
13
ai
quella che
d'essersi
mi
ha
"
si
che
sa
notte, ginocchioni avanti
a
all'ultimo
differenza
trattenimenti
del
di
1801,
per
un'acccademia
dirne
può fare
accademie
una
deve
sono
pompa
in
tre
più
l'aveva
un
piccolo
di
la
e
allettato
dai
dedurre,
che
smoderato
parte,
in
o
afferma
Eppure,
padre.
eretto
è
vere
poter scri-
dallo
dal
vi durò
ebbe
dice
tardissima
a
era
almeno
aveva
Monaldo
qualche
si
riceveva
non
sette
a
matto
morente.
suggerito
una,
poi perì, quando
queste
che
poetica,che
paterna,,. Perchè
"
che
stessa
studio
fanciullo
gloria,fosse,
sei
luogo
sino
del lume
da
pueriU: dal
l'educazione
e
padre,
como
Gia-
in
appunto
tavolino, per
il
disperatissimo studio
desiderio
nel
del
da
in altro
studiava
guizzo
cupidissima
fatica
di
Mi
dotto,
erudite, come
anni
sette
con
"
poi:
„
e
;
sempre
si trasfuse
qual
io
allettato
essere
nudrita
la
„
disperatissimo;e
fino
senza
cose
rovinato
rovinato
E
scrisse
17
di
egli stesso, aggiungendo:
che
intendevo,
meno
intese
morire
che
note
che
e
„.
piccoli sopra
non
che
cupidissima voglia
„.
altre
sapere,
averle
esserlo
derio
desi-
fanciullo
puerili leggevo
e
come
È singolare però
"
?
„
dal medesimo
molte
di
vivere
a
da
animato
quelle cose
gloria di
di
quantunque
tomi
riferire:
Ora
il funesto
stato
era
tra
sé,
trattenimenti
rassegnato
sono
di
ostinatamente
avere
padre
piccolo
adempiè.
coltivato
ardentissima
brama
si
essere)
dice
Egli
il
a
potrebbero
ne
e
Già,
sempre
sentimento.
se
Giacomo,
voto, povero
lui, ancora
(e
iii£elk€-ehe—
piuttostoessere—
vog^lio
19:
in
69
SABATO
causa
Il
quale
casa
sua
quattro anni,
"
sua
eretta?
teatro
casa
Perchè
in
cui
ingegno comodamente
si
PENSIERI
70
e
bisogno
di
principio
di
senza
alcun
di
desiderio
o
lo
per
DISCORSI
E
eccitano
grandi capitaliscientifici,
emulazione,
l'amore
gloria,impongono
di
la necessità
meno
quelle
accademie
primogenito più
che
di
enormi
che
Monaldo
il conte
giudicava
membra.
Nel
che
la contessa
Teia,
delle
Ilpiù
affettuosi
un
rebbe
stato
così
neggio
ma-
della
afferma
a
che
di
che
avremmo
Leopardi più legato
dì
si tratta
secondo
fomentare
voleva
gesta
intendo
e
delle
biasimare
sarebbe
questo
più febee
stato
coltivato
avesse
li
che
vero
presentazi
rap-
voluti
avesse
non
le
più
avremmo
Leopardi, ma^egli^non sa-
infelice. Ma
mediocrità, e
non
non
questa
luogo ricorda
i figlia quegli
svilupparne le
quelle eroiche, e
Giacomo
comprendeva
Forse
Io
gloriosi.È
che
forse
la
figliosi
essi, sempre
elevate, delle
che
umane
avuto
e
tessa
con-
volumi
osservare
Monaldo
egli stesso
se
ne
figli,
dei
,
i
della
medesima
atti
con
il conte
cose
certo
amore
tendenze
suo
pena
continuo
animava
molto
che
e
eroiche.
dell'
il
in altro
peraltro è da
giuochi romani,
„
sua
grandemente
che
stesso
che
ma
del
del
pesanti
La
vero
Monaldo
il conte
padre;
dei
accarezzò
È
figlio.
del
gusto
la
parole
e
desimo
me-
„.
esercizi
il
riuscita
faticoso
Padri
il
certo
vedere
le
saggi
poco
gracile corpo
pel
SS.
dei
dei
;
il
in-foglioe
Poliglottae
tendenza
"
alterasse
e
splendida
usare
per
i
mostrava
lasciasse
non
accorgersi come,
Teia-Leopardi,
sconciasse
la
per
a
presso
Monaldo
E
compiacimento
succeduti
poi
erano
intendimento.
che
lo studio
per
simularlo...
con
quasi pubblici dei figliuoli
neir
qualche
„
A
suo
accendono
è
vero
ancora
che
como
Gia-
poter sceglieretra la infelicità
scelse
la
prima.
avuto...
E
quello
che
se
pur
avessimo
è, alle
un
me-
SABATO
IL
fanciullezza?
della
morie
possiamo
appena
71
di
più poeta
che
sognare
quello che
noi
essere?
si possa
VI.
Il
nel
più
dolce
di
rimpianto
lieta. Stato
in
e
dice
delle
che
tristo,e
lata
limitò
si
fosse
può
avere
Grato
così.
che
cose,
l'affanno
della
anni
duri!
XIV,
altri
accade
spiegherà,ma
avanti
che
al
parve
vita:
sua
anche
la
in noi
che
ancor
memoria
poeta
onde
la
lungo
il
corso.
questo inganno continuo,
tutti,credo,
pensiamo
che
sempre
noi,
passato. Ciò
nel
scosse
in
soverchie.
un
di
illusione
Leopardi, poiché grato gli era di
ancorché
tristo. E più doveva
brai:e^jj_passato,
proposito
trionfatore
nei
studi, in quanto
della
sua
fanciullezza
giuochi romani,
che
egli non
di vincitore
ebbe,
si
che
sempre
andare
Questa
felicità
la
del
a
avere
possono
noi, nell'avvenire,e proviamo
senza
comune,
ha
breve
e
speme
sperimentato:
dietro
giovanil, quando
tempo
Certamente
è
lui che
a
aggiungendo:
La
sia
passate
dell' Idilho
negli ultimi
Nel
che
crediamo
che
sta
quella stagion
lo dice. Ma
dubbio
Il rimembrar
qual sentenza,
troppo
di
soave,
forme
tante
poesia
sua
egli stesso,
Ancor
La
stato
stagion lieta,se
qualche ragionevole
occorre,
della
bello
più
quello
soave,
volte
tante
il
e
di
vita
era
rimemdirle
ubbi-
piccolo
nei
primi
può dire, che
fanciullezza.
fiore
Né
fanciullo
si sa,
certi
baco
un
suoi
vecchio
di
se
gusti,
Anc^he i suoi amori
ritrosie.
esser
si sapeva
non
fu mai.
giovane, non
fossero
ripugnanze,
sue
un
né
fanciullo
di
o
certe
di
come
senza
l'aspetto era,
vecchio:
di
o
appassì
segreto,
allegare.Anche
ne
di
fanciullezza
sua
da
insidiato
colto
se
La
DISCORSI
E
PENSIERI
72
somigliano
più
certe
sue
quei grandi
a
ha
che
provati da ragazzo,
dL^ngue,
ognuno
ha apo
ancora
quando il genio della specie dorme
pena
occhiolino
mirazione
un
Aspasia all' amaperto. Lasciamo
tuffi
che
fanciulle
sussulto
con
un
che
agghiaccia.
so
della
pensatore,
rende
Non
ebbe
prima
di
e
dei
Né
sé
di
alla
é
quel
vero
lui, che
sua
poesia
sua
filosofia
"
che
che
Ma
un
del
non
di
e
sé
sempre
dalla
volta
de' suoi
umano
genere
egli aveva
torno
in-
presa
ma
nobilissimo
un
il ricordare
bisogna
l'unica
della
e
io penso
cataclisma
un
la
cercare
strano
a
sua
sentimenti
che
nella
sua
intimo, che
fonte
chi
sorgente
della
politicae
della
in
del
crede,
spezzò
in
suo
come
dono
cre-
avvenuto
Leopardi dopo
vita accadesse
la
questo
radicale
mutamento
nei
pensatore
trascorsi,il rimpiangere
fu
che
altresì
migliore. Parrà
idee
poeta
gli argomenti
„,
quasi tutti,a
nelle
di
il
e
amareggiò,
o
qualche
storia
perduti (i primi anni)
tempo
vampa
stesso.
solo
scrisse
una
studiando
e
prendendo
sino
passeggiata,
con
vita
sua
che,
la conclusione
popoli
a
addolcì
esperienza
giudizi,allargava
del
giovinezza, dunque,
età
tale
sua
imaginazione
sua
immobih,
le
sono
finestra
nella
presso,
intero, la
per
come
dalla
e
da
Silvia
e
dalla
lontano,
che
sua
bene, quasi
stesso,
vedono
si
si rivedono
collegio,e
ricordo
fatti : Nerina
uomini
degli
invece
due.
il 17.
come
Tra
le
IL
due
parti
è
baratro;
un
si
non
dire
può
NegU
le due
ultimi
della
anni
alla
Faenza:
battagliadi
....
precedeva
vita
sua
Rote
il Colli
che
dalla
fanciullo,questo
motto
più
che
mordace
accinse
si
i
bagnarsi
chi
può
più giù
fuggirono
tutti
che
racconta
fagioli,
aggiungendo
fra
guerra
Posilipo
forse
cui
E
Monaldo.
l'autore
sulle
dei
barbiere;
a
Giacomo
loro
dai
di
si salvi
miglia
E
„.
caricati
con
mitraglia figurò
Nella
nella
villetta
di
di
in
sono
Recanati, al
quello
prima
racconto
differenze
tra
dei
Dialoghetti
figlioscherniva, il padre
e
Giacomo
barbe
il boia.
trent'anni
molte
vero
Il
Ginestra, sonò
la
che
risata
Ma
s'incontravano, sebbene
altri né
"
campo
vennero
la Francia
palazzo
le male
Monaldo
1797,
temevano
non
poeta, scriveva
correnti?
per
del
vistosi
e
duecento
per
nella
nimico
presto...l'i-
fiume;
nel
udire,
„.
nel
ci
Ben
gridò
questa
Paralipomeni
materie
malediceva:
e
il
fatto eco,
aveva
"
:
la stessa
sera
una
il
i cannoni
il papa
in
si
„
li
quell'uomo
febbraio
di
2
i Francesi
che
piedi:"Addio
e
„
altri, da
guadare
popolani (papahni?)
cosi
che
padre;
attaccarono...
a
portò
avanti.
del
casa
giorno
mattina, i Francesi
alla
di
in
Il
si
sonanti
riferisce
"
era:
egliderideva
popolare, eglidovè
voce
autobiografia ne
sua
lenta
una
papalinifuggirono,e
Avanti
gridando:
che
Ebbene,
i
fervide
in
forse
improvviso schianto; ma
un
quel generale austriaco-papalino
bene
questo dissidio,
fu
ci
puntino:
a
della
parti sono
avvenisse
corrosione, piuttosto che
avvenne.
73
ma
Quando
formazione.
stessa
SABATO
infine
non
invocava
i
loro
paresse
il
menti
sentiné
agli
stessi.
amava
la
patria
italiana.
Egli
scrive
al
PENSIERI
74
Giordani:
"mia
patria
Ma
letteratura,sia
due
altre
Bene
alla
coltivata
è
il
patriota
lo credettero
dei
loro.
Giacomo
Eppure
animo
e
cui
con
maledetto
poi
la
tre
sua
i liberali
sul
canzone
Poeta
"
risponde
queste
e
i
tali persone,
semplice
vero
che
queste
re
i Carbonari
loro
fosse
o
la paura
per
„.
lo stesso
con
aveva
con
Murat.
E
e
se
Dante:
per
al che
puro
parzialità e
vane
potendo
nominar
voluto,
il
dispiacerea
del
amor
sero
accor-
ne
in sinistro
presero
parte per
non
como
Gia-
dell'oppressore
avrebbero
persone
noi
caduta
di
delle
parte perchè
ciò
con
Quando
prima
la scrisse
non
avuto
canzoni,
pelò
carbonari,
odio
"
per
anni
alla
di
ma
e
che
tempi :
monumento
che
erudizione
intenderemmo
si
quattro
il tentativo
bino,
bam-
quelle canzoni
plaudito
un
da
potrebbe
come
padre
o
E
ardente
scrivesse
scrisse
discorso
suo
un
Nostro
gittima
figliale-
averlo
le, prime
le
nostra
„
ai suoi
che
pensarono
la
la sola
amore
suo
non
(dice Carlo) stampò
uno
fine
liano
ita-
„.
fini, Giacomo
"
fatto
le antiche
tra
vere
avesse
chiamato
ora.
perchè
ardo
quale
avermi
quale poteva
aspirasse allora più a
originio
essere
sole
Ma
letteratura.
di
letterario
dunque
sebbene
a
poco
pur
delle
amore
"
aggiunge:
„.
la
l'Italia;per
è
il cielo
ringraziando
d'amore,
DISCORSI
E
e
venzioni;
pre-
quelli
metteva
in
figura Che
non
potendo parlare di Austriaci, egli parlasse di
di questi,che avecol nome
vano,
Francesi, e adombrasse
esempio, degli itali ingegni
per
iscena
altri
attori,come
Tratte
l' opre
Schiavitude
quelli che, cogli
altri
per
divine
pretesto
a
e
„.
miseranda
oltre l'Alpi,
alleati,erano
stati autori
di
PENSIERI
7©
siamo
piccoli,e
ci riescono
che
grande
Tu
sei
Oh!
miserie!
forse
cosi
che
severa,
sparuto
libri, nei
delle
vanità
anni
che
Gesù:
mia
offerta
ella
quali
ed
abbozzava
egli
dall'ora
sulla
del
mio
mai
croce
severa,
il
visetto
bacio
suo
di
uno
;
vanità
ì
l'inno
al Redentore
Ma
in
fui
non
:
"
fuorché
"
Ma
)
che
l'orecchio
gliardia o
malattia
sempre
più
nella
e
trae
e
schiavo
"
per
importava
ammonitore:
Non
quale
Dove
"
verità
a
del
me
par
ga-
piccola
del
volete
derio
desi-
e
Indifferente
male
o
nostro
di noi
natura
ben
"
inganna
„.
da
vedere
si
nel
l'embrione,
poeta.
molti, allaccia
fine
di
negli atti suoi
nostro
che
quei maestri...?
sono...
nostro
Ma
Che
per
per
Ardeva
natura:
Altro
e
esso
esaltarti
la
corpo;
traccia, o
prose
se
vedere,
per
„.
la
a
devozione,
Ruzzava
non
e
;
si disforma
In
libretto
alla
e
„.
stessa
la
di
e
si tace
poesie
è scaltra
di
gloria:leggeva:
loro,
lugubre
guasta
e
„.
libretto:
beltà
per
si
di
sé
nel
leggere
poteva
tante
l'uffìzio
libretto:
amava
ascoltare
per
doveva
lui solo. E
si sazia
non
giardino paterno
facesse
Carlo
Di
riempiesi
nel
a
alla mestizia
l'occhio
nel
trovava
s'imprimeva
disposta
mente,
trionfava
servire
e
intanto
Rammenta
ne
ha
Dio
Vamar
serviva.
tenera
l'aggiunta,che
con
dice
alla morte
„
confortarsi
Vanità
(
dolore
senza
Vi
quei primi
infino
nascimento
quei
de' suoi.
dell' Ecclesiaste
cosa
un
madre
le morti
segnava
tante
leggeva
sua
un
a
massima
ogni
pietà di
sfiorava
appena
mano
la terribile
leggeva
della
de' molti
appena
la
con
sicura, abbi
tabili.
insoppor-
e
piccolo Giacomo
„
libretto,uno
lunghissimi
e
il
certo
DISCORSI
E
cura.
La
e
di
natura
sempre
pardi
fa il Leo-
IL
"
il
La
fatica per
natura
monaco
ed
dì
e
in
commenterebbe
„
considerazione:
dove
nemica
terra
77
proprio agio
Altra
pensoso.
esule
SABATO
Non
stima
l'Inimico?
Non
tra_sè confederati
contro
ricordava, sia pure
incoscientemente,
di figurarsila morte,
come
un
del
negli
di
Quel
Sul
che
bianche
Redentore,
Gesù
vesti
che
se
i tre
egli
di
la
tu
puoi
l'umile
il collo
di
diceva, ribelle
Il
Leopardi
adornandola
donna
che
l'umile
delle
comparve
zolle
di
Ftia.
Percuotimi
"
confessione,
e
flagellato
punito
essere
pensieriche
ai
alla
preghiera,
„,
non
Gesù.
Morte,
nella
indossava
fra
ricordava
e
di
seno
disse:
gU
e
Giungere
gli omeri
il
più
è
non
il volto
seno?
vergineo
tuo
Socrate
pieghi addormentato
ch'io
trasformato
degno
stiano
cridono
abban-
soave
petto del divino
sul
stanco
capo
il modo
diceva:
quando
Non
essa
più pio, Giacomo
più devoto, non
tempi della vita, quandonellajjinpstra
gli uomini
a
ad
non
ultimi
ha
ogni
guerra
pensava
„
Vero
povero
incontro
grandissime sciagure...
Giacomo
"
alitavano
"
„,
dalla
Non
son
quando
lontana
fanciullezza,
La
Del
Non
benedir
anche
Egli
antica
vana
innocente
sangue
ricolmar
Ogni
conforto!
mio
flagellando si colora
Non
Per
Vana
che
man
di
com'usa
viltà
l'umana
gente,
speranza...?
quella
aveva
lode,
speranza,
cancellato
vano
anche
la seconda
quel
parte di
78
PENSIERI
affermazione,
quella prima
la
delle
Vanità
Né
paia
il Gioberti
di
nullità
ogni
se
:
bene
"
in
creato
scriveva:
"
E,
il mesto
Vanitas
vanitatum
Egli
ampliare,
commentare,
affermavano
seccamente
tolto
già
quei
libri divenivano
Alle
il
e
paroletta
una
tutto.
E
già
da
tanti
la
sua
vita
di
ciò
provare
lui,
che
di
impiegò
nei
una:
libri
quei
Ma
dolore:
questo
secoli?
ne
aveva
la
lettere,senza
tre
aggiunse
ne
è
non
solennemente.
proclamate
grande pessimista
dietro
se
il
tutta
vangeli
vanità
tante
so
non
Salomone
di
„.
in
è
del
vanità
gemito
siaste
dell'Eccle-
parole
pensiero dominante
naldo?
di Modisgusti del figliuol
Quale
negli scoraggiamenti, nei
L'infinita
la
tutto,
divine
le
deplora
scrittore
particolare,
del
dell'Imitazione
Teia
lo
quando
libri
filosofia. Lo
sconsolata
sua
„.
la
terrìbile
attingesse da
Leopardi
il
ripetere
non
e
nuda
vanità.
tutto
e
l'infinita vanità
E
fa
vanità
religiosila
o
osservò
non
che
strano
cristiani
restava,
e
Salomone:
di
sentenza
DISCORSI
E
quale
Dio.
libri sacri
e
pii,
sola!
una
Vili.
Dal
cristianesimo
che
umana
riassume
egli certo
prese
un
ch'egli ha,
il concetto
:
Vecchierel
Mezzo
Con
bianco, infermo.
vestito
e
gravissimo
scalzo,
fascio
in
su
le
spalle
suo
della
gone
paravita
IL
Non
risorgendo
la
Varca
torrenti
Cade,
risorge...
anela,
corre,
stagni.
e
essa?
con
sempre
la
porterò
m'imponesti
croce
ma
che
vera,
alla
quella. Il
colore
nel
giovane
ultima,
filosofia.
furono
due
Leopardi,
in
di
su
sì l'altro
Dante;
di
sebbene
e
Melchiorre
Lucretius.
italiani:
l'uno
Dante
essi
di
Polignac
e
suo
gloria
Manzoni:
in
e
suo
fu tradotto
due
pop ardi
le
sua
quali
da
si
sì
un
asso
;i
sono
dell'altro. Il loro
non
e
ricorretto
è, io credo, di
Petrarca, né
altri si trovi.
nel
loro
tra
ritratto
del
i
differiscono:
rovescio
né
la
ricorda,
Ognuno
cui
Che
proprio,
in
tutte
a
in
comune.
Il poema
e
col
compendia
del
filosofia sembra
di
modello
un
stato
si è ride-
oblia.
che
letto.
quello
convertiti; ma
piccolo sunto
qualche
della
vece
paragonati
Manzoni
e
il^
Il
molto
dato
parlato
ingegnosamente
migliano
affacciata
era
antico
ha
il tutto
in lui
del
valentuomo.
terzo
non
un
è
paragone
Il paragone
del
questo
è
precipitando
Ov'ei
altro
ha
fine,in
in
alla morte,
orrido, immenso,
Abisso
Un
glisi
Petrarca
e
vetti
rice-
mano
vecchierello
il fanciullo
Solo
tua
dissimula, il poeta
certo
trentenne
d'allora.
felicità
della
che
altro:
linguaggio
e
è
non
e
del
divino
sott'essa,
porterò sino
fascio. Il poeta
un
ma
Dalla
Quella
„.
del
cadendo
"
la
e
sdegna l'imagine
mente,
imitazione
a
la croce,
prendere
croce,
come
una
via,
deve
maestro,
è
Corre
79
questo il cristiano,che
è
così
SABATO
poema
due
traduzioni,
È
del
d'altri,
cardinale
Anti-
postumo
volte
una
col
in
versi
testo
a
8o
PENSIERI
fronte,si
Il paragone
cardinale
del
adagiandosi
ora
il
trova
sonno
e
lo
il
nemmeno
male
che
Ma
può
"
dolore
suo
Dice
deliciis
fuerat
ci si deve
star
si
poi
"
Dice
quaesita
;
„
l'uno
e
alla
riposato,
era
già
non
c'è
in
a
delle
infermo
il
si ricordò
cose
Si
che
terrene
ricordò
„.
loro
di
morte,
l'anima
paragona
:
in alcuni
dolore,
UH
"
sono
dextrumque
quies;semper
rivolgersisul-
a
sperando
di
sonno...
Ma
si
può
di
lui, in Giobbe,
Or
Pohgnac.
non
di
quei
ammalata
di
e
trova
non
quei
altri versi
dimenticarono
bene:
e
fazione
pre-
"
suo
nei
letto
quali
agitata dalla
pace,
e
il
nale,
il Cardi-
nel
versi
mai
versi
che
e
nella
che
pace
suoi
tutto
Leopardi
racconta
trovando
che
opporre
il
poter
essersi
senza
che
Ceu
"
Pohgnac:
di
credere
figura
si
poco
prima
nel
Primum
e
:
comincia
Anti-Lucretius, si
malato
nel
o,
vedessero
dolore,
"
„.
Dante
deW
pensiero
un
piume
si
laevum
fianco... sempre
si leva
bisogno
Manzoni
di
fine
quella
ritrovano
inventa
Nusquam
Leopardi
sull'altro
prendere
mai
il
e
Si vede
sulle
Quod
il
alternis
latus
iuvat...
Nec
recumbens:
guarisce
in
il Manzoni
benone
peragrat... In
non
„.
„.
lectum
prima gli
scherma
Polignac:
dice
;
„
non
„,
il
esempio
per
e
e
che
la noia
posa
particolari,che
nel Leopardi.
e
destro:
simigliante a
trovar
alcuni
Manzoni
che
volta
e
inganna
Dante
non
inferme,
sul
; ciò
cerca
tortura;
ne
Che
dar
lo
e
di
le membra
con
Come
"
questo:
gli occhi, resupino:
tormenta
versi
con
svolti
in
alza
tre
dai
inferma
e
è
Leopardi.
conti
sinistro,ora
sempre
piaceva, poi
suo
lato
che
di
giova:
non
sul
dei
arcade
nel letto
si avvoltola
malato
un
biblioteca
nella
trovano
DISCORSI
E
a
un
sione
pascorpo
ripetè quel
suo
bellissimi,cui gli astanti
tutti,fuori, di
uno:
IL
Quaesivit
imitato
verso
dal
Quaesivit
Questo
caelo
tale, che
re
perla.
due
i
applicava,in
più
non
alla
negata,
nostri
fermare, invogliare e
Il Polignac morendo
ma
ingemuitque
lucem
è
doveva
paragone
ingemuitque
Virgiliano:
racconto
scrittori
requiem
strato
8l
SABATO
vita
dell'anima
E
umana.
grandi
commuovere.
il
modo,
certo
insaziata
la reminiscenza
suo
dell'epicureo,
di Virgilio
che
colpì particolarmente il Leopardi. Si direbbe
sulla fine della
lugubre comparazione egli lasciasse
il Polignac per Virgilio.
Non
c'è in lui quel gemito
che
chiude
lui,muore,
ossia
Venuta
"
la morte.
„.
a
il
essersi
senza
del
luce,
mai
mattino,
sperando
rivolgersi, sempre
Con
Polignac) tutta la notte
il Mantis
disse
certi che
esser
la
:
per
„.
la morte,
noi
la luce
L'ora
ora?
l'uomo,
"
poiché ha durato
(spem elusam, ha
l'aurora
vede
l'ora,
Qual
leva
si
lotta; ma
Elissa,quando
come
riposato,
la
tristamente
così
a
Leonida.
il Leopardi
Ma
conoscesse
siamo
pos-
quel
Certo
egli l'aveva nella biblioteca;e si può
facilmente
che egliammiratore
di Lucrezio
supporre
vesse
(che negli Errori Popolari è citato spessissimo)dosin da fanciullo,
è di cera,
quando la mente
Il padre non
doveva
leggere l'Anti-Lucrezio.
lasciargli
poema?
bere
il veleno
senza
propinargU
il contraveleno.
questo, si può dire,lasciò nella
sua
di
dal
quello. EgU
descrizione
quando
dei
La
"
G.
bensì
primi
momenti
madre
dell'esser
dal poeta
ricavò
nato
„;
"
-
Pensieri
poeta
della vita
più
traccie
la
romano
dell'uomo,
il
e
1
franco-gallo
Pascoli
anima
Così
e
solar
genitore II prende a conma
quanto più ha ricavato
Che
Discorsi
ha
a
far
teco
la Natura?
6
82
PENSIERI
Matrigna certo,
parole
fin
appreso,
?
matrigna
i
O
"
che
In
figlituoi ?
disprezzare
le
ottenute,
ciò
nuove
ti lasciò
forse
vecchiezza
le
Ti
saette.
nemico
e
Reo
me
E
E
di
lor
il
le
in
hai
cose
provasti, e
Da
questo
„.
di
nel
dato
quel
e
gioie
memore
che
pio
della
a
scrisse:
impetro,
non
fia voto
il
dì
Che
parrà
Che
di
Ahi
pentirommi,
presente
di
all'altrui
questi occhi
muti
mondo,
più
tal
e
noioso
il dì
e
core
futuro
tetro,
voglia?
miei?
quest'anni
e
che
di
me
spesso,
sconsolato, volgerommi
libro:
vita
come
sé
fiero
vino, seguendo
dal
Leopardi
siano
il bene
cuore,
quegli
e
e
la
„.
savio
le
il
piacere,
soglia
Del
Ma
Inganni
vecchiezza
detestata
Quando
lo
più
non
dall'amore
se
Evitar
rendi
sempre
del
occhi
gli
„.
La
e
voluttà
più gravi consigli
a
in voler
non
presentimento
là
e
qua
lesa
si astenne
A
ed
Appena
meglio
le fonti
trafiggeranno
di
forme,
di tanto
quando
il
maggiori
avanti
ti
proveri,
rim-
quel volgersi indietro, quando
egli infatti
trascorse
i suoi
Perchè
cercando
apprese
Sempre
staranno
la
tante
"
di
inaridito
abbia
pene
Trovava
"
egli
maledire
in parto
umana:
desideroso
e
in
e
perchè
ti deluse
che
stesso
queste
libretto,forse, egli apprese
noia,
a
pentirsi, di
vano
"
prendi
egli con
parole
queste
allor?
felicità
la
avido
libretto
aveva
natura.
o
questo
„
a
da
prometti
merai,
la chia-
fanciullo, forse, a
da
natura,
„
poi Quel
Non
„.
poi ripetuti
È madre
mortali
dei
"
invano
dirai,e
volte
tante
quella che
la
discendono
Non
natura?
madre
non
gemendo
molto
DISCORSI
E
indietro.
stesso?
84
PENSIERI
tirava
"
po' cogli argani
un
vecchio
di
paragone,
più
finirebbe
cui
far
a
meglio
star
a
bene
che
bene,
star
a
la
si dovrebbe
questo
per
dal
nuova
disconoscere
poteva
E
"
morale
una
„
non
concludeva:
giustezza,e
pensare
DISCORSI
E
si
così
e
„.
IX.
Queste
io
cose
Giacomo
dove
meditò
ripensavo aggirandomi
che
la
vita
dolore.
è
dileguato,gli uccelli
infine
le
nuvole,
si
erano
i monti
di
nell'azzurro, la
silenziosa.
qualche
colle
Appena
brivido
dello
soffrì
Leopardi
"
Il sole
del
e
Infinito
io
dal
macilento,
e
gli occhi
a
me
guardare
la valle
sterpi
viso
paUido
Erano
azzurri.
bello
così
fiume, e
il
e
veder
per
e
anni.
Un
la
voce
è
soffio
del
di
avi
il
dei
suono
riparo
che
Un
di
d'una
di
è
Il
è
mondo,
di
senza
quei primi
essa
le
foglie
rispetto
d'artigianoche passa,
il grido degli
popoli antichi,ecco
canto
famosi:
Tutto
di
monti,
siepe
appena
della vita. Che
ancora
si rifiutava
umana
muove
sul
secolo, e
lontananza
una
la coscienza
vento
che
del
accavallamento
si faceva
presente,
all'infinito silenzio?
ecco
lontano
più lungi, in
fine,rappresentasse
sentire
capellineri
anni
primi
e
fanciullo
siepe: un
senile, coi
e
i
la
quel fanciullo
che
pareva
dietro
ancora
facevan
ulivi
pena
ap-
bruna
imaginai il Poeta,
„.
giovinetto,seduto
era
cipresso nereggiava
un
E
avevano
spiccavano
Potenza
gli
appena
luoghi
veramente
era
Macerata
i
visse, e
non
taciuti,pace
valle
secco,
che
più
per
pace
e
e
più
silenzio, e
di
lor
non
tutto
posa
si ragiona.
IL
meditava
Così
giovinetto smunto,
borgo solitario. Egli era
senile, in questo
degli sforzi
e
felicità,
nella
scienza.
nel
dal
Altri, presi
tempi,
nemmeno
si
E
Dio
a
la
tutta
il fanciullo
senile
è
le
fogliee~hautràgà"nel
in
forma
di
pastore,
la luna
Monte
su
un
la
chiedeva
immensa?
coscienza
umana
sia
della
il fare
bene
è
filosofia cristiana
sconsolata
del
gloria,della
visione
"
negli alterni
comune
„.
del
si
mostrava
questa
che
sono?
che
O
ci
del
ma
Poiché
tutto,
narsi,
affan-
tal modo
Non
posare?
sia la
bene.
Che
ultima
di
della
quella
della
angosce
avere
parte, della
a
insieme
so:
rispostache
anche
parte
progresso,
nelle
dere
cre-
questi dopo
a
un
dobbiamo
la conclusione
futura,stretta
periglie
il
sia
ciò
consigliail
Manzoni,
del
in
pastore
ella
quello che
ancora
qualunque
solo
hbertà,
dell'umanità
io
credere
Leopardi.
la vanità
mostrata
dir
greggia
dare,
non
vuol
ed
del
che
ci sentiremo
siede,
prateria,guardando
falcata
chiede
sua
rammento
della
degenerazione?
o
naturale
come
noi
stare
re-
stormire
dell'Infinito. O
sasso
Dobbiamo
di malattia
io
dover
chiedendo:
e
Solitudine
allora.
che
certo
deva
cre-
egli rivolse
là, sente
la luna
(appunto
Lupone)
sintomo
egli non
:
sapeva
ancora
mare
Che
Sì:
sconforto,
risposta.
senza
su
luso
disil-
credeva
non
vita
all'Ignoto interrogazioni,le quali
E
ben
medesimo
volgeva
Dio.
a
e
progresso
viso
l'inafferrabile
raggiungere
per
credeva
non
medesimi
nei
umani
zione
rivolu-
dal
il
dell'impero
e
grande fragorìodella
il
dopo
85
SABATO
vita;
e
Della
ha
la
ordinata,
guerra
86
PENSIERI
Il
dolore
del
poeta
dal
diversamente
e
le
diversa
dopo
in
quel
troppo
non
speranza,
aiutiamoci,
Elle
Perchè?
due
e
della
allora,
conclusione,
la
premesse.
tutti
adunque,
così:
Noi
noi
lici,
infe-
tra
amiamoci!
difendiamoci,
Non
DISCORSI
conclude
poeta
male:
tutti
stiamo
E
del
affaticare
"
tanto
anni
che
dissimili
non
furono
primi
quei
come
poste,
ripeto,
secolo,
durante
e
fosse
non
parve
da
„
giovato
seguitò
e
fu
noi
più
più
fanciullo;
r
Parve
nulla.
a
sto
nel
nel
unico
air
amore
dire
per
La
feUce,
infelicità
fede
essa
e
!
non
non
gli
solito,
egli
O
impedì
come
ahimè,
di
né
si
credere
facile
di
geva
vol-
gì' impediva,
non
di
il
credere
mancare
al
il
abbia
voce
anche
sabato,
umana;
a
è
che
mesta
già
suo
poeta
perchè
quando
divina
ciullezza
fan-
la
il
è
fanciullo
poesia.
nel
lui
poetico,
l'unico
fede
lezza,
fanciul-
sua
in
ciò
più
mesta,
tempo
suo
perchè
sua
dolce
nella
per
e
della
all'immedicabile
ma
poeta
canone
Gesù!
a
di
E
vita.
ineffabilmente
fanciullo,
poi
la
più
e
dopo,
parer
tutta
caro,
Italia
a
Leopardi
al
grande
conforto:
GINESTRA
LA
d'essere
Imaginiamo
Giacomo
di
pubblico poteva
fin
di
Tristano
tranquillo e
avessi
sperato
U
amico
giovane
della
eretta, il
il
più
suo
fanciulla
sente
che
fanciulla
ha
non
a
mano
per
Accompagnar
E
(i)
queste
Lo
"
parole.
al
è
il
destino...
fronte
gettato
che
sottoporrà
volto
quel
il
del
delle
ali
dell'aspettante
da
ogni
sé
dopo
esile
gemello,
suo
senile
il ventilare
ha
insiem
non
„
Questo
e
due
vana
anni
smunto,
ch'ella
la
gode
sovente;
sorvolano
Zibaldone
morrò
nuU'altro
mai
il capo
sopra
settilustre
seno
la morte,
se
alla
è
„
cuore
vergineo
logo
il dia-
dialogo
mondo.
al
fanciulla. La
suo
La
speranza.
come
riconciliarmi
può
Egli
tace.
bellissima
contento
stra.
Gine-
la
morali:
il
ottengo
desiderato
che
poco
Se
"
così
ne
beneficio
solo
Già
il
abbiamo
e
operette
amico.
un
Tristano:
fine. Dice
cosi
è
e
delle
noscere
co-
allora
ne
il Tramonto
meno
l'ultima
quanto
di
e
che
quello
cioè
conoscerne,
Leggiamo
sua
Leopardi
(i) alle stampe,
ora
trasportatial 1835,
era
la
via
ancora
mortale.
edito, quando
scrivevo
88
PENSIERI
continua
Tristano
da
di
Alessandro
morir
che
nell'operasua,
è
e
dall'altro
di
di
punto
di
Giacomo
di
pardi
Leo-
prendere
le
parti
giudizio,e parlare
lui. Il poeta
è
al
presente
Voglio parlare
al poeta,
dirgli:
O
—
tu
lettore
recens.
usque
Cesare
„.
personaggio
voglio parlare per
poeta. Io
di
posta
pro-
risolvermi
a
freddo
quel
fama
la
fosse
mi
scegliere,io direi, morir
ogni
questo
a
Se
ogni macchia,
tempo
Ma
"
e
dovessi
tace.
si sente
e
da
vorrei
non
L'amico
di
la fortuna
netta
oggi, e
oggi, e
conclude;
e
lato
un
DISCORSI
E
Tristano, o
davvero
ti turbano
non
della
sogni
che
invano
in
morte,
età
e
il
di
morte,
la ricordanza
solevano,
pensiero
sei
affermi?
desiderio
cotesto
più, come
prima
della
amante
spiritualmentecome
morto
così
proprio
vero
tetro
d'essere
dei
vissuto
?
Altra
volta
ciò
perduto
parve
dolore.
la
Quella
esanime.
morto,
e
volta
Tristano,
o
incapace
di
potevi
nemmeno
non
La
vaghe immagini.
allora,come
Mancavano
tua
dicevi
La
ora.
e
il
cuore
ti
il
pure
provare
sparizione degl'inganni primi,
delle
deserto
ti parve,
più piangere
dolci
dei
vita
allora
era
ganni,
inun
spogliata,
allora
all'anima
Alta, gentile
La
sorte,
Il mondo
sapevi
la natura
che
l'infeUcità
era
sorda
e
la
e
e
pura,
natura,
la
"beltà;
umana
nemica,
era
che
immedicabile,
gli uomini
non
che
ti
volevano
e
che
ti
ricredesti,so
ti
venne
di così
suono
che
la tua
grandi
dà
sei
Dà
solo
battuto
del
che
gliamo
vo-
questa,
utile,
essere
per
fratelli.Ma
ai tuoi
che
dei
di
credo
abbastanza,
dalla
natura
poeti
io, sei
dagli uomini,
e
il supremo
vita,
Ma
dolore.
tuo
noi
della
somiglianza col frumento
dopo battuto e franto,dà il pane di
il pane
noi
a
é
non
appressa
è
tu,
franto
e
quàndoT
E
sempre.
per
ora,
noi, o poeta,
a
ora
or
dolce
è
non
come
terra, che
il dolore
anche
che
parola. E sappiamo
ultima
pronunziata
certo
stato
dormirai
tu
noi
quel rimpianto
Tristano, si
o
ora,
nostre
dolce.
è
ne
che
Aggiungi
il momento
hai
nelle
virtù
natura
triste,l'eco
é
ne
ora?
vita.
riacquistò la
e il dolore^
errore)
da
E
mirabile
Né
cuore
gioia di canti; gioia: perchè
é
poeta
come
il tuo
ma
consolare.
a
nova
avemmo
che
bene,
pietà,
l'amore.
anche
era
vano
la
gloria né
rimpiangerlo,quel beato
tua
una
parola di grande
anime,
E
ultimo,
la
né
di
secondo
il
in
vano,
potenza
del
dare
potevano
e
89
GINESTRA
LA
mento
ammoni-
possibile?
sarà
Tu
sei
dici.
spiritualmente^
morto
II.
La
Vediamo.
Eppure,
debba
a
me
Da
professavi:
Io
ho
insolente, desiderio
la
dopo,
quella
studi
gloria che
"
a
delle
cui
questo
sogno
grandissimo,
di
gloria
dunque
di
forse
Certo
„.
sola
t'era
talora
dottrine
e
colla
delle
smoderato
poi,
e
sett'anni
cogliere,
sapienza
buone
ti
ventenne,
di
concesso
più?
fanciullo
che
fanciullo,meno
si viene
buone
sorride
ti
non
che
pare
rimanere.
"
gloria
e
cogli
ti
lettere
„,
PENSIERI
90
da
tale
parve
DISCORSI
E
"
tenuta
essere
in
piccolo
ti parve
che
e
comparazione alle altre
difficile a conseguire tra i viventi,e non
difficile
di fastidi e dolori,e
pur
conto
per
fosse
ben
„,
e
di
frutto
il destino
morte,
e
E
dopo
inutile
mi
ostante
della
No.
che
la
sepolti
che
e
„.
colo
se-
pur
studi.
degni
dovessi
tu
ora
alla
il tristo
Non
sentire
dell'avvenire:
lontana
ti si offrisse
che
viene
nasce
dal
fare,
senza
alcuna
è
simile
virtù,
ai
mancava
a' suoi
nella
il soffio che
quale interrompe l'infinito
morte.
Se
e
vita
e
alcun
portasse
una
ingegno
la ventata
dall'isola
ella
t'accorgestiche
ancora
parrebbe
ottenere
a
l'ottengono, dopo
pur
gloria
pallida fronte
quella
se
penso
com-
tuttavia
senza
condurre
apprezzava
questa
mare
"
e
che
parve
di
vivere,
non
viene
posteri
felicità. Ti
cultori
Ironia!
i
tra
conservare
senza
dallo
invece
macchia,
la morte,
tu
riore,
gloriainfe-
questa
scrivere, quella maggiore
offrisse
ti si
e
di
in
grado
sommo
ti si desse
e
a
la
sceglieresti
che
scegliere
La
morte.
e
tra
gloria
V
vanità.
III.
Ma
invero
c'è
qualche
quattr'anni sono:
di
gloria, né
d'amore!,,
anche
di
"
E
Io
d'altre
per
il
non
di
cosa
ho
bisogno
scoppiano
simile
„,
nel
silenzio
l'anima
refrigeriod'una
a
quelle
del
tempesta.
e
Al
stima,
né
bisogno
chiamasti
e
lasciano,
rinnovata
tuo
"
amor
spiritualiche
meteore
.
sonno,
rinverdita
di
dicesti,
basterebbe, credo,
cuore
quello che tu, così vivamente,
sogno
Tu
ho
simili, ma
cose
tuo
meglio.
cuore
come
al
sveglio,
ridal
basterebbe
PENSIERI
92
Solo
le
e
in
il
del
Tutto
riposa.
ciò
più santo,
pensiero,
nostra
via,
adornarne
per
la
sempre,
bella
la
degli anni, quando
contemplavi
occhi
fine; ma
al
poi
pianto
languidoe
nasceve
ed
della
pensosi
era
dolciura
cotesta
ira
con
era
dell'errore
figliadella
una
Anche
l'amore,
dello
gnarono,
so-
la desiderasti
tu
dal
cominciar
gli
con
si
scolava
me-
il desiderio
no:
l'affetto
d'amore,
quello.Ma
e
anche
la notte
sottentrò
inganno
un
e
tua
di
passò:
Era
più
della
desiderio
con
soavità
dell'anima
stelle,invernale.
senza
tuo
insieme
stanco
di
fontana
Poi
amaro.
parte della
gran
Oh!
la
il
che
sorvolatrice
sin
morte,
Redentore
lo richiamasti
tu
dell'amore.
la compagna
crate,
So-
a
imaginarono,
soprasentirono gli uomini,
al tuo
prendere
prigione
seno
in
quello, era
la morte
nella
apparsa
più alto, di
di
grande,
1 Ecco
morire
si
vincere
poteva
quanta, per
dell'angelo,e
ali
volontieri
cui
vita
sebbene
donna
figura della
DISCORSI
la
quel pensiero
con
gentilezza la morte...
la gentilezza del
pur
la
E
tu
scambio.
ti
gesti
accor-
Aspasia
mente...
vanità!
IV.
Ma
ti restavano
terra
del
la
e
il
e
Non
siepe
deìVermo
le stelle
le lucciole
erranti
colle, e
cielo
la
dopo
tempesta,
la luna
monti
pendente
scintillanti
le
e
siepi, e
il
suo
lo
sul
la
occasi
lontani, e
picchiava alla
che
dell'Orsa
per
bellezza
ricordi,Tristano, gli
pioggerella mattutina
e
infinita
loro
borgo, fiammeggianti dietro
tuo
la
cielo.
la
con
su
esso,
tua
letta,
vil-
giardino,e
schiarirsi
incupirsi dopo
del
il
GINESTRA
LA
il ritornare
crepuscolo, e
allo
dell'
sparire del
solitario
passero
disparte nella
delle
il
e
cadenzato
gracidìo
cipressi, e
i silenzi
la
donna
che
che
nella
canzone
a
poco
campana
notti
di
campi;
che
veglia
dei
sfaccenda
a
paura?
i
terra
il
e
Vanità
Non
Ed
anche
anche
festa
bianco.
ombra
E
vita
di
e
chi
portar
si
la dici
ha
resta?
sorriso
Ella
chi
di
Socrate,
velata
di
il mare,
neri
dirsi
considerare
sé
passato
anni
di
zollosa,al porto;
d'ogni tempesta.
del
peso
stesso,
persona
molti
di
cinta
panni,
libero
senza
diletta
avrà
d'amore.
avventurato,
chi rimane
ciulla
fan-
ammantata
era
Ftia
a
può
la
chi
ora
amaro.
scossa
via
Con
nelle
la belhssima
quella
più spaventoso
muore
da
in
ti conduce
lo dici
tu
più
è
ti apparve
tu
se
d'un
guardi
a
tocchi
i
sentieri, e
compagnia
Ma
Ricordi, certo.
non
sognò
porto
poi
morte
che
trista.
il
ma
la
Ora
muore
farti
sorridi
e
la morte.
che
donna
serrata,
bellezze.
quest'infinite
che
c'è
alata
La
cielo; e
dei
il cantarellare
e
casa
di
il
e
stormire
giacisull'erba,neghittoso e immobile;
la
il rombare
meriggi,
dì
per
veniva
lo
nella
del
in
erra
mortaretti:
e
rane,
altissimi
di
e
dei
del
canto
che
è
rite
spa-
gorgheggi
il
e
borgo
crepitare
notte
i
il canto
nel
delle
le ombre
ricordi
torre:
lontanando
poco
della
dei
valle, mentre
campane
di
Non
sole?
dalla
la luna
sotto
nell' ozio
usignolo
93
insieme,
che
e
della
ne
si vede
è
PENSIERI
94
dice
E
Di
senz'altro
speme
ancora
mondana
la
DISCORSI
addio
quella
a
riscontrarla
Per
E
via?
E
quella è diventata polvere e scheletro,ossa
vista vituperosa e terribile da
fango e ossa:
agli
uomini
non
di
Perì.
Né
il
chi
più,
al
Ora
anche
questo
il morire
Tu
crudele.
é
suggerivi al
pur
che
è
che,
Poter
E
lo
la
inganno.
Non
restava
il fato
e
la
sapevi
anche
natura
in
fa,quando
poco
stanco:
cuore
disprezza
il brutto
ascoso,
l'infinita
e
il, morire.
Ornai
Te, la natura,
agli
l'amore
l'estremo
nostro
infelice
non
tuo
che
che
dicevi:
gener
donò
dersi
nascon-
dicevi
desiderio.
né
Tu
morire, dunque.
Non
bello
inganno,
un
speranza
di
dato
era
Tu
l'amò.
pur
stato
era
L'amore
morte.
che
occhi
fango,
e
vanità
a
danno
comun
del
impera,
tutto.
VI.
Del
Tutto.
E
il cielo d'averti
nel
di
compiere
delirio:
"
cui,nella
e
il
essere
ferro, a
patria itahana,
o
Tristano, la
quale ardevi d^amore
ringraziando
fatto italiano,quella a cui,ventenne,
anzi
O
il sangue
a
tua
la
patria, per
tua
la
tua
il ventesimo
patria, o
per
anno,
patria
te, che
.
mia:
non
veemente
canzone,
cui consacravi
il tuo
dicevi
non
esisti
posso
più
auguravi
sangue,
foco agi'italici petti;quella
tua
con
che
„
voce
gere
spar-
;
quella
la
gloria
doveva
patria
che
GINESTRA
LA
ha
intanto
tra
di
le
alzarsi
due
su
le catene
dalie
la
cui
non
sudata
s'è
del
amante
virtù;
con
e,
la
sotto
clericale
e
lo
ora
"
credo,
anzi
di
governo,
fatto
gli uomini
Ad
alla
considerazione
altre
conclusioni.
nell'oblio
di
cimentare
Come
far
a
da
zione
educa-
della
tua
una
infelici sotto
che
natura
quella
in
i
tra
a
ha
vita
di
la
per
la vostra
così
è
nel
malaugurio
sorta
lunghe
tra
vita
beata
e
il forte
che
solo
nella
non
bella, che
i
due
diversa?
patrio, d'onor,
Perchè
vedere
spanne;
topi ragionar
leggiadria
D'amor
è
ben
patria.
oggi
ondeggiar
tempi
traevi
pericolimortali
utile,oltre
sé
altri
umana
che, poiché
la conclusione
la setta
Eppure
così.
quelli poi sottratta,
più
cosa
le barbe
e
governo
politica,perchè
spregiarla,poiché
stessa
quel sogghigno
nell'udire
della
infelicità
Dicevi
sé
gioia d'essersi
poteva
colpa
in
sono
dell'infelicità
non
se
la
gli individui
scrivevi
Aspasia
vale
e
„.
dalla
non
stato
volevi
Leggo
abbomino
io
che
forma
dello
ligioal
Tristano?
vedo
ogni
venire
dell'av-
armi.
dunque, o
Sapete che
lettera:
virtù,
biblioteca
uomo
che
volevi
della
e
conte
d'ogni novità,
nemicissimo
forte, e
E
d'un
sguardo
dicevi
penetrazione
una
meravigliosa in un giovane
della
cresciuto
nell'ombra
pontificio,
chiesa,
provata
patria,e
pericolo
di
fa tintinnire
già
tardi
Più
aspettava
s'è
e
alzata, e
avvinta?
è
poco
stirpe
nuova
guardata attorno,
piedi, e
di
donne
della
s'è
la faccia
alzata
lentamente,
cautamente,
ginocchia,e
95
di libertade?
con
forza
g6
PENSIERI
Non
fuggiranno già
s'avvicina
nobili
il
ad
e
dal
laccio
sangue
Vanità,
apprenderanno
o
e
Tristano,
o
dalla
a
molte
e
saranno
fluire,
per
il sangue
fiotti,
ridurrà
che
inestinguibile,
e
Sta
scure.
stere
resi-
a
vincere;
a
no,
generoso
di schiavitù
che
abbiezione,
pur
in
che
cenere
hai
stato
dete-
parola giovanileI
la
con
topi congiurati! Né
fuggiti,avanti i granchi1
cui
recise
o
i
morire
le barbe
fuoco, fuoco
il passato
in
tempo
con
Tristano, il
sarà
sempre
assalire, a
teste,
strette
o
DISCORSI
già allora, erano
sempre,
E
E
dice
vanità:
il tuo
cuore,
stanco.
VII.
Vanità
di
ad
i severi
miglioramento
Aspasia,
"
economici
della
il mio
studi, vanità
felicità delle
piccolo
Tu
sociale.
ranza
spe-
ridevi,scrivendo
masse,
cervello
ogni
perchè aggiungevi:
concepisce
non
una
d'individui
non
felice,composta
felici Tu
1 miei
amici
si scandalizzano;
aggiungevi ancora:
ed essi hanno
ragione di cercare
gloria e beneficare
io che
di beneficare,e
non
gli uomini; ma
presumo
che
ho torto
di passare
non
aspiro alla gloria,non
la mia
battere
su
un
giornata disteso
sofà, senza
E tu confermi
una
palpebra
queste terribili parole
col tuo
presente ragionamento e coi gelidi amarismassa
„.
"
„.
simi
versi
al candido
Scienza?
vanità!
che
può
essere
Del
secol
non
Fehcità
Gino.
comune?
Anche
Progresso? vanità!
utile,che
può
non
i
anche
la
poesia
è
nostro
e
dunque
la
matura
vanità.
la
cantare
bisogni
speme,
vanità!
poesia,
GINESTRA
LA
Tristano
Io
E
tuo
il
so
io
che,
è
non
delle ardenti
delle
Perchè
da
n'alza
di
di
sei
il vate
non
sei il profeta
classi,
il
contempli
tu
di
vetta
differenza
pensiero e
lungi e da
così
di
condizioni,di
piccoli esseri
confuso
murmurc
non
il
razza.
formicolìo
un
sia,
Riconquistati i
vero
sublime
gli uomini,
parti,di popolo,
un
in
così
tu
i diritti delle
puoi scoprire, da
non
alto, tra
È
sociali.
patrie, ricostituiti
umano
dolore, che
Tu
nazionali;tu
secessioni
evo.
che
poeta
venuto.
ancora
cupe
il tuo
genere
così
glialtri amici
come
sono
grande
per
rivoluzioni
delle
verrà
non
perchè.
so
tempo
confini
io
si scandalizzano.
che
tuoi
Eppure
I
97
uguali:
di
pianto.
tu
dunque
e
se
Vili.
Tristano!
O
tua
per
alto,e
il
parte
utile nostro, di
Abbomini
così
cuore
di
singolare
così
la
E
Tristano!
noi, che
avrai
avuto
nobile, l'intelletto
il
sventura
destino, senza
tuoi fratelli in
siamo
così
poHtica, ridi della felicità
delle
dolore?
masse:
colpa della natura, ripeti.Non c'è dunque nulla da
fare? Non
c'è più che da guardare stupidamente in
viso
questa ridicola esistenza!
brevi
per
momenti,
almeno?
Sei
Sei
omerico,
G.
il farmaco
così
panacea,
tu
tu
-
faccia
il dolore
e
cercare,
l'ira?
già
Pensieri
davvero
alle
e
di
dolci
Discorsi
là
che
morto
e
come
la
come
obliare,sia
davvero, ripeto,così
insensibile
Pascoli
che
Vano
pure
li attenui
mente?
spirituall'Aiace
parole, silenzioso
e
7
98
PENSIERI
irato, te
dei
"
andrai
ne
?
morti
DISCORSI
E
le altre
tra
anime
l'Èrebo
verso
—
„
del
fu
quell'anno egli
Non
appena.
canti
erano
con
le
insieme
1835,
avrebbe
dire
potesse
de' suoi
Recanati, quando
Dopo
si
imagino
io
Questo
sulla
di
poeta
l'edizion
quellidel-
noti
morali.
operette
terra
dunque
al
due
altri
anni
gatore?
all'interro-
risposto
Rispose.
la
Dopo
altre
due
che
canti
la
Fu
cui
della
vaghe
Ma
ombre.
la
del
la
due
dolore
due
sono
solenne,
monianze.
testi-
supreme
luce
pallida,
dalla
illuminato
ridente,
cielo, era
variato
Tutto
tramontò.
la
e
della
e
vero
una
Il paese
luna
luna
risonanza
dire, tra
eterno.
al confine
in
Sembrano
così
per
il buio
E
tomba
comparvero
della
del
poeta
tomba.
persuasiva.
sottentrò
luna, già
il
d'oltre
Egli lontanò,
dopo,
il Tramonto
:
se
hanno
efficacia
lui
come
parlasse
morte
di
poesie
Ginestra.
ott'anni
morte,
sua
di
divenne
oscuro.
Risuona
Il viatore
è
rimasto
quando
umana,
dolci
canto
un
è
più guida. Così
finita
avvenire,
rientrano
sarà
mai
tomba.
quale
V altra
già
senza
speranze
notte, poi la
Si
di saluto
errori, le
non
sperare
mesto
dopo
vinta
luce
dall'aurora.
il tramonto
a
La
vita
V altra
'che
aurora
un
quale
Ancora
quelle
sono
della
ciò
nella
in
si appuntano
nell'oscurità.
e
raggio.
giovinezza. Gl'inganni,
che
Quali
allude, forse,
disse:
la
all'ultimo
lontane
che
moto
re-
rità
oscu-
po'
un
è
di
ranze!
spevano
giovinezza?
nell'Amore
e
i
Morte
di
DISCORSI
E
PENSIERI
lOO
imagini sinistre,spicca quel
C'è
filosofia
della
deserto
nel
dunque
manda
fiore gentileche
un
profumo
suo
consola.
il deserto
che
fiore col
il
Leopardiana
d'odore
profumo
suo
dolcissimo
quasi
I danni
Ohi
danni!
quali
d'un
di
nel
di
città
le rovine
in
palazzo
un
distruzione
:
volo
caduta
e
una
il monte
Su
vuoto.
il jnonte
di
ardente,
un
il cielo
senza
tonfo
dire
vuol
I boati
del
che
abbandona
Nessun
a
che
E
a
lieve
terra.
talora
nostro
dezza.
granche
è
dall'albero,
di
tonfo
Noi
in
la
non
sterminatore
potrebbe
da
Che
un
piccolo
formiche.
non
d'un
sono
pomo
inabissiamo
sogno,
quando
in
ci
il peso.
tratto
negli
aggiri
della
Questo
popolo
quel
a
terra
farsi
più espressivo
funerea
Altro
tra
hanno
si
cade
pomo
Vesevo
commento
massima
si
stelle,concepitene
d'un
ci accade
un
guizza
dominaJLsimholo
maturità.
sua
si schiaccia
pensiero, come
scheletro
vertiginosa.Sopra
stellato. Guardate
quelle
Un
comparabili
marcio
uno
misteriosa
sparito,la
è
la rovina
profondi
nemmeno
alla
di
granello di sabbia.
sforzo, per la
che
terra
temBilità
una
il monte
more
me-
una
che
sterminatore.
di
e
cielo notturno
un
noi
fiamma
tutto
stelle,poi quella nebbia
Ecco,
noi
sepolte; vediamo
una
lava
campagna
su
sotto
fiaccola
una
come
silenziosa
una
all' aperto,
messo
di
deserto
un
stelle,ecco
città
seno
suo
cielo.
al
perduto, ecco
impero
gremito
ha
Ecco
al ricordo
ecco
cenere,
commiserando,
altrui
Natura
atti suoi
male
o
nostro
ben
si cura!
lOI
GINESTRA
LA
X.
Il
e
la
luce,
E
"
Quale
„.
e
la morte,
scótoSf
scótos.
che
la tenebra
meglio
che
fiaccola
la sinistra
la
gira
baglior della lava? Certo è la
discopre per il Leopardi, la rovina
la verità
veritàje
tò
il
vuoto?
palazzo
tenebra,
preferitotò
amarono
la luce?
è
la
tra
hanno
phós. Essi
tò
gli uomini
luce
nel
gli uomini
mette
poeta
la
morte
di
lontan
totale
ed
eterna;
quel
come
bagliore.
Che
Rosseggia
rivela
non
teatri
vacui
di
sorte
La
vita
minaccia
Ma
il
depresso
e
è
umana
alla
rotte
è
in balia
che
luce
tutto
e
su
sterminio.
del
che
la nostra
tutto
e
muore.
domina
cui
Questo
e
letro
sche-
caso,
è
aspra
notte,
uno
case,
passa
deserto
un
dello
eterna
Tuomo
tutto
loco,
della
e
di progresso,
legge
tinge,
nell'orrore
deformi
che
città ; rivela
intorno
intorno
macerie,
templi
e
esiste
non
i lochi
e
che
l'ombre
per
tò
è
la
phós.
acc,amente;
rivolge il tergo vigli
libertà,civiltà,
glj^^iaced'illudersi,sogna
progresso,
grandezza, provvidenza, eternità. Superbe fole! che
rifiorire.
a
ora
a
già cominciate
distruggere,tornano
L'uomo
ha paura
della morte
ej)argoleggiandosi dà
a
credere
di
del
voce
Si
soave
poeta;
anzi
può
che
sua
in
teme
paura?
e
immortale.
fin
qui
domandargli:
illusione
chiamare,
la
essere
a' tuoi
certo
nello
—
che
l'ultima
dice
che
può
dire
E
perchè
simili, o
modo,
del buio?
si
Questo
si
invidiare
Tristano?
vigliacco il
utile c'è nel
ripeta.
povero
la
Perchè
bino
bam-
confermargli
accrescergliela?
EgU è adunque al
PENSIERI
I02
buio, il povero
che
ha
No:
è
a
volere
si
anche
tutt' altro.
ti leverai
O
di
o
è
poeta,
e
il buio
canterà
sepoltura.
l'ultima
questa
da
o
male,
tuo
Quando
adagiarti nella
per
non
dersi
accen-
matrigna, matrigna in
ed è uscita, perchè
in''parto;
mai.
verrà
no:
no,
acceso
Trema, piangi e dispera :
non
mata.
chia-
mia
una
cuore:
mamma
la
bene
tuo
tuo
è
madre
di
cura
L'alba
lamento:
tuo
se
al
là e' è
a
là col lume
è
non
e
Di
:
pensa
lo accenderà
suggerisci
tu
un
ma
o
acceso
madre,
tua
non
bambino,
il lume
DISCORSI
E
a
pensa
è
infinito.
il
gallo,tu
—
parola?
tua
XI.
Ricordiamo
sieno
una
tutti
negativi, io
Sarebbe
sbagliava?
dalla
filosofia
sua
frase
sua
non
negativa
delle
sue
egli la esprime qui,
nel
Egli
che
dice
me
scendeva
che
Ove
fondata
Così
star
lui
detto
che
suole
in
stato
nostro
ultimo.
e
credenze
giose
reli-
quel
detto
nel
care
quei
fole
piede
può
star
già
"
lugubre
probità del volgo
questo, adombrando
a
poesie,
efficace:
Quale
altre
fermazi
af-
nasse
bale-
non
e
prose
dalle
che
grande
egli stupiva
poema
Si
„.
sentiva
una
sconsolate
suo
principii
avveggo
Egli
superbe
L'aveva
i miei
ne
risultante
la morale
è
non
che
inverosimile.
L'affermazione
ai lettori
"
:
nella
dubbi
ch'ha
e
la
error
dialogo
nelle
sua
in
di
sede.
Plotino
credenze
fanciullezza.
quelle
di
tutti
firio,
Por-
Platone
Egli
credenze
dopo morte) spaventano
e
aveva
(circa lo
gliuomini
sulle
in
„,
altri.
di
e
Egli
detto
aveva
educazione
buona,
"
nella
Egli
di
frutto
virtù
deriva
ne
che
se^
trovando
cambiarla
non
più egli dice
compie,
e
e
i suoi
principiisparsi
Egli proclama che
sul
di
Ecco
del
la
luce.
E
il
ora
parte, direi, corregge
tutti
nei
canti
nella
e
nelle
operette
sua
filosofìa
un
inconcusso
è
del
poeta
come
dire, della
così
in
è
cipio
prin-
un
sistema
della
coscienza
la
rali.
mo-
fralezza.
e
nulla,parla
per
voluto
quale
principio
questo
e
bassezza
nostra
quelli
Ginestra, nella
nella
edificarsi
quale può
morale;
non
la morte.
con
riassume
che
insopportabile la vita, avessero
Troppo
stizia
giu-
alcun
infelicità per
maggiore
una
la
somma
„Q.egatQ_in-
affermando
gli uomini,
per
uomini
èva.
^y
la
delle
e
religiosederivasse
credenze
dalle
costumi
degli
pene
più
leggi,e
a
gli
sospetti di
dei
società
„.
che
timidi, non
i
le buone
mansuetudine
la
tali
non
atti
sono
non
e
la coltura
e
conservano
e
che
future, ma
calamità
menti,
i buoni
spaventano
e
nuocere
essi
quando
estreme,
ore
IO3
GINESTRA
LA
dolore,
sacerdote:
un
il
il filosofo
sacerdote,
irrehgione.
XII.
Egli
aveva
detto:
giace placidamente
la
sua
sapete,
miseria,
o
al lume
non
sa
di
felice
della
dover
la
lunal
greggia
Essa
Voi
morire.
non
che
sa
sì
lo
mortali.
Egli aveva
muoiono
Uomini,
senza
detto
:
timore
"
Laddove
tutti
glialtri
alcuno, la quiete
e
la
animali
sicurtà
PENSIERI
I04
deir animo
escluse
sono
DISCORSI
E
in
dall'ultima
perpetuo
ora
dell'uomo
„.
Ora
^
dice:
egli
Il solo
progresso
della
E
l'orrore
avanti
continuamente,
che
deve
dando
provare
ad
che
verso
assoluto.
Avanti
Ma
voi
Ed
io
dico
vostro
da
ciamento
farà
e
nelle
Da
umana
è
questa:
la morte!
verso
fortuito
altro
finalmente
dovete
avanzare,
e
verrà
ire
danno;
vostra
vostra
miseria,
in voi
lo appa-
effimero.
ed
delle
gettare
della
coscienza
coscienza
odi
il
verrà
abbracciare
più
fraterne, ancor
vero
che
amore
voi, porgendo
tra
lida
Va-
pronta ed aspettando aita Negli alterni perigli
angoscie Della
dal
deserto
di
comune.
guerra
coscienza
cotesta
come
la società
solitudine,della
vostra
degli
vinciate
lo dovete
voi
la^yerità
verità, e
dovete
cotesta
gravi d'ogni
e
che
essere
Perchè
lo
non
promesse;
acquistarela
piccolezza,della
vi
che
arretrare.
dovete
illusioni,
del
la
della
giustizia e
Progredire
dunque
volete
vi
quale vi minaccia
affliggee stermina,
vi
ingannevoli
e
la morte.
le
la
base, radice^ della
intero
può
non
la natura
quest'orrore bisogna
retta
dere
proce-
destino.
vostro
ciecamente
e
essere
pietà. E
del
conoscenza
nel
possibile sta
umano
verrà
lava
e
di
la
insomma
spunta
cenere
bontà,
rato
l'odo-
fiore.
XIII.
E
in
cui
atomi
guardate
esse
di
erano
luce.
le
stelle.
credute
Pensate,
come
che
fu
un
tempo
appaiono, piccole,
GINESTRA
LA
E
il
al
al
grandissima
pareva
credeva
quale
sé
dato
stesso
tatore
abi-
suo
signore e fine
tutto.
Invece
credere,
la terra
come
Guardatela
il capo
e
faccia
in
di
dite
che
non
mortali,
che
ma
in
essere
sì, che
ciò
tutti lo
ha
nessuno
che
codardamente
coi
pace
di
la morte.
Voi
erigerlo orgogliosamente.
senza
la necessità
E
fiaccola
la
piegare
luce.
bagliore
guardate
senza
la
e
il
dezza
gran-
due-_j:eli-
tenebra
tenebre,
palazzo vuoto,
un
di
eccQ^Ie
sterminatore,
nelle
piccole;
e
numero
phòs, la
il
il Vesevo
s'aggira in
di
granello di
un
le stelle
e
la terra:
e
fiammeggiante
lava
infinite
minima
e
lo scòtos
Guardate
grande
sono,
le stelle
gioni, ecco
piccola,minima,
la terra,
è
Credere
sabbia.
o
allora
la terra
I05
rete
senti-
vostri
simili.
di
sanno
essere
dal
mai
trattenuto
male.
Io
vi
l'anima
satura
Sanno
o
a
che
dico
dir
meglio
lo
non
Giova
del
di
mortali
essere
via
Verrà
giova
cominciarono
che
poi
dire,per
via
uccidere
la morte
che
il
che
greggia
dalla
insomma,
sanno
per
loro
di
coraggiosamente
male
uomini
gli
col
hanno
lo penseranno.
meno
non
i
sapere
greggia
vigliaccamente hanno
e
mento
assenti-
questo solo sapere
questa conoscenza,
nascosta
o
grandi,
sono
tempo
sperare
la
come
e
Lo
averne
questo.
ozioso
con
il bene
per
che
le stelle
affermano.
ancora.
umano;
mortali, ma
di
lo
pensano
distinti,si può
o
che
che
rimettono
ne
sperarlo
genere
quali
se
saperlo,bisogna
nell'anima
avere
non
anche, gliuomini,
ai dotti
ma
e
basta
non
di
si
sono
essere
adombrata
cercato, infehci I
frodare
il
nella
loro
destino;
via:
si rimetteranno
nella
via
Io6
PENSIERI
tutta
solitaria,
oscura,
avanti
cui
rovina,
la fiamma
guizza
siete, infelici
di
compagni
tutta
infeconda,
cenere
della
morte,
cui
su
dono
splen-
dell'infinito.
le stelle
Infelici
DISCORSI
E
via, voi
sarete;
allora
ma
li amerete,
uomini
o
i vostri
mortali!
XIV.
Questo
Che
postumo.
né
Giacomo
dice
Egli dopo
dica
egli
Ma
negare.
il
cominciata
Emanuele
Quella
profondo terrore,
che
dubbiezza, egli la
L' Italia
fatta,e
è
d'un
cogUere
fatta
aver
messo
d'un
temporale
Egli
lo
delle
che
e
fatidico:
vostre
sin
Egli e' invitava
a
ora
con
fonda
pro-
come
il grano
che
d'allora
il quale,
la
casa
e
questo
per
per
il contadino
per
la
sta
contro
avanti
via
il presentimento
passa
minaccia
tutto.
medesimo
questo,
il
suo
incolpate, b
I
miserie
d'una
rumore
tristezza, con
disastro
un
l'Italia
ascoltiamo
capi
gittava, anche
Non
il
disastro
noi
per
porterà
provava
presentimento,
grido
è
al coperto
aver
d'un
che
ancora
Ma
allora.
nostri
; d'
umano
l'Italia
sentiva
sui
disastro;
il genere
noi
Garibaldi.
e
sentiva
profonda
con
grido:
l'armi!
fare,
a
fatidico
suo
più lungi.Egli prima
lontana.
marea
nel
qua
Vittorio
preannunziando
si fosse
poema
voglio affermare
non
italico prorompeva
anche
suo
Egli è un
precursore.
dell'impero Napoleonico e prima
l'armi,
andava
vero
nel
consideriamo.
la caduta
d'ognimoto
Leopardi
uomini, gli uomini
Abbracciatevi, o stolti: amatevi!
salir
con
lui
a
quell'altezza
di pen-
Io8
PENSIERI
Odorata
dei
di
Sentii
tenero
la
pio
e
a
non
me
come
nuovo,
di
sera
di
di
e
profumo
fiore
d'incenso,
il
era
e
solenne,
nostro
cuore
quello,
sempre
d i zione-Jxa-^juest^
contra
pareva
religione
dolce
pieno
era
Il
di
di
un
cui
festa.
una
che
so
non
d'inni,
un'eco
come
profumo
un
quel
di
e
spargi
deserti,
nell'anima
d'amore.
intorno
ginestra,
Contenta
sentii
DISCORSI
solitari
cespi
Tuoi
io
E
J^^^Q^^
•
che
sono
pur
di
novella
Il
gioia
fiore
Dio
il
là
d'un
avanti
Ma
due
leggi
di
si
il
concludevano
amore,
profeta,
fiamma
e
quel
d'un
vangelo.
nel
d'un
apostolo,
della
inestinguibile
la
e
di
due
pace!
con
fine
sua
profumo,
medesimo
perdono,
erano
attendere
qua
paziente
tutte
di
che
altre
e
apocalissi
aspettare
usciva
ne
dolore,
pareva
la
distruggitrice,
mortale.
le
questa
ginestra
piede
lontano;
natura
tra
:
della
crepuscolo
di
annujtizio
un
come
un
gnamento
inse-
L'ÈRA
È
giorno
un
secolo
e
inalzare
gente,
al
sole,
inno
di
Sol
porti
vecchio
al
celi
e
con
il
giorno,
nulla
Ecco:
ripetere
per
d'un
più
grande!
fine
mondano
anno
la
la
il
già,
Vergine
d'uomini
genere
la
d'un
quale
è
la
rebbe
bisogne-
secolo,
buon
dai
nuovo
cernii
già
è
tempo
culmini
di
Saturno:
scende;
quale
Fede
Pace,
e
osa
la
già
si
Onore
Virtù
negletta
parlavo
tornare
l'universal
mostra
piena
(i) Cosi
Costume
e
presso
di
antico
ed
e
Ricchezza
doni.
la
fine
del
secolo
ma
palingenesia)
quale
Torna
con
Roma
solo
la
dopo
nostra
e
quell'inno,
non
^
dopo
di
veder
altro
un
sempre
rinnovare
o
la
aspettare
che
di
dio
dì,
carro
non
sei,
quello
sempre
fiammeo
il
che
quel
un
alto?
più
e
chiude
deve,
giovane
e
fervido
più
vita
(i) Si
nuovo?
uno
apre
che
dì
il
altro
un
come
ne
un
NUOVA
già
sepolto.
PENSIERI
no
È
aspettarsi col
da
la
ha
foglie di palme
il
carmina
Non
più?
altri,nel
che
vaticinio,e
vaticinio
leggere
l'una
disperso
dal
le
che
che
quelli
celebrò
lavoro
universale.
E
avremo,
convocata
dal
il secolo
bene,
Pace,
e
la
già
si mostra
l'Orazio
la Roma
forse
da
delle
poeta
la
fine
e
di
corde
Il secolo
tornare
antico
continua
e
Ricchezza
la cetra
il
meditare:
Non
da
dal
e
sublime,
forse
rombi
Canterò
cercando
benefico
non
chiodo,
glorioso
capo
lento
concluso
a
muore
ed
si
d'odio?
sarà
secolo
doni.
inno,
ululati
del
(dall'Augusto
disarmo.
l' universal
crolla
il mio
festa
del
guardano attorno,
migliore che canti l'Augusto più
più magnifica...E questo poeta
disparte
Non
Orazio;
cantò
Russo
Costume
e
forse, staccare
ancora,
in
sul
Onore
uomini
gli
piamo
sap-
bene:
piena
Oh!
lotta)
Noi
sarà?
della
Cesare
negletta Virtù
osa
foglie d'un
un'altra
nuova?)
prima
nasce
Fede
breremo
sem-
nasce,
le
su
che
e
Roma
conferenza
la
nuovo?),
quanto
secolari,più grandiosi di
Augusto
Parigi (nella
a
avremo
ludi
dei
io
questa si legge pace,
un'altra
su
(\ueWdi
amore,
guerra,
scienza, ancora,
fede. Che
ancora,
avremo
ordine;
fatti del secolo
e
su
che
in
potrà iungere
T altra
Su
vento.
in
tanto
secolo
dopo
scrisse
pose
Chi
idee
da
del
preconio
un
muore,
ella
altri; e
io, né
di indurre
cercare
via.
portò
e
la ricchezza?
e
pariato. Oppure
suo
mento?
rinasci-
questo
la bontà
la pace,
le confuse
il vento
ma
secolo
nuovo
giustiziae
Sibilla
Nessuna
DISCORSI
E
il
di
e
e
e
osa
siede
mormora:
rotto
inter-
sarà
sacro
tintinno
cannone?
il trionfo
E
il
della
L
fede
Ma
antica?
distruggere
a
temute
a
di
etniche;
della
scienza
i battelli
e
nuova?
Ma
la distruzione
ella
con
!
se
I il
no
la
bontà,
se
fratelli semi
cielo,
fondo
del
mare
dal
di
aggiunge
di
che,
che
mai
fede, rendete
meno
della
ruggito.E
vostro
col
vana
la
lugubre
ma
pur
miei
fiere,o
miei
Scienza, prolunghiate
bomba
spada
del
siluro,
fiere,
meno
suggerimento
che
scoperta
benefica
fiere
da
la
ghiate,
allar-
e
o
siete
non
soave
f J
dei
pugnale e della
unghie, o aumentiate
della
non
umano,
del
funereo
fragore
siete
non
genere
perpetuo
e
l'aiuto
con
fratelli,
se,
la
voi
vostre
del
la potenza
potrei cantare
non
ispirazione, se
sopraumana
l'acciaio
col
io
:
vero
feri. E
delle
uomini:
i battelli
dal
l'integrazionedel
non
con
miei
bili
mira-
distruzione
erompere,
poeta
fratelli,perchè,
portata
ed
il vanto
fabbricato
cui
per
l'ammansamento
non
o
piovere
profonda,
vera,
la
ora
vantarsi?
può
No
deve
da
sono
altri suoi
ella,con
se
pur
ha
quale
Canterò
trionfato?
ritrovati,ha
sottomarini,
il
per
è riuscita
non
coloniali, nazionali
guerre
ella
cui
aerei, per
secoli
cattivo
ha
benefici
e
il lievito
che
III
ella in tanti
se
tempo
un
NUOVA
ERA
vi
scoperta... che
della
fece
siete
mortali.
Perchè
degli ultimi
uno
di tali
per
il
e
ascensione
la vostra
e
fu quella, per
parole,
giù;
sotto,
per
vi
la
non
più
soavi
usare
una
poeti
della
; un' ascensione
trovaste
se
i bruti
sopra
felicità. Ohi
che,
dire
sapremmo
e
voi
a
parola cara
fede, fu quella
com'
fu
per
è
il fatto
il
per
su
a
discen
4
o\Jy
il^pensiero,
aspiraste
J
y
rteck^"^*
*~e^»'7
112
PENSIERI
dere;
e
/#
quando,
a
mato
richia-
avete
pensiero fuggitivo,come
d'api dall'arnia,col
de' vostri
yfrv
il vostro
terra
a
quando
a
sempre,
DISCORSI
E
dei
cembali
I voi
voleste
suon
Oh
baccanali.
sciame
dei
e
timpani
dimenticare
la
infehce
ad
ad ora, vi stor^'^
scoperta;
sempre,
dite
vi rifate simili ai bruti e,
"C j^^A
dimenticate^^così
{^ ^'ùj'Xnell'oblio della morte, date la morte. ./Ognivolta che
dall'inamabile
altezza, alla* quale eravate
y \^ J scendete
e
ora
e
\
'
(
voi
"Up^ascesi,
Co
vi trovate
V
\^
/^ mandibole
,\^ferocia di
W
^ qÌ^ nel toccar
^b
r
^
.
^^
/
(^
f^i)
^^
p" ^
^
\[\
yf
e
cannibali.
Come
il
cadendo,
vi
non
di
se
non
nelle
vecchia
della
gigante
favola,
la vostra
forza
di
bruti,
nati, come
essere
la
cuore
riprendete
ricordate
non
nel
artiglie
essere
essi, se
non
a
,5^onibattere.
w
"
zanne
terra
credete
e
le vecchie
e
pugnace;
dita i vecchi
nelle
^
E
le
messe
che
a
le
che
ora
ora,
ali
esser
dall'alto
più
sempre
tutti per
è
e
non
loro
nello
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^cEecosì.
potrebbe rispondere
tu
altri,colui
ferità!
Tu
là
sperare
avessero
eccovi
là
classi,quanti
quante
siete,eccovi
nostro
altrimenti
tu, di codesto:
aveste
terra,
per
lare,
roto-
dell'odio!
spasimo
ascensione!
del
poeta
parlare
alcuno
l'antica
al bruto
singolari,ora...
e
bramire
che
si poteva
i ritorni
e
rari
razze
ansimare,
Un
che
terra, quanti uomini,
popoli, quante
Questa
credere
poteva
dirittura, ora
a
cadute
si
e
i tuoi
che
sei
deve
un
E
credo
dicendo
che
credo
non
:
Ma
compagni.
che
ad
ne
hai
Sei
tu
spogliare gliuomini
Orfeo
che
siedi
ozioso
possa
esso
colpa
poeta,
della
sotto
l'èra
albero
un
di
domanda,
domanda,
le^fiere
)e:
Rodope:
oerchè
perchè
condurle
dietro
la virtù
con
canti
!
canti;
non
non
devi
non
si
e
momento
la
avanti
strage
alba
ha
la missione
di
bisogna
lieve
e
e
persone,
anzi, una
DELLA
alla
lavoro
anche
nato
hai
è
del
hai
ne
tu
ma
non
verità;
posso
G.
con
ma
fatto
hai
ne
tu
far tutto
Pascoli
-
non
io
il bene
e
non
poesia;
quella troppo
o
molte
cose
La
hai
tu
ho
il grano;
può
mio
nutrite
ma
è
tu
pòrto il grappolo;
il vino.
Discorsi
no:
dal
che
dato
Io
sola.
scienza
doveva, ed
doveva, perchè tu non
non
spremuto
e
di poeta
lavoralo, e
il pane.
Pensieri
che
dimenticare
Io ho
ne
/ \/^
dl^pa^cificaforér'^
e
COSCIENZA.
che
me.
questa
versi, e ricordare,
il poeta è quello e la poesia
tutto
male
in
e
lo
è
molti
FA
Io Ho
nato
cooperato
non
che
SCIENZA
poesia:
non
molti
sola:
cosa
è ciò che
dire
molti
si
principalmentea
questa
anzi
no,
zione
esita-
tale
se
le
Io
ho
anime.
fornita la
Io
non
r.
k^S
/?Ce4^^
rincorsa,un
sera
data
va
in
bisogna
parvenza;
questa
ne
incarnarlo
bisogna
non
in
il concetto
troppo
o
non
poesia. S'intende
e
Hmitare
sterminio;
(^^^
disarmo
l'uragano, l'ultima
sacerdote
la
questo"è~ir~pòèta
la
lo
e
degli spiritiumani
di secolo; la colpa
stato
di
lavoro
avanti
sosta
una
silenzio
avanti
chi
non
del
se
secolo
nostro
un'occasione,voluta
festa universale
se
di
nel
verità
n^
"^^^^
uomini
In
canto.
proposta
una
come
una
credere
può
tuo
renderle
degliuomini
considerare
di guerra,
risnondi
nerchà.
»
:
rispondi:
pergjiè*
tu
tu
e
e
ci"»t"
ti
e
tu, Orfeo, ammansarle,
del
persuasiva
migliorato, sì che
può
ti si appressa
qu'estefiere,e
te,
fa condizione' morale
ha
113
qualcuno
fiere. Ma
sono
nuova
PENSIERI
114
DISCORSI
E
III.
In
sta
la
vero
l'aria
conquistava
esclamava
lavorato
Intorno
morire!
per
ha
scienza
ai
suoi
la
domava
e
nel
secolo
che
principii l'uomo
folgore. Un
poeta
allora:
ardir, pacifica
Umano
filosofia sicura,
forza
qual
il tuo
E
qual limite
mai,
misura?
poter
ha
fatto di tutto, e fa, per
pacificafilosofia
Non
attenere
io certo
merare
enuquelle promesse.
posso
le conquiste del secolo
decimonono:
accenno
solo che la folgore, la quale suggerì nei primi tempi
la
l'idea
d'una
nuvole
da
parola
umana,
a
col
gara
asservita
fìssa
la
all'altra
la
e
che
agli uomini,
col
che
r inno
della
sua
è
non
temporalesca
di
carro
teatro.
Ha
La
la scienza
vapori
vuol
della
parole
licità
infe-
—
discordante
nota
meriterebbe, alla
per
non
già
ancora,
e
impedire
che
è:
voce
inimitabile, e
poeta, che
queste
che?
ha
dirlo
ha
La
nel-
fìne del
trovato
con
le
potuto
folla
si cominci:
ha
scienza
In
nella
secolo
in
la
un
fallito!
che
il
limite?
parole
l'inno
circola
come
questo
suo
coi
e
il globo
più grande operosità? Perchè, anzi,
fallito! In
insomma,
è in
ragione
cominciato
che
voce
la
—
la
terra
cavalli d'elettricità)
vertiginosamente per
umana
le
riproduce, e già porta,
suo
la...iinfelicità umana/jForse
tra
suefatta,
man-
della
d'acqua (la nuvola
vapore
di
folgore,veramente
parte
una
infinita
e
la
quaggiù,
saettasse
reca
suoi
invisibile
mano
dello
doveva
In
stesso
essere
questo,
grande
Il6
*
/
PENSIERI
l libro
in
che
quel
secondo
i
che
verità
contiene
la
col
tempo,
che
delle
progressi
a
vera
era
costretti
sofisticare
a
ingenui prodotti della fede.
in prestitoda Crookes
immateriali
metafisica:
della
tu
data,
e
distrutta,hai
non
quella
che
costretti
con
bene:
è
la
non
a
dere
pren-
la vecchia
che
tavolino
un
Ezechiele
di
Siamo
deglispiriti
fotografie
(i). Oh!
sii
ma
far fallire anche
di
l'hai
riprova
ed
scienza:
rischiato
non
la
visione
sublime
o
fallita,
hai
far
a
altro
un
scienza, gli
materializzati,per rinforzare
e
a
Dante.
colori, o
le
una
conoscenze:
Dante,
Siamo
a
interpretata
va
siamo
tuoi
con
verità,sì,ma
per
non
sacro
costretti
umane
modo
che
noi, omiciattoli
per
altre
un
nostro
Siamo
nuovo.
libro
cambia
che
verità
d'un
parole
affatto
modo
un
pensare
le
interpretare
I portuna) a
DISCORSI
E
sei
tu
che
maledetta,
Valtraì
La
dare:
potevi
gira,
felicità,
ebbene,
se
amareggiata
attenuata, oscurata,
la fede.
ci dava
V.
Vero!
(i)
colpa?
della fede.
appariscono,
luogo
rende
e
quale
La
c'è
non
rivelazione
Vi
pare?
Di
superflua!
Dio!
nel
e
la
affermazione,
più fede,
e
se
con
fatti,
rivelazione
la virtù
c'è
non
sicura
metafisico, distruggerebbe
parventi
non
cose
scienza, ma
è
di
fondamentale
che
„
misteri
invece
se
,
fede,
ha
non
più
religione.
Gesù
Un
di
"
modo
necessaria
perciò
è
della
si riferiscono
e
religioni rivelate, perchè
incomprensibili
Non
questa recisa
spiritismo, interpretato
Lo
le
di
nomi
pronunziano
stata
chi la
di
poesia.E qui,contro
della
si
Ma
Cristo
tavolino
la
discesa
parlerebbe
e
predicazione
meglio
e
più
sarebbe
del
figlio
L*ÈRA
meraviglia;
pur
tanti
quanti
fallimento
del
recisa
II7
NUOVA
affermazione
contro
Taltra
della
scienza.
Come?
non
poeti Goethe, Shelley, Tennyson, Byron, Lazoni,
Zorrilla
e
Campoamor, Manmartine, Hugo, Musset?
Tolstoi? Certo,
e
Leopardi, Carducci, Mickiewitz
tali e
e
tanti,che si può dire, a ragione, di questo
sono
secolo,che
è il secolo
della
taU
tanti
scienziati,da
—
altri
io
e
arrischio
mi
non
altri
enumerazione
si
—
Volta
dire
può
Eppure...Elnpure
qualche
accenno^
dico
che
il secolo
è
subito
Roentgen
a
tentarla,questa
a
nemmeno
scienza.
annoverando
poesia, come
della
ch^jpoii_Q"tante
qualche preparativo -e qualche
tativo,
ten-
di
rossor
h^ce di pflgsiaè un
come
quella tant'altra luce di scienza è un
tramonto,
albore
d'aurora; e che quella chiude una
giornata
le fiamme, rosse,
tutte
dell'umanità,con
purpuree,
che
e
ha, qua
là, nel cielo
sera
cangianti, d'una
purificatoe intenerito le nuvole d'un temporale; e che
questa ne apre un'altra,un'altra giornata che quanto,
non
sappiamo, ahimè!
quanto ha a essere
serena,
nel cielo larghi spazi sereni
non
sappiamo: vi sono
anche
e
sono
nuvole, nuvole che ricoprono il sole o
lo riflettono,
che
che
fanno
sono
o
temere,
sperare
belle e che sono
terribili. Quella sera
e
quest'alba
si sono
viste, si sono
salutate; perchè tutto porta a
quella
credere
che
questo
quello
un
secolo
l'aurora
La
vecchia
Ora
che
nel
e
la
tanta
la
èra
è
secolo
il circolo
quale
fine
col
del
nella
polare
il tramonto
nel nostro
s'è
nostro
sorge
la
secolo
nità
dell'uma-
storia
globo:
incontrato
principio.Ma
sparisce e
poesia
sia
per
con
attimo.
un
nuova.
è
(giudico che sia l'ultima,oltre
ragioni, dal suo
maggiore splendore)
l'ultima
che
del
da
nazione
ema-
molte
concepì-
Il8
mento
PENSIERI
E
primitivo della
vita
fondato
realtà
sulla
questa
Non
chi
di
dice
mi
si
piuttosto
Io
dei
sono
che
di
all'èra
prima
della
non
vecchi, anch'
e
al
nuovo
poesia:
il tramonto
nasce
primo
un
Siamo
l'alba
e
di
cominciata?
è
nasce...?
siamo
spenge,
poetica
bagliore sì, si vede:
piuttostoun ultimo raggio
quella dell'apparenza: perchè
non
fondato
quello
umano
spenge,
che
E
polo, vedete.
cepimento
con-
sull'apparenza.È
e
L'emanazione
genere
sia
si
dell'alba
esterna;
Qualche
non
che
tramonto
strale
del
credo.
non
pare,
ma
scienza.
èra
nuova
ed
concepimento:
sulla
e
interna
sull'illusione
il secondo
cominciato
DISCORSI
in
realtà
ha
non
a
strali.
io !
VI.
Neirèra,_per
fenomeno,
il
tava
parole.
Il sole
ogni
ad
sole.
Ogni
che
ciò
Ecco.
I
pastori erano
di
la
mattina
luna
il loro
Come
parte, poteva
ricomparire
che
quello
che
Era
disse
ben
al sole:
parola
del
ogni
mattina
sera
che
però
che
faceva
da
de'
le
era
dalla
vegliavano
ogni
era
nascerisl
primi tempi
esperienze
che
di
del
sera
una
che
pur
Tant'è.
La
in
rese
mille
altro
lo stesso.
pure
quei primitiviOrazio
idem
da
dunque
era
Ma
veci
le
e
opposta?
parte
sorgeva
sera
dubbio
sparito
era
netranti
pe-
steppe.
un
svaniva:
che
calava.
aliusqueet
poeta
memorabile
notti
dubbio
il sole
ogni
lontano
le
per
nelle
quei primi,
amare
Quello
sue
con
appariva all'orizzonte,
ogni
ricominciava.
da
gli appariva,
quello. Forse
pensiero
presero
così, illusiva,il poeta^intexpce-
mattina
dietro
spariva
del
dir
e
una
mille
mula
forsuoi
d'errore
compagni
Ma
insomma
era
era
uno,
a
viaggiava
i nostri
è
Egli
é.
mentre
lume
E
il
piedi
Capo
l'ombra,
di
non
che
certo
raggi
è
sotto
qualcun
altro
allo
utensili
e
delle
viene,
e
In
vero,
Un
ossia
prateria,
e
al
come
era
fredde
anelante,
giorno,
e
più
sonno
che
Si
lui.
con
bocca
sotterra,
necessari
la
veniva
notte.
una
come
sotterra
giornate
sua
ma
vide, poniamo,
lui, e
nelle
dalla
svegliarsi,
pelli
si
d'un
in
lui
certo
nullo,
per
errava,
ch'era
che
trova
dove
va
gli
esso
si addormentò
ancora
Nascondiamo
i suoi
che
Aspettiamo.
giorno,
di
o
andava
visibile
ancora.
cari, perchè
che
quell'aUto
vaporava
torna.
vicini
e
cioè,
un
ancora
luna,
che
store
pa-
insensibilmente
precede
che
notte
Si
doppio.
é
viene
lo
o
le
sopra
d'impalpabile,
o
morì;
torna
e
Il
sé.
stato
qualcuno
l' ombra,
quella
come
caccia
va
segue
giace
Dunque
resta.
più
mai
é
lui é
in
come
:
della
Il
lì dove
che
lo
Capo,
lungo.
notte
sprizzare
trova
non
qualcosa
é
che
i
al
lui
dove
pur
altro
veramente,
suo
opposto
punto
Nella
sera?
sole
poteva
s'addormentava.
e
Non
assente.
qualcuno
l'ombra
pastore
Dunque
un
questo
Non
é
pecore.
al
dal
dell'oceano
l'oscurità
il
pensava
luoghi remoti,
sotto
dunque
doveva
che
Il
altri.
piedi...
dorme:
sue
la
conca,
rapida
Così
non
Come
alzarsi
disceso
una
trascorrendo
ad
pronto
ed
sé
lontanai
ben
risonò
esser
quello.
era
sur
II9
dubbio,
può
sempre
donde
quello
in
si
all'alba
trovarsi
di
e
non
NUOVA
ERA
L
notte,
una
é
smarrito.
poniamo
gli oggetti
ritorno,
a
suoi
li trovi.
PENSIERI
I20
DISCORSI
E
VII.
Esso
nel
è
non
del
sonno
simile
sì
la
ne
grandezza
vestia
e
voce,
Stettegli dunque
Dormi,
mi
Tu
Essere
di
e
Oh!
ed
essere
ma
mi
con
Detto
ch'egli
con
Cera
più
ebbe
vani.
la vostra
madre,
in
Sbalzò
da
e
si
di
vedono;
infinitamente
di
che
ma
non
il
figlio?Oh!
noi,
a
due
porte
i
come
ma
essi
denti,
o
si toccano.
non
Certo
sco-
di verità, quale
all'uomo
pareggi e compensi quello che
figlioche aveva
perduto la madre,
perduto
abbraccia
illusione, quale
che
aveva
bracciar
potete ab-
l'occhio, parlano
altro:
dell'
morto,
si
tornano
banditore
può
li
Non
come
corno,
sotterra
amato
non
d'avorio,
è
mani
Achille...
delle
qual
solo
di morte!
le
Il vostro
I morti
da
essere
attimo
un
qual fumo,
morti...
sono
soavi_poeti
farmachi
Tra
ambe
con
padre,
pritOJLt-JLli
lilundi,quale
inventore
essere.
attonito
su
quale!
l'ombra.
è
morto...
il lamento
sua,
il vostro
quella
che
quella
bensì
O
da
o
escano,
E
soltanto, e
sogno
si tese
Achille?
differenza:
goda
l'anima
più, quando
l'aria,il fumo,
ci si
parole:
da
stringendoci
noi
differenza!
una
non
bensì
presso:
le vesti.
queste
trascuri
dire
c'era
che
membra
dimentico,
mi
tu
ma
così, gli
prese;
le
a
fatto
già
vivo,
vivo
strido
uno
comparve
belli occhi,
dicendogli
capo
l'altro,tra
lo
non
quali
voleva
sta
Ieri
nulla.
ne' suoi
e
tal
tu
non
l'uno
ma
sei
da
curavi
morto
morto
sul
me
nel
amico,
suo
sì di
lui
a
finito
certo
fare
voi
alla
la
benefizio
al
recaste
madre
che
folgore, con-
l'èra
dotta
di
fili
su
baleno:
nuova
annunziarmi
metallici,può
quella
tua
in
costretto
131
cara
I E
muore
persona
rapidità di procella,al letto di quella che
l'aria decomposta nei suoi elementi, può
che
la
prolungare
di
quella che
benefici,non
vivere
e
mi
della
sia
sempre,
realtà
facevano
facevate
la
fare
potranno
cosa
che
Ma
muore...
me
per
un'ora,
vita, per
i
sia
non
Che
gli altri?
morire,
con
E
fornirmi
di
giorno,
un
infinitamente
o
facevate
la
me
intangibilmente.Che
sacerdoti
della
l'ombra
né
pore,
va-
muore.
per
voi,
pure
poeti
il
condurmi
caldaia, può
una
rapidità
con
scienza
del
o
che
bene
faranno?
cosa
Vili.
Direi:
quello
dovevano
quello
che
fare, per
che
vita. Essi
devono
il mondo
quale
è
alla
proviamo
molto
diverso
i
a
bestia
operazione
cielo, si
o
del
cose
fissava
facevano
un
un
suo
del
velava
e
si
che
a
In
chiudeva.
dopo qualche po' di tempo,
che
in
nomade
nel
in
qualche
una
che
dei
gruppo
Unendo
mini,
bestie,uo-
cosa:
questa
noi
assomigliava
gruppo
lenta
e
oziosa
disegnava
Quando
trovava
riva
appa-
sentimento, che
ricordevole.
pastore
l'ha
scienza
stellato,è
era
quel
o
vicinato.
l'occhio
cielo
non
coscienze
quel
il
disegno
uomo
la
che
fosse
scienza
nostre
da
l'occhio
che
trovava
a
nelle
cose,
quello
la
quale
del
e
ancora,
calore,luce, e
senza
esempio:
visione
da
punti luminosi
una
tante
un
primi tempi? Esso
di stelle che
sole
veramente,
Per
appare.
che
far penetrare
scoperto, diverso, in
e
fatto
impedire
sinora, un
è
hanno
non
che
si
il
nei
riapriva,
suo
leone
PENSIERI
122
o
il
Si
in
trovava
che
vedeva
anche
il cielo
si
di
col
la
la
poesia
in
ci si sia
non
confronto
la
il
della
poeti
Non
è
più
che
parte ed
sul
punto
un
Poe,
cora
an-
quale
anime
quella
che
ostante
i
poeti
segnalarla allo spirito,dai
nella
perchè,
il nostro
dare
ricor-
potrei
e
nostre
non
entrata
entrata...
pervaso
in
dico
èra, quella spaventevole
ancora
ancora
avesse
sulle
aiutati,nel
prima
è
non
coscienza
alla
ma
il
Lejjpardie
proporzione,
fossero
poeta,
éTchele inanca, anche
on
provata;
altri. Tuttavia
spaventevole
il
è
piccolezza nostra a
grandezza ejmoltitudine
degh
dell'infinita
molti
sieme
roteare, in-
la infinita
poesia:
astri. Ricordo
nuovi
dare
ino^iLjpiperfetto. Ricordo
si esercita
mobili?
immolto
gliené""alJbmTdX~E^òn
scienza
quando^
di
Ebbene:
saper
ensazi
s
restiamo
negli spazi silenziosi,
opaco,
deve
così
Non
di astronomia
constellata?
oscura
noi
nulla, sente
so
piccolo globo
questa
cielo, e
sapendo
ne
non
E
primo.
incessantemente.
il
noi, pur
poe§ia.»^che
umana
"
di
viaggiato.
aveva
del
moveva
muove
infinita ombra
nella
è
si
che
me
diverso
luogo
noi
per
cacciatore
suo
un
Chi
più
il
plaustro o
SUO
DISCORSI
E
coscienza.
nostra
fosse
se
entrata,
cosciente,noi
essere
zione
propor-
se
saremmo
buoni.
IX.
Io
dico
giorno
che
che
l'avrà,è
O
umano.
in
Hanno
scienza.
l'emanazione
ciò
in
fallito:
Hanno
poetica
destinata
a
della
render
poeti dell'avvenire, voi
cui
e
i
poeti
questo
fallito
:
del'
passato
a
oppongo
perchè,
non
chi
scienza, il
buono
il genere
dovete
hanno
dice
consolare
scire
riufallito.
fallita la
questo
il
dell* uomo
di
temè
non
mesto
suo
il
di
temè
Io
più l'irreparabile.
persuade
chi
so
È chi, nel
totale
e
contristare
ucciderlo, non
DISCORSI
E
PENSIERI
124
simile, non
suo
il
so
sentì
non
Peisithanatos,qual
sé
in
e
violò
animo, prima
nostro
di
temè
uccidersi, perchè
violare, in
a
L'uomo
assentimento.
Io
è.
altrui,la
vita.
la morte.
X.
Ma
la
abbarbaglia. Meglio
le Eumenidi.
crede
alla
Lo
delitto.
qualcuno
vedo
che
forse
mette
di
e,
poiché
Se
l'altro ha
anche
scienza.
la mia
un
suo
tratto
l'assoluta
fantasmi, e
scellerato
respira;
sospiro, di
sollievo
Colui
la
mutata
sua
è
solo,
ora
coscienza,
ricordo
tenebre
più aUto,
pare
un
senza
che
la sensazione
quelli
so,
coscienza
non
nati
ancor
non
so
del
nulla,
non
o
descriverla; perchè
(confesso) si
è
alla
arresa
è violata.
pensiero la morte
e
fuggevole momento,
qualche oscuro
della
il vertiginoso sprofondanotte:
mento
Anche
di
mi
di
poeta
un
parlanti. Non
ancora
nelle
un
non
un
sono
si allontana.
veramente
A
coscienza
Lo
che
non
sapessi descrivervi
io
sarei
Ma
urlo,
da
terrore.
sua
che
dono
stri-
il nulla.
sente
né
un
quale
scellerato
vendicatrici
punito.
gioia.Il qualcuno
e
io
nella
quelle
nella
oppresso
di
anelante
fissarla,
a
n^lla quale si stende
urto
imagino
sarà
non
esso
Ecco
introdurre
sa
convinzione
che
Lo
morte,
l'ombra
utile
Sì?
morte.
la
penombra
pianoro Elisio, più
il
Oh!
luce?
la
è
questa
dica
nel
mio
più
lo
più
senza
infinito,
gorgo
essere...
Oh
! tutto
scellerato,fuorché
peso,
tutto
senza
tutto,
l'annullamento
!
L*ÈRA
nel
L'ucciso
che
nulla:
castigo e
I
irreparabile
Questa
si
cui
della
che
credo,
vita
è
il
vanto.
suo
negazione
morale:
si
Il
in
cielo.
O
meglio
benefica,in
ciò è
confermata
ha
libare
può
la
vato,
tro-
della
il nettare
che
rimprovero
avrà
zione
san-
fomBeTHa
^^^pjL
-l
questa^ ^
le si
da
sarà, quando
il poeta sacerdote
il
in
scienza
risuggellatele
non
Giove
con
Ha
morte.
cellabile!
incan-
perdono:
senza
fallita. Essa
proclama
resta
non
1
eterno
La
la luce.
è
nulla:
nel
l'uccisore
delitto,senza
il
I25
NUOVA
fa,
V affermazione^
tratta
poeta, cioè_JL- fanciullo. che, d'or
innanzi
più la
profonda stupefazione,non
)AeSsenza;S^hi sa immaginare le parole
ma
parveii^a,
di girare nello
sentiremo
spazio?
per le quali noi
Perchè
mortali?
di essere
per le quaU noi sentiremo
Il
lo sentiamo.
noi sappiamo e questo
e
quello; non
piùJiuoni. -w^
saremo
giorno che lo sentiremo...
veda,
la
con
sua
XI.
E
anche
più
appunto
nella
saremo
vedete
che
dalle
bestie?
che
e
in
queir alcooHsmo
nascondersi
negli ululi
protesta
il
E
il tuo
destino!
Pensa
nel
è
ciò
e
di
che
più
tuo
non
sua
solco:
solo
tremendo
di
tu
poi
carnovale,
delirare.
più dolce,
possa
con
ad
è
gredire
pro-
veramente
cerca
di
che
gioia
cui
l'uomo
Uomo,
rassegnati
non
è
l'uomo
E
evoluzione?
Uomo,
mestizia
gioia
non
differisce
l'uomo
cui
destino?
sfrenato
la
contro
con
Ma
pure.
nella
poi, che
morale,
proprio
dello
mestizia
progredire
nell'umanità?
Sia
mesti.
essere
è
abbraccia
uomoi
L'(gm^, pensa,
di
e
più sacro
fare; perchè è aggiunma
ó
126
neir
della
oscurità
Pensiamo
a
traccia
dolore
di
fratelli.
nostri
gioia,
che
diminuisca
che
ora
classi
E
che
la
dunque
sarà
religione:
sia
la
e
la
che
o
sembra
consolato
o
religione
prima
del
venerazione
e
in
o
e
E
nostro.
che
i mali
lotta., delle
tolti.
la
religione
il
cui
cioè
anzi,
insolubile.
temperato
ultima,
per
una
simile,
ora
quella
questa
a
perseguire
saranno
religione,
questa
non
di
fatali, la
popoli,
pur
fratelli
nostri
dolor
il
siamo
e
riconosceremo,
nostro
come
una
il nodo
i
del
linea
dei
guerra
divampa
famiglia,
pazzi
dolore
a
E
di
saremo
appariscono
scioglierà
ma
non
d'una
ci
e
E
tutto,
mesti.
più
immedicabile,
ridondi
non
in
sempre,
quest'aria
a
segno,
che
rogo
notte.
tutti
saremo
questo
grande
nostra
dunque,
Ma
mesti.
al
sarmenti
nuovi
gere
DISCORSI
E
PENSIERI
La
l'infinito
del-
terrore
o
annullato,
il riconoscimento
destino.
nostro
XII.
Quella
palingenesia;
la
sarà
palingenesia
poveri
e
melanconici
il
pianeta,
quale
gitrici.Avverrà
Io
non
sola
nel
sulla
secolo
dire:
può
che
esseri
è
oso
che
la
via
che
di
toccare
abitano
tante
sta
speriamo.
per
conica
melan-
e
povera
a
piccolo
così
distrug-
comete
aprirsi
questi
?
tiamo.
Aspet-
ECO
Ohi
io
Che
Hbro
che
d'allora
di
vivo, fresco,
in
stranieri,in
vecchie,
nate
nel
che,
Manzoni
al
torno
le
grinze.
imparare
potuto
descrizioni
d'ambiente,
ricordate?
a
fiori),da
Promessi
tanti
generi
il campo,
è fatto
di
il
ma
i nostri
in
dissolve
un
poi
è
genere
ciò
dove
Flaubert,
poi
fiorisce
tutto
fanno
doppi
Goncourt,
i
Zola;
tennero
e
tengono
principale di
vita
quello
eh' è
dei
pregi:
la
dal
grande
impararono
non
ciò
che
per
appunto
è la
dar
che
in essi
via, perchè
capolavoro
;
e
si
sa
putrefazione
luogo
persino
a
i
in formazione
trovato
avremmo
Renzo,
via
vecchi
arte
di
(la vigna
più fuggevole
imitarono,
avremmo
sparendo
e
elemento
subito
psicologiche, pitture
inselvatichite
che
novità
o
Sposi
Paradou
romanzo
cadendo
piacevole
Ma
piante
Sposi
attecchivano
non
orme
esotiche
piante
erano
naturali
invidiare
non
nei
e
le
e
Ma
le
dunque,
erano,
analisi
ripensate il
e
tempo,
un
fare
a
ostante
non
nuovo,
Promessi
dai
tralignavano. Eppure
Sposi!
provati, dietro
loro, o
non
Sì,
I Ma
novità
tante
terreno
!
nuovo
Promessi
ai
e
ci siamo
poi
con
MITICA
NOTTE
D'UNA
un
il
più
novità.
niano
manzo-
che
l'imitazione
in natura
altro;
all'autore
e
:
tarono
imi-
pareva
128
la
PENSIERI
manchevole
cosa
I
Quanto
DISCORSI
del
assurda
e
poi
E
d'eleganza,queste
al
Dunque io torno
Lo
romanzo.
questo, in monti
al sorriso
che
vi
molti
estiva
pioggia
"
come
fatica
di
mesi
in
Lo
al
e
volta
nel
leggevo,
agosto
un
di
e
le
scuole
giorni
di
vacanza,
lungo
a
quella rinfrescata, in
dell'erbe
gocciolanti,rinverdite, lustre
O
respironi larghi e pieni!
come
durata:
si
si
;
„
allora
tomi
sfogliando il tuo
ora
nel
leggendo
divino
ben
libro
del
cassetto
rilegati di
avrei
il
citare
saputo
timore, compiersi
Se
non
sapevo
qualche
poco
dalla
difficile
staccare,
studi
la
a
come
(i) I
quelli
di
di
latino;
poco
e
una
monti
Barga.
la
fatte
così
la
e
mia
nei
a
poco
quali,
né
per
a
di
selve
di
sensazione
prima
sono
pietà
e
passioni.
altro letto
mente,
passando
si sentiva
tratto, dai
un
giungere
un
quelli d'Urbino;
in
traverso
grammatiche:
doppia,
non
per
luce, bisognava farsi largo a
vocabolari
anzi
catarsi
piccoli
allora
(ma
me
io
quando
milanese;
in
certi
sentivo
i tre
all'agevolissimalettura,non
consueti,
vedere
di
né
tavolino
Aristotele,avevo
citare
di
che
Aristotele),mediante
la
gode
Manzoni,
quello
un'edizione
rapito, assente, altro, provavo
la
"
mettono
„
risento
dei
pace,
Sono
e
quel sussurrìo, in
foglie tremolanti,
delle
e
sono?
finite
soggezione.
l'afa
come
anni
ineffabile
la loro
quadro.
immortale
suo
in
quei primi
dopo
brulichìo
quel
Manzoni
con
compensano,
nice
cor-
malizia, al
questi(i): quanti
in
gli esami,
di
rimaste
sono
cose
prima
come
molti.
Molti, molti,
chiusi
la
lessi
la
:
freschezza, alla vita,alla grazia,
alla
all'ordine,alla proporzione,
senso
quadro
suo
no:
suoi
cima
monti
godeva
piacere
i monti
a
com-
di
poi,
d'una
ECO
mitica
notte
129
"
la
plesso, formato di novità e di ricordo. Rileggo
notte
degli imbroglie dei sotterfugi e quel piacere
complesso, quel!'
incognito indistinto,si ripresenta al
al
in fondo
mio
spirito.Io vedo la casetta di Lucia
„
"
paese
il
del
muro
"
dove
le
vanno
postati i
sono
ora
; vedo
cortile
„
disabitato
fico che
folta del
la chioma
"
con
„
anche
streghe
col Griso.
bravi
zava
sopravanil casolare
solito,e
per
„
Egli,col
"
grosso
Si
nell'agguatoad aspettare
fa sera, si fa
(non ci
quel brulichìo, quel ronzìo
dacché
rincresca
è
rileggerele parole del Manzoni:
Ubro
di testo
nelle scuole, si legge più poco), quel
sulla sera, e che
ronzìo, che si sente in un villaggio,
dopo pochi momenti, dà luogo alla quiete solenne
della
truppa, rimane
„.
"
della
Le
notte.
donne
venivano
dal
dosi
portan-
campo,
la mano
i
bambini, e tenendo
per
zioni
dire le divoragazzi più grandini,ai quali facevan
della
le vanghe
venivan
con
gli uomini
sera;
le zappe
sulle spalle.All'aprirsi
e
con
degU usci si
in collo
vedean
luccicare
dell'annata; e, più
i tocchi
misurati
il finir del
strade
sonori
delle
della
accesi
i saluti
raccolta
parole, si
sulla
e
sentivano
che
campana,
le
per
barattare
della
scarsità
miseria
e
i fuochi
nelle
sulla
qualche parola
là
e
qua
si sentiva
cene:
povere
e
i
ziava
annun-
I promessi, con
giorno
Agnese e
Zitti
a
sorprendere il curato:
„.
i
testimoni, vanno
"
nelle tenebre,
zitti,
casetta
e
tra
casa,
e
preser
e
acuta
G.
passo
la strada
misurato,
fuori
Era
del
Pascoli
riesce,il
non
il
più
curato
bel chiaro
campanile, si
-
Pensieri
e
di
Per
vicino
a
a
tole,
viot-
quella
la
Dopo
si affaccia
una
presa
sor-
stra.
fine-
luna; l'ombra... lunga
stendeva
Discorsi
dalla
usciron
del paese...
gli orti e i campi, arrivaron
lì si divisero,,.
Nelle tenebre?
che
"
a
bruna
e
spiccata
o
PENSIERI
130
sul
si
a
erboso
piano
distinguere, quasi
poteva
Ambrogio
poco
i contadini
ton:
s'alzano
si arrendessero
se
curiosi
più
gli schioppi
si
delle
streghe. Il
sulle
di
sparso
disse:
Griso
spalle
andiamo
da
il
,
casetta
Torna
indietro, va
l'orecchio:
testa
zitti
"
lepre;
all'uscio
solitudine
di
di
a
capanna
laccio,
cappelincerata,
pellegrino,
attenti
e
dini
agli or-
dietro
Nella
„.
c'è
non
nessuno.
scala, guarda,
Poi
silenzio
e
da
i
stanno
un
tela
bordone
un
altri:
le forche
dalla
primo, glialtri
la
trovano
non
in
i
sotto:
altri
mossi
erano
bravi:
s'incamminò
ritornan
rumore:
sanrocchino
un
fuoco?
poltroni, come
prender
a
si nìise
conchiglie;prese
—
—
"
vinetti
gio-
si rizzano.
gli
correre
finestra: i
al
i bravi
i
martello!
a
scendono
„.
letto;
l'orecchio,
lasciar
correre
per
Intanto
vedere
sul
preghiere,
bravi
Ton, ton, ton,
consigliano, pregano
alla
alle
più
e
sedere
donne
di
"
:
Campana
vanno
e
„.
a
moversi,
non
come
tendon
fienile,
Molte
banditi?
alcuni
e
sul
piazza: ogni oggetto
di giorno
Di lì
stormo
a
Cos'è?
Cos'è?
mariti, di
suona
balzarono
sdraiati
ladri?
della
lucente
e
DISCORSI
E
"
porge
il Griso
sale
„.
adagio adagio,
che
che
a
a
tastare
che
fan
la
all' uscio
di
calpestìo di passini frettolosi,che
un
fretta... il
mette
sente
sei
a
un
morto.
calpestìo si
il
ferma
piede dentro,
punto
Lui
Ebbene, queste
cautela,
men
buttan
in
sono
lino
sca-
que' mascalzoni
tutti,con
costoro
guardia
di
ogni
suo
ogni canto,
per
Mentre
casa.
cuor
passo
Si metton
rumore...
guardare,
la
o
in
scricchiolasse,
ogni
facesse
i due
bestemmiando
tali
sopra
sotto-
faccende,
strada,
sentono
s'avvicinano
in
appunto
all'uscio...
nico
Me-
in
sospetto,
e
gran
le braccia...
acchiappai; per
invece
caccia
avventure
del
un
urlo,,.
paesello
Zitto
Ebbene?
innominato
si
I
PENSIERI
132
fama
asseverargli una
tutti i
o
si
in
certi
studi
cose
inventare
può
Dio
; r
fonti
grande
mente
grande,
la
fare
di
donde
dalla
città
si
che
più grande
amava
con
con
rimprovero,
viene.
della
sorriso, con
che
un
ora
cenno
d'ironia.
Renzo
di
quel giorno che
felice,per lui, "col
sempre
quelle
stesse
giustizia finalmente.
lascia
Un
dire
cuore
*
parole :
—
in
—
Tant'è
i suoi
o
che
naggi
persodi
ora
due,
come
la
sera
fu,
non
questo
vero
o
grima
la-
una
con
tempesta,
a
notte.
quel prender
e
essere,
miti,
pregio
se
Agnese
e
di
cui derivò
compassione,
Lucia
posta,
com-
dei
ultima
sua
esempio
doveva
è
scomposto
sogghigno,
di
ora
cui
città
quell'assistere
narra;
potesse
o
questo, sapete
maniera:
un
d'una
l'opera
Virgilio,da
sua
un
passini frettolosi
voglio
non
di
nel
meno
sogno
Troia, nella
studiava
e
dire, un,
un
ciò
da
i
non
cenno,
di
di
famosa
e
un
studio
Premesso
echeggiano
degli Dei,
può
a
vien
d'un
io
genera
semplici
mirabile
tutt' altro
volesse
se
ventare
in-
potesse
e
che
medesimo,
esso
fatto,né
lo
stesso
non
la natura
fare
appena
i
tono
Dunque
più
aver
scrittore
abbia
di
cosa
in
sarebbe
voglio
elementi
più
difetto, carattere
parte
lui
a
degli
Dalla
Manzoni
anzi,
derivato:
quale
sento
Menico?
è
gliene
molecole.
spirituali
io
non
il Manzoni
nell'atto
parrebbe
sue
lo
per
si fanno
e
lo scrittore
adombrare
l'analisi
nelle
che
qualche
stesso:
tempo
che
che
anche
se
il lettore
abbia
solo,
cenno
l'una,
e
bisogna
misura
respingerebbe l'opera sua.
e
cui
a
in
tenere
propriamente,
d'imitazione
parlo
crenologici
cose:
altra,che,
grato
"
Insomma,
l'epico, quando
per
per
proprio,
che
ha.
non
„,
giudizi;due
nostri
o
che
due
mente
DISCORSI
che
oltre
generi
leggono
E
così
ripetendo
mondo
un
e' è
uomo
ECO
Abbondio
gli si
addensasse
era
Geltrude
al
vocazione.
"
dal
Per
È
Tanto
"
:
che
il
burrasca
decisivo
il momento
„
sincerità
libertà
e
deve
che
eglila chiama),
della
sua
quella risposta, bisognava
dare
spiegazione, dire
una
si dica
„.
prevedere
allora
prete sulla
che
Cameade
su
capo!
(così sin
rispondere
a
sul
I33
più quel
sa
lontano
uomo
per
non
si scervella
pover
MITICA
NOTTE
UNA
dolore
sopraffattodal
Don
D
che
di
ciata;
minac-
stata
era
nire
ve-
infelicerifuggì spaventata
di Cecilia (chi non
da quest'idea
La madre
templare
capisce subito di chi voglio parlare?) stette a conquelle così indegne esequie della prima,
raccontare
storia... U
una
„.
"
finché
il
carro
poi disparve. E
letto
cade
stelo
rimaneva,
falce
che
prato,,. Quest'ultimo
i tanti
dire, il
sa
in
lui, e
in
talora
una
uno
di Eurialo
la commozione
con
tra
nel
romano
antico
romanzo
:
"
in
lei
cercare
e
vai
Fortunati
forte
e
di
d' immortalità.
moderno,
ambo
di
„
I
tiene, e
molti;
(Aen. IX
comparazione
cristiano
lo
i personaggi
non
sia soprai „);
infelice
altri esempi, perchè
per
Niso
calda, divina,
promessa
il
a
tenera
soave
una
grembo
così
716
l'anima,
tutta
con
del
per
essa
episodio
rivela
sdegnato
al
cercare
gli occhi,
con
che
cui
dal
Essa
suggerisce
dell'
erbe
(ricordate Aen.
Dio
ne
le
egli mostra,
o
qual potente
dispensa, dico, dal
me
boccia
dispensa
commosso
Bidone
mi
tutte
in
lui creati
:
fissa
sta
o
accanto
i fatti da
"
segg.
mi
sul
posar
già rigogliososullo
pareggia
passo
non
ancora
Virgilio dove
viso
suo
e
e
di
luoghi
fiorelUno
col
se
mettersele
e
il fiore
Come
insieme
della
passar
le
potè vedere;
lo
potè fare
altro
insieme?
morire
per
che
che
Tunica
finché
si mosse,
non
la
chiusa
435
e
del
poeta
fiori
),
segg.
e
Mutate
il poema
Virgiliodiventa
si
con
il
in
il
"
tiratela
in
voi, lei
a
certo
nel
chiusa,
Ma
d'
pianto più
aveva
in
momento
forse
di Cecilia
del
Manzoni,
„
qui dunque
Virgilio? Non
imitato
avrebbe
creaturina
sua
Renzo.
di
persona
la
e
DISCORSI
E
PENSIERI
134
volta
nel
scriveva
cui
la ricordava
non
il Manzoni
credo:
una
Manzoni
il
che,
leggere quella
la
"
sua
madre
A
nemmeno.
ogni
„,
egli ha
modo,
che
può negare
così
creato,
nella
comune
imitato
abbia
col fiore sbocciato:
Queste
piccole
grandi
sovente
sono
bella, bellissima
la
sono
arte,
ma
di
creato
cade
fiore I Piccola
cosa?
solo
la
è
una
poesia.
Come
i
dunque per queste lagrime, così anche
passini di Menico, può darsi che il Manzoni
Virgilio,mentre
a
pensasse
che
senza
elaborava
e
in
dei
esso
sotterfugiè
modo
che
la
trasformazione.
strana
generale
in
Virgilio,consueto
il
silenzio
dove
sui
spunta
; qua
vanno
tirava
e
un
sarebbe
nel
la
finiscono
si
nella
là
del
chiesa
alla riva
a
un
alito di vento;
monte
d'un
del
il
immobile,
i
da
grida, suoni,
vecchio
e
stella
non
del
donde
liscio
fosse
di
all'esilio
stato
tino
mat-
i
"
s' imbarcano.
lago giaceva
se
tempio
destinati
la
due
e
succede
sera,
convento,
lago
tutte
straordinario
e
della
poi
raccolti
sono
cocuzzoli
parso
Manzoni,
conto,
trasformata
In
stessa.
interrotto
notturno
apparizioni, che
—
è
tasia,
fan-
Manzoni, terebbe
sospetEppure è così.
creazioni, al brusìo, festivo
le mirabili
—
il
non
degliimbrogli
Ilio
di
notte
per
sua
forse
notte
nemmeno
nessuno,
L'impressione
Cerere,
l'ultima
la
rendesse
ne
La
virgiliani.
elementi
Ma
scriveva.
se
le
queste:
retorica, che
è
non
Ha
fiore,
che
poesia,
vampate,
del
boccinolo
del
si
non
paragone
moderna.
e
del
nuovo
il bambino
cose
nel
:
antica
poesia
quel particolare
per
dove
precisamente
e
e
giaschi
fugNon
piano,
il tre-
d'una
ECO
molare
mitica
notte
135
che
l'ondeggiar leggiero della luna,
il cielo
una
specchiava da mezzo
(i).Con
e
di
pace
si
di
pace
dolore
gusta nel
le
chiaror
nostro
il
armi
Lucia
paesello
al
la
e
del
muro
neir
—
i Danai
; al chiaror
della
—
di Don
L'esilio... Si
Rodrigo
VirgiHo
Neil'
notte
Notevole
è
ora
non
pare
giuoco
che
abbia
citae per
amica
ci
„
loro, a
Nel
natura.
voluto
t'uno
della
O
ancora
sub
refiuens ita
paludis
ha
VII
Tenedo
questo
dire
quel
mescolare
vista
e
di
e
clinano,
in-
e
alcuni
moderno
quasi
vuol
e
ta-
verso?
far
tut-
quella
l'udito?
del-
che la luna
s'era
non
significare
si era, per provvidenza
che, levatasi,
869:
lumine
substitit
Sterneret
della
verso,
voluto
levata,o
(i)Aen.
tremulo
sensazione
un
ammirano,
sentimento
il poeta
veramente
c'è,
621). Era
397,
A
il 255:
Tutti
cosa
di luna.
tutto
sopra
concedere, per
fatto,che
più
era
Virgilioora
360,
e
ferma,
versi, a Virgilioun
della
di
Ma
silentia lunae.
bontà
fare
i lidi della
bel lume
un
340
d'ombre?
suggestivo
è
narrazione
(cf.II
ci sia
il Manzoni,
voluto
piangendo
neh' altra
nella
di nuvole?
"
molto
che
suo
poteva fare,dei sentimenti
non
lasciavano
e
luna
il
e
nude
una
cupavano
oc-
sopravanzava
direbbe
Lucia,
di
semplice
al
volgono,
spiagge, dove la patria non
e
qualche maceria
qualche fumacchio.
non
Ha
si
casetta, col fico che
cortile.
il dolore
patria
la
soglie
quelli antichi,che
altri
Ilio
di
pianto,
nano
piacere, termi-
un
esuli
palazzotto
anima
patria, le
se
come
rivedere
le
sua
l'analisi,che
di
segreto
giorno, a
del
scroscio
raccolto, quando
sé
notti. Gli
in
guarda
in
tutto
due
del
lo
singhiozzidopo
si
grande
„
pace,
vi
nec
candida
pontus.
unda,
aequor
Per
Mitis
aquis,
Luna
cursus
il resto:
ut
in
remo
morent
ut
Vili
negai, splendei
87
e
segg.
:
tacita
stagni piacidaeque
luctamen
abesset.
136
di
PENSIERI
Dei
Qualche
cosa
me,
deve
ne
—
che
Manzoni,
il
nella
che
fosse
un'altra:
saperne
secondo
quale,
quella frase,consciamente
ispirazione.In
nel
era
che
è
vero
la luna
notte
sua
non
essendo
—
riportare
opportuno
vorrei
da
molta
quella
"
strada
il
anche
come
parrebbe
io
derivata
che
osservare
è
le nuvole?
tra
quest'ultima cosa:
pensasse
aver
nascosta
non
Ma
allora.
inconsciamente,
dopo,
che
credere
nuvole,
le
Greci,
argomento,
che
o
de'
farebbe
qui,mi
tra
favore
in
DISCORSI
E
curioso
primo
Renzo
fuori
vien
quarto
continua
la
nelle
tenebre
crescenti
si
e
avvia
con
„,
Lucia
glialtri
e
sua
,
alla
del
casa
"
curato
nelle
tenebre
,
„
dopo, quando es^o curato apre la finestra,
che
Era
è il
può vedere
più bel chiaro di luna
la luna
darsi, e può
spuntata nel frattempo? Può
mentre
poco
"
„.
anche
darsi
che
Virgilio in
nella
tra
volevo
della
la testa
con
il paese
quel
che
basti
Ha,
per
in
che
il chiaro
a
„.
a
dalla
in
mar
la
e
placida
variato
e
dubbio,
così
quantità
cui
nostro
è
sembra
di
sangue
ne
se
e
qua
nel
passato;
a
idee
là di
molti
poetiche.
suo
Bruto:
irriga
luna, sorgi,
l'inquieta
notte
valor
e
da
la
funesta
campagna
il Leopardi
fatti,
si presume
luna
I
luna,
suggerire una
All'ausonio
di
a
il contrasto
esempio, ispirato il Leopardi
E
di
passeggieri silenziosi,
indietro,guardavano i monti, e
verso,
tu, dal
luogo
ogni modo,
segnare
tutto
insieme,
Virgilio,
Candida
Troia,
"
natura.
voltata
famoso
E
Che,
serve
rischiarato
grand'ombre
ma
concludere
Ma
inquiete operazioni degli uomini
indifferenza
il
interpretasse
analogo.
manzoniana
notte
le
modo
un
solo
questo
il Manzoni
quel
esplori.
pensasse
che
segue:
a
Virgilioe
a
ECO
dalle
della
rtùt
luna:
di
parole
Ettore, pronunziate
alto
Eccoli. Il doloroso
i
della
si
all'orecchio
Però
nella
coi
"
racconta:
e
il babbo
segue
Il Manzoni
ai miei
scalpitìo
si
si contaminò,
passettini
il
prima
cui poco
il
aggavignò
sentì
era
ne
calpestìo
suoi
coi
tratto
„.
lulo, di
destra
alla
città
un
(ripeto,forse
di
passi
a
trito
un
minuto
no) questo
si confuse
quando
venisse
Manzoni
del
mente
conscio, forse
Enea
che
parve
"
gruppo
porta della
alla
già
salvo
considerar
poteva
silenzioso
lume
al
poco
Troia.
culmine
a
passini di Menico?
famiglia fuggente era
Ma
lulo
ruina;
quel tranquillo veleggiare
dopo
e
dalle
deriva
che
I37
vette
somme
antica
Roma
MITICA
NOTTE
UNA
D
rati
misu-
non
di
suono
piccolo
tali
cole
pic-
„.
nell'oscurità
col
fico
bimbo
di
péste
E
notturna.
altro
Enea:
l'effetto dei
tuttavia
e
del
quello
Panto
quel
tale
parole
„
;
con
fuor
"
e
di
le
di
sebbene
contadine:
"
che
casa
vogliano
diavolo
ammazzare
E
c'è
„.
il
svegliarsi
a
accennano
alla mente
fate
che
lo stesso
piena.
ricorda
formar
nella
pur
solennità
al cavallo
queste altre,
strada,
son
alla
dentro;
pellegrino;chi sa
pellegrino,cioè Griso, or mi
un
le
non
qui, figliuoli?
qui il diavolo; è giù in fondo alla
d'Agnese Mondella:
gente armata;
che
„.
grande
di Enea,
stentava
Panto,
armati, richiamano
versa
della
alla
epica degli esametri, quando
che
casa
d'alberi
suo
comico,
o
corre
parole
al
paese?
la
quantunque
di
trafelato,che
tutto
al
ton, ton, ton, ton^ è, proporzionalm
sapor
sé
fondo
sente
incendio
grande
che
"
quello che
è
rumore
in
casa
patria morta,
fondo, coperta
sia in
d'Anchise, appartata,
Ben
la
Eccola:
cortile?
sul
della
suolo
sul
è
casa
par
che
pare
138
Sinone,
nel
nascosti
Greci
da
bravo
gli ultimi
ha
più
altro:
né
che
d'Ilio.
dell'eroe:
da
andiamo
diventa
meno
zitti
Troiani
a...
Enea
sa:
il bravo
Si
il
più
Grignapocol),
maggior
bravi:
dei
li ricorda
questi
ai
pensare
l'aria
ha
che
campioni
l'eloquenza
"
Corebo
fa
agguato
(sebbene
Bergamo:
assomiglia né
or
in
cavallo, or
Greci
da
travestiti
bravi
suoi
coi
or
DISCORSI
E
PENSIERI
che
ringa
arnon
concisione,
per
attenti
agli ordini
Presto, presto! pistolein
e
„.
Così
volta,
una
coltelli
mano,
cosi
ben
insieme,
a
uno
a
in
a
branco
di
è
della
al
babbo,
si
accorse
Come
non
i bravi
e
di
ha
par
pestò
tutto
Manzoni
con
del
e
incerte
l'idea
ora
Cerere
del
nello
stesso
incappato
un
a
sgambetta
"
Androgeo:
tutto...
in
a
serpente, che
ai nemici.
mezzo
non
voleva
vicino
tratto...
un
punto il piede
un
credere
effetto
sensazioni.
e
la
voce.
veduto...
aveva
Ma
andarsene
la
sua
dell'immemore
Come
analisi
a
della
segreto (cap. XI),
fidato
ordine.
„.
vorrei
e
Griso,
le sembianze
lulo, che
esterrefatto...
Androgeo
un
in
bizzarre
ora
di
è
ora
ritirò indietro
chi
del
rimette
cane
notte
„,
d'essere
d'idee
amico
della
gli
„,
deserto
Menico
ora
E
disperazione.
diroccato
feta armis
"
tempio
che
Stupì;
nell'unione;
„
vecchio
Così
casolare
macchina
modo
il
Vergognai
è
tenebre
pieno
sogno
"
nelle
porci, cui
un
il
parvenze;
nella
lupi famelici,e
di
vagabondo
Sì, sì:
"
somigliano
acchiappare
la salvezza
Qui
stiam
tocchi, se
daranno.
ce, ne
solo
essere
ci
ande-
poi
e
ci lasciamo
se
i villani
„.
mandria
una
Ma,
uniti
e
me,
che
volete
sciocconi?
Enea
di
Chi
va.
Virgilio,può
eroi
pronto, tutti insieme;
anche
uno,
Dietro
l'altra:
e
in
si
remo:
"
tanto
gira e gira...
"
che
che
me
zarsi
accoz-
pare
che
il
riosa
divulgazione misted'amico
arriva
fidato
in
all'orecchio
PENSIERI
I40
è
vero?
che
Salvo
E
Creusa.
Renzo
Enea
delle
il
il
E
persuaso.
che
di
pensato
di Anchise
po'
un
d'artifizio
Il nostro
autore
Queste
Creusaì
a
farlo
dalla
Mantovana:
cortese
Per
io
milanese,
di cui
un
elemento
studiato
già
Ilium/
mus
ai
monti,
alla
Enea,
sì
Renzo
grandi
nella
alla
Lucia,
e
per
facendo
con
i due
due
piamo,
sapdue
l'anima
i bei
collegio,
Nella
O
'bimbi
passini
io
e
per
sì
amore
che
per
mi
ero
do-
l'addio
paesello. E
del
delle
aveva
divum
patria, o
fuga,
un
doppia
scuola
chiesa
l'edizion
del-
tomi
tre
sensazione
conto
loro
nomi,
Noi
nel
commovevo
rendermi
particolari
i
"
mi
„
due
dell'Eneide
libro
natia,
seguii trepidando,
tra
sfuggiva.
casa
allora, senza
così
una
poi
nulla...
ispirate
e
provava
come
„
fruttare?
saper
leggendo
all'esclamazione:
commosso
vento
spa-
genio italico,che
tavolino,
il secondo
lo
adoperato
VirgiUo.
mio
mi
lui
quei
di
Enea
Aveva
Manzoni.
e
ragazzo,
del
il cassetto
ne
guidate
Dante
questo,
dentro
ha
perfetteanime
si sarebbe
farlo
per
mutati
al
avrebbe
non
aveva
non
per
veniva
inter-
non
per
non
lettura
italiani,fedeli
noi
e
di
vai
speranza
Anchise
crescere,
Manzoni,
suggerite
grandi
Enea
esser
E
protesta
parole
sembrano
e
del
se
"
profittopoteva
Se
„.
domanderemmo:
ci
qui
gionevole:
irra-
difenderci
a
la cosa,
e
non
cosa
"
qui
resta
proposito
suo
una
qualche
prodigio? Probabilmente,
in opera
messo
hai
se
finire
a
fare
anche
che
più
Creusa:
armi,
tue
Anchise,
Oh!
per
bene
noi:
andata
sarebbe
Enea?
a
sta
dice
anche
morire, porta
Come
è, oltre
somigUa
glielo
dell'effetto
Lucia
in
credere.
si possa
DISCORSI
E
somiglianze,
famigha
la
e
una
di
rezza
tene-
camminavano
ognun
de' loro.
SCUOLA
LA
CLASSICA
Guardo
virgola
è
alla
il
sotto
Ella
ho
di
nell'un
fare
vale
è
anche
"
ventato
dicrando
ese-
la
ella
che
affretto
mi
frase
della
sensi,
avrebbe
di
cui
le
gione
ra-
dichiararle,
a
studiosa
gioventù
che
revole
ono-
parlo,
quella... degl'insegnanti.
(cosi
meglio,
dai
e
r Italia
fatali
Punto
giornali
da
un
capo.
un
e
più
i
più giù
intanto,
in
cui
scritto in
loro
tra
si annunzia
passo
se
i professori
non
studiano,
più giovani.
Dalla
ogni giorno,
i
per
parte
pagine scritte alcuni
sono
Martini,
e
;
e
consolante,
è
Gemonie
studiano
non
chiamano),
fatto
ha
(i) Queste
F.
ci
il che
Italia
in
Purtroppo,
a
dei
un'ingiuria
respingere,
Martini, che
è
che
caro
aggettivo
questo
sacro
più
„,
può,
indirizzata
"
mia
una
dell* istruzione
Poiché
come
metto
e
Permette?
il ministro
ambiguo,
e
tentazione
studiosa.
gioventù
onorevole
fermo,
punto
suo
punto.
suo
stato
„,
il
riguardo
(i). Cedo
Martini
alla
e
Martini
Ferdinando
A
anni
proposito del
ove
buna
triche
gradini
delle
codesti
gior-
addietro
greco,
e
aveva
in
risposta
il titolo:
nalisti
uomini
e
guardano
non
politici
si lavora
si ascende:
DISCORSI
E
PENSIERI
142
rimettere
a
glorie,a conquistarne di nuove,
donde
un
tempo
quelle cime
più
ci possano
su,
Da
voi?
anche
scorgere
bravi!
i nostri
vedono,
altezzosi,non
siano
dirci
in
su
che
lontano,
e
il
nuovo
finiranno
sarà
bel
loro
per
in
finita?
:
Ah
di
come
non
se
in
anno
anno
più,
è
non
l'annunziare
con
sorpresa
sono,
il vecchio
e
pure
guardano,
non
in
! ci siete
bella
presbitiche
ancora
giorno
finita
l'Italia;
voglio credere, progrediente
ripetere in coro :
Come,
stupore,
uno
letizia,sentirsi
l'arte
e
è
"
una
che, predicando
e
non
un
che
come
non
gli altri,e
sarà
valentuomini
se
gli altri
„
per
le vecchie
nuovo
vedevamo
e
Oh!
vedono,
non
guadagnare,
a
dove
tali alture
almeno
basso,
a
e
itaUana?
"
la scienza
e
piranno
Stu-
itaUana?
„
si allieteranno
e
mala
luce
al
agiatezza
di
dunque
onorevole
sperò
e
avrà
d'aver
che
un
ebbe,
e
Io
ancora.
trovato
insegnanti,il
loro
che
non
che
le vuol
bene
ho
cercato
nome
in
un
come
far
torto
qualche
crocchio
di
penso
com-
né
é
di
tori
reggitorie sindacaguardate!
d'
(senza
riso
sor-
più facile,
studiosa
spera
poco
il
mestiere,
nemmeno
o
i
loro,
d'un
gioventù
perché,
suo
il loro
o
para
pre-
d'un
né
gloriola né
altro,
Martini, quella
ed
anche
sanno
anche
vedete
tale
di
il vostro,
non
credo,
trovano,
ora
consolati
sanno
fanno
esempio,
nostri;
E
lo
con
dalla
conti, essi procacciano
lo
lampo
essi
magro:
per
E
patria.
d'un
cambiarlo
come,
fin dei
giovani, non
né
uomini
questa gioventù studiosa
in
assentimento;
é
loro
alla
modesti
e
che
che,
evitano
non
bravi
di
danno
codesti
cigliaalzate;per
il compenso
magro
o
dalle
e
allora
insegnanti,
a
volta
da
e
nessuno)
e
credo
qualunque
ministro
lei
passato
di
o
LA
CLASSICA
SCUOLA
(specialmente futuro,peraltro) ha
futuro
dico;
che
tutti. Ecco
il
d'oppositori;minore
deve, piacere
non
si
uno
dei
perchè;
che
ministri
del
loro
ma
di
cuore
gli scolari:
il
accarezzare
il
l'avvenire
e
promesse
più
guardano
vita
migrano
nord,
i
e
che
e
quelli
già
l'avvenire
di
e
ebbe
non
e
delle
per
rughe, quello
l'abitudine
la necessità
minori
?
fa
quella. Che
cova,
star
d'avere
di
dover
sopra
avanti
fare
e
Fratelli,fratelli,
(i) Scrivevo
sugli ultimi
da
non
li
se
il passato
sé
babbi
e
più
„
da
(i)
sud
a
po' più
di
quasi
sempre
dote
d'una
primavera.
Sono
poco
È
la
invecchia, prima
quasi tristi,
e
gli scolari, per
ai
più. Ma
di settembre.
:
passo
sé, gravi
a
nella
e
un
giovani: amateli! Che importa se li invecchia
qualche visetto (patitino,
per lo più) di bimbo?
prima
il
per
"
giorni di
sono
di
tristezza;
diffidenza
amore
per
giore
mag-
entrati
appena
con
nel-
più lungo
e
rondini, accompagnati
sposata
stato
la premura
pensiero
che
mogliettinache
fu
È
maggiore simpatia
per
le
sono
sacco
straccia-
a
questi giorni da nord a sud,
un
giovani professori,con
appena
loro
rondine
capisce
Si
sedarla,
a
accorre
di
puro
tenerezza
poco.
in
masserizie
una
tutti rivolta
ai maestri...
integro
la
rimpianto! Questi
con
da
breve
si
più
speranze,
pietà pietà
Martini,
piccino frignone, guarda
grandicello.Ohi
per
passato
chi
I
parere.
gioventù studiosa,
studia
quanto
rissa; dove
una
può, anzi
mio
a
esplicatala
della
mero
nu-
perchè, o meglio,
quasi
di quella che
quell'altra...
in
ma
ed
prò' bensì
a
accontentati
r
tutti,ebbero
ingegno
si
onorevole
preceduto,
loro
minor
non
principale però,
cortesi
del
r industria
il
a
l'hanno
buoni, bravi,
come
I43
loro
è
come
fratelli
nelle
PENSIERI
144
famiglie chiuse
DISCORSI
E
solette; che
e
la
mamma,
rezzare
acca-
per
a
piccini,si dimentica, e a poco
poco
i grandicelli;
e
questi
disavvezza, di accarezzare
si
i
il
delle
mancare
a
poco
la
poco
da
si sente
un
le concede
sulle
scivola
d'una
C'è
la
con
allora
di
risente
bocca,
adorata
cara
e
dà
onorevole
A
affetto,ma
lei i
è
tempo.
ora,
ella
loro,
mostra
che
giovani:
e
uso
non
sospettato;
e
creduto.
Fu
quando
ella
affermo
io,
io
la
per
convocò
consultare...
abbecedari?
convocò
noi.
r
di
a
Ma
Ercole,
Dio
No:
lo
discorrere
secondari
il
di
latino, per
mio
?
di
fu
scandalo
appunto
proprio?
Moratti,
il
si ricorda?
Commissione,
di
codesta
superiore perchè
molti, e quindi sarò
ventina
una
che,
sperimentai
quindi
di
era
famosa
più giovane
sarò
non
merebbe
chia-
sperano
sono
non
e
che
altri
con
(che scandalo!)
di
più,
sperare
d'uguale;
pareva
che
io
riguardosa, che
bontà
sua
lo
dico
lo
e
citato
eser-
superiore, si
a
più propriamente "rispetto,,.Perciò
lei i
che
giovani vogliono
sentimento,
un
inferiore
da
uguali, e
tra
Ah!
Martini, perchè
quel, diciamolo
da
e
i baci
riceve
e
là, qualche lagrima
rimasto?
ero
bene,
il viso
tutto
ripete le paroline d'un
e
di
e
qua
mano
il capo,
la
ma
c'era.
non
Dove
bocca
sua
oh!
spesa,
quasi sofanciullone,questo
suo
collo, tutto
riata
contra-
antica;
la
con
preme
ginocchie materne,
volta, e
solo,
la soavità
a
la madre
più
sempre
capellidel
il
tutto
ritrova
e
ella
i
poco,
nuova
loro
con
provi! Appena
si
serietà
riprendere
a
prendono
dell'adolescenza;e
serietà
quella
infanzia
della
carezze
per
professori
ragionare
banchi,
Noi ?
Secondarissimi:
il
di
e
scuola,
grande, perchè
di latino.
Ronca,
condari
se-
ci
Proprio
c'era
BriUi, il Cima,
il
SCUOLA
LA
CLASSICA
Decia, il Setti,il Murerò,
anch'io.
C'erano
quaranta
e
e
il loro
di
tutto
il
cielo
nel
altro
"
che
tirano
dell' alfana
la
carretta
sera
aprono
alla
giorno, e
libero
gente
aveva
decifrate
che
descritta
aveva
derivato
r Italia
dalla
la cultura
ricca
belli. Povera
forte
"
altro
gnazione
rasse-
zioni
iscri-
al mondo
„
che
Evo,
tesori
aveva
d'erudizione
scritto
aveva
scienza;
illustrate
e
Medio
del
scuola,
dall'insegnamento
le ali dell' ippogrifo
che
meglio d'ogni
ogni
Germania
immiserita, che
grossi ma
d'
meglio
il loro
della
la
„
osfhe,
hanno
con
dell'arte:
al mondo
essere
fiorito della
esseri
cari
che
melmoso,
nel prato sempre
svago
questi
volte
a
c'ero
(e potevano
anfibi
questi
stagno,
il Bonino:
Tincani,
venti
un
di
cento)
nello
pascolo
da
il
I45
gente I di
volumi,
cui
per
non
solo
si
parla
non
nei
mai
si parlò,per esempio, in una
giornali,e non
della letteratura itarecente
liana,
disputa sul decadimento
Ebbene
scrive romanzi.
quei properchè non
fessori,
giovani allora dal più al meno, molto amarono
Martini, per quella sua
lei, onorevole
fiducia,alla
quale risposero come
poterono. E meglio avrebbero
la fiducia
risposto, se
lei lecito
concederla
eccovi
decreti:
stata
ma
—
non
più piena. Non
—
perchè sa quale e
quella fiducia,per
amici,
fosse
avrebbe
quanta
fruttare?
le
era
lecito,
era
dovuto
Tale
essere
"Cari
tanta:
e
a
regolamenti,programmi, orari, leggi e
bruciate
tutto
rifate
e
I
tutto
„
Sicuro
I
noi
e
rifatto
avremmo
È superbia, se
nuove
le scarpe
che
ravigUa, se le fa? In
d' Italia,
abbiamo
regolamenti
G.
Pascoli
un
vero
in
programmi:
e
-
Pensieri
calzolaio
glisi portano
e
Che
tutto.
si
a
e
Discorsi
di
assume
rattoppare ?
io, e, credo,
pectore i
viglia?
mera-
tutti
nostri
quellitra
me-
gnanti
gl'inse-
bravi
noi
far
che
orari,
non
io
146
PENSIERI
probabilmente agio di
già vecchi, avranno
e
promulgarli. Sì; perchè è impossibile
sono
Stato
10
pensi
tanti
con
ancora
giorno
sarà
di
e
la
cui
un
andato
bianco
nel
sembrano,
i vivi
belle
e
romane
de' due
pare
il
Il Liceo
nomi:
tempio
di
Minerva,
succedersi
ricordate?
d'una
(la voce
arrivava
prateria;
fioca
mare), gridavano,
loro:
Italiani!
Il mio
Liceo
e
e
e
di
mente
blanda-
necropoli
più
c'era
etru-
millenni
della
(cidecideremo
per
quell'altura,
su
gli esuli d'Iho,
in
la
alto, tra
cahgo
bianchi
stanca
un
nelle
il fresco
macchiavano
tra
bel
l'oscuro
quel-
mattinale...
quegli stranieri
come
quella
dormire
o
videro
cavalU
tili
gen-
sogni; le
echeggiando nella
due
sotto
donna
di
e
dalle
umano,
di coUi
sarò
non
compagni;
troppo),
che
culto
Quattro
il verde
del
di
briga,
la
con
godersi
a
di
è
uno
figlidi
danari.
lassù, persuadere
Ginnasio
o
ai
cavahere
di memorie
timore
senza
prima apparizione
Non
a
i morti
possano
fervore
(se
zolle
tramonto
di
a
fessional
pro-
questa
a
ritirarsi,
chiudersi,a
ambrosia.
notte
uno
udite
a
uscire
prima
del
e
spese,
loro
di
i miei
bramantesche, perchè
case
sche
di
saranno"
città,piena
nell'ora
campane
coi
pensato
dell'Ideale;lassù,
piccola,antica
valle
ho
ricco
paese
vestita),quali
sacerdoti
Io
Licei
gli spiritialacri,vigorosi,
per
d'Itaha!
dei
soltanto
si libererà
giorno
gran
impazienti
prima
Stato
lo
essere,
nuovo
comprare
che
T istruzione
tanto
con
cretarli
de-
ad
tante
con
quasi
giustizia,
potrebbero
in
Preside
rimborso,
pagarla,
a
d'uguagUanza
quelli che
alcun
senza
e
cui
tempo
altri
quasi
pagare,
oh!
molto
per
grattacapi,il gran
dei Ginnasi, e,
Direttore
il gran
11
DISCORSI
E
gridavano
lo
sciacquìo
vecchione
tra
Italiani!
somiglia dunque
a
quel tempio,
ed
148
PENSIERI
classiche
scuole
nostre
de' Kinnara
musiche
che
ragione
il nostro
o
ci ha
? Ma
idea
è
non
Noi,
giovani
di
necessario
ci
giovani
tutti. Sta
la
Badate,
tastate
le dita
i
a
passino
avanti
il
un
potuto
in
settimana,
fatto
dell'anno
"
di
di
mese
nella
in
difficile
mese
in
del
la
divida, dopo
e
interrogato,rivisto:
l'esame; cinque
e
un
cinque
quarto,
appello: quindici o
rivedere, interrogare,tastare:
e
aver
tre
non
venti
ogni
o
dopo
ogni scuola)
che
egh
settimana
quali progressi
Alla
comporre
„.
scolastico,il professore compulsi
registri,sommi
di
roba
l'uno
di
—
e
sempre
mesi
il poco
—
arte
che
cinque più.
generale:
mostrino
e
mura,
pre-
pulsazioni
due
(trenta o quaranta
nuovo,
pare
ciò
ad
dire
per
registro,
gran
le
momento
sig. professore, e ripetano
ha
dose
cultura, col tipo
sette, otto, cinque meno,
tutti
nostri
tanta
insonnia, direi, a
ogni
bliga?..
ob-
ci
non
ogni quarto d'ora, abbiate
con
polsi giovanili.Adagino
l'altro
primo
? Chi
perchè
ma
(secondo ministri)rivista
hanno
questa
sufficiente
e
interrompetevi, provate. Ogni
mese
di
il greco
bene:
si
rendendo
o
studio
L'insegnante ha
segnate
sono
cultura:
fine
lo
procaccino questa
richiesti?
codesta
di
Ora
rovello, tanta
se
dose
nuova:
remmo,
vor-
facoltativo ! Ma
adatto
pare
Università.
per
tanto
tra
ora
si
nelle
dove
ora
stranezza
facoltativo
tutto
cultura, quale
nella
alla
delle
risponde: sì,noi obblighiamo i
certa
procacciarsiun certo tipo e una
a
entrare
i
abbastanza
pensato
noi
scrito,
san-
un'altra, non
per
Rendendo
greco.
il
ci inebbrieremo
e
pregiudicasse l'avvenire, togliendo
facoltativo
anche
Gandharva,
de'
e
una
per
allora
avremo
Kàlidàsa,
leggeremo
e
DISCORSI
E
di
i suoi
tastato,
nuovo
dar
quarti, può
può.
Poi,
esame
giorni passati
sei,idoneo:
cinque
non
in
LA
idoneo.
altri
di
lì
legnaiolo che
seghi
e
mese
per
ha
uno
giorno
mese,
de' suoi
piallare? Poveri
imparano,
guardando
loro;
se
tanta
pietosa
a
no,
alcun
bene
porta
infinito
male
quando
il vostro
vostro
di
orazion
nel
bondevol
ab-
e
casa
fa
non
poi
necessaria,
pei quali
fare
che
picciola
:
è
—
elementari,
ma
loro
Cari
vinetti
gio-
noi
le
voi.
per
venire
utile
col bene
cose
mutano.
Non
diciamo
e
confessare
possiamo
ora
onore
dai
Voi
che
nostro,
vamo
vigila-
i bravi
medici
alla
società
mai, perchè
diventano
tali per
e
medici
i bravi
loro
ci
per
quel
quello
mente
principal-
con
alla società
ma
ingegneri ;
che
studiate
bravi
gli
nel
„
nelle
e
perflua.
su-
tutti
riuscissero
regolamenti
"
per
Perchè
anche
la
pare
molti
o
meglio
si confondeva
bene
quelli che
buon
mestiere!
più,
quali
pochi
eravate
bene,
mancano
e
apprendono
e
pietosa che
i
non
voi, perchè imparaste; vigilavamo, sì,
tutti. Ora
per
ai
questa
a
per
sarebbe
orari, programmi
su
Cura
mensa?
Quanto
complesso
lo
tiepida, per
quelli
a
pedate, se
giovinetti fortunati
i
nel
e
giovinettidelle scuole
dei
conti
professionali
fin
in
sono
per
la
un
i
ora,
segare
sono
altro
i nostri
per
hanno
resto, che
a
per
apprendono,
se
non
esaminare
ora
imparano;
e
o
cura
altro ;
non
loro
quando
casa
che
secondarie,
Per
imitando,
e
il buon
voi
per
giorno,
per
bimbi!
anche
e
dire, più,
garzoncelli nel
due
forza
a
apprendisti,il quale
si può
pialli,
non
progressi
e
due
o
Donde
dannosa
imaginate
pello;
ap-
gare
interro-
tempo?
tanto
e
Lo
secondo
tastare,
a
seccante
amorevole?
essere
di
buttati
perdere
minuziosa,
premura
voler
Perchè
I49
esami
mesi,
tre
a
quindici giorni
rivedere.
e
tanta
di
Poi,
CLASSICA
SCUOLA
e
sia
non
dai
bravi
ingegneri
sono
irresistibile
non
sempre
indi-
PENSIERI
150
nazione
Che
sì
ce
bene
un
rebbero
a
studiare
oggi
esortarvi
e
e
e
che
l'onore
dietro
tener
far
per
mangiare
né
mamme,
le moine
farla
finché
bimbettino.
Avete
Ma
che
offre
—
che
dica,
che
delle
ma
quella
via!
porta
tempo
un
sia
a
sì, il prezzo
cose
di
V
cui
la
altri
e
utilità,
non
certo
di
e
compratori,
in tanto
studiare,
voi.
di
e
—
la
e
sappia
tu
a
—
il
chi
cose
pratore
com-
gli
merce
Passiamo
che
farsi.
Ma
non
abbia
col
ogni
che
di
ci sia
meno?
una
dare
fred-
loro
numero
gli va
per
crudeli,
fate per
filosofia
mancanza;
vedano
con
assaggiarlail
nel mercato
quella, che
anche
casa
sentirne
a
vuole
ne
cosa
danneggiare gli
vederne
voi, che
che
somma
di
facoltà
tutti
Fate
questo
che
permettendo
latino, matematiche,
greco,
torna,
è
siamo
non
convito), facciano
un
si sia deciso
non
certa
una
per
è
noi
irragionevoli e
dunque
assurdo
bene,
vogliono
e
quella boccuccia
a
così
studiare.
non
per
gliano
Somi-
stessi.
tenerine,
agli altri,non
cominciarla
di
loro;
le bizze
Or
bocca.
(la scuola
la minestra
libertà
e
che
loro
a
fanno
attorno
infine
né
che
mammine
tutto
si mettano
tavola
a
che
aprir la
sopra
o
utile
non
ai bimbi
aprire,
che,
e
senza
nello
il frutto
da
pochi,
che
vogliono
ripregati (carini!),
zati,
Usciati,accarez-
cosa
questi
far
utile
anche
così
ritrarre
agli altri,molti
molti
o
grande
diminuire
può
Dunque
diletto
domani
proveranno
la società
pregati
essere
pochi
è
lavo-
vigilarvi;e
immenso
provano
gloria nell' esercitare; e
i venti
di
ai
mento.
eccita-
venti,
in venti.
e
preziosissimo
riuscire
di
necessario:
rimanessero
se
ogni
invece
quaranta
non
di
meno
il tempo
vogliono
ma
quaranta,
per
perdere
gli ostacoli, oltre
siano
ne
grande,
faremo
noi
tutti
contro
DISCORSI
E
modo
non
possano
i mercatini
già
riporre
e
non
fabbricar
mal
graditaI
certo
giunta
poi
fosse
poi
Ma
che
il
Se
si
poco,
cecità
farci
è
non
che
vero
lo
ammiravano
partito
per
astio, si può
preso,
il greco
e
il
io
ella
r altro
ciò
che
e
capisce
tra
lo
che
i cari
prosa
il latino
della
nostra
ranza;
igno-
di
Omero
quel
di
d'uno
è
licenze
e
e
in latino
prosa
d'un
possibile saperlo,
dispensarmi
per
senza
il latino
certo, che
può
l'uno
prato; sebbene...
per
dal
per
gere.
leg-
saper
non
ritornebbe
giorni passati
tino
la-
modernità.
differenza
la
loro
scrittori,
per
dire, alla
scrivere
dunque
sa
ce
gl'intendentidanno
tutti
sapere
nell'asfodelo
tra
vero,
momento
ne' suoi
paragone
il greco
Ed
ricordo,
un
come
Senza
braccetto
e
greco,
cerco
dimostrato),
via
si
non
prosa,
Senza
dimostrare
Martini,
ogni
solo, pieno
essi
(io
greco,
rimettendo),
vanno
sapessero,
bizzarrie,che
come
meno
letteratura?
come
vergognare
aria, solo
altro.
si
A
in
poesia
la
è
di
retorica?
e
per
campato
tra
il latino
all'umanesimo
(ora
e
quell'arte,la nullità, falsità
quella critica! Sapevano il latino quei
li ricordano
Senza
meno
latino,senza
sì
lei,
meno
il
c'è
Pensi, onorevole
de' seminari
d'umanità
e
il
succeduto
goffaggine
di
maestri
lo crede
il greco,
tolto
lingua,
come
Ma
esempio,
lei che
sa
si frantende.
al latino
la
Per
avanzano,
pseudo-umanesimo
pensi
non
anche
dice
lo
il resto
tra
vero?
è
? Non
no
meglio:
pensi
fosse
non
„
"greco,,
questo
dunque?
anche
disciplineche
s'intende
giunta
Martini,
O
E
il resto.
utile. Come
"
questa
inutile?
utile,utiUssimo.
delle
e
se
I5I
portar più in piazza la
né
via?
più utile,non
allo
E
buttar
tanto
che
Dirò
più
questo, onorevole
è
utile
e
da
tanto
CLASSICA
SCUOLA
LA
nersi.
soste-
porterebbe
Virgilio a
con
Sebbene,
sua
mi
benignità
Roma,
in
fosse
tanto
salvare
il
abbattere
il
vero,
lo
l'antico
davvero
la
l'Eneide
che
teologia scolastica
le otterrà
né
la
r altro
l'ira
Curtius
e
viaggio
suo
da
Un
:
Schenkl,
dalla
il latino.
E
selva
testo
che
l'altro
difendere
chi
sarà
certo
due
all'Iliade,
uno
a
dere
intenil
attraverso
seguire Dante
alla divina
selvaggia
litari;
uti-
pietosi della giovinezza
greco,
all'empireo.
davvero.
paradosso? No
avesse
sì! Destinate
a
non
colpidegli
voglia,
e
io
nel
foresta,
questa
difficilmente
apprenda.
sempre
i
i
presso
nel
gratuita quella
si
da
Ehi
contro
parerà
ingiusta,
giungerà prima quello
d'Achille,
lo
Dante?
facilità. Oh
pari ingegno
Comedia
alla
le
quale,
molti,
l'Iliade. Non
e
grazia
relativa
sua
di
fanciulli,
e
fuga
contro
Comedia
il
terreno
pian-
corso
da
quali ragioni si potesse
Divina
al
stata
che
vero,
sogna
bi-
lizione,
dell'abo-
avrebbe
non
contro
che
aggiungere,
proposta
e
pensai
sì deve
perciò
primo piano,
il greco
italiano?
con
alla
costrette
troppo
contro
della
studio
io
gridare
sarebbe
l'aggiunta
pur
troppi, si parla
vedrei
il
quell'incendio
pericoli.Ma
contro
di difendere
anche
la
banchetto,
E
che
potevo
salvare
per
s'intende, senza
è
del
lei,proprio lei,appiccava fuoco
appunto
perchè
E
conversare
come!
e
e
lei,così autorevole,
che
altri
piano
terreno.
un
sera
incendio
un
primo
e
1 si tratta
greco
in
come
pian
da
venendo
La
anch'esso,
minacciato
il latino
che
che
Altro
ella ci disse:
tutte
tra
memorabile.
altro
più d'ogni
bella
sera
una
DISCORSI
E
PENSIERI
153
che
e
I
in
che
realtà
Piuttosto
il
greco
nelle
nostre
il
principii trovano
curioso, voglioso, anihioso.
bene,
e
li ricorda
con
una
è
si
una
serzione
as-
apprenda
scuole
non
giovinetto quasi
Li
impara,
fedeltà
ralmente,
gene-
mirabile.
Ma
è
che
vero
i suoi
lunghi: presto
le
è
strumenti
certi
Mancano
necessari.
E
d'altri
e
della
di
quarta
una
piuttosto
che
frusti
lettura
più larga. Già
ed
esigiamo
Essi
lessico.
di
sia
a
ignoranti risa, non
nostre
di
quel
nome
rintracciare,fra
parola, quale
del
parole
e
rintracciare
in
veduto
è
la prova
che
disinganno
al
poi
lo
molte
la
due
letteratura
con
tante
il
alunno.
in
scrittore
a
genere
è
con
anche
prima
Il
ma
una
della
da
esso
usato
volta.
per
quasi
due
di
Quella
a
a
mano
lui,e
da
delle
e
di
mezzo
dialetto
a
letterario,da
genere
a
per
lingua e
millenni
sappiamo
non
da
un
spesso
odio,
in
una
differenze
tante
circoscrivere
cambia
quale
quella, che
letterario
scrittore,noi
finora
quello
vocabolario
la
caso
delle
ognuna
a
disgusto e
dipendono
tutte
non
e
quale
di
significati
a
in
più,
quel verbo,
è
un
per
lo
primo scoraggiamento, quasi
vissuta
forme
dialetto,da
di
colonne
piccolo
che
che
un
rispondano
contrasti
quel giorno
dà
di
grifo
logo-
provarli
definire
si adatti
che
seguente,
più grande
una
saputo
della
giamo
accor-
che
più
effetto,per
a
non
scoraggiamento
ragioni
quali
che
ci
quaranta
o
quello
e
forse
e
trenta
sia
tema
precedente
che
quale tempo
e
negli
ci
non
Dobbiamo
scervellano, con
si
dello
esercizi
tortura
una
crudele.
grammatica,
collezioncina
una
ormai
logogrifo, un'assurdità
nella
tanto
in-
apposito vocabolario
con
tema,
un
stia
Ma
tempo.
quei poveri giovanettiun
a
proporre
darà
ci
quinta ginnasialenoi
e
scuole
nostre
fabbricheremo,
esempio,
scrittori
a
così
sempre
nelle
li
se
per
passaggio dagli
Schenkl
esami
di
svariata
e
il
per
manca,
sono
(dico costretto) a pestare
Martini;
mancano:
I53
non
mai?
certo, onorevole
ricca
passi
costretto
Come
orme.
sue
CLASSICA
SCUOLA
LA
o
non
mano
abbiamo
i
periodi
PENSIERI
154
da
li
fornire
studiare, e
forniremo:
intanto
questo, i giovani che
di
tanto
pochi;
sono
e
almeno
poi
che
il che
è
si
è
i sussidi
chi
facile
non
di
all'Università
greco
anche
ma
in
trovato
di
maggior
studio
quello
Creda,
cedere
per
nostro
greco,
Se
noi
il greco
si
altra
materia
sa
dai
si
Di
e
altri sistemi.
semplice,
è
sempre
e
una
Né
seme
si tratta
propagatori
fine si
leghi,
col-
diletto
scuole
che
condarie.
se-
di
prima
perchè
si sa,
non
domanderemo
noi
da
molto
quale
questi
molti
la filosofia?
alla
ciuchi
daremo
non
ad
appiglieremo
la coltura
sia
o
da
la fisica?
Confesso
che
adesso
mi
dello
lo
altre
ragioni e
intensa
più
pare
che
solo
di
scienza
che
fornire
avuto
ella
debba
la
raggiungesse, gli scrittori
se
italiani
non
anche,
scienza
estimatori
(sebbene,
cosa
ricevere
spiritoa
sparga
più
e
ho
ne
non
speciale e professionale,ma
ideale,
colo,
spetta-
proposito,che
A
comune.
chiara:
istruzione
più, ogni
r arte.
e
idea
di
il preparamento
essere
solo
Che
cultura?
questa
ci
desiderio
è
suoi
vial
suppongo,
ad
una
sore
profes-
maggior
nelle
abolire
matematica?
palio
questo
di
e
Martini,
più,
sappia
questi troppi. La
Ehi
gli altri
dall'alunno
si deve
poco
l'italiano?
frutto
di
del
ragione al decreto demolitore
pretenderemo una
perizia comparativa.
cotesta
cioè
nel
attrattiva
e
liano;
all'ita-
solo
non
e
sopra
onorevole-
forse
e
e
chi si dedica
trovare
sempre
maggiore genialitàpersuasiva
lo ricordano
matematica;
al latino
si dia
segno
la
meno
al-
latino,non
quelli che
più
è
di
e
tutto
sapendo
sanno
filosofia
la
Con
Liceo
dal
Ma
necessari.
incominciato.
rari
sono
letterarie
al greco,
ciò
quanto
quanto
facoltà
nelle
a
escono
greco
non
DISCORSI
E
solo
e
all'arte
questo
potrebbero
156
PENSIERI
Ogni
tre
pare,
se
DISCORSI
E
anni, ogni cinque anni, ogni quanti
li hanno
acquistati e conservati; ma
anni
vi
non
si
dall'insegnante,
perdere loro nell' ascoltare
nel riudire dai compagni, nel dire alla loro volta una
ore
piccola parte di quei complessi, tante
quante
facciano
raccolta
basterebbero
agli occhi rapidi e alla mente
acquistarlie capirli tutti interi. Per questo verso
per
importa che
dunque c'è da semplificare,e non
in
dica
quali discipHne.Ma
e
discipline, alla
esse
dare
e
quante
più
sempre
il lavoro
le
e
l'italiano.
Prima
comporre
a
Gli
cioè
ore
di
di
dire
a
chiamati
essere
autodidatti
essere
A
fare
questo
nome,
vorrebbe
È
esercizio
di
degli
le scienze
che
che
individualità,una
una
dare
l'abito
del
pensiero
contrasto
dette
almeno
o
ragionative.Domando
scienze
di
giovani
etica
di
e
scrittori
provvederli
proposito
a
hanno
e
tali
temi.
d'itaUano
segnacci
loro
lezioni
che
e
appunto
d'idee
di
che
io
assegnando
politica,si
se
colleghi di filosofia,
di
pur
accorgano
un
badi
propriamente
le
con
ai miei
bravi
spessissimo
mai
altro maestro
che
Domando
hanno
non
abbia
poi
mai
poveri
alunni
trovato
ai miei
un
i
per
agguerrirli di ragionamenti
in
bravi
sore
profes-
respinte, riempiendole
pagine delle
(caso strano, perchè
punti ammirativi,
i
è
matica
mate-
si
d'accordo
mai
è
non
colleghi di italiano,se
temi
comporre
e
meglio
alla
filosofia? E
alla
del
forse
filosofia
dalla
gione
ra-
mente
necessaria-
servono
non
matematica
esercizio
questo
ciò
a
s'insegnano,
dalla
o
in
Ma
ragionamento?
tori?
scrit-
hanno
che
„.
del
invece
diminuite.
scrittori,sono
A
tra
una,
quale
famoso
diretto?
è
cosa
la
per
quel
tutto
stile,vale
di
comanda,
potrebbero
scrittori,degni
uno
"
lavoro,
e
ore
che
chi
quale,
n'è
ce
io
le
gli alunni
se
non
filosofico
tema
ne
i
farei
domande
altre
dai
natura,
Quando
la
quella
le
collare
Darwin!)
Aristotele) la
quanto
in
tal
il tema
più
bimbetti
la
il
che
una
ed
proposito
bello
lo
e
e
Che
luogo
del
di
per
come
lo
più
a
più
(per
meno),
o
chiari
temi
ginnasio, i quali
il
suo
negativa
contrario
per
è
ribadire
falso; dopo
Né
Luigi...
solo
l'esercizio
forma
in
che
dell'esempio: Viveva nei contorni
di padre e madre
famigliacomposta
chiamato
secolo
mente
(sì deduttiva-
più questi
classi
prime
tandoli
ragazzi, invi-
indimostrabile
e
e
adatto.
e
per
tiamo
Smet-
scienza
Platone
come
sia
non
la
esempi
chiaro
è
tiche
poli-
più.
nel
assioma.
un
fisica?
ai
se
ripetendo prima l'enunciato, poi negando
forma
e
nulla
meno
contrario, quindi interrogando
suo
volta
più
quindi
delle
cavano
vero
e
pare
Toccano
di...
la
matematico?
buoni
(niente
verità
assioma,
un
che
„,
di
e
stesso
tempo
induttivamente,
sì
può
venzionale,
arbitraria,falsa,con-
così
ragionamenti
con
e
Chi
le vicende
tra
settimana
ogni
dimostrare
a
è
nel
oltraggiare
l'arte,di
quante
semplifichiamo, semplifichiamo !
Dunque,
spondere
ri-
capolino, è generalmente
rapporti
letterarie;storia
di
conoscere
naturale
fa
vi
pure
dei
e
appassionata, noiosa,
di
E
italiano.
argomento
un
quella
per
componimento
storia
apparisce
storia, che
solo
e
vi
trascritte
osservare
a
professori di
mai
Anche
un
istradato
è
autore
suo
"
un
professore
potessi dilungarmi.
se
accorgersi mai, leggendo
il
alunni,
professore di
del
al tema
il
appunto
poveri
di
filosofico
è
che
mai,
quasi
assegnato
insegna
filosofia)abbiano,
I57
accorgono
loro
che
filosofia
tale
CLASSICA
SCUOLA
LA
tiva
posi-
l'enunciato
di
che
della
e
di
un
vien
è
la
Toscana
figliuolo
comporre
è
158
PENSIERI
E
DISCORSI
dir di
l'
troppo, in questa forma. Dalorario dell'italiano si può sottrarre
tutto il tempo
troppo per
si dà
che
non
alla lettura in iscuola
dilettevoli
lasciateli
nelle
godere
ore
in
rimandateli
Del
al
cui la
ai
o
dei libri
supremamente
noiosi. I
mamente
supre-
primi
in casa,
giovinetto
liberamente,
mente
sua
apre le ali;glialtri
che
topi di biblioteca,
io dico
o
se
li rodano.
di
di restringere.
e non
semplificare
Io non
intendo una
ragioneche per molti è la
forse l'unica. Vogliono questimeno
massima
e
ore,
meno
materie,punte linguedifficili,
punte materie
astruse,perchèla salute dei giovanici patisce.
Quanto
cari babbi e care
a questo, bisogna,
gnarsi.
rassemamme,
amò
Sapete dell'Aedo,òui la Musa
sopra
tutti?
guto
Degli occhi bensì lo privò,ma gli dava l'arCosì è, presso a poco, per tutti quelli
canto
cui la Musa, la dea d'ogni scienza e di ogni arte,
resto
"
„.
ama,
ma
Ben
per poco che ami. Non li accecherà a dirittura,
li renderà,presto o tardi,più o meno,
miopi.
altro fa la
Terra, che
che zappano
la sua corteccia
Ed ella dà il dolore
senza
pure
è
madre,
di
quelli
fruganole sue viscere!
né
adeguato compenso,
ideale né
materiale. E
i vostri figli,
il compenso,
e
l'hanno,e qualchevolta insigne,
spesso superiore
ai loro meriti;e non
si dà quasi più il caso, per lo
che
si dà, e senza
studio,di divenire gobbi,come
ne
facciate
e
troppilamenti,per
la bicicletta.
POETA
UN
Questo
di
Ululano
visioni.
in
e
mare,
città
cielo
è
le
cercare
a
metalli
si
adagiano rendendo,
di
grandi
delle
Scilla
questo
pensili le
azzurrissimo,
le
sotto
dalle
i rami
;
secca
quella
le
lacrime,
nascosta
annullato
luogo
al
fiorire
quella
ma
donde
qui
tanta
non
cui
ora
di
e
della
di
bagno
le
dir
il
Tra
dell'aurora,
è
appiattata,
così, che
coglie
frutto,lasciando
quella
che
quella
che
e
Tale
lo
pota,
dietro
lascia
T oblio.
la rovina
tanta
ture
sfuma-
il cobalto
fruttare;ma
segue
ima-
questo.
sotto
quella
storia,
mando
for-
sera,
tutte
sacro
non
s'irradia
greche
liquefarsi,e qui
dell* occaso,
ancora
sradica;
fondono
mare,
il fiore
ora
si
scintillanti
piante stesse;
che
nel
quella, per
non
umane
liberi di
fondo
iridescenti
morte
piante
un
onde
immenso
vapori
i metalli
sotto
porpore
la
dicono,
i
le
un
cangianti
conchiglie.È
in
qui
e
mattino
tra
porpore
Messina,
e
latine;
scintillanti
purissimi
gine
dove
sacro,
del
serenità
di
ha
in
ondeggiano
spesso
luogo
un
nella
sé
obliate
pieno
è
morte.
vengono
ma
cielo
questo
e
le Nereidi
ancora
questo
Questo
che
di voci
pieno
è
mare
MORTA
LINGUA
DI
tenza
po-
stritolio,
bellezza, tanta
l6o
grandezza.
l'eco
come
Ma
ne
nel
mare.
la
storia,resta
E
in
a
Urbino?
non
me
che
chiostro
sul
frate
s'aggira più,
cielo,
distrutta
la
pochi giorni sono,
io
che
era
fa
anni
in
—
collegio,
cui
nome
che
in
qualche
Quel
nome
era
sappia,
latini
vinetto
gio-
anch'esso
padre Giacoletti,il
io
era
ancora
conosceva
di seminario.
poemi
per
a
di trenta
più
il
illustre
sino
vecchio
Un
delle
nel
quasi
è
parlò quando
ne
Muse,
i doni
l'orma
come
dove
Qui
paese,
ahimè!
—
rimasta
è
poesia.
questo
poeta. Chi
il
DISCORSI
E
PENSIERI
niente
sull'ottica,
lanconico
me-
allora
meno,
e
vapore.
Il vecchio
frate
quasi
d'un
lontano
Io
al
qual
e
il Caldino
come
di
spesso
quale egliera
(il
Manzoniano), quel
poeta,
un
d'Italia.
lembo
frate
buon
mirazione
am-
nulla; che
un
più quelle parole
cenno
una
avevamo
nell'estremo
lontano
dimenticai
non
noi
quale
parlava
paurosa,
latinista,
appetto
abitava
il
per
di
lode
trinciava
prema
su-
l'aria
di distanza
cenno
infinita.
Sì
che
quel
lembo
Genio
del
quando,
pochi mesi,
sono
or
d'Italia,io
ripensai
subito
mi
al
trovai
in
poeta,
al
luogo.Egli era bene un poeta, e
sapete, è quasi un
creatore, poiché è colui
le parole
d'un
illumina
tratto
fiat lux
—
che
serenità
ne
non
creò.
tempesta
voi
esistessero:
E
così
a
uno
io
la
prima
gliocchi
per
cose
belle
parola
sua
pensava
le onde
le
a
questo
greche
e
anche
erano
e
stella
la
avevate
guardavate,
non
Italia,dove
come
la
parlasse, e
voi
Certo
circonda.
fu
si fondono
spiritomisteriosamente
con
rità
l'oscu-
il
fiore, la
che
il poeta
vederle;
ma
come
erano
che
poeta
poeta,
che
—
ne
e
il
per
se
voi
le
dell'estrema
con
remoto
le
latine,
che
da
POETA
UN
le Nereidi
con
pendenti nel
morte
cielo. Mi
marino
il
dal
mare
le città
con
e
l'aria,questo poeta
lecito dirlo,d'un Proteo
aveva
che
verace,
stico
fanta-
questo mondo
m'è
se
l6l
MORTA
creare
ululanti
segregato dal mondo,
vecchio
LINGUA
vegliassea
speco
SUO
un
DI
/
sapesse
gorghi
di
tutto
mare.
E
vecchio
era
solitario,e schivava
e
che
degli uomini. Raccontano
dove
portare solo in luoghi solinghi,
la vista
e
che
per
gli avrebbero
per
se
cosa
mondo
nel
antico, un
un
della
alla rovina
del
spasimo
indifferenti
passato
del
Diceva
dolore.
Cicerone
Ma
nostro
io
e
qualche
più
poesia
sua
antichissimo
suo
che
pare
d'essere
si
e
e
lui
stite
super-
un
ai lieti
suo,
di rivivere
era
Ibyco.E
lo
provava
non
la mollezza
concittadino
egli era
disprezzo
già vissuto
piacque
In
lontano.
sente
Perchè
nostro
tempo,
e
Virgilio,
dal nostro
mostrare
senza
sorridendo
risalirei
poemi?
pagana;
fronte, che
della
corrugamento
non
seggiava:
pas-
de' suoi
al passato,
poesia
e
ciò che
morte?
evaso
facesse
ascoltare
cui discinde
suo,
della
l'inguadabile oceano
veramente
per
si
scendeva
le creature
sussurrato
ritrovarsi
non
il consorzio
il
non
quel
ed
è
tra
ora.
Greco;
ardente
o
e
l'
del-
importa
soggiungere che poetava anche in greco con elegante
facilità. Ma, greco
o
latino,egU sdegnava il presente,
sì un
filologia,
poco in tutto.
Anche
voleva
scrivendo
essere
l'italiano,
egli non
de* nostri,e usava
la linguadel cinquecento.In somma
svanite, e il suo
pensiero aveva
egli viveva di cose
continuamente
bisogno di risuscitare bellezze morte.
né
solo
G.
in
Pascoli
letteratura
-
Pensieri
e
e
Discorsi
ii
102
Era,
in
aveva
oltre
comune,
molti, almeno
con
nel
proprio
con
latine,che
piissimo
al
al vecchio
inflessibile
carmi
r
di
a
e
palanche
E
dell'
se
primo
non
vecchio
nel
su
cui
la
munanza
co-
che
le
unica
unica,
aveva
secolo
lavoro
levato
poeta
fa da
l'Ionio
scheletri
due
accade
bracciat
ab-
vecchi,
e
loro
cili
gra-
lodi.
Oro
alle
altro in grosse
tuttavia
Maria
lunga
lungo
oneste
monetina
era
mai
loro
turno
not-
una
edizioni, i
come
non,
a
a
sta
dere
inva-
a
preghiera
errava
nitide
in
quasi
silenzio
giungere
spicciolare dall'
forse, del
mezzo
l'amicizia
accenna
che
e
per
vicenda,
la sottile
di latinità
il
sobrietà
d'essi. Nessun
un
credo
molti,
coscienze, che
e
un'umile
si barattavano
si faceva
uno
mondo,
cambiavano:
oro
iscrizioni
quanto
dei due
e
l'elegiadelle rose
in Pompei! S'intendevano, i
si offrivano
in
anche
di
passato
cesella
quest'altro
meditando
con
del
Vaticano
precetti
E
essere
Pontefice; amicizia
del
male,
for-
di lui tutti sanno,
è
nota
non
sfuggita
vollero
diceva
tanti milioni
regge
l'avvenire
vita!
che
E
di
feretro
suo
e
giorno.
E
se
sacerdote, vecchissimo, smunto,
gran
guardia
i
che
della
e
altro
non
valevano
almeno
religiosi
degli studi e del gusto.
diafano, che
e
sul
se
quali
conciliazione
Ricordo
di domenicani.
era
legava
del
della
ricordato
rosari
Quel
paganesimo,
Mirandola
perchè
i sentimenti
del
poesia
essi,la
Pico
tonaca
lo
di
alcuni
coi
esempio,
per
cristiana.
seppellitiin
che
altro:
la devozione
e
cinque,
della
il culto
con
cuore
il Poliziano
anche
degli umanisti,
antica, anche
letteratura
a
l'ultimo
vuole,
si
se
DISCORSI
E
PENSIERI
e
volte,
molte
sua.
fine
oro
un'opera
di
fici
questi pazientiarte.tanto grido quant'uno,
Reggino:
lo
quella che
ora
Xiphias,
è la R.
miato
pre-
Acca-
164
PENSIERI
di
in
terra
della
squillo
intendere
nostra
Ne
della
ha
della
bisogno
di
E
rivelare
puoi
tu
giustizia; puoi
puoi
solo
cioè
un
rapiti,
che
tengono
Perchè
della
la
nostra
e
non
per
allo
indegna,
d'invidia
catarsi,
vuoi?
la
poeta;
o
fa
Poeta,
slancio
noi,
a
un
noi,
e
gl'infiniti
dalla
minimezza
nostra
si
e
persuadere
puoi
d'uno
la
e
purificazione.
sino
lontana
ha
e
spettacolo
felicità
scendere
saliremo
nostra
realtà,
della
e
la
—
Così
gli
tratto
la
con
quasi
E
perchè,
i
morti
Eppure
narla,
oso,
mente
la
intenderò
diceva
sua
il
l'erba
per
piccola
risposta.
con
col
suo
Ibyco,
suo
so
la
la
morte
sua
risposta
della
non
ridestando
moriva,
il vento
che
gli dissi;
non
della
come
non
come
più per
mia
io
così
poeta,
notizia
assopita,
covi.
detto:
avrei
vecchio
il
intanto,
la
derli.
inten-
sublimità.
tua
che
tutto,
passo
inteneriti,
gradini
bellezza
la
possiamo
macera
e
Fateci
tutti
bisogno
compiere
questo,
passo,
ha
e
Muse.
nella
della
e
del
cantateli
strette
giustizia,
pietà,
all'orecchio
s'intristisce
e
immeritata
miseria
stempera
le
lo
inni:
bisogno!
per
bellezza,
che
sì
tanto
deforma
della
bisogno
vostri
perchè
porte,
delle
casa
presente,
e
abbiamo
si
anima
la
dolci
le
giunga
non
aprite
tutti, i
a
lingua
cetra
vostra
Poeta,
passante.
chiudete
voi
terra:
DISCORSI
E
non
d'un
sua
alito
alle
si
egli
fama
incendio
mie
può
parole,
trovar
vita!
quale
sua
che
comunione
grande,
oso
ha
imagi-
UN
165
MORTA
LINGUA
DI
POETA
III.
con
avrebbe
risposto:
antica
vecchia
semplicità. Tu
sull'arte
lo
Ospite, io
mi
Egli
uomini.
sai
che
fosse
inteso
che
bene
popoli,
biezza
dubne
dall'universale
degli
potrei
c'è
non
nemmeno
ma
parlerò
mostri
non
guaggio
lin-
esiste...
non
linguaggio
n'è
ce
che
da
e' è
né
nostri:
in
anno
dal
va
di
e
ospite,tant'è
si fabbrichi
devo
credere
tutto
il
in
secolo
che
di
io
usi
esser
del
mondo,
il latino
che
anche
parola antiquata
metti
in
relazione
Veglie Pompeiane
culto
per
l'omogeneo
dal-
le
orazioni:
la
il tuo
tua
il
gusto
e
d'ogni
latina
parte
bene,
nella
sola
dubbio.
In
della
Italia,
fin dei
veste
sibile,
sen-
dell'anima
Tu
intelligibile.
lingua io preferisco la
fuori
d'uso.
Tu
cinquecentisticodelle
mie
la costruzione
lingue
quanto
più intenditori,in
lingua,cioè
nella
e
parte,
questa
si computa
se
avere
qui
è
elegie,negli epigrammi,
nelle
meccanici
il greco,
e
latino, che
dell'idea,cioè
ma
osservi
mio
parli della
non
Per
secolo.
per
Non
itaUano.
conti, tu
dai
zionale,
na-
o
al composto,
semphce
qualunque lingua parlata; anzi,
del mio
che
universale
o
sia
viceversa; e le
all'eterogeneo, e non
dialetti
d'anno
moltiplicheranno sempre
i
e
che
timore
la natura
lingue
linguaggio
sé, questo
mune
co-
degli
alla maggior
a
tutti,anzi
parte
intelligibile
c'è
uomini, di un singolo popolo. Né
speranza
si formi
è
un
usare
tutti;perchè
che
solo
ti
linguaggio, che
non
da
inteso
dico
non
tutti i
a
sia
non
Tu
E
ancora.
il
mia, perchè
strumento,
—
e
nelle
mia
greca
volgare col mio
nello Xiphia, nelle
cosa
nelle epistole,
iscrizioni,
massima
dell'opera
mia.
E
l66
dici
che
io
non
vogHo
idea
è
dei
questa. L'
combatte
uomo
deve
abbiamo
noi
nulla
di
che
ciò
la
fiamma
ciò
che
i banchettanti
i
nulla
morir
di
il vino
mensa
che
moli
r anfora
con
le loro
risa. E
in
e
alto
tanto
poesia
religione
e
religione ha
e
del
silenzio
il loro
la
poesia:
mai
Né
del
credo
di
io
che
le
la
turbe,
gote
orecchie
sento
che
come
che
la
del mistero
e
perciò
e
parole, intendo,
ha
ne
in
la
bisogno
volgare, non
lingua
e
e
bisogna
allontanarsene
debba
o
né
i modi
dar
le
fiato
dita
dei cuori.
alla
tintinno.
per
Ci*
sono
certe
gustarle
ma
dell'arpa.
di
attira
Ella
tromba;
le corde
sé, riempiendo
cervelli,ma
essere
possa
la beatrice
ma
per
da
lontano
fievole
poesia
con
respinge
mania
non
Io
velano
la
né
ancora
attinge brevemente
non
così
voce
abituali.
gonfia
Ella
che
resto, anche
usa
delle
l'agitatrice
non
e
tra
tanto
va
nostra
cosa,
parole
consoUa-
non
raccoglimento
presente,
non
il ritmo
né
del
sulla
si attristano
prima,
fama
la
se
liamo
conso-
già riponemmo
delle
significato,
quale,
e
da
insoddisfatta:
una
delle
e
all'uso
estranee
soverchio
sono
si lasci
profuso
aver
scuole, pazienza!
bisogno
incupiscono
usò
delle
favilla
una
giocondo. E
e
quali dopo
largo, e
oscura
gioia! Non
ciò la nostra
per
per
dall'ombra
esce
bello
è
noi
e
si lasci spegner
calore:
spregiata che
se
vita
non
la
la sete
per
mia
contro
gelida
è
nostra
e
e
pareva
all'ultimo
vita
luce
fu
La
bada.
disputare,contrastare,
luce:
dar
può
ridestare
può
di
bisogno
che
e
continuamente
ritoglierequanto può. La nostra
abbiamo
bisogno di calore; la
e
il passato
per
tempi. Oh!
miei
alla morte
Esso
la morte.
il presente
rinnego
essere
DISCORSI
E
PENSIERI
fracasso
sé
a
con
musiche
senza
esserne
e
un
che
POETA
UN
alla
intronati:
Ed
ella
una
ora
lagrima,
là
uomini
aggiunge
la mia
consola
parti del mondo,
Quiriti.Oh!
dei
167
MORTA
sentirla.
a
un
sorriso, con
delicata
benefattrice.
Ora
e
lira antica
finché
verranno
il
col
da
le
tutte
si studi
la
lingua
versale!
quest'arte uni-
di
avvenire
grande
gli
giocondo
suo
conforta, vengono
e
asciuga
quello,qua
ora
silenziosa
attrae
strepito,e
questo
a
una
come
che
LINGUA
poesia bisogna avvicinarsi,per
parla
modestia,
DI
—
IV.
Questo
che
io penso
mi
nell'equanimità della
sua
della
sua
la
udrò
più.
Ho
Ho
scritta.
Ma
poesia.
placida vecchiaia
sua
le
d'una
nobile
a
a
dir vero,
dir
nella
acre
vero,
Xiphia...Rimane
dispiaceva
sentirselo
Il
primo
di
primavera, fu, come
e
il
più
fiore che
bello.
la
dire;
e
pianta,
spesso
il
era
fatte
del
nostro
è
dal
sorriso
le
ricca
sua,
è
ma
e
lo
gli
così.
di tutti i succhi
il
più grande
che
mare
sin da
prose,
troppo,
opera
avviene,
suo
di
pedantesca,
ripetere;
in
questo
la verità
ma
primo
suo
da
l'ispirava,
fanciullo
che
vano
nutri-
un
mare
giovane pescatore
che
conosce
lavoro, verista, per
lui veduta
egli proietta luminosamente
Cantone
vibranti
ispirazione.
sua
Egli è,
così
fece la
Poi
migliore
dire
le osservazioni
erano
la
questa
non
anima
Pontaniano
comicità
sua
e
sua
romanità,
fiorite,l'Asino
troppo
la
latini
e
ragioni
intesi
elegie Pompeiane,
greci
le iscrizioni
le
non
rifarmene,
passione, gli epigrammi
amaro,
io
voce
riletto,per
riletto
risposto cercando
avrebbe
nel
e
resa
passato mitico.
de' nostri
tutti i
mente,
ottima-
pesci
tempi
col
e
loro
l68
PENSIERI
tanti
n'è
ce
come
po' da
un
; Umbrone
relativo
pregio
faticante
ragazza
là in
fondo
quel
la
Cellini. Sì
moderna,
mano
l'illusione
che
concinnare
il
e
Omerico
mondo
della
Il
della
e
casa
bocca,
che
cimbe
dei
al mondo.
piano.
La
muoiono
vita
nel
psiche,
ed
caos,
ed
in questo
le voci
dei
a
apparvero
l'alito incessante
udrà
le
esso
d'una
mare
sua
armonioso
che
ora
seconda
hai
più
I
le
lato
favel-
soave
tua
e
bocca
poeti
non
Vennero
dono.
confuse
erano
trasse
faccia
vedendo
la
dire,
così
tua
d'imagini.
sacro
prima
tutti:
dalla
morto.
vita
lui il
per
perfetto.
ninfe,
sempre
tanta
a
del
ripetere questi
reciterai
sei
non
lui, poiché
per
di
per
lasciano
ricambiano
e
sopra,
chiuso
lo stil dei
Virgilio,in
non
Eppure
quando
sentirti
ora
che
saputo
tra
recitatore
pesce-spada, di
tu
ha
morte
Queste
della
Ma
antico.
poeta
di
pescatori
d'un
ci fa dire
e
intendere
eri
popolato
d'antico;
così
continuano
hai
tu
certo
megho,
o,
poema
voluto
soavissimi, che
mare
alla
che
poeta,
particolaritàusuali
e, le
un
ma
le reminiscenze
potuto
Dicono
Avrei
persuasivo.
versi
di
avessi
poetai
o
strada,
oh!
quale
muffa
avrebbero
tra
Esiodeo
ed
del
seppellita,in
e
grazia nativa,
prisco,
sermon
:
dall'arte
Romani
e
altrettanta
con
moderni
al
conoscenza
grande;
è
stati
sono
belli.
più
e
mare
bella, ardente,
una
di nostra
calabrese
pochi poeti Alessandrini
e
è
perchè prendesse la patina e
d'un
è
mano
Michelangelo
modo,
ma
Clite
e
;
di
lupo
riviere,che
lontano, illuminati
di
opera
vecchio
un
queste
più grandi
ci sembrano
È
è
per
tutto
per
DISCORSI
E
della
fuori
sono
l'oscurit
nel-
natura
e
soffiò loro
e
quasi
esse
vita. E
bellissimo, ripercosse
chiunque
dai
monti
pescatori trionfali,chiunque fermerà
gli
POETA
UN
occhi
SU
udrà
come
e
una
il
tintinnio
a
vivente,
vedendo
in
e
il
diverso,
tuo
le
nome,
o
Diego
di
la
e
come
Vitrioli.
si
di
penserà
mago
scenti
iride-
conchiglie
la
bonaccia
spola
la
sua
tela
meravigliosa
moltiplicano
non
te,
a
sepolto;
poeta
con
della
distendere
città
o
addensare
sull'ordito
vento
cembali,
grotta
e
chiunque
esplorare,
immortale,
sua
Morgana
ondeggiano
cui
ripeterà
non
dalla
variopinta,
trama
ad
come
fata
del
arguta
dei
cadenzato
uscir
la
ad
immobile
paranza
169
MORTA
UNGUA
DI
le
cose,
impari
e
PENSIERI
172
che
ma
dunque
di
sera
A
paragone...
del
mare
in
:
i
si
non
fa
me
conversando
dentro,
del
cielo
i
che
brilla,in
d'una
del
lume.
quel
le reti
Per
il temporale
là
le convulsioni
tra
la pesca
per
di
infuria
racconciano
pescatori
mare,
la
una
casipola
il vento,
tranquillamente
e
dispetto
l'effetto... perdonate
lume
brilla
E
pesca.
qualcuno
qualcuno, forse, con
a
tuoni, mugge
quel tugurio
A
di
senso
temporale, all'impannata
pescatori. Scrosciano
il
gioia !
sua
un
rammarico.
di
l'umile
con
esultanza;
appartata
punta
la
per
giungere
può
vostra
una
pianga
nessuno
DISCORSI
E
del
domani.
Che
Della
domani,
la
e
studio
che
del
nel
ingegni
bolla
1548,
secoli
voglio parlarvi.
bando
un
scritta
cronaca
conta
fa)
più
certo
fondava
papale
mezzo
e
hanno
questa
glorie,ma
senza
novembre
(tre
io
la sapete,
glorie. Una
io
1550
è
non
nobili
Voi
cronaca.
storia, che
traversie
giovani,
o
Università
nostra
storia
la
e
del
nel
lo
aprile
29
annunziava
ne
l'apertura.
Così
fu
combattuta
nel
da
secolo
di
quarto
diede
la fiaccola
accesa
venti
che
contrari,
decimosettimo,
quel secolo,
e
e
a
del
vita,e
il 19
tutto,
e
del
metà
di
seguente
ancora
una
non
come
nel
nell'ultimo
essere
1829
prime,
risoluta
secolo
non
nel
brillava
gettar la luce
a
spenta
parve
ricominciava
1885
marzo
sulle
poi divampò
e
qualche guizzo, mostrando
spenta
languì
nuova
mai,
avvenire.
remoto
parandosi
preTra
ottantacinque anni, o giovani, pensate (io non
voglio
essere
profeta malauguroso), qualcuno tra voi berrà
il dolce
ancora
ne
verserà
Questo,
lume:
molto,
forse
ma
unico,
Io
berrà
in
qualche
avanzato
un
stilla
alla
calice
pur
tremulo,
ne
commemorazione
berrà.
UNA
quale
il
i
ebbene,
allora
chiamerà
con
lo
assentire
ricordo
che
della
il
e
il
quel
ottenne
e
sul capo,
da
sacro
forse
o
certo
mirabile
il
per
noi,
mai;
di Commercio,
risorse,
o
d'amore
lettori
e
tosto
piut-
nacque
sorse,
impeto
E
concorso
Camera
della
Ateneo
un
assecondare
già
farà
l'Ateneo
dimenticarlo
brivido
lode
di
goglio
d'or-
e
e
studenti,
l'impeto
giustificarequel-
quell'orgoglioe rispondere
in
quel primo
risurrezione, quel bianchissimo
del
benevolo
cenno
lo
brerà
sem-
antichissimo
capo
forse
nome
cittadina.
quella fede, sì che,
voi
oda,
non
un
e
il nostro
dimentichiamo!)
e
con
Provincia
quale
fede
di voi!
Giuseppe Oliva
più commendatore), di Giuseppe
per
rinacque. Che
di
o
del
benevolo
cosi
dobbiamo
tra
vera
celebrazione,
lontana
oda
e,
continuo
propugnò
Comune,
;
riconoscimento
si dirà
non
che
a
della
che
pronunziare
illanguidito,
quei nomi,
vindice,
del
quella
nomi
scrollìo
cenno
per
non
in
nostri
e
il
e
quello
a
più giovane
ancor
l'orecchio
tutti
a
pietà. E
udrà
con
de'
{non
nel
tremolante
centenario
primo
giovani,è
o
qualcuno
del
il
me
dell'Ateneo.
appena
Oliva
piume
su
all'improvviso,
candidissime,
patriarca
{allora
destato
patriarca,
sgrana
di
L'Ateneo,
nome
fanciullo
di
viso
si
Quel
qual angolo
so
decrepito,
fondazione
di
non
assisterà, questo
nel
e
capo
da
ora
occhioni
suoi
udrà
vecchione, questo
secolare, questo
nostra
I73
SAGRA
della
alla
vecchio,
vita
nuova,
morte,
della
centenario
che
senta
il soffio
freme
ora
passare
delle
cose
immortali.
Pensiamo
nella
che
si
all'avvenire.
terra.
spremerà
Il nocciolo
Pensiamo
dall' albero,
al molle
quando
d'olivo
Uquore
anche
è
posto
de-
di pace
esso
non
PENSIERI
174
debba
"
governare
la nostra
l'ingiuriache
spesso
che
Secondo
poeta
lettore,che
me
„
che
io tollero
esempio,
quella
ingiuria,io
l'uomo
la
non
la
e
passioni; s'egU
nel
echeggiare ;
tempo;
suo
bocche,
e
che
e
le
e
dell'avvenire.
Ecco
:
il presente
europei
spirare dopo
'sino
Il
sino
le
sue
di
Vesta,
sua
tradizioni
che
è
la
e
e
sua
non
i cuori
cerca
mai
non
trova
sono
la
un
vero
narratore
e
poesia
e' entra,
non
questi giorni
due
e
tratti,
Chi
di
si
Stati
sono
per
Chi
li uccide?
il diritto
vindice
Pure,
le
sempre
fossi
se
nelle
sono
modo.
ogni
guerra.
ora
già
non
tutte
dirà,
del
le
tore?
vinci-
Ubertà,
al vinto
marrà
ri-
amnlinistrativa,rimarranno
nazionali, rimarrà
la
rezzo
se
poeta,
esploratore
qui
e
tutti i diritti.
autonomia
cui
lusingatore di
e
che
conseguenze
ad
è
o
gli ultimi
lunga
una
il
vita
che
dunque,
In
danno
all'ultime
di
la
tutto,
spaura.
popolo
assertore
sarei
a
Africa
in
solite,e
Proviamoci,
mi
gode
sua
plausi
grida
di
di
è la
sempre
all'uffizio
prima
sere
dev'es-
o
adombreranno
nuova
delle
le
è
a
l'eco, moltiplicatae compiacente
è
non
Io
vere.
voce
tiero,
condot-
futuro, il
che
il poeta
quali non
sono
idoneo
poeta,
usa
i
artifiziosa
e
buone
la
nel
e
per
idoneo
il poeta
non
gioia, se
è
peggiori;
quella placida
non
tomb^
di
ingiuria,
giovani,molto
che
cercatore
non
di
secondo
se
e
Oltre
sua
n'è
stesso,
pianta
musico
questa
In verità
seminare
buon
carnefice, un
o
vive
non
tomba.
ricchezza
dove
lettore;
dunque,
che
sua
modista,
un
indovino.
il
alberi
degli
chiamarlo
che
è
dir
a
ve
di
sarei
di
quest'uffizio
mietere
torna
perchè
in pace,
pedante,
e
lampada sepolcrale.
mi
si fa, di chiamare
d'esercito, secondo
condottiere
un
DISCORSI
E
quel
vero
fuoco
lingua. Il popolo inglese, si dirà,
non
conquista
ma
impero,
UNA
SAGRA
all'usanza
d'un
che
ai
I75
dirò
altro,non
popoli che,
dirò
non
popolo,
vince,
ma
soggioga e opprime e calpesta, confisca e la lingua
Giova
la religione e il nome.
e
sperarlo.Ma un fatto
sembra
che
limita
nostre,
spese
Nell'isola
Eccolo.
la
s'avvera
mia
vostra
anche
(e
la
che
qui), quella dell'impero
gari
ma-
lingua
di dire
bell'ora
è
a
e
speranza.
data)
questa
quella del popolo (ma
ufficiale sarà
noi
a
quindici anni
tra
di prorogare
vicino
la
e
Malta
di
si promette
impero
che
piccolo e
occupa
r isola.
M'ingannerò;
oltre
cui
Roma
già
latina
sono
antiche
poi
e
Si
nulla.
un
Babilonie
delle
e
infinite.
enormi,
che
altre
le tante
le
s'è
ma
la
poi
e
si
di
Roma,
noi?
Perchè
ciò
come,
in
altro
necessità
un
mi
Cartagini
assorbito
la
dal
tenuta
per
dire,
anonimo,
poco,
di
di
e
questa
è
un
medesimo
tesoro.
via
della
i
collettività
loro
campi
è?
E
e
cam-
tenuta,
nazioni, sto
della
collettivo.
si riduce
tano
gravi-
proprietà
d'eroi?
chi
altra
e
Il
dalla
Intere
via.
madre
creditore
fato
il campo
di
necessario;
e
altro
con
sarà
ricchezze
ipotecario. E questo
ed
Che
Le
campo,
sé,
a
le altre
fatale
cose,
nel
possiede
biade
intorno
contro
une
sembra
me
ordine
chi
mostruose,
fuorviate.
espropriate
Ahimè
il credito
le
latifondo,e
sono
madre
annulleranno,
meteore
dal
e
conquisteranno, assoggetteranno,
insieme
picello è
di
Ninivi
delle
Rome,
e
apparisce. Questa.
trovarsi
a
a
presso
dire, germanica,
edificando
stanno
Esse
di
lotta
una
così
per
getteranno
gravitazione
ci sono,
già
lotta,
una
degli imperi orientali,e poi
cancelleranno,
tutto,
nel mondo
aperta
diaria.
fon-
terra
Li
turnia
Sa-
possiede
generalmente
Ma
poco
a
semplifica;i più
176
forti
i
ingoiano
potrà dinotare
il mondo:
davvero?
Verrà
tempo...
fatale
sembra
Eppure
progressione geometrica.
sì. E
un
il genere
perciò
intravede
sia
un
si
tutto
genere
e
infinito,
rilutta
si aggrappa
la
come
inconcepibile!
che
almeno
quello
disperatamente,
pendio
un
bile!
possi-
è
non
sarebbe
umano,
precipita per
abisso
Ma
Oh!
necessario,
e
prevede,
non
se
chi
come
cui
di
possessore
servizio
al cui
in
tempo,
schiavi.
Verrà
E
verrà
l'unico
nome
tiranno
un
di
umano
deboli:
più
per
DISCORSI
E
PENSIERI
dolce
ancor
verso
ogni cespuglio che
a
incontra.
Il genere
monarchia
precipita
umano
unica
ai nostri
cui
tutti
parlando,
o
lingua,ubbidendo
che
dir
a
al
nella
impera
di
è
ad
a
che
dicono
di
disposizione
è
ben
che
niuno,
le ricchezze
finire
che
i
che
vadano
non
dall'altro?
si
in
un
alle
a
solo
siano
in questo
un
umano
le ricchezze
angoscie, per
L'altro
dai
E
e
dire
dano
va-
evitare
forti sin
lascio
ai miei
estraneo
evitare
che
è
più
impero.
dire
è
sin
pochi
assorbiti
campo
il
Sia
d'uno?
problema
Moloch.
solo
il loro
possibilescindere
è
in
dono
ten-
(o diremo,
essere
L'un
più
mole
mettia-
e
mio,
mondo
Ma
despota
sforzo
Lo
parer
a
accentrino
finire in
mie
Il
sola
una
solo
accentrare
scende
tutti. Bene.
singoli popoli
di trattenermi
se
di
cioè
problema
a
Se
:
in
il genere
sforzo.
tutti. A
semplice.
capitale) tende, pende,
questo
ogni
con
quea
terrac-
mente,
meccanica-
del
Ma
accentrarsi, lasciamole
programma
di
invisibile
presenta
galera
meglio tacendo,
Babilonia.
unica
coloro
della
lavoreranno
cenno
rilutta,in ogni modo,
grande
visione
gli uomini
Si
unico.
possessore
l'orribile
occhi
in
del
e
della
l'abisso
verso
qui
studii,
alto, che
logicamente quelliche
sia di pochi, devono
177
SAGRA
UNA
che
a
repugnare
la ricchezza
che
a
repugnano
i
popoli più
piccoh e più deboli siano preda dei più grandi e dei
lotta economica, sonella
stengono
più forti;e perciò,come
ricchi
i padroni, e i meno
gli operai contro
i più ricchi,così nella lotta polide' padroni contro
tica
contro
le nazioni
devono
sostenere
gl'imperi,e
le idealità
assorbenti
italiano
le
uragano,
un
ha
In
queste
che
si annunzi
più
fatti,di sacrifizi
più
o
d'una
tutta
le
in
are
cui
da
Stato
è
L'Università
che
fare
per
diretta,è
avvocati
e
G.
Pascoli
-
Pensieri
emana
e
fuoco
sumabile
incon-
destino
in
nostra
ispecie?
autonome,
dallo
delle
sarà
o
Stato,e
non
dallo
meccanismo
un
è
per
tutti i
fuoco:
saranno
medici
spillie aghi, non
come
scienza,
popoli, e
più dilette,per ogni
qual
della
eh' elle
e
di
o
fila,
una
con
di
serie
solo.
di dubbio
retta
rehgione
massima
ara
per
un
speranza,
nell'avvenire?
fuor
saranno.
che
amor
un
quest'attesae
Università
E
minori
are
arda
non
acceso
In
sua
più piccolee forse
anche
are
casa:
le
l'umanità, e
la
abbia
fede
di
d'articoli
lunga,
religione che
meno
nuova?
o
lunga
una
intimi,che
di martirii
e
di
d'ogni passione
socialismo
tico
patriot-
sèi), d'una
con
come
dovere
suo
(vecchia
io
meglio
e
"
del
fa da
l'umanità
cose
il
catarsi
religione,dico
; d'una
enigma,
un
all'umanità, e
la
compito
politica,airitaha, l'avvento
„
con
che, secondo
tale
come
strugge.
di-
gibili
intelli-
facilmente
e
uomo
come
come
livella,perchè
che
concludere
non
per
auguro
insegnante,
già
parole semphci,
due
io
e
si mostrano
di
tutti,io,
che
le
che
In
a
singole e particolaricontro
ambizioni
nuvole
prime
dico
tradizioni
e
e
il
dispendioso
professori uniformi,
grande
Discorsi
e
libero
labora12
178
PENSIERI
facoltà
sola
amministrare
di
si estenderà
ma
l'essenza
DISCORSI
autonomia
pensiero.La
del
torio
E
da
esempio, degl'insegnanti.Sarà
gli
faranno
la
"
di
voglio dire, agli studenti
a
maestri
alla
vita
al
e
Non
faranno
nòccioli
che
professano
il dire
che
ciò
sembra
giudichi del
Figulo
a
col
è
pitocco
debolezze
che
sentono
sia
tornato
Noi
siamo
tratta
via:
a
o
di
ci sentiamo
ce
da
che
l'ha
sembra
sembra
strano
interrogando:
che
il vasaio
e
il poeta
si riconobbe
e
l'aedo
di
si
ci sentiamo
con
un
per
fabbro,
l'aedo.
tutti,se
chiamare,
che
il
ruggine
consultino
nostri
propensi
Vi
fabbro
con
equanimi
pari? quando
non
ha
ripeto;
magari
crediamo
allora
del
salute, di quello
e
vi
naturale
fabbro
col
medico
meglio
valga
umana:
pitocco,
abbastanza
avanti
portare
piamo
è
che
scienziato
remotissimi
tempi
umane,
consiglio sul
un
che
occorrerà
d'uno
Rispondo
così
e
contro,
il
laurea
una
scienza.
stessa
debolezza
figulo
di
basterà,
non
„;
un'arte
meriti
il fabbro
e
dai
fatto di
questo
Sono
vasaio
Sin
poeta?
L' ha
giusto
così
la
bene?
sarà
loro
perchè
strappata
previsione?
questa
regione,
all'onore.
e
giudici dei
assurda
forse
del
decoro
la
e
per
nell'interesse
derivino
severi
e
saranno
quelli
Vi
seri
vicino
nomina,
città
la
avere
dite;
ren-
da
più
professori indulgenti e compiacenti:
da
e
la
stessi,che
si farà
non
scarse
alla
migliore. E
scelta
innanzi
qui
studenti
sue
tocca
dell'Università:
stessa
saranno
le
sé
che
ciò
a
nella
consisterà
non
vogliono
esempio,
medico
altro
un
che
malato
un
quando
si tratta
di
glorificare
queUi che sap
inferiori;ma
quando si
di superiori? Eh
tratta
provvisti
tutto
di
tanta
il cuore,
virtù
tanto
da
l8o
PENSIERI
corrente,
accorto, d'esserne
portato
fatale
prima
né
riva,siete
crudeli
o
volere
Non
giova
fatto
é
assai
prima
che
il genere
che
bestiale
contro
Col
siffatte perpetue
e
di
Stato
lo
pace,
avviati
via:
si attenui
affermi
si
gara;
gattice,così
della
scienza
se
alla vita
e
modestia.
cosa
alla
s'è
dire:
Io
ha
fatto
Sto
per
dire
Ma
vi
facoltà
studi
la
che
pare?
a
un
ai
fa
Un
coordinare
tutto
d'una
é
che
deve
i suoi
codice
zanzara,
nel mondo
ha
concorso;
avanti
di mettersi
e
d'Università
già
punto
o
poco
arrossir
a
e
gare
ripre-
e
pregare
altrui
tali alti
a
non
il
della
la virtù
concorso
si lascia
essere
saria,
neces-
degli scienziati,
chi
meravigliare
che
temo
sommamente
un
giudici
lettore
io
scienza:
in
di
ghirlanda
eterna
della
chi
codesta
annullare
che
lui.
qualunque
filosofo:
deve,
particolariparticolarissimi
organico. Chi
graffiatura d'un
l'intestino
che
nominare
sobbarco;
appartenga,
cioè, già
risolutamente
onore:
disparte invece
in
mostrare
e
grande
virtù
prosperità
mi
per
studio
di
far arretrare
di
una
per
porti ad
alla
tratto
é
salvazione
uffizi,bisognerebbe
chi
giare
incorag-
d'emulazione
nome
e
concorsi
quella
non
col
ch'essa
poca
dei
il sistema
(da
l'umanità.
verso
Ma
11
chiarita)
e
più
sono
:
pretende
uomini
gU
notatori
e
ch'esso
provarsi
a
quelli che
la bestialità
verso
bandita
tra
dalia
secoli
e
promuovere
risse
gode
secoli
fato
questo
umano.
non
e
da
fosse
quella legge
sforzi sovrumani
sia
fa
umano
voi
andare!
lasciatevi
contrastare:
e
è
non
n'accorge
se
ogni modo, o
quando gridate ai
stolti
o
non
n'è
se
ella
ma
A
mai.
né
chi
per
che
dopo
perduto;
e
non
se
dopo
ne
anche
perduto,
esserne
veramente
DISCORSI
E
o
esamina
scruta
deve
già
con
al
la lente
microscopio
sapere
in
qual
celletta
della
deporre
il
che
sa
dagli
sur
scienziato
è
continua
edificare
perchè
vada
cominciare,
secoli
Sì;
voi.
di
invece
quale,
in
punto
Ora
si vede
cui
si
giovani
ella
ora
rischia,coi
la
al
sublime
prima
d'aver
soltanto
E, guai, se
idoneo
a
insegnare
prevenirla
prima
che
i
servo
e
Si
della
daranno
loro
essi
almeno,
faranno
giovani
al
produrre,
a
prima
d'aver
ma
O
saggi,
buti:
contri-
api operaie,
fabbrica!
senza
cui
sembri
una
scienza, chi
chi
intende
poi padrone! Guai,
s'innamorino
tanza
impor-
inferiorità
opere,
in
tempo
propagare
e
più studi, ma
più
preoccuparla, che
e
pensiero,
difficoltà
tanta
o,
venir
e
discorsi,
concorsi, di far perdere
nostri
titoli,non
per
il
ci
dall'opera stessa,
non
scalpellinirumorosi,
sia
ai
visu
contributi.
saggi, titoli,
O
Babele?!
è.
cominciato
Non
di
confusione, se
de
la coscienza
più libri, ma
senz'arnia!
se
:
di tanti
di
ci affidiamo
se
di
compito.
finito di studiare.
non
e
conoscenza
d'uffizio,e
egli
lavoratori
tutta
torre
di
e
riconoscere
a
il cielo:
l'opera
se
Babele
parole
andare
non
da
di
l'umanità
ora
glialtri
ingegni. La
e
torre
di
contentiamo
veder
mani
la forma.
e
utile,bisogna che, prima
sia
a
di tante
e
direte
lavoro
suo
disparte
grande torre,
che
con
meno
nem-
parte del
contro,
non
verso,
intendersela, sapete,
il
alla
e
mezzo,
in
essere
lavoratore
a
granellinoè
suo
scienziato, e
deve
da
l'ape
no;
altri la misura
da
un
lasciò
a
può
non
ai
come
Nembrod
che
il
ha
ha
ape,
picchia, sì,
che
pietra
una
edifizio,ma
comune
Lo
o
scalpellino, che
altri
il
quella celletta
simile
all'ape lo
è
allo
come
esso,
granellino di polline.Anzi
suo
Non
buono.
arnia
grande
questa
a
l8l
SAGRA
UNA
prima
se
della
noi
più
vuol
farsene
lasceremo
cattedra
che
l82
PENSIERI
andato
è
tutto
sistema
abbia
Per
ora,
non
bisogna, credo,
abbandonato
il
altre
tante
cose,
A
(non
esso
che
dire,
vare
conser-
modo
ogni
il
gl'inconvenienti
per
se
può, credo
ne
i
sistema
vantaggi che dà
d'origine. Qui, come
sembra
fatale
alcuno), quanto
l'altro:
c'è
non
finir male.
può
presentati
sperare
in
ma
;
che
sarà
non
raccontare
a
bene
istituto
un
che
Guai!
Guai!
dell'arte!
DISCORSI
E
per
il ritorno
alle
sorgenti.
Si
quanto
il benefizio
sarà
ne
Gl'insegnanti
loro,
per
tradizione.
una
di
alla
città;
la
che
il
il corpo
la
di questo
L'Ateneo
sarà
il
campo
la
lì
saranno
popolo
Lì
di
del
il loro
psiche
del
loro
peschiera
modello,
discussi
illuminate
incerto,
al
le
lì,o
un'anticamera
giovani cari, il
e
alla
i
che
popolo
o
fuoco
còme
da
regione
dire,
così
veranno
descri-
misureranno
studie-
suolo,
popolo,
teranno
raccon-
le
scuola
dirlo:
sità.
neces-
delle
esperienze,
la
legio
col-
magnifico
officina
il
idee,
sarà
di
parlamento
lì verranno,
vagola
nel
troppo
spesso
una
immortale
cassaforte.
che
il
modello,
pubblici problemi,
coscienze,
designazioni politiche,non,
da
stabiliranno
glorie e proclameranno
delle
Italia,
fu lor
onore
paese,
grande
V
quelle. Essi
e
la
sità
neces-
per
e
un
mare
laboratorio
saranno
tanto
scuola
l'ospedalemodello, il...sì,vogUo
modello.
giù
studentesca
la flora
sarà
grande
e
le
è
ora
e
dove
l'anima
e
su
e
principale.
identificheranno,per
loro
e
alla
il
come
si creerà
più
con
fauna
spole,
la loro
si
e
narreranno
ranno
Di
origine.Quale
! Accennerò
luogo
dottori,stretti
la natura
con
e
nel
di
formeranno
ivi
fatto,e
e
guisa
a
di
voleranno,
non
si fermeranno
ma
al sistema
dunque
tornerà
dia
di
al
buio,
le
cede,
suc-
Arderà
luce
e
calore,
calda
di
i cuori
amore
e
di
sgorgherà
lì
feconda
pietà, che
di
di
nebbiosi,
più gelidi e
soavi
ammaestrano
Non
usciranno, credete,
ne
corrente
tutti
lì usciranno
consolano,
e
la
al bene
i canti
libri austeri
eroici,le persuasive istorie,i
o
che
gai
incendio;
non
183
SAGRA
UNA
e
migliorano.
e
soltanto
avvocati
o
v'entreranno
Che
soltanto
nemmeno
quelli
professori.
che
treranno
V'enprofessori o avvocati.
aspirano ad essere
il consiglio del
gli agricoltoriper avere
del miglior aratro, vi entreranno
e
miglior concime
che li aiuta nel
gli operai a perfezionare la macchina
loro lavoro, vi entreranno
tutti quelli che
hanno
un
dubbio,
nella
O
il
tutto
tutti
veggenti
ma
entrerà.
le
le
mosse
Non
stessa
e
mezzo
da
e
fica
paci-
impulso,
in azione, migliorando
i figlisuoi.
della
un
libertà.
suo
Ma
mi
direte,
fu
maggiori ?
le
con
minore
dire
Messina
quale
non
minore
è
delle
in
insegnava
Università
sia:
meno
è
minori.
di
che
Prima
Maurolyco
denaro
la nostra
di denaro
d'Università?
minore
era
minori
convinzione
fatto
il
delle
potenza
per
profonda
con
Università
Non
età, minore
per
rispondo
Ma
scuole,
già profetato che le Università
lasciate sole alla
spariranno, quando saranno
minori
vuol
sempre
il frutto
sarà
giovani:
lotta
sé
le
tutte
della
prese
vi
si estenderà
nel
che
perfezionando
popolo
le industrie
essa,
il
per
tutte
officine,
ed
e
il
che
essa
salute
medici
Tutto
da
paese,
aperta
solo
essa
del
sempre
Questo
sarà
Deriveranno
gli ospedali, tutte
starà
ha
l'anima.
per
la
trovare
per
non
megho,
popolo.
attività
o
dir
a
coltivazioni
e
che
grande cUnica,
corpo,
a
odio,
cruccio, un
un
o
il
? Io vi
la
di
?
nostra
tutto, che
Quando
in
Malpighi,
di
la nostra?
porti
con
sé
meno
di
184
Bene
scienza.
Questa Università
ricordiamoci.
:
rivoluta, rivendicata,pagata
anche
forza, quasi
la
con
violentemente:
Carlo
1752
il
oltre
Borbone
dava
fini
si faceva
fa
l'Università
forze
che
fabbricazione
nella
patria
pagata
ripagata
e
nel
Questo
invisibili. È
lo
luogo
stretto
la
l'Italia
col
la Sicilia
si
labbra
stringono:
con
le
che
farla
a
perdoni
due
il
Faro.
due
se
si danno
bisticcio,
col
protende
e
l'Italia
che
volete
un
mani
Calabria
La
mani,
rire.
spa-
l'isola
verso
la Sicilia si
qui
taggio
van-
collocata
si
si tende
quelli
vantaggio
ben
mi
sono,
quali
il
mai
pensi
e
un
stringono
le
sono
averne
senza
si
e,
governi
altro; allora
troppo
candido
suo
che
dove
penisola
Mamertina
è
si
Aspromonte;
selvoso
regione
due
il
è
Qui
la stretta.
verso
poi
quando
ai commerci
lumi
momento
Università, perchè
questa
suo
E
avere?
possono
noso,
dan-
parere
cuore
dir
non
Ateneo
un
Ebbene,
un
dia
vita, e
si ritrarranno
lo
in
di
spostati,che
di
nostra.
trasmutata
della
l'hanno
ciò
:
principiie
anzi
altri;poteva
industrie, per
alle
di
superfluo
parere
sedici
la circolazione
gesse
rivol-
ai commerci
e
uniformità
poteva
sarà
che
"
nel
già
„
esuberante
e
parer
che
Messina:
alle industrie
desolante
quindici o
nella
poteva
di
di
e
quando
a
tamente,
ostina-
popolo,
consiglio quello
nella
metodi
ciò
e
di
paterno
pensiero
quando
furia
a
ripagata,protetta
e
e
ragionevole
fu dai
ridomandata,
voluta, litigata,
domandata,
vostri
maggiori
DISCORSI
E
PENSIERI
meglio,
la
e
le
d'amore
bacio
indissolubile.
Qui
per
il
è
dirla
è
potrà,
ponte,
o
giovani:
militarmente,
questa
per
le teste
si fortificano.
fortezza!
l'autonomia
e
E
che
non
è
cadrà
di
versità
l'Uni-
Ebbene
mai,
ponte,
se
inevitabile,e
prima
poi
se
vorrà,
vorrà
e
maggiori, se
volontà
figliadella
questa
certamente
de' vostri
ostinata
185
SAGRA
UNA
ed
trasformarsi
vorrà
estendersi.
giovani, io
O
accogliere
che
ma
ho
detto.
E
passato?
università
in
fanno
dico
aveva
un
italiana,ha
si è
se
estesa,
tagUar istmi
campi
e
da
luogo
tempo,
gran
neanche
antichi
C'è
oltre
errante, che
della
è
riceve
quale
spesso
errante
e
anche
faticante
e
derisa
e
e
i
la
numero
davvero,
no
mano.
come
gran
popolo
dei
grande
nazione
e
di
quelle
nazioni
Italia,o giovani,un'Italia
oltraggi per
tace
a
coloro
a
in gran
ricchezza
tutto
per
monti,
anche
più
d'una
alla nostra
da
lasciano
anno
forar
a
sono
del
faticante,un'Italia
un'ItaUa
spesso
dove
i cittadini
e
italiana.
gliantichi ergastoli.
trattati,ohi
sono
gli artefici,
spesso,
nuove.
ogni
V Italia
che
pochi tendono
arti,non
i discendenti
meriterebbero
tempi
lavoratori
popoli, coltivano
nobih
lasciato
l'Università
estesa
gliarmenti, come
men
nessun
sità
l'Univerha
sapete
aprire strade,
altri
per
Altri fanno
In
ad
Voi
delle
glistudi
di tutti
dovere;
suo
atroce.
si è
non
badano
e
al
delitto
Vanno
patria.
(io parlo
anzi
genere
mancato
Migliaiae migliaia di
la
Essa
per
piere
adem-
da
compito
tutti,all'università),
essa,
capo,
un
nire,
nell'avve-
si è estesa
non
grande
adempiuto.
in
vecchi.
già
o
di
della
nuovi
o
di
prego
specie
estendere
perchè
:
vi
una
voi,
a
si deve
genere,
commettere
È
vecchi
quasi
Ora
l'ha
non
e
che
dirigo,non
noi
a
che
cosa
nell'anima.
L'Università
Ecco.
il
io
noi,
a
dirvi
per
meditare
e
rimprovero
vita,
sto
la
schiava
e
è in nessun
non
schiava,
veramente
giunta
luogo,
al
salario, per
che
la
pietà.O Italia divisa ed
neggiata
e
oltraggiatae tiran-
vilipesa,tu
sei il nostro
rimorso,
l86
PENSIERI
perchè potevi
il nostro
essere
Sei
volta, la vergogna!
dell'Italia
non
Università
della
ma
stato,
d'arte
tradito
la
sorella
sua
ella
colà, dove
dovevamo
lasciarli
E
doveva
che
e
della
di
intenditori
voi
hanno
più
spesso
e
idealità
e
non
rispettabilità,
della
parola
terre
vergini
abbia
non
^ose
a
dice
di
e
Giovani
voi
dare
parole,
ma
che
torba.
a
i
dello
e
voi
e
non
e
giustizia,
picconi?
Queste
fatti. Per
Io
cose
queste
stato
i
mari,
e
che
dico
non
cose
più
privi
sono
fu
non
hanno
volta
Possibile
e
maestri
oltre
qualche
lontana!
malaria
difesa
direzione
che
eloquenti
leggi
e
gneri
inge-
medici
della
paese
grande colonizzatrice,che
saputo
che
universitaria
hanno
hanno
granti!
emi-
poveri
più partir soli, e
i monti
non
non
patria
la coscienza
con
oltre
Non
ornasse!
scienze, e
ottengono
della
la
di
hanno
non
consigliasse,
nostri
tanti,e
maestri
fratelli che
assistenza
nel
critici delle
e
ticata
dimen-
dimenticata
costruire, e
che
pur
arti, là
i vostri
sono
sono
ed
che
i malati
per
società,e
lettere
la
chi
sperimentare!
avete
non
miseria
generosi
di
la estensione
deve
e
qui
troppi
della
l'ha
lasciarli
soli. Ecco
dimenticarli
l'Italia
balestrò;
partir soli,i
dobbiamo
non
ha
pensante
guidasse, difendesse,
ammaestrasse,
prende,
s'ap-
e
partirsola, l'ha
priva
si trovò
s'insegna
l'Italia lavorante.
lasciata
la
parola
questa
L'Italia
povera:
la fame
colà, dove
e
dottrina.
reietta,l'ha
L'ha
siete
di
e
intendo
borghesia itaUana,
che
ciò
tutto
E
rimorso.
della
non
chezza;
ric-
persino, qualche
e
il nostro
la nostra
e
italiana,prendendo
di
complesso
come
onore
dolore
il
sei, invece,
e
DISCORSI
E
alle
l' ItaUa,
queste
si predicano
non
si
ho quindi il diritto,
Andate, ma : Venite. Io non
dirlo. Eppure... Eppure quelliinfelici che qui erano.
:
l88
di là dell'Oceano
fondato
e
l'uno
l'altro
e
lo
della
tradizione.
buon
vivere
crolli
al vento
e
rinnovamento
spiritodel
porti
d'ogni
dove
questo
di
lotta
su
due
di
sempre
L'una
che
col
se
stesse,
che
e
di
da
sulla
ancora
si è
in
questa
faccia
in
quel
sempre
sacro
nome
se
può
ne
alto
in
miasma
a
mostrò
versità
le Uni-
che
dell'altra.
focolare
Non
c'è
si
dino
scal-
fato
il
sima
mede-
fuoco,
d'Italia
! L'unione
da
cose,
d'Italia.
alla
si assidano
e
di
forza!
e
viene
E
qui
verità, in questa
l'Italia,che
verso
questa
volte
diede,
isola, che
quel Udo
d'Italia,e
fondate
parti
politicamente, con
dell'aurora
settimana
ragionevole
è
delie
brilli nel
più
nell'anima
fratelli,perchè
i
bandire
slanciata
il segno
non
previsione, che
sulla
l'unione
non
che
ciò
conseguenza
esisteva
non
ella
altre
tante
acquistino;
la vivanda
si
previsione
tutto
con
d'amore,
specialmente
spirito
speranze
come
focolare
mensa
necessità
città che
tempo,
Soltanto,
mensa.
qua
città del
d'ogni
pura
queste
sulla
insieme
legare
al medesimo
fumi
Sono
farà
più salda si
previsione è
bisogno
lo
la ideale
ragionano
pacificoin una
ride
previsioni:
conservino
che
là rechi
mi
speranze
saranno
a
rente
cor-
fantastico, e
l'aria
è
passione.
facili
lasciate
che
giorno,
e
verrà,
una
fermento.
perverso
Queste gioconde
in
e
e
edifizio
un
come
l'altro
solide, perchè
fondamenta
su
prodotti
e
s'inalzerà
D'onde
s'aderga,
alto
andrà
giovani generosi
di
in
l'uno
tra
rente
cor-
i medesimi
germinare
E
fraterno;
e
medesima
dalla
lambito
diverse.
latitudini
in
fa
istituto filiale
un
sarà
che
ideale
DISCORSI
E
PENSIERI
eroica
dalla
italiana,con
Calabro
degno.
se
ne
che
ricordò
zienza;
impalermo,
Pa-
nobile
le
sue
pane;
cam-
portò primo
sempre
e
UNA
E
voi
di
tra
me,
in
di
parte
lei, ospitato
con
benché
madre
madre,
un
che
conservarono
il
che
sede
i
mi
non
ciò
suoi
diritti
Cominciate
di
fratellanza
delle
due
rito
di
altre
le
tutte
vostro
visioni,
difesa
E
felici.
ai
voi;
con
di
e
le
libertà
e
ed
felici, e,
ciò
avvenire;
fine
che
e
di
che
vedono
pace
che
é
ai
e
futuri.
pensiero
un
nostri
colleghi
in
sono
ispi-
colleghi
nostri
vostre
di
questa
conviene,
al
lavorano
le
giustizia,
umana
ciò
e
per
destini
che
sicihane,
compagni
ai
che
le
i suoi
per
compagni
e
e
alto
al
e
locali
enti
gli
studi, predestinata,
più
a
italiane,
ideale
della
Cominciatele
feste, rivolgendo
università
da
l'affetto
per
di
spetta
vostre
vostri
stato
alcuno
feste.
vostre
insistono
università
ai
è
generalmente
è
affetto
sede
vostri
patriottica
siate
le
acquisiti
le
chi
che
d'elezione.
inganna,
che
le
siciliano
non
non
vostri
e
inaugurare
senz'obbhgo
gratitudine
insisterono
abbia
a
minor
questa
cuore
coloro
per
di
scelto,
amato,
dunque,
pensiero
con
colleghi
pensato
degne
più
persone
perchè
e,
e
ricambia
Cominciate,
se
forse
questa
a
illustri
anzi
famigUa,
una
che
quello
avete
avete
pensato
di
miei
benché,
E
calabrese.
adottato
di
maestri,
me,
avete
copia
tanta
gloria
e
feste,
vostre
sua
in
tanta
concittadini
o
calabro-siculi
giovani
quando,
verità,
189
SAGRA
simo
mede-
medesime
conservazione
e
concordia.
migliore
augurio,
fate
ITALICO
L' EROE
Cera
molta
gente,
fila
una
e,
dietro essa,
di
vestiti
denomini
diere,
ban-
molte
sotto
I bruni
rosso.
li contemplavano. A
un
ragazzi d^ oltre e citra Faro
tratto
squillarono le trombe, pronunziando Vallarmi;
e
il
sue
muove
quest' inno
assai
Camicie
vero,
le
italica. Era
risurrezione
Giugno...
2
È
è
della
col canto
continuarono
tombe,
e
a
L'inno
rosse?
Garibaldi
s'abbassa,
e
per
vedere
mai
di
(come
che
parlare
dite
è.
scopron
risorge.
e
s'alza
Nulla
intorno
voi)
si
risuona:
nella
sua
Egli s'è addormito
gli fanno
compagnia. Il
azzurreggiando intorno
s'alza
Non
Garibaldi.
commemorare
sulla
a
bambine
si
quell'immobilità, e
e
I E
Due
instancabile
mare
ancora
I Nulla
a
isola.
il
come
sempre,
mare
non
cessa
quel silenzio, sciusciuliando
sabbia
e
gemendo
tra
le
sco-
dice
vieni
Vieni,
arrampicarti
che
ma
il
tua
vita.
del
nome
Vieni
ricondusse
vieni
la
al Fiume
Italia che
lavora
colà, tra
loro, Itahani
bene,
tutte
andiamo
che
più
andiamo
presso:
Varignano. Vieni,
alisei
palpiti sono
col
Ma
mondo,
lotte
"
che
ha
pace
ai
difendere
mandate
"
e
del
marino
d'ItaUa,
glorie
lavoro
si
delle
da
la donna
ove
battaglie,
conquistare
alla
nave,
piange...
nave
siano
Sono
„,
da
del
alle feconde
sì, quando
e
la
la donna
bella
e
i cui
avanti
non
bandiera
nostra
„,
pericoU
e
la
che
ti fermerai
non
esultare
ad
più grande
la
porterà
della
anche
avanti
più
Re,
amico
cuore
gran
nave
Tanto
questa, povera donna, ormai
avanti
esulterai
tuo
Spezia:
monsoni,
e
Regina Margherita...Una
d'Itaha:
a
sono
fucile. La
del
tuo
venna,
Ra-
di
incallite... Andiamo
mani
loro
Tevere:
del
febbre.
altro,il
un
stringere le
a
anche
ormai
cordi,
con-
vederli:
invece
la
dimenticare
loro
amano,
coloni
piacere
la vanga
il
amigo, conosci
tu,
alle porte
farà
Ti
:
tanta
lavorano
più vicini,i
coloni
hanno
vedono
non
andava
al
farà
vista
tua
che
! Si
fiume
lingue, che
mietono.
soldati
argento. C'è
gran
Navighiamo
vedere
a
che
tuoi
due.
e
cantarvi
a
Argentini, e
e
le due
parlando
vieni
di
del
rive
sulle
d' Italia
mari
nei
ancora
bandiera,
tua
Torniamo
canto!
tuo
già l'augurio della
La
Speranza che ti
brigantino era
sulla Speranza!
issarvi
Tu
l'abbelliva.
patria da redimere;
una
culla
Costanza,
della
giovinezza
c'era
Vieni
Pacifico!
alberatura
tua
Italia,si
in
a
La
combattere
a
sul
sognare
snella
che
allora
sapevi
a
sulla
bella!
così
era
non
gli
e
mare,
andiamo
me!
su
sull'Atlantico,andiamo
ad
suo
ripetìo eterno:
con
—
destare, il
vuol
lo
forse
gliere. E
DISCORSI
E
PENSIERI
192
occorra,
dritti da
parole che
lontano,
ove
ella
l'eroe
tra
sta
culla
una
immobile
una
Ti
Era
Eri
fedele, che
città
sepolto, se
Bosco,
le
tra
Ti
le
sue
ferro
ricordi?
dimmi
del
Oh!
sangue.
di
come
azzurro,
di
come
cielo
che
che
mare
Non
nare
so-
Guarda
in
abbia
cascina
perdonato
e
quel
limpido
e
solo
un
con
così,
dimenticate
abbia
O
ricordarti.
avvicinare
quella
e
si fonde
tutto
no;
faceva
vial... Andiamo
lontane.
bosco
quel
Il cavallo
come
senza
ma
cose
nella
guardavi e guardavi
vero...
pure,
le
rancore
vedi
se
! è
non
se
entrato
ricordi?
della
Torre
la
Messina,
Eri
Ti
l'anno
nel-
rosse,
lo rende
Medici,
Dalla
Ah
fiera
rovine.
di
al Faro!
camicie
non
sul lastrico
guardiamo, guardiamo
le lenti
dà,
italiana.
gambe
Aspromonte...
verso
si
dell'unità
l'unghiedi
al Faro.
le
sotto
di
nella
entrato
(i),e
tremare
a
I andiamo
fiorito
chi
mai,
di ponte
testa
Andiamo
tutto
sessanta.
193
ieri cominciò
tomba...
ricordi?
di
che
italico
le
vole,
nu-
alla tempesta.
—
Così
ad
torna
vedere
e
una
Re;
ma
crederebbero
che
sia
a
un
E
tanto
tue
camicie
de'
G.
Era
che
Pilade
il
il
Pascoli
di giugno
2
-
Pensieri
tuoi;
del
e
per
E
tutta
poi, chi
è
che
sa?
de' tuoi?
le batterie
Pare
rimorire
E
senti
di Bezzecca?
1901.
Discorsi
si
Amba-Alagè,
Bronzetti, per
non
c'è
sangue!
di quelli
rosso,
si chiama
grida
e
lontano
sono
tanto
rosse.
maggior Toselli:
frenetici scoppi!Non sono
(i)
si ostina
valle
sangue,
Morrone
il tuo
e
fare! Lontano
sono
e
quell'immobilità.
e
arabe, una
c'è
Castel
risuscitato
subito.
che
Non
nostro!
sangue
da
s'abbassa,
e
eternamente,
mormora
e
c'è
aride
tra
ed
silenzio
brontola
Destati:
—
conca
del
quel
è
volte
a
urla:
s'alza
e
alzarsi, mollemente
che
E
il mare,
sussurra
13
PENSIERI
194
No:
le batterie
sono
Vieni!
Vieni
colà
Africa,
in
Parla,
ritrarsi
il
enotrii
di
domatori
garibaldino
è
del
di
cavalli
da
fare,sempre
squillo di quella
uno
dovere
?
popolo
che
tu
si chiami
Destati,c'è
fare.
La
Non
incerta, inerte.
spersa,
mavera
pri-
una
un
stesso!
da
in
di lavoratori
la blusa!
lo
che
conduca
gli Oceani!
è
essere
Oh!
selvaggi, che
italiano, che
o
fare, molto
nostra
fiorisca oltre
che
sacra
che
colonia
sotto
rossa
può
il mondo...
dura
una
la camicia
con
nuovo
fuoco
dono,
abban-
patisce,dovunque
ne
tutto
siglio
con-
avviso, gl'italiani
! Garibaldi
mare
gran
del
terra
in
tuo
un
non
il tuo
italiano
nome
italiano,cioè
fa il tuo
udire
perchè
avanzare
sacrifizio. Senza
il lavoro
qualche
di
restare,
interpretato
essere
comando
perplessi,e
sogno
può
da
I
retrocedere?
o
obbedisco
non
tuo
un
considerato
da
"
Vieni
stesso.
avanzare
„,
e
è
via?
venir
o
lo
è
parola: s'ha
la gran
l'Italia dirà
e
di
sono
siciliane;ma
dire
a
DISCORSI
E
gioventù
potresti fare
dicesti
"
la tromba
—
„
E
torna
mare
volesse, bensì,
come
lasciar
dormire
di
te:
E
erra
l'odor
i
de' suoi
colpo
di
bombisce
di
sui
di
salso
e
sue
vecchio
compagne.
ideale
nell'isola
viaggio
rossi
piena
qualche
belato
dirupi. Tratto
dai
di
gno
biso-
sacro
di
su
le acacie
che
api
di
qualche
tratto
torna
a
le
tremolante
lungo.E poi
continuo, il gridìo delle cicale
echeggia
o
sonno
Fiameg-
ronzano
navi
e
C'è
fede, sempre
dalle
mirti
ma
d'avventura.
e
dall' estuario
cannone
eroe,
—
di
e
ch'egh piantò, e
s'ode
pendono
ed
e
di
il
sommesso,
—
mai,
bugni, e
che
uguale
mai.
gerani
capre
piccole
parlare
a
destare
bisogno
tace
non
giano
le
c'è
che
mai, più
e
l'eterno
poi
da
a
guerra
sonare,
di sui lentischi
dovevano
servire
196
PENSIERI
lavoro
trova
il
marinaio
come
che
grande straniero,
dell' Unione
dottiere
nelle
in
atteso
facchino
o
Lincoln
alla
in
di
greggia,
lana
mezzo
Un
mostra.
sente
urlo
romulei.
soave
teste
sola
una
dottiere
che
il
braccio,
parola:
ritorna, nella
Il Dittatore, solo,
schiera
d'avanti,
cavalcava:
di
la
lugubre
ravvolto
la terra
cavallo
suo
nel
guazzar
passi
de'
a
O
aedo
È
l'eroe
sentire
cammino
freddi
che
venti
A
intimo
gli occhi
qui;
che
nella
s'udivano
sospiri
notte.
la
al
È
cielo.
rampogna:
Dove
che
ammonisce:
Che
"
pallido,
ulula:
tutti
egli
personale.
presente
Per
ferma
battagUa,si
l'eroe
che
sa
schiere
sue
che
l'eroe
andate?
dite,
il
turne,
not-
scrive:
il nemico
Bixio?
qui
invecchiato
cupo,
raucp,
Sedetevi
è
Carducci!
le
muove
che
anni,
e
i
verso
stelle,e
con-
intorno.
usignuolo. È
d'un
mille
udivasi
dietro
ed
eroici
marciando
delle
muore!;
petti
il canto
Obbedisco;
è
pesta
cadenza,
quelle
il cielo
e
fango:
voce
tacito,
degno dell'eroe,Giosuè
con
non
in
la
sua
Mentana:
e
squallidi, plumbei,
Del
avvoltoi
è, ahimè, il
sera
a
la
su
Ed
si
egli
improvviso.
con
manda
Roma!
a
mesto
maglia
degli
e
con-
dispersi
pastore,
d'ah
donna,
di
come
rombo
il
d'una
silenzio
poi
e
il
stende
Egli
soave,
immenso
l'aria
per
vecchio
un
È
del
un'alba
e
l'esercit
del-
capo
suoi
vestito
nebbia,
come
dai
lungo,
a
vano,
a
schiavisti.
gli
contro
porto. È
nel
voleva
prateriedell'agroRomano;
ottobre,
Si
DISCORSI
E
si
di
vincerete!
e
„
e
tutti è
caro
colui
per
alcunché
cìie ci
redense
di
EROE
L
nel
di
che
I97
gloria; ma
più familiar ricordo
e
grado di cittadini : nel Re,
ogni ordine
a
Napoli che l'eroe restituì a sé stessa
nella
e
sangue
lui è
ITALICO
in
nacque
nei lavoratori, dei quali egli conobbe
la
all'Italia;
vita e soffrì la fame; nell'esercito,
che l'ebbe
generale
e
Varese;
a
Lissa;
a
le
per
gli
il
nell'armata,
de' suoi
alto
più
de' suoi
memoria
sua
si
Garibaldi
che
Washington
e
volle
non
restar...
e
consolano,
e
Garibaldi, ed
E
rinnegato1
i nostri
di
infelici
sradicar
della
fame
nelle
notti, per
della
e
nelle
ed
fuori
sono
giati,
spre-
Garibaldi,
ebbero
Ulisse
essere
loro
doveva
esule
Grant,
Itaha
in
Rio
Grande,
terribile
lavoro
altrui,ne'
terre
febbre, sentono,
le
un
stringono,e
quando
fazendas del
dissodar
e
E
e
esservi, magari, ferito,imprigionato,
Iloti,nel
selve
Verità:
si
perchè
potè,
non
Bassi,
secolare.
che
guide
potuto prender posto vicino
Lincoln,
a
le
preti,sì, che
salvatori,Giovanni
là avrebbe
raglio
ammi-
martiri, Ugo
perseguitati,linciati^essi
a
nei
prete; clero
un
voluto
gli forniva
nobiltà,che
regolare e
nel suo
nome
patria, gl'Italiani
e
della
nella
il
efficace
frate
l'avrebbe
anche
schiere; nei preti...
sue
dettero
più
nella
che
piccade^il
deUrii
gh Iloti,galoppare
divino
Filibustiere.
Ili,
EgU
per
tutto
è
sui
fendè
mari
visione
sull'Alpi
battagliòin
che
la
però
tre
con
che
vecchiaia,e
su
e
guerre
una
corse
cui
patria, che
i
presso
e
vinse
fuga più
laghi, intorno
a
da
cui
invano; sugliApennini
mirabile
tutti dalla
diresse
apparisce
d'ogni vittoria;
fanciullezza
il Piemonte
e
sino
il Lombardo
alla
;
198
PENSIERI
nelle
in
e
d'
giunchi
dei
attesa
dove
dove
monte,
de'
spariva
officine
tutti,nelle
nelle
nella
studio
nelle
La
alcun
del
mi
Poeta.
paragoni
limando
là
E
a
caserme
patria? Quale?
O
abbiamo
posto
lo
nazione
il
dove
vero
suoi
E
de' suoi
de' due
tanti
altri
lo
se
conquiste
sue
! Uno
che
parola,qua
simile
a
che
nome
la vostra
del
due:
questi
giunse l'eroe,
non
civiltà
della
vostra,
e
sua
merasse
v'enu-
inventori, scrittori,pensatori;
le fortune
Garibaldi
quei
poeta!
rispondereste: Dante!
glorie delle
il
vere
scri-
di
viso
è
di
magnificassela
confronto
a
quella della
i
Non
e
uno
della
straniero
in
e
ora
l'altro
o
uno
mossa.
chi misconoscesse
a
l'uno
In
dell'eroe.
o
Se
faccia
da
del Generale
Qual
voi.
me,
di Garibaldi.
qualunque
Dite
a
mano
stessa
quali l'industria
No.
in
proclamereste
sé
faccio
fa
la
scrivere
per
vi
saldando,
altro.
qualunque
a
anche
venga
scrivere
tra
non
nei
che
posi
come
distacco
soliti
dir
d'un
apparisce
nelle
Ieri levai
solitario.
correva
penna
brevi;
donna
sua
cascina
Ed
campagne,
meraviglia
e
sull'Alighieri
poeta
trionfa.
donde
e
pensatore
povero
c'era
la
con
i
tra
scuole.
tutti. Non
A
popoli ;
guato
ag-
insanguinato e prigioniero;sulla
Gianicolo
del
vetta
sedeva
in
corsaro
movimenti
palude
una
sublime
riposava,
braccio, inseguito a cannonate;
in
e
cui
isole, tra
DISCORSI
E
imperi;
nomi
ne
esaltasse
straniero
i fasti delle
e
voi
rispondereste:
esser
essi
bastano
ma
le
zioni
rivolu-
sue
scegliereste,per
avreste;
voi
a
tutto.
Dante,
Dante
corse,
lo
scultore
che
somiglia
alza
a
d'anime, comprende
le
vele
Colombo;
per
Dante
acque
che
tiene
gelo;
Michelannon
mai
gliocchi
EROE
L
fissi alle
ora
i
E
stelle
pesi,
purifica in
Garibaldi
ed
se
non
vuol
Egli
vincere;
che
Tra
il vostro
a
sé)
vita
due
a
Ma
attiva.
i
negassero
all'eroe
vinto
di
eroiche
mille
formula
vivo
e
da
la
dell'Azione, voi
il
Ravenna
l'uno
e
se
fanno
non
una
e
una
penna
grande
Dante
e
l'altro
vendetta
Garibaldi.
diede
giovanile
formula
si
negasse
Pensiero
grandi
che
cioè
se
baldi
Gari-
a
la
e
non
il
volmente
agenomi:
poeta
l'esule
mondi,
Caprera;
e
che
guerriero,
de' due
ma
—
saltando
i due
rosso
di
il solitario
del
accoppiereste,
l'eroe
e
se
—
perfezione
il
vite
morto;
generazioni,
pallido pensatore
dell' oltremondo
e
allora
venti
su
la
e
si
presenza,
colui
Mazzini
Giuseppe
della
o
secoli,diede
Dante
di
lare
par-
m'avvince
il fremito
sé
nei
spente
che
codeste
da
in
che
seconda
vostra
due
e
accogliente
gloria
galantuomo!
contemplativa
rinnovata
vite
dell'antico,
ma
Dante,
vita
tutte
l'amplesso
rinnovata
all'Italia
di
pregi
la
di
poema;
proposito (per
a
all'Italia,in
se
usiamo
della
o
forte
ofi"eso
scolastico
proposito
mirabile
suo
scegliereste,a
fosse
anche
sa
più profondo
Principe
nomi
linguaggio
il
vive
fratelli;
i
ma
e
che
Sforza
uccide,
morire
senza
libertà
la
uno
o
ma
passate
Mario
un
U
sa
e
suo
orgoglio
il
solo
ingenuo
questi
si traggono
vostre
per
quando
che
il
è
Carmagnola
non
alfine
trova
le
combatte
un
Ariosto
un
Machiavello
un
che
che
cui
a
comprende,
solo
non
militari.
conciliare, anche
Ferruccio
un
punto
tutte
l'imperio,
per
al
emenda
Cesare
un
I99
Galileo.
glorie politiche e
crudeltà,
chini
ora
prepara
Garibaldi?
ITALICO
non
una
un'eterna
di
hanno
spada,
dicazione:
riven-
DISCORSI
E
PENSIERI
200
IV.
Ma
anche
io
somiglianza
e
delle
due
Io
ho
uditi
Fu
in
in
un
un'ombra
tutta
silenzio
solenne
dei
quando
della
quella
selva
antica
Quella
selva
fu,
foresta.
assiduo
i turbamenti
di
Ravenna,
da
una
condanna
ad
aver
non
più
E
Vi
giungeva da
giungeva dopo
le
dopo
essere
sterili
arene
del
e
lido
il
ad
spriti
ina-
gli aghi
ed
E
di
a
ramo
stenti
di
e
stato
ributtato
meteora
; vi
dal
se
vi
invano,
fra
terra
dalle
quattro
il
per
nelle
mare
giungeva
che
arso
Garibaldi.
marcia
la
una
diletta
cosa
difesa
lasciata
di
mutare
anche
d'una
perturbab
im-
e
essere
giungeva
Adriano
interno
rischi; con
ogni
aveva
d'un
alla Pineta
lasciata
aver
raffigurò
doveva
non
modello
innocente
ed
mano
baldi.
Gari-
errò
nemico
essa,
aver
serpeggiante
scatti
conclusione
rifece
lo
che
nemici, dopo
mare,
rapida
attiva,la
traversie
pini.
mare,
dagli
e
faceva
contro
essa
li
turbato
forse. Dante
che
Roma,
di
e
probabile,
è
giungeva
ad
di
avanzava.
Dante
errò
virtù
dopo
poeta
sussurro.
tagliata la
;
piede
essa,
amaro
morte
caramente.
eserciti
e
di
del
selva
tra
marina
vita
vita
nell'esilio
nella
il
esterni, che
Dante
di
come
In
perfetto della
stato
vivo;
che
via
nomi
insieme,
resina
impaurito
schizzavano
brivido
divina
di
due
religioso, appena
e
lungo
esercizio
e
odorata
e
veduti
grande
una
la brezza
quando
un
In
in
la
sento
pensiero
dire,
d'uccello
pini, via
a
ramo
lo
strillo
fu
:
cavallette,che
delle
in
Sì
voi
spirito,dei
del
ho, si può
li
parlare !
qualche
da
mio
dell'eroe
anime,
dell'azione.
nel
l'unione,
e
di
agevolmente
più
come
ripe
una
del
foci del
sulle
E
fosse
ed
spezzato
o
a
non
era
cani
più
cosa
fiutavano
Ma
là sopra.
si ricoverò
cui
ebbe
già
il
il
pace
di
passare
paese,
d'albero
faceva
loro
conservare
preti;
e
e
di
che
volle
non
Modigliana,
di
Somarino,
per
certo
una
un
taciti,
paura,
cevano
si fa-
in
capanna
il dono
panna,
ca-
che
essi volevano
sapevano:
tradì. La
assicurava
di
bracciante
in
lo sbarco
Ravenna,
vita
somma
di
e
Romagna
Don
liberatore.
tuo
buona
di
clericali,carbonari
e
mai
Tutta
tanto,
Tutti, là,
nessuno
popolano
in
e
tramutavano
mano,
fortuna.
Sicilia,il
si sfamò
vendere
senza
d'Italia,e che
tutti,e
luffìna, un
Calatafimi.
in
in
Roma
albero, l'ospite loro;
sua
braccia
Firenze.
di
esule
casa,
vano
raspa-
ombra
di
impero
i
e
ziosa
silen-
sue
in
tacevano
prete
le
casa
la
o
già
e
di
nobili, patrioti
ti conservava,
un
in
viveva.
ma
grande
e
aveva
Romagna
tra
nella
in
mano
la sventura
per
popolani
La
fretta
un
a
malfide;
sabbie
angoscia. I romagnoli
quasi indifferenti,senza
in
diletta ;
profugo
grande
Lo
Dov'era?
intorno,
grande
s'era
palude. Egli
viveva.
il
già
in
là
dove
palude.
le
avviluppava
Io
cui
paese
dalla
già
squadre
colpi di fucile,s'egli
a
sotto
là
addossarlo
caramente
egU
accolto
aveva
era
d'Italia.
ingoiato dalla
vaganti
l'Italia
l'eroe
stato
dormiva
e
invisibili,
quei luoghi
ingoiato
ogni
di
in
finirlo
e
rosso,
accorrere
un
formicolìo
un
stato
Anita
sua
Fu
d'Italia, per
albero,
un
si lasciato
La
nemici
era
Non
era
solco
gran
infranta.
tratto.
sparito
era
i
cercavano
muro
d'un
ogni parte
per
un
si fosse
vi
e
nemici;
austriache
già
Po,
svanita
infiniti
di
caduta, lasciando
fosse
Tevere
20I
ITALICO
EROE
L
Verità,
sala,
di Mar-
preparava
Sant'Alberto,
sua,
un
e
che
non
cappello
PENSIERI
202
che
nel
del
allora
poteva
sollievo
la
per
umile
poteva
essere,
vedeste,
voi
ritaUa
Così
Dante
Reggio
l'uno
l'altro
e
dietro
sé, l'altro
compiere
e
uditi
a
silenzio.
di
La
loro
le
rispondevano.
e
Roma
E
essere,
la fonte
albergare
e
ma
sì
sia
una
che
il
e
la
pure
via
non
mirò,
am-
che
della
come
la
re
assegnava
potessero
che
tempo,
che
dopo
è
che
della
alla
che
così
doveva
prudenza regnativa,
là
pastore;
incontrarsi
attiva:
di
Roma
sede
la
si
piangeva,
riguardo
nudo,
quel
voci
contemplativa,
vivesse
al
le
e
vita
giustizialegale e
col
del
siero.
pen-
quella
in
l'altra. Ciò
di
esce
ne
in
ancora
Dante
due,
là ambedue
ancora
di Roma
e
nel
veduti
e
l'uno
tutti
avevano
era
di
pensiero
l'uno
morte,
s'incontravano
parlava
distanza
a
vissero
echeggiavano
principio e
che
E
che
spogliate delle contingenze
doveva
Marsala
esule
di
sentenza
piangeva, parlava
ragion pratica, ciò
lo
lo
il mondo
e
Pineta,
ombra
voci
l'una
nel
è
nella
io li abbia
ombre
che
essenziale
qual
voi
da
trovarono,
immensa
che
le loro
E
cavalcare
per
dice
Somarino,
intorno.
tutto
pare
parlare.
si
una
l'opera
me
soHtudine,
vi
Volturno;
al
Garibaldi
e
fuggiasco, con
E
ebbene
di
fu.
l'altro
per
po'
un
—
il soprannome
bracciante
piombo
vedeste, Bruzziani,Lucani, Campani,
lo
e
secoh,
il
per
da
trascorrere
di
che
scorta
dare
vecchiaia
vato
conser-
di
palle
poteva
famehca
sua
sei
Siciliani,il Dittatore
o
Faro,
poi gU
che
cappello
un
procurargli
venduto
e
questa
al
Generale,
gli restò
petto,
DISCORSI
E
anche
il
un'altra
e
e
pastore:
al
impacciarsi
re,
e
PENSIERI
204
Ma,
dall'
antimperiale Garibaldi;
effetti
gli
In
qual
vero
di
avesse
voluto!
Garibaldi.
che
ciò
non
a
segnacolo
fa
di lui
tutti
i costi ?
patria
suo
per
della
tra
il nazionalismo
la
del
sua
nella
mutar
guerra?
e
Nessun
Nessuno,
suo.
figura, nota
sua
nulla.
la
amava
la
volesse,
cosa
tra
e
Egli
faceva
Egli
anima,
I
la
i clericaU
avrebbe
nazione,
altro
non
la
tutti
come
toghere
vorrebbe
nel
nulla,
suo
la
il
della
sapeva
repubblica,
l'internazionalismo,
pare
cialista,
so-
Partigiano
Partigiano
Dunque
sappia,
nato
illumi-
soltanto
altra.
e
?
tutta
ne
e
pace.
ci
Patriota
combattè
monarchia
carattere
di lui
popoli. Dunque
egU
guerra.
ch'io
a
e
qualche
contro
guerra?
pace?
che
qualche popolo
la sua,
e
Oh
?
internazionalista
vita
dicono
i
—
faccia
dittatore.
e
che
tutti
per
niano.
mazzi-
combattuto
non
come
dell'avvenire
il sole
voluto
Emanuele
che
più
italianissimo,
sola
una
Vittorio
e
maestro
dunque
L'aver
generale
stato
del
aveva
fu
il
ora,
il Generale
Se
non
Non
monarchico,
un
essere
salutò
Egli
guerriero
ItaUa
dice
pensiero
monarchico?
—
Garibaldi?
si
—
dei
si riferiscono
per
come
o,
voleva.
fu
il
tiranno
un
il
ridivenne
cacciato
chi
scritte
l'ultimo
Dunque
dunque
il
A
stesso.
sì
e
significandone
questo:
parte
è
—
libertà,
questa
libero, ossia
Mazziniano?
il pensatore
E
per
la
è
è
lo dirò
sembrano
Garibaldi?
partito
fu
sé
per
Non
parole?
queste
che
ve
Da
si vede?
parte
e
Dante
segni.
che
fece
si
Neri,
i
e
da
libero:
di
dirò
dall'imperiale Alighieri
sì
ottenuta
e
DISCORSI
io vi
intenderci,
per
voluta
E
la pace
tra
più
coerente
a
aspetto
aggiunger
quella
così
nulla,
2O5
ITALICO
EROE
L
VI.
Eppure
chiediamo
debba
appiccare
parte
come
nome,
suo
e
sempre
ha
patir quell'aggiunto,non
nulla, è
è
non
morti;
di
quelli né
la
parola
dal
esso,
stesso,
volume
Sono
Direste
vita?
uomo,
vivi
né
Dante
né
é
ma
tagha qui
del
feci
parte
vestibolo, che
Cieca
direste
il mondo
ebbero
non
sdegnati dalla
coloro
a
me
per
bassa
e
lascia
non
stizia
giumia
la
fama
esser
me?
per
Quel
destino
nella
di
io
fece
egli
né
Ma
io
lieta
non
nodo
so
ebbe
era
è
parte
la mia
io mi
da
io
vera,
quelli che
perfettodi
Dante
sono
Eppure,
sando
pas-
sì,
é
ghieri
Alivero,
io.
né
la mia
volontà
quale spada quel
che
viltà:
vita
sfere,
sventura
contrapposto
l'innominato.
libero,perché
sonava
la
per
diverso
il
sono
le
per
nella
l'inferno,
attraverso
e
e
il rifiuto per
quello
e
il monte
mistico
nell'atrio, io
che
fuggito
il supremamente
sono
restano
colui
per
il fuoco
per
:
e
oscurità, cecità, nullità
l'ho
io
morte,
il baratro
per
e
che
non
angelo,
un
Ma
che
me
simile
misericordia?
e
di
dice:
e
voi
io
si
dell'azione,e risponde prima
eterno,
i neutrali
con
insegna?
io
fratello
suo
sia
fedeli...
né
Confondereste
—
e
ribelli
al
che
ancora
è
non
Dante,
di
da
tale
è
carattere,
degli ignavi
un
mettiamo
e
chi
vero
che
qual aggiunto
ognuno;
a
cora
an-
dovremmo
necessità
par
in
partito, perchè
o
ciò che
lui vivo
a
qual aggiunto
lui morto,
a
al
appiccare
chiesto
si fosse
se
spiego
nodo
in
una
1 io
che
sicura, balda
voce
tagliatocon
aveva
ne
guisa
impaccia dentro,
e
voi
vi
spiegate
ao6
in
un'altra,
d'una
volli
io
alle
fu nulla
E
gl'ignavi
e
in
stesso
In
risposto.
Egli congiurò
Carlo
per
da
nave
e
Alberto.
Egli
Egli
a
aveva
Mazzini,
Marsiglia
gli
ora
e
rispondere;
col
del
confidò
e
grido:
fu
bandito
egli combattè
bordo
della
pontefice
de'
cristiani
la
detto,
"
rivolgeva
di
fare
a
Giuseppe
Dopo
coloro
il bene
Da
guerra.
contro
Stati
un
Roma
e
guerre,
congresso
e
in quaranta
dell'Europa
uniti
per
battaglie, e
mandava
avvenire
„.
la pace,
per
Roma.
in
i suoi
e
E
nove
sul
e
suo
più
la
moveva
capo
fra
placidi raggi
cui Dio
e
fine
nuele,
Emala battaglia
a
„,
gli
tito
sen-
Vittorio
d'Italia!
;
vecchi.
s'era
sempre
e
sua
cristiani
di
mano
salutava
al Re
missione
santa
anima.
nuovi
Teano
si
sua
ne
; ed
me
affilata,
de'
stretto
Salute
la
e
a
quale,
avrebbe
—
spada
impacciava
Alberto,
il
—
per
il verbo
aveva
a
Volturno,
la
al
fui io.
io
io
quella
aveva,
fare)
rifiuto,non
parte
sono
ignominiosa
braccio
suo
Io
—
libero,
partito fosse,
o
feci
mi
aveva
traffico, bevuto
offi-iva il
parte
Io
Carlo
morte
a
il
distingua,
che
che
contro
condannato
e
di
risposto.
il nodo
via
fece
azione, Garibaldi,
—
verità, egli
tagliò via
lo
dell'
vivente,
avrebbe
—
che
fui
poterono
o
me,
spada
una
così
e
per
bestialità.
con
che
colui
risposto?
avrebbe
come
nodo,
seppero
poeta
suo
antica
sventura,
non
nome
il
sottentra
interrogato
e
ha
non
d'un'
voi,
per
mentre
e
retaggio,
veramente,
della
cote
volere,
DISCORSI
tagliai,quel
lo
io
che
(ciò
c'è
primitiva,
colpa
arrotai
che
che
ma
Ebbene
e
E
PENSIERI
neva
propodi
ogni
le armi
incanutito
insurrezioni
"
il sole
l'
del-
ITALICO
EROE
L
207
VII.
O
giovani, io
anime;
lo
e
Prima
arti
nutrisce
che
ha
che
ha
da
da
Non
forse
fare
nella
vostra
più
generosa.
può
a
felice età,
Ponete
più
lo
so
volete
stabilire
il
così
quale
può
ne
Voi,
l'idea
non
Come
dove
e
Il
più eroi?
e
stioni
que-
sanno.
se
:
sate
pen-
inimicano
se
ora
problema
martiri
non
tutti lo
cercate
non
non
nelle
pensiero
e
che
gli altri,già
e
rimprovero:
io
e
meno,
essere
uni
qual
l'arte
posto nelle lotte che
ne
ratori
lavo-
giovani
e
fare
sappiate
gli uomini,
ve
vani
Gio-
lo provo.
e
determinato
il vostro
il vostro
gli uomini.
abbiate
che
vostre
questo.
voi
essere
dividono
essere
è
voi, gU
ancora;
quale
si
manuali,
ancora
provato
arti intellettuali
scegliere,prima
arte
vi
delle
delle
segreto
l'ho
perchè
so
lavoratori
delle
il dramma
so
dramma
comincia.
Dice
che
voce
una
voce
materna
:
Sii
o
la
è
allora
(e
**
voce
Sii forte
amai!
e
professa
alla
che
tu
rivedere
sta
coi
ciò
ama
e
che
io
amo
„
profonda)
luce
del
beffeggia,deridendo
i tuoi
della
persuasione
soave
tenera
altri
di
la
fedele, e
religione,che
hai,
ha
morti
"
ciò
sole
la
che
la
tua
speranza
! Sii generoso,
e
vinti I
„
E
dice
"
Guarda
un'altra
Sii
che
giusto, e
picchiano
sul
mai
riposo
hanno
dalla
catena,
e
non
ha
a
pensa
la terra,
raspano
che
che
voce,
ferro
e
sul
sempre
sempre
sociale, alla gleba,
il furore
quelli
che
hanno
non
Guardali
all' incudine,alla gogna,
1
sotterra,
scavano
invisibile,dalla
pesta:
tem-
soffrono
che
fuoco, che
famel
della
legati
necessità
al ceppo
I
208
PENSIERI
il sudore
guarda quant'è
che
il pane
piccolo è
da
iniquamente
che
appunto
che
società
si fa
e
si
che
si uniscono
li
sian
buoni,
se
come
d'essi,
quancattivo
non
si
devono
lascia
che
piano
sap-
rispettare la
rinnega! guarda
nulla
come
toglierlidal fango
per
gettarveli e
siano
tenerveli,
per
puliti!
„
continua
e
guarda
pretende poi
essi
o
per
che
voce
deboli
coi
cosa
si
e
come
esso!
stolidamente
come
si fa
fronte, e
veder
possono
nulla
non
qualche
la
esige
li trascura
pretende
E
che
questo,
assurdamente
o
si
guarda
sappiano
non
con
non
loro!
a
lor
della
bagnano
loro
soffrendo
intorno
DISCORSI
E
soffio
col
Unisciti
gli oppressi!
con
! Senti
esercito
il
dell'uragano:
che
dell' universale
Sii generoso,
scalzi?
Sta
quelli
a
grande scalpitìosordo
degli
"
e
coi
va
fratelli infelici !
tuoi
„
E
di
dice
un' altra
arrochiti
tromba
che
voce,
dalla
che
dire, e scegliere gli uomini
noi!
Noi
abbiamo
figlie figlidei
bisogno
avete
di
noi
ci
ora
rinnegate?
Ed
vivo?
Voi
credete
storica, e impazienti,
popolo
unito
grande
umanità...
e
intero
e
di
non
in
che
è
morti,
chiusa
la
quel popolo!
non
se
E
del
ma
formate
poiché
d'
più
non
nostro
essere
fondervi
un
nella
tutto
nemmeno
patria
la terra
più
ai suoi
abitatori,e ogni popolo
dove,
nel
mondo,
c'è
per
nostri
missione
basta
posto
lui, e
ubper
che
vero
nostra
a
fu
avete
pochi anni,
singolo, aspirate
Ma
poi
essere,
voi,
non
o
questo.
governino,
noi
così
è
leggi cui
te, per
per
figli;e
più bisogno,
ideale
ti
le
squilli
grato,
voglia
tu
cosa
che
combattuto
nostri
giorno
parte, far
la tua
potrai, per
tu
se
Sii
"
lontananza:
giovinetto! Ricordati, appunto,
che
Se tu puoi deliberare
ora
e
da
è annunziata
si
non
spande
specialmente
L
a
voi
e
singoli;anche
nostre
e
e
si
le
piange, là
loro leggi e
missione
dove
che
le
; vedete
martòro
stanchi
braccia
d*
che
è
:
glialtri
uniti
essere
lavorano
lingua nella quale là
piantano la loro bandiera e
E
impongono la loro lingua...
storica
vi spandete
voi
la
è
nostra
e
tutt* altro
sono
209
specialmente
e
lavoro
sia
dovunque
popoli, che
ITALICO
la terra,
basta
non
EROE
si
son
geme
intimano
la nostra
finita ?
„
E
la
s'appressa, e gli squillichiareggiano,
ondate
di guerrieri,
e
ora
miglie:
verora
nere,
passano
il flutto alivolo dei
bersagUeri,la striscia di
dei garibaldini.
sangue
e
Quel che volete, o figli
figU de* figU!Ma è un
I quello per
grande ideale, quello per cui si muore
cui si è innocenti
quando s'uccide e si è contenti
Non
quando si è uccisi! E ora
quell'idealeè morto?
c'è più la guerra? Fosse!... Ma che fa laggiù Dewet?...
Se uccide, è innocente; s'è ucciso,è felice,
e sì quando
la fossa,l'impero britannico
sarà ucciso e gliscaveranno
sarà
più grande che mai e si estenderà, oltre
che
e
Australia, anche
nell'Europa, Asia, America
in Africa,perfettamente da Alessandria
al Capo; ebbene
quellafossa sarà più grande di quell'impero!
voce
"
„
E
la
si fa sempre
voce
raddoppiano,
la fanfara
suona
"
Re
ho
dai
miei
da
lo
si sente
e
di
FiUberto,
Fioeuiy qualche
sfidato
tutte
sono
le Corti
nella
Roma
Fioeui, vi
G.
Pascoli
e
raccomando
-
Pensieri
mio
e
fatto anch'
nuele.
Ema-
io,credo
!
Europa, cominciando
scendendo
stivalato
infine,
a
mettere
a
voleva
nessuno
dei Cesari
Vittorio
passa
di
andato
là, dove
e
ho
cosa
primi parenti. E
cavallo, mi
più vicina e gli squilli
scalpitaredei cavalli,e
dei
Papi. E
che
ci
buono
figlio,
Discorsi
sedere,
perturbab
im-
andassi,
sono
restato!
e
forte!... „
14
PENSIERI
2IO
Dov*è
E
infinito
noi
il
destino, l'altro
di
della
là
e
due
ci
vita
San
alto,tra
Martino!
fosco
e
—
come
che
il sangue,
tornano
cielo
Pia!
Cavour!...
la vita
nel
mano
Porta
giganti,uno
destino
mille
Varese!
e
Mazzini!
come
del
e
in
rapisce
cavalieri
rosso
stringersila
a
di
e
Pisacanel
E
travolge tutto in
diera
gloria; passa la ban-
Lissa... Mentana
e
Bandiera!
vediamo
che
Goito!
Custoza
Calatafimi!
Fratelli
d'amore
Mare!
Alpi!
—
ardente
d'Italia che
tricolore
grida
raffica
una
anelito
un
figlio?
suo
passa
DISCORSI
E
incontrarsi
a
della
patria.
Vili.
Queste
altre
e
nella
giovani, ora,
E
voi
siete
da
non
e
ne
passaggio
e
vuoi
va
odii
tu
d'un
sol
quella
Se
vuoi
la
sospiri d'amore
le barriere
rotte
l'anima
armi
Oh
e
alle
! dico
popolo
tra
dalle
sentinelle
porte
della
io
:
Te
sorvegliato dalla
Tolstoi!
Te
fehce;
e
tua
provo
dice,
ti commovi
d'armi
al
cide
omi-
solo?
E
se
passa,
laceri
più
Se
nazione?
mai
come
dell'Alpi che
perchè
per
nazioni, perchè
popolo,
polizia, romito
solo
lo
lacera, che
patria?
felice,q scomunicato
né
mi
cuore
un
delle
la
per
e
i lavoratori
fratellanza
geloso
via
scintilla
bandiera
pretendi giustiziaper
ancora?
in
ha
e
passo
provai;
che
nobile.
e
dall'altra,se
or
via
o
cuore,
docile
perchè
la guerra,
reggimento
per
lo
ragione
d'un
gloria
come
con
perchè
soffro. La
Se
esempio:
dall'una
or
so,
nel
giovinezza
vostra
Lo
risuonano
vi
commossi
tutte.
ancora
voci
vuoi
pendi
vegliano
dal
sinodo
lavoratore, Leone
tanto
alto
è
di te
PENSIERI
212
veduto
sé
contro
DISCORSI
E
eroiche
queste
battaglia,udite
nella
schiere, e
le
voci
eroiche
lingua; né Latini, né Tedeschi, né
hanno
Finni; e no, gU Anglosassoni, non
lingua,che
nostra
rosse
sono
non
parole amiche;
là
accorse
dove
boero, rifatto nell'Africa
nelle
Pampe
vuol
d'America;
cancellare
e
italianità,
Ma
noi
e
là;
noi
non
corroso,
come
noi
Trento.
a
nei
la
secoli
lingua
o
si
orecchio
dell'arabo
anche
Messinesi,
bombardati
di
Mazzini,
il posto
là
non
nel
dai
siete
E
Borboni,
intanto
offesero
che
Del
come
vada,
ci
non
c'è
resto
messinesi.
linguaggio, o
vostro
anche
Dante,
finché
?
—
fito
ammuf-
di Dante
Chamberlain...
di
fiori
termine
anche
sua
nale
nazio-
memori
negli anni, tu, o Garibaldi!
purgherà delle tr accie arabe,
il delicato
era
della
segni
la statua
Porremo
come
il termine
piede
dell'umile
Trento, perchè tenga
a
i
di
porremo
il Garibaldi
proprio l'Inghilterra
coronavamo
invece
porremo,
le camicie
e
galoppava
italiana
col
sentito,
mandriano
ora
un'isola
sommuovere
che
—
da
e
della
Slavi, né
nostra
nella
biano,
ab-
non
elettori
messinesi
italiani?
voi
IX.
Se
come
se
un
popolo grandissimo e potentissimo,
l'inglese,aUigna meglio Kipling che Tolstoi;
tra
un
popolo,
che
fu il difensore
indipendenza degli
di
combattere
per
vuol
esso
possiamo
amico
di
altri
popoli, e
il diritto
contro
ora
conquistare
noi
che
tutti,ricevemmo
da
della
e
libertà
si onorò
la
assorbire
l'ingiuriache
l'
del-
sempre
forza,
quel popolo
e
e
che
non
se
sino
per-
lare;
annulfu
più
rice-
L
dal
vemmo
alia
più nemico;
dolcezza
universale
Io
grido
credo
Operai
assurdo)
di
sia
noi
calcoli
che
la
d'altra
già si
l'opera
è
parte
che
fusione, dirò
che
non
varietà
si
sì
unione
sia
ci
prime
universale
l'acquisto
per
Noi
vogliamo
non
di
la scienza
morire!
ha
sia per
umana
così, nel
Io
fabile
può aspirare all'inef-
che
l'unità
loro.
conservarle.
e
desiderare
ciò
contro
per
formano
sulle
pare
assegna
può
non
grande
sia
che
la morte!
eterna:
sicuro, affermare
la
religioneci
il
„
pacificazione e
popolo
un
altri
né
che
le nazioni
proteggere
della beatitudine
con
fratellanza
e
unitevi
degli imperii
possiamo,
quel patto
E
mondo,
e
per
non
morire!
il
tutto
felicità della
a
pace
già cominciano
quest'internazionalismo(e
che
Che
della
giovani,io voglio credere
o
minacciano
già
abbandonarci
noi
?
distruggere i
e
213
possiamo
contemplativa
credo,
"
ITALICO
EROE
.più
che
moltiplicano
via
e
geneo,
omo-
lingua
una
più
ottenersi
primigenio
gas
di
e
un
popolo.
Le
di
mai
moltiplicare.Ci
oh!
ci saranno,
ci saranno,
se
degli sforzi immani,
Si
faranno,
imperii
E
che
si
opporrà
imperii, che
di
si
vediamo
alla forza.
terra;
e
le
i
e
struggere
preparati
destre.
E
e
a
i
si
con
il
o
la
fanno, dai
in
se
immenso
la violenza
uccidere
e
e
tura.
nastruosi
mo-
i singoli
contro
forza
più grande degli
un
fondere...
sono
mostruosi,
che
Quando
formando,
vanno
ci
e
prevalga
già quale sarà la
essi, si apparecchierà
assoggettare
a
noi
forza
c'è
ranno
cesse-
cambiare
e
annullare
per
non
tentativi
già
troppo
pur
non
dei
e
stati
sono
arrestare
per
tali sforzi
popoli. Ma
la naturai
e
via
trust
dell'armi
le armi
ad
cadranno
geranno
morire, si strin-
grandi imperi
sfumeranno
PENSIERI
ai4
lasciando
nebbia,
come
Ma
dell'umanità.
hanno
Quest'ultime
macchine,
leggi
che
cui
Or
dunque
l'essenza
e
è
quel
macchine
volontà
la
è
macchina
avvenire.
il nazionalismo
conserva
singoli popoU,
le guerre
e
che
certe
stesse
il loro
dei
esseri.
sì, con
le
ma
La
impedire
per
coscienti
quelle prime
muovono,
noi;
poiché
esseri
natura;
fabbricano
gli uomini
il cielo
quelle degli altri
si
noi.
attimo
un
degli
della
quali
proprio
carattere
dei
fatti
le
che
più
facciamo
non
le facciamo
con
in
sono
sono
in
sereno
le evoluzioni
elemento
un
DISCORSI
E
il
zionalismo
l'interna-
bero
cancellereb-
distruggerebbero quell'essenza
singolipopoli; ebbene, bisogna voler essere
zionalisti
nacarattere
internazionalisti
e
dissi
già
e
frase
con
molto
nel
tempo
combattuta,
stesso, o,
come
socialisti
e
trioti
pa-
I
Come
anime.
si
Due
che
andaste
poi
a
a
fianco
che
cotesta
che
Certo,
anime
socialisti
o
fa?
combattere
E
chiediamo
a
solvere
a
era
uccellini
all' Ombra
anche
e
farfalle
fossero
a
tanta
con
essere,
bambine),
! Chi
le
chiediamo
e
come
Garibaldi.
fece
tombe
fiori,e
supponeva
canore
al nostro
egli
terna,
quella battagliainlista
socia-
semplice coerenza,
credente
(oh! credeva
dei
a
stessi,prima
di
stessa,
chiamava,
v'invitava
voi
dirimere
vi
chi
l'Ombra
era
due
sono
generosi socialisti,
palicari di Creta, e
dell' Oeta
pascià;
noi
o
battaglia con
una
quel nodo,
delle
coi
euzoni
dunque
patriota
e
voi,
In
generosi, quella volta,
Edhem
con
in
erano
degU
soffre.
si
e
eroe
alate
che
nima
all'ache
delle
due
sue
c'insegni
e
l'eroe
Noi
c'ispiri.
Mazzini
215
che
ciò
amare
Vittorio, il popolo
re
amasti,
tu
la
e
i
popoli,
e
la
gloria dei
de' miseri
il dolore
la pace,
^
guerra
vogliamo poter
il
e
italico
forti.
Ed
"
quel
Siate
liberi! La
tanto
di
credete
tanta
vi
i
direbbe:
egli ci
vostra
che
vero
parecchi
al vostro
sentimento.
necessità
della
stirli d'una
Se
uniforme,
veste
abolire
e
intelligenze?Se
le
cento, al
e
meccanico
chiameremo
come
degne
in
d'un
e
di
averne,
dell'idee; e significacredere
produrne più,
giurato
odiare
che
idee, altro,essere
avere
partito vuol
si sia
a
un
perciò, con
I
a
riforma
ricevere
pronti
a
a
utile
il
tutto
gas
deve
quelli occhi
I
non
e
che
trovar
in
attuarla
mettete
del
non
esempio,
aver
dei
lumi,
lampada
elettrica.
occhi
le catene
mettete
a
quei
a
fermo
nostro
aperti
quell'utiUtàe
I Non
ad
da
modo,
sempre
di
partito.
l'intelletto
più chiaro
della
e
dei
rinunziato
aver
vigore
la dimostrazione
consentirla
d'un
Significa,
per
olio è il
a
carattere, il partito del
Ogni
dire
isterilito
tratto
dell' idee
il lume
di
del
hanno
tattiche
le
umane
Essere
umano
qual
inutilizzare
solo,
Altro
un
;
una
piazza d'armi,
partiti?
è
micidiale
ve:
quasi dell'indegno d'uomini;
perciò
e
le
con
d'anime, questo
reclutare
grido
zaino
dei
volontà, questo
rauco
lo
che
scusa,
di ferro
evoluzioni
ponete
giovani, e
assoggettarli a
e
armarli
giustifica
questo
uniformare
si
non
pur
ciò che
Non
ponete
a
quella
a
in
del tutto.
difesa, il prendere
disciplinadi ferro, e
necessità
anche
si trova
intelletto;non
al vostro
che
ciò
a
si serri
non
principioripugnare
a
si chiuda
non
unito
cuore
simpatia, che
umana
sembra
cento
si trova
Il vostro
il torto.
mente
cuori
le bende
cuori
I
„
6
21
PENSIERI
E
più
E
in
il
volete
non
mi
dell'
si
tutti,non
amai.
E
E
anche
il
il
si
io
l'Italia è
ed
il
popolo
di
popolo
forse
più
povero.
Come
farà
vivere?
Dal
Gianicolo
Roma;
da
odo
singhiozzidi miseria
da Caprera e dal
stesso
invoco
invoco,
vedo
io
Caprera
Sardegna;
mia
volevo,
ma
i
minacciato
più
stesso
la
vi
quelli contro
tempo
di
che
redensi, abbia
nel
l'agro
vani!)
gio-
unisca,
è
per
deserta
io
come
che
popolo,
ancora
combattere, rimangano.
mondo,
questo
voi,
l'umanità
?
è vero
clericali
a
avvenire, volete
con
c'è
non
credo
disfarla.
che
dovemmo
bene:
Mare,
amate
non
colleghino e
certo
quali già
mondo
io
magnanimo,
privilegiodi sparire, mentre
il triste
Or
di
partito
popoh
del
V Italia che
me
al sole
scaldate
i
:
giovani (perchè
voi
che
Voi
"
accento
amerete
tra
T Ombra
continuerebbe,
grave
DISCORSI
E
d'
e
io
e
serto
de-
nel
dall'
tempo
Alpi
navi
voi, più
per
gersi
reg-
trasvolo,
angoscia. E
Gianicolo
a
tuttora
ov'io
tutto
per
questo
ancora
vedo
io
di
e
dal
e
più
batterie.
Ebbene,
necessità
dico
che,
m'è
morte
se
farete
cui
problema
nella
a
Voi
che
le
seccar
sembra
quando
saranno
nascono
dall' esser
partitistanno
la mia
battagha, in
bensì
con
sì da
i deserti.
Che
sparitele
l'Italia
uh
cui
l'arma
io
tomba,
campo,
le
al
questo
più forte
meno,
spender
dissodare
E
sufficienti della
non
insolubile;aver
paludi e
sol
di
si fa?
sì,o giovani,potrete risolvere
avvenire
incruento,
consolare
e
due
tra
voi, giovani, potrete
i cannoni
più forte esercito, e
che
dissidio
Come
morte.
tempo,
dissidio
rimbombano
Maddalena.
e
giovani itahani, questo
questo
comporre
presso
o
armata
avere
ciò
diffidenze
sin
grandi
ora
masse
piede, ma
di
potrà
che
quasi
dei
si ten-
L
gene
pronte
della
vita
che
della
forma
ma
allora
armarsi
che
quelliche
tra
Ebbene,
ragione
illuminato
il vostro
Non
Siate
cessino
alla
date
giudizio
l'anima
Ed
Ungue,
giusto
è
armata
dicono
di volerla.
fatalità ci è
questa
partitinon
come
possa,
la nazione
più
scienza, assoluti
la
e
non
fatale;
sarà
„,
quelli che
partiti.Conservate
in
cuore.
i
acquetata
spesa.
"
vogliono
giovani, contro
o
idealità
parla quattro
poca
con
non
Finché
rimedio.
ella
nego,
di
ancora
risultata;
è
tuttavia
anche
si annoverino
la
che
difendersi
e
si sia
che
cose,
fatale,non
cospirazione
fatale,che
anche
delle
somma
sarà
non
governo
Svizzera
la
può
diverse
e
di
è
dalla
sorta
politiche varie
alla
Ora,
morte.
nazione
una
317
della
combattere
a
o
ITALICO
EROE
di essere,
patria
vostra
a
trate
en-
all'umanità
e
spassionato
e
contro
non
antitetici,
e
un
il vostro
ad
tenere
altri.
liberi!
„
XI.
E
io
ti chiedo
interprete
che
mi
morto
o
pare
il tuo
dato,
pensiero, sfron-
quel rigoglio di
germinare
il calore
dell'azione.
di
di
parlare
la
basta
te
anime
pace
nel
addittato
simile
e
e
;
cuore
—
camicia
fierissimo
sento
due
un
parole
non
e
Ho
tato
accet-
ho
non
paludamento
rossa.
ho
di
detto
cui
lato
par-
frasi:
ciò
che
dovere.
sembrato
Io
tua
Io
costretto;
non
indosso
metterti
per
te, se
farmi
di
eroe,
dire, di
fece
m'è
ciò
così
per
a
di
perdono,
ho
e
anche
dentro
chiesto
diverso!) un
te
il contrasto
l'ispirazioneper
delle
trovar
pensiero. E tu mi hai
come
lasciasti,
Napoleone (quanto
unità
tu
a
me
nel
aquilotto:un
figliomorto
gio-
2l8
PENSIERI
alto, esile
vane,
figliodella
"
In
mi
e
e
guarda
conoscerai
delle
alla
i
sulle
il re, di
ne
due
dei
non
chiamare
per
del
lavoratori
gava,
Navi-
l'eroe
di
il
cui
essere
non
alzarsi
giovane, se
le
con
E
lui.
con
ad
solo
più
è
non
e
torna
e
vicino
fedele.
Manlio
s' abbassa,
e
pieno
cuore
l'incolpabilegiovane;
esser
Anche
lui
la pace
torpediniere dell'Italia.
solitaria
bambine.
s* alza
il
in
naviga più; l'aquilottodorme
non
Nell'isola
il
mare
metro
con
il vecchio
non
renne
pevuole
di
nemmeno
navigazione e di vita. Ma
bello, alto, esile figliodell'eroe, può rispondere.
più
saperne
Sonno
voi
eterno,
al
grande
Fate
voi
imprese;
Un
Non
mare.
di
milione
di
fucili c'è.
Siate
coscienze.
condurre
dalla
Ora
questo
passione,
assordate
da
alle
i Mille
essere
egli chiedeva
tempo
figlidell'eroe?
tutti
s'eglitornasse, potesse
da
poter
giovani, rispondete
siete voi
tali che
i volontari
fate
O
eterno.
mare
d'essere
in
non
rivendicazioni
e
col
Manlio,
"
avrai
popolari saprebbero rimproverare
puro,
additato
dicessi
lui,e
pensa
grande aquila.Dorme,
ne
il
e
mi
tu
Ebbene
la via.
navigava
ora
fa
come
aspirazioni
mondo,
che
pareva
„
guarda,
hai
mi
tu
e
—
solitudine,Manlio.
tua
lui
mesto
e
DISCORSI
E
un
di
miUone
di
postume
sue
dell'avvenire.
chiederebbe
milione
vare
tro-
un
fucili. Il
di
milione
coscienze,
non
fuscate
of-
da partitipresi,
irrigidite
non
frasi fatte.
XII.
Formate,
felice della
o
sua
giovani,
col
angiolettache
Re
vostro
col
suo
giovane
—
piccolo vagito
L'AVVENTO
gentili,fedeli
Donne
dare
cibo
hanno
hanno
che
di
involto
cenci
nella
deposto
e
per
che
non
bestia:
l'infante
nascere
per
cuore
adunate
qui
piccoli della
i
Sta
l'avvento!
siete
il
avete
piccoli dell'uomo
ai
ricovero
e
ciò
È
che
abbandonata,
all'infanzia
pietà,che
della
che
sarà
d'una
mangiatoia
capanna.
Non
—
Ho
era
c'era
sentito
appena
d' uomini
il resto,
dentro
antico
veniva
dal
sin
di
uno
quel
dolce
gli antichi
come
della
fanciullezza
fanciullezza
si sapeva
di
che,
piangere
d' ognun
perchè,
con
al
di
con
del
noi
della
ove,
con
quello
che
genere
tutto
Di
rosso.
la
sperare
chi
di
l'aveva
là
pastorale
le
con
voce
mesta
umano,
non
ticosa
fa-
della
quell'accorarsi
improvviso
madre,
pareva
erravano
usciva
sul
oltre
d'organo
Ne
quel bisogno
collo
S'udiva
lume
un
pastori
addomesticate.
soave
quei fondi
Non
monti.
primo principio
suono
greggi prime
e
dei
mattutino.
l'aria, ardeva
manca
—
qualche scalpiccioche
appena
giornata. In
nell'albergo.
zampogna
crepuscolo
stanchi
già
essi
per
la
sonare
il
cominciato
lastrico
luogo
della
non
si sapeva
godersi
ancora.
a
E
PENSIERI
222
Le
puro.
Quel
un'eco
nel
rossastro,
e
di
le stelle
cui
pareva
lassù,
bello
dovesse
avere
di
avere
pareva
e
quaggiù,
di
perchè
un
limpide
così
così
focherello
Quel
firmamento.
cielo
nel
ancora
di zampogna
canto
umile
così
brillavano
stelle
DISCORSI
d'oro, fossero
e
consapevoli.
Di
lì
a
le stelle
poco
Il
insensibilmente.
si
pastorale
giorno,
il ieri
sonato
è
questo
viene
mai?
come
in
cielo?
vano
pensare;
sono
condannati
come
che
che
si
Vano
loro
che
a
si
è
assegnato,
patire
fame
o
e
l'organo
silvestre
è
e
in
fare
terra
cielo
un
che
non
verrà?
venire?
come
Mai
venuto?
vano
sognare,
singoli e insieme,
e
o
rimorso
;
l'odio
patire
a
che
che
che
ci
fanno
i nostri
facciamo
noi
ai nostri
ciaramellaro, perchè
canti
anche
quello
che
Non
l'avvento
del
vedi, nel tugurio
dell'umile
rito, non
la
tano
por-
il male
inconsciamente
può avvenire?
per
peggio,
porta, e,
che
essere
sperare,
gli uomini,
che ?
venire
da
non
dunque
e
fratelli,
peggio quello
fratelli? Povero
è
che
hai
si dice
anno
che
dice
da
ha
che
ogni
si dice
da
ha
perchè
di
sempre
agli altri;a patire, oltre
non
l'oggi
:
monti,
l'avvento
ha
regno
come
secolo
ogni millennio
dunque ? mai ?
ci ha
prima
dei
questo regno
Oh!
ogni
l'odio
liti,
scalpitìo so-
strascicate,di
voci
come
?
che
regno
questo
terra?
come
era
l' avvento
dunque
nella
lo
rire
all'appa-
strascicate.
ciaramellaro
povero
cosa
vite
finì. E
e
di
sinfonia
la
e
rito
piccolo
scomparvero
il domani.
e
O
spense
sforzo
tutto
e
si
il tramestìo
doloroso
piedi strascicati,di
Era
il
e
cominciò
quel
con
lumino
tacque
dell' alba
impallidironoe
natura
cemente
dol-
così
che
regno
dove
vedi
suoni
forse
un
l' avvento
involto
infante
che
una
destinato
testa,
per
la
a
non
forse
aver
che
forse
aver
non
anima,
sua
la
dalla
mellarOy riponi
Noi
Oh
da
civili
infelici,
e
pochi
di
di
alla
fame
agnello avuto
Ciara-
pane?
suo
suo
piùl
I È l'avvento
da
quando
barbari
! Quel regno
prima,
? Da
(ma quale
fissarono
che
che,
uomini
dagli
fermato
af-
si é
ma
quando prima
un
reietti,poi molti, poi tutti,felici
qual civiltà!),si
dell' Uomo-Dio
incatenato
ciaramella.
Da
di
piccol numero
né
corpo
tempo
il
glinegò
cominciato
allora.
suo
libertà
sua
! crediamoci
Era
il
la
posare
educazione, spogliatodel
sua
la tua
! credeteci
cominciato.
si vede
della
ci crediamo
non
col
cui
su
per
forse
che
società
né
peggio
su
quell'infanteè
che
pietra
cibo
esser
privato
gli negarono
nome
é
non
a
cenci, deposito
sai
mangiatoia?
segregato,
e
in
appena
223
di
di
su
nasce
in
pesci
e
una
di
felicità
quel
fatto
che
carità ;
e
muore
su
vive
un
non
troppo
sono
di spighe sgranate
tutti,
per
loro,
incredibile
stalla,che
pani
la
era
e
nei
campi,
patibolo,
ronato
coschiaffeggiato,
bestemmiato, rinnegato, flagellato,
di spine e inchiodato
a
un
legno. Che cosa
dei
le massime
sono
Vangeli, per quanto soavi o
é la buona
chiare, che cosa
grandi, pur non
sempre
novella
le predicazionidegli
del Cristo,che cosa
sono
le
sono
Apostoli e le epistole di Paolo, che cosa
le argomentazioni dei Dotdei Padri
tori,
dichiarazioni
e
di meditazione,
rispetto a quell'oggetto continuo
che
orribile storia, d'un bambino
è tale semplice e
PENSIERI
224
di
privo
COSÌ
condannato
Dio?
Dio
? che
e
duemila
nostri
dovesse
e
dire,
cuori
dare
ad
un
!
è
nuovo
(i) Fu
fu
dai
al
nelle
lagrime
il martòro
reo,
ciechi
forca
era
ruota
una
era
che
bestiali
e
croce
una
torture,
era
il corpo
di
il
tutto
Terra
nuova
suo
piano,
procede
madre
forche
le ruote
e
(i) Vedi,
reorutn
honorata
Jigeretur.
per
es.
non
i
e
Aug.
Aur.
est
est, putatum.
apud
est
in
Romanos:
quod
et
reus
la
che
la
il rogo
atroci
deposto
credere, il Sole,
e
cui
ubi
8:
trista
una
degli
il genere
Intanto
Ev.
la
verso
dell'Evo
loh.
che
dopo
pianeti, tra
roghi
e
che
l'abbracciasse.
l'umanità.
verso
ancora
cui fu
da
croce,
parere
di
corteo
e
il corpo
disperdeva
al nostro
erano
solo,
cammina
insanguinata, cammina
plaga dei cieli ; lentissimamente
uomini
poenis
in
posta
peggio di quella
Gesù, perchè sua
Lentissimamente,
con
e
braccio
savano
ver-
divinità?
e
comprendere
non
un
con
croce
distruggeva
da
di
il crocifisso
pure
gloria,di immortalità
vergogna! vergogna! E gli uomini
tanto
bolo,
sim-
cui si
per
di
splendeva
Fu
grande
vergogna,
dove
chiese,
tissimame
len-
e
supplizi quello
religiosorispetto
anche
nei
entrato
il Cristianesimo
piuttosto inconsapevole
uomo,
tante
eliminare
a
Da
insensibilmente,
Perchè, quando
cominciato
Croce?
non
potenza
meditazione
sua
E
è
ziato
annun-
selvaggi.Insensibilmente,ripeto:
trionfò,fu
o
la
e
felicità?
di
quella croce.
sentimento
ahimè
della
fa
che
e
tanta
con
miracoH
umano
su
un
aspettato
apparire
tanti
il genere
strame
così
tempo
d'un
povero,
straziato?
così
e
tanto
mostrare
anni
quello
per
da
così
uomo
innocente
pareva
gloria, e
su
tutto, d'un
così
quel
DISCORSI
E
dopo
medio,
Denique
enim
domini
honoraretur,
le
dopo
in
modo
crux
si cruci-
AVVENTO
L
abuso,
l'enorme
che è lo stesso, di
uso
fu fatto anche
supplizi,che
e
guerre
o
225
morte
per
anche
dopo,
in
che
proclamò i diritti dell'uomo,
quella rivoluzione
anche
e
bestiale!)
specialmente (o antica stoUdezza
anche
ai nostri
in essa,
e
specialmente dopo, anche
giorni,e per opera del popolo che si diceva sino a
fa il più civile dei popoli; ebbene
due
anni
tre
o
nosciamo
dopo tutto quello strazio di vite d'uomini, noi ricoche in tanto
il genere
degliuomini si è spostato
la sua
di qualche grado verso
integrazione.
L'ultima
forma
della croce, la forca,va scomparendo:
dell'umile
ItaHa
(o eterni bestemmiatori
c'è più: altrove
ricordatelo!)non
in
insistere
giova
che
su
crede
più difficilmente
l'umanità
faccia
in
E a me
s'appiatta.
questo punto, a preferenza d'altri
dell'umanità:
il progresso
perchè
mostrano
pur
quella che
a
Perchè,
dobbiamo
feroci?
Quel
d'uomo
e
tale,
ha
tanti di
Ebbene
qualche segno
sguardo, il pelame,
fiera,lo
s'esercita
o
anche
sperare,
che
tutti
gli uomini,
E
noi
ben
ha
non
il
consultiamo
un
la
pilaper
che
G.
Pascoli
sostituire
deve
-
l'anima
essere
Pensieri
la corda
e
Discorsi
abbracci
alle bestie.
da
gislazio
parte le lel'indice
e
la nostra
coscienza.
di vergogna
del
che
e
credere,
prodotto
morso
leggere il supplizio dell' assassino
O
si è detto:
Kinley? Chi non
l'umanità
che
e
anche
Lasciamo
pure
sentito
che
dobbiamo
grande,
s'estende
quali sono
e
singoleciviltà,
di
Chi
se
già
già
certissimo.
è
questo
le
delle
sia
io, è fuori
so
troviamo
codesti,noi
verso
che
noi
se
bestie
appena
gli zigomi, la fronte, il cranio, o
dell' umanità.
il delitto!
dice, rispettare le
si
che
affermare
doversi
ossia
bestialità,
è
noi,
ha
ne
Italia,
Presidente
Volta
la mannaia?
del
nel
lavoro
ha
Mac
tata
inven-
L' elettricità
umano,
15
aa6
PENSIERI
che
illumina
la salute
per
martirio
di
lo strale
modo
altri
dia
di
e
vittima;
misteriosi
che
del
si trova
feroce
così
che
egli
tanta
e
ne
muoia
alla madre
e
finito;
boccheggiare
delinquente,
un
codesta
come
di
terrori
lungo,
a
al
nel mondo
quente
delin-
non
dei
e
straziato
assistano
freddezza, con
tanta
e
prima
figliosarà
perchè
non
strage
saper
di questo
peggior
degli spasimi
la
simili?
i loro
il
:
destinato, sì
il loro
invisibile
mano
lentamente
lo faccia
squartatore,
e
con
che
i frateUi
oh!
fratello;
traditore
al
di
gli uomini,
contro
così
uccida
premediti
indizi
che
babbo,
avvisi
che
che
odore
proposito sì
a
supphzi
che
che
Il
egliminaccia, l'usassero,
feroce,
e
si diletti
morti;
cento
al
tutti i
che
cui
strumento
sentì
grande
pensiamo,
e
mondo,
subito;
della
di
e
del
un
dalla
pendiata
sti-
descrizioni!
creduto
con
fine
più
e' indignamo,
di
sì
avrebbe
corsa
già applicata
uno
belle
a
l'avete
l'ha
fate
ne
Ohi
potuto strappare
essi, in
voi
scienza
voi
vita,e
spinge
volare,
La
morte?
Chi
del Tonante
Noi
la
e
che
e
tutto, scricchiolò,poi si
bruciaticcio...
avendo
ci farà
boia?
di
e
si tese
corpo
che
vostro
per
notti
le nostre
già
veicoli,e
i nostri
DISCORSI
E
serenità,con
legge
tanta
eseguisce le sue giustizieesemplari!Bell'esempio!
Noi, profondando nella nostra
coscienza, giudichiamo
arte
volta,
nostra
a
di
degno
morte,
quello
che
hanno
abolito
ha
la coscienza
protetti a
dei
c'è
non
il
fatto ! E
quale
da
delinquente pessimo
civili
popoli veramente
esemplare che mortifica
degli onesti,i quali
patto;
e
facevano,
indurre
più
con
d'uno
a
non
volevano
aleggiava
ancora
usura
di
i
così
questo delitto
tal
patisca peggio
non
delinquenti,i quali sentivano
che
e
che
di
tale,da
dire
la
essere
coscienza
poter pagare
acchetare
al fine:
bito
il deognuno
Poveretto!...
aa8
PENSIERI
E
noi
allora
sognamo
C
è
qualcuno
che
E
DISCORSI
il
grande
fece
infelice! Chi
supremamente
le madri
fuggono,
reggerà più alla
si
stringono al
abbassano
gli uomini
gravi
il silenzio
anelante.
vista?
sua
Ode
È
ucciso!
un
cammina
farmaco
che
resuscita
luogo!
che
i
è
passato,
morti,
sa?
e
ha
dormirà
non
chi
cammina,
e
tra
passa
quell'infeliceche
Caino
povero
Egli va,
È
"
Egli
quando
appena,
i bambini
l'infante,
seno
gli occhi.
bisbiglio sommesso:
nessun
I infelice ! oh !
più rivolgerglila parola? Egli passa,
chi oserà
un
? Oh
il male
novissimo.
sogno
il
trovare
per
si
non
più!
in
trova
„.
II.
voltafaccia
Questo
il delitto
compiangere
l'ha
si
dello
spirito. E
della
che
in
due
questi
ella
è
Ma
perchè
né
sono
ella troverebbe
che
da
loro
sia, né
basso
che
non
di
troverebbe
nei
noi
colui
che
le traccie
v'è
le
chiuso
al
né
alcune
mondo,
delle
delinquenti e
studiando
in
troppo
nei
l'albero
qualche figura a
cui
tra
anzi,
loro.
? l'uomo
il Pantheon?
santo
abbia
trova,
normale
uomo
soli
delinquenti.Perchè
parentela
esser
lattia
ma-
scienza
quelli che
umani
meritare
non
i
l' uomo
da
dal
una
una
in
una
essa
troppo
segnalate
D* ognun
forse
che
o
d'esseri
da
come
verità
trova
geni
crimini
più
negli uomini
le
e
istudia
non
capolavori
né
In
riconoscere
a
commette
fa
dai
sia.
i
o
ordini
giunta
né
alto
considera
degenerazione;
esamina;
commiserare
a
già gloriosa,cerca
e
che
psiche popolare
passa
commesso,
nuova,
che
della
prigione,
Chi
sa?
per
diocre
me-
cattivo,né
anormalità
geni.
genealogico,
fermarsi; stu-
L* AVVENTO
diando
particolaritàdi
è
contratto
che
credo
quei
dotti
normale
tutto
il
di
cui
esiste:
non
sarebbe
l'uomo
più gas?
Sole
essi
già
di
certi
delinquente
che
l'uomo
non
temono?
che
sa
è
Essi
non
Trovano
delinquente, aveva
Ma
madre.
ama
la
non
femmina
Trovano
essi
sanno
morire?
anche
fatale
che
che
tutti,credo,
o
e
stione
que-
nel
che
l'uomo
è
tal
essi
sanno
ciò
le bestie
l'animale
altro,genio
la sorella
in noi
o
la
per
spinta
i
e
e
colui
è
della
geni
non
avanzata
non
l'uomo
i
non
ancora.
genio
il tal
all' infuori
ascensione,
tal
teme
Ma tutti,
tutti portiamo
l'epilessia...
della
che
essi
Ma
per
essi
sanno
facile
è
Terra, perchè
nel
che
tenerezza
in
la
timori...
che
così
degenerazione? È
trovano
l'animale
cercava
il non-uomo
troverebbero
strani
che
perchè questi
normale,
la
candolo
esiste,cer-
dimostrare
parola,
cominciata
parole.
o
di
Giove
in
camicia,
degenerata
sarebbe
come
: e
;
Io
continua...
colui
evoluto, ossia
non
e
la
aver
stratto,
di-
è
di notte
esce
che
come
l'uomo
esiste
Chiamerebbero
esista
mondo,
nulla;
non
dimostrare
sola
una
con
ognuno,
di
calma
una
non
impossibile
felice
l'uomo
nel
di notte,
esce
qualche
troppo, dorme
dorme
:
nulla, ride
per
;
l'uomo
per
è
sospettare
all'improvviso, ha
s'adira
a
cui
abitudini,troverebbe
le
costui; piange
poco
a
di noi
d'ognun
229
che
suale?
ses-
delinquenti,
lo
squilibrio
dal
pithecanthropos
alalos si svolse
V homo
sapiens^e dall' Ao^/o sapiens o
ragionevole si svolge V homo^ che io dirò humanus.,.
E qui, dame
gentili,io mi rivolgo a voi, perchè
che
vi sembri
temo
abbia
accolto
il
già che io non
vostro
lezione
alcunché
pio invito,
se
d'empietà. No,
del
libro
sacro
per
non
cui
per
dame
a
farvi
ascoltare
gentili.Io
cui
vi
credete,
una
ricorderò
e
vedrete,
PENSIERI
330
che
là
che
ciò
Non
è, questo,
il
trovare
nesso
un
la
e
la
che
umano
di
somiglianza
di
cacciato,è
dal
debba
quella
Nata
dal
ostante
non
e
che
ammettere
quali
loro
simili.
Si
mostrò
bestia
"
che
O
dalla
Non
era,
E
r
vero:
un
il
non
si mostrò
l'uomo,
Era
turo.
fu-
facilmente
delle
che
fratello,
edificò
bestie, non
fu
le
la
Caino,
bestia
homol
la
città!
prime
sapiens questa
bestia, ma
le
città. Perché
le
che
e
Ma,
bestia
più
così
bestia
mitiva?
priob-
così
„
V homo
ragione, se
non
il soffio di Dio.
sé
narrare
molto
quale
destino
suo
a
primitiva, fosse
l'uomo
sapiens, svoltosi
veramente
uomo.
è.
vecchio
concetto,
codesto,
e
case
fango impastato
le
edifica
come
noi;
anche
e
la
non
dal
intelligenzache distingua l'uomo
le
il
messa
com-
il
uccidono
più
cioè
fratello
bestia.
sé
fu
lui,dopo
diventò
case
era
avreste
bestia
in
però
quand' era
in
aveva
non
di
le
era
non
E
anche
fu
l'uomo
poche ore)
del
che
sione
persua-
Subito
antropologo
è
bestia
seguita
dunque
biettate.
la
edificasse
uccise
E
vi
che
a
l'uccisione
soffio,ella
le
appunto
mente
fedel-
la
libertà.
si racconta
limo, aveva
bestie
Bibbia
di
e
ciò che
che
questo
che
Bibbia,
tempo
uomo
delle
ostante
i sistemi
e
servire
con
questo
fratello. Non
bestia
la
grazia
subito
potenzialmente
una
quello, ma
dunque
dall'Eden;
fu
che
di
o
(i teologi computano
cacciato
le idee
tra
dell'irrequieto
genere
la soppacificherà,credete, con
pressione
questo
istato
sofistica:
concordia
tutti. Dice
in
creato
si
non
di
è
che
ciò
a
di arte
più disparate, è
della
causa
esercizio
vano
le credenze
e
sia
contradice
non
scritto.
è
era
DISCORSI
detto,
ho
io
E
la
bruto.
rondine,
lucciola
che
vero,
ha
Non
e
di
saputo.
AVVENTO
L
lunga esperienza, scegliere tali
con
luce
aver
la
e
nelle
hanno
le loro
della
chiamate
qualcosa
non
anche
cui
a
necessità.
e* è
macchina,
di
c'è
altri
abbiamo
lucciole
diversi
dai
e' è
non
nubi,
non
siderati
con-
dimorino
in
che
pensare
noi
necessità
cui
a
gli insetti alati,le
e
dove
a
dire
libere,che,
e
stessa
e
comincerebbe
essenzialmente
le
tra
loro
ragni. Quando
pianeti lontani
mare
chia-
umana,
monti,
perfetti,i quali
io, gli uccelli
so
i
e
cieche
ciò, alla
con
che
s' impone
opera
di
volo
facessero
non
che
e
i
e
servazione
con-
vuol
istinto
mirabile
c'è
non
più
ubbidito,
conigli,che
E
traforo
forze
di
la
tal nesso,
in
sottrarci
e' è
non
esseri
pianeti,
loro
e' è
non
mari,
asservimento
da
E
granai,
quest'ultima,dovete
possiamo
una
navigazione
i loro
quella prima.
non
ha
il miele
L'intelligenzae
tra
sono
cui
con
fare
cui
con
hanno
naturale
istinto
istinto
come
cibo
città.
vita
sostanze
lunga esperienza
con
formiche
le
e
cera;
castori
se
notti,e
sue
l'ape scegliere tale
saputo
i
231
che
pensare
tessitori
ragni
dei
l'abitatore
noi
siamo
dalle
e
ciole
luc-
fosforescenti?
Quando
e
noi
abbiamo
che
—
dove
dare
il loro
?
cosa
latte
piangere e
padri degU
ma
ad
ai loro
uomini
non
anche
per
trattengono
alimentare
i
e
dove
cosa
qual-
riconoscesse
andiamo
o
degli
stando
conqui-
quando
uomini
siano
atti
a
cioè
al loro
fornirselo
tremare
educarli,istruirli,
loro
la
tutta
aver
presso
piccini,ma
vita;
fecondata
lei,e
non
diventano
solo
e
basta
non
piccolie provvedere
basta
non
facciamo
noi
libertà !
alle madri
tribolare
si
La
—
fin che
vogliono
ma
che
conquistato
stupisse,che
sostentamento,
sé;
vedesse,
quell'istinto,
quando
contro
che
dove
da
e
che
ai
mina,
la femtano
l'aiu-
i loro
più
PENSIERI
232
solleciti
attivi,più pensosi, più
che,
padri
altri
queste madri
ancora,
se,
quelli che
questa povera
ha
rinunziano
esclamerebbe
cauta
fredda
e
terra?
in virtù
dai
della
homo,
V
sapienza stessa,
sua
altri animali
in
della
ragione,il
Ecco
l'avvento!
abbia
non
il regno
La
l'adito:
Io
pietà
vuole
e
lo
del
armi.
Giustizia, come
"
Sono
le
movimento
dell'antico
nuove,
piangere ! È
un
ha
che
che
gli
disordine
nuto
avve-
il fiero
regno
bene
già, sebla terra, è
tutta
le
ferro,
cui
della
cioè
che
ha
appreso
stizia
giu-
re,
la pena
i
scosso
a
siccie
mas-
la
i tuoi
Portano
nell' anima
le
tenta
soglia sta
insegnato
ha
precluso
era
anch'essi,
vittime.
intimo,
bruto,
di
sulla
vittime
loro
è
volontà,
dove
entrare,
carcere,
contro
grida.
oltrepassa le gabbie
in
dolcezze
dice
non
a
cominciato
della
cioè
potuto,
sentimento!
del
è
pietà in
miracolo
conquistata
pietà,
Tutto
porte
qual
che
Quel
senza
quella degli
sapiens ha potuto
Vhomo
regno
ancora
della
libertà!
questo
dolce
la
contro
superiore
Per
lontà!
vo-
egoisticae
portata
selvaggio pianeta, dopo
questo
in
della
della
contro
ma
tanto
humanusl
—
mai
bipedi
sapiens, ha
terreni; quando
homo
divenire
ha
così
sapienza,
sua
mai
inseminata
legami
Chi
ragione?
Quando
digiuni,
come
—
d'animali
genere
liberarsi
potuto
sono
deboli, caduchi, efimeri,
pianta
questa
questo
come
ali ha
d'esseri
razza
tarsene
esal-
godere, perchè
a
a
fiorire
potuto
questi
e
mangiare, perchè altri non
muoia.
vivere, perchè altri non
Ora, come
pianga,
non
quell'essere superiore
la
maestri;
e
da
figlidegli altri;che, cosa
dei cieli,ci
quel figliopiù puro
gliuomini
tra
guardiani
ai
pensano
in
a
mirabile
più
cosa
DISCORSI
E
lui
a
di
nervi
spasimi
ridere
di tutti
:
o
e
e
a
le fibre
L
del
cervello
hanno
non
233
AVVENTO
alcuno
in
più
primitiva regolarità.Il sentimento,
il
come
bene,
suo
Giustizia.
ragionevole, o
che
Più
Se
di
?
posso
da
Utto, che
fosse
di
catene,
dunque
giustizia
lo mostrano
in
dato
in
senza
che
lasciare
che
bisogno
di
d' altro
Ma...
grado
de-
il delitto
mannaie
Ma
delitto
il delitto
delitto,ossia
anche
è
se
forma
nella
gli
minano,
abo-
già assai, quando
cuore,
e
vede
non
al
quest'orrore
nel
o
affatto.
tal
a
—
„.
quell'orrore al
appunto
palese
pena
fossero
mortificazione.
o
puoi
potere
non
veramente
stesso,
morte
la
uomini
sé
a
cosi
essere
che
più
di
dici,si potrebbe
tu
pena
dice
porta
nuova,
Non
male.
suo
soggiunge,
sentire
cosa
Perdona
Ella
—
ella
gli uomini,
moralità
il
così
loro
quella
in cui
tollerabile?
parrebbe più
III.
La
tanti
e
ha
pietà
ricoveri
tende
le
fragor
I La
1
pace,
perchè
La
pietà
alza
e
musiche
danze
pietà
e
in pace,
tra
hanno
Ohi
che
non
dorate,
il
tra
già più
alla
di
soave
suo
vagito
dei
in
cenare
banchetto
madre
di
così
il
suona
bimbi
latte,che
non
I
templare
con-
letto
angio-
suo
è
sonno
vicino
delle
del
merletti, il
il
hanno
sale
asili 1
avvolgimento
già più
innumerevole
culla,
lamento
alla porta
i candidi
tanti
grandi
il blando
nell'ombra, troppo
incessante
alle
suo
piange
addormentato...
e
ospedaU!
permette
non
Lazaro
il
permette
non
tanti
pietà bussa
mani,
delle
La
edificato
gero:
leg-
querulo
che
non
hanno
madre...
Oh!
non
vi
può
esser
più
felicità per
uno,
se
PENSIERI
234
c'è
non
schiavitù, della
sfruttamento,cioè della
conquista, dello
della
guerra,
della
Il regno
tutti.
per
DISCORSI
E
ragion sola, sta per chiudersi.
la ragione a escogitare strumenti
e
felicità
più
non
ma
più
non
le razze,
per
Il socialismo!
del
è
e
fenomeno
un
a
gli apostoli? quali
tali
usciti
o
che
che
loro
classi
già
tanti altri nelle
Io
folUa
S. Francesco.
perchè
fase
per
sono
o
degli operai
classi
è
per
opera
di carità
dunque
sori,
confes-
ai beni
quello che
foUia
di sole
perchè
che
della
coincide
Carlo
di
col
Cafiero, il
nella
penetrava
c'era
non
e
sole
per
nelle stive, nelle
miniere, nelle officine,
voglio sole
non
della
croce,
il
che
che
è
è
dunque;
scalza.
già aperta:
posto
doìV
sia di tutti !
non
„
parte del genere
parte
storia
prendere
il fatto storico
predicatori e
è bene
non
Una
l'altra
della
classe
fessori?
con-
operai,
se
o,
volontariamente
d'ammalato,
camera
la
i
ancora
l'abihtà
per
fatto
un
degli altri. O sublime
quale fuggiva dal raggio
È
e
dalla
male
"
Esso
i messia
costretti
borghesi
o
strare
dimo-
a
predicatorie
si è
codesti
uomini,
rinunziano
prigioni!
furono
ne
singole
superiore. È
classe, perchè
sua
società,
inoltrato.
il socialismo
per
delle
Sono
d'amore.
di
uscire
anche
avvera
classe
la
detti.
l'elevamento
della
i
sono
l'ingegno
potrebbero
propriamente
Si
nazioni,
basterebbe
fatti,
e
già
è
Quali
nobili
per
per
le
socialismo,
pietà
ne
(poiché
che
però
del
della
parlare) tutti, o
per
argomenti
d'altruismo.
Tutti
più
di salute
umano.
sorgere
il regno
indotto
sistemi
tutti,ma
per
Senz'aitò
questo,
che
ma
ha
pietà
e
città, non
il genere
tutto
per
le
per
La
homo
La
è
la
foUia
si
umano
seconda
V homo
humanus
sapiens.
di
scalza,
grande
sta
236
DISCORSI
E
PENSIERI
noi
gradazioni siano varie? La giustiziaima
direste
la ripudiamo sempre!
Qual cosa
più giusta
dà la madre
al figlio?delle cure
di lei
del latte che
le
bene
voi
a
del
stessi, se
voi
fatto
ha
non
culla
alla
intorno
capite,
che
ciò
che
soffio
quella
inumanità.
L'uomo
vi
scintilla
si
Il
bestialità
se
non
più
nire
potè dive-
rifugierebbe nel
su,
già fu,
senza
ella
cui
nità
l'uma-
e
che
quello
lei
con
e
più;
per
giorno
noi,
giustizia,
non
madre
una
stenderebbe
si
se
solo
essere
petto
suo
diciamo.
ameremmo
diverrebbe
e
antico;
non
ad
ma
bestialità,
quel
fu
il
madre
culla!
la nostra
amiamo;
tornerebbe
non
dandovi
noi
non
gate
interro-
la vostra
la vostra
riameremmo
non
che
dovere
suo
credessimo
noi
una
mai
pietà, carità, amore!
Fu
tutto
il
dite
dondolando
e
suggere
che
che
Ebbene
piccino?
suo
suo
covo
rebbe
rialze-
ne
più.
La
pietà. Non
la
il
sveglia
al
perciò
credete
sia
stato
giorni
ha
far
male
sua
a
che
sé
sua
s' è
un
frusto
l'ha
sentito
desta,
ed
e
cosa.
umani
ai
nostri
della
e
sua
crede
credo,
infehce
non
cosa
qual-
come
carne
io
il
vano
lascia-
creatura,
sua
considerare
della
a
che
sentimenti
la
sopprime. Ella,
Non
non
di
fuori
stessa,
persona.
pietà
modo
e
qualcuno
l'infante
povera
la
tempo
sopprime
si
non
deformi:
bimbi
dei
di
desto
era
L'infanticida,
quale?
quando
noi
giustizial'orribile
naturale
più
in
si
giunge
nostro
spartane
i loro
contro
tal
perchè
donne
Taigeto
il
sempre
avuto
vita
e
che
ancora,
o
nelle
credevano
non
modo
pietà. Non
di
pietà
dove
non
giustizia nel
sentimento
portare
se
formiche,
le
con
di
sentimento
la
entra
comportarci
O
comincia
giustizia non
della
di
sua
vagire, il piccino,
ella
non
ha
veduto
L
la
autorità
sua
di
suoi
Alla
pena.
a
Pietà
solo
un
di
perchè
udire,
ed
che
cosa
e
del
pietà, sarebbe
sorto
dirà
alcuno
Ora
mi
parole? No,
la
non
la
giustiziae
di
anche
e
questione di
è
apostoli della
e
che
il
la base
sentimento,
andate
voi
codice
giustizia.
O
pietà
ragione,
volerlo
il sentimento
dimenticate
la
è
detto,
comprendere
qui
cose.
voi
se
rigenerazione
questa
Dopo
il concetto
umana,
del
bisogno
facesse.
di
sottile
potuto
farle
di
quel gemito
avesse
per
che
giudici,
o
le avrebbe
se
questione
è
rigenerazione
che
stato
nessuna
vagito, un
un
Oh!
che
dei
dell'evoluzione
potè udire
carcere
giusto
era
innanzi,
non
ci sarebbe
non
tribunale
ella
dà
non
prodotto
mancato
tradita.
l'avrebbe
oh !
è
vi è
piccolo vagito,
me;
del
di
il
millenni, perchè
vagito,
di
la Giustizia
tratto
qualcuno
a
divora.
lo
che
femmina
dalla
il latte
molti
di
donna
una
nega
infelice
un
di esercitare
dirittura
a
donna
mancato
molti
che
quali femmine
Alle
s'accorge
dissimile
punto
che
piccolio
poi glielo fa
contro
non
animale
qualche
non
nuova
prima,
millenni
Giustizia
La
la Giustizia
Ma
sapere...
è
la Giustizia.
offendere
di
237
AVVENTO
il
contro
vostro
fine; voi, cioè, agitate, combattete, soffrite,
perchè
non
Proclamando
la
pianta
il fiore
dalla
forse
che
Ecco
il fiore.
ardenti,
bisogno
aprirà
è
radice;
sua
rugiada
terra
E
e
che
ella
onde
in
già
il fiore
dei
cosi
in fine
e
occhi
quella rossa
che
avvenga.
il nutrimento
trae
non
del
I
la
voi
la mostrate
si
separate
dicendo:
dell'avvenire,
e
della
dell'avvenire
che
nostro
II sole
per
aprirà più. O spiriti
fiore
soave
nutrimento
nostri
volete
boccia,
l'agitatee
il fiammante
del
voi
giustiziafutura,voi togliete
la
presente
dalla
ha
ciò
avvenga
cuore
corolla,si chiama
1*amore
I
238
Ecco,
io mi
DISCORSI
E
PENSIERI
nel
leggere
a
provo
del
libro
futuro
leggo nell'Apocalissi.
nascosto:
IV.
E
ripeterono;
proletaridel mondo
non
vogliamo pietà, vogliamo giustizia!
i
Noi
E
cacciarono
primamente
apostoli dicendo:
Chi
voi?
siete
parole giuste,ma
o
nelle
solo
A
noi
Noi
—
siete
anche
E
presto
anche
voi
se
vogliamo pietà!
i maestri
e
nel
Voi
vostro
dite
cuore
labbra?
vostre
E
maestri
altri!
degli
elleno
sono
i loro
sé
vogliamo pietà!
non
Voi
ogni modo,
non
da
vi
ad
furono
che
quel
Andatevene.
cominciarono
non
sentite
dite,
—
andarsene.
altri
che
proletari
i
proletari.
E
il genere
umani,
non
Ogni
si
più
Dalle
due
grandi
tempi già
prova
delle
Querele
delle
classi
al
primo
nazioni
che
e
esso;
;
questo
e
fedeli.
elevavano
si
poste,
erano
di
peggiori
più
ispirato
come
volessero
mente
continuaa
quelle che
si
diceva, sul
venire
alla
armi.
che
battagliee
la guerra,
dei
vestito
certo
era
querele: somigliavano
remoti
due
da
tappeto
non
passava
non
se
generi...
meglio
genere
dei
certo
genere
valenti
le vecchie
in
poiché
pietà, egli era
dei
del
due
in
male.
guardavano
qualcuno
dell' altro
diviso
era
all'altro,e
qualcuno
era
che
tanto
passava
dalla
umano
erano
dai
poi
gemiti
sopraffatte dal
dei
feriti; e
risorgevano più maligne
che
fragore
che,
mai
a
finita
prepa-
AVVENTO
L
e
di
che
la guerra
rare
si chiamava
che
Già
da
regola
dalla
nasceva
guerra,
la rivincita.
il contadino
tempo
la
proprietario:
239
cosa
salutava
non
sembrata
era
bella
il
più
agli apostoli
scacciati.
Già
col
da
berretto
in
magnifica
sembrata
Eppure
in
era
ai maestri
il sistema.
colpa, sì
Eppure!
che
ruzzavano
coi suoi !
d'aver
tenuto
era
i
maestri
e
e
erano
l'odio?
dunque
amato
aveva
cosa
gli uomini
non
Qualche
Eppure!
ricordava
che
A
la
:
dagli apostoli
sempre
passavano
ripudiati.
discepolipredicato,che
dai
poi
si
V industriale
avanti
capo
officine
delle
gli operai
tempo
vecchio
contadino
figlidel
padrone
si
che
Qualche
vecchio
in
quel grande industriale,
collo
operaio
si ricordava
quand'era piccino!
I vecchi
Non
"
No
"
il
tentennavano
sarebbe
grigio capo.
accomodarsi?
meglio
lavano.
bronto„
replicavano irosi i giovani
le
derubavano, perchè noi siamo
"
no
no:
e
„
ci
essi
fanno
e
ricchezza;
la
Ma
rispondeva
che
ricordava
noi
siamo
la Tavoletta
le
può
corpo
anche
di
braccia, siano
No
:
Così
vivere
prendevano
qualche
Menenio
essi
lo
vedrete, o
per
generi
no
nonno,
vecchione
**
Agrippa
stomaco,
voi
o
se
forse,
che
sapete
braccia, ma
senza
stomaco,
senza
senza
due
timidamente
qualche volta, la testa,
almeno
la
„.
„
"
se
che
loro
prendono
"
la ricchezza
e
braccia
un
testa
senza
o
„.
che
non
può
vivere
meno
nem-
braccia
„.
un
pezzo
inumani:
stettero
i bambini
Tun
contro
piangevano
i
l'altro,
dall'una
PENSIERI
«40
parte
dall'altra;dall'una
e
I ricchi
I
i
i
vani
gio-
che
li servisse
imparato
avevano
nate
fortu-
:
fare
a
il
cucinai
la
poveri
non
più scuole,
avevano
dove
ospedali,
figli,non
morbi,
dall'altra
e
chi
già più
avevan
non
quelle signore
e
parte
d'odio.
si nutrivano
bucato
DISCORSI
E
asili per
non
dove
mandare
curati
essere
l'infanzia,non
nei
ricoveri
loro
la
per
vecchiezza.
L'odio
occhi
avvelenato
aveva
lo
avevano
tutti i cuori:
sguardo
bieco
del
tutti
bandito
e
gli
del
prigioniero.
Sino
classe
allora
degli
essi
armati
di
tanto
una
mai
né
:
fierezza
la
mantenevano
Ma
anche
restava
il
essi
cuore
classe:
terza
una
sentito
avevano
istituiti per
:
tere
bat-
la guerra,
pace.
torbida, inquieta, piena
pace
la
di
ululi
soffocati.
Finalmente
si fuse
E
anche
di
parte
giorno
un
classe
quella
ogni fragor
cessò
grido d'aratore, ogni strepito
chiuso
s' estinse
E
si
La
tacito.
e
mezzo
di
macchine, ogni
spari,
e
parte di là.
e
qua
di
pietà
di
martello.
da
era
un
Tutto
pezzo
era
estinta:
il lavoro.
allora
la guerra:
venne
l'uno
avanzarono
contro
i due
l'altro
generi
tutte
con
disumani
le armi
dell'odio...
Avevano
Nell'una
due
e
grandi
nell'altra
bandiere.
si
la stessa
leggeva
parola:
giustizia!
Ma
perchè
continuare
d'ignorare
poi?
il sangue
non
nfella
il rimanente:
fermentò?
lugubre
Chi
fu
chiamo
lettura ? Cer-
vinse?
fu
pace
poi uguaglianza?
AVVENTO
L
e
fu, l'ingegno umano
se
sterile?
nel
libertà?
O
di
e
tutto
raffreddò
vita
sua
che
loro
fan
le iene
lasciano
ma
fratellanza
i
come
fuorché
preda
api
che
mangiano
vivere
i vivi?
nelle
loro
leoni
e
di leoni
e
arnie
le
di
tigri
tigri,né
che
quel
tutto
formiche,
le
e
che
assettare
saputo
le
enorme,
d'animali,
aveva
né
caverne,
vivere
soprav-
sepolcreto
genere
come
e
pace
lasciando
un
quel
né
comune,
in
di tutto
come
di
si oscurò
secoli,non
sole, non
terra, divenuta
vivono
nelle
dei
intelligenzanon
tanta
che
e
il
la memoria
con
la
secoli
sempre
per
sulla
nemmen
diventò
non
non
sospirò la
opificiol'uomo
ci furono,
tornò
come
prima? non
le persone
dei proprietari
; e tutti i
infine,nei
e
si avvizzì?
non
grande
cambiati, che
cuori?
241
trovano,
V.
O
Apocalissi,io
tetra
credo
nella
il certo
e
dell'uomo.
storia, non
carità 1 Ecco
le
é
grandi
opposto
a
della
Tutti
i fatti raccolti
dai
che
provano
divenuto
Roma
che
La
che
G.
Pascoli
l'assetto
-
Pensieri
l'uomo
e
:
cuore
della
da
solo
via
sociahsmo.
della
Discorsi
via
un
suggerite
sentimento
della
storia
facile sofisma.
abolita
ottimo
e
ha
fatto trionfare
ha
padroni che hanno
borghesia che predica il
troverà
nel
materialisti
considerazione
stati i
che
socialismo
pietà
sociali, ma
continuo
un
te, perché
sentimentale.
trasformazioni
è
in
mio
questo: che
l'interesse
stato
all'interesse.
stata
del
incremento
quel modo,
E
la base
continuo
ragionevole è
Non
credo
non
la
la croce,
sono
schiavitù,è
E
sarà
società,non
il
la
cuore
il cer16
vello
molto
e
Si
di Elena.
il convito
tutti,familiari
della
giorno
loro
si fa
proprie. Il pianto
la
compianto,
la terra
tutta
per
alla
mensa,
Il racconto
delle
ricordo
il
trae
pietà!
sventure.
suscita
altrui
dies
un
intorno
ricordano,
ospiti,le
e
miserie
delle
il
sarà
sarà
moltiplicato all'infinito
vedo
Io
Non
il ventre.
meno
giorno:
il gran
DISCORSI
E
PENSIERI
242
sue
si fa
passione
compassione.
Come
—
che
voi
avete
tanto
?
pensato
E
—
odiar
noi
potemmo
noi
che
dispregiarvoi
potemmo
come
tanto
sudato?
avete
E
noi
non
riconoscemmo
—
E
noi
non
baciammo,
—
E
—
nostri
dei
pane
!
bambini
Oh!
—
il
voi
a
!
mani
le vostre
dovevamo
sì:
mente!
la vostra
lo
noi, noi,
no:
dovevamo
a
voi...
benefattore.
Figli,venite a ringraziareil vostro
il vecchio
operaio che vi
Figli, abbracciate
—
—
alimentò.
No...
—
Oh!
—
voi,
piccoli,tra
Baciatevi,o
—
quando
che
penso,
tu
che
siete
avevi
non
fratelli.
sempre
il pane...
Taci:
—
sapessimo
non
e
e
lunghissime
E
—
un
poco,
ora?
che
io
che
anche
le notti...
Per
Pareva
t'invidiavo?
il
a
e
voi
meglio
fa
manualmente:
lunghi i giorni
erano
breve
la vita!
noi
anche
lavoreremo
bene
noi
che
alla
salute
al
e
cuore...
—
E
anche
noi
un
avremo
po'
di
tempo
per
l'intelletto.
—
Io
non
ho
bisogno
del
superfluo,perchè
sono
PENSIERI
244
non
lotta, se
sé
afferma
per
quelli che,
i miei
vecchi
che
medici
disconosco!
Ma
voi
la vostra
e
a
quelli.Ebbene
che
il fatto
teorie
economiche
fa
il bene
e
dica
Tanto
lontana
credo
di
è
che
compagno
pensi
dimenticati
e
col
carità
sia la
più
vostro
il bene
e
che
classe
ciò
e
a
ai
pudore
Voi
la
ha
fede
compagno
lo
sprezzat
di-
tropia,
filan-
ho
dire,
voluto
maggior
che
o
il
tanza
impor-
le vostre
qualunque
suo
che
sistema,
il vostro
bene
che
compagni
della
faccia, per
scriva.
io, o
miei
giovinezza, io
a
non
vi
non
carità, volgendovi
Tanto
sua
miei
la rinnegate
chiamate
la
sociali.
e
sia, qualunque
uomo
di
e
O
gratuiti,
che
consistenza, dirò così, scientifica,
e
se
d'amore
avvocati
questo
e
tra
conosco,
predicazione!
questi, e
vita,
così, se
caritatevole,ma
credo,
io
mia
fanno.
e
quella che
a
e
nascondete,
vostra
condannate
volgendovi
ho
vi
solo
della
di
fesa
d'of-
ancora
poveri,
opera
confronto
a
della
parte
parlano, ma
non
un
è
intenzione
nessuna
conosciuto,
non
fare
quello ch'egli
a
chiamerei
e
dei
carità, io
per
bene,
solo
non
combattere
futuri.
tanta
per
compagni,
amici,
maestri
del
è
non
dispiacesse: ho
tanti
simile
può
gli uomini
queste parole
non
loro
che
in
da
meglio che possa
prò' dell'ideale umano
in
esser
ha
ognuno
di
parlare
a
il
e
più
stesso
dover
chiamai
loro
più
combattente
ridurre
la
l'esempio,
con
s'abbia
non
che
quella
Il
stesso.
animoso
E
di
non
sé
con
credo
sopratutto, io
E
soltanto
E
frange.
si
quando
discorso.
grande
un
frange
si
cuori
dei
durezza
che
formare
possono
DISCORSI
E
cui
voi
non
buoni
vi ho
eroici
abbandonati,
credete, all'efficacia
della
prematuri disegni dell' avvenire,
non
se
lotta
ma,
se
L
ho
vi
mai,
rinnegati,
cui
a
perchè
l'odio
il
o
o
buoni
mortali
rendere,
meno
deboli,
più
o
che
uomini
per
più
più
come
dandoci
mortali.
me
o
sapienti
e
o
voi
fratelli,
dite;
abbia
io
ricchi
onesti
cattivi,
voi
o
è
che
quel
che
disprezzo
che
e
faccio
quel
obbedisco
non
obbedite,
non
dico
non
245
perchè
voi
perchè
mai,
se
AVVENTO
più
meno
mai,
o
poveri,
più
ignoranti
pure
solo
infelici;
ma,
fate,
se
ma,
razione
aspi-
pietà;
conservato
più
cui
la
voi
delinquenti,
tutti:
air
l'amore
dandoci
non
per
cepito
con-
potenti
di
me,
infelici
e
può
figli,
Ci
due
sono
Gli
e
che
tocchi
prendendo
facendola
del
toUerabih,
dal
Di
e
quei
Eppur
no:
di
fame
né
fosse
la
alterni
e
nessuna
cader
goscia
an-
rifugia di
del
instille
alfine
mette
là
e
di
rità:
oscu-
sensibile:
termine.
mai
se
di
fuoco
ed
altrove, suonano
là, nessuna
e
tortura,
gelo equivalgono
per
a
Sempre... mai...\
alcuni
santi
padri e
eterni:
secondo
inventato
di
muraglia
una
anche
gli uomini,
dottori, avrebbero
condannato
perduti amori,
e
perenne
anima
nessun
giano,
echeg-
l'ignominia,sarebbero
là, dicono, che,
suoni
del
lontani
il gran
I E
solitaria
Il condannato
si
udire
a
palpiti dell' infinito
membra,
quel
sua
dietro
tenebra,
due
pieno
morte:
lugubri parole
nessuna
le
pendolo
l'uomo
cella
delle
universale!
la
si accovaccia
Sii?
chi
Sempre...mai... Sempre...
loro:
con
non
suoni
quei
mette
le
se
silenzio
tra
la
odii, né
i
l'anima
via
spasimo
cuore
talora
Nella
via
oscillare
Nessuno
anche
d'un
moti
sembrano
dell'eternità.
il ritmo
mai...
due
condannano
uomini
due
questi
ai
sospese
infelice
Sempre... mai... Sempre... mai... Sempre...
invisibile;
mai...
che
lugubri parole
oscillare
sente
GIORNO
SETTIMO
IL
conto
loro
un
inferno
248
PENSIERI
dell'inferno
peggiore
che
dottori
nel
giorno
più.
di
riflusso
e
Le
che
cessando
il
al lavoro
dal
gli era
si ode
nell'azzurro
di
gioia,romba
i due
c'è
giorni
il corpo
che
Un
riabbia
il
la
distingue dalla
popolo
al
membra
le
è
in
sione
succes-
il lavoro
cui
del
al lavoro
sola
una
una
notte, di notti
della
sonno
cui
se
la soUtudine
dall'altro
del
giorno
Un
inferno
pieno
bestemmie,
delirio
inferno, in
sospesa
inferno, senz'
di
cui
ai due
di
vane
essa,
é
dei
è
gato
segre-
magU
questa
convulsi:
e
nità;
uma-
implorazioni, di
grida d'angoscia. Un
l'anima
degli uomini
moti
stolo
erga-
silenzio, e' è
uomo
fracasso
e
immobilità!
e
del
ogni
rumore:
dall'assordante
macchine.
un
la solitudine
e' é
non
cui
giorno;
finché
oscurità
spone
di-
in
ergastolo,senz'essa, é questa società; un
in
che
Senz'essa,
dell'uomo
in
zato
for-
ciò
umano
domenica!
sua
pena;
distingue dal
lo
notti,di giorni
e
si fondano
notte
che
1 Si
risurrezione
alternamente, eternamente,
così
sempre
lo
la vita
dispone
sonno
della
ciò
dato:
stato
settimana:
di
un
tocchi
rin-
viviamo, afì'aticato
ora
cantico
ciò
dannato;
già
delle
il
spenge,
nascondono
e
quale
al lavoratore
e
e
sé
nel
affannato,suoni
però
si
avventano
gloria, canti
in
questo mondo
si renda
e
il fuoco
le
cessano
mai!
restituisca
il
tregua:
profondità oltremondane; e l'inferno,
un
è più
giorno di essere
inferno,non
per
inferno
non
Risurrezione, i
disperazione, non
quassù
di
inni
delle
di
mare
confondono
d'amore,
e
di
campane
primavera
In
e
scioglie;e quell'oscillare,quel ripetìo, quel
si
flusso
hanno
dirada,
si
questi padri
della
annuale
vero
torture, la tenebra
gelo
Dicono
vero.
dell'inferno
dannati
DISCORSI
E
rende
or-
ergastolo
oscilla
in
sempre... mai.
SETTIMO
IL
sempre... mai.
dei
dì
sette,
frali: anche
crea
Dio
cui
riposò
nel
Dice
la
fiat
magari più
con
le
uomini,
o
un
249
la fede:
Dice
noi
Ma
GIORNO
"
membra
"
scienza:
di
giorno
Dice
Abbiate, ogni
tutti i
attaccate
renderli,
Dice
in
un
della
abbiano
conoscere
gli uomini
di
modo,
trattenersi
coi
di
e
se
degU
volete
non
spellate!
e
„.
hanno
il
vi
giumenti, i quali
spedate
rozze
ancora
settimana,
farsi
Se
"
dei
fate
non
giorni dell'anno,
mese,
l'umanità:
generare,
facciate
non
le forze
che
volete
"
che
peggio
giorni,un
sette
giustizia: Uomini,
la
„.
non
ogni
requie perfetta,se
bastino
uomini
che
spesso
e
che
giorno, egli
„.
tanto,
gravi
sono
settimo
l'un
Riposate
il diritto
almeno
un
loro
di
giorno
di
piccini,e
conoscerli
„.
Dove
è
schiavi
culto
e
della
che
delle
una
fa di
da
esser
altri
perciò
avete
v'intenderete.
penserete
d'Italia
Per
altre
ad
che
di
Italia,d'
d'un
; ed
sorga
certamerte
esercitato
essere
bruti, là
il
inviolabilmente
brutalità
cari
cittadini
città che
una
commercio
di
ha
molto
non
qui convenuti
per
grandi città d'Itaha e degli
essere
tra
civili anche
fra voi. E
voi.
facilmente
qualche obbiezione,
anche
quell'obbiezione è sorta,
esempio, può
il
regolata
quella
voi,
intendervi
Quando
subito
essendo
cioè
siete
del mondo
che
di
e
speranze,
delle
popoli civih
Non
città d'
utile,voi
meno
turba
ammaestrata
schiavitù
dove
macchine, più
una
civiltà. E
più grandi
e
delle
religiosamente
quella
diciamo
tradizioni,e
prospero
mandra
una
noi
degli uomini,
enorme
diventare
domenica,
osservata,
ciò
sembra
umano
genere
l'opera
il fracasso
assordante
più
di
ferve
più
voi
ed
nelle
è
alcuno
altre
stata
più specialmente
con
città
risolta.
il cui
più specialmente domenicale,
voi
mercio
com-
essendo
quelli che
ven-
PENSIERI
250
dalle
gono
ho
hanno
loro
nella
loro
un
loro
che
di
anche
loro
via
delle
vada
esso
a
Voi
è
di
ad
venga
v'intenderete.
bello
così
certi
!
il mio
in
così
stesso!
me
modo
gentih
devo
la
mica
ingenuo
cosi
dalla
l'invito
che
è
e
mio
vita
che
io
quella
mia
che
qui,
Io
che
non
di
nosco
co-
godermi
d'ombra,
cantuccio
La
e
mi
sono
è
tato
esal-
e,
puro;
di
rivoluzionario,
lui, ringrazio i
con
mia
invitarono
professione
venir
a
d'aver
partito,sia ringraziataanche
quale (perdonate
fatta per
la
in
ha, coperto
gliesi
Pu-
Torre, Coglitore, MazzuUo,
altri mi
alla
sorriso, che
riputazione
sua
mite
quanti
che
voi
Noè, l'uomo
ringraziol'onorevole
folta nabarba
sconde
forte,che tra la sua
cittadini
e
aspettare
Io
cosi
cuore
in
ad
I Vedete.
cuore
farmene,
nel
beratament
deli-
vigile e
sempre
d'esser
stesso
mondo,
volta, credo,
un
un
al
sia
il commercio
seduto
il
che
pensiero
semplice
cotal
Il fatto
so
gioia
libero
prima
non
si formerà
danaro.
suo
rallegra tanto
onori
altra
la
gli avventori,
il
offrirgli
i
agiti,si vivifichi;
si
olimpicamente
che
guadagno
che
ogni modo,
a
scono
afflui-
cittadini,
più
che
senza
cose,
si muova,
cercare
stia
agile; non
chi
che
bisogna
ai
può
campagnoli
di mercato
giorno
istituito. E
via
lavoro
oltre
villaggi,
Questo
necessità
sé, per
altre città i
che
giorno di mercato, in cui
città madre, portando, oltre
quelli de'
ai commercianti.
dubbio
questo
nelle
prodotti in piazza,
esperti
da
risolvere
per
ricordo
per
menica;
do-
di
provviste
particolarmente danneggiato
questo legittimo riposo. Io non
di
restituzione
esserci; ma
le loro
più
senta
competenza
DISCORSI
far
a
campagne
si
dalla
E
qui;
idee
e
se
tosto
piut-
sione:
quella profes-
piccola parentesi) non
procurarmi applausi e
lode
ed
entu-
PENSIERI
252
nire;
è
dire
la speranza
passata
della
e
rodio
babbo
o
raccolte, in quella
mamma
quel
silenzio
sottintende
che
loro
di
vera,
anche
d'amore
E
che
vie
il
rumore
al
tacito
il sabato
la
via
non
vigihe
sabato:
e
fatta
soave
sua
che
è
non
che
lo
suo
chi abita
è
sonno
culla;
sul
se
fatto
assue-
per
voi,
principio quell'ozio
;
dubitate,
non
Sarete
fare
da
godremo
proprio
del
sabato;
ogni
sabato
scalpitìoe gridìo,che piace
dell'anno.
Pasque
nei
occupazioni
tratto, quando
un
noioso
e
noi
E
più grandi poeti
più
anche
ancora
il
E
dei
la
tanto
il gran
per
delle
uno
villaggi?Non
ancora,
ma
anche
ma
per
domenica.
la
brusìo
solite
sveglia a
mesto
riposo.
vai, quel
ha
azione
lavoro,
pane,
carrozze
lavorìo,
quasi
sarà
il
nelle
del
Nei
cotidiano
domenica,
benedirete
scorso
si
tram
compenserà
stanchi
tanto
tram
alle
delle
rumor
s'interrompe;
assuefatti
quel
il
avvezzi
battute, e
quel
sola
vita
gioia.
voi, già
molto
rosso,
quella
dal
sì
di solo
non
po'
vita, di
di
non
risultante
pensiero,
come
a
e
composta
di
messi
com-
la loro
con
amorosa:
significapresenza
umana,
di
per
sono
in
vita
campestri
loro
più
babbo,
grida dei giovani
della
riposo, nudrita
e
se
strade
il
tovaglia:
bisbigliall'orecchio,un
di
dal
bianca
una
i minuti
vita
anche
ma
a
le
di
senza
famighe
di
compitezza
le liete
(perchè no?)
mancanza
manchi;
solcano
o
bicicletta,
della
bella
figliuoh,intorno
e
insieme,
che
mamma,
cordia
con-
vogliono
qualcuno, magari
per
loro
della
chiuse
porte
intiere,raccolte
quel
necessario,
la promessa
e
pace! Quelle
famiglie,tutte
fretta,senza
DISCORSI
E
bella
poesia,
villaggila
nelle
in
tutte,
non
del
sito
proposecolo
sull'ora
del
sera
città?
a
Nelle
ancora
conda
gio-
sabato.
città,no,
nella
SETTIMO
IL
È
!
nostra
un'ora
ascoltare
ad
più
sono
che
del
soUto,
crudeltà
una
c'è
a
che
c'è
domenica,
la domenica
peggio,
o
necessario
tutti
le uniche
gioie che
diate
riceviate
e
mondo
po'
un
le
trovare
a
vedere
il
nel
giungono
ha
che
loro
di
non
anch'essi
voi, bambini;
che
babbi,
quelle
unici
c'è
troppo
cuore
prendersi
e
mondo,
dato
ricor-
vi guardano
i vostri
necessario
così
bini,
bam-
o
tutti. Non
babbi,
a
bambini
gli
efficaci
sono
andiate
ha
che
per
fare
a
necessario
insieme,
scuole, per
domenica,
non
volere
non
ingenua
allegrialoro
forse
voi, babbi;
a
prendiate
e
di
riposo. Così
quel
grandi
i vostri
lunghi compiti, adirandosi
potere,
più
che
penso
delle
c'è
sera
giuochi,
la loro
Non
mandano
vi
e
accigliati
quella
io
sere;
bambini
ma
per
m'attardo
i loro
vedere
a
la vostra
bambini,
o
e
o
fratelli
perchè
casa,
io che
ma
inconsapevole
botteghe !
i vostri
per
;
altre
domenica,
delle
i bambini
253
ragazzi, che
più giulividelle
gioia.Non
torvi
dei
grida
sonore
sono
quasi
è
proprio
soave
le
GIORNO
vi
e
della
così
lo
ve
godiate
famiglia,
che
insegnamenti
nel
duraturi, quelli paterni; e
e
insieme
passeggio insieme, andiate
insieme
famiglie amiche, andiate
a
la vostra
bella
e
campagna
il vostro
a
simo
bellis-
mare!
Già:
il
Ho
dei
a
sono
la
sua
dice
o
:
innamorato
specialmente
sempre
fiori,e
della
finestre
alle
alle
pagna.
cam-
dei
volte
dirittura,di gerani-edere,di garofani, di
E
piante rampicanti.
qualche
è
che
osservato
mezzanini
verzieri,
di Messina
popolo
fiore in mano,
naturale
Vossia
messinesi,
dugna
nella
nostra
e
u
passa
timidità,
sciuri. C
cara
la
per
qualche
sempre
ritrosia
mi
si
se
e
è
via
bambina
ci
vince
s'appressa
molto
Messina.
con
di
Di
e
buono,
rado
o
PENSIERI
254
senari'.
la
è la
Fate
di
hanno
ho
vita
Ve
poesia.
più,
Ma
stima.
dell'
non
fate
una
vanità
e
c'è
di
tutto
di
cose
stima
tanta
E
sonora.
dico,
non
che
superfluo
che
necessario:
è
bambine
domandano
un
ossigeno !
rime,
un
ciò
le
insegnano
non
e
loro
frasi
necessario
lo
sciuri
u
di
un
tanta
più
è
forse
si fa accozzando
quella che
nella
è
poiché
o
Cavate
belle, poiché
cose
Voi
sete!
neanch'io
la
tante
poesia, che
della
! Date
il soldo
fiore!
un
bambini,
campagna
vedere
chiedere
a
vi si chiede
fiori ai vostri
vostra
loro
belle
volte
moltissime
voglia
fiore
di
s'appressa qualcuno
mai
quasi
DISCORSI
E
che
dano
doman-
Date,
il pane.
tuite
resti-
e
a
voi, la loro poesia,
figlioletti
la loro
domenica, le passeggiate, le scampagnate.
Mostrate
loro, un giorno per settimana, il bel monte
Peloro
verde
di limoni
e
glauco di fichidindia,la
bella falce adunca
che
il più bel
taglia nell'azzurro
porto del mondo,
l'Aspromonte che negli occasi, per
a' vostri
anzi,
il sole
che
mare,
si colora
si
cade
di
riempie
della
in
mondo
civiltà
e
di
sa
ad
da
ciò
di
nome
che
sereno
mare
giorno
un
la vostra
e
in
di
violare
cedere
in
le
della
nome
più
a
che
sina,
Mes-
nessun'
altra
da
sue
dini
consuetu-
del
spiagge
di forestieri
lavoro
volentieri
e
religione,per
il sabato
di
nome
vare
rica-
diporti festivi,
può
affluenza
avere
quanto
nome
In
Messina,
abbellire
ricchezza;
frutta
eseguito ;
cielo
deve
non
si introducano
;
meglio
bel
d'accordo.
mettetevi
motivo
e
il loro
d'Italia,in
che
il
rughe!
Cittadini!
città
Antennam-
loro
colorite; mostrate
rose
senza
che
dietro
d'inesprimibilitinte,mentre
settimana
fronte
infuocato
razzando
tanto
vale
uniche
e
al
mento
incre-
stesso, che
lietamente
è
chi é credente
quanto
non
IL
credere
in
;
si
non
d'essere
che
che
scienza,
diporto
chiede
togliere
può
di
la
proclama
dell'ossigeno;
e
voi
a
po'
un
hanno
braccia;
in
serenità
diritto
letto
intel-
un
della
nome
del
riposo
della
del
e
che
famiglia,
di
e
di
deliberate
convenienza:
che
nome
il
altrui
e
necessità
in
di
sé
a
devono
che
tutti
per
creature
paio
un
255
giustizia,
cioè
uomini,
oltre
di
della
nome
che
sapere
GIORNO
SETTIMO
educazione
il
osservare
e
riposo
domenicale.
L'accordo
interessi
sovente
tutti
i
popoli
presentimento,
e
in
un
tutte
le
grande
qui
sarà
città
più
augurio,
di
tutti
i
è
come
civili,
una
cuori
hanno
che
cioè
persone
discordi,
dell'accordo
popoli.
tra
vostro,
grande
un
grande
e
in
già
di
parazione
pretutti
i
LA
SCUOLA
MIA
Hoc
ERAT
IN
d'aver
buon
il
consiglio.Quando
un
di
esercitare
a
del
Andate
nunte
echi
bocca
sì. Voi
del
Quando
vi
non
d'un
nome
da Messina
G.
Pascoli
-
si
di
mare
chia-
dei
poeti.
nella
terra,
e
; andate
diruti
gli anfiteatri
e
può
avene
templi
non
fede
con
anche
e
cuore,
Seli-
di
Siracusa
di
e
o
gentile quanto
riportereteuna
dopo pochi anni
ne
lasciai la divina
due
su
vaporetti
che
Pensieri
di
—
e
su
Discorsi
sulla
la
di bellezza
gioia
una
non
la Cariddi
io
per
sapeva
Cariddi
vengono
la
vostra
visione
isola,io
Di
tornato.
Reggio
a
per
giovani toscani,
pensosi giovani di Sicilia,nella
sarei
dei
e
voi
per
ministero,
giganti
i
vani,
gio-
spargervi
anzi
e
di
cari
venuto
che
cetere
di gran
tanto
suona
di
e
presso
e
ineffabile:
che
tibie
Andate
ardenti
di
denti,
stu-
sembra
o
nobile
fuoco,
orme
d'Agrigento,
gli
sempre.
del
sono
mi
e
nell'isola
anche
di
Tauromenio.
lingua
il vostro
meditabondi
e
aule
queste
mandati
là dove
vivere
sia
riluttate,chiedete
non
sole, e
cielo
Anzi,
giovani
paternamente,
lasciare
letizia d'essere
cui
la Sicilia.
lasciata
cari
già,
con
rifuggitee
con
Non
voTis...
cominciare
l'Italia
a
GRAMMATICA
augurio
giorno
nel
DI
—
e
è
il
vanno
guardava,
17
258
PENSIERI
nerissimi, col
tennamare
Il
mare
Io
non
si
voto,
E
di
era
rivolgeste.Sebbene:
ormai
compagno
alcuni
di
questo
Gian,
stesso
più
anche
più
lieto
e
per
stato
così,
avesse
che
è
avuto
nel
tuo
mi
piace
anche
di
lode,
essere
dunque
che
a
io
tutti,per
da
con
da
voi
non
era
o
cui
che
Io
te,
e
a
ho
potuto
seguì l'assenso
debbo
del
che
io
tua
che
loro
che
e
e
Siano
sodali
imparare,
tra
dal
voi
liberalmente
se
Ministro;
a
Paoli
sido
m'as-
allegrezza.Eppure:
il mio
che
ammiro:
nomi,
ospite
e
stima
degno
uomo
riamo.
da
due
non
crederlo:
da
strata
mo-
l'amicizia,
intera, dai
essere
ospitato,
voto.
Magnifico Rettore,
cui
fosse
valore
imparare,
questo
non
che
Facoltà
benevolmente
nemmen
dalla
codesta
se
alla
e
che
mosso
hai, del resto,
cuore
vostro
sono
tempo
animo
lodato
tutti tra
nel
torio
Vit-
fu
vorrei
essere
vorrei
piena fiducia
così
te ;
non
da
abbracciarli
nemmeno.
Rettore
di
fa
studio
uno
sereno
Messina,
anche
proposito più
perchè
al Formichi.
E
a
venero,
queUi
con
mi
perchè
se
mi
tu
te, o
a
di
che
lisce
m'abbel-
onore
mi
Che
che
amato
grazie
il
era
il mio
invito
anni
il mio
per
degno
più
negli
Sicilia
grazie
che
fratello,io
o
ecco,
beUi
dottrina.
ma
sera.
ancora
la
superbo,
pubbhcamente
meritava,
siano
onore
la stima
se
essi.
della
m'è
insperato
dei
meno
la mia
ella
l'unanime
E
dall'affetto
stima
brezza
lasciare
voi
tale
in
dietro
colleghi,propriamente
la vita.
tutta
la
d'An-
e
amici.
da
aver
Peloro
vermiglio
ed
di
illustri
nemmeno,
voto
Non
giovani
o
sole
Sicilia!
nell'anima.
e
del
monti
Pungeva
oscurava.
dissi,Addio
occhi
mio
destino, i
del
inconsapevole
DISCORSI
E
anzi
all'invito
molto
meno
molto
della
meno,
Facoltà
il mio
voto
a6o
DISCORSI
E
PENSIERI
principalmente d'occupare la cattedra alla quale,
mato
chiaillustri colleghi e Magnifico Rettore, m'avete
era
latina
cattedra, o
la
:
e
del
egli? Quello
tradurre
voi
anno,
un
nel
Io
Livio.
fu
Anzi,
devo
non
anni
tre
per
tradurre
liceo:
esser
se
è
lingue.
studenti
altri
quello che
non
di
maestro
ciò di cui
metodicamente
due
giovani
delle
la storia
di
s'appartiene
quel
latino.
e
greco
altri spetta di trattare
letterature; ad
due
voi
per
il vostro
Ad
meno.
delle
i
tra
qual
vero,
vate
seguitare quello che faceOmero, Platone, Virgilio,
me
con
Per
i classici
più giovani
lettere, dovete
di
modesto.
compito, sì, è
Il mio
Per
modus
greca:
giovani studenti, di grammatica
ita magnus.
agri non
vostro
insegnarvi
vi dava
maestro
qualche notizia: linguistica,
archeologia,
pretazione
sola l'interdell' arte, paleografia.A me
resta
sparsamente
storia
dei
di
lettere, ma
che
cattedra
d'altri
cominciaste
a
mano
a
a
fa
sia
s'è
è
lo
di
occorre
rendersene
grammatica,
lingue
per
il
una
di
studio;
ma
più
la
ragione
questa
altrove
la loro
mia
matica
gram-
chiave
per
avete
via:
teorica, se
minuta
ed
a
è
anno,
fa, e
anni
da
parte ;
entrare
che,
e
chiodo, perchè
al
chi, vogho
voi
ciò
primo
metteste
si
piuttosto
è
del
bisogno sì, ma
a
nuovo;
e
latino, otto
imparavate,
come
Fa
La
me.
voi, giovani
progredito e migliorato via
non
di
entrati, s'appicca
più bisogno.
uscito
di
imparare,
V
Invero
latina.
di
maestro
scientificamente, che
migliori
che
voi
a
e
le due
trattare
mano
quell'arteche
quando
greca
quell'arteche
un* arte:
sono
si intitola
qui
devo
io
uffizio
lingua
lingua. Né
di
chiama
Non
testi.
soltanto
a
dire, abbia
non
chi
messo
inter-
perseverato,
avete
chi
l'arte
non
esatta.
possiede
ci torna
Il che
su,
per
farete.
vostri
otto
d*idee
d'imagini
e
che
hanno
al
anima
e
Io
dopo
farò
domandava
com'
restar
A
di veste.
la
il corpo;
poteva
recide
"
ha
travestire
Ogni
buona
divenir
"
essere
dare
il
per
di
volere.
Ne
sono
tradurre
e
sempre
allo
è
giusta.Mutando
dunque, non
sia
un
corpo
corpo,
di
si
ma
tratta
Noi
la
senza
e
della
poesia:
e
di
anima.
la
almeno
cosi,
metempsi-
a
del
durre)
tra-
Non
d'anima?
anche
offrire
la sappiamo
non
proposito
all'antico
di
abbiamo
da
almeno
questo
corpo
problema
non
veste
di
o
il
noi
poi, quanto
si muta
conservare
nuovo,
possibile;
per
di
distinzione
abbiamo,
posta
per
almeno
scegliere.E
giusta (almeno
la
prosa
lì pronta;
lì
li per
che
spesso
di
antico
scrittore
veste
una
Troppo
sempUce.
così
abbiamo
non
l'abbiamo
non
in
è
non
antico
bella
a
è
e
diamoci:
inten-
forse, le speciali sorti
lingua e letteratura;il fatto
del
non
( Tra-
veste
Dunque
voce.
travestirlo.
causa,
si
travestimento
allo scrittore
travestito,e
passato,
Non
„.
„,
mala
in italiano
mento
è muta-
l'anima, muta
Mutar
dubbi.
;
il di
nuovo;
taglientedefinizione
la
ma
dobbiamo
non
? Così
traduzione
„
nuova,
esistenza.
metempsicosi
è
può
dobbiamo
ancora
tradurre
è
più preciso, resta
i nostri
o
italiano
vestie),in
deve
dir
meglio;
i miei
mutabile
che
fuori
traduzione
vera
dir
è.
è
tedeschi
più geniale dei filologi
Il di
"
rispondeva:
dentro
fa il
poco
Ma
tradurre.
che
vendo
vita, ser-
che
il nostro
e
travaglianella
si
e
corpo,
non
affinato la loro
pensiero,
mero
sici
linguaggi clas-
mirabili
morte
e
scambio
lo
eserciteremo
i due
tra
libri latini
pratica dei
di
Noi
tradurremo.
1
porrete il suggello ai
me
anni
cinque
o
greci.Noi
e
altri. Con
ripeto,con
ma,
26
GRAMMATICA
DI
SCUOLA
MIA
LA
è
Si tratta,
sua
anima
che
deformarglielameno
scegliere per l'antico la
202
veste
E
meno
lo
che
nuova,
ridicolo
anche
PENSIERI
la
testo, del pensiero
di
dentro
faccia
col
di
fuori.
A
ciò
che
cosa
noi,
dico,
e
hanno
a
nella
nella
manca
Di
che
fare, e' è
che
mi
consolo
ad
Caro
scoprire,qualche
potendo
noi
che
a
dovrebbe?
altri
E
Dico,
ancora.
popoli
non
qualche
sì:
volta
c'è
da
dissotterrare,
il
esempio,
sciolto
verso
sciolto; cioè, pur
troppo
di
due
farlo
hbero
faremo
O
ci
remo
prove-
sembrerà,
d'accenti?
regolare, tanto
tanto
mi
come
libere.
italico. Ma
tre,
con
noi;
proveremo
o
non
comprendere
comprenderne
assonanti
o
da
ancora
noi, e' è qualche
statua
Carducciano, troppo
di
nostra
E noi
sonoro,
del Geibel.
Parlo
e
quelli del Voss
compito di quest'anno; dell'epicacioè e
almeno
quanto
del
soltanto
della narrazione
con
Ebbene:
in prosa.
lo stesso
dovremo
denominatore
questo anzi
d'oggi?
e
della nostra
è molto
da
Si dice
che
invece
pensare.
ricomincia
noi
Erodoto
linguistico
materiale
Ridurre, anzi, tutti gliscritti
comun
pezzo;
gli
avanti
l'esametro
con
c'ingegneremo
in
Per
Ebbene
rimate
o
tradurre
l'esametro
al
è
cura
non
le terzine
Livio?
è
metodicamente, monotonicamente,
sempre,
par
non
ogni singolo endecasillabo
con
esametro,
un
Monti
del
e
nella
e
rado, qualche
tanto, perchè
qualche gioia da godere.
del
di
studiare
altri abbonda.
dell' avvenire
ancora
da
tesoro
lavorìo.
tanto
ciò
io
forse
nostra:
di
bisogno
noi
letteratura
nostra
che
nel
è
col corpo,
bisogna
ingegnarsi: svecchiare, sovente, ciò
lingua pareva
morto;
trovare, non
e
vare,
osser-
che
dell'anima
forma,
la
insomma,
proporzione
stessa
con
diverso
parere
goffo. Dobbiamo,
e
traducendo,
del
DISCORSI
la
e
tutti
hngua
Qual
questione
con
ogni
è la
e
durre
tra-
Tito
gliscrittori
odierna?
hngua
è risolta
scrittore
da
che
E
l'uso
delun
si
LA
metta
ora
ferma
lo
Molti
hanno
alla
dura,
contribuito
giornali,che
i
principale
nostra
soli
e
rivendicano
cipalmen
prin-
quelli che
sono
I
scrittori.
reputiamo,
se
ne
miamo,
chia-
noi
quali, appunto,
sé, quel diritto che
a
la
naturale,
è
come
è
tito
consen-
gli altri,specialmente agliscrittcri che noi
di parteciparealla formazione
chiamiamo
scrittori,
tutti
a
non
divulgazione
le
in
popolo vivo, che
ai grandi morti,
ciò
non
sono
hanno
dei
quali
di
le
gustare
e
verbum
molte,
che
utile
chi
lo
e
molte
straniero
pensieri
parole: lampadine
che
in
sepolcro,se
un
chi
è
traduzione
esse
chi
di
scrittore,e
adoperi quante
per
dice.
arte, necessaria
E
per
così
chi
chi
va
non
bene,
la
di
far
st'ultimo
capire. Querenda
che
faccia
sa
pensiero
vuol
parole vuole,
che
pretazione:
inter-
si contenta
importa
basta
una;
il
e
di
far
di
soltanto
cerca
e' è
e
rendere
vuol
non
fidus inierpreSj
verbo-,
le chiedono
o
per
proposizioni soltanto;
di
il
di
dello
le
al
prendono
vita.
l'opera
esprimere
i
tano
get-
e
anche
Peraltro, io distinguo.C*
r intenzione
vivi
son
morte
le
o
ma
le
non
o
fabbro,
buon
così
è
raccese
l'olio
straniere
essi,
vano
le deri-
non
utili,
o
inespressiva;
ancor
essere
possono
lingue
Ma
comune.
necessarie
da
forma
una
d'uso
lingua
credono
che
parole
della
solitamente
e
divulgazione
e
Molti, sì; pochi, non
lettura.
se, anche
a
xolvt] molto
contribuiscono
sono,
questi pochi
e
appagano;
del loro
convenzionale,
e
formazione
assiduamente
e
mento,
mo-
dubbioso.
e
SiàXszio?
artificiale
cui
ogni
a
dialetto
parlare,del
incolora, molto
e
molto
il
per
e
su;
pensoso
scrivere, d*una
lo
per
generica
e
lo fa rimanere
e
si appagano,
paese;
e
scrivere, pensandoci
a
263
GRAMMATICA
DI
SCUOLA
MIA
e
una
per
capire
ciò
questa
è
che
lo
lingua
264
PENSIERI
Straniero
parla
nel
intelligibile,
voce
a
;
sia
questa
Ma
all' interpretazione, nella
quant'ella voglia
la traduzione
la
gente
la
e
che
pensiero
Dire
già
già: semphce,
e
pomposo,
le
se
se
che
scavizzoli
sempre,
ombre
nelle
loro
invece
che
gli stessi
evocarh
gusti
nella
noi
non
solo
ma
nemmeno
Omero
a
Erodoto
Cicerone
e
a
le
a
dei
le
Tacito
sue
i suoi
vulgo. Ognuno
predilezioni
stile
e
a
numero
che
era
se
i riboboli
nel
nelle
e
di
spesso
o
corpi;
non
le ombre
Se
terra.
vogliamo
scano,
obbedi-
lingua, essi, quando
e
dobbiamo
che
menomarli
;
come
ridondanze
faccia
ebbe
e
a
narratore
di
oratore
di
fare)
se
cantori,
chiaro,
e
armonioso,
scrittore
vivo, quanto
ritmo.
di
erede
indovinare,
da
di
dire, toglierea
di
poetici
e
imbruttirli,
e
a
di cantore
lungaggini
furono;
ci sognamo
spesso
colori
che
quel
parere
le
ma
nell'Elisio
conservano
in
parlar
nostre,
sì, morti
ombre
avevano
essere
sue
dicesse
pomposo
altro
poeti
imbellezzirli
le
suo
antica.
che
corpi perfettamente;
gliaggiunti oziosi
a
del
ai
(quel
correggerli e
e
vivi;
nostra
non
nella
il
voi,
o
lingua
e
oh!
pagine:
che
vogliono
dire
e
bene
ora
ben
essi
assomigliano
degli eroi così
come
dietro
parole viete, le cerchi ora,
nostra
favella,e se preferivale
plebe. Saranno
quel
scinta.
di cui è morta
sua
men
e
le
amava
poetiche, non
della
o
a
più,
tener
io
non
sempHce,
era
parole viete, nella
frasi
bene
suo,
e
innanzi
nella
espresse
modo
a
esso
sciatta
scrittore
esso,
e
lingua più
ai
scuola, deve
venire
dire
nuova,
la
secolo,
essere,
il morto
lingua, deve
lingua
nostra
ossia
:
iscritto
pur
di
o
pretazioni
inter-
queste
in
si usi
e
d'ora
quarto
di
facciano
ne
se
specialmente
voce,
E
l'interprete sa.
e
buono
è
DISCORSI
E
non
a
schivo
sentire,
lingua
e
E
poi,
troviamo
nella
se
tradizione
nostra
che
quel
quasi obbligare dagli antichi
II
L'Itaha
è
non
già mortai
solo I Non
i
grandissimi
i
essere
nel
che
vedere
medioevo,
delle
primi
O
è
del
ci
che
Quelli
mondo.
finestra,è
itaHana:
due
nostri.
vicini
itahani;
sono
dentro
noi
quel
per
e
teatro:
la via
le loro
r ha
d' Italia ; cui
Le
volle
nostre,
piccole,però,
io
vi
dico,
critici ed
non
insomma
cari
sino
a
deve
eruditi;
educhino,
popolo:
sino
non
una
quella
né
un
via
a
a
noi
picchiano
il nostro
soltanto
le
e
Re
Giovane.
cose
qui
letteratura
leggibile,suoi
sua,
romanzi,
scuola,
maestri,
solo
con
de' libri
istruiscano, esaltino, affermino
in
piccole;
nostra
venir
più prendere
bile
intangiragazzo,
bravi
bisogno
lamenti
un
far voi
dovete
ha
i loro
che
punto. La
certo
L'Italia
li vuol
da
dissodano
invisibile
giovani, sono
voi
noi
più
non
ragazzo,
o
recita
si
guizzo d'energia elettrica,
presso
proposito.
questo
che
un
che
i
più là,
mano
d'Annunzio,
quelli
dell'etere,porterà
aperta
Puccini,
italiani ; raspano
un
e
sono
quella
che
del
E
sono
:
la
il dramma
è
anch'esso.
speranze
da
del
o
tendono
dramma
un
presto
ma
remo.
acquiste-
piccone
ch'esce
Mascagni
italiano
vergine,
quella terra
soffrono;
del
ma
col
melodia
la
Quelli che
lontano
non
Le
cose.
là
picchiano
anche
italiani; ma
consolo, ripeto,
acquisterete,o giovani! L'Itaha
là dispersa per
il
Vedetela
e
qua
ricca.
e
altri
con
le
meglio:
povera
tante
mancano
lui fummo
con
Io mi
nuove!
età
già
è
rimaner
dobbiamo
non
nuovo.
non
debba
è
è
il
ciclo
suo
non
ispiraree
cercare
a
già detto che Dante
già impossibile che come
Non
I
chiuso
letteraria
lasciamoci
vorrebbe,
ci
265
GRAMMATICA
DI
SCUOLA
MIA
LA
suoi,
il
suo
prestito.Vuol
una
tende,
letteratura, s'in-
suoi
drammi,
sue
tra-
266
PENSIERI
gedie
commedie.
e
ad
ricomincia
non
è
che
giusto
noi
anche
chi
scrive
in
anche
cieco;
In
o
Itaha
fu
forse
ad
si
è
Carducci.
E
lettore
io
ho
mai
mi
non
allora.
E
quando leggeva
voce
e
quando
Di
quibus
La
avanti
più
e
animarum
dell'
fanciulli
che
vostri
il
che
maestà
AHghieri, tale,
Dante,
essere
loca
silentia
nocte
sì che
non
fratelli
vostri
parlare
in
scrivere
dovete
e
quella verecondia
che
giditi
irri-
pure
anima
vostri
sempre
varia, vi
sempre
un
uno
di
in modo
scolari, diverrà,
sia
averne
modo
mantenere
late...
la loro
parlare vi
sempre
silentes
minori, poi
ispirazioni.L'aver
sentiti,
v'insegnerà a
il riserbo
cattedra
umbraeque
voi, v'invoglierà ad
il dover
Dante
resti,Giosuè
ci
doveva
teologia
anche
più
l'Inferno
di
sulla
aver
compagnia, grande
Il dover
vasto.
e
E
lungo
udito
e,
disciplina, ma
documenti
farsi
fanciulli.
scolari
che, forse
a
pareva
est
Phlegethon
loro
di
così
l'Eneide:
riveU, prima
La
figlioli.
tori
scrit-
confermi
e
l'intento
scuola, o giovani, vi presenterà,
si
darà
e
d'occhi,
e
imperium
et
dalla
non
gesti
leggeva
Chaos
et
di
di
sa
ancora,
e
voi
(chiamo
probabilmente
poeta,
di
i nuovi
poeta
diede
veduto
Tra
e
L'antichità
dell'insegnante.
Aedo
perfino il vecchio
Andronico
grammatica,
Alighieri:
vedere
con
maestro
lettore,non
di
ma
cioè
quella copia
si affermi
il ministero
figurò come
in
l'uffizio del
prosa
comincia,
ci vorrebbe.
di
bene
è
tra
leggere da tutti)e
si
che
sorta
non
che
non
aspettiamo
dissidio
certo
vedete
tuttavia
quella
poeti. Che
e
un
Voi
averli;
di
sempre
DISCORSI
E
sempre
animerà
intesi
semplice
sempre
abbellisce
e
e
forte.
avanti
il gran
ogni
vere;
scri-
a
essere
avanti
blico
pub-
ai
blico,
pub-
bellezza.
268
PENSIERI
solo
non
anche
A
di
Ma
stile.
fatto,che
in
così
posso
è
bello
o
antiquato
da
di
quella
nelle
letterature
in
più
voglio
dir
chi
deve
Ma
della
nome
allo
al
e
sentimenti
dico
formi,
più
anzi
queste,
torni
faccia
esse
e
pure
e
antiche
che
in
native,
circolare
che
una
quella
:
qualche
Io
non
per
volessero,
più
non
in
delle
quello
cose,
nell'avvenire
posto,
che
ma
e
il
si
zionale
internache
letteratura
pensiero
atta
d' idee
letteratura
una
al loro
il
voi
commercio
un
una
;
gioverà
Quest'utilità è
che
impossibile che
nazionali
chiamare
tale esercizio
lingua
v' è
formarsi,
a
che
quest'avviamento
una
persino
con
scrittori
moderna.
ha
che
sono
solo
non
quelli
a
ciò
non
può
per
ai fanciulli.
alto che
utile
quelle
su
voi
con
durre,
tra-
antichità
vi
così
il
gioverà
alcuni
si
condannare
affatto
è
non
alto
al poetare
e
commercio,
che
dico
modernità
scrivere
E
dell' utiUtà
poi insegnare
sottintesa.
che
ciò
qualche poesia
parola
lingua
tutti sanno,
in
è
romana
lingue
anche
ma
e
nelle
di
che
quel
farò
di
io
vero,
l'idea
nuovo.
io
facili,né
non
singoli autori
Per
scritti
sempre
esercitazione, che
prosa
e
di
interpretare e
non
nei
so
greca
è
ripensare
se
ma
ministero
ciò, spero,
a
bello.
ma
maestri,
gli studi
e
confondere
alcuni
l'eterno, che
di
io
scegliere
bellezza;
almeno
o
dovendo
io
loro
tutto,
sopra
non
i miei
metrici
felici,tentativi
sempre
di
augurabile
e
indirizzerò
io
ciò
uffizio
certo
probabile
il
per
scrittori.
e
il vostro
per
DISCORSI
E
lasci
sopra
sentimento
comune.
E
so
greca
e
il nostro
si
va
anche
romana
altro.
sia
Non
in tutto
spirito moderno;
affermando,
a
credo
e
ma
dirittura
io
per
so
che
tutto
la
educativa
ch'ella
immorale
classicità
non
e
è,
per
come
antisociale.
SCUOLA
MIA
LA
269
GRAMMATICA
DI
gt^Xia e formano
il grande Testamento
insieme
giapetico della nostra
tano
merila religioneche
li sfoglieremo con
civiltà. Noi
le pagine
i libri sacri. Che
importa se vi sono
noi che
salteremo
d' ignominia ? Le
di sangue
non
o
critica. Non
abbiamo
il compito della storia e della
nella Bibbia
semitica?
di tali pagine anche
vi sono
solenne
vi è momento
o doloroso, nella
Eppure non
No.
d'un
vita
uomo
conforto
da
E
effetto
Non
folle
d'una
filosofia;e
la
poemi
di
vita;
po' tardi
ai
buona
a
noi
fa Virgilio.
delle
vita
sortes.
dal
Essa
insegna
è
mente
vera-
due
sono
sebbene
sempre,
ella voleva
singoliviventi,come
sentimento
pre-
in Omero
trovava
ragione: quei
aveva
la
e
feUce.
e
famiglia
pervasa
Orazio
dell'umanità.
la Bibbia
è
greco-romana
società
di
padre
un
popoli.
fa Omero,
noi
a
persuasiva
e
superstizione quella
la letteratura
tutta
di
pastor
misterioso
un
lontana
voce
de' libri letto da
libro
è
gente, in cui
con
questo
Tutta
un
d'una
suoni
vecchio
un
le nostre
sono
o
non
dall'antico
o
libri
Quei
essere
vissuta.
ho
Io
modus
mio
cominciato
agri
non
animo,
catarsi, cattive
di
fumacchi
a
esaltarsene.
consiglio. Il
Ma
le mie
vecchio
diceva:
dalla
rasserenato
oscuri
da
così
pipXtami
di
ambizione
contentarsene
e
e
rafforzava
e
buono
la
TuXéov vj^iiau Tuavcó*;.È
mai,
massima
più
da
col loro
soccorrevano
pastore d'Ascra, del paese
state, rigido d'inverno
esprimeva
nel
l'animo
appropriato,
me
votis:
essere
possono
tutto
in
erat
irrequieto mi fece
cosi
spiacere quest'uffizio,
bello,
momento
un
così
sua
nubi,
Sì:
al
ancora
sopraffazione. Forse
per
di
ita magnus.
non
Hoc
dirvi
col
con
caldo
l'autorità
d'Orazio,
il
mezzo
che
e
il
quest'errore evidente
ebbene
che
circola
e
fa sì
e
di
nei
Invero
dice
che
Essa
tutta.
di
vita
o
egoismo negl'individui
giovani, che
noi
uomini,
voler
viverla
dobbiamo
dell'egoismo in
il bambino
Come
del
dà
ne
sazia
d'aritmetica.
In
due
leggo
metà
fratello?
di
che
il
mito
a
a
solo,
più grande
più
il
alla
vero,
scuola
bibbia
Arya.
casto,
sempre
con
del
pensiero
una
pastore
suggello
del
il bruto
egli era
del
di
sarà.
tutto
di
Invero
si fece
fehcc
ella
che
favore
a
vero,
del
qualcosa
inarrivabile,che
così
nome,
Pollux
di
questo
mito, c'è,è
un
suo
più
partiscilo,il cielo;
dell' immortaUtà
dico
non
due
tra
anche
eccelso
parte
una
C'è,
che
—
è
non
che
ben
ma
mia
egli
sì:
mezzo
contento...
sfoglio la
anzi,
dai
me
umana.
giorno
il
spiegano più altamente,
più sublime; qualcosa
dato
E
che
:
la
rinunzia
io
:
avanti
pane
semplice
più
sublimità
che
Qual
ecco
versi
Quello
e
ben
rimanda
Ma
vertiginosa
Eliconio
famelico:
quelle ptpXta, che
di
uno
miracolo
più, lo
suo
più dell'intiero?
compagnino
un
per
il
della
nome
potrebbe egli credere
sia
pane
al
mezzo
gli resta,
lo
suo
un
vessillo
agiato mangia
povero.
sia
nel
felicità. Il bambino
la metà
letteratura
che
non
condanna
la
è
mana,
greco-ro-
piuttosto,la umanizza,
quella massima,
la nostra
popoli,
il precetto
è
vessillo.
un
segnacolo? Dice,
come
matematica
popoli, essa
dire
non
per
volete
mia)
persona
la letteratura
questi tempi
imperialismo
farmaco,
noi
in
che,
la
ora
di
tutta
per
santifica,o
la
e
è
(dimentichiamo
Ebbene
tutto!
DISCORSI
E
PENSIERI
270
a
tale
c'è
uomo:
prima!
tendenza
stata
oh!
—
ha
cipuamente
pre-
sempre,
dal
per
resse
inte-
non
ma
per
una
LA
rinunzia,
fatte,ha
a
di
voce
farle,
nel
ubbidiva
le
e
dentro,
d'una
bea,
detto
d'una
fu
l'alito di
è, per
tale
che
del
questi dogmi,
età, nella
questa
assai
tempo
dopo
terre
sulla
o
dei
fatti
passa
lotta,non
società
sembra
di
altro
che
deve
ella
che
concludere
ha
torto.
malato
dalle
di
una
L'uomo,
ne
gimento
svol-
necessità
carità. Ella
nei
fatti di
con
pace.
in
di
se
brutale
necessariamente
con
avanti
scienza
lotta, anche
cominciò
zione
emo-
predestinato
nel
calda
sono
scoperte,
il bimbo
spenta. La
corrente
E
sogno
bi-
si
arrestare
storici, provocati
una
dere
cre-
possa
soave
il bruto
che
solo
un
uomini
Quella
e
vedere
a
forze
lo fece
credo
e
abbiamo
nuove
che
maternità
ricusa
sento, che
arse
cristiani.
come
bruti.
di
ella
che
fu
causto,
all'olo;
si
essere
sulle
nuova,
vita, quell'emozione
economiche,
e
terra
inferma
e
labbra
sino
che
quale gli
che
tregua
dolore
sacrifizio
nel
credere
vede
di
quella
che
quando
dalle
senza
credo
ognun
ardore
risente:
che
cristianesimo
senza
gettatisulle nuove
col primordiale
la donna
d'un
dolce,
e
cristiani
cristianesimo
scorrazzava
questo
rinunzia
accresce,
usciva
dogmi metafisici,e
di
d'una
Egli
quella
a
Ma
uomo.
l'incenso, che
vita
essere
tutti
a
utili anche
cuore,
sanzione,
sua
l'essenza
me,
si possa
vede
che
sacrifizio,necessario
de' suoi
suo
è
ha
volontaria.
vittima
Nel
di
la
sacrifizio,e quando
vaporò,
che
del
privazione
l'uomo
dall'utile.
tratto
avveratosi,
ebbe
non
via, che
l'uomo
cui
per
gli assomigliava.
ch'erano
era
della
minima,
pur
via
dopo,
non
fatto continuamente
che
altre
1
27
che
altro
sommovimento
un
aggiunge,
GRAMMATICA
parte, sia
a
trovato
sempre
lui; ma
DI
prò' di qualcun
vita, a
Questa
a
SCUOLA
ch'eglifece
rinunzia
sua
MIA
Io
una
vedo,
circostanze
PENSIERI
372
normali, quando
bestie,ubbidisce
della
distruggere
più
Quindi
della
dalla
me,
l'amaro
ha
Ma
ho
ho
non
gli esempi
sono
spiritosubito, se
solo
i
avanti
che
e
più
il
temè
Subito
amici.
dovere,
Subito
solo
di
parla
conto
col
Profonda
Ci
del
si ammansi
nascere,
Nessun
Paolo.
senza
il
dice
che
pericolo,
primitivo
alla
del
Dea,
parlante
spinge
di
i
avanti
il Cristo.
anche
emise
gli
eroe
madre
sua
E
mei
Dea
vendicare
al cavallo
in
figlio della
Gesù.
E
il mondo
si
delle
che
conquistare, e
il
figliodella
levatrice,
'
a
il cristianesimo
farsene
la
poeti
cui
poi
doveva
sede,
aveva
che
Gesù
e
Dea
questo
era
per
riceverlo.
a
che
ciò
a
i suoi
genti^
e
preparato
era
guarda
consideriamo
preparato
Roma,
se
che
tuttavia,quando
pagano
popolo,
se
prima
tempo
nel
scriveva,
più
vile
del
e
cava
evo-
somiglianza!
vorrà
si indii
morte
da
grande grido
tanto
quello che egli
l'eroe
figliod'una
quando
so
vero
dimostrarvi
ma
apparisce
ma
In
classiche:
della
da
risponde. Lo
cavalli
e
si
quando
muoia!,
a
spirito.E al nostro
sacrifizio,
apparisce non
allo
noi
ramente
libe-
Transeat
per
letterature
presenti
vivere
a
non
io
morte
esempi
delle
alcun
il dolore
Socrate?
di
o
cinquecento:
fece
non
le rinunzie
come
si dice
cui
Cristo
prigioniero d'Atene,
il
s'annulla.
agli orli.
cercare
cristianità
ella
vivo
lascia
ne
sacrificato,e
dolce, come
calice,a
del
di
bisogno
l'intima
di così
soltanto
parlato
che
così
Il
accettato.
ha
delle
sacrifica
uno
morte,
ne
momento
di
nulla
più
in
meno
c'è nulla
e
che
:
meno,
morte;
nel
non
vita;
vita,
febbre
dalla
preso
questa verità
a
trova
ne
se
è
non
vita, in
sua
DISCORSI
E
leggeva
profeti,era
si
e
rivolgeva
sconvolgere
prima
del-
LA
l'avvento
due
i
cioè
sacrifizio,
i
come
in
nuovi
dalla
fa
allora
a
allora
forza
gente
nella
E
il
la
cui
sermoni
ora
che
con
nel
è
soave
va
sua
e
mostrava
in sé la
Lasciamo
conditi
ai
assai
di
vernae
fatto sacrifizio ai Lari
:
po'
un
la loro
lo vediamo
pedestri
con
cità
feli-
cara
che
quello
egli
amare.
villetta
mano
dino,
conta-
parte le massime
faceva
sua
con
sua
da
soltanto
nella
cui
il lavoro.
odi
lo vediamo
legumi,
figliodi
ora
e
cetra
liberto,nella
straniero
poco.
e
corsa;
questa
libertino
l'esempio persuadeva
Noi
necessità.
di
Ebbene
d'un
stato
alate
mano,
a
riprenderlo.Orfeo
a
figlio di
era
via
umano
dolce
indietro
cetra.
consideriamo
e
filosofiche,
con
il genere
una
schiavitù, e
gente
figliodel
da
torna
d'un
mano
stata
era
tornati
la loro
incominciano
Perchè
del
quelU, tempi,
sembrano
uomini
e
la
sonare
in
anche
sono
cioè
mediocre,
vita
e
protervo,
può, sfugge,
quella
loro. Essi
quasi riluttando,condotto
via
sua
ricomincia
era
gli
alla civiltà.
fanciullo
Quando
cui
273
tra
Erano
mondo,
barbarie
come
della
cristiana.
nuovo
questa
s'amavano
poeti
nostri, in
GRAMMATICA
DI
che
vates
eccellenza
per
SCUOLA
MIA
di
cibarsi
d'erbe
buire
distri-
lardo, e
parte, dopo
anch'
lavorare
aver
esso,
coltando
dai sassi. I
qualche Campetto e liberandolo
vicini campagnoli ammirano
l'amico
dei potenti,
certo
le cui cene
così
sono
dendo
sempUci; sorridono
forse,veil poeta e il cittadino
che adopera il marrello
la vanga;
dalla città:
e
ma
egli può dire, scrivendo
Niuno
costi quel poco
mi
lividi,non
Orazio
a
lui. Che
G.
Pascoli
amato,
desiderar
Pensieri
con
l'oscuro
ci mette
si sente
-
di bene
di
e
e
veleno
l'invidia
più? Egh
Discorsi
gli
occhi
lima
mi
dell'odio.
è
non
là vive
la
vera
intorno
vita:
i8
là
è
Ohi
re.
tutti
se
si contentassero
mune
magnuml
ciò
per
del
appagarsi
E
census
privatus...
Sì: la grandezza
in cui
tempi
che
nella
poco
stelle,da
stelle
quelle
cadere,
di
lui, in
le messi
che
E
fine
poi,
sociale
mostrò
trastullarsi
mentre
alla
disparte
intorno
pioveva
della
Egli
pace.
di
del
arundine
d'un
vecchio
sin dai
suoi
in campagna:
a
**
saturnia
essa
la
non
sono
dai
di
piva
No:
armi
che
ma
delle
messi
su
un
passare
per
le
grandi
manu...,
!
torna
e
egli,
E, Giù
ancora
bella
ecco
:
bocca
per
rimanendo
Ed
la
quel-
le armi
qualche
l'Italia
la terra
„,
Vediamola.
giustizia.
schiavi.
che
sedeva
italica così
desolata.
principio
come
era
Giù
:
da
boschereccia,
cantò
tela
Proice
quasi
oziosa
poi avrebbe,
campagna
in
spogliati.
dal
non
Cesare
selve
poesia,
avrebbe
anima
sangue.
dalle
guerre
seguì, in cui il fine
la
che
e
sorgere
feroci
non
:
era
con
Cesare:
grande parente
dell'antica
osservate
contadini
che
primi canti, diceva
nella
da
nell'Elisio,gridato
morto
indietro, ora
torna
In
Egli,
parole
no
apparire tra le
parla Suetonio,
armi, ripete uscito
anno
:
dei
Rubicone, quando
canens.
postume
le
cui
e
pastorale. Non
vita, Virgilio
sua
volle
Vostenfum,
greppo
dolore
in
fine
mune,
co-
nome
alessandrino
evidente, ch'egli non
è
il
Virgilio, prima
zampogna
l'opera
con
il
più
e
artistico
gridi di
i
per
il loro
tra
ultime
la
meramente
accolti
esso
risonare
ha
più
sono
egli quell'umile genere
un
per
tenerla
vendemmie,
delle
presenza
civili,faceva
le
e
brevis, Com-
erat
casetta?
sua
contadini, perchè comprendono
il
rebbe
sa-
tutti,strade, curie, templi ;
di
è
non
si ritorna
non
che
figliodell'agricoltore,
il
scelse
così,
Perchè
umana?
felice la società
ai bei
DISCORSI
E
PENSIERI
274
Tutti
sono
O
contadini
miracolo!
sul suo,
276
PENSIERI
dell'
e
impero,
libertà
due
dovrebbero
e
la
trascorsero
anni,
di
po' più
un
cantava
Egli chiedeva,
anzi
della
L'inno
due
morto
Grecia
si
udì,
prima. Egli si
finire
l'Eneide, chi
era
e
è
della
ma
l'anno
la
d'una
quali non
Venne
però
da
col
può
italico
me
pare
in
done
destinansolennità
bella
e
di
passò
egli,anche
verissimo,
che
lui
se
d'una
deluso,
saecula.
venuti
sono
E
il
più
è
attingesse
la
quale
che
buon
a
vero
da
vita
smezzata
non
se
mento
movi-
vano
si dove-
uomini
la vita
non
ancora.
quel
io dico
a
e
nella
aspettava
buona,
le
sì
pensiero
stato
quale gli
le
auspicata
Cominciò
il Cristo.
che
anche
suo
L'aveva
fratelli;per
per
dirsi il precursore
palingenesi. Fu
a
Il
ancora
il
per
apparir
poeta
era
735
rinnovamento,
allora,non
prossimo. Nacque
questo
d'un
il Cristianesimo.
doveva
pendio
com-
che
alla
Saturno, gli aurea
vennero
riconoscere
il
cantato
la fine.
ancora:
dell'anime,
non
forse
aveva
redenzione.
riprometteva
I
degli
nel
recato
dopo,
selve,
annunziarne
già
sociali
Virgilio
Era
settecentoquattordici.
terra, regnata
la clemenza
Virgilio,lasciate
quello: quello
risurrezione,
se
le
già
per
del
al sole.
modo,
sa?
anni
Che
pace.
come
sempre
per
di
bocca
per
campagne
guerre,
due
Pochi
ogni modo, in quella solennità
Orazio, la virgilianaparola del
A
secolari.
perdono
certo
di
pubblicazione a
Ludi
dei
è, in
anni
per
la
virtù
dell'opera
armonioso
e
l'abbondanza
guerra,
le
e
tutti
nascita
fine, con
la
si aspettava,
educati.
ben
giustizia
palingenesia rivolto
lavorata,
ben
terra,
uomini,
la
trattati,di ogni
con
alla
lustri,avanti
tre
Cristo, Orazio
e
detti della
essere
specialmente di Virgilio.Ma
loro vita guardando in alto.
l'ideale
:
DISCORSI
E
nessuno
diritto
di
profetare la
quel
fonte
che
orien-
voleva
schiavitù
la
libertà,che
colocasia
di
così
a
Dante,
nel
del
acanto
buon
me
di
grammatica,
le
sapiente. Che,
paia più
che
è
altissima
nella
ricordarvi
Voglio
ha
in mistero
gloria di
il
Dante
di
cosa
ricordarvi
poeta
io
io ho
che
al
dato
e
vi
non
porti,
com-
cui
in
me
scoperto
Virgiliodantesco
aver
riamo
Ado-
modestia
vera
qualche
anche
bontà.
perchè
e
la
notte,
umbratile
diventa
segue,
che
quel
nella
nostra
questa
concludere,
di
m'esalto.
nome
chi
persona
Seguiamolo
sé.
di
il lume
quali
per
modesto
voglio
il
dietro
quella
in
buono,
innanzi,
va
risplendere,
le traccie
stesso
che
di
Dio.
portentosa
paganesimo
il cammino
Facciamo
scuola
intuizione
pare
la
doveva
cui
per
l'uomo
povertà
Virgilio,colui
rischiarando
noi.
della
fare del
strada
la
per
sull'asinelio
venire
E
di
e
non
l'uguaglianza con
di nardo,
edera
e
foglie di
le
277
aspettato, fu egli, che
voleva
e
sparse
GRAMMATICA
DI
Messia
d*un
ridea
tale
SCUOLA
MIA
LA
;
e
che
poeta pagano,
dal poeta
ricevuto
Virgilioaver
vestito
cristiano.
è quello del peregrino malQuesto nome
del giovine ben
della Vita
convertito
e
Nova,
donna
nella
è quello di colui che ragionava della
sua
dell'autor
del Convito; è quello che è sì dell'arte
mente
sì della
sì
e
sapienza: è Amore, che conduce
e
altissimo
a
Matelda
È
di
onore
sì
e
bensì
a
che
vero
grammatica,
l'arte
l'amore:
la nostra
d'intendere
alla
e
che
per
grammatica,
o
giovani, ossia
gli antichi scrittori;ma,
che
è
e
ravvisava
l'amore
per
spetto
ri-
più propriamente
l'essenza
appunto
Dante, così,
E lo studio
rispetto
studio, anzi, specialmente
sapienza, Virgilio è
l'amore
paganesimo.
quest'amore è,
di studio:
sinonimo
all'arte,
di
Beatrice.
insieme
del
anche
stianesim
crinel
irraggino
278
e
PENSIERI
la
riscaldino
le
parole
umile
per
modestia
lei
indicava
ma
come
quello
e
grande
un
semiti
avvenire:
nuli'
po'
che
nelle
classe
una
più
giù
un
della
giapetici,
il
nome
il
istituzioni
più
;
di
umanità.
matica
gram-
altissimo,
e
e
e
è
lastiche
sco-
della
su
io
che
nome
rettorica
antichi
che
nome
un
paganesimo
e
irXéov
fratellanza,
altro,
po'
scritte
sono
passate
abbraccia
e
fronte
meritare
quanto
che
cui
della
e
facciano
le
e
quello
come
sul
scuola,
della
^{jLtcJo TraVTÓc,
ambisco
mia
DISCORSI
E
simo,
cristiane-
moderni,
e
il
D'ORO
MESSA
LA
HOMINIBVS
Messa
Chi
I
non
messe.
pensò
e
In
verità, io
Un
sacerdote
ricordo
le
mani
parla, così
dolore?
quando
A
umiU
I
O
primo
che
benedice,
si batte
meste
e
A
dente
confi-
l'invisibile.
con
parole più chiare,
Non
solenni:
AnCHE
ALTOl...
di
tono
con
voce,
si ascoltano
si
mistero
son
I...
degno
PECCATORI!
NOI
domestico
l'uomo,
carne,
fatto
il vino
uomo,
che
il
fonti
diventa
e
pane
dell'uomo
alimento
sciogliere
a
col
compie
aggiunge all'acqua dei
Dio
e
al
PREGATE,
I
FRATELLI
Un
rito...
gli occhi
dita, alza
le
e
bassa
a
quando
a
IN
CUORI
vedere
a
quel
è
Parla, segretamente,
sublimi,
e
io
libro, medita, sospira, bisbiglia...
petto, sfoglia un
chi
che
Egli s'inchina, s'inginocchia,
cielo, si rivolge ai presenti,segna
Con
ha
come
appena
all'altare.
è
incrocia
il
Che
disse:
poi
ricordò
messa?
la
lui, con
d'oro,
messe
una
a
contadino,
poeta
sono
VOLVNTATIS
BONAE
suo
e
dolore
sangue.
palpita
nel
fiumi.
È
sogno
vino,
col
la bevanda
con
e
dei
col
primordiale,
Il pane
la
carne
sacro.
venta
did'un
È
il
28o
PENSIERI
d'un
sangue
al
Dio
siero, in
suo
che
martirio
Ecco
è
straziato
ucciso, che
e
che
mensa
una
una
Tuomo
:
DISCORSI
E
è
misto
scorre,
patibolo,in
un
un
cena.
si ciba
di Dio
I l'uomo
beve
l'eterna
vital
Ricordo,
ricordo
quei colloqui segreti
in qualche cantuccio
quale
in
nella
era
cui
rito. Né
questo
l'invisibile
con
della
mia
lontanissima
che
qualcuno
No:
anche
ho
dopo.
Ero
in
un
di
mutava,
i
tra
E
una
deserto
latino
Dacché
il
la
Erano
troppo
e
so
se
tra
altro
nessun
monte
morte
e
mare,
dipinta.
di
purpurea
a
caduti
volta
1887...
piccola Massa
per
non
tratto
un
in
in
mucchio:
un
evirati. Il gentilsangue
scannati,stracciati,
divenuto
era
nel
non
nella
messa
lontano.
stati
erano
io
tutto,
qualche
messa
tal
cantuccio
: un
dolci
giovani nostri, avvenuta
quattrocento
era
quale
faggi e gli aranci:
si diceva
un
alla
rimasto
posto,
il bel paese-, così
meglio compendi
ancora
troppo
volta, ricordo,
paese
ronzino
fanciullezza
assistito
Una
perchè
anima,
entrò, perchè pieno di memorie
meste!
soltanto
preda
l'Italia s'era
fatto
primo
delle
iene.
integrata
d'armi
dopo
Roma,
con
lustri
tre
quello
di
pace
inquieta.
Erano
Era
morti
chi
morto
terza
da
il Re e il Dittatore.
qualche anno
l*aveva,ai suoi inizi,benedetta, questa
Italia;chi
l'aveva
si
spento
memorie,
e
era
profeta, qui
L'Italia
era
in
sola,
suscitata
dalle
anch'esso, il
sue
misterioso
antiche
stolo
apo-
Pisa.
sola
con
Roma.
Con
Dogali
LA
la
cominciava
di
auspicio
Il
sacerdote
schierato
nella
occhi
gli
con
e
tempio,
solo
parlava
in
pace...
dà
loro
fiero, il
scuro
segreto
dà
luogo
quelli di
di
diceva:
Nel
"
immobili
e
E
Ci
del
mezzo
comandante.
l'invisibile...
con
loro
a
anzi;
era
correva
si
allineati,
funerale.
al loro
tanto
erano
quei medesimi,
tetri assistevano
un
battaglione
popolo ogni
morti:
erano
Erano
Un
file... Così
quelle
a
contando.
Il
chiesa.
1
sventura.
all'altare.
era
laggiù.Così, anzi,
al
di
e
sangue
Con
Romana.
storia
nuova
sua
28
d'oro
MESSA
il
hanno
refrigerio di
ceduto...
pre-
luce
preghiamo... dà loro pace... dà loro
eterna...
riposino in pace...
pace
silenzio profondo, cui appena
in un
ecco
ti
prete
e
di
pace...
„
Ed
un
concorde
le
sospirate,
vittima
Il sacerdote
il sangue
la
Quel
su.
fronti
Le
sonare,
Padre...
si
l'uomo
alzava
vittima
il
comandante
la
rimpianto
Dio ; alzava
al cielo
abbassata
aveva
a
di
come
questa
piegavano.
fucile i visi in
sul
tenevano
preghiera, quasi
mezzo,
spada
ecco
„
della
severo)
Prendi
"
macchia...
soldati
di
Nel
parole:
senza
giovani
d'armi,
movimento
turbò
un
I
giamento
atteg-
supremo...
in
un
calice
della
gloria.
(era fosco, aquihno,
spada.
La
s'alzava,
croce
s'abbassava.
comandante
era
ebreo.
IL
Io vorrei
che
essere
più lontano
quel Maggiore ebreo,
e
un'altra
messa,
non
tra
meno
per
dalla
fede
assistere
venerazione
pochi giorni, il
che
due
nel
con
Cristo,
più
gnificaz
si-
gli altri,a
di
giugno
I
282
E
PENSIERI
vorrei
la
avere
voi !
anche
da
da
tutto
con
mei
nasce
sapete
Venite
Questa
cuore.
anzi,
lontano,
di
le
tra
dire
e
leghe
dei
compagni:
selvatico
nemico
il
suoi
"
essi
:
questa
alla
loro
lo falsano
in
messa,
fedelmente
le mani
buon
fa
luce?
bene
al
bell'alba;
una
i miei
si
E
preparano
compagni
d'
voi,
messa,
anche
I
trovare, più
per
che
Venite
messa
a
a
loro
un
un
moto
„
il
suo
di
anni
su
tutte
vecchio
Non
le
tutte
le sventure
Ma
chi dirà
sacerdozio
preti
sta
que-
mai
dall'alto
non
ripetè
Egli elevò
montagna.
distese
bassure, e sempre
! È la messa,
questa, d'un
Venite
lavoratore.
"
sì i
lui,
sempre
della
sermone
su
"
rispondere:
cinquanta
l'anima
sempre
mietitori
precettidel Cristo, e
ai
quella
che
alta
risposta
„,
mancò
quale girando
"
„.
che
e
Non
è già vostro
dispetto,soggiungere :
del Golfalegname di Nazareth, il martire
E
gotha
a
cada,
o
a
cosa
beh
compagni,
ad
il
„
voce
i
la
d'oro; sì,come
la
avere
I Venite
tramonto...
puro
mietere,
non
tempo,
o
un
vorrei
è
messa
non
e
muoia
e
nasconde
una
e
godere
perchè voi non
la terra
bella, a
cosa
una
a
si
e
nite
Ve-
vogliate
umanità
vedere
a
"
potete isolare
muore,
è
Non
non
sorga,
che
certo
per
quei raggi
incontra
E
o
fede
"
essi:
la nostra
che
egli nasca
hanno
voi
negarvi
il sole
o
che
come,
voi
ad
dire,
per
non
che
costituisce
Vorreste
credete
a
dire
ragione,
che
ciò
che
anzi
la
sola
dolce
quelli che
a
misteri; per
usare
sole
assai
voce
„
conoscono
DISCORSI
E
I
„
E
su
vorrei
da
hanno
avere
veterani,
se
molto
voce
d'Itaha
ogni parte
consacrato
ai
la
il
ancora
se
giovinetti,
tutti
forte per
queUi
fare
che
balzar
all'Italia
pensiero, l'azione,la vita,
ne
ancora
sorvivono,
ne
che
siedono
rinascono, che
dai
lati,
deso-
leggono
284
PENSIERI
DISCORSI
E
ITI.
colui
Perchè
dopo
il buon
è
di
anni
cinquanta
opere,
celebrerà
che
questa
d'oro,
messa
preghiere e buone
confessore
Geremia
d'Italia,
sante
vescovo
Bonomelli.
Io
d'entrare
imagino
odorata
tutta
si deve
Ma,
sul
che
nascondono
di
e
far
a
cuore
le
con
qui
risulta
me,
fermano
tu?...
e
Voi
in
credete
E
vero
lucciolìo,là
chiedono:
Che
"
tu?...
„
in fondo
gliocchi
il mento,
e
voi
codeste
semplicità;
unque
siano;
più.
che
e
del
di
non
ricordare
che
se
poi
orgogUo di Satana
impazzito.
Eccome!
Perfetti,siamo, sicut dii\
—
e
il
male,
ma
non
vi
e
che
arrogate
virtù
boriose,
ladifficili,
gesto di spregio,
un
con
discese
arrogarsi le virtù,
è
sono
delle
superbia, voi
che
superbia
è
il bene
di
meno
posto
Dio
speranza
eroiche, attribuirsele
Al
la cieca
mostrate
e
sperate anche
e
avete
fede
sì che
rapido
sdegnoso, m'empie
imitatori
essere
Il
sperate?
molto
virtù, voi
Perchè
tanta
voi
presumendo
pur
sono
tetri,
e
io:
cenno
si umiUò.
il
Speri
alzo
vostro
dovreste
anniversario...
gliocchi,cercando
un
che
quaU
Credi
tu?
da
luminose
con
campestre
sembra,
mi
e
credete?
due
virtù
rito
persone
voi
confusione.
di
nere
risposta; e poi
una
E
rarmi,
figu-
tivo:
villaggionagarofani. Là, io
di
e
il dolce
tristamente
interrogo
"
chiesa
vestibolo, alcuni, ossuti, mi
Io abbasso
al
spigo
compiere
mi
dentro, dell'altare,
vieni
di
amo
villaggio;di Nigoline,forse,suo
di
penso,
E
chiesa.
forse, verità, una
contro,
umile
nella
Se
e
siamo
non
facciamo
eroi?l
solo
il
piamo
sapmale
mai,
facciamo
il bene
e
potrebbe, in
preferire le
Per
noi
vane
patria. All'
dalla
Passi
**
e
E
"
In
Voi
il calice
Qua
Questo
—
della
è
preso
com-
proferito!
avete
„
fede
quella
avere
tu?
hai
„
alla
da
al
sole;
una
pura
venga,
no,
generi
i sonnolenti
E
vivo
correre
fonte, la
virtù
fecondo
e
e
la
è
speranza,
(ad Cor.
in
sua
Egli
carità
XIII
:
13). Date
Christo,e
coscienza
diceva
in
la
tre ; ma
son
non
(ad
vero
che
ella
retta
a
mentiva,
IX
Rom.
con
tifere!
mornon
un
principio,il
carità,V agape, l'amore!
di Tarso:
l'apostolo delle genti.Paolo
dice
dete
venon
zanzare
Il
mare!
suo
è,
ella
dell'anima, codesto;
al
precipua
le stridule
e
che
e
perenne,
non
fiume
un
che
cale
vi
polla
importa
verdastra
e
non
che
principio!Voi
dal
miasmi
stagnare
uno
importa più !
quello
limacciosa
d'acqua
che
giudicate che
Voi
sorgente!
luccicare
ciò
me
cominciate
non
poco
in
richiedete
voi
sempre,
andate
della
:
nemmeno
richiedete
non
tutti,e
verità
che
Le
speranza.
Voi
Lo
delle
valle
rispondo:
io
un
ricoli
pe-
tutto
cristiani,bisogna
essere
meno!
da
senza
rispondono;
essi
quella
quaggiù?
è
nella
esilio
l'immortalità!
sì
vostro
Per
di
prova
lui, diremo
di
beva
io vi
nel
Ed
dormiamo
lo
più Dio
e
che
morte,
di
sperate,
cose
in
sognando d' essere
larsi
ultimo. Gesù, il Dio in procinto di svincoumanità
rava:
e
riprendere la divinità,mormocodesto
calice! Noi, più certi e
da
me
lagrime, noi
forti
di
fuggevoli parvenze
timori; questo
senza
fatica. Chi
senza
tale sostanza
peregrinazione
questa
e
più
e
E
sempre.
avanti
vero,
285
d'oro
MESSA
LA
sue
maggiore
colui
avendo
che
Fede,
è la carità
diceva
la
il testimone
i).
alate
parole:
—
Se
286
PENSIERI
parlo
le
con
ho
non
V
che
i misteri
da
lingue
agape,
io
tintinna.
E
i
tramutare
U
sono...
crede,
Voi
me
Il resto
ho
se
in
conosco
tutti
la
fede, sì
tutta
ho
V
balo
cem-
agape, nulla
io
soffre, tutto
tutto
—
custodi
severi
o
e
redenzione:
di
e
non
ma
squilla o
profezia,e
la
scienza,
spera...
in
che
(egli continua)
dovete,
guardare
ho
se
degli angeli,ma
e
bronzo
monti,
agape
tutto
degli uomini
e
sono
la
tutta
e
DISCORSI
E
dell'adito
e' è
tutti,se
cristiano,
divino
questo
segno
l'amore.
incluso
è
„.
IV.
Ora
io
rimasti
parli al
dalla
dietro
chiesuola,ora
di
rose
scienza
cui
essi
mi
credono!
e
nella
o
la
del
A
noi
qualche
un
uomini
crediamo,
Considerando
nel
noi
ultime
della
è
essi?
e
pensiero, che
Vi
nella
genere,
poeta
il Genio
cosa
dirò
col
che
tinuo
con-
un
vita
sua
a
l'uomo,
troviamo,
pensiero
è
nel
un
singola
giorni o gl'ineffabihmilenni, la
cristianesimo, del
poeta
incenso,
d'inferiore
cosa
complessiva.
Ed
non
crediamo
noi
cose
vita
sì
d'
Agli
superiore. Ciò, e
e
io
se
delle
quante
se
e
assistere
rose,
di
i brevi
pianta.
il nostro
suo
sua
"
ad
odor
ora
campagna.
siano
se
d' entrare,
invitai
di
L'uomo,
da
nell'individuo
sì
e
cosa
porta
profumo
rivolgo:
divenire
cui chiesi
rivolgo,incerto
che
dalla
maggio,
io
qualche
mi
al vento
:
imaginazione,
quelli che
me
questi,ora,
vento
mia
quelli a
porta
venuti
al rito. A
nella
so,
sulla
siano
a
non
bestia
del
tempo
lendo
risa-
poeta
stesso,
nostro, vi dirò, in breve, col
credono
essi.
L'uomo,
da
sem-
divien
plicemente vegetante,
che
ha
è, pur
troppo,
stesso,
con
e
diritta
Questa
la
filosofia
dalle
in
Vede,
forza
se
tutte
rilutta
e
di
risalire
per
dal
nasce
la
quale
stato,
uno
quale
ma
è
non
un
ma
deve
un
unica
di
conservare
ma
essere,
un
di regresso
moto
tropologia.
an-
principio
unico
vostro
propria.L'uomo
umanità,
divenire, non
morale,
scientifiche premesse
vostre
conservazione
sua
discende
al cielo.
Sì: ella
della
rore
l'or-
coscienza,
sua
e
l'acqua che per l'impeto
precipitò nel baratro, zampilla
cui
scaturire
può
più lungo
come
bensì
è
l'uomo
rafforzare
o
feroci.
la
acquista
così
medesimo
più
malità,
anidere.
ascen-
ma
altro
Egli
sé.
della
e
egli discese:
quanto
in
ha
più immonde
rifugge, e
ad
concepire
nell'abisso
vede,
e
le bestie
pura
che
la bestia
per
e
deve
viaggio I Egli
fiero
dalla
bestie,eglivuole
costretto
spesso
Ma
andare, questo;
corto
un
287
animale.
le
con
comune
Parrebbe
d'oro
MESSA
LA
tinuo
con-
propria origine,sì, dalla propria origine
lontaria,
l'uomo
una
colpa...colpa invoapprende come
e
inconsapevole
bensì, perchè l'immobile
dalla
che
vegetare della selva
mio
ho
racchiuso
bramiti,
né
ma
essere,
essi
e
nella
non
ai loro ;
perché
é
in
gorgogliare
dal
grugnito
nostro
sé
per
trovar
questo
natura
farne
ma
non
del
per
dai
e
me,
del
per
è
non
tanti
carico
si
in
ai
allo
al
diventare
né
me;
io
empiti
bestiali
miei
e
genitori,
il loro
meno
primordi
tutti i
di
compone
io nel
messo
ciò io sento
sino
a
gridi,
squittiredel piteco,
ruggito
fuggiamo... sono
fugge
l'ho
ce
lontanissimi
batraco
ciacco
lupo. Noi
genere
per
mia
giunge
dal
del
non
posso
strepito,che
me,
non
oscura
del
leone
e
millenni
umano,
lulo
all'uche
fugge
sé, riconoscendo, spontaneamente,
il
da
la
288
PENSIERI
più colpe, nella
colpa, sempre
voi
non
antropologi?
credono
cui
a
O
natura.
sua
questo, biologi e
a
medesimo
quel
DISCORSI
E
là
quelli
dete
cre-
E
è
non
dentro?
„
V.
E
e
il
io
continuo
del
profumo
"
Una
uomini
parlare
tra
l'odor
ananke,
una
soave
Io
non
lunga.
e
Vorrei
dire
farvi
e
un
Le
l'una
vola
che
rivolta
con
le
gli occhioni
non
qual
nome
la
questa
ne
volta
tese,
le
A
verso
verso
mostro...
due;
e
impeto,
l'uscio
spalle, ma
si
detta
tratto
un
bestia, un
subito
spaventati, fissi sul
facendo, come
indietreggia,
indietreggia
sempre...
non
e
rappresentatevi
casa.
una
un
odio
psiche è
atterrite,tutte
sono
spalle in
o
Ora
avanti
via
mutile:
può dire odio
anima
nostra
della
di sé,
della chiesa,io voglio
uomini
o
È
mio
molle,
e
che,
ciò
per
si
non
nel
breve
ama.
fanciulla.
le braccia
l'altra,no,
si
giocano
al canto
bambine
è
con
una
sé, odio
:
La
una
bambine
due
amore
paragone.
apparisce
di
Ebbene,
figuratacome
due
Paolo,
audacia,
nuova
confà, non...
amore!
ci
della
mia
Odio
faccia di
r altra
ananke
San
so
filosofico,
proporvene
dispiace, non
è
nella
odio.
terribile:
e
legge d' evoluzione,
La parola è aspra
differenziazione!
Forse
semplicismo
bolo,
vesti-
d'incenso
scienza, possiate chiamare
che voi,illustratori
necessità,
e
di
maggiore
l'amore.
della
riconoscete.
sul
appariti
nuovo
sole:
Dante:
di
guida
di
a
forza, una
È la virtù
conduce.
voi,
forse
quelli sono
di
ma
fugge,
e
casa
sua;
indietreggiacon
mostro
ovvero
dice, il
passo
dove?
verso
bestia;
del
volo,
dia-
l'uscio
289
di
ha
casa
veduto,
r
veduta
ha
non
altra,nel
suo,
la dolce
madre
Ma
grida...
credete
abbraccerà
Tuna,
riesca
essa
invece,
la
fatto volando
! Non
è vero,
air
cammino
giunge
perchè
ha
non
alle
sull'uscio,accorsa
dolce
E
vero?
è
madre,
non
che
Pur
l'altra?
abbraccia
o
della
uomini
male
arretrerà,
se
ella è
da
guidata
che
al male
vostro, di odio
lo
è
fa lo
vedete,
voi
fine,quando
sicuri? E
si è
che
stesso
ciò,
eguale
sentimento
un
è
non
camminando
medesimo
al
riesce
porta dopo cui ormai
alla
Dio,
verso
che
ciò
vedere
e
vola
e
cui anima
chiesa,la
di costoro, pur
l'anima
anche
indietro,senza
stesso
ella,la
come
fugge, inorridita,dal
che
che
:
veda,
qualche precipizioche ella non
la
anzi
volerà
farà qualche passo,
verso
volere
che si perde senza
e
pere
sasenza
verso
bambina
vero,
è
voi
avanti
in
che
lei,sì, non
a
mamma
sua
tragittofatto airindietro,non
duto
potuto vedere, quel che ha ve-
nel
L'una
sua.
al
amore
bene?
del
A
che
che
ogni modo, o anime
fuggite a ritroso,nel
sino
bene,
alla
tragittoche
comune
vi nasconderà
che
porta
anime
dritte,o
volate
del
è
tutte,
vogliatevimale! Quel tragittoè proprio
una
fuga, e dura così poco!
un
non
volo
e
VI.
Non
all'amore
uomini
Ma
"
G.
di
Pascoli
uomini
scienza, amandovi
gli uomini
Non
voi
ubbidite, sì
è
di
scienza
l'amore,
-
Pensieri
se
e
date
anzi
vogliatevi male;
di
la
che
prova
voi
chiesa, sì
gli uni gli altri...
interrompono:
non
Discorsi
esclusivamente
di
19
sé,
quello che
altro
anch'esso,
tutti
come
battagliadi
sua
E
poeta
L'uomo
al tutto
è
la
combatte
generi,
dunque
ora
quasi
tre
Eppure
E
"
diceva:
greco
altri
sé, l'uomo
„
primordi?
ai suoi
di
quest'amore
gli
ogni
così
umano
vita...
"
dico:
io
Con
animale.
genere
il genere
come
governa
DISCORSI
E
PENSIERI
290
Bie^
la
dà
tu
che
retta
così
In vece
dal creatore.
agli uomini
fiere e agli uccelli
volanti, legge
in essi
é Dike
l'altro;poiché non
fa
millenni
alla
Dike^
la
legge
è
questa
era
come
ai
mentica
di-
e
nata
ordi-
pesci
e
alle
l'un
mangiar
è
un
Dike
è
della
Bie, ossia
ciò
che
„.
mostra
della
è
cammino
un
come
diceva
forza
doveva
parole. Se
se
e
voi
si
va
per
per
corrente,
Fortezza
é
il
popolo
un
per
domina,
in
interesse!
ardenti
alzate
le
che
quanto
odia,
durevole,
o
è
una
e
allora
egoistica
di
per
voi
i remi
stessi:
:
contro
è
voi
opera'
bramosia
Un
il defitto!
il
ama,
esempio,
voi
e
di
sivo
esclu-
giovani
suggesto
e
nunziate
pro-
considerare
dovete
ammirate
di
dal
si
ma
suo
voi
o
uomo
già domina,
già
per
cesaree,
grido, la rinunzia,
il
l'aquila imperiale
l'imperialismo che
è
alzare
non
non
Quando,
concioni
di
forzai
in
quanto
vita,
questione
é
attimo,
un
silenzio, non
forte
è
vis est
romano,
fortezza, se
non
l'assalto,il sacrifizio,
non
come
badate!
si possono
far
bisogna
che,
:
dite,
seguire gì'impulsi della natura,
le parole : le adoperate per
male
molto
seconda,
retta
voi
energia,
imperialismo, negl'individui
Esaminate,
a
dà
poeta
forza, se
se
quello
uomo
Ma
popoli,intendete
adoperate
V
intendersi.
per
rincontrano.
se
cui
a
altro
un
eroismo,
per
nei
Bie
la
é
non
spinta vitale,direi. No,
della
violenza;
sempre
che
o
consigliate,
supremo
dominio,
altruismo,
e
allora
è
PENSIERI
292
quel tesoro,
se
già
e
nasceva
che
il
popolo
E
ogni popolo
che
classi
la
guerra
in
pace.
nella
che
classi
che
la
e
E
lotta
persino
dal
si
dei
che
lo
sa
di
sorte
come
nel
se
giungere
mai
dell'altro
ogni
il miserabile
tutti in
tesoro,
con
in
per
avere
migliaia e migliaiadi
il loro
sangue
morte
questo
più
loro... né
E
cadaveri
giovanile,per
gran
di
tesoro
sparito
del
sia
sogna
giustizia,bivia ! Facciamo
procaccia
di
farsi
! Mettiamoci
il pane
di
guerra!
lotta!
e
non
aver
ognuno,
giusta parte!
in dubbio
Guerra
che
d'inverno
loro,
ancor
più
c'è altra
non
prigione per mangiare
carcere
la
che
:
appena
sé, credesse
Per
sono
ferocemente
ancor
sentimento
Lotta!
gettare la libertà
mettere
da
pace
quali
è
Più
fine!
quel
a
più lupigno egoismo!
come
così
E
ferocemente
non
loro.
giudicando
ognuno,
cuor
i
intravedono
che
e
prime.
della
popoli
quello
sarà
se
avanti
preferire
tesoro
dell'avvenire,rissano
degli altri,rissano, mettendo
la
delle
classi,sembrano
il
quello.
spinte
spalle
le classi
tesoro,
respingere
ricacciar
sono
godere
contendersi
per
non
al
si
che
cammino
vuol
vuole
alle
le
sì
e
lontananza
loro
tra
popoli
lontani
più
ha
l'amore
vostro
precede,
questo
e
segue,
nel
voi,
che
popolo
svanire
e
in
rumoreggiano
i
tutti,sì
diminuire
cresceva
I II
faticoso
cosi
fa
DISCORSI
E
questo
gran
proteggere
per
stillanti in silenzio
seppellire sotto
che
civiltà,
non
la lor
sarà
mai
vostro!
Vili.
Così
ad
é.
essere,
Ma
se
non
è
vero
deve
ciò
non
essere,
che
è
vero,
può continuare
che
l'uomo
é
ranimale
il cui
della
ribelle,alla legge
il
dell'antico,perchè
avvincono
lo
furia
dalla
specialmente
e
del
ora
scoperte
grafiche
geodelle
applicazioni
si
ritrova
Ha
novello.
ciato,
ricomin-
certa
l'atavico
non
Babilonie;
che
altro
mondo
un
—
È risorto
evoluzione.
guisa, la sua
egoismo. S'è svegliato il bruto primordiale,
nelle foreste,ma
nelle splennelle caverne
e
dide
in
ohi
in
novello
come
corre
l'uomo
dell'elettricità,
e
vapore
catene
interrotta
che
le
le
per
le
sé
bestia
pasto. Sì. Per
al
—
da
quale
maggiore
sembra
ora
della
schiamazzante
energicamente
forze
Titano
frange
nuovo
Caucaso,
al
altri è
La
l'esistenza.
lotta per
ribellione,degna, sì,d'un
silenziosa
dagli
disubbidire, eroicamente
di
unico,
e
293
differenziale
carattere
questo, sublime
che
d'oro
MESSA
LA
le freccie
d'allora
scimmia
s'è
e
e
trovato
sotto
di selce I La
le scuri
la
maneggiare
sa
ora
ben
ohi
mano
trogloditica
folgore
„.
IX.
Là
rito
il
della
sua
la
vita,
tempi, sì, in
folgore
Eppure
più
candido
buon
che
antichissimo, più
D'altri
e
dentro,
di
quel
e
pensar
era,
vecchio
quel
per
fecero
la scienza
davvero,
che
tratto
superare
purificatoin
più
e
la selva
da
una
ostia
millenario;
settant'anni,alzato
umanità,
millenni
non
cui
alza
alza
sé
oscura
e
sentire, in
alto
d'altri
molto
domata.
un
tempii
bambina
Eppure...
stesso, elevata
all'anima
da
era
È
pura.
ha inoltre, per
l'ostia,
di cielo
modo
l'estrem
al-
vecchio, giunto
non
che
la bestia
in
i millenni
si è
nostra,
veder
la
più
e
sua
e
i
nato
affinon
l'origine
selvaggia del-
alto, quel
che
noi
PENSIERI
294
non
sentiamo
Ma
lasciateci,dunque,
estasi
tu,
sacerdote
le
Cristo, e
del
dell'Alto,
quali
Pace
Ognuno
che
entri
le
sa,
anch'essa
che
rimaner
buona
può,
con
l'amore
la
l'uomo
che
le
V Era
mentican
di-
volontà!
speranza
l'amore
e
;
la bestia
dire
vestibolo
di
perchè
uomo,
ostante
non
uomo,
che
lui sia
in
s'egliè
ognuno,
fede
la
che
pur
uomini
tua
aprirono
del
qui
mai...
dalla
volgitia
e
essi
quali
costoro
agli
con
Scuotiti
entrare!
parole degli angeli,con
forse
sentiremo
non
e
ancora
o
DISCORSI
E
vi è in
vuol
in
è
essere
lui,vogha
bestia!
X.
Entrate, dunque,
no?
per
no?
Le
Un
gesto,
tutto,
nel
? Oh
di
battagliee
del
bene
per
noi
rivoluzioni...
regno
leggi
udrete
—
gerà
sor-
avvengano...
contro
in
sarà
! Tu
anniversario:
e
riosa
impe-
cosi
anima
vescovo
bisogna che
razza,
la nostra
di
pura
santo
giorno
tuo
voglia cettibile
imperpiù lontane, fa
prorompere
o
si propaga
si
stelle
così
chè
Per-
Perchè
bene.
facciamo,
quanto
da
prega,
contro
razza
il
e
! prega,
vangelo
Prega
moto,
l'universo:
volontà
vano
d'un
volontà.
ci faranno
che
grido
un
di buona
inconcepibile, le
e
oscillare
uomini
preghiere
sue
urta
o
regno...
—
Patria...
XI.
Non
ristretta
è
felice
e
povera
la
nostra
per
i
Patria,
suoi
o
padre!
e
figli;
cercò,
Ella
al
è
pari
LA
altre
delle
nazioni,
Italie
crearvi
l'impero,
sognato
dove
eroi
E
formarci
a
Italia
santa
in
di
il
fece
vite;
d'Italia,
Ogni
le
anno
la
ritornar
loro,
per
loro
l'italianità
buon
vescovo,
tante
tratta,
non
dolci
Ci
il
Ebbene,
scoppiano
dissensi
Ognuno
ha
acuto
chi
ha
le
si
più vicino;
ha
vicina
dolore
cose
madre.
la
:
abbracceranno.
si
e
più
Che
nel
non
in
anzi,
;
ha
nemici
?
e
il
lo
le
ci
Si
cose
sastri,
di-
sono
nonnulla.
getta
contro
fratello,e
Vadano
Vadano
o
parole,
cui
un
per
cuore
a
c'è il lume.
sempre
risse
e
è
non
ferirono.
mi
sventure,
vicino
sorrideranno.
dove
per
suggellasse
famiglia
state
cibo,
partono
parlare,
pie,
minuisce
di-
anno
patria...Queste
d'una
sono
abbonda
non
che
così
e
diverse.
ogni
più
Non
della
vescovo,
bene.
vanno
nemici
il nome,
nazionalità
scuola
dell'anima...
cosi
buon
fu
grano
emi-
fiumane
a
perdere
ritornar
non
per
figU
i
quelli che
sono
far
a
macellati
anno,
a
della
bene
E
crescono,
tanti
non
e
di
tue
o
:
ogni
di
mare
riuscir
senza
li seppe
lei!
vanno
nazioni
:
più
pane
tra
nel
altre
nostra
da
migliaia
stri
indu-
suoi
questo
far
di
figli,e
fiumane
queste
e
nome
non
di
giovani
fantasma
il
credeva
lontano
tanto
dei
peccati,
vedere
i suoi
per
aveva
bestemmiamo
i
gali
Do-
trovò
suoi
capanne
e
e
che
centinaia
a
le
per
dove
dei
strage
tutti
l'idea,
mucchio,
un
di
nostra
che
quello
la
terre
e
disfatta
la
malediciamo
noi
caricandolo
quello,
più
Trovò
trovò
altre
il deserto
trovò
disegnato
aveva
coloni.
e
E
nuove.
295
tardi,
troppo
ma
Garima.
Abba
e
d'oro
MESSA
un
un
più
glio
po' me-
po' peggio
:
296
E
PENSIERI
DISCORSI
XII.
Si
nel
abbracceranno
alla
nobile
morte,
quanto
di
è
non
quel
forte
graffinoora,
i destinati
alza
la tua
potente
fatto
intendere
ha
il
nome
Dante
il
morire
!
accanto
Odimi,
d'apostolo,come
di
cicaleccio
tu
io
si
anzi
io
per
la società
per
:
ho
ora
discepolo:
Genio
dal
compito
Non
amareggiati!
d* assistenza^ma
e
dì
I
cuori
a
pio, deprecando
o
piangendo... Ma
e
corda
voce
il mio
Opera
tua
segreto,
fremendo
questi
visibile,
segreto, all'In-
vremo,
spunterà, in cui do-
se
In
popolo: Sursum
al
tanto
già nostro, ripetere ciò
è
nostro.
ancor
PrepariamoU
la
che
ciò
in
ciare
mar-
madre,
cara
parla,
tu
giorno,
gran
pregando,
e
E
povera.
difendendo
che
difenderla,la
per
di
giorno, prima
gran
che
dell'italianità.
Alighieri1
L'Italia
ha
figliche
negano
che
alla
madre
uni
il dono
è
Tristi i
figli.
alla madre
; più tristi quelli
ha
necessità, calunniano
gli
di
bisogno
soccorso
che
ne
tutti
i suoi
veleno!
Viene
Non
"
degli altri,sussurrandole:
preti! Viene
dai
dai
derlo:
prensoni!
mas-
„.
XIII.
Ma
i
il buon
figlid'Italia
tutte
sempre
le classi
più
in
alto, pregherà
pregherà
vescovo
e
tutti
per
e
per
tutti soffi
per
quelli,infelici,che
della
gli uomini
tutte
le
razze.
questo
quelli che
cadono.
tutti: per
per
terra, per
che
Pregherà
spirito che
ascendono
Egh
tutti
accorre,
e
porta
anche
noi
in
per
sap-
MESSA
LA
cadute;
alle
piamo,
incateniamo, che
che
anni
della
serriamo
noi
vivi
pregherà
morte;
obHo
d'amore,
grandi
in
d'amore,
trascinò
dimentichiamo
giù;
e
sempre,
lo stillicidio
forse
per
taneo
istan-
un
suggerimento, forse,
lo
quali noi, l'amore,
I
sempre
per
i
per
ferro,
gustare
che
frainteso
un
noi
cella,a
una
loro
per
suo
che
di
gabbia
una
per
ferite il
quelli
per
in
anni, anche, ahimè!,
e
297
stilla sulle
e
seppelliamo
noi
ORO
pregherà, pregherà
I E
balsamo
D
XIV.
vecchio
Il candido
la
Noi
tua
andiamo
non
il tuo
ministero;
vecchiezza
alla
tua
che
costruirti
raminghi.
assistenza
lì i loro
mondo
vita
e
di
Quelli
riposare
nel
vecchiaia; sosteranno,
riposeranno
suol
dire
farà bene
per
essere
e
a
almeno
qui
te.
così
da
farà
tanto
in
loro
travolti
da
loro
cammino,
di lasciare
cadute, sentiranno
una
porranno
De-
la
e
si
E
ciò
patria,
avvelenati
dolce
al
ultima
cristiano.
frane,
ti
la lor
tutta
letto,come
un
detto,
te.
a
faccia
nella
perpetuo
notte, in
ben
bene
mutano
anno
noi
ricovero
quali
Sentiranno, prima
forse
miasmi, infranti
è
una
un
doniamo,
ti
di
lavoratori
troveranno
guadagnano
da
lavoro
coi
Eccoti
i nostri
Ciò
vitto.
picconi
non
pur
e
ci
ci vuole
valida.
noi
premiamo,
così.
adempì
tu
Un'elemosina
più tanto
Ospizio... per
ti
benefichiamo,
istruzioni
Eccola.
la
premio...No;
un
non
un
Noi
ti dobbiamo
È
vescovo.
cinquant'anni che
noi
e
l'elemosina.
perdona;
Andate:
ci dice:
e
buon
o
ancora,
Sono
d'oro.
messa
volge,
finita.
è
messa
si
da
parola
298
PENSIERI
di
conforto
nella
E
che
quello
Gentili
Egli,
a
lui
pò*
di
la
egli,
bene.
di
della
vita,
E
quelle
aver
veramente
mi
il
è
;
la
e
te.
Il
porteranno
bene
è
tuo
il
rito,
a
a
anche
a
temperare
all'elemosina
e
grazia.
rin-
vescovo
ispirato
a
contribuito
santo
tato,
ascol-
Imitiamolo.
noi.
sia
valgono
umana
pazientemente
averci
voi,
a
che
a
avete
suo
di
sia
bene
grato
gratitudine
gioia
italica,
che
compiuto
patria
altri.
agli
anime
ora,
farà
ciò
fa
si
DISCORSI
della
lingua
nell'esilio.
seco
E
divina,
Messa
Ritorni
fare
questo
gioia,
me,
la
una
tristezza
di
d'oro.
questa
PENSIERI
300
che
il Serchio
di fare
il
che
fare.
che
si veda
non
storiche
delle
pastore
Tirreno,
nostro
Garfagnana
Né
chesia.
e
e
il
nella
che
dà,
i solerti
e
Alpi
di
visi
degli
Bagnaioli,il pensoso
onorevoli
d'un
persona
pittoresca
fertile Luc-
festa di
deputati e
altamente
d'
gratitudine e
Serchio, il visibile
del
benemerito,
Val
della
amore
dell' Italia
di solennità
carattere
senatori
il Governo
comunali,
uomo
del
navicellaio
della
cavatore
e
abitanti
Coreglia,
e
sapiente agricoltoredella
con
può
dove
concorde,
e
l'arguto
e
l'ispido
manca,
alla
i noti
che
reduce, più grande
gemelle, Barga
magistrati provinciali
Re
al
il malumore
per
il bene
varia
terre
nostre
impazienza
come
tutto
tra
la
per
corsa
conspetto
Gallicani
i robusti
in
ancora
ravvisare,
due
come
moltitudine
una
uomo,
si possono
tra
brontola
e
si affolla in
E
delle
rapido
corre
bene,
DISCORSI
E
intera.
Oggi dunque
e
le bandiere
di
nel
dei
al
grande
dalla
di guerra.
battifolli
bellissime
zuffe
questa
difese
la
e
furono
sua
per
vilegi
pri-
tore
dall'impera-
queste
nelle
in
con
furono
mura
prendere
arditamente
ebbe
di Comune
libertà
a
più
simile
invero-
un
a
nel
il soUto
sembra
terra
terra, che
appiccate
Battagliarono
propositi
confermati
intorno
bastite
di
inni
soffiar
subitaneo
succeduto
Questa
Matilde
Spesso
costruiti
liberarla.
storia.
contessa
Barbarossa,
in
e
gU
e
pochi giorni
a
perchè
pensatore,
di
vecchi
qui
che
silenzio
tumulto
secoli
dei
cuor
giovani...Di
silenzio,il
gli evviva
e
fanfare, e quel
le
e
memorie
cuor
gli applausi
la
terra;
vicinanze
e
per
questi luoghi
ANTONIO
E
del
Compagnia
di
di
di
cesco
Fran-
Piero
messer
nese.
Far-
Barga, Benghi
fiorentino
Buondelmonti
Tegghia
3OI
i masnadieri
cittadini
capitano, o
il vostro
PATRIA
IN
genti del re Giovanni, ora
Castracani,ora le barbute
le
or
MORBINI
qui
dell'ingleseBosco-di-falchi,che
Bianca
la
ruppe
noi
Aguto (Hawkwood), ricuperando Gragno,
Castelvecchio...
i nostri
e
Seggio, Loppia, Albiano
i più
bei
paeselli! E nel Pian
grande cozzarono
chiamiamo
condottieri
reputati
Niccolò
Piccinino;
XV
secolo
duemila
il Piccinino
assalendo
che
fiorentini
ai
vinta
venuti
erano
del
assediante
Sforza
dello
liberare
a
in
battaglia
Capponi,
Neri
di
del
assediata,
terra
diedero
e
e
uscirono
1437)
porte della
dalle
Bargei,
antenati, o
ottobre
io
Sforza
Francesco
tempo,
i vostri
e
il
(era
di
numero
e
del
Barga.
II.
Ora
fazioni
cione
Nei
assedii.
e
Del
e
badalucchi
più
non
racchino,
Fante
ora
al
o
proscritta dove
fanno
gran
diruta
d'una
è
anch'esse,
anche
bene
squartato)
come
il
d'un
che
capra
la
lei,e
E
dalla
eccesso
contro
repubblicano capitan Galletto
medicei
il
muletti
carichi
di
carbone
il... Diavolo-,
d'esser
buoni,
rocca
più
a
i
:
di
riscalda,
la vacca,
e
tutti i
discende
non
si
si lamenta
come
Guer-
corriva,
troppo
pecora
e
e
Fran-
severi
pastore che
piccolo male.
scelleratissimo
ministri
altrove
permessa
di Sommacolonia
qualche
fu
(che
e
severa,
focherello
tremulo
al belo
s'aggiravano
guardie forestah,
le
legge qui troppo
accorrono
dove
monti
Cesare
e
battagliee congiure
e
che
col
ormai
preparare
barghigiani
discende
un
buon
coi
dia-
PENSIERI
302
volo, però;
chieder
E
manso.
nulla
a
tutte
e
fanno
la
genti,senza
spola
attraverso
i due
mondi, portano
attività,riportandone qua di
tra
vanno
ingegnosa
la loro
buone
queste
nessuno,
l'Oceano, vengono
fuori
DISCORSI
E
qualche Campetto, qualche Campetto che
mezzaioli
che
e
come
ora
vangheranno
vangarono
cocendo
in
come
padroni, con
più gusto, certo, ma
che
comprare
paiolo la polenta di prima.
nell'antico
tanto
libera
Barga
bUca
di
rude
San
Marino
e
schietta, questa,
Marino
San
dell'occidente
Cristofano
passò
il
che
i
passava
mare),
lunga storia di peste fame
al
guardando, colaggio colaggiù,,
buon
le rechi
vento
si sente
come
un
nuvoletta
del
quello
come
fischio,col
debole
al
vaga...
Giardino,
vaporiera. O
di Antonio
sino
sogno
e
il
al
di
Serchio
il
in
è
sfa
tutta
e
di
sino
la
suo
San
dalla
sogna
che
sogna
rotto,
rumore
solo
le
una
continuamente;
dura
continuo
s'interrompe;
vento
il
piena, dopo
non
ma
Fosso,
:
sereno;
rumore
Serchio,
buon
guerra,
rumore...
il cielo
grandi pioggie...ma
no,
nuvoletta
corre
colaggiù, si fa e
una
e
Serchio
talora, del
(ella ha
fiumi, come
Barga riposa
questa
sua
un
questa
dire, repub-
così
per
E
ponente,
arriva
un
e
sino
È
all'Arringo...
valle I
o
voto
supremo
pace
operosa,
la
Mordimi
III.
Domani
la
da
quale
cui
Barga
del
ella
ebbe
E
la
pace
resto
era
la
sarà
era
Comune
tornata
cominciata
alla
da
sua
quando Firenze,
piuttosto protetto
che
getto,
sog-
signoria o supremazia di tutta Toscana.
divenne, anzi, al fine sonnolenza, appena
ANTONIO
a
scossa,
tratto, dal
un
dalla
e
tarda
età,
all'incendio
la
ricordo?
Mordini
amava
Non
accanto
nel
1814
ne
?
In
sa
Barga,
ora
morto
mi
anni
in
che
alla
il
ed
intervallo
cedro,
e
più
dure
le
e
secolo
più
vicende?
stesse
di
Ma
infelici
sapete,
il cedro
terra,
colui
crebbe
del
che
i
che
fatta
cosa
Cittadini, l'Itahal
come
voluto
in
più
e
un
cittadini
o
vostra
anche
cominciamenti,
passeri.
avete
della
qui
braccia,
Libano
che
e
il
vegetò
pianticella s'è
l'onore, sapete
tempo
Ora
infine
albergando
albero.
vostra
è
la
Bargeo
forti
sue
a
qualche
il cedro
orto;
un
le
folgori,e
di
età.
sua
E
fine...
la
vecchio
la
in
o
si
E
portato
venne
un
1836, spiega
ombra
stesso
da
poi
conca,
della
presidio
che
poi
se
esecrata.
chiesa
qualche
quattordici.
considerate
sua
festa
quella
avere
grande
un
stemma
che
una
d*un
men
bell'albero,
vivo
nel
che,
allora
cono,
di-
vecchio
festeggiata
molto
cedro,
affermava
i venti
Barga
di
quel
dal
bastione,
poco
Barga
il
voleva,
patrie. Quel
effetti,fu
di
nato
era
sfidando
in
occasione
cosa?
molti
fu
suoi
che
A
perchè
lo
quella tempesta,
ornamento
per
vecchio
di
nei
fu
che
sala,
In
di
benefica
Chi
sul
vivo
e
di
riuscito,
era
venuto
vecchio,
che
Beresina,
il fuoco.
m'è
più
egli scampato
egli non
feste
nelle
sé
a
il ricordo
trovò
buon
quel
cui
Forse
so.
alla
sarto
della
rattizzare
a
sino
morì,
ghiacci
in
debolezza,
gran
questo
era
ai
e
il focolare
avanti
freddo,
per
Mosca
cese
fran-
rivoluzione
Visse
che
e
303
vecchiettino
un
Russia,
in
di
della
turbine
Castelvecchio,
a
PATRIA
Napoleone.
meteora
militato
aveva
IN
MORDINI
terra
quello
di
quel
attraverso
PENSIERI
304
DISCORSI
E
IV.
nel
L'Italia
vecchie
E
cose.
E
più
che
del
di
sette,
ed
d'inquisitori,
e
il tricolore
dai
comuni
verde,
il
al
Viva
grido:
tutto
distribuiva
nel
ora
la
non
è?
trentatre;
tutti,e
cuore
E
gli uni
costituzione, di
ad
sbirri
essi
la
Alessandria,
bianco
il tricolore
dopo
Francia
rosso
cadeva,
Modena
lo
Italia
è
anche
aquila bicipite,mentre
forca, tacitamente
e
giovani Giuseppe
alcuni
Diventate
—
giovine
agli altri !
L^ora
nero,
edificata
sola. Lacerato
una
e
giorno,
mezzoe
città
da
anni
diceva:
e
siate
rispondete:
fornite
ad
colori
i tre
diventate
vostro
dalla
fuga, esilio,prigionia
era
Mazzini;
medesima
dalla
volta
questa
di
e
mentare
fer-
oscuro
rosso
tedesco,
dieci
italiana
sola, la nazione
una
un
riinalzava, proclamando: U
lo
e
ecco
azzurro
Vltalial
calpestato dall'Austria; e
riprendeva
riapparizione
e
tricolore, il nostro,
altro
un
poldo;
Leo-
Barga.
nostra
lavorare
dopo,
essi,
tra
venti, levarsi, nel
carbonaro,
italici contro
inalberarsi
e
nel
settentrione,l'anno
nel
e
Corso,
grande
un
ecco,
la
savano.
pen-
Pietro
il buon
sparizione
gran
cosa
Bonaparte
vero
nessuno,
Toscana,
in
che
rivoluzione:
E
ricordava
la
dopo
ecHssi
l'ultima
e
che
ultima,
non
subito
Eppure
In
della
veleno
contra
delle
e
vano
dall'esilio,ave-
veduto
—
popoli respiravano.
i
principi
avete
le novità?
il toscano;
e
Eh?
—
con
il tetro
stato
era
dire:
guadagna
ci si
antichi
degli
sollievo,anzi
con
principi,tornando
i
di
l'aria
salutato
aveva
ritorno
gioia,il
con
1814
della
A
Italial
chi
lottai
vi
molti,
Aprite
chiede
Non
:
il
Che
chiedete
b di Spagna, ai principi;
gli elementi
vitali per
sussisterei
ANTONIO
Noi
e
MORDINI
IN
PATRIA
vogliamo l'unità,e perciò non
perciò faremo
col
muover
Carto
a
l'Austria
e
sconvolti
da
Che
guerra
in cui
i
nel
vincevano
di
zione:
costitu-
le
di
armi;
e
inretiti
e
ogni giorno,
della lotta...da
i Borboni
Rovito,
marina
questa
fratelli
morirono
tre
di
d'essi
erano
questi,due, figli
Bandiera
Viva
gridando:
stria,
l'Au-
contro
lugliodel 1844, da
ma
austriaca,e
i
più
e
il 25
fucilati:
soli, nove
ammiraglio;
e
parso,
i
contro
vallone
ufficiali della
Moro;
era
furono
guerra
L'ora
cominciò
piccati
prigioni,i caduti, gl'imda questa guerra,
cui battaglia
una
fucilati,
nove
d'un
è?
principi,
alla
più depose
invisibile
ora
fu vinta
campale
Né
principivassalli
questa
ora...
e
Alberto.
i
E Mazzini
—
trono, più propenso
i suoi
d'ogni
nove,
al
vogliamo
quello dei principiche
a
guerra
di salire
prima
repubblica !
la
305
Domenico
e
l'Italia!
V.
Due
del
o
anni
dopo
perdono,
nolente, la
sollevava
i barbari.
contro
il
sentire
nel
straniero
da
fuori
tirato
papa
dalla
e
là;
ma
egli
breve, e poi
G.
Pascoli
anni
la
Carlo
re
del
voce
lo
dalla
popolo,
Pensieri
vide
tra
e
sua
lo
quegli
—
guerra
—
benedizione
astro
:
l'astro
che
della
del
il Ticino.
passava
scintillare
le nuvole
Discorsi
Alberto
la
aspettava il suo
non
crociata
nuova
quarantotto, cacciava
dubbiezze
oscurarsi
-
in
il
una
cominciata
sue
gran
Egli da lunghi
di
E
aveva
delle
per
del
Milano.
da
a
prima volta faceva
battimento,
cinque giornate di com-
popolo
marzo
Mazzini
cui
Il
tutta
ruggito,e
suo
pronunziava la parola
e
l'Italia,
poi,volente
papa
benediceva
poi
e
un
era
poco
e
sconfitta...
30
306
PENSIERI
Era
l'astro
sulla
che
Roma
Dio
di
nome
E
il
e
intermediario:
nessun
Cadevano
E
prima.
allora
con
chiarissimo, di Mazzini,
il
padre
oltre
ascoltò
le
grida
si fece
d'Italia, e
tutti
furono
Eccoti
Garibaldi.
E
—
risvegliate da
da
battaglia di
a
venire,
Bologna
due
Lombardia
le
con
e
E
lo
Mentana,
riluttanti
l'Itaha
se
è.
e
del
ora
non
lo
e
ossia
le
tutte
seguì, nei
lo
scienze
co-
volontà
lo
dj
invitò
Toscana,
in
precede,
eccitò, come
nel
le
campi
ora
ducati,
ora
Tutti!
—
tutte
spinse, spinse
lui,come
egli
d'ogni parte
Veneto;
nei
leato,
al-
un
dell'indipendenza,
ossia
lo
Marche;
punse
Alberto.
aveva
salivano
il
capo
l'ora, ed
venne
popolo,
rivoluzioni,
Romagna
Sicilie,ora
e
e
cui
sul
di Carlo
e
E
solo.
re
popolo gli disse:
ora
quello,
zare
detroniz-
nel
Cavour,
Mazzini,
Garibaldi,
oltre
un
tomba
soldato
il
aveva
tricolore, sotto
che
il
lui, e
come
:
indipendenza
e
avere
quando
primo
con
infiammate
di
di
dolore
di
stranieri
re,
gli risplendeva
genio
l'Alpi. E
fulgor di gloria;
mezzo,
nel
vinto:
il
repubblica.
consisteva
irraggiatala
aveva
accanto
aveva
che
Dio,
e
il quarantotto
altro
quello
stato
Popolo
l'unità
avvolto
era
era
la stella che
E
c'era
re:
esisteva:
re
suo
Ma
fuor
resistevano
papa:
papa,
Itaha, c'era, forse, un
tutti i
il
immenso
un
ottenere
per
Tra
né
si ricominciò.
che
Roma
e
re
tornavano
e
:
dimostrato
dell'
ne
anch'esse;
cadevano
ma
Venezia
tata
avven-
ricaduta,
tutta
era
Popolo.
s'era
e
che
l'Italia,
seguente,
alla speranza
Venezia.
e
risplendere
l'anno
mezzo
battaglia crociata,
alla
in
A
doveva
non
sobbalzata
tutta
era
che
d'Italia,e
tomba.
sua
DISCORSI
E
ad
monte
Aspro-
i suoi
settanta,
nelle
a
nistri
mi-
Roma!
3o8
PENSIERI
sui
pitati,fucilati
Avanti!
vie, ai
muri
d'angoscia nell'esilio,caduti
dei
dando,
gri-
di
battaglia,trionfavano
prodittatoridi Garibaldi.
nei
campi
due
nei
quel giorno
le
patiboli,per
finiti
camposanti;
DISCORSI
E
VII.
Ed
eccolo
Eccolo
e
che
il
li,sotto
ha,
presso
perchè questa
a
morire
a
Sono
Mordini
ridice
gloria.Ha
sin
morte,
si cominciò
pendente
libera, indi-
anni
suoi
scritte
della
sulla
operò.
vita nella
difeso
che
tomba.
sua
seconda
sua
più
perchè
fu
altro
ziniano
maz-
poi, sino
mazziniano?
non
se
Italia;
terza
cospirò, combattè,
Sono
bronzo
della
dagli
egli bisogno d'essere
gioventù, fu poi...?E
in
alla
dal
egli amava,
l'Italia
lei, per
sogno
parole.
sue
che
quando
essere
a
per
suo
giovani, Antonio
albero
gli anni
poco,
lei. E
una,
due.
grande
cominciò
per
e
Egli le
dei
lì,uno
Udite!
Il
di
entravano
diveniva
veramente
Itaha,non
tutti
tutta
giorno,
i
campanih,
la
seppero
d'ora
e
in
tutte
Risurrezione
il
in
Pia,
uomo
era
l'Italia
solo, in
aspettavano
compiuto.
sonarono
della
Anche
Patria.
la romba
che
annunziò
le campane
fatto,perchè
che
tutta
altri,sì, tutti,credo;
ansia
ora,
bersaglieri
quel giorno, il più grande
telegrafo
il
i
e
quel giorno
un
Gli
secolo.
Italia
Porta
forse
di
sera
indicibile
con
in
Era
la
del
in
Roma,
una,
seppe,
avvenimento
che
in
corsa
a
cannoni
i
quando
settanta,
la breccia
regi aprivano
perchè
del
settembre
20
E
di
ciò
giorno
s'invasero
a
i
festosa
gloria.
prigionieri
percosse
ANTONIO
le
i
MORBINI
della
grigiemura
solitudine
prigionieri,fuori
d'un
cella
gran
reo
cose
del
era
mondo,
come
un
alle
di
sapesse,
Era
la
era
la
tutto
un
idea,
sua
ispirataa
!
Era
A
proclamava:
Mazzini
non
che
Roma
a
prigioniero, ma
non
il
Roma!
la
sua
sione
pas-
saliva
pidoglio
il Cam-
in
re,
un
che
resteremo!
vinto.
aveva
Il
suo
l'Italia.
partito: egli era
un
tali
esso,
in
era
soffiata
siamo,
era
entrava
popolo,
anima
sua
Roma
era
più
era
la
I Ma
che
che
l'unico
e
volontà,
sua
di
vegliavano
rate,
piedi, anco-
ai
erano
Mazzini
prigioniero,
al
parlava
cannoni
nostra,
era
Giuseppe
era...
affranto
mesto
Roma
guardia.
il
riguardassero punto
I
riguardassero troppo.
feritoie. Cinque corazzate
che
davvero!)
reo
lo
non
nella
era
udiva
non
Nessuno
gran
Anche
Egli
solo.
eterno.
(perchè
3O9
rammarico.
Egli
mare.
risucchio
del
e
lo
o...
lo
sul
PATRIA
d'uno
d'uno,
fortilizio
del
rumore
IN
Vili.
Oh!
e
fu
quando
vita
la mia
e
Roma
d'un
anche
la nerissima
ma
I E
che
causa
l'altra tavola
era
tristezza
sua
crebbe.
profanata!...V ideale della
che
passi questa nerissima
più,
altre fronti ; anche
Mordini
triste;
desolato,
morì
e
poco
più
dopo.
anno
Sì;
sorrise
non
profondamente
la
seppe,
sfumato...lasciate
nube... E
non
prigionieroera
hberato,
diceva:
Egh
il
certo
sì
e
sì
quella
della
osservata.
nube
la tua,
anche
:
del
adombrava
adombrava,
la tua,
maestro,
e
a
qual
era?
Voi
o
Antonio
per
la medesima
cui
fosti
legge mazziniana,
E
adombra
e
la
più
potreste
fedele:
sacra,
sugge-
PENSIERI
3IO
rire, Repubblica,e
dire
di
vedeva
il
politica,che
dal
già
forma
di
maggioranza
dire
essere
diritti
Ne
un
gliuni
in
e
stesso
un
la
i
o
è
non
abiti
una
diritto
col
per
mere
oppri-
meno
riguarda
i
più
di
di
e
nella
Mazzini
vuol
d'un
i
noi
santa
repubblica
parte
narchia,
mo-
minoranza:
repubblica
tutto, avere
indeclinabih, difendere
altrove,
né
lontano,
sebbene
leale
la
glialtri.
Italia?
in
molto
di
detti
male-
singoli: ognun
doveri
Italia, forse,
popolo,
d'assedio,
tranquillamente adempiere
e
fa questo
costumi
noi
sentirsi
e
imperscrittibilie
fortemente
Si
sé,
per
la
è
di
non
si
non
Italia,non
conquistarsi
queir Ideale
Perchè
Ideale
repubblica;
i meno,
di
sapreste
questa
l'audacia
con
potere
anima.
in
potreste
non
deW
con
da
deve, proclamare
può, anzi
propria
gode
governo
:
in
è
ma
meno;
si
voi
e
stati
qualunque
o
più ? No
i
che
gli
più infastidire
i
poco
salvo
in
speciale di
così
Libertà,
realizzato
Mordini,
quanto
il vero;
Quello
vero.
si vede
non
e
libertà
direste
non
soggiungendo,
correggere
forse
DISCORSI
E
persino
e
ci
diverso
sia
pontefice e
di
non
da
noi
di
Là
colore.
Mikado,
un
forse
se
che
è
in
riti,di
blica...
repub-
é
nel
tempo
imperatore.
un
IX.
O
tra
Mordini,
l'Apennino
terra
annidata
che
dolce
non
le
e
sul
Panie,
che
da
sotto
Verrò
a
a
qualche
il
uno
a
uno,
nel
tua
folla
questa
ragionare
ragazzo
grande albero,
alla
accanto
colle, avanti
conoscevi
tu
speranza.
ci sarà
m'ispiri
tu
tu
con
piccola
di
tanini
mon-
m'ispiriuna
te, quando
fosso e qualche
MORBINI
ANTONIO
sul
di
dolore
gran
Per
esempio,
Per
e
i
e
esempio,
in
muovono
borghesi
tua
cose
terra,
popolazioni devono
che
squallidi i campi
grare
emi-
coltivavano.
loro
proletarisi stringono tra
i
no.
borghesi. Qui quali sono
proletari? Non li distinguo troppo
lotta
i
contro
i
quaU
e
nella
Qui,
intere
altrove
3II
Italia succedono
nostra
vergogna.
altrove
lasciare
e
Nella
cedro.
passero
PATRIA
IN
gli uni dagU altri. Tu pure, o senatore, o tante volte
quando
deputato, o prefetto,o ministro, o prodittatore,
eri
in
vita, mi
col
tuo
empivi
di
Mi
linda.
di
tela
erano
contadina.
Io
le
antica.
volgare: Allora,
il
un
miai:
bel
un
per
il duomo
pulpito
anche
In
il
in
di
che
allora.
il nostro.
si è
grande esempio, questo?
questa
feroce
danni,
e
e
destinato
bramosia
l'umanità
agricola,non
farà
a
di
farà
senno
né
il buono
nostro
il
prima
la
delle
più
:
repubblica
non
è
l'ItaHa,ma
fiore,quando
avrà
E
casa
col
O
per
in
di
Dicevano
conservata.
ricchezza
senno?
salti anche
vedere.
ritornare
bar-
fecero
e
libertà
C'era
in
era
mille,i
grande,
solo
brava
brevità
ch'io
si possa
giglia,
una
castagne,
essere
E
da
dopo
mia
da
mio, grande
il mondo?
terra
il
poco
casa
ha
marmo
Barga,
di
all'altro;benedetta
travicello
ma
Piccolo
tempi,
tovaglia era
chiara
con
altro
repubblicana,
piccolo
era
Dicevano:
il Duomo.
dirò
ghesi
bor-
non
compendia
rosicchiando
ghigiani campavano
da
Lo
mio
dei
tempo
che
poeta
mi
non
la
Roma
a
tratto,
né
era
cucinate
Roma...
a
Roma
Al
mensa:
semplicemente
del
GRANDE.
villa:
argenterie erano...
pensai
tuo
concittadini
tua
tua
col
nel resto
ma
;
tuoi
nella
alla
al motto
di
stato
assisi
casa,
le vivande
pensai
dai
proletari.Fui
né
riverenza,
occhi
tuoi
dissimile
parevi troppo
che
coi
discorso,
di
sì
fatto
assai
l'Itaha, nazione
altre?
PENSIERI
312
DISCORSI
E
X.
io
Questo
ispiratore,
che
Certo
allora
qui
del
all'ombra
ha
né
casa
nel
nato
a
Italia,
manchi
nessuno
Antonio
Mordini,
a
valle
bella
patria donde
col
e
checche
A
della
e
tu
o
fossi
è
e
terza,
resti
sia
Oh!
senza
costretto
a
nel
prodittatore,
la
dar
cittadino
pace
sociale
Mordini,
col
consigli
eri
l'amor
e
e
nostro
di
l'amor
Eroe
contadino
al tuo
fratello
lante...
par-
all'ospite
grande
ministro
vorrà
fatto
ti ha
al
mondo,
qua
chiunque
a
collaborare
per
ritornavi
te, Antonio
Patria!
dove
partivi
Re,
gran
vine
Gio-
la
della
Italia,
scultore
mostrando
risponderai
tua
trentasei,
perenne!
e
nessuno
me,
lo
interrogarti, risponderai...
la
non
d'odio!
pascersi
Tu,
I
nel
Italia,
verde
tetto
perchè
fondata
ebbe
resti
quell'albero,
qui
grande
di
che
che
giovine
della
moglie.
cara
dormire,
Mazzini
il simbolo
all'ombra
I
di
;
assidersi
qualcuno
trapiantato
questa
ad
la
ricordo
mi
che
di
è
nostra
nessuno,
pane
Ohi
meridiana
sua,
troverà
fingendo
quattordici,
Italia,
della
si
cedro,
dopo
casa
buono
mio
deìVagape
figli, presso
suoi
non
pane...
anni
pochi
i
tra
suo,
verso
O
altro.
e
l'ora
è
affretta
si
desco
al
quando
verrò
ognuno
chiederti,
voglio
esule,
o
e
e
;
dannato
con-
padre.
e
gl'inni
L'UOMO
GIUSTO
Conoscete,
quieto
abbia
ad
segreti motivi
assaporarla,
erbita, vecchie
la
di
che
al
morti,
far
a
della
nell'
Arringo
vostri
ossa
il Duomo
—
e
profonda
delle
sue
il vecchio
tutta
sé
la
campane.
chiesa,
giorno
con
anch'esso
la
piedi
ha
pur
sacra,
la
e
—
memorie
voce
di
i
nemmeno
le vostre
Ai
Campidoglio villereccio,che
sua
poesia, è dunque la Via
del
morto
valle
difesa
patria.Ora
più
sono
tutte
in
dolce
ora
accanto
vano
si raduna-
guerra
qualche
è
sepolcreto, il
Bargei,
e
non
sacra
i Lavelli
Duomo,
della
Lavelli
colta
rac-
piccola Acropoli, al
pace
onore
più
è
la Via
come
antenati, o
in
via
della
il camposanto
a
gioia? Strada
sua
col
all'ombra
raccogliein
glorie,e parla
la
tempio,
in
nei
e
e
e
ruzzano
ragazzi:
le vecchie
solo
al Castello
partiti di
libertà
cara
è
alla
Clivo,
i vostri
loro
la
o
ella
vero
sacro
sagrato, dove
ai loro
si fermi
tristezza,vi
o
innanzi, la
va
In
Castello, di Barga;
e
l'Arringo: l'antico
gioia
chi
perchè
soglie consunte...
si
silenziosa.
conduce
verde
forestieri,T angolo più
e
tristezza
sua
case,
mano
e
che
cittadini
o
BARCA
quieta Barga, l'angolo fatto
della
Man
DI
soave
quel
sua
stro
vo-
storia
nella
Via
:
PENSIERI
314
una
sacra
chiama
un
a
che
A
Non
pedoni
rivolte
vi
noi:
basso
sono,
là in
al
Morta
sale
nine
Mariannine
e
tempo,
a
doppia
aerea
cuculo,
non
sogha!
noi,
colui
Perchè
pochi
ci
Che
a
gran
piccio,
scal-
uno
che
entra
sul
suo
un
fiori: la divina
tratto
dalla
calpestìo
un
belle
scuola
Gian-
del
il
capo
noi,
che
piedi
Antonio
egli era
di
vento.
con-
l'ora,
del-
suon
noi, da quella
misterioso
portentoso
rivolgerci alla
a
o
in
di
nessuno
quella
abbiano
del
Clivo
sacro,
Mordini
l'uomo
per
a
cui
quella
quella
chiamò
noi
buona
utile,anch'io),pochi
non
casa
I'uomo
bella
fretta, la
onesta
con
davvero
entrato
tanto
a.
d'un
passarne,
sono
con
e
che
e
le vostre
escono
ammoniti
e
cercata,
un
sono
come
voce,
dietro,
tra
sono
a
che
Appunto: quanti
tempo.
fummo
ora:
spesso
sente
ecco,
Siamo
È tardi) ma
lo
gli dice, È presto, oppure,
a
ogni modo, ricordandogli che si vive
sveglia,e
lì
rimasti
che
rimbomba,
che
casa
O
dire:
guardare, sperando,
a
sono
casine
vecchierella
una
vivace:
più
e
O
nel
non
al cielo.
minuto
più
è
Le
forse, nel
fruscio
un
li daccanto
cui
per
Val
viotterelli
muletti.
per
sente
la fosca
faccia,che
ragionare. E
distinti:
chiesuola
in
il passeggero,
scende
ammiccare
possiamo
appena
sepolcro
più,
sembrano
silenzio, il passeggero
nella
di cittadini,
una
A
tutto
o,
Barga
a
soli, tra
e
di Giunceto.
Latriani.
Sosta
sostare
ringhiera avvolta dal cine.
gligli è l'Appennino folto di selve; egli
alto godersi il sole; vede
costa
a mezza
destra
la chiesina
il
ancora...
lita,
ripu-
e
passeggiero a
riposatoe bello viver
un
romita
casa
Tiglio in
per
altra
ogni
sognare
rammodernata
quanto
per
può, sì, esserci
fra la bella
di
d'
più
e
poco
vede
che,
casa
DISCORSI
E
(dico
casa,
o
e
nessuno
Via
sacra
dove
era
giusto.
tutti ricorrevano
e
di
3l6
casa
più
e
Più
consumava
si
e
ha
non
nel
Barga,
che
l'austera
Tra
te
eri
Tltaha;
paesani
consigliere,e
giudice.
ha
vissuto
abbiamo
del
le
noi
per
che
aveva
O
Salvo
sonavi
imper-
tu
fiera
e
sempre
Barga
in tutto
e
Mordini
parti:
poco
commemorato
luogo:
Mordini
e
un
uomo
leale,modesta
e
tivo.
corret-
del
cognome?
il Genio
congiunti, vi dividevate
suoi
nel
fosse il
ne
queir
e
sono,
andati.
tempi
1 Chi
nome
colui
settimane
del
conosciuto
eri, con
tu
poche
dei
davvero
augurio
Salvi,
soglia
quella
su
consumava
Barga,
il buon
la
l'erba
cresceva
E
a
si
fondo,
lì in
raccolta,
romita
DISCORSI
E
PENSIERI
era
i
per
forestieri,tu, Salvo,
Barga.
E
nel
suo
di
Barga
loro
per
egli,che
fare, bien presto
da
gran
di
e
buona
suoi
cittadini
con-
Coreglia lo ritrovarono, e
della
parte
attività. E
sua
dal
1870 al 1887 fu anche
mandamento, questo mandamento
suo
i
viceprctore
dovè
lero
volcosì
nel
sentare
rappre-
nel
Consiglio provinciale, per circa venti
E
anni.
vi fu vicepresidente, e
fu anche
deputato
provinciale e vicepresidente della deputazione: tanto
apprezzata
era
il
a
voi,
o
suo
tre
o
o
che
tempo
poi
raccattava
antica
non
per
il
del
ore
voi
la
giorno egli era
egli prendeva al
sera
e
le spese
dire
se
piccole
e
avesse
titudine,
ret-
voleste
voi
daco.
sin-
dal
la
E
notte.
parsimonia, disegnando
posso
lo
per
1887 al 1895, Salvo
padrefamiglia della terra.
anni,
piuttosto
che
opera
lavoro:
sua
parola. Ma
savia
sua
tale
privato
suo
sette
quattro
bastò
la
esperienza,
sua
intuito,la
sano
al
per
Sindaco
la
cittadini,non
egli sottraeva
E
Lucca
a
nel
ragione
molte, quanto
si
Per
uffizio. Il
lo
tempo,
suo
amministrò
suo
o
in
fu
pensiero
torto)
con
(e
di frenare
voglia utili,per
l'uomo
all'unica
serbarsi
presentendo
forse
Presentiva...
doveva
morte
vita;
assentì
che
strazio
che
a
il lavoro
le
che
come
le
giorni in
cui
il nostro
bravo
e
l'ora
tutto.
della
delle
Io
successore.
ultime
sue
che
La
ore.
Barghigiani, mi
o
era
divenne
mio
dal
pensieso
d'un
morente!
fece
suoi
saluti,i
senza
farsi
volendo,
giorno
il
dolore,
forse
quanta
suoi
vedere
abbracciarle
e
sono
perchè
commiati.
tutto
quei
Peppino,
era
da
a
esserne
lui
molte
vostro
tadino,
cit-
assicurata
Ma
addolorar
per
così,
troppo,
sé. Mostrò
le bimbette
tenerezza
suprema
in
perchè acquistata
sacra,
tenerselo
di
cui
cara,
volendo
non
scorgere,
il desiderio
figUa.Con
senza
i
quello
o
parlo, occupai
in
casa
col
E
lavoro; mi
vi
sua
suoi
ai
suo
Salvi,
tenza...
par-
la
Pensò
Il
morire.
Giuseppe
avvocato
del
abbandonando
informato, istruito,preparato
minutamente
degno
dover
di
sapeva
pur
sollecitudine
di questo
gl'interessucci
quisquilie,
assai
importanti anche
noi, gli parvero
di
lavoro.
crescesse,
Le
chenti.
il
di
lacerazioni
orribiU
EgU partiva per sempre,
i suoi
e
Preparò
figli!...
donna
avanti
mese
anche
pronto il giorno
essere
per
qualche
la
stata
era
viaggiatore,con
tranquilla(tranquilla tra
male!),
La
morte.
mite
ma
e
più lungo. Egli preparò
essere
un
gli
famiglia!
la
della
il martirio
e
e
ormai
era
me
per
come
aveva
lo strazio
tempo
suo
strale
martirio,
e
potesse
cose
sue
lo
voi
modesto
l'uomo
è
crudele,
eglicapì
di
il
quando
ch'egli vi potesse
Ma
Camera
sentì
essere
tuttavia
sé; mesi
E
E
E
Comune,
lasciò il
che
contato, rispondeva: La
317
necessaria.
e
Camera.
alla
rappresentare
barca
Collegio sognaste
del
altri elettori
puro,
grande
e
vostra, volontà
non
sua,
per
di
giusto
le
della
un
sua
guardasse,
baciarle, chi può
ridire?
3l8
PENSIERI
Perchè
le
non
si affrettò
e
Cosimo,
modesti
deliberatamente
guardava
E
richiamare
a
i diletti
e
gloria: studiavano,
presto!
E
ad
e
è
se
Via
che
si
Nova
o
di
no,
io
C'era
consigliere e protettore,
ultimo
pietà
con
E
timore
e
che
moribondo;
vecchiaia
serena
quel
sorriso
dolore
che
giovane,
che
si vuol
Salvo
fatto parte
vidi,
miti.
un
battuta
una
primavera
del
di
si moveva,
Salvo
:
esercito
cantando
e
e
senza
avevano
in
cantando
e
zaino,
dosso
di
la camicia
fiero
lampo
di
rughe
del
1866
Eroe.
E
sé
del
Spuntava,
piano
Erano
e
e
dito,
vera
prima-
il monte,
senza
dormivano
di
pareva
sacra
ragazzi scappati
sola,
negli
come
cenno
questa
epico
come
spuntava
il
aveva
il miracolo
miracolo
un
cantando.
come
di
apparire Salvo
nel
fu
che
fiori rossi.
empiva
:
garibaldino!
che
piede, d'un
al
ecco,
terra, all'improvviso,alla parola, al
alla
suo
miravo
prima
profonde
quell'esercito che
Era
che
e
poco
io vidi
celare, ecco
risorgimento. Sì
nostro
antichi
di
le
forte.Salvo
il
me
dall'improvvisa
volto
vita;
illuminava
Ricordai, anzi
del
della
maturità
a
buon
emaciato, terreo,
devastato
quel
morte
carrozza
il mio
tutto
volto
quel
giata
soleg-
farsi scorgere
senza
me
tarsi
accer-
la
una
anche
sapevo
rivedevo
della
della
a
mincia
rico-
per
esso,
fece
e
che
io
presso
alla
troppo,
fuori; per
dentro
! anche
sorriso...
un
con
Oh
saluto.
riscaldarla
venir
e
troppo
il sole
occhiolino
fermai
mi
fermata.
era
turbarli
senza
fanno
piante
sì
ora,
forti
sorella,quei
conveniva
la terra
delle
Guido
figli,
ultimi
primavera, quando
accarezzare
gli occhi
i suoi
volta.
o
Magri, destinati,
Barga,
non
di
giorno
un
l'ultima
per
figlidella
fratelli
giovani
DISCORSI
E
viste
provdi
casa:
a
cielo
L*UOMO
GIUSTO
scoperto, pigliandosisu
E
lì
file,guarda!
gioventù
ora
I
fuoco,
la
aveva
Ne
era
alzare
nelle
bianca
barba
pelo
un
casa
per
i cavalli
sul
con
che
uomo
un
una
l'assalt
al-
vederli
cercato
al laccio
poteva
A
e
tevano.
po-
andavano
senza
capo
che
quel
e
dalla
aveva
mamma
pioggia
e
E
giovanetto
un
preso
stento
a
a
mano!
in
vetta
una
quando
e
il vecchione
era
forse
cui
viso,
brina
e
allegramente.
vicino
nonno,
3I9
cantavano...
e
morivano
e
già
dove
cantavano
BARCA
guazza
Mangiavano
tempesta.
DI
in
selvaggi,ma
Ma
mano...
zava!...
l'al-
se
il
sotto
battaglionifuggenti si riordinavano
lanciavano
noni
bianca, i canruggendo ad arma
si
fossero
quasi
tonavano
la
sua
Come
voce.
a
Bezzecca.
Salvo,
di
io
che
quelliappunto
era
discosto
poco
il 22;
Medici...
Il Trentino
è. Io
non,
Era^ dunque.
cacciatori
gheri
Medici
di
incontrati
a
da
Chi
mescolati, confusi, i giovani
(io
pensarlo!)
amo
Poeta
avvenuto,
25
che
! Ma
sacro
rispondeva:
era
nostro.
con
Italia!
ripetè
l'eterna
ora
che
è
mano:
Diciamo, dunque,
e
del
date;
ba-
diplomazia.
e
i rossi
bersa-
sarebbero
si
incontrati,
il monumento
nel
che
al
sessanta
era
Garibaldi
sgombrava
Suso
a
rossi, nel luogo
e
già
Dante
Borgo
era,
i bruni
sessantasei.
e
sero
vin-
mano
giorni;
sorge
nel
obbedisco;
Là
la...
e
corsa,
bruni
ora
l'incontro
si
non
dove
la
Si sarebbero
sa?
a
detto
parte
una
dall'altra,di
Trento...
Ho
giorno, due
un
era
davano
la storia
rispetto
Garibaldi
di
; Medici
nostro...
e
uno
luglio.Garibaldi
di
21
già
era
Ancora
combatterono
Trento
da
Cadorine
bande
le
il
reggimento,
nono
Bezzecca
a
battaglia.Fu
l'ultima
il 24
del
era
pensava,
il
il Trentino
grida,
in Italia
nando
accen-
bella...
in
Trentino, rispettando
PENSIERI
320
la
e
che
saràj
di
anzi
è
del
?
di
vedere
!
Ah
—
sul
proprio
tutta
vite mia-,
o
del
Eppure
non
in
Salvo
se
non
lo
Meni-
bel
lavoro
lo
Li
bel
!
sanno
I
tempo,
nosco,
co-
vedere,
di
mi'
doveva
i
figlidei figli.
morire
andava
di lì
vedere
a
padre e
Peppino,
al fianco
sedeva
per
molto
con
il nostro
per
figh, ma
nostre
a
pochi
gli ulivetti
che
E
un
arda
è
allora
loro,
per
che
i
nostro
e
a
noi
degli
soli,ma
anche
ulivi
che
governeranno
ne
sepolcro.
importa?
pensato
a
mirare
discendenti,
d'olio
poco
sul
prenderanno,
si
devono
non
opere
all'avvenire, non
ma
nostri.
quando
bravo
un
castagno
che
piantato
lampada,
anche
piantati!
discendenti
abbiamo
Col
—
quel giorno
i
per
al presente,
la
!
nonno,
fatto ! Le
va
Barghi-
zappone
Sarà
mare,
chia-
voleva
Un
lo
Aquilea!
dunque,
lontani, prenderanno
noi
maestri
sapeva, Salvo
allora
Così
ai
lo
ma
per
di
mi'
che
Salvo,
giorni,e
appena
di
nemmeno,
padre:
solo
di
Sandrino
per
da
dava,
An-
—
Castelvecchio,quella costa
pallor glauco degli ulivi ! E ne verrà
del
ulivo
tempo:
del
Ciavatta, quel Quadra,
fruttato,col tempo
bel
un
con
udito
aveva
veduto.
avevo
;
cominciare
coperta
tempi,
primavera
fattore,di quel
suo
ulivetti
gli
di
Sì;
—
proprio
maneggiare
di
sparì.
Nizza
riapparì.
bene
Covo, quel
Quel
morente
la
iperbole,
del
il lavoro
chino.
meno
nem-
proclamiamo
e
a
Il sorriso
—
questione
nostro:
garibaldino
ardita
con
se
però, nostro,
era,
godersi il soHcello
Castelvecchio, che io
vero
nostro,
1'Italia.
là è
la strada
che
ripetiamo
ma
è
non
dire
ogni modo,
a
Il sorriso
gianol
dobbiamo
tempo:
che
Dante
storia, che
la
diplomazia e
vogliamo o
DISCORSI
E
Si
E
mente
dolce-
muore
tutti, anche
anche
a
quelli
L*UOMO
nati
non
ci
inceneriti
e
tasti
Salvo, in questo pensiero ti addormendolcemente, dopo gli strazi e i martini. Ma noi,
tu,
o
ti dimentichiamo!
lampada
sulla
buone
I Noi
dall'arte
ulivo
che
ulivo
durerà
te
cui anche
nei
le tue
i morti
ricordo
secoU!
alle
alla
diosa
ra-
l'abbiamo
sacrato
con-
l'Italia
piantò
il
grande
suo
di
pace!
pace? Sì.
Di
tutti si uniscano
L'hanno,
vuol
quel
luce
fatto incidere
accompagna
la
accesa
la
prendendone
settembre, in
oggi,20
l'abbiamo
abbiamo
che
E
immortalità!
suo
Noi
tomba,
tua
opere
sembianze
il
321
viventi.
noi, non
tue
BARCA
quando si pensa, e in quest'ultimo
addormentiamo, che morti e disfatti e
fare il
a
dimenticati,noi continueremo
ancora
come
E
DI
ancora;
pensiero
bene
GIUSTO
è
qualche
a
vero,
del
esser
Già
noi
ci
nonno:
non
questa festa dell'ulivo.
celebrare
piantato
che
meravigUamo
i nostri
si
pur
padri, e
comincia
a
l'ulivo
vedere
frutto dell'albero
a
paterno! Pensate
quel
che succede
in questi giorni,anche
in questo giorno,
in quest'ora, là nell'estremo
nei
dell'Italia,
luoghi,
che
a
primi, in tempi remotissimi, si
presso
poco,
chiamarono
combatte
Il
Italia.
esercito,là, combatte:
nostro
battagliache già dura da tanti giorni
quanti furono quellidella battagliadi Mukden; e ne
durerà
tanti e tanti altri! Il giovane capo
di questo
giovane esercito fu già sul posto. Mi par di vederlo
arrampicarsi a Martirano
(o nome
predestinato!)sul
muletto.
In
suo
alto. Re giovane! sempre
più in
alto ! L'esercito
combatte
fine. Forse già è cosenza
minciata
la stagione delle pioggie! E i nostri soldati
una
si ostinano
fuoco
G.
col
contro
bombire
Pascoli
-
il nemico
di cento
Pensieri
e
sovrumano
che
vomita
a
ogni colpo
artiglierie
Discorsi
21
PENSIERI
322
e
fa cadere
paesi
cento
DISCORSI
E
E
solo.
urto
un
con
gli eroi
della terra, le macerie
lanti;
pericofrugano, tra il tremor
i feriti,
disseppellisconoi morti, curano
erigono
tende
e
baracche, fanno da ingegneri, da medici, da
da
becchini,
degli
forti
di
par
sentire
l'immenso
lito
ane-
affranti
battaglioni che combattono
nell'estrema
Calabria, al sole
sparso
ahimè!
Mi
balie.
le
sotto
dirotte.
acquate
battaglioni,chiamati
a
O
in
ardente,
buoni
nostri
le
tutte
soccorrere
quando
distrutti in
quando,
a
attimo,
un
cadere
a
come
in
DogaU
a
stinati,
de-
e
massa,
ad
e
e
ture,
sven-
incendi, inondazioni, pestilenze,tremuoti,
a
dine
or-
Abba-
Garimal
Ebbene
dall' unità, che
se
:
sono,
si affermò
frutto
che
in
se
e
Sì:
Èra
un'
si
romano
Chi
Cessato
sa?
battagUa mattutina,
delirante
così
pur
di
piedi
entrava
è
nel
lecito
alle
mani
nel
al
silenzio
breccia
inavvertito
e
nella
chiamarlo,
entrava
della
città
Porta
tra
le
il
minciava
vinti,co-
fragore della
notte,
della
Uomo,
un
stito
scalzo, ve-
del
sangue
delle
al lume
eterna, anche
Pia...
quel
veramente
Uomo
un
da
il clamore
traccie
le
petto,
di
diventare
anche
Di
pace.
il cristianesimo
solo
ma
con
di
i
allora
non
giorno
lunga veste,
dalla
passava
da
prò' degli
assai?
sembrarono
che
nuova,
quello,
che
dirà
si
apparecchiava,forse,a
universale.
breve
quelli che
per
già
muore
a
in
frutti dell'ulivo
tempo
e
pace
d'amore
sarebbe
non
ripeto. Col
in
altro
avuto
intorno
avuto,
gli altri
anche
giorno
se
nostri;
verranno
pace?
salva
cospirazione
infelici fratelli
folla
avessimo
non
questa
Ma
avessimo
non
che
quest'esercito,
guerra:
non
Roma,
in
oggi,trentacinque anni
ai
stelle,
lui
trava
en-
Reggeva
la croce,
i
bivacchi.
sentinelle
e
UNA
FESTA
ITALICA
ALLA
SOCIA
Io
ricordo
non
discorso, mi
"
DELLA
il tuo
quota
annuale,
sodi
un
e
ti
allora
adorai
Tu
nome.
piena
ti eri
ascritta
da
te
di
tuo
la
pagavi
i suoi
tra
aveva
non
tua!
il tuo
e
poi
sotto
speriamo
è già per
un
V Italia
in
e
cui
essere,
t'ho
Italia!
baciata
e
o
nome,
io ti
fanciulla,perchè...
santa
pensai
altro
dal
sei, nata
di baldezza
V Italia!
Io
la
ricordo
Perchè
Società
eri ricca, che
non
che
lino
mazzo-
cuore
più ardente,
pivi gentile e un
di
piti ebbra di sacrifizioe più invasa
che
Non
la
un
offristi
tu
quali
le
tra
capo
un^ anima
amore,
che
e
mi
„
che, dopo il
altre persone,
aspettasticon
esile
tua
ALIGHIERI
DANTE
Ricordo
nome.
figurina spariva, e
che
di fiori. Seppi allora
eri figlia di buoni
operai, e che
Dante
alla Società
Alighieri, e
la
MANTOVANA
BAMBINA
e
ti invocai
sotto
nome,
lavoro
e
arrisa
e
ti amai
il tuo
dalV
vero
ideale,
leggiadria,d' ingenuitàe fortezza,
vergine,
V Italia
crediamo,
che
nuova,
ci
V Italia
fu promessa,
che
che
che
già è!
sulla fronte pura
e
ardita,
o
vine
gio-
336
PENSIERI
Dante,
di
nome
donne
Voi
primo.
aveste
dire
Vuol
che
nel
appariva
del
piano
dire
prima
la vittoria
il segno
ferro
andare;
che
il
è
la bandiera.
quale vinceste, prima
vedevate
forse,oltre il verde
rosso;
cerchio
avanti
e
di
foco,
quelle mura
larve
grandi
udivate
e
quest'anno
dell'Alpi, un
due
tili
gen-
nel
cielo. Voi
vedevate
fatale
Mantova,
la
vita,santa
drappello, o
vostro
di
il bianco
e
di
vallo
un
cittadini
e
della
compagnia
sacra
dell'avvenire, il
compagnia
v'
oggi s'inaugura, spetta già
Dell'italica compagnia che si assembra
civica.
corona
nel
che
bandiera
Alla
DISCORSI
E
quella
impedite
che
miglie
ver-
nel
lor
innanzi,
era
all'altra:
Non
E
sbigottir, ch'io
vincerò
la prova!
(i)
Virgilioha vinto, e Dante passa. Passa di
là del ferro, passa
il fuoco, passa
traverso
a
dispetto
dei demoni, passa
cavalcando
i mostri, s'avvalla
nella
caligine, per risalire alla luce e alla beatitudine.
SÌ:
Questo
è
il segno
che
vedeste
e
in
cui
vinceste.
I.
Il
Ohi
fossi
poeta!
di
non
che
«
ciò che
motto
Ma
io ho
far la posta
è
(i) Queste
il
che
quel
»
del
tempio
non
del
o
sono,
poeta
all'attimo
un
cittadini
solo
tratto:
fuggente.
addietro
di Virgilio
(/«/".Vili
Comitato
mantovano
a
Dante
della
D.
A.
tova:
Man-
quello
Il poeta
è. sempre
desiderabile,
parole
di
o
sa
avanti.
laa)
sono
UNA
Egli
non
al
chiocchiolio
O
meglio:
il
fu
che
antico
E
lontano
il
solo
alte
odor
celebra
d'incenso
da
e
chi.
solenne
lopea
brune
e
Sotto
assiduo.
brune,
male,
a
dell'aurora
sveglia
letizia.
Un
mille
di
e
da
passi.
fiori.
per
bisbiglio,
dolce
l'ombra
invitando
lasciarsi
porta
e
un
risuona,
portare
a
pini
della
di
tempio
navate,
Il
mistero
folto
Si
ogni
da
dell'instancabile
gridi, stridi, trilli,gorgheggi
si
una
me-
un
alito
muovono
bene.
vi
si vede
non
sussurro,
si
d'ogni
rito
e
per
del
esala
sacro
tutto;
è
musco
purificazione,
alla
l'effluvio
di
portata
perpetua
poco
tica
sì, l'an-
lunghe
Il
volte.
dei
rumor
continuamente
dove
ogni
il
attuta
piena
verdi
sotto
vedo
vivi, s'irraggiano
pini
Un'ombra
il
è
lui. Molte
di
lo
Classe,
grandi
foresta
di
sarebbe
Vedo,
i
tra
Quella
degno
all'altare.
terreno
vedo
un
questa
Io
è.
di
pineta
io
a
Ben
dove
di
canto
venuto,
ApoUinare.
colonne
gì' intercolunnii,
parte
la
viva.
e
di
il
Dante.
di
di
qual parte
! fossi
Oh
sarei
sarebbe
nella
sia
sarà.
I Io
non
ma
tempio
da
d'intorno
che
da
se
sa
sepolcro
basilica
lapidea,
sorrette
ciò
essere:
foresta spessa
Dante,
dal
sepolcro
dalla
arca
non
dell' avvenire
dovrebbe
ove
di
vede
si
non
egli ode,
augurale,
ragione.
che
Arari
queir
occhi
foce.
della
frastuono
gli
intento
piedi,
ai suoi
al
o
sotto
lenità,
1* inno
o
poeta
solennità
ha
337
passa
fonte
poeta
che
ciò
scorra;
che
della
incredibile
così
ciò
l'onda
cura
ITALICA
FESTA
acque
ad
obliare
E
il vento
mare,
di
e
piena
3a8
PENSIERI
DISCORSI
E
IL
sepolcro
11
E
di
l'altare
quell'arca.L'arca
è
che
porfido: quelle
di
sono
varie
età
l'ingenuo
il
di
e
sepolto,
neir
i neri
bianchi
sentimento
oltremondo
cherubini
la
con
satiri
Capitellie
quale
fregi,di
con
stesso,
esso
ali. Chi
le
riconosce
attici,e
la protegge,
armonizzati
sono
col
con,
fogliad'acanto,
che
deva
virgilianoe platonico vele sferze e con
i raffi,
i
e
angeli ventilanti
parte il monumento,
qua
verde.
genti diverse, vi
forte
e
il tolo
sorreggono
diaspro
colonnette
su
posa
altrove
il fior del
là
altrove
e
di
di
teoria
a
loto
danza
una
una
esamina
e
dati
cau-
estatiche
vergini bizantine, e in un angolo l'aquila coi fulmini
l'aureola
tra
e
gli artiglie in un altro l'agnello con
la
le
e
croce,
della
d'un'
chi
ara
e
da
nella
tre
o
di
rovine
secoh,
quelh,
l'ombra
che
le
da
più
mondi:
del
chi
il sacello
le
che
si
fiammeggianti,
è
un
grande
reliquiesante.
alla luce
ruderi
la
di
più
contempla
circoscrivono
sa
Beatrice, impalliditiper
ancora
plice
sem-
tempio vegetante
suo
purissime linee
po' stinti i quali non
non
basiUca;
monumento
sole, da
ma
poli
grap-
imperiosa
inaccessibih
ammira
un
unciale
i
e
d'una
parti del
ipogei
penombra
dell'antica
Presso
con
vede
triclinio
monogramma
riscintillanti al
solenne
quelU
sacra,
vennero
uno
colori
giocondo
e
qualche
il misterioso
e
obelischi
età, da
coi
vigna
s'appressa
e
del
rose
ulivo
siano
se
il
tempo,
dell' ItaUa
che
venire.
av-
abbraccia
ITAUCA
FESTA
UNA
329
III.
Il rito
E
il
ogni
poeta,
nel
anno
concordia
il
sublime
più
che
si
non
quel
che
Dante
E
anche
sì
ma
di
balsamo
così
canto
conforto
o
Italia
rito
recidere
e
l'ulivo
al-
dei
portarlo a quell'accolta
operato
avesse
voi
a
di
anche
ma
quel
tra
un'ara,
è
pazienza e
gloria,di copia sì
di
sì
vivo,
più nell'anno
quest'anno
simbolo
ramo,
che
e
ramo,
un
la italianità.
di
poema
silenzio
quell'arca
sacro
figlidi
rante
du-
se
;
invisibile,a
più persuasivo
gloria,in prò' di questa
di
chiara, in quel
l'ombra
nacque
più giustamente si chiami la vecchia
di memorie
o la giovine Italia vibrante
muovere
quel poeta dovrebbe
per quel-
sa
speranze
animoso
più
inno
Italia pensosa
di
il
o
il
quale
indegno, che
non
ma
inalzato
avesse
nel
maggio,
poeta, inferiore
un
l'anno
di
di
mese
di
ma
sarebbe
per
venuto
forza, di
pace
anche
luce,
di
di fiamma.
IV.
che
CIÒ
Ma
quello
non
dell' esule
vide,
la
non
sua
taglio della
vile
il
è
che
nella
mano,
legno
è
e
ciò
è
che
dovrebbe
foresta
beatitudine;
divenuto
mendico,
non
essere,
dove
eglicredè
il dannato
dove
è. L'arca
vedere,
al rogo,
al
scito
fuorutagliodel capo, il macro
agli occhi di molti, il peregrino,
al
senza
vela
e
senza
governo,
che
330
PENSIERI
lasciato
aveva
diletto,che
senti
suo
più
in
pieno
possesso
si
sentì, l'odiato
beatrice
sapienza
l'ulivo
tempio, e
E
vero.
E
che
la realtà
è svanito
:
un
che
resta
io
della
tu,
nel
è
l'ombra.
con
il
sono
Ma
del
e
fortuna, amato
c'è
suo
E
suno
nes-
che
poeta
una
di
cosa
del
sogno
vinto
il
è il
megho
Mantova, hai
o
sua
non
non
si
sua;
dell'arte
sogno.
resta
caramente
casa
e
(i). L'ara
ramo.
porterebbe. È
lo
più
suo
pane
l'abbraccia
non
taglia quel
ve
gli era
aveva
poema;
dalla
che
ciò
tutto
non
poeta
DISCORSI
E
che
premio
dell' itaUanità.
E
accade
qui
profondo
senso
Il
vinta.
per
le
tale
che
che
insiste
dovere.
Si
Ella
Mantovana
le
parole di
mio
l'amico
è
sono
in
poterne
se
questo
sarà
in
e
cui
la
fondo,
non
tanto
non
a
piuto
ademalla
Udine:
Mantova,
e
in
ella ha
; sebbene
no
all'" anima
Beatrice
cominciarono
sentore, la visione
non
timido
visione,
rimossa
d'Italia
e
del
amico
sua
cara
ogni
genere
della
non
Fortuna,
aver
consiglio della
e
Dante,
verso.
la Sapienza
nell'anno
menti.
altri-
che
cortese
ventura.
dire, soggettivo della
così
significato, per
tutto
A
se
giona,
ra-
{Inf. II, 6i):
„
Il
cede
non
confine.
del
ricordino
si riconosca
perchè
darsi
calcolo
guardare
a
diritto,quanto
un
conclude
industre
tale
un
cifre,le
le
e
che,
vuol
non
somma
in
è
nell'animo
sveglia
riassume
e
protesta,
fiera sentinella
(i)
Comitato
possiede
un
Ravenna
commuove,
Ravenna
ella
d'amore.
suo
accesa
la mia
mi
proporziona,
Ciò
in
fatto che
al
le
le due
tra
sventure,
sue
perfetta di
E
vero..
rivali
eterne
che
la prima, finge d'avere, ha,
ama
primizia,
menzogna
umano.
che
Commedia
Divina
ciò
che
Dante
farà
è per
manifesta
di
avvenirgli
arretra,
non
{Par. XIII,
prima
ma
tutta
e,
per
la
sua
ii8, 199), a salute
PENSIERI
332
risaiole,immerse
delle
nelle
O
due
è
dal
Là, respinto
Anita
romita
di
casa
l'Eroe
E
morire.
a
ebbe,
della
dagli stranieri
;
le
dileguare
essersi
E
Mantova
lago, il
vita
e
il sacrificio di
a
i
polpastrelli,
O
è
meste,
la selva
che
donde
la selva
sacro;
non
suoi
sa
sacre
o
forse
di
che
non
gli pare
fosso; ed
si è mutata
in
giorno, e
l'uomo
restando
sano,
come
una
le
nuova
adora
sconsacrato
tornò
se
si fosse
vuole
fosse
aggira a
suo
pur
silvano
ciò
riuscito
un
l'uomo
libero, e
essere
di
luce
di
notturna
tempera
foro
morte
nuovo
un
agio, libero
nel
che
degli alberi,
qual prima
inabissato
per
Ravenna
il poema
mosse
chiome
vi si
forca,
raschiati
stati
macchia
che
per
la
difficoltà per
foresta
viva
di
martirio.
la selva
ecco
donde
croci
città I Presso
e
scente
iride-
insegnamento
erano
prese
d'oscurità
piena
volere,
cui
nel
fosse.
specchio
l'Italia
ogni sterpo gli è catena, e ogni
fa la luna
tonda
passando tra le
e
l'Italia
dieci
prete
compagni
sante,
o
di
le dita
con
piani
popolo degli
insegnarci la santità,inginocchiato avanti
benedicendo,
i
lo
E
dolce
un
il
divino
—
nei
finalmente
e
delle
morire.
—
cui
Ma
vivesse
Calvario
Italia,dopo
veneti,
svanire
è, lungo
insegnato agli italiani
risurrezione
colli
come
triste notte,
la terza
l'impero.
Garibaldi
che
presso
del
fu
porte di Roma,
quella rustica e
spighe da poco
vide, nella
là nei
e
si spense
volle
inermi
qua
alle
dove
luogo
lì
aia.
portò
accerchiato
morte,
e
grande
Garibaldi
di
future,e
imprese
mostrata
lombardi,
armati
1 Presso
una
in
odorata
coloni,
battute, r intendimento
era
con
cannonate,
a
mare
marcita.
Ravenna
e
fattoria
solitaria
una
nella
roncare
a
città,Mantova
sante
Ravenna
DISCORSI
E
dritto
era,
baratro
sotterra
ma
l'inferno
del-
agli
si fosse
antipodi,e
alto
quanto
ITALICA
FESTA
UNA
arrampicato
così
monte
un
per
l'abisso.
profondo
era
333
VI.
Virgilio
Al
di
limite
all'uomo
Un
Dante.
d'essi
le
e
(i) Nella
pioppo,
sul
di
Vita
secondo
gravide
il
campagna!
suo
E
usignolo
devozione
e
che
giorno
Era
cantava.
più
amici. Scalori, Urangia-Tazzoli,
Cisterni, Chiggiato, Massari, Gorini,
e
collega Bertolini,
gonfiava
quel
severo
la
mirabile
animoso
ti ricordi
gola
che
canora,
maerens
donne
e
tutta
per
maggio,
aveva
gli usignoli
Ricordate,
o
Cottafavi, Finzi, Zilocchi,
ne
proprio
Mio
mostrai
sui
Gorini, soggiungevamo
Qualis populea
e
„.
Po,
Andes.
Bertolini?
te
i
voti
loro
di festa: tutti
ad
altrove
che
il
di
sereno
Virgilio
le
scioglievano
quel giorno
ognuno,
di
avevano
e
di
agguagliò
che
l'albero
il Mincio
e
piantato subito
grande,
ne
letto
piantone
"Un
nascite
che
ivi facevano
di Virgilio lungo
Cantavano
cantavano.
buoni
che
alberi
Quanti
scioglievano i
e
si chiamò
e
s'era
le incinte
tempo
gran
nelle
cosi
tempo
somma
sgravate,
e
pianura.
natale, e
si legge:
Donato
prima,
dalla
da
ma
del paese
poco
pioppi piantati molto
consacrato
da
il costume
in
dì
suo
dall'altro,
verde
sua
a
nuarono
Conti-
Virgilio(i).Virgilio era
scritta
si fece
luogo,
l'uno
facevano
non
puerpere
all'albero
voti
gli altri:
tutti
su
mostrò
occupato.
aveva
piantato nel
stato
era
slanciato
la
lo
tato
presenun'ombra
Virgilio si
vivere, propagandosi
a
era
stato:
era
lunghi pioppi cipressini della
Un
fu
uomo
silenzio
lungo
bensì
i
che
dall' oltremondo.
veniva
che
altro
selvaggia si
selva
quella
un
Dante
e
philotnela sub
buon
qualcuno,
pioppi?
i versi
umbra.
maestro
E
di
noi
che
con
Virgilio:
DISCORSI
E
PENSIERI
334
imitato, ripetuto e guastato:
non
di
tagliasseroi rami
qualcuno
consegnarne
si
in
ad
assentendo
per
certo
per
il
che
PoUione,
che
nemmeno
deir
di
l'amor
i diverbi
e
e
Eneide.
Poeta
carmi,
discordia
tutte
dignità e
la santità
che
egli canta, se
profeta, canta
dei
dini;
conta-
del
opere
del
alla
della
Nessun
poeta
che
Egli
ciò
canta
che
egli è,
stici
ru-
l'abbominio
pace.
lavoro.
veramente
nostro
boschereccie, sui
di guerra,
Egli
ciò
gli
cantare
a
di
più persuasivamente
cantato
dico?
e
pastorale o quello
le
avene
l'invito
e
ha
presso
Augusto;
e
le fatiche
tre
e
sulle buccine
moderno
onore
della gente
glorificazione
fu il fine della
sua
Augusto
in
civile
poemi
e
la
alto, sulle
suona
ecloghe
vita
e
non
pure
tutto, riconosciamo
Mecenate
e
sotto
Noi
farsene
pastori
che
Certo,
di
e
della
dei
dell'erede
e
che
ispirò, senz'altro,
nemmeno
Giulia
in
scrisse
Gallo
e
agricoltura lo
amori
Dante
a
scriverli
Varo
e
e
rigermogliasse
Virgilio
nascondeva
quanto
Virgilionon
gusto
vedeva
intendimento.
verace
altri
che
si
terra
albero
un
arderli,invece
per
alla
in
poeta
figuraun
di
veste
non
pianta. Dante
nuova
grande
un
era
se
da
se
come
lui la
il Poeta
è
è;
non
ancora
fu
come
l'oggi:
del-
creduto,
Per
Dante, Virgiho non
solo fu il profeta inconsapevole del Cristo,ma
il suo
proprio, il profeta di Dante
perciò, dell' Italia
sarà.
—
A
Dante
certo
modo,
cerca
di
che
cercava
che
parve
il Poeta
e
di
appunto
pace
la
e
Mantova
di
nel
rappresentato
patria
—
suo
di
di
che
ancora
aspettavano
dal
fato, raffiguravano,così,
Troia, l'errare
per
l'eroe
avesse,
in
profugo,
in
gloria,l'esule
la pace
gloria e
L'incendio
Enea
ogni
nel
mare,
.
e
la
Dante
patria.
le guerre
luogo assegnatogli
l'anarchia
medioevale
in
in
quel tragico momento
la
lasciare
senza
ITALICA
FESTA
UNA
335
l'impero
cui si spengeva
che
libertà;
si preparavano
i comuni
signorie.L' imperium sine
adempiersi
fine vaticinato in quei tempi doveva
pure
nei tempi nuovi I Allora
Virgilioparlava latino: era
già a piegare
le
lulio.
sub
nato
Ora
avrebbe
l'Ombra
parole
prime
le
sotto
si annunzia
ambo
parenti lombardi,
due
e
d'
il
l'antico, e
pelago,come
un
d'una
morte
vina.
indo-
dalVonda
uscito
nuovo
tova
Man-
di
gliosa
peril'antico,
che, come
più gravi pericolinella terra, segue,
profeta nell' oltremondo, per tarne
l'antico,un
riporE se
della grande concordia
l'annunzio
umana.
aspettato da
è
come
di tale
l'annunzio
sappiamo
vano,
che
però
soprapporsi
l'Alpi e
fu, è,
varii
popoli
riconosciamo
e
e
Virgilio,sulla
dal
venuti
ai vari
il mare,
beatitudine
universale
Dante, seguendo
di
a
profugo
Con
figliodi
come
Mantova:
di
Vossa
la città edificata sopra
Così
lombardo.
parlato
pronunziò
la
significhiamo
caotica
mare
che
popoli
riuscito
è
dal
e
prima
parola
zaglia
accoz-
monte
tra
erano
cui
per
l'Itaha
sarà.
VII.
Il
O
figliadella
uomo!
Noi
della buona
e
poeta deiremigrazlone
nelle
dobbiamo
sembrano
traversie
e
sempre
un
della
religiosamente leggere
consultarli
italica,
novella
accenni
il Dio
Parola, Italia, come
che
nelle
conforto
sanno
divinità.
di
che
ha
i Ubri
dubbiezze
nelle
nazionali.
sventure
fatto
del
Vi
veremo
tro-
turale,
soprana-
vaticinio,consigli che
Gentili
donne
e
cittadini
di
336
?
PENSIERI
voi
Mantova,
significaun
inaugurato oggi
avete
di
secolo
di
quarto
Ma
lianità.
umile
faceste
autore
vademecum
questo
nel
del
Volete
mento?
che
madre
che
fatta
che
più
compilatore,
madre?
di
il
Nos
fu
hanno
il
segretario
meglio,
due
le
prime
meraviglia accorata,
con
Ma
alitato
è
madre,
una
nel
una
figliche
Chi,
vono,
denimo
ano-
o
quest'anima
cuore
egliguidò, fu
che
A
poeta dell'esiUo.
del
il
poeta esule,
della
capo
che
contadino
sua
emigra:
fines...
ripeta le parole
di
latino
Virgilioin
preghiera. Abbiatele
della
sacro
dulcia
Nos
patrie fines
Nos
patriam fugìmus...
di
L'autore
di
tremor
:
a
Italiani!
o
(i)
il
patriae
che
mente,
o,
colui
Lasciate
esse
ti ha
il triste idillio
è
col
soltanto
uno
(i)
Virgilio.Se
dolce
padre
opera
agitato da
tutto
di
bagnato
figli!ai suoi
vogliano, lasciarla!
non
torioso
vit-
anno
tutto
ai suoi
parla
ohi
—
ispirò all'ignoto
Ecco
nascondersi.
vuole
pur
si rivela
emigrare?
domanda
la
parole:
che
dolore
di
spasimo
più
è
surrato
pio, minuto, insistente,sus-
ribevere,
volute
invano
Tita-
per
vostro
all'orecchio,singhiozzato,
lagrime
voi
Ubrettino
divulgate. Chi
ora
e
d'un
che
—
da
che
faceste, niente
sublime
alto
e
bandiera
una
speso
che
ciò
tutto
bello, più nobile, più
veramente
DISCORSI
E
patrio
amor
anima
e
ne
quel
sia
del
amato,
et
m'è
più ignoto. È
Comitato
o,
meglio
Mantovano...
ancora,
arva.
di
umido
Vademecum
non
linquimus
lagrime
Clinio
e
imitato.
ne
e
ciante
bru-
Cottafavi,
sia
lodato,
UNA
Di
FESTA
ITALICA
337
emigranti di qual tempo?
Si è detto pochi giorni sono:
Non
è più l'emigrazione,
è la fuga
una
fuga silenziosa attraverso
l'oceano
Si è aggiunto:
Si direbbe
e
l'Europa
quali parla il
Profeta?
"
"
„
"
„.
che
imperioso si salvi chi può, spinga
un
di
d'italiani
migliaia
(i) In
„
nel
1905
quest'anno
nelle
madre
tria...
pa-
l'emigrazionerispettoa
di 245,381 capi.
precedente aumentò
vero
quella dell'anno
Crescesse
dalla
staccarsi
a
centinaia
medesime
proporzioni;
di italiani fuggirebbela pamilione
quest'anno un
tria:
Nos
non
emigrerebbe l'Italia,
più gl'italiani!
patriam fugimuSy potremmo
dire, generalizzando
veracemente.
Poco
di
meno
di noi
dolenti.
povero
uomo
di capre,
allora
duemila
Rappresentava
che
e
fa, Virgilioparlava
anni
una
si
il
innanzi
parava
la trascinava
se
popolo
il
come
suo
un
gregge
dietro, che
aveva
allora
Tanti
gravano
altri,come
figliato.
quello,emii quattro punticardinali,
l'Africa
verso
verso
la Scizia,verso
l'Oaxe
la Britannia,in capo
al
e
e
mondo.
deserti i campi. Io non
D'ogni parte erano
esclama
il popolo che
canterò
più
emigra. E il
"
„
dell'esiUo
poeta
dolcezza.
le
Canta
i
mandrie,
sue
nella
inalza
siepe
a
ritorno,desiderio
api
per
devono
(i)
La
20
così
terrìbile
Le
parola
Luciano
e
un
i suoi
il cui
Rubetti
culto,
gli esuli
Rivista
in La
surro
sus-
già
parte, quelle
imagine {La fuga...) è
in
alberi,
domestico
richiamare
Magrini,
altre di Guido
in chi
amaro
suprema
col desiderio
risuona
forse
pensiero
suo
giovane scrittore
aprile 1906.
confine
quaU egli aveva
nel
patria,
di
api. E quelle api
sue
del
le
della
campi
le
lui il canto
per
o
del
rad-
nobile
Repubblicana,
Vita Internazionale^
aprile 1906.
G.
Pascoli
-
Pensieri
e
Discorsi
22
i
338
PENSIERI
dolcirne
copia
l'esilio
col
giochi
con
dandosi
qualcosa
moglie
fa bollire
casa
le
della
vita
canta, ed
e
ecco
esistono
cuore
più
triste
del
essere:
Dante
ha
andare
innanzi
che
del
poeta
curandis
del
Ci
in
celebra
le
il
auxit:
reculam
con
l'apicoltura.
A
non
molto
addietro.
(2) Vedi
(3)
Vedi
in
sopra
padre
medesimo
a
il
pag.
fu
in
volume
274.
a
a
sono
non
piccoU
sidenti,
pos-
sufficiente
disce,
impe-
non
grande (3). E
con
so
pag.
d'abi-
centri
altro
patrimonietto
fiore, non
sore.
precur-
continua
e
i
dei
muglio
un
città,i
Virgilioe
ben
voce,
ciò
sia
belle
di
E
sé.
cali
vo-
egli inteso
la mediocrità
accrebbe
Ostiglia
questo
più
ha
campagne
da
strumenti
strumenti
soltanto
pace
grandi e
Donato,
sue
sono
le zappe
del
plaustro o
il Comune
fa che
ciò
tempo
pagna.
cam-
semivocali
la dolente
pietà
noi. Nelle
a
(i) Secondo
della
gh
romano
un
Virgilioè veramente
ragione. Egli guidò lui
godono
anzi
tepore
come
Virgilio(2). Ne
in
bene, lavorandolo
loro
dove
coi
l'agricoltura;gli
i mezzadri.
nemmeno
paiolo
la
i muti
e
per
cigoUo
Può
bovi?
al
o
mentre
la feconda
presso
gli schiavi, che
palpitante di
nel
il
trasse
domestici
si esercita
non
il
cioè
vocah,
quali
città
pennato,
fehce
quel
che
dei
e
pomi, quelle veglie
fido
e
Aglietti
gli aratri,costituivano
coi
feste
miglior parte
due
sogni di rigenerazione umana;
la schiavitù
Gli
è cessata, è dileguata.
gli animali
come
chi li procacciò
delle
schiuma
o
colui
canta
tra
strumenti
di
col
conserve,
i suoi
Così
fare
da
sue
tra
sua
carico
cantando
tesse
terra, la
campestri, quelle gite in
l'asinelio
mercato
la
le dolcezze
canta
rialti
della
l'amor
canta
prodotti,goduti da
suoi
lavoro,
dei
e
(i).Egli
dei
bontà
e
DISCORSI
E
se
24
e
del
ancora
sgg.
apibus
suocero
sia,
PENSIERI
340
maria
anni
man
mano
ora
dalla
del
dovere
omnia
circum,
per
di
dove
fermano,
là
lacerarsi
e
giunto
guerra,
e
ha
della
è
fine
vaticinata
la
sua
di
lei
lasciare
ma
le vele.
O
dell'esilio
queste
sante
e
Non
è
lavoro
in
dai
e
Chi
povera
in
Esso
non
la
e
della
presentimento
il
suo
Questo
sangue
eroe,
nel
i simboli
sé
mare
cui
a
cuore
religiosi
quel
sia
non
che
già
narra
l'ordine
la
sorgeva
è
poeta
strazio
perciò
di
piange : piange
tanto
e
si
che
gare
spie-
guarda
patria.
11
teco.
ancora
se
sia
esilio,ma
esso;
diede
Sono
fuoco.
Eppure,
Racconta
che
della
le calamità
e
qui spira. Chi
poeta
Virgilio ha
non
dell'Emigrante
Mantovano
parole?
la
povera,
se
vostra
perciò
dovete
la
cari, amatela
mamma
pane
sua,
da
benedirla.
senza
straniero, lontano
vostri
ha
patria
e
paese
rinnega
e
il
comprendere, quando
padre
suo
fatale
bensì
patria,porta
nuova.
veral
fa
tutto
lasciate
anche
scorrerà
di
Vademecum
nel
cui
l'esiUo
patria
ancora
scritto
Se
che
si
condot-
focolare.
tempeste
pianura dove
Mantova, il tuo
rasa
anche
quei simboli, conserva
il vecchio
"
le
voce
l'avversione
ma
con
suo
l'antica,la
contiene;
la
del
il loro
promessa
nuova
prodigi,
dalla
ora
E
l'altrui.
come
d'una
la ricerca
la
Egli porta
fanno
che
trova
spargere
il fuoco
terra, porta
essi
mèta,
Roma,
Roma
antica.
e
per
se
da
seguire il suo
cuore
a
mari, respinti
ora
fame,
altrove.
tragica,in
Attraverso
fu
di
egli dovè
come
alla
avanti
infinita
sua
il
tutti i
dalla
li chiama
che
andare,
gloria
si
pestilenza,ora
deve
tiere
DISCORSI
E
cercare
dal
pane
vostro
ugualmente,
soltanto
dargli?
laggio
vil-
mente.
forte-
perchè
è
UNA
vecchi
vostri
dei
le
per
dei
e
miserie,
sue
grande
luminoso
e
patria,che
la vostra
Amatela,
ITALICA
FESTA
vostri
ancora
le ceneri
custodisce
le
cari; per
il
per
341
che
avvenire
suo
glorie,
sue
sarà
„.
IX.
L'Italia
Sì:
la
terreno.
non
è
Ella
ha
lento
un
le
Portate, portate
! Fatela
Ma
scaldato
in
in
amata
parte
scuole
rechi
nell'intimo
che
informi
Italia
alla
riconosciuta
e
e
i
siano
patria,se volete che fuori
Fate che ognuno
preferite.
grandi
dell'
occhi,
ai suoi
qualunque
Dei
loro
tu,
scure,
e
dure
o
o
morto
croste
Dante, che
fuori
del
la virtù
essi tocchino.
terra
pugnace
ItaUa, che
hanno
pensatori,eroi combattenti,
con
sapesti le
in
cuore
questi Penati, tu,
e
l'abbia
Scuole!
Scuole!
desiderate, cercate
Va
focolare
suo
questa luce che due
altrove
l'esiUo,
per
siano
Dei', eroi
del
che
Moltiplicatele
di fare
il fuoco
voi
con
sé.
Scuole!
per
nata
condan-
l'emigrante si sia già in patria
quel focolare,che quella luce l'abbia prima
itahanità
l'itapatria.Bisogna che la sua
a
che
hano
è
non
ma
dal
il mondo!
bisogna
veduta
miserie,
sue
luminoso
e
fumacchi
di
emanare
splendere
illuminò
volte
grande
un
fato.
dal
eterno
ha
patria
vostra
avvenire:
fuggente
in
poeta
del
pane
te
eroi
altrui
grandi
martiri.
riassumi
scampato
bello
I
al rogo
ovile. Tu
e
tutti
che
componesti
PENSIERI
342
il poema
si può
seri
mi-
essere
grandi.
e
Mostra
in
cui
di
Dante.
che
loro
siano
fuse
Dovunque
gente, ricinto
dei
della
la veste
fiamma
viva,
ItaUa, come
perchè in
esilio,ma
idee,
eterno,
che
linguaggio
in quello
nostra
Genio
o
il
quali erano
esule,
Dante:
velo, il manto,
verde
fosti tu,
come
Dante,
tente
po-
di nostra
immortale, candido
l'Italia ;
fosti
mondo
collochino, o
Beatrice
là è
tu
ti
nostro
colori
tua
alte
più
essi
fuoco
o
parla nel
si
non
state
Vesta,
e
che
loro
insegna
sacro,
DISCORSI
E
ma
sebbene
non
in
esilio.
X.
L'Italia
Perchè
selve
il sì.
civiltà
e
suolo,
E
il maestro
egli
sa
di
nuove
dalla
latinità
vive
saggi
i
scienza,
nobili
a
acuti
terre
hanno
più ingegnosi
pensamenti, i
esempi. Sorgano
del
onore
genere
Dante.
giusto, il poeta
Dante, le guidi: egli sa
la
di
migliori prodotti
dell' arte, i
più
prosperino,
i
è
come
deserti
essi, fari,oasi, asili,centri
bei
di
o
le
per
paesi dove
saranno,
più
e
vincere
nelle
più
più
e
quelli vengano
le colonie
Virgiho,
steppe
sono
più caldi, i più
mantengano
umano,
ora
degli Oceani,
Da
della
trovati
sentimenti
i
rive
sono,
Divengano
umanità.
del
si
che
vergini,già
suona
e
esilio. Sulle
estensioni
immense
o
in
esule
prova.
latine,o
tratto
ispirazioni.
EgU
il
e
cammino,
guidi gli emigranti
almeno
le
dell'esilio
più
tra
nobili
i
popoli
parole
che
e
le
FESTA
UNA
Egli
ha
disperde
Parla
Se
anche,
Egli
da
mondo,
E
Milano,
vincitrice
delle
strepito
eloquenza
dei
fluminaque
i
la
che
fiumi
già
la
ricchezza,
In
alto
L'Italia
i
la
con
erano
gloria
cuori!
ricomincia.
più
a
d'Italia.
latinità,
e
severante
per-
treni,
col
luminosa
e
visibile
VirgiHo
lo
con
dei
soltanto
che
Milano.
lombardo,
subterlabentia
l' anima
la
a
melodiosa
col
italici
antiquos
cioè
fischio
col
fiumi
inteso,
è
Uditelo,
parla
bell'arte,
d'ogni
perenne
come!
eterna,
sirene,
ed
parla,
Virgilio,
macchine,
delle
muglio
che
inconsumabile,
lombardo...
ripeto,
lombardo!
parla
343
lampada
una
oscurità.
ogni
genti.
Al
se
con
ITALICA
gore
fra-
ammirava:
tnuros:
sono
ora
la
energia,
348
Il
INDICE
settimo
Messina
A
La
nel
di
scuola
mia
Pag.
giorno
«47
d'estate.
1901,
grammatica
257
„
A
La
Pisa,
nel
prolusione,
come
1903.
d'oro
messa
279
»
A
Antonio
Pisa,
nel
Mordini
A
L'uomo
in
299
1905.
Barca
di
giusto
primavera.
patria
nel
Barga,
di
1905,
«313
,
A
Una
festa
Barga,
il
XX
settembre
del
1905.
italica
325
»
A
Mantova,
nel
maggio
del
1906.
DI
FINITO
IL
NELLA
DÌ
STAMPARE
MCMXIV
GIUGNO
XV
TIPOGRAFIA
DI
IN
BOLOGNA
A.
CACCIARI
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