Sommario / Contents 7 VeneziaMusica e dintorni Editoriale di Emanuela Pivato Focus On 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 Un’inaugurazione normale per una Fenice speciale A normal inauguration for a very special Fenice intervista con / interview with Giampaolo Vianello La Fenice, un teatro ricostruito The Fenice, a reconstructed theatre di / by Leonardo Ciacci “La traviata”, un’opera che parla di soldi “La traviata”, an opera about money da una conversazione con / from a conversation with Sergio Segalini Con “La traviata” di Verdi e la bacchetta di Maazel si alza il sipario della Fenice The Fenice brings up the curtain once more with Verdi’s “La traviata”, directed by Lorin Maazel Violetta, la consapevolezza del proprio destino Violetta, the awareness of one’s own destiny intervista con / interview with Patrizia Ciofi Quando l’emozione colora “La traviata” When emotions tinge “La traviata” intervista con / interview with Maria Luigia Borsi Un ponte per Maria Callas / A bridge for Maria Callas da una conversazione con / from a coversation with Bruno Tosi Nonsolofenice: la teatralità diffusa Not only the Fenice, but a Broader Theatricality di /by Giorgio Mangini A’ Musici di /by Benedetto Marcello Appunti per una lettura narratologica del “Servitore di due padroni” Notes for a narratological reading of “Servitore di due padroni” di /by Bruno Rosada All’Opera 31 8 26 31 Beaumarchais, Mozart e la riattualizzazione del classico intervista con Maurizio Scaparro La cornice sinfonica 34 36 37 Generazioni e geografie a confronto intervista con Giorgio Battistelli Un compositore in esilio di Moreno Andreatta Un frammento infinito di Mario Pagotto VeneziaMusica e dintorni Anno I - n. 1 - novembre / dicembre 2004 periodico bimestrale In corso di registrazione presso il Tribunale di Venezia Editore: Euterpe Venezia s.r.l. Direttore responsabile: Manuela Pivato Direttore editoriale: Leonardo Mello Caporedattore: Ilaria Pellanda Segreteria di redazione: Erica Molin e Catia Munari Progetto grafico e realizzazione: Roberta Volpato Stampa: Grafiche Crivellari - Ponzano Veneto (TV) Redazione: Dorsoduro 3488/U - 30123 Venezia Tel. 041 719274 - fax 041 2753231 e-mail: [email protected] Raccolta pubblicitaria: Promoeditorial - [email protected] Nicoletta Echer (348 3945295) - Roberto Echer (347 7206625) Abbonamento annuale: 15 € per 6 numeri per informazioni contattare la redazione Tiratura: 3500 copie 4 36 Contributi di Leonardo Ciacci, Giorgio Mangini, Bruno Rosada, Moreno Andreatta, Mario Pagotto, Paola Talamini, David Bryant, Enrico Bettinello Traduzioni di Lemuel Caution Si ringraziano Franca Valeri, Patrizia Ciofi, Maria Luigia Borsi, Maurizio Scaparro, Sergio Segalini, Giorgio Battistelli, Giampaolo Vianello, Giuseppe Pavanello, Bruno Coli, Alberto D’Amico, Glauco Venier, Barbara di Valmarana, Benedetto Marcello, Bruno Rosada, David Bryant, Leonardo Ciacci, Bruno Tosi, Moreno Andreatta, Paola Talamini, Mario Pagotto, Giorgio Mangini, Enrico Bettinello, Filippo Maria Paladini, Luciano Rossetti, John Meddemmen, Eva Rico, Franco Quadri, Enza Lepore, Cristiano Chiarot, Barbara Montagner, Renato Quaglia, Emanuela Caldirola, Elisa Moro, Luana Nisi, Carlo Bertinelli, Maria Bellini, Andrea De Amici, Gianna Galli, Gabriele Gandini, Angelo Curtolo, Milena Dolcetto, Marta Zoppetti, Marina Dorigo, Rossella Martignoni, Carla Bino, Umberto Fanni, Sommario / Contents Sacro e barocco 39 41 39 Musica sacra, concerti e liturgia di Paola Talamini Non solo San Marco: i tesori musicali delle chiese venete di David Bryant Note veneziane 42 43 45 Dal mandolino all’elettronica: tradizione e innovazione a Portogruaro a colloquio con Mario Pagotto Venezia Musica Venezia di Leonardo Mello Venezia e Capodistria tra tempo e spazio:il Sacro in Musica di Erica Molin e Catia Munari Contemporanea 50 46 L’altra musica 49 50 51 54 “The Tell-Tale Heart”: E. A. Poe e la trasfigurazione in musica intervista con Bruno Coli Han Bennink: l’ironia del ritmo creativo di Enrico Bettinello Frank Zappa, sperimentazioni a tempo di jazz intervista con Glauco Venier Venezia, l’altra faccia della cartolina intervista con Alberto D’Amico In vetrina 53 Le migliori promesse del pianoforte gareggiano al Premio Venezia intervista con Barbara di Valmarana Dintorni 54 55 57 57 59 61 Anziana, ricca e arzilla la protagonista del “Giuocatore” di Goldoni intervista con Franca Valeri Come resuscitare una commedia note di regia di Giuseppe Patroni Griffi I disegni dei Tiepolo tra Pulcinella e vita quotidiana intervista con Giuseppe Pavanello Zoom Appuntamenti / Events Giuseppe De Spirito, Martina Mian, Silvia Colombo, Daniela Martinello, Maria Ida Biggi, Cinzia Andreoni, Natasha Mulato, Marta Celso, Andrea Marini, Sara Aspetti, Camillo Trevisan, Rossana Berti, Alessandro Paladini, Federico Stival, Lisa D’Amico. Si ringraziano inoltre: il prof. Giuseppe Pavanello, la Fondazione Giorgio Cini e la Marsilio Editori per la gentile concessione delle immagini di Gianbattista e Giandomenico Tiepolo e di Anton Maria Zanetti; il Piccolo Teatro di Milano per la gentile concessione delle immagini dell’Arlecchino servitore di due padroni nella versione di Giorgio Strehler; lo IUAV di Venezia e il Teatro La Fenice per la gentile concessione dell’immagine del modello digitale 3D del Teatro La Fenice. Photocredits: Ana Bloom - Virgin 2003, 17, a sinistra; Mauro Fermariello, 35; Luciano Rossetti, 49; Rolando Paolo Guerzoni, 50; Federico Riva, 54-55. In copertina e nella pagina retrostante: Il palcoscenico del Teatro la Fenice foto di Michele Crosera 5 Editoriale VeneziaMusica e dintorni di Manuela Pivato G entili lettori, gentili lettrici, “VeneziaMusica e dintorni” vi accoglie per la prima volta tra le sue pagine con la speranza e l’ambizione di condurvi nell’universo musicale non grazie ai suoni ma attraverso le parole. Una speranza e un’ambizione che Euterpe Venezia, società strumentale della Fondazione Cassa di Risparmio, ha reso possibili con una rivista che vuole essere il punto di contatto e informazione tra ciò che avviene nei teatri, nelle fondazioni, nei conservatori, nelle chiese di Venezia e del Veneto e il suo pubblico. VeneziaMusica parlerà di musica – in italiano e in inglese, per gli amici stranieri – ma soprattutto farà parlare i suoi protagonisti, i Maestri, i cantanti, i compositori, i critici, gli esperti, gli appassionati, per fare di ogni evento un mondo compiuto, visto da più angolazioni e il più vicino possibile all’arte delle note. Per questo la rivista è stata suddivisa in varie sezioni e per ogni sezione sarà scelto l’avvenimento del bimestre di uscita, sia esso di lirica, sinfonica, musica sacra o contemporanea. VeneziaMusica sarà un coro scritto a più voci, un viaggio nel passato ma anche nel futuro, un mosaico di interventi per spiegare un’intuizione, comprendere un genio, interpretare un sentimento. In questo numero la sezione principale è stata dedicata al Teatro La Fenice, che riapre nella sua interezza con la prima stagione lirica della sua seconda, anzi terza, vita. Ma c’è spazio anche per Maria Callas, per la Biennale Musica, per Frank Zappa a Treviso e Allan Poe a Rovigo. VeneziaMusica avrà un angolo riservato anche ai dintorni. I dintorni della musica, del teatro, della cultura perché, alla fine, tutto si lega, con un filo rosso che vi accompagnerà pagina dopo pagina nel mondo della musica che può riempire una vita o, almeno speriamo, il tempo della vostra lettura, con curiosità, intelligenza e leggerezza. Anton Maria Zanetti, caricatura di Gaetano Majorana, detto Caffariello (Fondazione Giorgio Cini) 7 Focus On Un’inaugurazione normale per una Fenice speciale A normal inauguration for a very special Fenice D ice che sarà una serata normale, per un’inaugurazione normale, con uno stato d’animo normale. Dice anche che è tutta un’altra cosa rispetto al 14 dicembre dell’anno scorso perché, allora, si onorava la Fenice resuscitata mentre ora si celebra la prima stagione lirica, che è poi il banco di prova del teatro. Meno lustrini, più sostanza. Il pubblico della Traviata, probabilmente, non si accorgerà di nulla ma per il sovrintendente Giampaolo Vianello la sera del 12 novembre segna lo spartiacque tra un teatro ricostruito e un teatro compiutamente funzionante. Ora possiamo dire che la Fenice è finita. La Fenice è finita nel senso che ora può svolgere il suo ruolo naturale e istituzionale, che è quello di fare lirica. Ciò significa che il teatro lavorerà per intero e noi lo stresseremo da ogni punto di vista. Dai camerini alle sale prove, dalla macchina scenica agli impianti. Cosa è stato fatto in questi undici mesi? Sono stati completati gli ultimi tre piani dell’ala nord, dove ci sono i camerini e le sale prove, l’ala sud, riservata agli uffici, e soprattutto la macchina scenica, che è stata collaudata insieme a tutti gli impianti. Problemi? Il problema maggiore, forse, è quello di doversi riadattare da uno spazio immenso, come quello che avevamo al Palafenice, a uno più ristretto, che è quello attuale. Un compito che spetta a 340 persone tra tecnici, orchestra, coro e impiegati. La nuova Fenice conta anche molte novità tecnologiche. Innanzitutto esiste una sala controllo dove sono centralizzati tutti gli impianti, dal riscaldamento all’allarme, dal sistema antincendio all’aria condizionata. Questo significa, solo per fare un esempio, che possiamo avere diverse temperature nelle varie sezioni del teatro o sapere immediatamente, attraverso una serie di monitor, cosa sta accadendo nella Sala Rossi o nel foyer. E il palcoscenico? Anche il palcoscenico è particolare, nel senso che è stata realizzata una buca mobile che, se sollevata, ci consente di ampliare la platea di 114 posti. Altre novità? Il palcoscenico addizionale. A sinistra del palcoscenico c’è uno spazio che ci permette di spostare le scene non solo verticalmente ma anche lateralmente grazie a carrelli Y ou say that it’s going to be a normal evening, for a normal inauguration, with a normal mood. You also say that it will be completely different from December 14, 2003, because that was a celebration for the Fenice/Phoenix that had risen from the ashes whereas now we are celebrating the first opera season, which is also a test bed for the theatre. Fewer frills, more substance. The people who come for The traviata, probably, won’t notice anything, but for you, Giampaolo Vianello, the supervising officer, November 12, 2004 is the dividing line between a reconstructed theatre and a fully-operational theatre. Now we can say that the Fenice is finished. The Fenice is finished in the sense that it can now play its natural institutional role, which is that of staging operas. This means that the theatre will be fully functional and we will put it to the test in all senses. From the dressing rooms to the rehearsal rooms, from the stage machinery to the fixtures. What has been done over the past eleven months? The last three floors in the northern wing have been completed, which is where the dressing rooms and rehearsal rooms are. We’ve also complete the southern wing, which houses the offices and, above all, the stage machinery, which was tested along with all the other fixtures. Any problems? The biggest problem, if you could call it that, is having to adapt, after a huge venue like the Palafenice, to the smaller premises in the new Fenice. This is something that all 340 technicians, musicians, choristers and general employees will have to get used to. The new Fenice is also very technologically advanced. First of all there’s a control room where all the technical fixtures have been centralised, including the heating, the alarm system, the fire prevention system and the air conditioning. This means, for example, that we can set different temperatures for the different sections of the theatre, and, thanks to a series of monitors, we can keep a close eye on what’s happening in the Sala Rossi or in the foyer. What about the stage? The stage is also very special, in the sense that we have had a mobile orchestra pit put in. When we need to, it can be lifted to make room for 114 extra seats. Il Sovrintendente Giampaolo Vianello racconta le novità e i retroscena del 12 novembre Superintendent Giampaolo Vianello takes a behindthe-scenes look at November 12 8 Focus On guidati da un computer. In questo modo possiamo cambiare le scene con maggiore rapidità. E il lampadario centrale? Il lampadario può essere abbassato fino a terra, per cambiare le lampadine, o solo di due metri, per consentire di sistemare tra il soffitto e i bracci un cestello in cui si infilano i proiettori. In questo modo l’intera illuminazione cambia. Un anno dopo la prima inaugurazione come si presenta la Fenice ai veneziani? Purtroppo si incominciano già a notare tracce d’umidità nei marmorini dei corridoi. Questo significa che dovremo vigilare non solo sulla manutenzione degli impianti ma anche su quella delle opere murarie e degli arredi. E la serata inaugurale? È una serata normale. Per gli abbonati, per i rappresentanti delle istituzioni, per chi vuole pagare il biglietto e per alcune teste coronate che ci hanno chiesto di poter esserci. Niente a che fare con l’anno scorso, anche perché l’anno scorso si inaugurava la Fenice mentre quest’anno prende avvio la stagione lirica, il che significa semplicemente che il teatro è diventato interamente funzionante. Nessuna febbre da invito? Abbiamo cercato di fare di ogni serata della Traviata un evento. Così per la rappresentazione del 19 novembre arrivano cento top manager francesi; per il 20 l’Ibm ha invitato i suoi dirigenti di tutto il mondo; il 14 ci saranno in platea i giapponesi che avevano raccolto fondi per la ricostruzione del teatro; la prova generale del 10 è invece riservata agli sponsor. Però la febbre-Fenice è molto alta. Abbiamo numerosissime richieste per avere il teatro. Ad esempio Gino Paoli e Ornella Vanoni ci hanno chiesto di aprire o chiudere in teatro la tournée dei loro settant’anni. Anche Keith Jarrett vuole affittare la Fenice per uno dei cinque concerti che farà nei prossimi mesi in Europa. (m. p.) Any other surprises? There’s an additional stage. To the left of the stage there’s space enough to allow us to move the scenery not only vertically but also horizontally, thanks to a series of computer-controlled trolleys. The scenery can be changed much more quickly this way. What about the chandelier? The chandelier can be brought down to floor level to change the light bulbs, for example, or it can be lowered two meters, so that we can fit a series of spotlights between the arms of the chandelier and the ceiling. This means that the entire lighting can be changed. A year after the first inauguration, what state is the Fenice in? Unfortunately there is a bit of humidity in the stuccos in the corridors. This means we will have to be particularly vigilant not only in terms of technical maintenance but also in terms of the wall fittings and decor. What about the inaugural evening? It’ll be a normal evening. For those who have bought season tickets, for important dignitaries, for those who have bought tickets for the evening and for those members of royalty who have asked us if they could be present. Quite different from last year’s inauguration. After all, last year the Fenice itself was being inaugurated, while this year it’s just the opening of the opera season, which means that the theatre has become fully functional. There’s been no mad rush for invitations? We’ve tried to make each performance of the Traviata a special event. For the performance on November 19 there will be 100 top managers from France; on November 20 IBM has invited its directors from all over the world; on November 14 the theatre will be filled with the Japanese patrons who helped raise money for the reconstruction; the dress rehearsal on November 10, on the other hand, is reserved for the official sponsors. And yet this “Fenice-fever” is rising steadily. We’ve had lots of requests for the theatre itself. For example, Gino Paoli and Ornella Vanoni have asked to open or end their 70th anniversary tour. Even Keith Jarrett wants to rent the Fenice for one of the five concerts he is holding in Europe over the next few months. (m. p.) La Sala Rossi / The Sala Rossi 9 Focus On La Fenice, un teatro ricostruito The Fenice, a reconstructed theatre di / by Leonardo Ciacci docente di Teorie dell’Urbanistica allo IUAV di Venezia I P Lungo gran parte del 2003, una tessera di riconoscimento avuta da Nuova Fenice, l’associazione di imprese che con Saccaim hanno realizzato la ricostruzione del teatro, mi ha dato libero accesso al cantiere. Nonostante questo e per un tempo non breve non mi è stato affatto facile capire il senso oltre che la forma di quanto si stava facendo entro il perimetro del teatro, quasi completamente andato distrutto dall’incendio del 1996. Confesso che si trattava di una sensazione piuttosto preoccupante, dato l’incarico ricevuto, e accettato, di curare l’indice e i testi di un libro illustrato destinato a documentare la complessa attività del cantiere, oltre che il suo risultato finale. C’era un doppio ordine di questioni che rendeva difficile riconoscere quanto era indicato dalle piante di progetto, negli spazi in cui si muovevano insieme alcune centinaia di persone. Come è poi stato chiaro, “il cantiere della Fenice” era in realtà l’insieme di cinque diversi cantieri attivi contemporaneamente in teatro, capaci di confondere completamente l’ordine delle priorità che si immagina debbano essere rispettate, quando si procede dalle fondamenta ai decori delle sale interne, in una ricostruzione della complessità di un teatro storico. All’esterno del teatro e in luoghi molto lontani tra loro, da Roma a Monaco a Vicenza a Marghera, oltre che nelle sedi dei numerosissimi laboratori artigiani coinvolti, come in altrettanti cantieri attivi al pari del principale, si andavano già “costruendo” intere parti del teatro, destinate ad essere tutte montate via via che la struttura prendeva forma. In più, andavo in cantiere di volta in volta accompagnato da qualcuno che, a partire dalla sua specifica attività, inevitabilmente pilotava la mia attenzione sulle condizioni di sicurezza e sul rispetto dell’edificio originario, piuttosto che sulla cura del recupero degli spazi importanti rimasti e da restaurare, come quelli delle Sale Apollinee o sulla complessità dell’accesso e dell’approvvigionamento del cantiere o, infine, sulla “magia” del controllo laser delle lavorazioni tradizionali con le quali si è ricostruita la struttura del soffitto e dei palchi, nella sala centrale. Poi finalmente For most of 2003, thanks to an ID badge I was given by Nuova Fenice, an association of firms who, along with Saccaim, were responsible for reconstructing the Fenice, I was able to freely access the building site. Despite this, for a long time I found it rather difficult to understand the sense or the form of what was happening within the perimeter of the theatre, which had all but been destroyed in the 1996 fire. I must confess that this was a rather worrying sensation, given the position I had been given, which was to edit the index and contributions for an illustrated book on the complex activity of the building site and its final result. There were two orders of question that made it difficult to work out what was laid out in the project, in the space that was being worked on by several hundred people at the same time. As became clear later, the “Fenice building site” was really a set of five different sites working at the same time, able to completely mix up the priorities that anyone might think had to be respected in dealing with something as complex as a historical theatre, where you start off with the foundations and then move on to the internal décor. Outside the theatre and in places that were very distant from one another, including cities and towns such as Rome, Munich, Vicenza and Marghera, as well as in the innumerable artisan workshops involved and the different building sites, different parts of the theatre, which would gradually be mounted as the structure took form, were being “constructed”. What’s more, I would go to building sites accompanied by people who, according to their area of specialisation, would inevitably draw my attention to the new safety aspects, or the care being taken in recuperating the original spaces that were still extant or that needed to be restored, such as the Sale Apollinee, or the complex access to and stocking of the building site or, finally, the “magic” of the laser-based control system being used to check on the traditional work being undertaken on the ceiling and stage structures in the main hall. Then I was finally able to visit the site accompanied by two of the Studio Rossi architects, Marco Brandolisio and Giovanni Da Pozzo. Skipping the rather didactic process of illustrating the different parts of the building and with the specific aim of illustrating the principal elements in Rossi’s project, Da Pozzo showed me several “additional” spaces, from the older ones that had been set aside for new functions (such as the ceiling of the l prof. Ciacci ha curato nel 2003 il volume La Fenice ricostruita. Un cantiere in città, Marsilio editori, Venezia, stampato sia in edizione italiana che inglese. In questo articolo per VeneziaMusica e dintorni ci offre gentilmente un bilancio sulle imponenti opere di ricostruzione del teatro veneziano. rofessor Ciacci edited the Fenice ricostruita. Un cantiere in città volume in 2003 for Marsilio Editori. In this article, originally written for VeneziaMusica e dintorni, he provides an overview of the impressive reconstruction of Venice’s Fenice. “Una struttura capace di accogliere ogni esigenza di spettacolo” “A structure able to accomodate any musical performance” 10 Focus On ho potuto visitare il cantiere accompagnato da due degli architetti dello Studio Rossi, Marco Brandolisio e Giovanni Da Pozzo. Saltando il percorso didascalico dell’illustrazione delle diverse parti dell’edificio e con il preciso intento di farmi vedere gli elementi qualificanti del progetto Rossi, Da Pozzo me ne ha mostrato i numerosi spazi “aggiunti”, da quelli vecchi, ma destinati a funzioni nuove, come il soffitto delle Sale Apollinee, a quelli recuperati al teatro coi i nuovi interventi, dalle piccole stanze destinate agli orchestrali collocate al di sotto della platea, fino alla Sala Nuova, ora inaugurata e rinominata Sala Rossi e che sarà destinata alle prove di coro e orchestra, oltre che alle attività musicali che ora si potranno aggiungere a quelle tradizionali del teatro lirico e, infine, lo spazio del palco e della torre scenica, dove si assommano le novità tecniche e strutturali più importanti. Spesso, per documentare il rudere del teatro o il procedere dei lavori, si sono illustrati gli articoli dei quotidiani con l’immagine del più potente dei segni che la struttura del vecchio teatro mostrava ancora di sé: due alti pilastri con archi ogivali attraverso i quali la torre scenica comunicava con l’ala nord del teatro. Anche se nel grande disegno di studio a colori dell’architetto Aldo Rossi, oltre che nel plastico che accompagnava il progetto definitivo, i due pilastri sono chiaramente visibili, sin dal progetto ne era prevista la demolizione, nell’intenzione di rendere mobili sia in orizzontale che in verticale i due nuovi palchi del teatro; una scelta che insieme ad altre scelte tecniche dello stesso segno, hanno fatto della Fenice un teatro sostanzialmente nuovo. L’attenzione su quanto è stato fatto è stata inevitabilmente sin qui monopolizzata dalla impressionante quanto efficace ricostruzione storica del vecchio teatro, tornato a proporre le sue emozioni di luogo caro agli spettatori. La stagione musicale che ora si apre e quelle che verranno, faranno lentamente scoprire le qualità nuove di un teatro ora capace di accogliere ogni esigenza di spettacolo musicale si voglia in esso proporre. Un’acustica particolarmente studiata e controllata, fatta anch’essa di piccoli ma significativi aggiustamenti delle forme (ad esempio l’inclinazione delle pareti della fossa d’orchestra) o di particolari interventi nell’arredo (ad esempio i molti metri quadrati dell’imbottitura delle poltrone della platea e dei poggiamano che coprono i parapetti dei palchi) e, infine, il totale isolamento della sala teatrale, sia dai rumori dell’esterno che da quelli prodotti dagli impianti di condizionamento, anch’essi di nuova concezione, fa della Fenice un teatro che, nel recuperare la sonorità originaria, l’ha anche adattata alle attuali esigenze d’ascolto. Un modello in tre dimensioni dell’intero teatro in tutti suoi dettagli ne consentirà inoltre una gestione interamente computerizzata. La sfida del nuovo teatro, ora, è quella lanciata dalla volontà dell’architetto; stabilire un legame nuovo della città con la vasta e importante regione che storicamente la circonda a partire dal frammento della Basilica Palladiana di Vicenza, ricostruito in profumato legno di cipresso e collocato in uno degli interni in cui più forte si sente la natura esclusiva della città lagunare. Sale Apollinee), to those spaces that had been recuperated for the theatre thanks to new interventions (from the small rooms for the orchestra musicians under the stage to the Sala Nuova, which has now been inaugurated and renamed the Sala Rossi, and that will be used for choir and orchestra rehearsals as well as other musical activities that will complement the more traditional activities of an opera theatre), and, finally, the stage and set areas, where the technically and structurally more innovative aspects have been housed. Often, in order to demonstrate just how badly the theatre had been damaged or to show how far work had come, newspaper articles were accompanied by a photograph of the most important of the old theatre’s extant structures : two enormous pilasters with ogival arches through which the set area and stage communicated with the northern wing. Even though in Aldo Rossi’s large colour project and the model that accompanied the definitive plan these two pilasters were clearly visible, they had in fact been destined, from as early as the original project, to be demolished in order to make the theatre’s two new stages more logistically viable both horizontally and vertically; this choice, along with other technical choices of the same sort, have turned the Fenice into a substantially new theatre. Attention to what has been undertaken has focused inevitably and exclusively on the impressive, and efficacious, historical reconstruction of the old theatre, which quite rightly has laid claim to the aficionados’ emotions. The musical season which is about to start, as well as those to come, will allow us to slowly discover the new qualities of a theatre which is now able to accommodate any musical performance desired. Carefully studied and controlled acoustics, the end result of the minute attention paid to small but significant modifications of forms (for example the slope of the walls in the orchestra pit) or specific choices in the décor (for example in the many square metres of upholstery in the seating in the stalls and the handrails running along the parapets of the boxes) and, finally, the complete sound insulation of the theatre, both guarding against noises from the outside and those produced by the newly-conceived air conditioning system, all mean that, in recuperating the theatre’s original acoustics, it has also been adapted to current listening demands. A detailed three-dimensional model of the entire theatre will also allow for a completely computerised control. The challenge to the new theatre now was originally launched by the architect: establishing a new link between the city and the vast and important regional examples that have historically surrounded it, the first and foremost of which is arguably the fragment of the Palladian basilica in Vicenza, which was reconstructed in sweet-smelling cypress and within one of the interiors that most eloquently communicates the exclusive nature of the city of Venice. 11 Focus On “La traviata”, un’opera che parla di soldi “La traviata”, an opera about money da una conversazione con / from a conversation with Sergio Segalini direttore artistico della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia U n’opera la si costruisce tutti insieme, il direttore artistico, il direttore d’orchestra, il regista, lo scenografo… E noi tutti insieme abbiamo deciso di riaprire la stagione lirica della Fenice con un’operasimbolo come La traviata, ma facendo un’operazione di recupero: abbiamo cioè puntato a presentare agli spettatori la versione che Verdi concepì per la sera del 6 marzo 1853, e non la successiva, che è quella che abitualmente si esegue. Verdi scrisse per molte opere una doppia versione: è il caso del Trovatore, del Simon Boccanegra, del Macbeth; il secondo Simon Boccanegra, per esempio, è di gran lunga superiore alla prima versione. Ma spesso è soltanto un’abitudine quella che spinge a optare per l’una o per l’altra, è una convenzione. Noi invece abbiamo preferito ritornare alla prima stesura verdiana, cercando di rispettare le reali intenzioni dell’autore. Insomma, le idee che Verdi aveva per la sua Traviata erano ben precise. Voleva ambientarla nella contemporaneità, voleva trasporre in musica le atmosfere borghesi di Alexandre Dumas. Ebbene, la nostra volontà comune è stata quella di riportare in vita queste intenzioni, questa sua ricerca. Ciò si riflette un po’ in tutte le scelte operate: c’è un nesso strettissimo tra la decisione di restituire alla Fenice l’opera così come venne pensata dall’autore, il più grande compositore del melodramma che abbiamo, e le A n opera is a group effort that requires input from the artistic director, the orchestra director, the director, the stage designer... And, together, we decided to re-open the Fenice’s opera season with La Traviata, the opera par excellence, but, in a certain sense, recuperating an original: we decided to stage the version Verdi originally planned for performance on March 6, 1853, and not the second version, which is the one normally staged. Verdi wrote two versions of many of his operas, including Il Trovatore, Simon Boccanegra and Macbeth, and sometimes, as is the case with Boccanegra, the first version is by far the better. Sometimes, however, it is simply a matter of habit or convention that makes us choose one over the other. We decided that it would be better to go back to the original Verdian version, and to respect the author’s real intentions. And Verdi had very precise ideas for his Traviata. He wanted it to be rooted in the contemporary; he wanted to put Dumas’ bourgeois atmosphere to music. Hence what we all wanted to do was bring these intentions, his explorations, back to life. This can be seen in virtually all the choices we’ve made: there is a very close connection between the decision to bring this type of opera back to the Fenice as it was originally conceived by the author, the greatest melodrama composer we’ve ever had, and the choices made in terms of direction, actors, costumes... Let’s take the main character, Violetta, for example. Per la riapertura della Fenice il lavoro di Giuseppe Verdi nella sua prima versione The original version of Verdi’s work to inaugurate the new Fenice scelte di regia, degli interpreti, dei costumi… Prendiamo ad esempio il personaggio principale, Violetta. Siamo abituati a signore elegantissime, ingioiellate, vere e proprie cortigiane. Ma Violetta, così come Carmen, non è questo. È una povera disgraziata, una vittima, una bambina. Quando vedo Alfredo che perde la testa per questa ragazza e lascia tutto, so che lo fa perché vede in lei una moglie, la vuole come sua futura sposa, non come amante. Su queste premesse abbiamo cercato un’interprete che oltre alle eccellenti qualità vocali e recitative avesse anche il physique du role. Ricordo il film di Mauro Bolognini, La storia vera della signora delle camelie: lì Margherita Gautier era Isabelle Huppert, una grande attrice certo, ma anche lei 12 We’re used to extremely elegant, bejewelled ladies, courtesans through and through. But Violetta, like Carmen, is quite different. She’s a poor ill-fated victim, nothing but a little girl. When I see Alfred fall for her and give up everything for her, I know that he’s doing this because he sees a future spouse in her – he wants her as his wife, not lover. These are the premises we based ourselves on when looking for an inter preter to play the role; we were not only looking for the right recitative vocal qualities, but also the right physical aspect. What came to mind was Mauro Bolognini’s film La storia vera della signora delle camelie: here Marguérite Gautier was played by Isabelle Huppert, most certainly a great actress, but, like our Patrizia Ciofi, she physically Focus On – come la nostra Patrizia Ciofi – ricordava il personaggio anche a livello fisico, nella sua esilità e leggerezza. E anche nel caso di Maria Luigia Borsi, la seconda Violetta, abbiamo considerato quest’aspetto. Sempre in questo contesto ‘filologico’ e di recupero si sono collocate le scelte registiche. Sarà una regia che non fa vedere alla maniera di Zeffirelli i bei saloni della Francia di metà Ottocento, o che, come nella versione di Visconti con la Callas, addirittura richiama un’estetica alla Napoleone III. Sarà tutt’altro. Sarà una regia che spiega, che prende il pubblico per mano e lo porta all’interno del dramma per far capire da quali meccanismi esso si genera. Faremo vedere com’era la società di quel tempo, come si comportava quella borghesia del XIX secolo, che pensava di poter ottenere tutto pagando. Mostreremo il potere dei soldi. Se si guarda in profondità La traviata, ci si rende conto che non c’è una situazione in cui non si parla di denaro, in ciascun atto. Ed è rarissimo che in un’opera si parli di soldi… Perciò abbiamo concepito uno spettacolo che non ha riferimenti specifici a un periodo storico preciso, non ha determinazioni temporali evidenti, bensì si caratterizza nel denaro. Potrebbe proiettarsi nel 2050, perché credo che la società non cambierà mai molto da questo punto di vista… conjured up the character with her slight frame and delicacy. This is also true for Maria Luigia Borsi, the second Violetta. Directorial choices were made following the same “philological” approach. The direction does not give us the Zeffirelli-like lush mid-19th century French interiors, or, as did Visconti in his version with Callas, the aesthetic dimension of Napoleon III France. Ours is something quite different. Our direction explains everything to the audience, leading them into the heart of the drama in order to make them understand the mechanisms it generates. We will show the audience what society was like at the time, how the 19th-century bourgeoisie behaved, convinced as they were that money could buy everything. We will demonstrate the power of money. If you analyse La traviata, you will see that there isn’t one single situation in any act where money is not the object of discussion. And it is very rare for an opera to talk about money... This is why we came up with a version where there is no specific temporal reference to a specific historical period, but one that is characterised by money. It could easily be set in the year 2050, because I don’t think society will change very much from that particular point of view... 13 Focus On Con “La traviata” di Verdi e la bacchetta di Maazel si alza il sipario della Fenice The Fenice brings up the curtain once more with Verdi’s “La traviata”, directed by Lorin Maazel L’ T L T opera La traviata, opera in tre atti di Giuseppe Verdi tratta da La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio – dramma teatrale andato in scena a Parigi il 2 febbraio 1852 – debuttò in prima mondiale al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853, con libretto di Francesco Maria Piave. La rappresentazione fu diretta dal maestro Gaetano Mares. Gli interpreti principali dell’opera furono la soprano Fanny Salvini-Donatelli nel ruolo di Violetta Valery, il tenore Lodovico Graziani in quello di Alfredo Germont, Felice Varesi, baritono, nel ruolo di Giorgio Germont e Francesco Dragone, anch’egli baritono, nel ruolo del Barone Douphol. a storia Violetta Valery è una giovane donna bellissima ma cagionevole, che vive una vita dissoluta all’interno degli ambienti mondani parigini. Durante una festa conosce Alfredo Germont, giovane onesto e integro. I due si innamorano follemente e decidono di andare a vivere insieme in campagna. Durante un’assenza di Alfredo giunge suo padre, Giorgio Germont, il quale, nel corso di un drammatico colloquio con Violetta, chiede alla donna di porre fine alla relazione con il figlio, motivo di disonore per tutta la famiglia. Pur con immenso dolore Violetta compie il sacrificio, scrive ad Alfredo una lettera d’addio, in cui cela però il vero motivo del suo abbandono, e torna a Parigi dove riprende la sua vita precedente, divenendo l’amante del barone Douphol. Intanto le condizioni di salute di Violetta peggiorano sempre più. Quando tempo dopo, durante una festa, incontra nuovamente Alfredo, egli la insulta pubblicamente gettandole ai piedi, in segno di disprezzo, una borsa colma di denaro. Fanny Salvini-Donatelli Il finale dell’opera vede una Violetta ai limiti della malattia e della speranza, giacere nel suo letto invocando il ritorno e il perdono dell’amato. Alfredo, al quale nel frattempo il padre ha rivelato il sacrificio della giovane, accorre al capezzale di Violetta implorando a sua volta il perdono con le lacrime agli occhi e il cuore gonfio d’amore. I due ricordano i bei giorni felici trascorsi insieme e progettano di tornare alla serenità della campagna. Ma la fine è oramai prossima e Violetta, tormentata dagli spasmi, morirà tra le braccia dello straziato Alfredo. (i. p.) 14 he Opera La traviata, an opera in three acts by Giuseppe Verdi based on Alexandre Dumas fils’ La dame aux camélias (a theatrical drama, first staged in Paris on February 2, 1852), was given its world premier at Venice’s Fenice on March 6, 1853, with a libretto by Francesco Maria Piave. The perfor mance was dir ected by Gaetano Mar es. The main performers were the soprano Fanny SalviniDonatelli in the role of Violetta Valery, the tenor Lodovico Graziani in the role of Alfredo Germont, the baritone Felice Varesi in the role of Giorgio Germont, and Francesco Dragone, another baritone, in the role of Barone Douphol. he story Violetta Valery is a beautiful yet sickly young woman who lives a dissolute life in the Parisian demimonde. At a party she meets Alfredo Germont, an honest, earnest young man. The two fall madly in love and decide to live together in the country. When Alfredo is away, his father Giorgio Germont arrives. During a dramatic scene with Violetta, he demands that she put an end to her relationship with his son, a relationship which is bringing shame to the family. Immensely saddened, Violetta agrees and writes Alfredo a farewell letter, although she hides the true reason for her departure. She returns to Paris, where she goes back to her old ways and becomes the lover of Barone Douphol. Violetta’s health, however, begins to deteriorate. Some time later she meets Alfredo once again at a party; he publicly insults her and scornfully throws a bag full of money at her feet. The opera closes with Violetta, on the verge of death, lying in her bed begging for the return and forgiveness of Alfredo. Alfredo, who in the meantime has informed his father of Violetta’s sacrifice, rushes to her bedside and desperately begs her to forgive him. The two recall their idyllic days together and plan to return to the serenity of the countryside. Bu t t he en d i s n i g h, a n d V i o l et t a , g r i p p e d b y a f a t a l c o u g hi n g f i t , d i es i n t he a r m s o f a distraught Alfredo. (i. p.) Focus On La traviata La traviata personaggi e interpreti principali Violetta Valery Patrizia Ciofi/Maria Luigia Borsi Alfredo Roberto Saccà/Dario Schmunck Germont Dmitri Hvorostovsky/Luca Grassi Flora Eufemia Tufano Annina Elisabetta Martorana Gastone Salvatore Cordella Il barone Douphol Andrea Porta Il dottore Grenvil Federico Sacchi Il marchese Vito Priante Main characters and performers Violetta Valery Patrizia Ciofi/Maria Luigia Borsi Alfredo Roberto Saccà/Dario Schmunck Germont Dmitri Hvorostovsky/Luca Grassi Flora Eufemia Tufano Annina Elisabetta Martorana Gastone Salvatore Cordella Il barone Douphol Andrea Porta Il dottore Grenvil Federico Sacchi Il marchese Vito Priante maestro concertatore e direttore Lorin Maazel regia Robert Carsen drammaturgia Ian Burton scene e costumi Patrick Kinmonth coreografia Philippe Giraudeau light designer Peter van Praet conductor Lorin Maazel director Robert Carsen dramaturgy Ian Burton scenery and costumes Patrick Kinmonth choreography Philippe Giraudeau light designer Peter van Praet Orchestra e Coro del Teatro La Fenice direttore del Coro Piero Monti The Fenice Orchestra and Choir Choir director Piero Monti D F Opera inaugurale della prima stagione lirica nella Fenice ricostruita al romanzo alla lirica: il lungo viaggio di Margherita Gautier/Violetta Valery Violetta è l’eroina lirica per antonomasia, raccoglie l’eredità romantica di cui è intrisa la figura su cui si modella, quella Margherita Gautier che Dumas fils tratteggiò nella sua raffinatezza narrativa come un personaggio pieno di chiaroscuri – né prostituta, almeno fino in fondo, né popolana tout court, né mai borghese. Nello schematismo necessario della riduzione a libretto, Francesco Maria Piave riecheggia anche i tratti più enigmatici e contraddittori di questa seduttrice ammalata di tisi, che sin dal primo atto annuncia la sua morte con una leggerezza che rende il presagio ancora più doloroso. E non manca nemmeno una specie di cornice “sofoclea” che si sviluppa soprattutto all’inizio del secondo atto, in quella felicità arcadica ed agreste che racchiude i due amanti e che gli spettatori sanno effimera e foriera di sventura. Moderna, disincantata e allo stesso tempo ingenua, Violetta rifiuta la morale dominante, non l’amore, che pure – si suppone – aveva in precedenza dispensato senza alcun rammarico e rimorso. È quest’amore spruzzato di decadentismo la vera radice della tragedia, sorta di hybris che rompe la catena benpensante di convenienze sociali e d’ipocrite chiamate alla redenzione. Ed è forse per tutto ciò che Verdi volle ostinatamente trasporre nella sua genialità compositiva questa storia amara, da cui tutti escono piuttosto malconci. Tutti a parte Violetta. O forse nemmeno lei alla fine si salva del tutto, perché contrariamente allo stile tragico antico non si riesce a scorgere alcuna catarsi nel moltiplicarsi dei suoi sacrifici, e la sua stessa morte non lascia alcun germe di salvezza a chi rimane a contemplarne in silenzio la grandezza dell’animo. È forse una coincidenza che La traviata riapra la stagione lirica della Fenice, ma certamente la sua protagonista – nel suo continuo morire e rinascere attraverso il corpo e la voce di Maria Callas e di tutte le altre grandi interpreti che di volta in volta ne hanno riportato in vita la vicenda e l’essenza – richiama da vicino il tormentato mito del nostro teatro. (l. m.) Inaugural opera for the first Opera season at the reconstructed Fenice rom Novel to Opera: the long voyage of Marguérite Gautier/Violetta Valery Violetta is the operatic heroine par excellence. She is the incarnation of the Romantic legacy with which the figure of Dumas’ Marguérite Gautier, on which she is based, is infused. With deft narrative touch, Dumas gave us a character defined by light and shade – not quite a prostitute, not an outright commoner, and never a member of the bourgeoisie. In the radical schematisation required for the libretto, Francesco Maria Piave echoes even the most enigmatic and contradictory traits of the seductress who is prey to consumption, and immediately announces her death as early as the first act with so light a touch that the omen is made even more unbearable. There is also a sort of “Sophoclean” frame that develops especially at the beginning of the second act, in that rural Arcadian happiness that envelopes the two lovers and that the audience know is not only ephemeral, but also the harbinger of doom. Modern, disenchanted and at the same time ingenuous, Violetta refuses to accept the dominant morality while at the same time accepting love, even though love, we are to assume, is something she had previously dispensed without any trace of remorse or regret. And at the heart of this tragedy lies this love tinged with decadentism, a sort of hubris that breaks the moralistic chain of social conventions and the hypocritical call to redemption. And this is perhaps why Verdi so obstinately wanted to adapt his own compositional genius to this bitter love story, where nobody seems to be the winner. Nobody, that is, except for Violetta. Or perhaps even Violetta is not quite saved, because, unlike ancient tragedy, there seems to be no cathartic moment as the summation of the proliferation of her sacrifices, and her own death leaves not a trace of salvation for those left to contemplate the grandeur of spirit in silence. It is perhaps a coincidence that La traviata should open the Fenice’s opera season, but certainly its main character – in her endless dying and rebirth through the body and voice of Maria Callas and all the other great singers who have brought both her tale and her essence back to life – is eerily reminiscent of the tormented myth of the Fenice theatre itself. (l. m.) 15 Focus On Violetta, la consapevolezza del proprio destino Violetta, the awareness of one’s own destiny L a traviata debuttò proprio alla Fenice nel 1853. Che impressione le fa riaprire la stagione lirica del nostro teatro, dopo la triste vicenda dell’incendio, con un’opera così simbolica per Venezia? Sinceramente cerco di pensarci il meno possibile. Non vorrei sprecare energie nel pensare alla “gravità” di quest’evento… alla responsabilità che ho. Certo per me è un’occasione meravigliosa, ma cerco sempre di vivere tutto con semplicità. Mi è capitata questa cosa bella, proverò a viverla con tutta la pienezza di sentimenti ed emozioni di cui sarò L a traviata débuted at the Fenice in 1853. What does it feel like to be re-opening the opera season at the Fenice after the tragic fire, and to be doing so in an opera that is so symbolic for Venice? To be honest I try to think about it as little as possible. I don’t want to waste energy thinking about the “gravity” of what happened... of the great responsibility that has befallen me. It’s certainly an incredible opportunity for me, but I always try to live my life with simplicity. This incredible occasion fell into my lap, as it were, and I will try to deal with it with the fullness of feelings and emotions I know I am capable of, and with the utmost professionalism. There Patrizia Ciofi ci racconta come affronta il personaggio principale della “Traviata” Patrizia Ciofi talks to us about how she tackled the main character in “La traviata” capace, tentando di essere sempre professionale. In ogni caso questo evento sarà un momento fondamentale della mia vita. Il personaggio di Violetta le è comunque familiare. L’ho interpretato molte volte, alla Scala, a Chicago, a Genova, Pisa… Ogni due anni mi capita di incontrare nuovamente quest’opera. Quali sono i tratti peculiari della protagonista? È un personaggio completo, credo sia il personaggio per eccellenza per vari tipi di soprani, anche per un lirico di coloratura. Ovviamente ci sono momenti in cui c’è bisogno di voci diverse, di intensità diverse, di timbri diversi. È un’opera complicata, che cambia col passare degli atti. Io ho cercato di risolverla soprattutto con l’espressività, tentando di dare una vita, un’anima a Violetta, che è una figura complessa anche dal punto di vista scenico. È molto intensa, molto profonda. Ha importanti cambiamenti d’umore, di condizione di vita, per cui bisogna assecondarla con la voce e con la gestualità, quindi anche teatralmente. Un’interprete d’eccezione della Traviata è stata sicuramente Maria Callas, che calcò il palco della Fenice nel 1953. Nella mia gioventù, quando preparavo quest’opera, ho ascoltato moltissimo la Callas, ed è stato per me un grandissimo insegnamento. Sentire ogni respiro, ogni accento, ogni colore della sua voce è veramente teatro, e io – ovviamente con mezzi 16 is no doubt that this is a fundamental event in my life. You are none the less familiar with the character of Violetta. I’ve played her many times – at the Scala, in Chicago, Genoa, Pisa... I seem to happen across this opera every two years. What are the character’s main traits? She is a complete character; I think she is the character for different types of sopranos, even for a coloratura. Obviously there are times when you need different voices, with different levels of intensity and different timbres. The opera itself is complex, and changes throughout the acts. I have tried to deal with it mainly through expressive means, trying to give Violetta a life and soul. She is an intricate figure in many ways, from a staging point of view as well. She is very intense, very profound. There are important shifts in her mood and social position, which need to be sustained through voice and gesture, hence theatrically. One of the exceptional Traviata performers was Maria Callas, who played Violetta at the Fenice in 1953. When I was young, I would listen endlessly to Callas as I prepared for La traviata. This constituted in invaluable lesson for me. Hearing each breath, each accent, each hue and inflection of her voice is real theatre, and I – obviously with my own means and tempi – am on the same wavelength; I do not think that simply singing, in and of itself, is of any importance. I always look for an interpretative, theatrical, expressive meaning in each note, even the most complicated ones, even in the most virtuoso passages. The theme is one of the most common and archetypical ones – love and death – which is played out in the character of Violetta. Focus On e tempi diversi – sono sulla sua lunghezza d’onda, perché a me il canto fine a se stesso non serve. Ho bisogno di trovare sempre un senso interpretativo, teatrale, espressivo a ogni nota, anche a quelle più complicate, anche ai passaggi più virtuosistici. Il tema è uno dei più consueti, amoremorte, un archetipo, che si esplicita proprio nel personaggio di Violetta. Be’, Amore e morte è la vita. E la vita di Violetta è particolare, mette in gioco anche la situazione della donna, ci sono moltissimi spunti in quest’opera, che affronta anche argomenti sociali, la borghesia contrapposta ai ceti più bassi. Questo dà conto dell’emarginazione di Violetta, che è comunque la vergogna della vita di Alfredo: lei scompare per esigenze sociali. Violetta è un po’ una outsider per l’ambiente che la contorna. Certo, lei è una vittima di quella società borghese, piena di schemi, di formalità, di apparenze. Non potrà mai liberarsi da questo, e di fatto non se ne libera mai, o meglio se ne libera solo con la morte e già prima rinunciando al suo grande amore, sacrificando la sua felicità a quella di Alfredo e della sua famiglia. È un sacrificio immenso, e lei ha veramente la consapevolezza di ciò che rappresenta in quella società. È difficile scappare dal proprio passato. L’arrivo di Germont, nel secondo atto, rompe quella felicità piuttosto precaria che stanno vivendo i due innamorati… In effetti, a guardarlo da fuori, questo passaggio è un po’ brusco. Io però lo vivo in maniera meno improvvisa, secondo me già dal primo atto ci sono i presagi di quello che accadrà: lei cerca di non cedere a questo amore. Già questa lotta, nel primo atto, è disperata, perché lei è consapevole della propria malattia, sa che è già condannata. Non c’è mai in quest’opera la gioia pura e semplice. Non c’è mai il festeggiare l’allegria, la leggerezza… C’è sempre una sorta di premonizione. Anche l’arrivo di Germont io lo sento naturale, secondo me Violetta dice: “Ecco, è arrivato il momento.” Perché lei sa chi è, sa cosa sta facendo nella vita dell’uomo che ama. Sa che prima o poi questo momento arriverà. (l. m.) Patrizia Ciofi Well, love and death are life. And Violetta’s life is very special; it also brings into play the role of women. There are lots of interesting points in this opera, which also deals with the social themes of the bourgeoisie and the lower classes. This explains Violetta’s ostracism – she represents the shame in Alfredo’s life, and disappears because of social strictures. Violetta is somewhat of an outsider. Yes, she is the victim of that bourgeois society, which is based on preordained schemes, formality and appearances. She can never escape this, and in fact she won’t, or rather she will but only through death and, before that, by relinquishing her great love, sacrificing her happiness and that of Alfredo and his family. It’s an enormous sacrifice, and is the embodiment of her awareness of what she represents in that society. It is impossible to flee from your past. Germont’s arrival in the second act destabilises the rather precarious happiness the two characters are experiencing... And in fact, seen from the outside, this particular passage seems to be quite brusque. My own interpretation, however, is much less sudden: I think the first act already hints at what is about to happen. There she is trying not to give in to this love. Her struggle against the love she feels in the first act is a desperate one because she is aware of her own illness and knows she is doomed. There is no such thing as pure and simple joy in this opera. There is no celebration of happiness and lightness... There is a sort of constant premonition. Even Germont’s arrival, I feel, is natural. I think Violetta is saying: “This is it, this is the moment.” Because she knows who she is; she knows what she is doing in this man’s life. She knows that this moment was bound to come, sooner or later. (l. m.) Patrizia Ciofi, diplomata all’Istituto Musicale P. Mascagni di Livorno, debutta al Teatro Comunale di Firenze nel 1989 nell’opera Giovanni Sebastiano di Gino Negri. Vince numerosi concorsi internazionali e lavora in opere quali Don Giovanni, Don Pasquale, Rigoletto, Falstaff, Traviata, Sonnambula, La Bohème. Si esibisce nei teatri di Treviso, Savona, Parma, al San Carlo di Napoli e alla Scala di Milano in La traviata diretta del maestro Riccardo Muti. Incide Rondine e Gianni Schicchi per la E.M.I., Sonnambula e L’Americano per la Nuova Era, Lucia di Lammermoor, Ippolito e Aricia, Il Re e Mese mariano per la Dynamic. After graduating from the P. Mascagni musical institute in Livorno, Patrizia Ciofi made her début in Florence in 1989 in Gino Negri’s Giovanni Sebastiano. She has won many international awards and performed in operas such as Don Giovanni, Don Pasquale, Rigoletto, Falstaff, La traviata, La sonnambula and La Bohème. She has played in theatres in Treviso, Savona and Parma, as well as in Naples’ San Carlo and Milan’s La Scala (where she was directed by Riccardo Muti in La traviata). She has recorded Rondine and Gianni Schicchi for EMI, La sonnambula and L’Americano for Nuova Era and Lucia di Lammermoor, Ippolito e Aricia, Il Re and Mese mariano for Dynamic. 17 Focus On Quando l’emozione colora “La traviata” When emotions tinge “La traviata” C om’è avvenuto l’incontro con il maestro Maazel? Il tutto è nato perché il maestro Muti mi aveva scelta per cantare Traviata in una produzione che avrebbe dovuto essere portata in Cina lo scorso anno. A causa dell’epidemia di Sars però la produzione è stata annullata. La mia interpretazione aveva destato alcune curiosità e mi è stato richiesto di fare l’audizione con Lorin Maazel. Fortunatamente è andata bene e sono contenta di essere stata scelta per cantare Violetta con un direttore del suo calibro. H ow did you meet the maestro Maazel? It all came about because Muti had chosen me to sing La traviata in a production that was to tour China last year. The production was cancelled because of the Sars epidemic. My interpretation of La traviata had aroused curiosity, and I was asked to audition for Lorin Maazel. Fortunately it went well, and I am happy to have been chosen to sing Violetta with a director of his calibre. When you interpret a role, you find yourself immersed in the moods of the character you are giving life to. Maria Luigia Borsi narra la propria crescita artistica nell’approccio al capolavoro verdiano Maria Luigia Borsi talks about her artistic development and her approach to Verdi’s masterpiece Durante l’interpretazione di un ruolo ci si trova immersi negli stati d’animo del personaggio al quale si sta dando vita. Si tratta prevalentemente di qualcosa di premeditato o, a volte, capita di essere sorpresi da emozioni maggiormente prive di controllo? Ogni personaggio è vita e ogni volta che interpreto un ruolo cerco sempre di attingere a esperienze vissute. Spesse volte le emozioni arrivano e colorano il canto in maniera non del tutto consapevole: istintivamente la mente ti fa ricordare e vibrare di esperienze vissute… ma è un po’ difficile da esprimere a parole. Posso fare un esempio, anche se doloroso: purtroppo un anno fa persi mia madre; quando alla fine dell’opera Violetta parla ad Alfredo, gli augura di trovare una donna che lo ami e gli dice che lei dal cielo li proteggerà, inevitabilmente mi verranno in mente pensieri ed emozioni che fanno parte del mio vissuto. Tutte queste esperienze hanno importanti ripercussioni non solo sul timbro della voce ma anche sulla qualità dell’interpretazione. Spesso si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima; io credo che lo sia la musica. Oltre la qualità dell’interpretazione e la bellezza del canto, quanto ritiene sia importante la qualità della recitazione sulla scena lirica? È importantissima, a maggior ragione se si pensa che oggi viviamo purtroppo in un mondo completamente votato all’immagine. In teatro si esigono oramai determinate qualità, fra tutte anche quella recitativa e, proprio per questo, sempre più spesso i registi hanno voce in capitolo sulla scelta di un cantante. Credo che la Callas sia stata innovativa anche per questa motivazione, 18 Is this prevalently premeditated or are you sometimes surprised by emotions and feelings that you cannot control? Each character is life, and each time I play a role I try to draw from my own experiences. Often, feelings come to the fore and effect the way you sing, but not completely consciously: instinctively, your mind makes you remember and vibrate with lived experiences... but this is rather difficult to express in words. I’d like to give you an example, albeit a painful one. I unfortunately lost my mother a year ago, and when Violetta speaks with Alfredo at the end of the opera, she says she hopes he will find a woman who loves him, and tells him that she will protect him from Heaven, I inevitably recall thoughts and emotions that are part of my own experience. All these experiences have important repercussions not only in terms of vocal timbre, but also in terms of the quality of interpretation. People often say that the eyes are the mirror to the soul; I believe it’s music. Apart from the quality of the interpretation and the beauty of the singing, how important do you think the quality of recitation is in lyrical performances? Extremely important. Even more so if you think that we are unfortunately living in a world dedicated entirely to superficial images. The theatre currently demands specific qualities, one of which is the quality of recitation. It is precisely because of this that directors have a say in choosing the singer. Focus On per il fatto di essere sempre stata, oltre che bravissima cantante, anche bravissima attrice. La recitazione è un fattore molto importante: calarsi nel personaggio richiede tanto tempo, è un pensiero continuo che ti porti sempre dentro ed è un occasione per osservare anche altre esperienze di altre persone da poter poi rielaborare e far rivivere attraverso la musica. Cosa vorrebbe fosse più apprezzato della sua interpretazione? Sicuramente mi piacerebbe essere ricordata più come interprete che come cantante. Certo che il suono, la sua qualità, l’intonazione, sono importanti, ma ancora di più lo è arrivare al cuore delle persone, far rivivere Maria Luigia Borsi veramente un personaggio, la sua essenza. E Traviata, così piena com’è di contrasti, è un’opera che si presta benissimo a questa possibilità. Cosa la colpisce maggiormente di quest’opera? Mi piace il fatto di come si capisca in maniera lapidaria il bisogno d’amore che ogni essere umano ha a prescindere dalle sue condizioni sociali. Questo è un messaggio molto importante. Quando Violetta canta “Amami Alfredo” c’è una disperazione autentica, quasi palpabile proprio perché viene espresso questo infinito bisogno di sentirsi amata. È un filo conduttore che attraversa l’intera opera. (i. p.) I think that Callas was innovative in this sense as well: she was not only an extraordinarily gifted singer, but an equally good actress. Recitation is a very important factor : getting “inside” a character takes time, requiring constant thought and is always with you. It is an occasion for you to observe the experiences of other people as well, so that you can re-elaborate them and make them live again through music. What would you like people to appreciate most in your interpretation? I would certainly prefer to be remembered more as an interpreter than a singer. Obviously the sound, its quality, and intonation are important, but I think it’s even more important to be able to reach out to people, to make a character live, to bring their essence out. And La traviata, which is so full of contrasts, is an opera which lends itself wonderfully to this possibility. What strikes you most about this opera? I like the fact that it clearly and simply communicates the need for love that each human being feels, despite their social conditions. This is a very important message. When Violetta sings “Amami Alfredo” there is an authentic desperation which is almost tangible because it expresses this boundless need to feel loved. This theme is constant in La traviata. (i. p.) Maria Luigia Borsi si diploma nel 1994 all’Istituto Musicale “P. Mascagni” di Livorno sotto la guida del soprano Lucia Stanescu. Compie la preparazione musicale con i maestri Pieralba Soroga e Luca Gorla. Vince numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali. Dopo il debutto in Suor Angelica a Viareggio con la direzione di Alberto Veronesi, canta in molte opere fra le quali Don Giovanni, Rigoletto, La Traviata, La Bohème, Così fan tutte. Lavora inoltre con i direttori Claudio Desderi, Yoram David, Giuliano Carella, Massimo de Bernart e Nicola Luisotti. Svolge un’intensa attività concertistica con repertorio sacro, sinfonico e liederistico. Maria Luigia Borsi graduated in 1994 from the P. Mascagni musical institute in Livorno under the guidance of the soprano Lucia Stanescu. She completed her musical preparation with Pieralba Soroga and Luca Gorla. She has won countless national and international awards. After débuting in Suor Angelica in Viareggio, directed by Alberto Veronesi, she performed in many operas, including Don Giovanni, Rigoletto, La Traviata, L’elisir d’amore, La Bohème and Così fan tutte. She has worked with directors such as Claudio Desderi, Yoram David, Giuliano Carella, Massimo de Bernart and Nicola Luisotti. She is a tireless concert performer, and her repertoire includes the symphonic, the sacred and the lieder. Lorin Maazel nasce a Neuilly nel 1930 e cresce negli Stati Uniti. A cinque anni inizia a studiare violino e pianoforte. A otto dirige per la prima volta un’orchestra e a undici viene invitato da Toscanini a dirigere un concerto. Dirige al Festival di Salisburgo, alla Scala di Milano, all’Opera di Parigi e all’Opera di Stato di Vienna. Debutta in Italia nel 1953 e si esibisce in tutti i principali teatri della penisola. E’ attualmente direttore musicale della New York Philarmonic Orchestra. Lorin Maazel was born in Neuilly, France, in 1930, and grew up in the United States. He began studying violin and piano at the age of five. At the age of eight he directed his first orchestra, and at the age of eleven Toscanini invited him to direct a concert. He has directed at the Salzburg Festival, Milan’s La Scala, the Opéra de Paris and the Vienna State Opera. He made his Italian début in 1953, and has performed in all the main theatres in the country. He is currently musical director for the New York Philharmonic Orchestra. 19 Focus On Un ponte per Maria Callas A bridge for Maria Callas da una conversazione con / from a conversation with Bruno Tosi Presidente dell’Associazione Internazionale Maria Callas “È molto importante identificarsi col personaggio che si interpreta. Quando io faccio Violetta, sono Violetta. Io, Maria Callas, non esisto più. Vivo e muoio con il mio personaggio.” “It’s very important to be able to identify with the character that one is interpreting. When I play Violetta, I am Violetta, I, Maria Callas, no longer exist, I live and I die with my character.” Maria Callas nella Traviata alla Scala, con la regia di Luchino Visconti (1955) Maria Callas in La traviata, La Scala, directed by Luchino Visconti (1955) I n occasione dei vent’anni dalla morte della Callas, il 16 settembre del 1997 abbiamo allestito una grande cerimonia-spettacolo a Parigi, nel salone delle feste del famoso Hotel de Ville, dove abbiamo presentato il recital Medea Pasolini Callas, già eseguito alla Fenice prima dell’incendio con Piera Degli Esposti, riproponendolo nella capitale francese con un’altra interprete d’eccezione, Irene Papas, che ha letto delle lettere della Callas, una poesia di Pasolini e ha recitato in greco il monologo della Medea di Euripide. Un anno dopo – era il ’98 – è stata inaugurata la mostra promossa dall’Associazione Maria Callas in collaborazione con il Comune di Parigi. In quel frangente abbiamo deciso di intitolare una strada alla Divina. L’amministrazione ha scelto Place de l’Alma, sul Lungosenna, che sarebbe dovuta divenire Place Maria Callas. Ma per una sfortunata coincidenza, il primo settembre di quell’anno Lady Diana purtroppo è morta proprio nel tunnel 20 [Maria Callas] O n September 16, 1997, the twentieth anniversary of Callas’ death, we held a large show/ceremony in Paris in the reception room of the famous Hotel de Ville. Here we presented the recital, Medea Pasolini Callas, which had already been performed at the Fenice (before the fire) starring Piera Degli Esposti; on this occasion the exceptional actress was Irene Papas, who read letters by Callas and a poem by Pasolini, and performed the monologue from Euripides’ Medea in ancient Greek. A year later, in 1998, we inaugurated the exhibition promoted by my Associazione Culturale Maria Callas in collaboration with the Paris city council. It was then that we decided to name a street after the Divine Callas, and the city council chose Place de l’Alma, along the Seine, which was to become Place Maria Callas. But unfortunate coincidence would have it that, on September 1 of that same year, Lady Diana died in the very tunnel that Focus On sotto questa piazza, che si è trasformata immediatamente in un santuario. Così la Callas è rimasta senza strada! Solo nel 2000 il Comune, con una nuova delibera, ha individuato al Trocadero, proprio sotto la casa dove viveva la Callas, in Avenue George Mandel, una stradina che poi è effettivamente divenuta Allée Maria Callas, ed è stata inaugurata il giorno della sua nascita, il 2 dicembre, alla presenza del maestro Georges Pretre, con cui lei aveva lavorato moltissime volte, oltre che del sindaco di Parigi. Ma in realtà negli anni successivi non ho mai smesso di pensare al rapporto speciale che intercorreva tra la Callas e Venezia, dove aveva vissuto a lungo, e dove cinquant’anni fa, nel 1954, aveva salutato il pubblico lagunare con la celebre Medea di Cherubini. Tra il ’47 e il ’54, infatti, ha interpretato almeno un’opera l’anno alla Fenice, tra cui la Lucia di Lammermoor o Turandot, o ancora il Tristano e Isotta, che, sotto la guida di Tullio Serafin – primo suo pigmalione – la consacrò come mostro sacro. E proprio a Venezia, nel ‘49, mentre interpretava La Valchiria, Margherita Carosio, una grande star di allora, si era ammalata quando doveva debuttare con I puritani di Bellini. Allora Serafin ha affidato la parte di Elvira, sorprendendo e un po’ anche scandalizzando tutti. L’ha svegliata alle due di notte all’albergo La Fenice, dove soggiornava, e le ha chiesto di accettare. La Callas, che sapeva solo l’aria principale, accettò e in tre giorni imparò tutta l’opera. Così è nato il soprano drammatico di agilità, rivoluzionando tutte le tecniche canore in voga. È stato qui, alla Fenice, che è esploso il mito della Callas. Ma l’isola lagunare è stata importante anche per le sue vicende personali. Due incontri infatti hanno segnato la sua vita: quello con Onassis – a prescindere da come poi sia terminato – e quello posteriore con Pasolini, che lei ha amato profondamente e che poi ha continuato fino alla fine ad essere un meraviglioso incontro d’anime. Tutto questo mi ha fatto pensare che Venezia le doveva in qualche modo un gesto di riconoscenza e di affetto. Ho cominciato a parlarne con Massimo Cacciari, che allora era sindaco della città, ma non era facile intitolarle un luogo nella città, perché a Venezia non si era praticamente mai fatto prima. Avevo individuato la corte San Gaetano, dove c’è il Martini, invece poi, per superare le difficoltà dei cambi di nome, La Fenice ha proposto lo spazio che sta dietro il teatro, dove c’è l’ingresso acqueo, un ponticello privato – che si chiama Ponte della Fenice – e, scendendo, una fondamenta e un portico: questi nel dicembre 2004, alla presenza del maestro Pretre, saranno tutti intitolati alla Callas, e non sarà un posto chiuso al pubblico, perché ospiterà l’ingresso dell’Auditorium Aldo Rossi, di circa 200 posti, che servirà per le prove e anche per piccoli concerti, performance, mostre… runs underneath this square, which was to be transformed immediately into her “sanctuary”. Callas was therefore “roadless”. It was only in 2000 that the Paris city council officially named a street at Trocadéro, right under the Parisian home of Maria Callas in Avenue George Mandel, after the Divine Callas. The little street is now Allée Maria Callas, and it was inaugurated on the day of her birth, December 2, in the presence of the Maestro George Pretre, with whom she had worked countless times, the mayor of Paris, and myself. But to be honest, over the following years I never once stopped thinking about the special relationship between Callas and Venice, where she had long lived, and where, fifty years ago, in 1954, she bid farewell to the city in Cherubini’s famous Medea. From 1947 to 1954, in fact, she performed in at least one opera a year at the Fenice, including Lucia di Lammermoor, Turandot and Tristan and Isolde, which, under the guidance of Tullio Serafin, her first Pygmalion, launched her iconic status. It was in Venice in 1949, while performing in The Valkyrie, that Margherita Carosio, a famous star at the time, fell ill as she was about to début in Bellini’s I puritani di Scozia. Serafin therefore gave Callas the role of Elvira, which raised quite a few eyebrows and led some to talk of “scandal”. He awoke her at two in the morning at the Fenice hotel, where she was staying, and asked her to accept. Callas, who was familiar only with the main aria, accepted; within three days she had learnt the entire opera. Hence was born the dramatically agile soprano who was to revolutionise the then dominant techniques. It was here, at the Fenice, that the myth of Callas was born. But Venice was important in terms of her personal life as well. There were two important men in Callas’s life – Onassis (regardless of how their relationship was to end), and Pasolini, whom she loved dearly and the relationship with whom would remain to the very end a marvellous meeting of two like souls. All of this led me to believe that Venice in some way owed her a gesture of gratitude and affection. I first talked about this with Cacciari, who was then the mayor of Venice, but it was not easy to name part of the city, simply because this had practically never been done before. I had originally thought of Corte San Gaetano, but then, in order to get around the problems associated with changing a name, the Fenice proposed the entire area behind the theatre, which includes the canal entrance, a small private bridge (named Ponte della Fenice) and, further down, a fondamenta and a portico. With Maestro Pretre present, these will be named after Maria Callas in December 2004. And this will no longer be a private area, as it will constitute the entrance to the Aldo Rossi Auditorium, which, with its seating capacity of 200, will be used for rehearsals and for small concerts, performances and exhibitions. La Divina, che tanto ha amato Venezia, avrà un ponte a lei dedicato The Divine, who had an incredible love story with Venice, will have a bridge named after her 21 Focus On Nonsolofenice: la teatralità diffusa Not only the Fenice, but a Broader Theatricality L di / by Giorgio Mangini docente di Tecniche Artistiche e dello Spettacolo all’Università Ca’ Foscari di Venezia e origini della scena veneziana sono state individuate dagli storici nell’attività delle Compagnie della Calza, associazioni di giovani patrizi che, nel Rinascimento, allestivano feste e spettacoli all’aperto o in spazi scenici provvisori. In seguito furono i comici dell’arte a esibirsi in luoghi chiusi, adattati allo scopo, nei quali si entrava pagando un biglietto. I T he origins of the theatre in Venice have been identified by historians in the Compagnie della Calza, associations of young patricians who, in the Renaissance, organised festivities and performances, either outdoors or in improvised areas with stages. These were followed by the Commedia dell’Arte comics, who performed indoors in venues set up for their presentations and for which the general public paid admission. Le origini del teatro a Venezia e il suo spettacolare sviluppo nel XVIII secolo The origins of the theatre in Venice and its spectacular development in the 18th century primi teatri pubblici erano situati in zone periferiche, ma quando la nobiltà prese a interessarsene come a un investimento economico, si cominciò a costruire, in aree più vicine al centro della città, edifici teatrali destinati a durare. Per consuetudine, questi erano chiamati indifferentemente con il nome della contrada in cui sorgevano o con quello della famiglia di cui erano patrimonio. Nel panorama internazionale, caratterizzato dai teatri di corte, i teatri pubblici di Venezia erano un fenomeno atipico. La loro ragione d’essere fu essenzialmente commerciale, ma ciò non toglie che il prestigio della casata e l’interesse politico abbiano mantenuto un peso notevole nelle scelte dei proprietari e nella gestione. La prima rappresentazione a pagamento di un dramma musicale, che si svolse nel 1637 al teatro di San Cassiano, segna l’inizio di un’ascesa, all’apice della quale il teatro Grimani di San Giovanni Grisostomo conquistò una supremazia mondiale. Qui si celebrarono i trionfi dell’opera in musica per alcuni decenni, 22 The first public theatres were situated on the outskirts of the city, but when the nobility began to take an interest in theatre as a form of economic investment, they began to build more permanent and less makeshift theatres in areas closer to the centre. Out of habit, these establishments were named after the contrada, or district, in which they were built or after the family they belonged to. Compared to the international context, which was characterised by court theatres, Venice’s public theatres were an anomaly. Theirs was an essentially commercial raison d’être, but this in no way diminished the fact that the prestige of the family and political clout were important when it came to choosing the proprietors and management. The first musical production for paying customers took place in 1637 at the Teatro San Cassiano, and was the first of a series of ever more popular productions that climaxed when the Teatro Grimani in San Giovanni Grisostomo could claim worldwide supremacy. It was in this theatre that musical operas triumphed for some decades between the Baroque and the arrival of Metastasio’s Focus On Festa alla Fenice / A joyous occasion at the Fenice a cavallo fra l’età barocca e l’avvento del melodramma metastasiano. Intorno alla metà del Settecento, tra il Sant’Angelo e il San Luca, si realizzò la riforma del teatro comico per opera di Carlo Goldoni, sullo sfondo di contese accanite fra i partigiani del più illustre veneziano del secolo e quelli dei suoi “rivali”. In quegli anni il sistema entrò in crisi: il San Giovanni Grisostomo decadde e i Grimani cedettero a società di palchettisti il loro teatro minore (il San Samuele) e quello su cui avevano puntato per un rilancio che si era rivelato effimero (il San Benedetto). La fine della Repubblica accelerò i cambiamenti, mentre già era iniziata l’avventura della Fenice: il San Cassiano e il Sant’Angelo furono demoliti; pochi anni prima di chiudere, il piccolo San Moisè rivelò il genio del giovane Rossini, nel genere autoctono della farsa musicale; gli altri teatri, nel corso dell’Ottocento, passarono in mano a imprenditori di estrazione borghese. Così ebbe fine un’epoca della teatralità veneziana. Memorialisti e visitatori ne hanno lasciato una testimonianza vivissima, che lega la vitalità del campiello e le raffinatezze della villa alla trasgressiva spettacolarità della scena, della festa e del carnevale. Questa visione contrasta con l’opinione della storiografia ottocentesca, secondo la quale tutto ciò fu una manifestazione di decadenza; ma la stessa chiassosa “licenza” che vigeva – come la più paradossale delle regole – all’interno dei teatri è interpretata oggi, tutt’al più, come il prodotto meno pregiato di un’impresa singolarissima e altamente civile. melodramas. In about the mid-18th century, in the area between Sant’Angelo and San Luca, there was a revival of comic theatre thanks to Carlo Goldoni, against a backdrop of rival factions dedicated either to the most illustrious Venetian of the century or to his “opponents”. This same period saw the beginning of the decline of the theatrical system: the San Giovanni Grisostomo theatre lost its lustre and the Grimanis sold their smaller theatre (the San Samuele) and the theatre they had put all their money into in an attempt to revive a flagging theatre scene (the San Benedetto) to a company of box-holders. The end of the Republic accelerated this downward spiral, even though the Fenice had just been inaugurated: the San Cassiano and Sant’Angelo theatres were demolished; a few years before its closure, the small San Moisè theatre saw the début of the genius that was Rossini and his musical farce; the other theatres all fell into the hands of middle-class owners during the 19th century. Hence the once burgeoning theatrical scene in Venice came to an end. Memoir writers and visitors have given us a vivid picture of the vitality of the campiello, the refined nature of the villa and the transgressive spectacularity of the stage, festivities and the carnival. This vision is in contrast with 19th-century historiography, according to which this was simply the manifestation of decadence; but the same, noisy “licence” that prevailed (like the most paradoxical of rules) in theatres is now, at most, seen as the least prestigious of a unique and highly civil undertaking. 23 Focus On 24 Focus On A’ Musici di / by Benedetto Marcello B enedetto Marcello, nel suo libretto satirico Il teatro alla moda, edito nel 1720, mette sagacemente alla berlina le abitudini teatrali dei suoi tempi, ironizzando su tutti coloro che in qualsiasi modo si riferivano alle scene, dalla madre della cantante al compositore, dall’impresario al “virtuoso”. E proprio ai costumi degli esecutori più celebri è dedicato questo graffiante passo. B enedetto Marcello, in his satirical booklet Il teatro alla moda, printed in 1720 shrewdly pillories the theatrical habits of his period, ironically deriding all those who have something to do with the theatre in some way, from the singer’s mother to the composer, from the impresario to the “virtuoso” performer. The following scathing passage is dedicated to the habits of the most famous performers. Benedetto Marcello mette alla berlina i costumi dei cantanti del suo tempo “Non dovrà il VIRTUOSO moderno aver Solfeggiato, né mai Solfeggiare per non cader nel pericolo di fermar la Voce, d’intonar giusto, d’andar a tempo, etc., essendo tali cose fuori affatto del moderno costume. Non è molto necessario che il VIRTUOSO sappia leggere, o scrivere, che pronunzi ben le Vocali, ch’esprima le Consonanti semplici o replicate, che intenda il sentimento delle Parole, etc.; ma bensì che confonda Sensi, Lettere, Sillabe, etc., per farsi Passi di buon gusto, Trilli, Appoggiature, Cadenze lunghissime, etc. etc. etc. Dovrà il VIRTUOSO procurar sempre la prima Parte, etc. facendo con l’Impresario Scrittura di un Terzo di più dell’Onorario già convenuto, a titolo di Riputazione. Se potesse avvezzarsi a dire, che non è in voce, che non canta mai, ch’e tormentato da Flussione, Dolor di Capo, di Denti, di Stomaco, etc., ciò sarebbe da buon VIRTUOSO moderno. Si lamenterà sempre della Parte, dicendo che quello non è il suo fare, riguardo all’Azzione, che l’Arie non sono per la sua abilità, etc., cantando in tal caso qualche Arietta d’altro compositore, protestando, che questa alla tal Corte, appresso il tale Personaggio (non tocca a lui dirlo) portava tutto l’applauso, e gli è stata fatta replicare sino a diecisette volte per sera. […] Canterà nel Teatro con la bocca socchiusa, co’ denti stretti; in somma farà il possibile perché non s’intenda nepure una parola di ciò che dice, avvertendo ne’ Recitativi di non fermarsi né a Punti, né a Virgole; ed essendo in Scena con altro Personaggio, sino che quegli parla seco per convenienza del Dramma o canta un’Arietta, saluterà le Maschere ne’ palchetti, sorriderà co’ Suonatori, con le Comparse, etc., perché il popolo chiaramente comprenda esser egli il signor ALIPIO FORCONI, musico, non il principe ZOROASTRO, che rappresenta.” “The modern Virtuoso will never have to have Sol-fa’ed, nor ever Sol-fa, so as not to risk stopping his Voice, using appropriate intonation, keeping time, etc., these being such things as are completely eschewed by modern habit. It is not all that necessary for a Virtuoso to know how to read, or write, or pronounce the Vowels properly, or express simple or double Consonants, that he feel the emotion of the Words, etc.; but rather that he be able to confuse Meanings, Letters, Syllables, etc., in order to undertake tasteful Passages, Trills, Appoggiaturas, lengthy Cadenzas, etc. etc. etc. The Virtuoso needs must always have the Leading role, etc., convening with the Impresario that a Third more than the Contractually agreed-upon Fee be paid, by way of his Good Repute. If he could teach himself to say that my voice is slightly off, I never sing, I am tormented by Fluxion, by Headache, Toothache, Stomach-ache, etc., then he would be a good modern Virtuoso. He will always complain about the Part, saying that that is not my way of doing things, in terms of Action, that the Arias are not for my ability, etc., thereby singing some Arietta by another composer, arguing that this one in such-and-such a Court, before such-and-such a Personage (far be it from the Virtuoso to say whom) brought upon me all the applause, and was demanded seventeen times on the one evening. [...] He will sing in the Theatre with pouting mouth and teeth clenched; in other words he will do his utmost so that not so much as a single word of what he says will be understood, warning that in the Recitatives he will stop for no Full Stop, nor Comma; and, being in a Scene with another Character, while this other Character interacts with him as demanded by the Script or sings an Arietta, he will salute the Masks in the upper-tier Boxes, he will smile upon the Musicians, the Extras, etc., the better for these latter to understand that he is Signor Alipio Forconi, singer, and not the prince Zoroaster, whom he represents.” Benedetto Marcello’s ironic look at the singers of his time Anton Maria Zanetti, caricatura di Antonio Bernacchi (Fondazione Giorgio Cini) Antonio Bernacchi, in a caricature by Anton Maria Zanetti (Giorgio Cini Foundation) 25 Focus On Appunti per una lettura narratologica del “Servitore di due padroni” Notes for a narratological reading of the “Servitore di due padroni” “L di / by Bruno Rosada docente del Laboratorio di didattica della letteratura italiana alla Ssis Veneto “R eggere” Goldoni può sembrare inopportuno, dato eading” Goldoni might seem inopportune, considering che un autore di teatro, e Goldoni soprattutto, he is a playwright, and Goldoni, above all, did not non scrive per essere letto, ma per essere visto. La write to be read but to be seen. A performance, however, will only rappresentazione però reveal part of a theatrical non rivela se non in parte work, as each interpretation un’opera teatrale, perché is a choice from amongst ogni interpretazione è different possibilities. una scelta fra diverse “Reading” a theatrical text possibilità. means reading a “whole” “Leggere” un testo work, looking at it from all teatrale significa invece angles and seeing not only leggere un’opera “tutta one side of the prism, that intera”, rigirarla da tutti i is what an interpretation lati e vedere non soltanto wanted or knew what to una faccia del prisma, cioè say, but everything that the quello che l’interpretazione entire author, including the ha voluto o saputo dire, unconscious and therefore the ma tutto ciò che l’autore intero, fatto anche d’inconscio, implied author, intended to say. quindi anche l’autore implicito, ha inteso dirci. In Il servitore di due padroni the real main character, the Nel Servitore di due padroni il vero protagonista, segno sign of the legacy of the Commedia dell’Arte, is the plot, the form dell’eredità della Commedia dell’arte, è l’intreccio, forma of the contents, which is predominant compared with the other del contenuto, preponderante rispetto alle altre sezioni sections of the textual stratification. The expressive aspect is not della stratigrafia testuale. noteworthy in terms of form (the phonic aspect) or the substance L’espressione non presenta caratteri particolari né per (the language), if we ignore a few characterising aspects: all the quanto concerne la forma (aspetto fonico), né per quanto characters, including Clarice, the daughter of Pantalon, the concerne la sostanza (il linguaggio), se si prescinde servants and valets, use Italian, while Pantalon uses Venetian da qualche aspetto caratterizzante: tutti i personaggi, dialect, and there are Bergamo inflections in the broader Veneto compresa Clarice, la figlia di Pantalon, e servitori e dialect of Brighella and Truffaldino; as language is subordinate to camerieri, parlano in the demands of theatre to provide lingua, ma Pantalon parla il the denotative and connotative dialetto veneziano e vi sono coordinates for the characters’ inflessioni bergamasche class and place. For example, in un contesto dialettale observe, in I.1, Pantalon’s lines, veneto di Brighella e delivered to Brighella: “Mi Truffaldino; perché il son sta compare alle vostre linguaggio è subordinato nozze, e vu se testimonio all’esigenza teatrale di alle nozze de mia fia” (lit. fornire le coordinate tr.: “I was the sponsor at your denotative e connotative wedding, and you were best man di ceto e di luogo dei it my daughter’s”). An effort personaggi. is being made to underscore A titolo di esempio si distance: I come down to your osservi in I,1 la battuta level, and am your com-pare, di Pantalon a Brighella: but you do not come up to mine “Mi son sta compare alle and are simply a testimonio vostre nozze, e vu se testimonio for my daughter’s wedding – like Qui e nelle pagine successive Marcello Moretti in Arlecchino Servitore alle nozze de mia fia”. C’è the other testimonio, a servant. di due padroni, diretto da Giorgio Strehler al Piccolo Teatro lo sforzo di stabilire le Another example is Dottor (stagioni 1947-1958) distanze: io scendo al tuo Lombardi: his socio-professional Here and in the following pages, Marcello Moretti in Goldoni’s Servant livello, e sono tuo com-pare, definition is as a doctor, and of Two Masters, directed by Giorgio Strehler, Piccolo Teatro, ma tu non sali al mio e even though we don’t know what Milan (1947-1958 seasons) Carlo Goldoni, il grande riformatore Carlo Goldoni, The Great Reformer 26 Focus On sei solo testimonio delle nozze di mia figlia, come l’altro testimone, un servitore. Un altro esempio è il Dottor Lombardi: condizione socio-professionale, dottore; non sappiamo in che cosa, ma non ha importanza. Il suo linguaggio è pacato e forbito, impreziosito da citazioni latine anche nei momenti di maggiore tensione. Del resto è acquisita dalla critica la particolare sensibilità della psicologia goldoniana per l’influenza esercitata dalla professione e dallo stato sociale sul comportamento e sul temperamento. Concitato è invece il linguaggio del figlio Silvio, espressione però di uno stato di esasperazione, che rende difficile stabilire se sia anche rivelatore di un carattere permanente. Il confronto tra i due linguaggi e i due caratteri si rivela nitido in II,1. Quanto al contenuto il divario tra intreccio e fabula è sensibile per la presenza nella fabula di un antefatto ampio che viene presto rivelato in una sola battuta di Pantalon (I,1): Bisogna dir veramente che sto matrimonio el sia stà destinà dal cielo, perché se a Turin no moriva sior Federigo Rasponi, mio corrispondente, savè che mia fia ghe l’aveva promessa a elo, e no la podeva toccar al mio caro sior zenero. Cioè: Clarice, figlia di Pantalon, era stata promessa a Federigo Rasponi di Torino, suo “corrispondente” commerciale senza averlo mai incontrato; si viene a sapere che costui è stato ucciso da un tale Florindo Aretusi, amante di Beatrice, sorella del Rasponi; Clarice allora viene promessa a Silvio, figlio del dottor Lombardi. La prima battuta di I,1 ci situa in media re (“Eccovi la mia destra, e con questa vi dono tutto il mio cuore”), ma è nell’antefatto la chiave della drammaticità/comicità che consiste nel dubbio sulla morte di Federigo Rasponi, collegato all’equivoco prodotto da Beatrice che si veste he is a doctor of it is of no importance. His language is relaxed and polished, studded with Latin citations even in the tensest of moments. It is, after all, a critically accepted fact that Goldoni is particularly sensitive to matters psychological deriving from the characters’ profession and social class in terms of their behaviour and temperament. Silvio’s language, for example, is agitated, the expression of a state of exasperation that makes it difficult to understand whether it isn’t a more indelible character trait. The difference between the two languages and characters is particularly evident in II, 1. In terms of content, the discrepancy between plot and fabula is made the clearer thanks to the presence in the fabula of an important preceding event that is only revealed in one of Pantalon’s lines (I, 1): Bisogna dir veramente che sto matrimonio el sia stà destinà dal cielo, perché se a Turin no moriva sior Federigo Rasponi, mio corrispondente, savè che mia fia ghe l’aveva promessa a elo, e no la podeva toccar al mio caro sior zenero (lit. tr.: It must truly be said that this marriage was ordained by Heaven, because had Sior Federigo Rasponi, my co-respondent, not died in Turin, then you must know that my daughter had been betrothed to him, and she would never have been given over to my dear son-in-law). In other words, Clarice, Pantalon’s daughter, had been promised to Federigo Rasponi from Turin, his commercial “co-respondent”, even though they had never met; it is discovered that Rasponi had been killed by a certain Florindo Aretusi, lover of Beatrice, Rasponi’s sister; Clarice is then promised to Silvio, the son of Dottor Lombardi. The opening line in I, 1 puts us in the thick of things (“Eccovi la mia destra, e con questa vi dono tutto il mio cuore”; lit. tr.: “Here is my right hand, and with this I do give you all my heart”), but it is in the preceding event that the key to the drama/ comedy lies, and the drama/comedy is the direct result of the doubt regarding Rasponi’s death, linked with the misunderstanding produced by Beatrice when she dons manly attire and pretends to be him in order to find Florindo. The doubt is produced by Truffaldino, who appears in I, 2 to ask that his master, Federigo Rasponi, be received: this turns out to be Beatrice dressed as a man. And Pantalon, moved by an exasperated sense of propriety, annuls his daughter Clarice’s 27 Focus On da uomo e si spaccia per lui, per ritrovare Florindo. Il dubbio è prodotto da Truffaldino, che fa la sua apparizione in I,2 per chiedere che il suo padrone, Federigo Rasponi, sia ricevuto: invece si tratta di Beatrice in abiti maschili. E Pantalon mosso da un esasperato senso di correttezza, manda a monte il fidanzamento della figlia Clarice con Silvio, perché si ritiene obbligato dal primo impegno preso col Rasponi (I,4). È lo start della fabula, che ha effettivo inizio nella seconda parte del primo atto con l’arrivo di Florindo Aretusi (I,7), che prende come servitore Truffaldino, che diventa così “servitore di due padroni”. Gli equivoci determinati dall’ingenua scaltrezza di Truffaldino impegnano lo svolgimento della vicenda fino all’incontro di Beatrice e Florindo (III,6), aspiranti suicidi perché convinti uno della morte dell’altra. È l’inizio della fine della commedia. Truffaldino gioca sull’immaginato “altro” servitore dell’“altro” padrone, cui dà anche un nome, Pasqual, e la situazione s’ingarbuglia ancora un pochino. Al centro della commedia (II,13-15) il testo è scritto per suscitare l’ilarità del pubblico, perché Truffaldino serve i due padroni a tavola e riesce a far credere che i servitori siano due spostandosi velocemente. Poi con II,17 comincia a manifestarsi l’idillio tra Truffaldino e Smeraldina che condurrà alla conclusione. Il confronto fra durée dell’intreccio e temps della fabula rivela che il primo atto è il più denso. Il secondo presenta una sequenza più rarefatta e dedica la parte centrale, breve (due scene) ma prolungabile a piacere, alla bravura dell’attore che impersona Truffaldino, che serve in 28 betrothal to Silvio because he feels obliged to respect his original promise to Rasponi (I, 4). This marks the beginning of the fabula, which actually commences in the second part of Act I with the arrival of Florindo Aretusi (I, 7), who takes on Truffaldino as his servant (thus becoming, in the process, a “servant of two masters”). The misunderstandings determined by Truffaldino’s ingenuous cunning fill the play up to the encounter between Beatrice and Florindo (III, 6), who are bent on suicide because each thinks that the other is dead. This is the beginning of the end of the comedy. Truffaldino plays on the imaginary “other” servant of the “other” master, to whom he actually gives the name of Pasqual, and the situation becomes even more complex. The central part of the play (II, 13-15) is written in order to provoke as much hilarity as possible, as Truffaldino serves the two masters at table and moves so quickly between the two that they are convinced there are two servants. At II, 17, then, we have the beginning of the idyll between Truffaldino and Smeraldina, which will lead to the play’s conclusion. A comparison between the durée of the plot and the temps of the fabula reveals that the first act is the densest. The second act presents a more rarefied sequence and dedicates the brief, two-scene central part (which can nonetheless be extended ad libitum) to the actor playing Truffaldino, who serves his two masters while they are seated in two different rooms. The third act, with its uncertain outcome, contains the tantalizing love affair between Truffaldino and Smeraldina, which is first referred to at the end of the second act with a touching declaration: the episode, however, is arguably extraneous to the heart of the matter, which is the relationship between Silvio and Clarice. The overarching structure is that of the characters, amongst whom the pivotal force is Truffaldino, who determines further actions through his own actions: his involuntary complicity with Beatrice in making her believe that Federigo is alive (I, 2); his accepting to serve a second master, Florindo (I, 8); his illiteracy. But his initiative is his declaration of love for Smeraldina (II, 17), which paves the way for the play’s conclusion. These are fragments of a specific conception of the world and life: Focus On tavola i suoi due padroni simultaneamente in due stanze diverse. Il terzo, dagli esiti prevedibili, accoglie la descrizione del delicato amore tra Truffaldino e Smeraldina, anticipato verso la fine del secondo atto dalla dolcissima dichiarazione: l’episodio però è sensibilmente estraneo al cuore della vicenda, che è il rapporto fra Silvio e Clarice. Telaio dell’intreccio è il sistema dei personaggi di cui è perno Truffaldino, che determina ulteriori azioni con le sue non-azioni: la sua involontaria complicità con Beatrice nel far credere vivo Federigo (I,2); l’accettazione di mettersi al servizio di un secondo padrone, Florindo (I,8); il suo analfabetismo. Ma sua iniziativa è la dichiarazione d’amore a Smeraldina (II,17), che prepara la conclusione della commedia. Sono frammenti assemblati di una concezione del mondo e della vita: stupisce la scarsa indignazione di Goldoni per un assassino come Florindo; da buon avvocato egli lascia aperta la prospettiva dell’omicidio preterintenzionale durante una rissa (I,3 e I,11), ma sconcerta per il suo cinismo la conversazione di III,8: Florindo: “Che dirà mai Torino della vostra partenza?” Beatrice: “Se tornerò colà vostra sposa, ogni discorso sarà finito.” Florindo: “Come posso io lusingarmi di ritornarvi sì presto, se della morte di vostro fratello sono io caricato?” Beatrice: “I capitali ch’io porterò di Venezia, vi potranno liberare dal bando”. Sconcerta e stupisce se pensiamo all’umanitarismo di Goldoni, che si rivela anche qui in alcune affermazioni importanti: soprattutto quella di Truffaldino: “Quand ch’i dis, bisogna servir i padroni con amor! Bisogna dir ai padroni, ch’i abbia un poco de carità per la servitù” (I,6); e, quella femminista di Smeraldina: “Sí, se fossimo come voi. Dirò, come dice il proverbio: noi abbiamo le voci, e voi altri avete le noci. Le donne hanno la fama di essere infedeli, e gli uomini commettono le infedeltà a più non posso. Delle donne si parla, e degli uomini non si dice nulla. Noi siamo criticate, e a voi altri si passa tutto. Sapete perché? Perché le leggi le hanno fatte gli uomini; che se le avessero fatte le donne, si sentirebbe tutto il contrario.” (II,8). C’è poi la denuncia più o meno consapevole dell’autore dell’atteggiamento di Pantalon verso la figlia Clarice, “timida per natura”. Clarice: “Siete padrone di me, signor padre; ma questa, compatitemi, è una tirannia.” (I,18). L’ideologia di Goldoni non è mai conservatrice. Più che polemizzare col passato ed esaltare il presente egli assiste con commossa impotenza al tramonto di valori antichi e ormai inefficaci, ai quali pare subentrino nient’altro che “i chiassetti, i pachieti, le mode, le buffonerie, i putelezzi” (I rusteghi: I,2). È questo che il pubblico veneziano non vuole sentirsi dire ed è per questo che Goldoni lascerà Venezia. we are surprised at Goldoni’s lack of indignation at a murderer such as Florindo; good lawyer that he is, he does not exclude the possibility of manslaughter during a brawl (I, 3; I, 11), but we are left positively shocked at the cynicism of the conversation at III, 8: Florindo: Che dirà mai Torino della vostra partenza? Beatrice: Se tornerò colà vostra sposa, ogni discorso sarà finito. Florindo: Come posso io lusingarmi di ritornarvi sì presto, se della morte di vostro fratello sono io caricato? Beatrice: I capitali ch’io porterò di Venezia, vi potranno liberare dal bando. (lit. tr.: Florindo: What on earth will Turin think of your leaving? Beatrice: If I return hence as your bride, not a word will be said. Florindo: How can I hope to return so quickly, if I am charged with the death of your brother? Beatrice: The money that I bring from Venice will serve to free you from your ban.) We are surprised and shocked if we think of Goldoni’s humanitarianism, which is evident in other important affirmations in the play, above all the following line by Truffaldino: Quand ch’i dis, bisogna servir i padroni con amor! Bisogna dir ai padroni, ch’i abbia un poco de carità per la servitù (lit. tr.: When they say, you must serve your master with love! You must also say to your masters that they should show a bit of compassion for their servants) (I,6); and Smeraldina’s feminist Sí, se fossimo come voi. Dirò, come dice il proverbio: noi abbiamo le voci, e voi altri avete le noci. Le donne hanno la fama di essere infedeli, e gli uomini commettono le infedeltà a più non posso. Delle donne si parla, e degli uomini non si dice nulla. Noi siamo criticate, e a voi altri si passa tutto. Sapete perché? Perché le leggi le hanno fatte gli uomini; che se le avessero fatte le donne, si sentirebbe tutto il contrario. (lit. tr.: Yes, if we were like you. I would say, as the proverb has it: we have the voice, you have the nuts. Women are reputedly unfaithful, and yet men give vent to their unfaithfulness as often as they want. They talk about women, but say nothing about men. We are criticised, yet you men are forgiven everything. And do you know why? Because laws were made by men; if women had made them, quite the opposite would be heard.) (II, 8). There is also a more or less conscious denunciation of Pantalon’s attitude to his daughter Clarice, “by nature timid”. Clarice: Siete padrone di me, signor padre; ma questa, compatitemi, è una tirannia. (lit. tr.: You are my master, lord my father; but this, pray forgive me, is tyranny.) (I, 18). Goldoni’s ideology is never conservative. Goldoni, rather than taking issue with the past and exalting the present, watches with moving impotence the decline of traditional, superseded values which seem to be replaced by nothing other than “noise, gossip, fashion and buffoonery” (I rusteghi, I, 2). This was precisely what the Venetian audience did not want to hear; this is why Goldoni was to leave Venice. 29