Le città in Europa nel XX secolo Lezioni d'Autore L'espansione urbana europea negli ultimi due secoli Prima età industriale nel XIX secolo → città ‘industriale’; Industrializzazione nel secondo Ottocento → città ‘borghese’; Seconda età industriale, dal tardo Ottocento fino agli anni Settanta del secolo scorso → città ‘fordista’; Terza età industriale, tuttora in corso → città postfordista o postindustriale o postmoderna. Il continente più urbanizzato del mondo Popolazione europea residente in città con più di 10.000 abitanti → 80% circa Tratti comuni tra le città europee: - Origine molto antica; - Struttura con riferimento a un nucleo centrale; - Gran numero in un territorio relativamente ristretto; - Dimensioni medie e medio-grandi (dai 100.000 ai 2 milioni di abitanti). Espansione urbana e sviluppo economico Il legame tra sviluppo della città europea e crescita industriale è profondo soprattutto dal diffondersi del modello produttivo fordista basato su: - imprese di grandi dimensioni, - produzione di beni di massa - organizzazione del lavoro parcellizzata, con manodopera poco qualificata. Grande impresa e Stato: i pilastri della ‘città fordista’. Il ruolo di mediazione fra forze sociali svolto dallo Stato. Il modello produttivo fordista presuppone il progressivo ampliamento della domanda di consumo di beni durevoli. Nelle città industriali europee del XX secolo, soprattutto nel secondo Dopoguerra, lo Stato Sostiene la domanda attraverso investimenti in opere pubbliche e infrastrutture e costruisce sistemi di welfare state. I caratteri della città fordista - Concentrazione delle attività industriali all’interno del tessuto urbano, - Presenza di fabbriche di grandi dimensioni (es., la Fiat a Torino), - Alti tassi di inurbamento di manodopera non professionalizzata, - Concentrazione e crescente importanza di servizi e di infrastrutture, - Ampliamento progressivo delle funzioni dei governi locali come erogatori di servizi (sanità, istruzione, assistenza, trasporti). Sciopero degli operai della FIAT nel 1943 dal sito http://www.mirafiori-accordielotte.org Gli abitanti della città fordista - Forte presenza di operai, - Progressiva crescita del ceto medio: lavoratori specializzati, tecnici e impiegati necessari all'industria: 1. per funzioni tecniche, di gestione e di controllo 2. per il settore pubblico dei servizi. La città fordista è un luogo di redistribuzione sociale: le diseguaglianze tra i vari gruppi sociali, pur forti, sono più ridotte che nel passato. I fenomeni socio-economici Immigrazione massiccia Pendolarismo Costruzione di nuovi quartieri di bassa qualità Avvento del consumo di massa Forte conflittualità sociale Una nuova concezione strutturata e rigida di tempi e processi dell’attività lavorativa. L’organizzazione spaziale Dal secondo Dopoguerra: Le città industriali si espandono nel territorio adiacente (suburbanizzazione). Nelle periferie crescono i quartieri operai, e nuovi quartieri, che si estendono nei comuni della prima cintura, inframmezzati alle grandi industrie (cinture industriali). Nascono i Quartieri satellite, abitati da lavoratori occupati in città o nelle aree periferiche: si svuotano di giorno durante l'orario di lavoro e si ripopolano la sera. L’area metropolitana La città si collega sempre più con le periferie e le aree suburbane in una conurbazione che comprende le cinture industriali e i comuni limitrofi. Attorno alla conurbazione, si vengono formando costellazioni di poli suburbani. Questo insieme territoriale si definisce ‘area metropolitana’. È caratterizzata da: - alta densità di popolazione, - condizioni urbane per quanto riguarda infrastrutture, servizi, consumi, stili di vita, - forti interazioni funzionali, economiche e sociali sia fra i numerosi centri tra di loro sia con la grande città sulla quale gravitano. Le aree metropolitane I centri secondari non vengono più inghiottiti da quelli più grandi, ma si sviluppano in modo concorrenziale, e grandi spazi che prima erano campagna entrano a far parte del sistema urbano. Area metropolitana milanese: 7 milioni 400 mila abitanti. Area metropolitana di Roma, 4 milioni 190 mila. Area metropolitana di Napoli, 3 milioni e 100 mila. Un'economia che trascende la realtà locale A partire dagli anni Settanta del Novecento si rompe il legame fra industrializzazione e urbanizzazione → Rallenta lo sviluppo delle aree metropolitane. Oggi le attività produttive non hanno più bisogno di concentrarsi in città, ma di essere collegate da reti informatiche. Le città si trasformano da luogo di produzione in centri di servizi, soprattutto di tipo avanzato, legati all'innovazione tecnologica e culturale. FINE Lezioni d'Autore